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La teoria dell’endosimbiosi è una delle teorie che cercano di spiegare l’evoluzione della vita sulla Terra.

Ripercorriamo le tappe principali di questo processo.

L'atmosfera terrestre primitiva non conteneva ossigeno; questo elemento era presente soltanto allo stato
liquido, legato all'idrogeno nelle molecole d’acqua. Le prime forme viventi quindi furono procarioti il
cui metabolismo era anaerobico.

L'ossigeno gassoso fu generato dai primi procarioti capaci di compiere la fotosintesi, i cianobatteri o alghe
azzurre, che sono stati la forma di vita più diffusa sulla Terra da circa 3 miliardi a circa 1 miliardo di anni fa.
Si può immaginare che all’epoca il pianeta fosse rivestito da uno strato verdastro di cianobatteri, la cui
presenza modificò radicalmente l’atmosfera rendendola "respirabile".

A questo punto i procarioti si adattarono alle nuove condizioni, sfruttando la reattività dell’ossigeno
atmosferico per ricavare energia dalla demolizione delle sostanze organiche: questa evoluzione portò alla
comparsa del metabolismo aerobico, che si rivelò in breve assai più vantaggioso ed efficiente di quello
anaerobico.

In base alle testimonianze fossili, sappiamo che gli eucarioti si sono evoluti dai procarioti tra 1,5 e 1 miliardo
di anni fa. Ma come ha avuto luogo questa evoluzione?

Secondo le teorie più recenti, la cellula eucariote sarebbe il risultato di due eventi combinati:

•la formazione dei sistemi di membrane interne (tranne cloroplasti e mitocondri) a partire da
ripiegamenti interni della membrana cellulare. Questo processo avrebbe originato l’apparato di
Giolgi, la membrana che delimita il nucleo, il reticolo endoplasmatico liscio e quello granulare;
•la formazione di mitocondri e cloroplasti: per spiegare questo processo, negli anni 1980 la biologa
Lynn Margulis ha elaborato la teoria dell’endosimbiosi.

Secondo il modello endosimbiotico, i cloroplasti e i mitocondri si sarebbero evoluti da piccoli procarioti


stabilitisi all’interno di cellule più grandi.

Gli antenati dei mitocondri sarebbero procarioti eterotrofi aerobi, in grado di liberare grandi quantità di
energia utilizzando la respirazione cellulare. I cloroplasti, invece, avrebbero avuto origine da cianobatteri
inglobati dalle cellule eucariote primitive.

Quando queste "convivenze" ebbero inizio, si stabilì una simbiosi vantaggiosa per tutti i protagonisti: le
cellule inglobate divennero dipendenti dalla cellula ospite per gli approvvigionamenti di molecole organiche e
inorganiche, mentre la cellula ospitante ebbe a disposizione più nutrimento (prodotto dalle cellule
fotosintetiche) e più energia (prodotta, sotto forma di ATP, dalle cellule aerobie).

La relazione si fece sempre più stretta, fino a originare un unico organismo: la cellula eucariote che
conosciamo oggi, con i mitocondri (presenti in tutte le cellule) e i cloroplasti (tipici delle piante).

A sostegno di questa teoria sta il fatto che entrambi questi organuli possiedono piccole quantità di DNA, RNA
e ribosomi, testimonianza di una loro antica capacità riproduttiva indipendente.

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