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COLLEGIO SINDACALE:

Nell’ambito del sistema tradizionale l’organo di controllo è qui rappresentato dal collegio sindacale disciplinato dagli
articoli 2397 all’art. 2408.
Rispetto al consiglio di amministrazione ove vi è libertà organizzativa sia di scegliere l’organo collegiale o monocratico
nel caso del collegio sindacale è la norma che impone i componenti del collegio sindacale ovvero o 3 o 5. Possono
essere soci oppure no. Non è richiesto essere soci. Il numero è dispari in quanto si vuole evitare laddove il collegio
debba esprimere dei pareri ed arrivare ad esprimere volontà con il voto maggioritario si vuole evitare che vi siano
possibile stallo nelle decisioni cosa che nell’organo amministrativo è sconsigliato ma possibile. Laddove per il consiglio
di amministrazione qualora previsto un numero pari, il tema dello stallo potrà essere superato mediante l’attribuzione
del voto doppio al presidente. La peculiarità è che a differenza dell’organo amministrativo qualora venisse a mancare
un amministratore occorre procedere alla sua sostituzione e alla sua sostituzione si potrà procedere o mediante
cooptazione (il consiglio di amministrazione qualora resti in carica la maggioranza potrà provvedere a nominare fino
alla successiva assemblea un nuovo componente del consiglio di amministrazione ovvero può provvedervi l’assemblea
all’uopo convocata), nel caso del collegio sindacale attesa l’importanza di garantire la continuità della composizione e
costituzione della norma prevede i sindaci supplenti che vengono nominati contestualmente ai sindaci effettivi. Si
nomineranno dei sindaci che entrano in carica nell’immediato ed altri che saranno pronti a subentrare qualora venga
meno uno dei componenti effettivi del collegio sindacale.
I principi per i quali può venire a mancare uno dei sindaci:
1. morte (causa naturale)
2. decadenza
3. dimissioni: Ove il sindaco potrà restare in carica fino a decadenza
Nel caso di morte e decadenza si potrebbe rischiare di restare senza sindaci ed è per questo che il legislatore regola
tale aspetto prevedendo l’istituzione di sindaci supplenti.
#Art. 2397 – “Il collegio sindacale si compone di tre o cinque membri effettivi, soci o non soci [ 2328, n. 10,  2335, n.
4,  2343,  2380 bis,  2488,  2519]. Devono inoltre essere nominati due sindaci [2400,  2542] supplenti.
Almeno un membro effettivo ed uno supplente devono essere scelti tra i revisori legali iscritti nell'apposito registro. I
restanti membri, se non iscritti in tale registro, devono essere scelti fra gli iscritti negli albi professionali individuati con
decreto del Ministro della giustizia, o fra i professori universitari di ruolo, in materie economiche o giuridiche.”
Al 1° comma si prevede l’elezione di due sindaci supplenti. Mentre l’art. 2401 prevede che in caso di morte, rinunzia o
decadenza subentrano i supplenti in ordine di età nel rispetto dell’art. 2397 2° comma.
I primi sindaci restano in carica fino alla prossima assemblea, la quale, dovrà provvedere alla nomina di sindaci effettivi
e supplenti necessari per il collegio nel rispetto dell’art. 2397. I nuovi nominati scadono insieme a quelli in carica.
Quindi, il meccanismo è simile rispetto a quello del consiglio di amm.ne. La sostituzione che non viene operata
mediante il meccanismo della cooptazione da parte degli amm.ri ma viene operata per effetto della nomina già
eseguita precedentemente in sede di nomina dei componenti effettivi a carattere temporaneo fino alla successiva
assemblea. In occasione della successiva assemblea, che non è necessario convocare espressamente, l’assemblea
potrà: confermare il sindaco subentrato come effettivo o nominare il nuovo componente effettivo ristabilendo il
sindaco supplente al ruolo di supplenza.
Ciò per garantire la continuità dell’organo nella sua composizione complessiva.
Chi può svolgere la funzione del collegio sindacale: A differenza del consiglio di amm.ne ove non vengono richiesti
particolari requisiti (ad eccezione di alcuni tipi di società ove sono richiesti requisiti di indipendenza ecc.), per il ruolo
di sindaci, oltre la cause di ineleggibilità che sono le medesime previste per gli amm.ri ampliate ad ulteriore fattispecie
(Art. 2382, inabilitato, interdetto, fallito, condannato ad interdizione dei pubblici uffici), altre cause di ineleggibilità
sono rappresentate da:
#Art. 2399 – “Non possono essere eletti alla carica di sindaco e, se eletti, decadono dall'ufficio:
1. a) coloro che si trovano nelle condizioni previste dall'articolo   2382;
2. b) il coniuge, i parenti [74] e gli affini [78] entro il quarto grado degli amministratori della società, gli
amministratori, il coniuge, i parenti e gli affini entro il quarto grado degli amministratori delle società da
questa controllate [2359], delle società che la controllano e di quelle sottoposte a comune controllo;
3. c) coloro che sono legati alla società o alle società da questa controllate o alle società che la controllano o a
quelle sottoposte a comune controllo da un rapporto di lavoro o da un rapporto continuativo di consulenza o
di prestazione d'opera retribuita, ovvero da altri rapporti di natura patrimoniale che ne compromettano
l'indipendenza.
La cancellazione o la sospensione dal registro dei revisori legali e delle società di revisione legale   e la perdita dei
requisiti previsti dall'ultimo comma dell'articolo   2397  sono causa di decadenza dall'ufficio di sindaco [2231].
Ciò perché non vi può essere un legame con gli amministratori; il requisito di vicinanza familiare diretta con la società
e con la società che gravitano intorno ad essa.
Nel momento in cui vi sono dei rapporti di natura economico patrimoniale tale per cui il soggetto non è indipendente
per esprimere un giudizio ma rischia di essere subordinato al fatto che nello svolgimento corretto dell’attività
lavorativa potrebbe subire le ritorsioni della perdita di un rapporto di lavoro con altra società del gruppo. In virtù di ciò
non potrebbe svolgere le proprie funzioni in modo indipendente, pertanto, il requisito di indipendenza è importante.
Altro requisito è quello della professionalità: Nel caso dell’amm.re non era richiesto mentre per i sindaci è richiesto
che stante la funzione che esso dovrà svolgere, assume rilevanza il requisito della professionalità. Il sindaco dovrà
avere delle competenze professionali secondo il principio esposto nell’articolo e pertanto tale ruolo non potrà essere
affidato a chi è sprovvisto di tali caratteristiche.
Il collegio sindacale viene nominato dall’assemblea dei soci (Art. 2364) il primo collegio sindacale viene nominato
nell’atto costitutivo, successivamente viene nominato dall’assemblea ordinaria, l’assemblea nel nominare il collegio
sindacale composto dai 3 a membri provvede alla nomina del presidente nonché alla determinazione del compenso.
Per quanto concerne le società quotate il TUF non prevede particolari requisiti ulteriori per la nomina dei sindaci, il
collegio sindacale in questo caso viene nominato per liste affinché possa essere designato anche un soggetto
scaturente dai soci di minoranza. Ciascun gruppo dei soci di maggioranza e minoranza presentano delle liste e sulla
base dei voti che vengono ottenuti, vengono nominati. Alle liste di minoranza viene altresì attribuito il presidente del
collegio sindacale.
Nelle società quotate spesso il collegio sindacale è composto da 5 membri cosa che è abbastanza rara nelle società
non quotate.
Generalmente provvede l’assemblea alla nomina del collegio sindacale. E’ possibile però prevedere che la nomina
possa spettare a qualche ente specifico (Es. nel caso di società pubbliche solitamente la nomina del collegio sindacale
venga eseguita da parte del ministero dell’economia e delle finanze o in altri casi pur non avendo la partecipazione o
pur non avendo una partecipazione di minoranza, lo statuto può riservare all’ente controllore il diritto a nominare uno
o più componenti del collegio sindacale.
Il collegio sindacale differentemente dagli amministratori potrà essere nominato per 3 esercizi, non per un periodo
inferiore. Gli amministratori possono essere nominati e revocati dall’assemblea ordinaria mentre per il collegio
sindacale la revoca dovrà essere espletata solamente per giusta causa. E per evitare che la revoca del collegio
sindacale possa essere fatta strumentalmente ad esempio in virtù del fatto che i membri del collegio sindacale
svolgano l’attività in modo particolarmente puntuale che non è gradita dagli amm.ri ed eventualmente dagli azionisti
di maggioranza, in tale circostanza è prevista che la revoca venga sottoposta al vaglio del tribunale il quale potrà
confermare la delibera accertando la giusta causa oppure rintegrare il sindaco nella sua funzione. Il meccanismo è più
delicato in funzione del fatto che il ruolo di sindaco è ovviamente più particolare.
La salvaguardia del patrimonio è ad interesse dei soci e pertanto il mantenimento in vita della società è oggetto di
interesse per i terzi. L’interesse è quello di preservare l’attività della società e quindi il mantenimento in vita della
società e della collettività. Per cui la funzione del collegio sindacale non è solamente rilegata alla tutela del socio per il
quale può essere messo a repentaglio il patrimonio della società dagli amm.ri ma anche quello di tutelare la bontà,
sostenibilità della società nell’ambito della convivenza economica.
Il sindaco può essere riconfermato successivamente ai 3 anni e può essere rinnovato in modo perpetuo.
In merito alla nomina è stato posto un ulteriore elemento, per fare in modo che il sindaco possa avere il tempo
sufficiente per svolgere l’incarico viene richiesto preventivamente alla nomina, il sindaco comunichi tutti gli incarichi
che detiene valutando se in virtù di tali incarichi è in grado di svolgere ruolo di controllo all’interno della società.
Cosi come la nomina degli amm.ri anche quella dei sindaci è oggetto di iscrizione nel registro delle imprese.
#Art. 2403 – “Il collegio sindacale vigila sull'osservanza della legge e dello statuto, sul rispetto dei principi di corretta
amministrazione [2623, n. 3] ed in particolare sull'adeguatezza dell'assetto organizzativo, amministrativo e contabile
[2423,  2432] adottato dalla società e sul suo concreto funzionamento.
Esercita inoltre il controllo contabile nel caso previsto dall'articolo   2409 bis, terzo comma.

Con la riforma del 2003 la competenza del collegio sindacale è stata parzialmente svuotata in quanto ad essa spettava
anche il controllo contabile la quale attualmente viene attribuita all’organo revisore. Può tuttavia essere affidata al
collegio sindacale al verificarsi di determinate condizioni.
Il compito del collegio sindacale è quello di vigilare sul rispetto delle norme e dello statuto (Compliance), principi di
corretta amministrazione e correttezza del sistema organizzativo.
Ciò perché l’eventuale della carenza della struttura organizzativa rappresenta un rischio di esposizione della società
stessa a violazione o ad impossibilità del rispetto di quelli che sono gli impegni assunti.
Tali aspetti sono gli aspetti funzionali sui quali si concentra la vigilanza del collegio sindacale.
#Art. 2403bis – I poteri del collegio sindacale – “I sindaci possono in qualsiasi momento procedere, anche
individualmente, ad atti di ispezione e di controllo.
Il collegio sindacale può chiedere agli amministratori notizie, anche con riferimento a società controllate,
sull'andamento delle operazioni sociali o su determinati affari. Può altresì scambiare informazioni con i corrispondenti
organi delle società controllate in merito ai sistemi di amministrazione e controllo ed all'andamento generale
dell'attività sociale.
Gli accertamenti eseguiti devono risultare dal libro previsto dall'articolo   2421, primo comma, n. 5).
Nell'espletamento di specifiche operazioni di ispezione e di controllo i sindaci sotto la propria responsabilità ed a
proprie spese possono avvalersi di propri dipendenti ed ausiliari che non si trovino in una delle condizioni previste
dall'articolo  2399.
L'organo amministrativo può rifiutare agli ausiliari e ai dipendenti dei sindaci l'accesso a informazioni riservate.
E’ un organo collegiale ma non è necessario che essi agiscano tutti insieme. Nei confronti del collegio sindacale non
potrà mai essere eccepito riservatezza di alcun tipo. Il collegio sindacale nello svolgimento della propria attività potrà
avvalersi di ausiliari, i quali saranno a carico economico dei sindaci (ricordando che l’assemblea nel momento in cui
nomina i sindaci ne determina anche il compenso). Gli amm.ri potranno eccepire riservatezza nei riguardi degli
ausiliari ma non nei riguardi dei sindaci. Il collegio sindacale è tenuto al segreto d’ufficio per le informazioni ricevute,
ma ad essi non potrà essere eccepita riservatezza da parte degli amm.ri.
I sindaci potranno altresì compiere ispezioni e potranno richiedere in qualunque momento informazioni
sull’andamento dell’attività, di specifici affari e su qualunque fatto ritenuto rilevante da parte dei sindaci medesimi.
Nel caso della SPA il socio non ha diritto di compiere controlli, accessi, controlli, il socio non potrà accedere alla società
pertanto l’organo sindacale tutela gli interessi di quest’ultimo
#Art. 2408 – “Ogni socio può denunziare i fatti che ritiene censurabili al collegio sindacale, il quale deve tener conto
della denunzia nella relazione all'assemblea [2406].
Se la denunzia è fatta da tanti soci che rappresentino un ventesimo del capitale sociale   o un cinquantesimo nelle
società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, il collegio sindacale deve indagare senza ritardo sui fatti
denunziati e presentare le sue conclusioni ed eventuali proposte all'assemblea; deve altresì, nelle ipotesi previste dal
secondo comma dell'articolo  2406, convocare l'assemblea [2364, n. 4,  2366]. Lo statuto può prevedere per la denunzia
percentuali minori di partecipazione
Il collegio sindacale diviene il braccio operativo del socio che dovesse eventualmente denunciare il fatto con l’unica
eccezione che il collegio sindacale avrà un elemento di discrezionalità rispetto alle denunce che riceve valutando quali
siano opportune o meno fermo restando che nella relazione annuale che i sindaci dovranno redigere allegandola al
bilancio dovranno inserire se sono state fatte denunce dando risposte al denunciante e ciò serve per filtrare
soprattutto le azioni strumentali di disturbo. Ciò perché il secondo comma dell’art. 2408 prevede che qualora la
denuncia venga operata da soci che rappresentino un ventesimo del capitale sociale o un cinquantesimo nella società
che fanno ricorso al capitale di rischio il collegio sindacale dovrà indagare senza indugio sui fatti denunziati e
presentare eventuali conclusioni ed eventuali proposte all’assemblea.
#Art. 2406 – “In caso di omissione o di ingiustificato ritardo da parte degli amministratori
[2363,  2366,  2367,  2386,  2408,  2626], il collegio sindacale deve convocare l'assemblea ed eseguire le pubblicazioni
prescritte dalla legge.
Il collegio sindacale può altresì, previa comunicazione al presidente del consiglio di amministrazione, convocare
l'assemblea qualora nell'espletamento del suo incarico ravvisi fatti censurabili di rilevante gravità e vi sia urgente
necessità di provvedere.
Tra i vari compiti del collegio sindacale vi è anche quello di redigere la relazione annuale al bilancio ed il collegio
sindacale nell’art. 2404 il collegio sindacale dovrà riunirsi ogni 90 giorni (in precedenza erano 3 mesi).
Il secondo comma dell’art. 2404 insieme al secondo comma dell’art. 2405 pone un onere un onere di presenza del
collegio sindacale. Il collegio sindacale nell’ambito dello svolgimento delle sue funzioni deve partecipare sia alle
assemblee dei soci che a quelle degli amministratori al fine di comprendere l’andamento della società ed indirizzare
quelle che sono le sue verifiche e le sue ispezioni. Il collegio sindacale partecipa come uditore e non come votante,
non fa parte dei quorum deliberativi.
Responsabilità dei soci:
#Art. 2407 – “I sindaci devono adempiere i loro doveri con la professionalità e la diligenza richieste dalla natura
dell'incarico; sono responsabili della verità delle loro attestazioni e devono conservare il segreto sui fatti e sui
documenti di cui hanno conoscenza per ragione del loro ufficio.
Essi sono responsabili solidalmente [1292] con gli amministratori per i fatti o le omissioni di questi, quando il danno
non si sarebbe prodotto se essi avessero vigilato   in conformità degli obblighi della loro carica [2409,  2449].
All'azione di responsabilità contro i sindaci si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni degli articoli   2393,  2393
bis,  2394,  2394 bis  e  2395  [2364, n. 4,  2434,  2632].
Saranno responsabili in virtù della professionalità dell’incarico. I componenti del collegio sindacale sono responsabili
solidalmente con gli amm.ri qualora il danno non si sarebbe verificato se avessero vigilato correttamente. Ciò perché
al collegio sindacale viene riconosciuta per principio la “culpa in vigilando”. I sindaci potranno dimostrare la loro
innocenza laddove anche qualora avessero vigilato, gli amm.ri avrebbero comunque commesso il fatto.
L’azione promossa nei confronti dei sindaci:
1. azione di responsabilità sociale
2. l’azione deve essere promossa da un nr. qualificato di soci
3. rispondono della responsabilità nei confronti dei terzi per i danni patiti
4. rispondono della responsabilità nei confronti dei creditori sociali

REVISORE CONTABILE

#Art. 2409bis – “La revisione legale dei conti sulla società è esercitata da un revisore legale dei conti o da una società
di revisione legale iscritti nell'apposito registro.
Lo statuto delle società che non siano tenute alla redazione del bilancio consolidato può prevedere che la revisione
legale dei conti sia esercitata dal collegio sindacale. in tale caso il collegio sindacale è costituito da revisori legali iscritti
nell'apposito registro.
La revisione legale dei conti è esercitata da un revisore legale o da una società di revisione. Essi verificano che i fatti
societari siano correttamente annotati nelle scritture contabili e che le medesime siano regolarmente tenute e che il
bilancio sia redatto in modo chiaro, veritiero e corretto.
Tale funzione era antecedentemente attribuita al collegio sindacale che dopo la riforma del 2003 è stata conferita
all’organo revisore. In realtà all’art. 2403bis prevede che al collegio sindacale possa essere attribuita anche la funzione
di revisione contabile a patto che:
Tutti i componenti del collegio sindacale siano iscritti all’albo dei revisori ed in questo modo assumono la qualifica
soggettiva. Tale riunione delle funzioni non può avvenire per due categorie di soggetti: 1) società quotate e società
sottoposto a particolari tipi di vigilanza (assicurazioni, banche, SIM, finanziarie, SGR ecc.), 2) quando la società è tenuta
alla redazione del bilancio consolidato (holding di partecipazione). In tali casi è preclusa la possibilità di attribuire al
collegio sindacale anche se siano tutti iscritti al registro dei revisori, la funzione di revisore legale dei conti 3) Altra
ipotesi sia la particolare natura del soggetto quotato che svolge un particolare tipo di attività a impedire lo
svolgimento della funzione.
La nomina del revisore legale dei conti è operata dall’assemblea ordinaria che lo nomina per un triennio ne fissa il
compenso, la delibera sulla nomina del revisore legale avviene su proposta del collegio sindacale. La revoca potrà
avvenire solo da parte dell’assemblea ordinaria e potrà avvenire solo in caso di giusta causa ed anche qui vi sarà il
vaglio del tribunale.
Il revisore si occupa della verifica della corretta gestione dei fatti contabili, la verifica della corretta tenuta delle
scritture contabili, la verifica della corretta redazione del bilancio.
Al bilancio segue una relazione del revisore il quale dovrà esprimere un giudizio sul bilancio e tale giudizio potrà
essere:
1. positivo senza rilievi
2. positivo con rilievo ovvero che il bilancio è stato sostanzialmente redatto correttamente ma vi sono delle
irregolarità/inesattezze lievi che non vanno però ad alterare il bilancio nella sua integrità
3. quando il bilancio non viene redatto in modo chiaro, veritiero e corretto e quindi il giudizio è negativo.
4. Il revisore può non essere in grado di esprimere un giudizio quando le scritture sono tenute in malo modo e vi
sia un irregolarità tale per cui quest’ultimo è impossibilitato a esprimerlo.
#Art. 2409 – Se vi è fondato sospetto che gli amministratori, in violazione dei loro doveri, abbiano compiuto gravi
irregolarità nella gestione che possono arrecare danno alla società o a una o più società controllate, i soci che
rappresentano il decimo del capitale sociale o, nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, il
ventesimo del capitale sociale possono denunziare i fatti al tribunale [ 2392,  2400] con ricorso notificato anchealla
società. Lo statuto può prevedere percentuali minori di partecipazione.
Il tribunale, sentiti in camera di consiglio gli amministratori e i sindaci, può ordinare l'ispezione dell'amministrazione
della società a spese dei soci richiedenti, subordinandola, se del caso, alla prestazione di una cauzione [ 119  c.p.c.]. Il
provvedimento è reclamabile.
Il tribunale non ordina l'ispezione e sospende per un periodo determinato il procedimento se l'assemblea sostituisce gli
amministratori e i sindaci con soggetti di adeguata professionalità, che si attivano senza indugio per accertare se le
violazioni sussistono e, in caso positivo, per eliminarle, riferendo al tribunale sugli accertamenti e le attività compiute.
Se le violazioni denunziate sussistono ovvero se gli accertamenti e le attività compiute ai sensi del terzo comma
risultano insufficienti alla loro eliminazione, il tribunale può disporre gli opportuni provvedimenti provvisori e
convocare l'assemblea [2363,  2364,  2364 bis,  2366] per le conseguenti deliberazioni. Nei casi più gravi può revocare
gli amministratori ed eventualmente anche i sindaci [ 2487] e nominare un amministratore giudiziario,
determinandone i poteri e la durata.
L'amministratore giudiziario può proporre l'azione di responsabilità contro gli amministratori [ 2393,  2393
bis,  2394,  2394 bis] e i sindaci [2407]. Si applica l'ultimo comma dell'articolo  2393.
Prima della scadenza del suo incarico l'amministratore giudiziario rende conto al tribunale che lo ha nominato;
convoca e presiede l'assemblea per la nomina dei nuovi amministratori e sindaci o per proporre, se del caso, la messa
in liquidazione della società o la sua ammissione ad una procedura concorsuale.
I provvedimenti previsti da questo articolo possono essere adottati anche su richiesta del collegio sindacale, del
consiglio di sorveglianza o del comitato per il controllo sulla gestione, nonché, nelle società che fanno ricorso al
mercato del capitale di rischio, del pubblico ministero; in questi casi le spese per l'ispezione sono a carico della società.
Oltre al controllo riconosciuto al collegio sindacale, al revisore dei conti, il legislatore ha voluto prevedere un ulteriore
possibilità di intervento in relazione alle irregolarità attuate dagli organi societari. Es. – Se il collegio sindacale non
svolge il controllo dovuto e conseguentemente lascia fare per incapacità, inettitudine ecc. agli amministratori o i
revisori che non svolgano l’attività di controllo dovuta per le scritture contabili, l’azionista di minoranza non sarebbe in
grado di promuovere azioni di responsabilità e quindi non sarebbe in gradi di fare null’altro. L’ultimo baluardo al quale
ancorarsi è rappresentato dal suddetto articolo. Non è riconosciuto a tutti i soci ma ai soggetti che abbiano il 10% per
le società aperte e il 5% per le società chiuse. Anche qui abbiamo quindi una strumentalità di sbarramento.
Tale articolo prevede che qualora i soci che abbiano questa percentuale di soci prevista abbia sospetto che tali soggetti
stiano agendo in danno alla società, possono rivolgersi al tribunale con atto notificato nel quale vengono denunciati i
fatti; il tribunale avvia un’istruttoria. Una volta verificata la qualifica soggettiva dei richiedenti (e quindi la detenzione
della quota richiesta dal codice), non prende automaticamente iniziativa ma convoca le parti (ovvero gli
amministratori e i sindaci) cercando di capire la realtà denunciata dai soci. Al fine di circoscrivere tale azione per
evitarne gli abusi da parte dei soci di minoranza, è previsto che qualora il giudice ravvisi dei fondamenti rispetto alla
denuncia ricevuta, può dare esecuzione ad un ispezione alla società a spese però dei richiedenti quindi tale aspetto
disincentiva eventuali azioni ostative superficiali all’attività di amministratori e sindaci.
L’ispezione può consentire l’accertamento puntuale dei fatti che sono stati denunciati. L’ispezione può essere evitata
eleggendo nuovi amministratori e sindaci con adeguata professionalità, in tal modo saranno i nuovi soggetti ad
eseguire gli accertamenti in questo caso così l’onere ricade in capo alla società e non più ai soci come nella circostanza
vista prima. L’esito della verifica potrebbe sussistere le responsabilità e a quel punto se l’assemblea non aveva
provveduto a sostituire gli amm.ri, provvederà il tribunale alla revoca e alla nomina di un amministratore giudiziario il
quale dovrà ripristinare le irregolarità ed eliminare quelle che sono state le fattispecie denunciate e successivamente
convocherà l’assemblea per il ripristino degli organi di nomina assembleare.
Questi sono pertanto meccanismi di tutela per i soci di minoranza laddove gli organi preposti non svolgano
correttamente la loro attività.

Con ciò termina il sistema tradizionale. Se lo statuto non prevede nulla il sistema è quello tradizionale cosi composto
come espletato.

Nel 2003 sono stati introdotti il sistema monistico (di stampo germanico) e il sistema dualistico (di stampo
anglosassone)
Il sistema dualistico prevede un consiglio di gestione ed un consiglio di sorveglianza.
Il consiglio di gestione è disciplinato dall’art. 2409novies e funge come il consiglio di amm.ne, non vi sono particolari
peculiarità rispetto al consiglio di amm.ne se nonché mentre nel sistema tradizionale si può anche adottare il sistema
amministrativo monocratico, per ciò che concerne il consiglio di gestione è necessariamente un organo collegiale. E’
previsto che sia costituito da un numero di soci non inferiore a 2 soggetti.
#2409 deces – “L'azione di responsabilità contro i consiglieri di gestione   è promossa dalla società o dai soci, ai sensi
degli articoli  2393  e  2393 bis.
L'azione sociale di responsabilità può anche essere proposta a seguito di deliberazione del consiglio di sorveglianza. La
deliberazione è assunta dalla maggioranza dei componenti del consiglio di sorveglianza e, se è presa a maggioranza
dei due terzi dei suoi componenti, importa la revoca dall'ufficio dei consiglieri di gestione contro cui è proposta, alla cui
sostituzione provvede contestualmente lo stesso consiglio di sorveglianza.
L'azione può essere esercitata dal consiglio di sorveglianza entro cinque anni dalla cessazione dell'amministratore
dalla carica.
Il consiglio di sorveglianza può rinunziare all'esercizio dell'azione di responsabilità e può transigerla, purché la rinunzia
e la transazione siano approvate dalla maggioranza assoluta dei componenti del consiglio di sorveglianza e purché non
si opponga la percentuale di soci indicata nell'ultimo comma dell'articolo   2393.
La rinuncia all'azione da parte della società o del consiglio di sorveglianza non impedisce l'esercizio delle azioni previste
dagli articoli  2393 bis,  2394  e  2394 bis.”
Il meccanismo della responsabilità è esattamente il medesimo, il meccanismo di responsabilità ha l’unica differenza
che l’azione è promossa dalla società ma l’azione può essere proposta anche a seguito deliberazione del consiglio di
sorveglianza. Ciò perché il consiglio di sorveglianza rispetto a quello sindacale assorbe parte delle competenze
dell’assemblea avendo quindi così poteri molto ampi. Il consiglio di sorveglianza nomina i componenti del consiglio di
gestione, ne determina il compenso, può revocarli e può promuovere l’eventuale azione di responsabilità. Per quanto
riguarda l’azione di responsabilità sociale è ripetuto a favore del consiglio di sorveglianza (termine di decadenza,
modalità di deliberazione dell’azione di responsabilità – in questo caso abbiamo i 2/3 dei suoi componenti, può
rinunciare all’azione con il voto favorevole della maggioranza assoluta).
Per il resto si applicano le stesse disposizioni del consiglio di amministrazione.
Il consiglio di sorveglianza che è l’aspetto più particolare per le differenze con il sistema tradizionale
#Art. 2409terdeces – “Il consiglio di sorveglianza:
1. a) nomina e revoca i componenti del consiglio di gestione; ne determina ilcompenso, salvo che la relativa
competenza sia attribuita dallo statuto all'assemblea;
2. b) approva il bilancio di esercizio e, ove redatto, il bilancio consolidato;
3. c) esercita le funzioni di cui all'articolo   2403, primo comma;
4. d) promuove l'esercizio dell'azione di responsabilità nei confronti dei componenti del consiglio di gestione;
5. e) presenta la denunzia al tribunale di cui all'articolo   2409;
6. f) riferisce per iscritto almeno una volta all'anno all'assemblea sull'attività di vigilanza svolta, sulle omissioni e
sui fatti censurabili rilevati;
7. f-bis) se previsto dallo statuto, delibera in ordine alle operazioni strategiche e ai piani, industriali e finanziari
della società predisposti dal consiglio di gestione, ferma in ogni caso la responsabilità di questo per gli atti
compiuti.
Lo statuto può prevedere che in caso di mancata approvazione del bilancio o qualora lo richieda almeno un terzo dei
componenti del consiglio di gestione o del consiglio di sorveglianza la competenza per l'approvazione del bilancio di
esercizio sia attribuita all'assemblea.
I componenti del consiglio di sorveglianza devono adempiere i loro doveri con la diligenza richiesta dalla natura
dell'incarico. Sono responsabili solidalmente con i componenti del consiglio di gestione per i fatti o le omissioni di
questi quando il danno non si sarebbe prodotto se avessero vigilato in conformità degli obblighi della loro carica.
I componenti del consiglio di sorveglianza possono assistere alle adunanze del consiglio di gestione e devono
partecipare alle assemblee.
Mentre nel sistema tradizionale il bilancio viene approvato dall’assemblea ordinaria, in questa fattispecie invece
l’approvazione resta in capo al consiglio di sorveglianza ma l’eventuale distribuzione degli utili è in capo all’assemblea.
Al terzo comma si entra nel campo dell’organo amministrativo che avrebbe la competenza del piano industriale,
mentre qui in tale sistema su previsione dello statuto i piani strategici ed industriali vengano predisposti dal consiglio
di gestione ma vengano approvati dal consiglio di sorveglianza. Ciò vuol dire che se il consiglio di sorveglianza non
approva il piano industriale e strategico, esso dovrà essere rielaborato nuovamente dal consiglio di gestione. Nel
sistema tradizionale invece l’assemblea nel momento in cui approva gli amministratori essi approvano il piano
strategico e lo portano a realizzazione senza dover partecipare all’assemblea.
Quindi il consiglio di sorveglianza depaupera la competenza del consiglio di gestione.
IL SISTEMA MONISTICO:

La peculiarità di tale sistema è rappresentata dal fatto che i due organi di amm.ne e controllo appartengono in realtà
ad un'unica struttura.
#Art. 2409sexiesdecies – “Lo statuto può prevedere che l'amministrazione ed il controllo siano esercitati
rispettivamente dal consiglio di amministrazione e da un comitato costituito al suo interno.
Il comitato del controllo per la gestione che sarebbe l’organo del sistema monistico che svolge l’attività di controllo, è
costituito da componenti del consiglio di amm.ne. L’assemblea provvede alla nomina del consiglio di amm.ne e poi
all’interno di quest’ultimo dovranno essere nominati i componenti del comitato del controllo sulla gestione,
componenti che dovranno avere le caratteristiche per i componenti del collegio sindacale.
In tale fattispecie non si avrà la possibilità di avere i supplenti e pertanto sarà competenza dell’organo di
amministrazione nel caso in cui venga meno uno o più componenti del comitato per il controllo sulla gestione ad
eleggere tempestivamente i sostituti
A parte tali aspetti, ciascuno svolgerà le funzioni come il sistema tradizionale.

Nel 2017 su 231 società quotate, 227 adottavano il modello tradizionale, 2 il monistico e 2 il dualistico. Di fatto tali
sistemi hanno avuto scarsa applicazione perché non hanno compatibilità con il nostro sistema.
La sovrapposizione di ruoli è filiera di tensioni tra i diversi organi per cui molte che avevano adottato tali sistemi sono
poi ritornate al sistema tradizionale. Ed è proprio in virtù dei piani strategici che si sono creati le maggiori difficoltà di
applicazione di tali sistemi.
Restano pertanto fattispecie residuali.

OBBLIGAZIONI:

E’ previsto che le società per azioni possano raccogliere capitali non solo come capitali di rischio ma anche come
capitali di prestito. E ciò nei confronti di una pluralità di soggetti. Si parla di raccolta di capitali di terzi sollecitata
mediante le obbligazioni che rappresentano dei titoli di debito che la società si impegna a rimborsare secondo
determinate condizioni. Sono titoli di credito nominativi o al portatore e rappresentano una frazione di prestito, il
quale viene frazionato in quote di uguale valore nominale. Ma siccome i sottoscrittori di tali obbligazioni sono soggetti
non qualificati, il legislatore si premura che l’emissione di tali strumenti sia disciplinato e tutelato.
Le obbligazioni possono essere emesse delle SPA. Gli amm.ri decidono dell’emissione delle obbligazioni, questa è una
modifica significativa apportata nel 2003 perché in precedenza l’emissione del prestito obbligazionario era previsto
che fosse di competenza dell’assemblea straordinaria. Con la riforma del 2003 l’emissione delle obbligazioni venga
deliberata dagli amm.ri salvo disposizioni della legge o dello statuto. Quindi, lo statuto può riservare la competenza
dell’emissione delle obbligazioni all’assemblea ma rappresenta un’eccezione rispetto all’impostazione ordinaria.
La delibera di emissione del prestito obbligazionario prevede che si abbia come segretario un notaio. La delibera di
emissione dovrà essere iscritta nel registro delle imprese secondo i termini ordinari.
Il prestito obbligazionario rappresenta il capitale di debito, rispetto ad un prestito contratto con la banca è un prestito
frazionato fra una pluralità di prestatori mentre il contratto con la banca è un contratto che vede il soggetto
richiedente e il soggetto erogante come uniche parti.
In virtù del fatto che i soggetti sottoscrittori delle obbligazioni non sono soggetti non qualificati la norma impone
l’articolo 2412:
#Art. 2412 – “La società [2365,  2410,  2424, n. 10,  2479 bis] può emettere obbligazioni [2421, n. 2] al portatore o
nominative per somma complessivamente non eccedente il doppio del capitale sociale, della riserva legale e delle
riserve disponibili risultanti dall'ultimo bilancio approvato [ 2250,  2414, n. 2,  2423,  2437,  2479 bis]). I sindaci attestano
il rispetto del suddetto limite.
Il limite di cui al primo comma può essere superato se le obbligazioni emesse in eccedenza sono destinate alla
sottoscrizione da parte di investitori professionali soggetti a vigilanza prudenziale a norma delle leggi speciali. In caso
di successiva circolazione delle obbligazioni, chi le trasferisce risponde della solvenza della società nei confronti degli
acquirenti che non siano investitori professionali.
Non è soggetta al limite di cui al primo comma, e non rientra nel calcolo al fine del medesimo, l'emissione di
obbligazioni garantite da ipoteca di primo grado su immobili [ 2831] di proprietà della società, sino a due terzi del
valore degli immobili medesimi.
Al computo del limite di cui al primo comma concorrono gli importi relativi a garanzie comunque prestate dalla società
per obbligazioni emesse da altre società, anche estere.
I commi primo e secondo non si applicano all'emissione di obbligazioni destinate ad essere quotate quotate in mercati
regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione ovvero di obbligazioni che danno il diritto di acquisire ovvero di
sottoscrivere azioni.
Quando ricorrono particolari ragioni che interessano l'economia nazionale, la società può essere autorizzata con
provvedimento dell'autorità governativa, ad emettere obbligazioni per somma superiore a quanto previsto nel
presente articolo, con l'osservanza dei limiti, delle modalità e delle cautele stabilite nel provvedimento stesso.
Restano salve le disposizioni di leggi speciali relative a particolari categorie di società e alle riserve di attività.
Quante obbligazioni possono essere emesse dalla società? Esiste, quindi, un limite quantitativo delle obbligazioni che
apparentemente è privo di logica ma tuttavia da una parte la società con la banca potrà contrarre debiti fino ad
importo illimitato, mentre viene imposto il limite per ciò che concerne l’emissione del prestito obbligazionario.
La ratio è quella che dal momento che i soggetti sottoscrittori non sono qualificati, viene inserito tale limite “doppio
rispetto al patrimonio netto risultante dall’ultimo bilancio”.
L’articolo prevede che tale limite possa essere superato laddove le obbligazioni emesse in eccedenza oltre il doppio,
siano destinate alla sottoscrizione da parte di investitori professionali soggetti a vigilanza prudenziali a norma delle
leggi speciali. E quindi, equiparando questi soggetti alle banche, nei confronti di costoro non potrà valere il limite
perché costoro sono in grado di valutare se il superamento del limite pone a rischio il rimborso del capitale o meno.
Tuttavia, qualora però le obbligazioni vengano emesse in via eccedente rispetto a tale limite potranno essere
sottoscritte solamente da operatori professionali, e poi l’operatore non potrà trasferirle a terzi ma solo ad altri
investitori professionali. Ciò per evitare vicende accadute in passato (Es. Cirio).
Il limite potrà essere ancora ecceduto qualora le obbligazioni siano garantite con ipoteca di primo grado su immobili e
che le obbligazioni abbiano un valore pari a 2/3 del valore degli immobili medesimi.
Potrà tale limite superato qualora ricorrano particolari ragioni che interessano l’economia nazionale.
Al momento dell’emissione del prestito obbligazionario, dovrà essere approvato il regolamento dal consiglio di
amm.ne. Il regolamento è il documento ove sono contenute tutte le informazioni del prestito obbligazionario e dove
verranno elencante tutte le condizioni con le quali il prestito obbligazionario potrà essere emesso ovvero:
1. L’ammontare
2. Al momento della delibera il consiglio dovrà valutare che tale prestito non supera il limite stabilito
3. I tempi di rimborso
4. il tasso di interesse
5. eventuali condizioni peculiari
Il prestito obbligazionario viene ripartito periodicamente (annualmente) in quote, in altri casi viene rimborsata in
un'unica soluzione al termine, nel caso in cui vi sia il rimborso annuale tale rimborso dovrà contenere i criteri in base ai
quali esso avviene (in genere è per estrazione). Il prestito obbligazionario viene ripartito in quote aventi tutte lo stesso
valore e gli stessi diritti.
Esistono diversi tipi di obbligazioni che possono essere emesse. Rispetto alle obbligazioni ordinarie possiamo avere
1. Obbligazioni indicizzate – la remunerazione non viene fissata dall’inizio, ma dall’inizio viene fissato il
parametro (indice di borsa, indice di materia prima ecc.)
2. Obbligazioni subordinate – il cui rimborso è subordinato alla soddisfazione di tutti gli altri creditori e quindi
tali obbligazioni verranno rimborsate solo prima del capitale sociale.
3. Obbligazioni convertibile in azione – Ciò che nasce come prestito potrà essere trasformato in capitale. In tale
caso affinché si possa completare l’operazione di emissione obbligazione convertibile sarà necessario a)
deliberare un aumento di capitale, b) prevedere nel regolamento le finestre per l’esercizio della conversione
ed anche i criteri. Quindi i valori di conversione dovranno essere predeterminati.
4. Obbligazioni quo vor ort: Consiste che al portatore dell’obbligazione gli viene conferita la possibilità di
divenire anche azionista. La differenza con l’obbligazione convertibile è che mentre per l’obbligazione
convertibile il sottoscrittore prima è portatore di un credito e poi diviene azionista ma non più creditore,
nell’obbligazione quo vor ort è il diritto che viene dato all’obbligazionista di restare tale e assumere la
qualifica di azionista sottoscrivendo delle azioni effettuando un ulteriore conferimento e quindi ci dovrà
essere un ulteriore esborso.
Il limite all’emissione può avvenire solo nelle circostanze enunciate prima: 1) interesse nazionale, 2) collocazione
presso investitori professionali, 3) garanzia ipotecaria su beni immobili.
Cosa accade qualora si emettano obbligazioni nel limite del parametro del doppio del patrimonio netto e nel corso
dell’emissione del prestito obbligazionario si riduca il capitale sociale?
#Art. 2413 – “Salvo i casi previsti dal terzo, quarto e quinto comma dell'articolo   2412, la società che ha emesso
obbligazioni non può ridurre volontariamente il capitale sociale o distribuire riserve se rispetto all'ammontare delle
obbligazioni ancora in circolazione il limite di cui al primo comma dell'articolo medesimo non risulta più rispettato.
Se la riduzione del capitale sociale è obbligatoria, o le riserve diminuiscono in conseguenza di perdite [ 2433,  2446], non
possono distribuirsi utili sinché l'ammontare del capitale sociale, della riserva legale e delle riserve disponibili non
eguagli la metà dell'ammontare delle obbligazioni in circolazione.
Non si potrà ridurre volontariamente il capitale sociale o distribuire riserve. Se il capitale si riduce per perdite, non
sarò costretto ad integrare il capitale ma non potrò distribuire utili fintanto che non sarà ricostituito l’ammontare del
capitale e delle riserve nel limite del parametro richiesto.
Gli obbligazionisti hanno diritto ad una propria assemblea, cosi come visto per gli azionisti di risparmio. Potranno
nominare il rappresentante e potrà intervenire in assemblea ed esprimere la valutazione dell’assemblea degli
obbligazionisti laddove vi sia all’ordine del giorno la modifica dei diritti dell’emissione del prestito delle obbligazioni.
Lo statuto può attribuire agli amministratori di emettere in uno o più volte le obbligazioni convertibili fino ad un
ammontare determinato per il periodo massimo di 5 anni. Può essergli quindi data contestualmente al momento in
cui si deciderà l’emissione del prestito obbligazionario, ma tale possibilità potrà essere conferita per una fascia
temporale più ampia che tuttavia non potrà comunque eccedere il quinquennio.

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