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La variabilità del capitale sociale non avviene come modifica dell’atto costitutivo che porta con sé il principio della

c.d.
porta aperta.
All’aumentare del numero dei soci aumenta il beneficio di cui il socio può trarre perché maggiore sarà capacità di
produzione da parte della soc. cooperativa e conseguentemente saranno maggiori le prestazioni o i beni ai quali il
socio potrà accedere.
Non vi è l’interesse a mantenere nel capitale sociale i soci che non abbiano questo tipo di interesse pertanto la c.d.
porta aperta sarà tale sia all’entrata che all’uscita con conseguente riduzione del capitale sociale
Le fuoriuscite potranno avvenire per esclusione o per recesso fattispecie già incontrate nelle soc. di persone (per il
recesso) e esclusione (per le SRL).
Uscita del socio può avvenire mediante trasferimento della quota cosi come accade per le società di capitali con
l’unico fatto che mentre tale trasferimento della quota per le società di capitali è di per sé libero salvo le eventuali
clausole di limitazione alla circolazione poste dallo statuto e salvo le clausole legale per esecuzione del conferimento
piuttosto che morosità di pagamento, nel caso delle soc. cooperativa la cessione della quota potrà avvenire solamente
con il consenso da parte degli amm.ri e ciò perché:
#Art. 2530 – “La quota o le azioni dei soci cooperatori non possono essere cedute con effetto verso la società, se la
cessione non è autorizzata dagli amministratori.
Il socio che intende trasferire la propria quota o le proprie azioni deve darne comunicazione agli amministratori con
lettera raccomandata.
Il provvedimento che concede o nega l'autorizzazione deve essere comunicato al socio entro sessanta giorni dal
ricevimento della richiesta.
Decorso tale termine, il socio è libero di trasferire la propria partecipazione e la società deve iscrivere nel libro dei
soci'acquirente che abbia i requisiti previsti per divenire socio.
Il provvedimento che nega al socio l'autorizzazione deve essere motivato. Contro il diniego il socio entro sessanta giorni
dal ricevimento della comunicazione può proporre opposizione al tribunale.
Qualora l'atto costitutivo vieti la cessione della quota o delle azioni il socio può recedere [1373] dalla società, con
preavviso di novanta giorni. Il diritto di recesso, in caso di divieto statutario di trasferimento della partecipazione, non
può essere esercitato prima che siano decorsi due anni dall'ingresso del socio nella società [2355, 2355 bis, 2532.”
Qui vi è una procedura molto complessa che è dettata dalla ratio dell’autorizzazione da parte degli amm.ri che è data
coerentemente con lo scopo mutualistico ed è coerente con il fatto che possono essere soci solamente coloro che
posseggono determinati requisiti previsti dallo statuto conseguentemente questa verifica dovrà essere svolta dagli
amm.ri che sono deputati a farlo. Di fatto è il medesimo procedimento che si avrebbe per l’ammissione del nuovo
socio e non potrebbe essere diversamente. D’altronde non potrebbe esserci un trattamento diverso dal momento che
sottoscrivo nuove quote o comunque le compro da un soggetto che era già socio, per divenire parte della compagine
sociale devo rispettare quei requisiti e quindi i termini sono esattamente i medesimi. Così come sulla basa dell’istanza
deve rispondere entro 60 giorni in questo caso deve rispondere entro 60 giorni con l’unico fatto che in questo caso
scatta mentre gli amm.ri nel caso di richiesta di ammissione del nuovo socio/soci è semplicemente censurabile e ciò
perché l’ammissione deve essere formalmente comunicata al socio, in questo caso l’eventuale inottemperanza degli
amm.ri nei 60 giorni comporta la libertà del soggetto di procedere al trasferimento fermo restando che l’acquirente
non potrà tuttavia divenire socio in assenza dei requisiti. La differenza con l’ammissione del nuovo socio è
rappresentata dal fatto che la mancata ammissione del socio può comportare l’interessamento da parte del soggetto a
cui è stata negata l’autorizzazione di ingresso, di sottoporre l’ingresso all’assemblea in tale caso nel momento in cui si
riceve parere negativo al trasferimento della quota in quanto costui non possiede i requisiti allora il provvedimento di
diniego potrà essere portato al tribunale.
Le quote di partecipazione sono liberamente trasferibili salvo la verifica dei requisiti da parte dell’acquirente, ma lo
statuto può prevedere di negare per un certo periodo di tempo il trasferimento delle quote delle azioni.
Ci può essere un divieto di trasferimento delle quote per un certo periodo di tempo, che viene imposto
statutariamente per almeno due anni o dal momento della costituzione o dal momento dal quale sono divenuti soci,
trascorso il biennio dal quale è stato imposto il divieto di circolazione delle quote o delle azioni, può scattare il diritto
di recesso.

Recesso del socio con conseguente riduzione del patrimonio netto.


#Art. 2532 – “Il socio cooperatore può recedere dalla società nei casi previsti dalla legge e dall'atto costitutivo. Il
recesso non può essere parziale.
La dichiarazione di recesso [1373] deve essere comunicata con raccomandata alla società. Gli amministratori devono
esaminarla entro sessanta giorni dalla ricezione. Se non sussistono i presupposti del recesso, gli amministratori devono
darne immediata comunicazione al socio, che entro sessanta giorni dal ricevimento della comunicazione, può proporre
opposizione innanzi il tribunale(1).
Il recesso ha effetto per quanto riguarda il rapporto sociale dalla comunicazione del provvedimento di accoglimento
della domanda. Ove la legge o l'atto costitutivo non preveda diversamente, per i rapporti mutualistici tra socio e
società il recesso ha effetto con la chiusura dell'esercizio in corso, se comunicato tre mesi prima, e, in caso contrario,
con la chiusura dell'esercizio successivo [2536]”
I casi previsti dalla legge non sono altro che l’art. 2530 e si applicheranno inoltre quelli visti per la SPA e la SRL con
l’unico fatto che quelli per la SPA risultano in parte incompatibili con la soc. cooperativa (Es. modifica della clausola
dell’oggetto sociale quando consente un cambiamento significativo della società, è vero che è previsto per la SPA
richiamato dalla SRL e conseguentemente applicabile alla soc. cooperativa, ma quest’ultima ha un tema sull’oggetto
sociale particolarmente vincolante per cui se si è costituita per supportare i tassisti o piuttosto che i produttori
dell’uva in una determinata area geografica, il cambiamento dell’oggetto sociale appare improbabile, la
trasformazione della società allo stesso modo così come trasferimento all’estero; sono richiamate dalla SPA e SRL ma
in effetti sono improbabili per la società cooperativa). Quindi vi sono si dei richiami ma in effetti sono abbastanza
improbabili.
Il diritto di recesso porta con sè lo scioglimento del rapporto sociale e il rimborso della quota versata dal socio con
conseguente depauperamento del patrimonio netto (come visto per le SPA). Nel caso di soc. cooperativa però
potrebbe essere strumentale l’esercizio del diritto di recesso e ciò perché il voto spetta per teste, qualora il socio abbia
sottoscritto un certo numero di azioni superiore al minimo ma che tutto sommato non hanno più ragion d’essere, si
potrebbe strumentalmente parzialmente utilizzare il diritto di recesso restando con la quota minima e
conseguentemente vedere i diritti amm.vi tutelati in maniera analoga, nel caso di soc. cooperativa il recesso non può
essere parziale (art. 2532 - 1° comma).
Nel momento in cui si perfeziona il recesso e quindi gli amm.ri verificano l’esistenza del caso previsto dalla legge o
dall’atto costitutivo, avrà diritto alla liquidazione della quota e si scioglierà il rapporto con la società che ha effetto per
quanto riguarda il rapporto sociale dal momento di accoglienza della domanda, per i rapporti invece mutualistici il
rapporto “Ove la legge o l'atto costitutivo non preveda diversamente, per i rapporti mutualistici tra socio e società il
recesso ha effetto con la chiusura dell'esercizio in corso, se comunicato tre mesi prima, e, in caso contrario, con la
chiusura dell'esercizio successivo”, per cui le eventuali obbligazioni contratte per l’esecuzione dello scopo mutualistico
perdurano nonostante sia cessato il rapporto sociale e ciò per consentire alla società di continuare a perseguire il suo
scopo mutualistico in modo ordinata senza alterazioni che possano intercorrere in corso d’opera. In termini
concettuali il legislatore è intervenuto immaginando l’ipotesi che l’interruzione immediata del rapporto mutualistico
tra socio e società potrebbe essere dannoso e quindi in linea di principio ne garantisce la continuità diversamente lo
statuto può prevedere che in caso di recesso contestualmente cessa sia il rapporto sociale ma cessa anche il rapporto
mutualistico; questa è una peculiarità prevista nel caso di recesso, perché è rimessa nelle mani del socio.

Esclusione del socio


#Art. 2533 – “L'esclusione del socio, oltre che nel caso indicato all'articolo 2531, può aver luogo:
1) nei casi previsti dall'atto costitutivo [2521, n. 7];
2) per gravi inadempienze delle obbligazioni che derivano dalla legge, dal contratto sociale, dal regolamento o dal
rapporto mutualistico;
3) per mancanza o perdita dei requisiti previsti per la partecipazione alla società;
4) nei casi previsti dall'articolo 2286;
5) nei casi previsti dell'articolo 2288, primo comma.
L'esclusione deve essere deliberata dagli amministratori o, se l'atto costitutivo lo prevede, dall'assemblea.
Contro la deliberazione di esclusione il socio può proporre opposizione al tribunale, nel termine di sessanta giorni dalla
comunicazione [2964](2).
Qualora l'atto costitutivo non preveda diversamente, lo scioglimento del rapporto sociale determina anche la
risoluzione dei rapporti mutualistici pendenti.”
art. 2531 (morosità del socio)
Oltre a quelle richiamate dalla legge, lo statuto interverrà a stabilire quelli che sono gli obblighi e gli effetti degli
eventuali inadempimenti intollerabili.
Art. 2286 (soggetto che viene dichiarato interdetto, inabilitato, interdizione temporanea dai pubblici uffici) altra
ipotesi fallimento del socio o impossibilità di apportare il conferimento.
Al verificarsi di queste fattispecie, la società può prendere iniziativa nei confronti dei soci ad escluderli dalla società
medesima. Potranno agire per l’esclusione gli amm.ri o se l’atto costitutivo lo prevede, all’assemblea. E’ agli amm.ri
che viene riconosciuto il potere di amm.re l’ingresso e l’uscita dei soci e pertanto naturalmente dovrebbe essere un
potere di competenza degli amm.ri però il codice prevede anche la possibilità che l’atto costitutivo disponga
diversamente riservando la competenza anche all’assemblea. Termine di 60 giorni per l’opposizione in tribunale.
Morte del socio, pur essendo società organizzata su base capitalistica, l’intuitus persone dei soci è particolarmente
rilevante per cui non ho la normale situazione che vi è nelle società capitalistiche ma in questo caso si ripropone il
tema della morte che ripropone lo scioglimento del rapporto sociale con la liquidazione della quota agli eredi senza
possibilità di appello; è ammesso il parere contrario che deve essere espresso, non è richiesto il consenso dei soci.
E’ possibile che a fronte di una quota del socio deceduto possano subentrare più eredi i quali potranno avere o una
quota indivisibile con nome del rappresentante (comunione) ovvero su autorizzazione della società potranno
provvedere al frazionamento della quota qualora questa consenta di non scendere al di sotto del minimo del valore
della quota.
Nel momento in cui si scioglie il rapporto sociale vi è diritto alla liquidazione della quota.
#Art. 2535 – “La liquidazione della quota o il rimborso delle azioni ha luogo sulla base del bilancio dell'esercizio in cui si
sono verificati il recesso, l'esclusione o la morte del socio.
La liquidazione della partecipazione sociale, eventualmente ridotta in proporzione alle perdite imputabili al capitale,
avviene sulla base dei criteri stabiliti nell'atto costitutivo. Salvo diversa disposizione, la liquidazione comprende anche il
rimborso del soprapprezzo, ove versato, qualora sussista nel patrimonio della società e non sia stato destinato ad
aumento gratuito del capitale ai sensi dell'articolo 2545 quinquies, terzo comma.
Il pagamento deve essere fatto entro centottanta giorni dall'approvazione del bilancio [2289]. L'atto costitutivo può
prevedere che, per la frazione della quota o le azioni assegnate al socio ai sensi degli articoli 2545 quinquies e 2545
sexies, la liquidazione o il rimborso, unitamente agli interessi legali, possa essere corrisposto in più rate entro un
termine massimo di cinque anni.
Il socio che recede ha diritto sulla base del bilancio di esercizio nel quale si verifica l’evento. Quindi la fattispecie è
diversa rispetto a quelle viste delle società di persone e di capitali in quanto nel caso di società di persone si era detto
che la liquidazione teneva conto anche delle operazioni in corso, per le società di capitali invece la liquidazione della
quota di partecipazione deve avvenire sulla base del valore corrente, differentemente invece per le soc. cooperative la
liquidazione della quota deve avvenire sulla base del capitale risultante dal bilancio in cui sono verificati gli eventi e
pertanto bisognerà quindi attendere l’approvazione del bilancio (quindi se oggi 21 maggio esercito o si verifica una
della cause dello scioglimento del rapporto sociale, la liquidazione della quota avverrà nei 180 giorni successivi
all’approvazione del bilancio d’esercizio 2021).
Il creditore particolare del socio non potrà agire sulla quota di partecipazione del medesimo (situazione analoga a
quella delle società di persone) e ciò perché è rilevante la posizione del socio.

ORGANIZZAZIONE SOCIETA’ COOPERATIVA:


anche qui troviamo l’org.ne delle società di capitali ovvero: organo amm.vo, assemblea e organo di controllo.
ASSEMBLEA:
#Art. 2538 – “Nelle assemblee [2521, n. 9] hanno diritto di voto coloro che risultano iscritti da almeno novanta giorni
nel libro dei soci [2370].
Ciascun socio cooperatore ha un voto, qualunque sia il valore della quota o il numero delle azioni possedute [1548,
2351, 2525]. L'atto costitutivo determina i limiti al diritto di voto degli strumenti finanziari offerti in sottoscrizione ai
soci cooperatori.
Ai soci cooperatori persone giuridiche [2542] l'atto costitutivo può attribuire più voti, ma non oltre cinque, in relazione
all'ammontare della quota oppure al numero dei loro membri [2548].
Nelle cooperative in cui i soci realizzano lo scopo mutualistico attraverso l'integrazione delle rispettive imprese o di
talune fasi di esse, l'atto costitutivo può prevedere che il diritto di voto sia attribuito in ragione della partecipazione allo
scambio mutualistico. Lo statuto stabilisce un limite per il voto plurimo per tali categorie di soci, in modo che nessuno
di essi possa esprimere più del decimo dei voti in ciascuna assemblea generale. In ogni caso, ad essi non può essere
attribuito più di un terzo dei voti spettanti all'insieme dei soci presenti o rappresentati in ciascuna assemblea generale.
Le maggioranze richieste per la costituzione delle assemblee e per la validità delle deliberazioni sono determinate
dall'atto costitutivo e sono calcolate secondo il numero dei voti spettanti ai soci.
L'atto costitutivo può prevedere che il voto venga espresso per corrispondenza [2372], ovvero mediante altri mezzi di
telecomunicazione. In tal caso l'avviso di convocazione deve contenere per esteso la deliberazione proposta. Se sono
poste in votazione proposte diverse da quelle indicate nell'avviso di convocazione, i voti espressi per corrispondenza
non si computano ai fini della regolare costituzione dell'assemblea.”
Principio che è volto a limitare l’uso strumentale dell’ingresso dei soci. Può accadere che si venga contattati per essere
parte della società solo con il fine di indirizzare le votazioni del socio entrante in fase assembleare.
Per evitare che tali manovre avvengano a ridosso dell’assemblea, il legislatore ha posto dei vincoli amministrativi dato
dal fatto che per i primi 90 giorni dall’ingresso del nuovo socio questo non potrà votare. Il socio ha diritto solamente
un voto, la società cooperativa società giuridica è una deroga al principio del voto per testa che vuole incentivare in
qualche modo il socio sovventore ovvero il socio che partecipa con una quota maggiore rispetto agli altri
riconoscendogli non un voto proporzionale alla quota, una maggior numero di voti fino ad un massimo di 5 e quindi è
vero che acquisisce un peso diverso nell’ambito dell’assemblea dall’altra parte nell’ambito di una cooperativa
organizzata la possibilità di esercitare 5 voti rispetto ad 1 non cambia gli equilibri.
Rispetto a tale principio generale il 4° comma prevede un ipotesi residuale che è un eccezione rispetto al principio
generale.
Quindi nella soc. cooperativa spetta 1 voto per teste, deroga a 5 per i soci sovventori e conseguentemente la società
cooperativa non è scalabile; un unico socio non potrà mai controllare una società cooperativa.
Il codice civile prevede che lo statuto possa prevedere la possibilità di esercizio del diritto di voto diverso in particolari
tipi di società cooperative ovvero nelle cooperative in cui i soci realizzano lo scopo mutualistico attraverso
l’integrazione nelle rispettive imprese o talune di esse l’atto costitutivo può prevedere che il diritto di voto sia
attribuito non per teste ma in razione della partecipazione dello scambio mutualistico (e quindi in relazione a quello
che è l’effettivo apporto da parte del socio) (comma 4° dell’art. 2538).
Come si costituisce e come delibera l’assemblea? Vi è la massima libertà demandando all’atto costitutivo la decisione.
Le maggioranze richieste per la costituzione delle assemblee e per la validità delle deliberazioni sono determinate
dall'atto costitutivo e sono calcolate secondo il numero dei voti spettanti ai soci.
L'atto costitutivo può prevedere che il voto venga espresso per corrispondenza [2372], ovvero mediante altri mezzi di
telecomunicazione. In tal caso l'avviso di convocazione deve contenere per esteso la deliberazione proposta. Se sono
poste in votazione proposte diverse da quelle indicate nell'avviso di convocazione, i voti espressi per corrispondenza
non si computano ai fini della regolare costituzione dell'assemblea.”
La partecipazione dei soci all’assemblea è un elemento sentito visto che questa è costituita su base personalistica
(anche se ha personalità giuridica e responsabilità patrimoniale) ciò che conta è la rilevanza del socio cooperatore che
si vuole che partecipi alla vita sociale ecco che in tal senso che viene previsto dallo statuto la possibilità di esprimere il
voto per corrispondenza ovvero mediante altri mezzi di comunicazione (considerando che il voto per corrispondenza è
una notevole apertura) consentendo così di ampliare il margine per il raggiungimento della deliberazione finale.
Il socio potrà anche validamente delegare il voto ma..
#Art. 2539 – “Nelle cooperative disciplinate dalle norme sulla società per azioni ciascun socio può rappresentare sino
ad un massimo di dieci soci [2372, 2538].
Il socio imprenditore individuale può farsi rappresentare nell'assemblea anche dal coniuge, dai parenti entro il terzo
grado e dagli affini entro il secondo che collaborano all'impresa.”
..ma nelle cooperative disciplinate dalle norme della SPA non potrà rappresentare più di 10 soci (e quindi numero
notevolmente inferiore rispetto a quello visto per le SPA) e ciò perché si vuole evitare l’accentramento delle deleghe
in mano ad un unico soggetto perché si vuole incentivare la partecipazione.
Sempre nell’ottica di incentivazione la partecipazione alla vita sociale, l’art. 2540 prevede una fattispecie particolare
mai vista fin ora ovvero assemblee separate.
#Art. 2540 – “L'atto costitutivo delle società cooperative può prevedere lo svolgimento di assemblee separate, anche
rispetto a specifiche materie ovvero in presenza di particolari categorie di soci.
Lo svolgimento di assemblee separate deve essere previsto quando la società cooperativa ha più di tremila soci e
svolge la propria attività in più province ovvero se ha più di cinquecento soci e si realizzano più gestioni mutualistiche.
L'atto costitutivo stabilisce il luogo, i criteri e le modalità di convocazione e di partecipazione all'assemblea generale
dei soci delegati e assicura in ogni caso la proporzionale rappresentanza delle minoranze espresse dalle assemblee
separate [2521, n. 9].
I delegati debbono essere soci [2539, 2542]. Alla assemblea generale possono assistere anche i soci che hanno preso
parte alle assemblee separate.
Le deliberazioni della assemblea generale possono essere impugnate ai sensi dell'articolo 2377 anche dai soci assenti e
dissenzienti nelle assemblee separate quando, senza i voti espressi dai delegati delle assemblee separate
irregolarmente tenute, verrebbe meno la maggioranza richiesta per la validità della deliberazione.
Le deliberazioni delle assemblee separate non possono essere autonomamente impugnate.
Le disposizioni del presente articolo non si applicano alle società cooperative con azioni ammesse alla quotazione in
mercati regolamentati.
Dinnanzi alla società cooperativa che amplia la sua base sociale e aumenta la sua dimensione, sempre con l’intento di
incentivare la partecipazione dei soci all’assemblea si prevede lo svolgimento di assemblee separate. Quindi, massima
discrezionalità con riferimento all’atto costitutivo, può essere un principio generale, può essere riservato a
determinate materie, può essere riservato a determinate categorie di soci. Diventa obbligatorio però quando la
società ha più di 3000 soci e l’attività viene svolta in più province ovvero se ha più di 500 soci e si realizzano più
gestioni mutualistiche. Nel momento in cui la soc. cooperativa raggiunge determinate soglie dimensionali ove questa è
espressa per nr. di soci e per estensione territoriale si estende altresì la partecipazione assembleare prevedendo che
essa avvenga separatamente. Ciò fa si che il socio dislocato in un'altra provincia possa comunque partecipare
mediante svolgimento di assemblee separate, queste assemblee dovranno essere convocate preventivamente con
esattamente lo stesso ordine del giorno dell’assemblea, le assemblee separate dovranno nominare dei delegati che
saranno portatori dei voti recepiti dalle istanze nell’ambito dell’assemblee separate. “L'atto costitutivo stabilisce il
luogo, i criteri e le modalità di convocazione e di partecipazione all'assemblea generale dei soci delegati e assicura in
ogni caso la proporzionale rappresentanza delle minoranze espresse dalle assemblee separate.” fermo restando che il
voto lo abbiano espresso nell’assemblea separata; “Le deliberazioni della assemblea generale possono essere
impugnate ai sensi dell'articolo 2377 anche dai soci assenti e dissenzienti nelle assemblee separate quando, senza i voti
espressi dai delegati delle assemblee separate irregolarmente tenute, verrebbe meno la maggioranza richiesta per la
validità della deliberazione.”. Se è vero che le assemblee separate rappresentano una forma agevolata e di
incentivazione alla partecipazione fermo restando che i soci potranno partecipare all’assemblea generale ma non
potranno votare in quanto i voti vengono espressi dai delegati, ecco che qui si pone una formazione della volontà
assembleare in fasi successive. Pertanto, che meccanismo avrà l’impugnazione della delibera?
Cosa accade se l’assemblea separata presenta dei requisiti di invalidità? Investe anche tutte le altre? No, è un tassello
che consente la formazione della volontà dell’assemblea generale. Potrà quindi essere impugnata solamente la
delibera dell’assemblea generale e non quella dell’assemblea separata con l’unico vincolo che a condizione espressi
dal delegato siano rilevanti ai fini del quorum deliberativo.

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE:
#Art. 2542 – “La nomina degli amministratori spetta all'assemblea fatta eccezione per i primi amministratori che sono
nominati nell'atto costitutivo e salvo quanto disposto nell'ultimo comma del presente articolo.
L'amministrazione della società è affidata ad un organo collegiale formato da almeno tre soggetti. Alle cooperative di
cui all'articolo 2519, secondo comma, si applica la disposizione prevista dall'articolo 2383, secondo comma(1).
La maggioranza degli amministratori è scelta tra i soci cooperatori ovvero tra le persone indicate dai soci cooperatori
persone giuridiche.
[Nelle società cooperative cui si applica la disciplina delle società per azioni, l'atto costitutivo stabilisce i limiti al cumulo
delle cariche e alla rieleggibilità degli amministratori nel limite massimo di tre mandati consecutivi](2).
L'atto costitutivo può prevedere che uno o più amministratori siano scelti tra gli appartenenti alle diverse categorie dei
soci [2318, 2380 bis, 2457, 2530], in proporzione dell'interesse che ciascuna categoria ha nell'attività sociale. In ogni
caso, ai possessori di strumenti finanziari non può essere attribuito il diritto di eleggere più di un terzo degli
amministratori.
La nomina di uno o più amministratori può essere attribuita dall'atto costitutivo allo Stato o ad enti pubblici [2449]. In
ogni caso, la nomina della maggioranza degli amministratori è riservata all'assemblea.”
I primi amministratori vengono nominati dall’atto costitutivo e i successivi vengono nominati dall’assemblea.
Nella soc. cooperativa abbiamo un insieme di peculiarità. Nella società cooperativa la maggioranza dei soci
componenti del consiglio di amm.ne deve essere scelta tra i soci cooperatori, devono quindi essere soggetti coinvolti
nella società. Nel momento in cui vi sia una pluralità di scopi mutualistici può essere previsto che un certo numero di
amm.ri possa essere nominato da ciascuna categoria che viene svolta nella società cooperativa, 3) lo statuto può
prevedere che alcuni amm.ri siano nominato dallo stato o dagli enti pubblici ma in questo caso prevedendo
l’ingerenza esterna non potrà mai prevedere la maggioranza dei componenti in quanto la maggioranza dovrà sempre
appartenere all’ambito della compagine sociale.
#Art. 2544 – “Indipendentemente dal sistema di amministrazione adottato non possono essere delegati dagli
amministratori, oltre le materie previste dall'articolo 2381, i poteri in materia di ammissione, di recesso e di esclusione
dei soci e le decisioni che incidono sui rapporti mutualistici con i soci(1).
Se la cooperativa ha adottato il sistema di amministrazione di cui all'articolo 2409 octies, i possessori di strumenti
finanziari non possono eleggere più di un terzo dei componenti del consiglio di sorveglianza e più di un terzo dei
componenti del consiglio di gestione. I componenti del consiglio di sorveglianza eletti dai soci cooperatori devono
essere scelti tra i soci cooperatori ovvero tra le persone indicate dai soci cooperatori persone giuridiche.
Se la cooperativa ha adottato il sistema di amministrazione di cui all'articolo 2409 sexiesdecies, agli amministratori
eletti dai possessori di strumenti finanziari, in misura comunque non superiore ad un terzo, non possono essere
attribuite deleghe operative né gli stessi possono fare parte del comitato esecutivo.”
Indipendentemente dal sistema di amm.ne che viene adottato, non potranno essere delegate all’amm.re delegato
oltre le materie viste nell’art. 2381 (redazione di bilancio, progetto di fusione, progetto di scissione) non possono
essere delegati “i poteri in materia di ammissione, di recesso e di esclusione dei soci e le decisioni che incidono sui
rapporti mutualistici con i soci”. E’ sempre il consiglio nella sua interezza che decide, non è rimesso al singolo soggetto.

ORGANO DI CONTROLLO:
Si rinvia ai modelli della SPA e della SRL
#Art. 2543 – “La nomina del collegio sindacale è obbligatoria nei casi previsti dal secondo e terzo comma dell'articolo
2477, nonché quando la società emette strumenti finanziari non partecipativi.
L'atto costitutivo può attribuire il diritto di voto nell'elezione dell'organo di controllo proporzionalmente alle quote o
alle azioni possedute ovvero in ragione della partecipazione allo scambio mutualistico.
I possessori degli strumenti finanziari dotati di diritti di amministrazione possono eleggere, se lo statuto lo prevede, nel
complesso sino ad un terzo dei componenti dell'organo di controllo.”
La nomina dell’organo di controllo avviene da parte dell’assemblea ma lo statuto può prevedere che la nomina
avviene proporzionalmente alle quote o alle azioni possedute ovvero in ragione dello scambio mutualistico effettuato,
ma questo è una casistica speciale che dovrà essere prevista esclusivamente per statuto.

Per la soc. cooperativa così come per le SPA è prevista la possibilità di ricorrere al controllo giudiziario richiamato dagli
art. 2545 quinquies al deces “controllo giudiziario”.
I fatti previsti dall’art. 2409 devono essere denunciati al tribunale dai soci che rappresentano 1/10 del capitale sociale,
il ricorso deve essere comunicato anche all’autorità di vigilanza e sostanzialmente vi è una fase di verifica e controllo
in linea con quanto previsto per il 2409 con il fatto che questa è un iniziativa che viene attivata dai soci ma i costi sono
a carico di questi ultimi
La possibilità di ricorrere a controlli esterni non è solamente quella al richiamo dell’art. 2409 ma anche quella prevista
dall’art. 2545quater-deces, ovvero una vigilanza eseguita dal ministero delle attività produttive che è un attività
sistematica è un monitoraggio costante. In tal caso per ciò che concerne le soc. cooperative il ministero (autorità di
vigilanza) può provvedere alla nomina di commissori in sostituzione degli amm.ri e soprattutto può disporre la
liquidazione della società che avviene secondo la procedura coatta amministrativa procedura alternativa al fallimento
in quanto sottrae la procedura di liquidazione forzosa all’autorità giudiziaria riservandola all’autorità amministrativa
che è competente per la vigilanza.

Bilancio e gli utili


La procedura di redazione del bilancio è la medesima vista per le società di capitali, quindi il consiglio di amm.ne dovrà
predisporre il bilancio se presente l’organo di controllo dovrà essere sottoposto a verifica da parte dell’organo di
controllo e nei 15 giorni antecedente all’assemblea il bilancio, la relazione degli amm.ri, relazione dell’organo di
controllo dovranno essere depositati presso la sede sociale per consentire i soci di consultare la documentazione
prima dell’esecuzione dell’assemblea. La procedura è pertanto fin qui la medesima, però le peculiarità per la società
cooperativa in merito al bilancio quali sono? Un primo punto è contenuto nell’articolo 2545
#Art. 2545 – “Gli amministratori e i sindaci della società, in occasione della approvazione del bilancio di esercizio
debbono, nelle relazioni previste dagli articoli 2428 e 2429 indicare specificamente i criteri seguiti nella gestione sociale
per il conseguimento dello scopo mutualistico.”
Questa è una previsione che va ad integrare la relazione degli amm.ri dell’art. 2428 e del collegio sindacale dell’art.
2429 con riferimento alla specifica materia; dovrà essere indicato cosa viene fatto per il conseguimento dello scopo
mutualistico. Il bilancio così predisposto verrà sottoposto all’approvazione dei soci i quali dovranno deliberare anche
in merito all’utile. L’utile nelle società di capitali doveva essere destinato nella misura del 5% a riserva legale fino al
raggiungimento del 20% del capitale sociale, poteva essere riservato alla formazione della riserva statutaria qualora
prevista dallo statuto, dopodiché i soci da ultimo potevano distribuirlo tra i soci o destinarlo a riserva straordinaria ad
incremento del patrimonio netto, delibera questa che può essere riveduta nella misura in cui l’assemblea può poi
successivamente deliberare di distribuire la riserva straordinaria, ciò che non può distribuire è il capitale sociale,
riserva legale ed eventuale riserva statutaria. Ma per le società cooperative il tema è più stringente in quanto l’art.
2545quater prevede che:
#Art. 2545quater – “Qualunque sia l'ammontare del fondo di riserva legale, deve essere a questo destinato almeno il
trenta per cento degli utili netti annuali.
Una quota degli utili netti annuali deve essere corrisposta ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della
cooperazione, nella misura e con le modalità previste dalla legge.
L'assemblea determina, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 2545 quinquies, la destinazione degli utili non
assegnati ai sensi del primo e secondo comma.”
Alla riserva legale deve essere destinato almeno il 30% degli utili netti annuali senza limite massimo di raggiungimento
del capitale quindi non più il 5% fino al raggiungimento del 20% del capitale come visto nelle società di capitali. Una
parte degli utili viene anche destinata ad altri fondi che perseguono finalità mutualistiche. Per gli utili che risultano in
avanzo questi vengono destinati ai soci fermo restando il massimo importo dei dividendi.
Perché il 30% deve essere destinato a riserva legale e non c’è più il limite massimo di raggiungimento? Ciò perché in
essa non è previsto un limite minimo di capitale sociale ma solo di soci. Il rafforzamento patrimoniale al fine di
garantire una maggior tutela dei creditori lo si ottiene mediante l’accrescimento della riserva legale.
L’atto costitutivo indica le modalità e la percentuale massima di ripartizione dei dividendi tra i soci cooperatori.
In realtà quando si è parlato di soc. cooperative a mutualità prevalente si era detto che il dividendo non poteva
eccedere il buono fruttifero postale maggiorato di 2 punti, in realtà non troviamo limiti per quanto riguarda le soc.
cooperative non a mutualità prevalente ma evidentemente l’eventuale utile distribuibile subisce la falcidia
dell’accantonamento a riserva legale e ai fondi mutualistici.
L’utile non rappresenta l’unica modalità di fruizione del beneficio economico in capo al socio perché in realtà la forma
mediante la quale vi può essere una remunerazione del socio ma come
perfezionamento/integrazione/completamento dello scopo mutualistico che si realizza mediante lo scambio
mutualistico che intercorre tra il socio cooperatore e la società, tutto ciò avviene mediante i c.d. “ristorni”. Il ristorno è
una forma di remunerazione ulteriore corrisposta ai soci non in quanto tali ma in proporzione alla qualità e quantità
degli scambi mutualistici intervenuti in corso d’anno. Il ristorno (che avviene bene con le soc. cooperative di consumo
e di lavoro) consente di massimizzare anche il termine di ritorno in capo al socio cooperatore e ciò perché la società
non avendo obiettivo di lucro oggettivo, deve offrire prestazione ai soci a prezzi più vantaggiosi ma al tempo stesso
deve consentire il funzionamento della struttura.
Si remunerano tutti al medesimo modo dopodiché arrivando a fine anno e avendo utile, questo utile tramite la pratica
del ristorno si andrà ad imputare l’utile o una parte di questo in capo a ciascun socio lavoratore ad esempio in
funzione delle ore lavorate poiché il socio avrà contribuito al conseguimento di quell’utile in proporzione a ciò che ha
apportato; in questo modo si consegue meglio l’obiettivo mutualistico e si attribuisce il beneficio a chi ha dato il
maggior apporto; medesimo discorso vale per le cooperative di consumo.
Quindi, il ristorno consente da una parte consente il conseguimento nel risparmio della spesa nella cooperativa di
consumo e nel momento in cui la cooperativa invece è di lavoro essa consente di remunerare il lavoro sulla base del
apporto effettivamente conseguito.
Quindi i ristorni non devono essere confusi con gli utili pur essendo componente dell’avanzo di gestione
evidentemente seguono dei criteri di ripartizione diversi e più equi rispetto alla finalità differentemente dalla
distribuzione di dividendi che segue invece il principio del capitale versato.
La distribuzione dei dividendi oltre ad essere soggetta alla falcidia della destinazione della riserva legale e della
destinazione dei fondi mutualistici, non possono essere distribuiti ai sensi dell’art. 2545quinquis 2° comma qualora il
rapporto fra il patrimonio netto ed il complessivo indebitamento della società è superiore ad 1/4 quindi il patrimonio
netto deve essere almeno il 20% del passivo se non vi è questa proporzione non si potranno distribuire i dividendi e
ciò è coerente con la ratio della norma che impone il 30% degli utili destinati a riserva legale stante l’assenza del
minimo legale di capitale in sede di costituzione.

SCIOGLIMENTO:
La soc. cooperativa si scioglie per tutte le cause viste nell’art. 2484 salvo l’ipotesi di riduzione del capitale al di sotto
del minimo legale visto che nella soc. cooperativa non si ha un minimo di capitale ma si ha la perdita del capitale
sociale. L’ulteriore causa di liquidazione è rappresentata dalla mancata ricostituzione del numero minimo dei soci 3 o
9 entro un anno a seconda della struttura organizzativa adottata sia essa SRL o SPA.
La liquidazione segue lo stesso iter, nomina dei liquidatori, passaggio delle consegne, realizzo dell’attivo, pagamento
integrale dei creditori, ma l’eventuale riparto degli utili in questo caso non sussiste ma vi sarà una devoluzione
dell’eccedenza perché altrimenti verrebbe aggirato lo scopo mutualistico, i soci riceveranno la liquidazione della
propria quota e la remunerazione sulla base del rendimento del capitale ipotizzato prendendo come riferimento il
rendimento dei buoni fruttiferi postali, ma l’eventuale riparto dell’eccedenza non sarà possibile perché altrimenti
verrebbe aggirato lo scopo mutualistico.

A valle delle società cooperative abbiamo le mutue assicuratrici che hanno due caratteristiche in più
particolare tipo di attività svolta (Attività di assicurazione)
i soci devono essere necessariamente assicurati. In questo caso l’attività è riservata ai soci che devono
necessariamente sottoscrivere i contratti di assicurazione.

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