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CAPITOLO 2

L'ecosistema è un sistema complesso di organismi viventi che cerca di trovare, anche inconsapevolmente,
un certo equilibrio. Include anche ciò che noi non vediamo, come l'ossigeno e l'anidride carbonica. La
biodiversità, invece, è la quantità di specie presenti in un ecosistema, mentre la biosfera è l'insieme degli
ecosistemi della Terra che interagiscono su scala globale.

Il capitale naturale comprende i beni e i servizi offerti dalla natura ed è composto da quattro elementi
fondamentali:
 Risorse rinnovabili, come energia solare, eolica, idroelettrica, geotermica e la biomassa;
 Risorse non rinnovabili, come combustibili fossili (che derivano da residui sepolti di piante e animali
vissuti migliaia di anni fa) e uranio;
 Biodiversità terrestre;
 Servizi resi dagli ecosistemi;

Le risorse rinnovabili si rigenerano in tempi ragionevoli. Le risorse non rinnovabili, invece, vengono
considerate esaurite quando vengono meno le condizioni per la loro rigenerazione. Le quantità di queste
risorse sono fisse e quindi soggette a esaurimento se totalmente prelevate e consumate. Il "rendimento
sostenibile" è la massima quantità di una risorsa che può essere sfruttata e utilizzata senza mettere in
pericolo la sua capacità di rinnovarsi e rigenerare se stessa.

Il degrado ambientale avviene quando una risorsa viene sfruttata non rispettando i tempi della sua
rigenerazione, quando le attività umane danneggiano la biodiversità di un luogo oppure quando le sostanze
inquinanti superano il massimo livello consentito da leggi che tutelano la salute.

Abbiamo due tipi di risorse: risorse di proprietà comune, dette anche beni comuni naturali, e risorse di
libero accesso. Le prime sono quelle risorse naturali (foreste, pascoli, acque e zone di pesca) comunità da
una comunità. Le seconde, invece, sono quei beni che non appartengo o ad un unico individuo e, dunque,
sono disponibili a tutti.

Il petrolio è una fonte di energia non rinnovabile indispensabile per i paesi industrializzati. Può essere
bruciato come carburante per il riscaldamento e per generare elettricità, oppure raffinato e trasformato in
benzina, cherosene o gasolio. Non c'è modo di sapere con esattezza quanto petrolio contenga la Terra. Una
stima di quanto dureranno ancora le riserve attuali di petrolio viene espressa attraverso il rapporto
riserve/produzione, ottenuto dalla divisione delle riserve totali rimanenti nel globo per la percentuale
annuale della produzione di petrolio. A tal proposito, l’ecologista King Hubbert elaborò la teoria della
“transizione genetica”, segnalando che la produzione di petrolio sarebbe scemata e ciò avrebbe costretto la
popolazione ad usare differenti fonti di energia, con serie conseguenze per l’economia globale. I maggiori
produttori di petrolio a scala globale sono i paesi del Golfo Persico che appartengono all'OPEC. Quest'ultima
è un'organizzazione creata nel 1960 con lo scopo di coordinare la produzione petrolifera tra i suoi membri,
controllando quindi il suo prezzo sul mercato. I paesi fondatori di questa organizzazione sono il Venezuela,
l'Iran, l'Iraq, il Kuwait, e l'Arabia Saudita. Altri paesi membri sono l'Algeria, la Libia, il Qatar e gli Emirati
Arabi. Gli Stati Uniti sono dal 2015 al primo posto sia come produttori sia come consumatori di petrolio del
mondo. La seconda maggior consumatrice è la Cina. Al terzo posto troviamo, invece, l'Italia e il Giappone e
al quarto posto l'India. Pur essendo la seconda produttrice del mondo, l'Arabia Saudita non rientra nella
classifica dei primi cinque consumatori.

Il carbone deriva da depositi legnosi di alberi e piante parzialmente decomposte accumulatisi in ambienti
paludosi tra 300 e 400 milioni di anni fa. E’ il combustibile fossile più abbondante e più diffuso nel mondo e
le principali concentrazioni si trovano negli Stati Uniti, in Russia e in Cina. A differenza del petrolio e del gas
naturale, le popolazioni impiegano il carbone per riscaldare l'acqua e generare energia a vapore e ha
letteralmente alimentato la rivoluzione industriale tra il XVIII e il XIX secolo. Dopo il petrolio, il carbone oggi
è il secondo combustibile fossile per utilizzo nel mondo. Ad esempio la Cina dipende pesantemente dal
carbone, e ne è contemporaneamente il maggior produttore e consumatore, mentre gli Stati Uniti sono al
secondo posto. L'estrazione e l'utilizzo di questa risorsa presentano una serie di gravi problemi ambientali e
sociali. Il metodo d'estrazione più controverso per i pesanti impatti sull'ambiente è quello usato per
estrarre depositi di risorse minerarie vicine alla superficie, indicato come “miniere a cielo aperto” o miniera
di superficie. I minatori in primo luogo liberano la superficie da tutta la vegetazione, poi con potenti
esplosivi rimuovono la roccia che sta sopra i giacimenti e la trasportano in aree libere nei dintorni. In
seguito, mediante scavatori estraggono i minerali. Negli Stati Uniti, soprattutto nei monti Appalachi (parte
orientale del nord America), una pratica analoga viene detta “mountaintop removal”, ovvero la
decapitazione delle montagne. Sebbene sia in grado di produrre proficuamente numerose tonnellate di
carbone, esso produce delle alterazioni paesaggistiche a livello locale e regionale. Questi cambiamenti non
colpiscono solo l'ambiente, ma possono avere serie conseguenze anche per la popolazione che vive in zona.
Successivamente il sito di estrazione viene ripristinato e idro seminato con dei fertilizzanti per ristabilire la
vegetazione che ridurrà l'erosione del terreno. Oltre all'estrazione del carbone, anche il suo utilizzo
presenta seri problemi ambientali. Il carbone brucia in maniera meno pulita rispetto gli altri combustibili
fossili, contribuendo all'inquinamento atmosferico. Nuove tecniche, come i depuratori, aiutano a ridurre la
presenza di sostanze inquinanti nelle centrali elettriche a carbone. Oltre a rilasciare mercurio, la
combustione del carbone produce anidride solforosa e ossido di azoto. Questi componenti interagiscono
con l'acqua, l'ossigeno e altri elementi chimici nell'atmosfera fino a formare sostanze acide che cadono
sulla terra tramite pioggia e la neve. La “pioggia acida” è quella precipitazione più acida del normale che
può danneggiare gli ecosistemi terrestri e acquatici.

L'uranio è un elemento naturalmente radioattivo che si trova in alcuni minerali. Non è un combustibile
fossile, ma si tratta comunque di una risorsa non rinnovabile. Viene utilizzato per generare energia
nucleare, riscaldando l'acqua e producendo vapore. Nel 1957 venne fondata l'associazione internazionale
dell'energia atomica, organismo che promuove l'utilizzo pacifico dell'energia nucleare, dando vita allo
sviluppo commerciale di questa energia. L’energia nucleare costituisce una piccola frazione dell'energia
consumata in tutto il mondo e questo è dovuto al fatto che la capacità di gestire e controllare la produzione
di energia nucleare richiede conoscenze specializzate, la costruzione di un reattore nucleare presenta costi
enormi e che le centrali nucleari richiedono anche complesse infrastrutture di supporto. Un aspetto
positivo dell'energia nucleare è che può essere immagazzinata per molto tempo, caratteristica che non
possiedono il carbone, il petrolio o il gas naturale. D'altra parte, però, questa forma di energia presenta
elevati costi di impianto, di produzione e per lo smaltimento delle scorie. Un incidente o un sabotaggio
contro una centrale nucleare potrebbe causare una catastrofe nucleare come quella verificatasi nel 1986 a
Chernobyl, in Ucraina, e a Fukushima, in Giappone, nel 2011. In Italia il primo “piano energetico nazionale”
(PEN), varato nel 1975, prevedeva la costruzione di diverse centrali nucleari per la produzione di energia.
Furono costruite le centrali di Latina (nel Lazio), Sessa Aurunca (in Campania), Trino (in Piemonte) e Caorso
(in Emilia Romagna). Nel 1986 l'incidente di Chernobyl preoccupò molto l'opinione pubblica tanto che
furono indetti tre referendum. I referendum non vietarono espressamente il funzionamento delle centrali
esistenti, né la costruzione di nuove centrali, tuttavia le centrali ancora funzionanti furono chiuse. Nel 2011,
dopo l'incidente della centrale giapponese di Fukushima, un nuovo referendum con il 94% dei votanti
favorevoli mise fine ai programmi nucleari. Oggi le centrali nucleari vengono utilizzati essenzialmente per
scopi didattici.

Quando pensiamo ai differenti sistemi di produzione di energia del mondo, è utile distinguere tra energia
commerciale e non commerciale. Quella commerciale storicamente è sempre stata prodotta da
combustibili fossili, nucleari o da impianti idroelettrici di vaste dimensioni. L’energia commerciale è spesso
consumata lontano dal luogo di produzione, mentre l'energia non commerciale viene consumata
localmente o su scala regionale. L'energia non commerciale soddisfa il fabbisogno energetico quotidiano di
centinaia di milioni di persone nelle aree rurali di gran parte dei paesi in via di sviluppo e comincia ad essere
significativa anche nei paesi ricchi. Le “energie rinnovabili”, chiamate anche energie alternative, hanno
costituito fino a poco tempo fa la maggior parte della cosiddetta energia non commerciale. L’unica risorsa
rinnovabile utilizzata in maniera massiccia per produrre energia commerciale è l'acqua che genera energia
idroelettrica. Le nuove rinnovabili sono le biomasse, il micro idroelettrico, l'energia solare, quella eolica e
quella geotermica.

A livello globale la fonte rinnovabile più diffusa è quella delle biomasse, insiemi di materiale organico non
fossile di un ecosistema che comprendono la massa animale e vegetale, i suoi scarti e i suoi residui (ad
esempio le foglie secche). Esistono due maniere per ottenere energia dalle biomasse: una diretta,
bruciando il materiale non trattato (ma questo aumenta l’inquinamento), e una indiretta, convertendo la
biomassa in gas (biogas) o combustibile liquido (biocarburante) con l'ausilio di membri esistenti in natura. Il
gas metano così prodotto può essere usato per cucinare e riscaldare o illuminare. L’etanolo liquido, un
biocarburante ottenuto da residui di colture quali grano e canna da zucchero, può essere usato per
alimentari veicoli a motore. Il biodiesel, infine, può essere ottenuto da oli vegetali e da oli saturi da cucina.
Una delle principali tecnologie che consentono di utilizzare le biomasse, di solito letame e materiale
vegetale, sono i fermentatori di biogas o metano, che possono essere usati in aree urbane e rurali per
fornire energia su scala domestica o industriale. Questi forniscono energia alternativa ecologicamente
sostenibile, e diminuiscono così la pressione sulle foreste dalle quali si ricava la legna.

L’energia idroelettrica è sfruttata a livello globale per meno di un terzo dal suo potenziale, concentrato
prevalentemente in aree come la Cina, la Russia, l’America meridionale, il Canada e le Alpi. Vengono fatte
girare delle turbine collegate ad una sorta di dinamo per produrre energia elettrica. Nonostante abbiano
apportato numerosi benefici, tra cui la possibilità di irrigare i campi per tutto il corso dell’anno, le grandi
dighe (sbarramenti di cemento) non risolsero il problema delle disparità economiche e generarono, anzi,
diversi problemi ambientali: le grandi dighe interrompono il corso dei fiumi, alterando così l’ecosistema dei
fondali. A causa di enormi dighe, come quella delle “tre gole” sul fiume azzurro in Cina (la diga più grande
del mondo lunga circa 2km e mezzo. Così chiamata perché formata da tre pezzi, a causa della sua
costruzione sono stati costretti allo sfollamento più di un milione di persone) capaci di rovinare habitat ed
ecosistemi, la loro sostenibilità è messa in discussione, mentre è crescente l’uso di piccole centrali
idroelettriche per il consumo locale. In Sicilia tutti i laghi sono artificiali, tranne quello di Pergusa (Enna). Nel
lago di Caccamo (in provincia di Palermo) si produce energia idroelettrica. A Palermo si trova un’importante
centrale idroelettrica che brucia il petrolio e prende il nome di “Ettore Maiorana”.

L’energia del sole può essere sfruttata passivamente o attivamente. L’accumulo passivo di energia solare
sfrutta la forma e l’esposizione di un edificio e i materiali con i quali viene costruito per catturare la luce del
sole. L’accumulo attivo fa uso, invece, di diversi strumenti, quali pannelli solari, gli specchi e le celle
fotovoltaiche per catturare, immagazzinare e utilizzare l’energia del sole. Le celle fotovoltaiche permettono
la conversione della lice solare direttamente in elettricità, mentre altri sistemi utilizzano il calore del sole
per riscaldare l’acqua. Il sole può essere considerato anche la fonte dell’energia eolica, una fonte
rinnovabile che vede la Cina come suo primo produttore a livello mondiale: i venti, infatti, sono generati dal
riscaldamento irregolare della superficie terrestre proprio da parte del sole. Le turbine eoliche sfruttano
l’energia prodotta dallo spostamento delle masse d’aria convertendola in elettricità. Attualmente entrambe
le forme di energia contribuiscono solo in minima parte al fabbisogno energetico globale, ma stanno
guadagnando popolarità in quanto fonti d’energia a zero emissioni. In Sicilia queste centrali si concentrano
nella parte occidentale e nella provincia di Agrigento, Caltanissetta e soprattutto a Trapani (dove il vento è
costante).

L’energia geotermica deriva dall’interno della Terra e riguarda alcuni posti del mondo. L’energia geotermica
viene sfruttata scavando pozzi in profondità, al fine di raggiungere le riserve sotterranee di acqua riscaldata.
Quest’acqua può essere usata come fonte diretta di calore per gli edifici: più dell’80% delle abitazioni
islandesi vengono riscaldate con la geotermia, convogliando l’acqua in tubature. Se l’acqua viene convertita
in vapore, può essere utilizzata per azionare turbine e generare energia elettrica.

L'effetto serra è un processo che avviene naturalmente e che permette l'esistenza della vita sul nostro
pianeta, perché in sua assenza le temperature sulla terra sarebbero molto inferiori. Con esso, alcuni gas
dell'atmosfera lasciano passare le radiazioni a onda corta dal sole alla terra e assorbono le radiazioni a onda
lunga riemesse dalla superficie terrestre provocandone il riscaldamento. Ciò che preoccupa, infatti,
riguardo all'effetto serra è l'innalzamento delle concentrazioni di gas serra nell'atmosfera a causa delle
attività umane. Ad esempio l’allevamento di bovini, pecore e capre e la coltivazione del riso contribuiscono
a rilasciare nell’aria il metano. Dunque le nostre attività amplificato l'effetto serra contribuendo così al
surriscaldamento globale, ovvero l'aumento delle temperature globali che incrementa la concentrazione
dei gas serra nell'atmosfera e che provoca in particolare lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento del
livello medio del mare. A risentire dell’aumento delle temperature sono anche numerose specie animali e
vegetali, che potrebbero essere messe a rischio da temperature più calde, e l’agricoltura, specialmente in
zone aride o semi aride.

L'anidride carbonica è uno dei principali fattori presi in considerazione dagli studi sul surriscaldamento
globale, non solo la sua concentrazione è aumentata notevolmente, ma anche per il fatto che essa persiste
nell'atmosfera per lunghi periodi di tempo. Negli ultimi anni si è diffuso il concetto di “impronta di
carbonio” (carbon footprint), ovvero la quantità di anidride carbonica emessa dalle attività umane che
rende evidente, ad esempio, come le missioni totali di paesi come la Cina e l'India sovrastino quelli dei paesi
meno sviluppati. Gli scienziati riconoscono che un altro fattore di impatto sul clima globale è rappresentato
dai cambiamenti nell'uso e nella copertura del suolo. Ad esempio, la conversione di zone boschive in campi
coltivati, la bonifica di zone umide, l'espansione delle città e delle aree asfaltate o la desertificazione
causata dall'eccessivo sfruttamento dei terreni. La siccità o altri stress naturali, per esempio, possono
influenzare la capacità della vegetazione di rigenerarsi e alterare le biodiversità locali o regionali. Anche la
deforestazione, come quella delle foreste pluviali dell'Amazzonia brasiliana, è stato uno degli aspetti
principali dei cambiamenti dell'uso del suolo in particolar modo a partire dagli anni ‘80.

Per più di 150 anni i paesi sviluppati hanno contribuito in modo sproporzionato alla concentrazione
atmosferica di anidride carbonica e di diversi gas serra di natura antropogenica. Per questo molti ritengono
che questi stessi paesi siano obbligati a riconoscere il loro ruolo storico nell’aumento dei gas serra e ad
attuare misure finalizzate per stabilizzare, o meglio ridurre, le proprie emissioni. A tale scopo le nazioni
unite hanno indetto, a partire dal 1995, numerose conferenze internazionali sul cambiamento climatico, le
cosiddette conferences of parties (COP). Le principali furono la COP3 di Kyoto, la COP15 di Copenaghen e la
COP21 di Parigi. Nella conferenza di Kyoto stati firmarono un protocollo obbligandosi a ridurre del 5% le
proprie emissioni dei gas serra entro il 2012. La COP15 di Copenaghen si concluse con un accordo firmato
da 120 paesi rivolto ancora una volta alla riduzione delle emissioni responsabili dell'effetto serra. Tale
accordo, però, si ridusse alla “dichiarazione di intenti” per contenere di 2°C il riscaldamento globale. La
convenzione di Parigi fu senza ombra di dubbio un passo avanti, in quanto ai paesi più minacciati vennero
riconosciute compensazioni. L’obiettivo è quello di trasformare l’economia mondiale in una “green
economy” (economia che genera uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale e socio culturale
basata su un uso efficiente delle risorse naturali). Dopo la crisi economica del 2007-2008, i governi hanno
cominciato a promuovere la politica della green economy, tramite incentivi alla produzione di energia da
fonti rinnovabili (idroelettrica, solare, eolica ecc.), riciclo dei rifiuti, risparmio energetico nella
climatizzazione degli edifici, mezzi di trasporto e mobilità sostenibile. Per misurare la crescita verde, l’OCSE
propone l'utilizzo di indicatori, quali la produttività dell'energia (pil per unità di energia primaria), l'intensità
energetica settoriale e la quota di rinnovabili nell'offerta di energia primaria e nella produzione elettrica.

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