Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1: La libertà sindacale
Fonti interne e internazionali
• Art 39, co.1 cost. →l’organizzazione sindacale è libera
• Convenzioni internazionali che sanciscono il medesimo principio
• Unione europea→Carta dei diritti sociali fondamentali sancisce la libertà→non ha valore vincolante
Nozione e titolarità
• Nozione→facoltà di coalizione e di azione per la difesa di interessi collettivi
professionali→tutelata la libertà in tre sensi:
1. Positiva →costruire o aderire ad un sindacato
2. Negativa →non affiliarsi ad alcun sindacato→esclusa con le clausole di closed shop che
impongono all’imprenditore di assumere solo lavoratori aderenti al sindacato
3. Tipo → sono ammesse sia coalizioni occasionali sia stabili (ecco perché la costituzione si
esprime in termini di organizzazione)
• Datori di lavoro→ il 39 non protegge solo le associazioni dei lavoratori, ma anche dei datori
considerando, le due associazioni, sullo stesso piano nella disciplina
• Dipendenti pubblici→il 39 non tutela solo i dipendenti privati, ma anche quelli pubblici→con il
d.lgs. n.29/1993 ha privatizzato la disciplina e la ha rimessa alla contrattazione collettiva
• Militari→esclusa→la Polizia di Stato proprio per la smilitarizzazione ha diritto ad associarsi in
sindacati
Il divieto delle discriminazioni collettive di favore e del sostegno del sindacato di comodo
• Art 16 stat. lav. → È vietata la concessione di trattamenti economici di maggior favore aventi
carattere discriminatorio a mente dell'articolo 15.
2. Il pretore, su domanda dei lavoratori nei cui confronti è stata attuata la discriminazione di cui al
comma precedente o delle associazioni sindacali alle quali questi hanno dato mandato, accertati i
fatti, condanna il datore di lavoro al pagamento, a favore del fondo adeguamento pensioni, di una
somma pari all'importo dei trattamenti economici di maggior favore illegittimamente corrisposti nel
periodo massimo di un anno.
• La sanzione non è l’equiparazione del trattamento ma la cessazione del comportamento illecito che
può essere ordinata o su richiesta dei sindacati lesi in sede di repressione della condotta
antisindacale (art 28) o su richiesta dei singoli lavoratori a pagare all’INPS una somma pari
all’importo dei trattamenti di maggior favore illegittimamente corrisposti nel periodo massimo di
un anno
• Art 17 stat. lav. → È fatto divieto ai datori di lavoro e alle associazioni di datori di lavoro di
costituire o sostenere, con mezzi finanziari o altrimenti, associazioni sindacali di lavoratori. →divieti
di sindacato di comodo o gialli perché si pensa che il sostegno della controparte determini un
addomesticamento del sindacato beneficiario con alterazione della contrapposizione di interessi tra
capitale e lavoro e della concorrenza con i sindacati genuini→questi ultimi possono chiedere la
cessazione del sostegno illegittimo del datore, con azione di repressione di condotta antisindacale
→non è prevista però sanzione per il sindacato di comodo per il rispetto della libertà di
associazione (art 18 cost.) ma possono essere dequalificati come sindacali gli atti compiuti
Il sindacato come associazione non-riconosciuta
L’inattuazione delle disposizioni costituzionali sul sindacato con personalità giuridica
• È preclusa la costituzione di sindacati con personalità giuridica→infatti sono rimaste inattuate ì le
disposizioni ex commi 2-4 dell’art 39 cost. che prevedono il riconoscimento di personalità giuridica
ai sindacati provvisti di registrazione la cui unica condizione è l’ordinamento a base democratica e
la possibilità di stipulare contratti collettivi con efficacia erga omnes
• Ragioni storiche:
1. Timore di ingerenze statali (per esperienza del sistema corporativo)
2. Rifiuto di contare comparativamente gli iscritti passando da una situazione di formale parità ad
una situazione di attestata minoranza
3. Rifiuto della regolazione per legge del diritto di sciopero prevista dall’art 40 cost., la cui
attuazione avrebbe comportato anche quella del 39
4. La difficoltà di istituire un’anagrafe sindacale
Il campo di applicazione
• Solo alle imprese, non ai datori non imprenditori →all’interno delle stesse alle sole unità produttive e
ambiti comunali con più di 15 dipendenti (per le imprese commerciali e industriali) o con più di 5
dipendenti quanto per le imprese agricole (Art 35 stat. lav.)
1. Favor per datori non imprenditori→si giustifica per la loro finalità non economica e di elevato
valore sociale
2. Favor per le minori unità produttive o ambiti comunali→si giustifica:
2.1. per la necessità di una collettività per un serio esercizio dei diritti sindacali
2.2. per l’esigenza di sottrarre a logiche conflittuali le relazioni interpersonali in ambienti ristretti
3. La differenza soglia numerica→si giustifica con le “sensibili differenze, organizzative e strutturali
che separano le due attività economiche
• L’onere della prova dei requisiti qualitativi (impresa) e quantitativi (dimensioni dell’organico dell’unità
produttiva o del comune) grava sul sindacato interessato alla costituzione della r.s.a. →tutelato con
azione di repressione della condotta antisindacale del datore ex art 28
• Per gli enti pubblici economici stessa regola
• Per gli altri enti pubblici l’applicazione della disciplina dello statuto è supplettiva rispetto alla diversa
regolamentazione derivante da norme speciali
• Nozione di unità produttiva→ricavabile da art 35 stat. lav. →articolazione dell’impresa (sede,
stabilimento, filiale, ufficio, reparto) che per la sua struttura e organizzazione è idonea a conseguire
autonomamente un risultato produttivo
• Lavoratori computabili→non i lavoratori non-subordinati →l’organico è quello costante nel tempo, con
irrilevanza di variabilità transitoria →non si possono cumulare il lavoratore assente e quello assunto a
termine di sostituzione, mentre si devono calcolare i lavoratori in prova, anche quelli con contratto a
termine in base al numero medio mensile degli ultimi due anni e l’effettiva durata dei rapporti →sono
esclusi: gli apprendisti, i somministrati, i titolari di contratti di formazione e di inserimento
L’assemblea
• Art 20 stat. lav. →
1. I lavoratori hanno diritto di riunirsi, nella unità produttiva in cui prestano la loro opera, fuori
dell'orario di lavoro, nonché durante l'orario di lavoro, nei limiti di dieci ore annue, per le quali
verrà corrisposta la normale retribuzione. Migliori condizioni possono essere stabilite dalla
contrattazione collettiva
2. Le riunioni - che possono riguardare la generalità dei lavoratori o gruppi di essi - sono indette,
singolarmente o congiuntamente, dalle rappresentanze sindacali aziendali nell'unità produttiva,
con ordine del giorno su materie di interesse sindacale e del lavoro e secondo l'ordine di
precedenza delle convocazioni, comunicate al datore di lavoro
3. Alle riunioni possono partecipare, previo preavviso al datore di lavoro, dirigenti esterni del
sindacato che ha costituito la rappresentanza sindacale aziendale.
4. Ulteriori modalità per l'esercizio del diritto di assemblea possono essere stabilite dai contratti
collettivi di lavoro, anche aziendali.
• le r.s.a. hanno singolarmente o congiuntamente il potere di convocare all’interno dei luoghi di lavoro
l’assemblea dei lavoratori addetti all’unità produttiva, intesa come strumento di democrazia diretta e di
collegamento dei sindacati con la base
• Convocazione→ deve essere preventivamente comunicata al datore per consentirgli:
1. di mettere a disposizione un locale idoneo rispettando l’ordine di precedenza delle
convocazioni
2. di verificare se l’ordine del giorno riguardi materie di interesse sindacale e del lavoro
3. di predisporre le opportune misure organizzative per fronteggiare la mancata prestazione dei
lavoratori partecipanti all’assemblea
• Oggetto→Materie di interesse sindacale e del lavoro da indicarsi nell’ordine del giorno:
1. Interesse del lavoro→definibili oggettivamente
2. Interesse sindacale→dipendono dalle scelte dello stesso sindacato circa l’ambito della propria
effettiva attività
Esempio di attività dell’assemblea→discutere e deliberare circa le piattaforme rivendicative e la
ratifica delle ipotesi di contratto collettivo siglate dai sindacati
• Locale→il datore deve mettere a disposizione per il tempo dell’assemblea legittimamente convocata
un locale idoneo per dimensioni e caratteristiche ambientali, tra quelli disponibili
• Partecipanti→tutti i lavoratori dell’unità produttiva anche non sindacalizzati (compresi quelli in cassa
integrazione e gli scioperanti, che però non hanno diritto alla retribuzione)→anche, previo preavviso,
dirigenti esterni al sindacato che ha costituito la r.s.a. →l’assemblea può essere anche per gruppi→il
datore in nessun caso ha diritti a partecipare all’assemblea
• Tempo→fuori dall’orario di lavoro, senza limiti di tempo→durante l’orario di lavoro solo per 10 ore
annue, salve migliori condizioni previste dal contratto collettivo
• Retribuzione→nelle ipotesi di assemblea svolta nell’orario di lavoro il datore deve tollerare la mancata
prestazione e anche corrispondere la retribuzione
• Esigenze della produzione→cedono di fronte al diritto tipico di assemblea nell’orario di lavoro, salve
cautele previste dai contratti collettivi e, comunque, la garanzia degli utenti dei servizi pubblici
essenziali
• Sicurezza → delle persone e della produttività dell’azienda, intesa come integrità degli impianti e
possibilità di ripresa della produzione→si giustifica la comandata di una quota indispensabile di
lavoratori
Il referendum
• Art 21 stat. lav.
1. Il datore di lavoro deve consentire nell'ambito aziendale lo svolgimento, fuori dell'orario di
lavoro, di referendum, sia generali che per categoria, su materie inerenti all'attività sindacale,
indetti da tutte le rappresentanze sindacali aziendali tra i lavoratori, con diritto di
partecipazione di tutti i lavoratori appartenenti alla unità produttiva e alla categoria
particolarmente interessata.
2. Ulteriori modalità per lo svolgimento del referendum possono essere stabilite dai contratti
collettivi di lavoro anche aziendali.
• Indizione→Solo a tutte le r.s.a. congiuntamente oppure se riguarda più unità organizzativa della stessa
azienda agli organi di coordinamento delle r.s.a. →ratio: ha un senso solo se riguarda tutti i lavoratori
interessati al quesito proposto
• Oggetto→2 tipi:
1. Generale→partecipazione dell’intero personale addetto all’unità produttiva
2. Particolare→soli appartenenti alla categoria interessata
In ogni caso di materia inerenti all’attività sindacale e non anche di lavoro→ma in concreto
rientra anche il lavoro
Utilizzato per→approvazione in via preventiva delle piattaforme rivendicative e
successivamente delle ipotesi di accordo siglate dai sindacati
• Luogo→nell’ambito aziendale con conseguente limitazione del potere organizzativo datoriale e con
obbligo di cooperare mettendo a disposizione un locale idoneo per le votazioni (desumibili dalla ratio)
• Tempo→fuori dall’orario di lavoro perché non può mai pregiudicare il normale andamento della
produzione
Il diritto di affissione
• Art 25 stat. lav.
Le rappresentanze sindacali aziendali hanno diritto di affiggere, su appositi spazi, che il datore di lavoro
ha l'obbligo di predisporre in luoghi accessibili a tutti i lavoratori all'interno dell'unità produttiva,
pubblicazioni, testi e comunicati inerenti a materie di interesse sindacale e del lavoro.
• Titolarità→solo r.s.a. e non singoli componenti
• Contenuto→il datore deve concedere appostiti spazi per l’affissione (bacheche)→collocati in luoghi
accessibili a tutti i lavoratori onde consentire a tutti la lettura della documentazione affissa
Pubblicazioni, testi e comunicati purché inerenti a notizie di interesse sindacale e del lavoro
• Tutele del datore di lavoro → il datore non può procedere direttamente alla defissione di documenti
non inerenti a tali materie, potendosi rivolgere al giudice ex art 700 cpc con procedimento di urgenza
Autotutela ammessa solo se:
1. i documenti non provengano dalle r.s.a.
2. Comunicati offensivi o diffamatori non ancora letti da tutti con conseguente attualità del
pericolo, la cui mancanza renderebbe l’imprenditore responsabile del reato di esercizio
arbitrario delle proprie ragioni
I soggetti
1. Il soggetto stipulante il contratto collettivo dal lato dei lavoratori è sempre esponente di un gruppo,
altrimenti si tratterebbe di un contratto individuale se non plurimo→non deve necessariamente
essere un’associazione sindacale, essendo riconosciuti come veri contratti collettivi anche quelli
sottoscritti da organismi non associativi (r.s.a.) o da coalizioni non stabili, purché sia contemplato
un interesse collettivo
2. Sia esponente di un gruppo, ma anche singolo datore di lavoro in caso di contratto collettivo
aziendale
La forma
• La disciplina generale dei contratti prevede una libertà di scelta se non espressamente prevista dalla
legge→la Cassazione affermano la libertà →tuttavia la funzione normativa del contratto collettivi pone
un’esigenza di certezza e di conoscibilità che solo la forma scritta può assicurare (settore pubblico)
• Cnel→prevede un’archiviazione dei contratti collettivi in modo da consentirne la pubblica
consultazione
• Art 425 u.c. cpc→il giudice può richiedere alle associazioni il testo dei contratti collettivi
Il contenuto
La parte normativa
• Disciplina dei rapporto individuali di lavoro→vengono fissati i rispettivi diritti ed obblighi di ciascun
lavoratore e di ciascun datore di lavoro→in origine retribuzione
• Ad oggi il contenuto si è sempre più arricchito sicché gli attuali contratti disciplinano minuziosamente
tutti gli aspetti del rapporto di lavoro→dando luogo a:
1. Contrattazione acquisitiva→incrementano i diritti del lavoratore
2. Contrattazione ablativa→riducono il precedente trattamento
• La stessa legge fissa solo i principi generale e rinvia per la loro specificazione all’autonomia collettiva
• Accordi gestionali→limitano i poteri del datore, specialmente in periodi di crisi→esempio: fissazione
criteri di scelta per il licenziamento del personale o l’installazione di apparecchiature per controlli a
distanza
Parte obbligatoria
• Diritti ed obblighi in capo agli stessi stipulanti
• Clausole diagonali→obbligo per il singolo datore di lavoro nei confronti del sindacato
L’efficacia soggettiva
La limitazione dell’efficacia ai soli soggetti consenzienti e le sue conseguenze
• Problema di capire e individuare i soggetti vincolati e quinci dei singoli rapporti di lavoro le cui parti
sono entrambe reciprocamente obbligate a rispettare la disciplina collettiva →la natura privatistica
dell’autonomia collettiva esclude il contratto collettivo dal novero delle fonti di diritto oggettivo ed
impone la ricerca del fondamento della sua vincolatività nei confronti dei singoli imprenditori e
lavoratori →questo fondamento può essere rinvenuto solo nella volontà di entrambe le parti del
rapporto individuale di sottoporsi alla disciplina collettiva
• Affinché il contratto collettivo produca i suoi effetti nella sfera individuale dei soggetti consenzienti è
appunto necessario il consenso bilaterale
Non si tratta di incorporare le clausole del contratto collettivo nel contratto individuale poiché
quest’ultimo opera dall’esterno, come fonte distinta e concorrente in virtù di un rinvio dinamico
(rinvio formale) che determina un automatico adeguamento della disciplina del rapporto individuale
all’evoluzione della contrattazione collettiva oggetto di rinvio
Il datore è libero di rifiutare qualsiasi contratto collettivo o di scegliere quello più conveniente, con il
solo limite della retribuzione proporzionale e sufficiente che il giudice potrebbe individuare in quella
fissata da altro contratto considerato equitativamente più adeguato al tipo di attività aziendale
Corollario ennesimo della mancata natura di fonte di diritto oggettivo è l’esclusione del principio
iura novit curia sicché la parte interessata deve invocare in giudizio il contratto e deve provarne
l’esistenza
L’inderogabilità
L’inderogabilità in pejus
• Funzione→se i singoli vincolati del contratto collettivo potessero con un atto di autonomia individuale
stabilire per il rapporto una disciplina difforme da quella collettiva in senso peggiorativo per il
lavoratore, allora il contratto servirebbe a poco→il datore riuscirebbe facilmente ad ottenere il
consenso ad un trattamento peggiorativo, per la debolezza singolare del lavoratore
• Sostituzione automatica→inderogabilità vuol dire che la disciplina della fonte sovraordinata non può
essere modificata da fonte inferiore, il che implica una gerarchia tra le fonti (legge sopra l’autonomia
privata)→Il problema qui si pone perché contratto collettivo di diritto comune e contratto individuale
sono entrambi prodotti dall’autonomia privata→allora spieghiamone il fondamento della prevalenza
(prima dicendo che la sanzione per la disciplina individuale peggiorativa può essere o risarcimento del
danno, sia una sanzione reale con sostituzione automatica delle clausole collettive)
• Fondamento
Sostituzione sancita dall’art 2077, co.2 (questa però per il contratto collettivo inteso come fonte di
diritto oggettivo)→le clausole difformi dei contratti individuali, preesistenti o successivi al contratto
collettivo, sono sostituite di diritto da quelle del contratto collettivo.”→per il contratto collettivo di
diritto comune analoga disposizione non esiste, ma la giurisprudenza ha ritenuto applicabile la
norma
➢ La dottrina per giungere alla stessa conclusione dell’inderogabilità reale del contratto collettivo
privatistico ha tentato altre vie:
1. Irrevocabilità del mandato conferito anche nell’interesse di terzi o del mandatario o conferito
da più persone per un interesse comune
2. Dimissioni di poteri da parte del singolo iscritto al sindacato
3. Il riconoscimento costituzionale dell’autonomia collettiva
4. Gli effetti della ricordata giurisprudenza creativa sulla stessa autonomia privata
Art 6 l.n. 533/1973→novella del 2113 cc che nel nuovo testo fa riferimento a disposizioni
inderogabili dei contratti collettivi di diritto comune
➢ In effetti si tratta di una caratteristica tipica di questo contratto che viene stipulato proprio per la
sua inderogabilità reale indispensabile per la realizzazione dell’interesse collettivo e alla quale le
parti si sottopongono nella consapevolezza dell’essenzialità dell’efficacia reale
➢ In questo modo non serve una previsione legale, essendo sufficiente il riferimento alla causa del
contratto collettivo e alla combinazione delle volontà delle parti del contratto collettivo e del
contratto individuale
La derogabilità in melius
• Fondamento→funzione del contratto di fondare non standards, bensì minimi di trattamento→ciò
rende ammissibili le deroghe migliorative per contratto individuale
Art 2077, co.2→nel sancire l’inderogabilità in pejus faceva salve le speciali condizioni più favorevoli
ai prestatori di lavoro contenute nei contratti individuali
➢ Inizialmente la giurisprudenza aveva ritenuto applicabile l’intera disposizione ai soli trattamenti
in melius riconosciuti per particolari meriti del dipendente
➢ Le condizioni più favorevoli al lavoratore contenute nel contratto individuale resistono anche al
contratto collettivo sopravvenuto, che non può modificarle in peggio in mancanza di un espresso
mandato o di una successiva ratifica da parte del singolo lavoratore interessato
• Per i superminimi retribuivi individuali che non dipendono da una particolare qualità della prestazione
si può presumere volontà di assorbimento nel successivo aumento di retribuzione collettiva
La titolarità
• Si intrecciano:
1. La posizione del gruppo, cui fa capo l’interesse collettivo difeso con questo mezzo di conflitto
2. La posizione del singolo che liberamente sceglie se partecipare o no all’astensione del lavoro
➢ Con l’emanazione delle leggi regolatrici si sarebbe pervenuti ad una disciplina di questa relazione
• La titolarità individuale→riconosciuta ai singoli lavoratori ai quali spetta singolarmente la decisione sul
concreto esercizio del diritto→ma comunque lo sciopero può essere attuato solo per la difesa di un
interesse collettivo, la cui valutazione è rimessa al gruppi
• Diritto individuale ad esercizio collettivo→necessità di pluralità di scioperanti
Non appare necessaria una previa formale delibera di proclamazione, costruita come negozio di
autorizzazione dello sciopero, non potendosi ricavare un obbligo del genere→venne poi previsto
dalla legge del 1990 sullo sciopero dei servizi pubblici essenziali con conseguente distinzione tra il
diritto del gruppo di proclamare lo sciopero e il diritto del singolo ad attuare lo sciopero proclamato
Il soggetto che concerta lo sciopero non deve essere necessariamente un’associazione sindacale, ma
può essere un gruppo qualsiasi (“soggetti” o “organizzazioni” evincenti dalla legge 1990)
• Identificazioni dei titolari→
1. spetta ai lavoratori subordinati (ivi compresi i pubblici dipendenti) con esclusione dei soli militari e
appartenenti alla Polizia di Stato
2. anche ai lavoratori autonomi parasubordinati in quanto soggetti contrattualmente deboli nei
confronti del committente coordinatore della loro prestazione
3. per i liberi professionisti è stato escluso il diritto di sciopero ex art 40 cost. →nella legge del ’90 non
si parla di sciopero ma di “astensione collettiva dalle prestazioni”
La tregua sindacale
• La mancata regolazione per legge dello sciopero ha lasciato aperta la questione della esecrabilità del
diritto nel periodo di vigenza del contratto collettivo→ovviamente essendo di diritto comune il
problema si pone solo per gli stipulanti e per i lavoratori vincolati dal contratto medesimo
• Dovere implicito e relativo di pace sindacale→la funzione di pacificazione sociale propria del contratto
collettivo, che risolve il conflitto di interessi, conduce alla esclusione dello sciopero che, in violazione
del principio pacta sunt servanda (i patti devono essere osservati), sia diretto a rompere l’accordo
ancora vigente per sostituirlo con un altro più favorevole per le stesse materie regolate→ma questo
dovere implicito e relativo di tregua sindacale riguarda solo la riproposizione del conflitto allo stesso
livello per il quale è stato stipulato il contratto collettivo, sicché non può impedire rivendicazioni ad un
altro livello
• Clausole espresse di tregua a tutti i sindacati→Può ben accadere che con il contratto collettivo di
livello superiore vengano demandate ai livello inferiori soltanto alcune materie, escludendosi la
riapertura del conflitto a qualsiasi livello per ogni altro istituto già regolato
Si può concordare una simile tregua sindacale? In caso di risposta affermativa si pone il problema
della legittimità di queste clausole espresse, nonché dei destinatari dell’obbligo e delle sanzioni per
la sua violazione
I sindacati possono disporre del diritto di sciopero dei loro aderenti e dei lavoratori che si
sottopongono volontariamente al contratto collettivo contenente la clausola di tregua
→ovviamente questo temporaneo impedimento dell’esercizio del diritto allo sciopero non può
riguardare scioperi per materie diverse da quelle regolate o per finalità diverse da quelle
contrattuale, come ad esempio lo sciopero economico-politico
Il dovere di tregua viene meno anche prima della scadenza del contratto, qualora si verifichi una
situazione tale da giustificare la risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta ex art 1467
cc→non impedisce la stipulazione in qualsiasi momento di un diverso contratto collettivo
• Nella definizione a livello interconfederale degli assetti della contrattazione collettiva, avvenuta con il
protocollo del 1993 poi sostituito dall’accordo quadro del 2009, sono previsti obblighi di tregua
sindacale espliciti, per il periodo di negoziazione del rinnovo del contratto nazionale, ed impliciti, con
riferimento alle materie sottratte alla contrattazione di secondo livello
La precettazione
• La precettazione consiste in una ordinanza contenente “le misure necessarie a prevenire il pregiudizio ai
diritti della persona costituzionalmente tutelati”, adottata “quando sussiste il fondato pericolo di un
pregiudizio grave e imminente” a tali diritti, “che potrebbe essere cagionato dall’interruzione o dalla
alterazione del funzionamento dei servizi pubblici” essenziali conseguente ad uno sciopero di lavoratori
dipendenti o ad una astensione collettiva di lavoratori autonomi, professionisti o piccolo imprenditori
• Vecchia precettazione→prima della legge 146/1990 era prevista come strumento generale e non
specifico allo sciopero
• Ora la legge prevede una precettazione apposita in materia di sciopero, attribuendo il relativo potere
non alla Commissione di garanzia, ma al Premier o ad un ministro da lui delegato
• Procedimento finalizzato a ridurre ad extrema ratio la compressione dall’altro del diritto di sciopero e
della libertà di astensione collettiva
l’iniziativa spetta alla Commissione che segnala la situazione di pericolo mentre solo nei casi di
necessità ed urgenza può essere assunta dalla stessa autorità precettante che deve comunque
informare la Commissione
poi l’autorità competente deve invitare le parti a desistere dai comportamenti che determinano la
situazione di pericolo ed esperire il tentativo di conciliazione da esaurire nel più breve tempo
possibile →solo dopo il tentativo può emanarla
• Destinatari→sia le organizzazione proclamanti la astensione, sia i singoli partecipanti, sia le imprese o
amministrazioni erogatrici del servizio→anche nei confronti dei lavoratori autonomi
• Contenuto→
1. deve tener conto dell’eventuale proposta della Commissione
2. impone le misure idonee ad assicurare un livello di funzionamento del servizio che elimini il
pericolo per gli utenti
3. si può limitare ad un differimento all’astensione ad altra data
4. ridurre l’astensione
• l’ordinanza deve essere motivata e limitata nel tempo e va emanata almeno 48 ore prima dell’inizio
dell’astensione salvo il prolungarsi del tentativo di conciliazione
• Comunicazione →l’autorità precettante deve comunicare l’ordinanza a tutti i destinatari e l’impresa o
amministrazione erogatrice del servizio deve affiggerla nei luoghi di lavoro→è anche pubblicizzata negli
organi di stampa
• Impugnazione→da parte dei destinatari →davanti al TAR entro 7 giorni dalla comunicazione o
affissione, ma il ricorso non inficia sull’efficacia dell’ordinanza →visti i tempi lunghi il TAR ha il potere di
sospendere in tutto o in parte il provvedimento impugnato se ricorrono i fondati motivi
Le sanzioni
• Natura afflittiva→punire i responsabili con funzione repressiva, e dissuadere gli illeciti con funzione di
prevenzione
I subordinati→disciplinari
I sindacati→sanzioni civili o amministrative pecuniarie
I dirigenti rappresentanti a sanzioni amministrative pecuniarie
I lavoratori autonomi→sanzioni amministrative
• Sul presupposto che l’interesse protetto è quello degli utenti, l’importo è devoluto all’INPS: sia quello
delle sanzioni disciplinari pecuniarie a carico dei lavoratori, sia l’importo delle sanzioni civili a carico dei
sindacati
• Sanzioni penale eliminate
• Ruolo essenziale della Commissione di garanzia per l’irrogazione delle sanzioni medesime→spetta ad
essa, previo necessario contraddittorio, deliberare le sanzioni, ad eccezione:
1. Di quelle per l’inosservanza della precettazione→dell’autorità precettante
2. Di quelle disciplinari
La serrata
• La Costituzione riconosce il diritto di sciopero ma tace sulla serrata→considerata come il tradizionale
strumento di conflitto dei datori di lavoro consistente nella temporanea chiusura dell’azienda con
rifiuto di ricevere e retribuire le prestazioni offerte dai lavoratori
Dato il silenzio della Costituzione, desumiamo un’assenza del diritto di serrata, e dunque il rifiuto
della prestazione configurerà mora credendi, il quale rimane obbligato a retribuire le prestazioni
rifiutate senza motivo legittimo→preferibile questa qualificazione di diritto comune rispetto a
quella di semplice inadempimento dell’obbligo retributivo, che trascura l’omessa cooperazione
all’adempimento del lavoratore-debitore
La persistenza dell’obbligo retributivo esclude l’utilità della serrata, la cui attuazione finirebbe per
danneggiare lo stesso datore di lavoro
• Pertanto, il riconoscimento della libertà di serrata a fini contrattuali (art 39) serve a ben poco e anzi
conferma il privilegio per lo sciopero
• Illiceità penale della serrata per fini non contrattuali→serrata di protesta ritenuta estranea alla garanzia
dell’art 39 ma anche alla tutela dell’art 41 suscettibile di legittime limitazioni→alla libertà dello
sciopero politico e di coazione alla pubblica autorità corrisponde l’incriminazione, dichiarata
costituzionalmente legittima, della serrata per gli stessi scopi
Solo la serrata di protesta di piccoli esercenti senza dipendenti è stata riconosciuta legittima
mediante l’assimilazione allo sciopero, mentre illegittima quella con dipendenti
• Non sono qualificabili come serrata e non costituiscono illecito civile il rifiuto delle prestazioni rese
inutilizzabili dallo sciopero e la chiusura dell’azienda per evitare e limitare i danni alla persona e agli
impianti provocati da uno sciopero illegittimo
Non è qualificabile neanche una condotta antisindacale che invece si verifica con la serrata di
ritorsione che consiste nella reazione del datore ad uno sciopero legittimo rifiutando e non
retribuendo le prestazioni utili
L’elemento soggettivo
• Questione: per la configurazione della condotta antisindacale è necessaria l’intenzione del datore di
ledere l’interesse sindacale? Le ss.uu nel 1997 hanno escluso tale necessità, ritenendo sufficiente
l’oggettiva direzione antisindacale della condotta
• La soluzione più corretta→distinguere tra illecito contrattuale ed extracontrattuale:
1. Condotte consistenti nella violazione di diritti sindacali tipici di origine legale o negoziale, per i quali
il sindacato leso non è tenuto a provare il dolo o la colpa del datore di lavoro secondo i principi
della responsabilità contrattuale
2. I comportamenti leciti o contrastanti solo con diritti del singolo lavoratore che possono acquistare
valenza antisindacale solo in relazione al fine in concreto perseguito dal datore, e in questi casi
dovranno essere provati i requisiti della responsabilità aquiliana