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DALLA CULLA ALLA CULLA 1

0- INTRODUZIONE
Tutto ciò che ci circonda ènocivo, dannoso, prodotto senza norme per i lavoratori,
quindi contro natura per la loro cattiva progettazione. Questo libro non è un albero, è
stato stampato su una carta sontetica che si ricicla con facilità, l’impiego di un materiale
alternativo a volte sviluppano sulozioni più efficaci.

VERSO UNA NUOVA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE


Siamo abituati a pensare all’industria e all’ambiente come due reatà contrapposte. Gli
ambientalisti mettono il mondo dell’affare in cattiva luce, gli industriali vedono negli
ambientalisti un ostacolo alla produzione alla crescita economica

1- UNA QUESTIONE DI PROGETTAZIONE


Il Titanic una delle infrastrutture che la Rivoluzuone industriale aveva creato, alimentata
da fonti di energia brutte , artificiali e dannose per l’ambiente. Vorrebbe seguire regole
proprie, contrarie alla natura, e anche se può sembrare invincibile, i suoi difetti di
progettazione lasciano presagire tragedie e disastri

UNA BREVE STORIA DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE


Se pensiamo alle conseguenze negarive della Rivoluzione industriale lo svolgimento
suonerà più o meno così
Progetto di un sistema produttivo che:
- riversa ogni anno miliardi di kg di amteriali tossici nell’aria, acqua, suolo
- produce materiali tanto dannosi che richiederanno costant sorveglainza da parte delle
generazioni future
- genera quantità enormi di rifiuti
- stipa materiali pregiati in buche dissiminate in tutto il pianeta
- richiede migliaglia di complicati regolamenti, che cercani di non avvelenare k’uomo e la
natura troppo in fretta
- misura la produttività in base al numero di persone che lavorano
- crea prosperità estraendo/abbattendo le risorse naturali
- annulla la diversità di specie e culturale
Ovviamente non era nelle intenzoni degli industriali, ma prese forma gradualmente.
Cominciò col settore tessile , dove l’agricultura per secolio era stata l’occupazione
principale. Nel giro di qualche decennio questa industria a base familiare, fu trasformata
in un suìistema di manifatture meccaniche. A stimolare questo cambiamento fu il rapido
succedersi delle innovazioni tecnologiche, tutto seguiva la legge di Moore, secondo
cui la velocità dei microprocessori raddoppia ogni 18 mesi. da qui in avanti si passa dal
produrre mille pezzi alla settimana a mille al giorno. Gli oprai cominciarono a trasferirsi
nelle città e le aree urbane si ampliarono. Come tutti i cambiamenti radicali, anche questo
incontrò delle resistenze. I lavoratori a domicilio e i luddisti cominciarono a distruggere le
macchine. Ma c’erano altri problemi, come la Londra vittoriana che venne sovrannominata
con “grande e sporca città”.
Bambini e adulti lavoravano in condizioni deplorevoli. Con il fiorire dell’industriallizzazio-
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ne si garantì uno stato di vita più equo.


Esempio auto, Ford capì che per realizzare un’auto alla portata di tutti doveva ridurre i
costi e aumentare la quantità. Nel 1908 l’azinda cominciò a produrre il modello T. La più
famosa tra le innovazioni introdotte da Ford fu la catema di montaggio semovente, con-
seste nel portare i materiali agli uomini. L’ efficienaza fece crollare il prezzo e decollare le
vendite. Le nuove opportunità di lavoro nelle fabbriche e gli aumenti dei salariati aumen-
tò la qualità della vita.

QUELLE ESSENZE NON ALTERATE DALL’UOMO


Prime industrie contavano su un capitale apparentemente “inesauribile”. L’impianto co-
struito da Ford nel River Rouge ne è l’esempio: le industrie si arricchivano tramutanto le
risorse in prodotti, le praterie convertite destinate all’agricultura e le foreste furono abbat-
tute per icavarne comustibile e legname, le fabbriche costruite vicino alle risorse naturali
per risparmiare sui costi di trasporto, e vicino ai corsi d’acqua per lo smaltimento dei rifiuti.
La natura era vista come una “madre terra” che si sarebbe rigenerata all’infinito e anche
come una forza pericolosa, brutale, che andava civilizzata e sottomessa. Oggi abbiamo
un’idea totalmente diversa, la natura è più vulnerabile di quanto i primi innovatori imma-
ginassero. La Rivoluzione industriale quindi ha prodotto effetti estremamanete positivi
(aumento della qualità della vita), come tanti difetti sostanziali e coneguenze devastanti.

DALLA CULLA ALLA TOMBA


La maggior parte dei prodotti sono stati fabbricati con materiali di valore la cui estrazione
e lavorazione hanno costato fatica e denaro. Anche i materiali biodegradabili, come cibo e
carta, hanno un valore: possono restituire nutrienti biologici al terreno a fine vita, pultrop-
po finiscono su una discarica. Questo sistema industriale si chiama “DALLA CULLA ALLA
TOMBA” che domina la produzione industriale moderna. Secondo una ricerca negli U.S.A.
più del 90% dei materiali estratti per la fabbricazione diventa spazzatura quasi subito (a
volte anche il prodotto stesso no dura a lungo). Addirittura si progetta affinchè il prodotto
duri poco così da sostituirlo con il nuovo modello.

UN’UNICA MISURA
Il modello “dalla culla alla tomba” non è mai stato messo in discussione, anche i movimenti
che avrebbero voluto opporsi sono finiti con l’incorporare gli stessi difetti, attraverso le
SOLUZIONI UNIVERSALI.
Nell’architettura un esempio è l’international Style, promosso nel XX secolo da figure
come Mies, van der Rohe, Gropius, Le Corbusier, ponendosi di sotituire le abitazioni anti-
geniche con edifici pulitiche non prestassero distinzioni di ricchezza, di classe e di paese.
Oggi l’International Style si è evoluto in una forma meno ambiziosa: strutture uniformi e
insipide e interni ugualmente banali con: finestre sigillate, condizionatori sempre in fun-
zione, sistemi di riscaldamento, mancanza di luce naturale e del ricambio d’aria e la lumi-
nosità uniforma dei neon.
Nella progettazione un esempio è il detersivo, un tipo uguale in tutto il mondo, anche
se le caratteristiche dell’acqua sono diverse. Per ottenere un prodotto universale quindi
i grandi isdustriali studiano una formula efficace nelle condizioni peggiori. Ciò assicura
il più ampio mercato possibile, ma progettare sempre nelle condizioni peggiori significa
che si vede la natura come nemica.
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FORZA BRUTA
Slogan della Rivoluzione Industriale sarebbe stato:”Se la forza bruta non funziona è per-
chè non ce ne stai mettendo abbastanza” quindi la natura va sopraffatta. L’immensa indu-
stria della natura funziona grazie all’energia solare. Gli esseri umani, al contrario, estrag-
gono bruciamo combustibili fossili. Tutto questo porta alla minaccia del surriscaldamento
del Pianeta. Rendendoci conto di questo le normtive sugli inquinanti atmosferici nocivi
sono sempre più severe, ma con l’applicazione di queste nuove regole, le industrie che
investono escolusivamentre sulla “forza bruta” si trovano in grave svantaggio. Quindi adot-
tare al strategia della “forza bruta” non ha più senso. Per il nostro fabbisogno energetico
quotidiano possiamo servirci dell’energia solare.

UNA CULTURA DI MONOCULTURE


L’attuale produzione e sviluppo tratta la diversità come una minaccia, ecco l’uso della for-
za bruta che tende a sopraffare le differenze naturali per una minore varietà e una mag-
giore omogeneità. Esempio agricoltura, l’azienda agricola ha come obiettivo il produrre il
più possibile in minior tempo, spesa e problemi possibili. Il risultato è una MONOCULTURA
che favorisce solo un particolare tipo di pianta. Queste strategie creano problemi evidenti.
Le piante che vengono sottratte all’ecosistema avrebbero un effetto benefico sulla coltiva-
zione oltre che fornire habitat per animali e insetti, vista questa omissione ecco i pesticidi
che sostituiscono il lavoro di piante e animali sottratti all’ecositema.
La gente non vuole vovere vicino alle aziende agricole, l’agricoltura moderna ha cessato
di essere un’attività esteticamente piacevole. Anche se il profitto è in crescita, la qualità
complessiva sta bruscamente crollando.

ATTIVITÀ SIGNIFICA PROSPERITÀ


Un fatto interessante: nel 1991 la perdita del carico della petroliera Exxon Valdez ha fatto
lievitare il PIL dell’Alaska, perchè in moltissimi si sono impegnati nella pulizia delle coste,
e tutta la zona lavorava a pieno ritmo. Il PIL comìnsidera solo una misura di progresso:
l’attività economica. Ma chi chiamerebbe progresso economico la fuoriuscita di petrolio
in mare? L’abitudine a considerare il PIL come una misura del progresso risale a un’epoca
in cui le risorse naturali erano considerate illimitate e qualità della vita significava elevati
standard economici. Ma nella gara per il progresso econimico, l’impatto ecologico e gli
effetti a lungo termine sull’ecosistema vengono trascurati.

PRODOTTI GREZZI
Prodotto grezzo: un prodotto attraente, accessibile, rispetti le normative, funzioni abba-
stanza bene e duri abbastanza, che soddisfi i desideri del produttore e alcuni del cliente, e
soprattuto che non siano pensati nel rispetto della salute e dell’ambiente. Nella maggior
parte dei casi i prodotti che acquistiamo sono “prodotti più”: il compratore porta a casa
l’artticolo che desiderava PIÙ additivi che non ha richiesto che sono nocivi per lui e per
i suoi cari (esempio: la bottigietta d’acqua che contengono antimonio o metalli pesan-
ti), che la maggior parte delle volte non sono necessari. Il problema si aggrava quando i
prodotti vengono assemblati con componenti di altri paesi e/o di bassa qualità. Che effetti
hanno questi prodotti grezzi su di noi? Peggiorano la qualità dell’aria negli interni. Anche
oggetti per bambini possono essere prodotti grezzi (esempio: braccioli in PVC, a contatto
con l’acqua e il caldo rilasciano ftalati che danneggiano la cute sensibile del bambino)
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Anche prodotti naturali possono essere dannosi per l’uomo (esempio: l’indaco naturale)

STRATEGIA DELLA TRAGEDIA O STRATEGIA DEL CAMBIAMENTO?


Le attuali infrastruttue industriali sono state progettate per perseguire la crescita econo-
mica, a discapoto della salute dell’uomo, dell’ambiente, l ricchezza naturale e colturale.
I rifiuti e i prodotti grezzi e gli altri effetti negativi, sono la conseguenza di una progetta-
zione datata e poco intelligente; il danno è accertato e grave. Le conseguenze di una pro-
gettazione carente sono la causa di quella che possiamo chiamare tirannia integrazionale
a distanza (la tirannia che esercitiamo alle generazioni future).
Serve mettere in atto una strategia di cambiamento

2- PERCHÈ LIMITARE I DANNI NON È BENE


La reazione tipica alla distruzione industriale è stata cercare di limitare i danni.
Uno dei primi messaggi di sventura fu di Thomas Malthus (fine XVIII), disse che gli esseri
umani sis sarebbero moltiplicati eponenzialmente, con conseguenze terribili. Il suo “Sag-
gio sul principio della popolazione” (1798) diceva “Il potere della popolazione è tanto
superiore al potere di produrre sussistenza per l’uomo di cui è dotata la terra, che inevita-
bilmente la morte prematura subirà la razza umana”. A causa del suo pessimismo, Malthus
divenne una carica culturale, così altri romantici inglesu incominciarono a notare i cam-
biamenti che l’industrializzazione stava provocando sulla natura e sullo spirito. Malthus
fu uno dei primi a capire che l’uomo aveva il potere di infliggere grazi ferite all’ambiente.
Questi uomini contribuirono a formare organizzazioni ambientaliste come Sierra Club
e la Wilderness Society, per preservare la natura e proteggerla. Ma solo nel 1962, con la
pubblicazione di Primavera silenziosa di Carson, la preoccupazione era basata su conside-
razioni scientifiche. Primavera silenziosa spinse scienziati e politici ad abbracciare la causa
ambientalista e a formare gruppi come WWF, Envariormental Defence, Natural Resources
Defence Council e il BUND. Sui loro prigrammi comparverro anche l’inquinamento e i
rifiuti tossici. Nel 1968 Paul Ehrilich, pubblico “The population bomb” in cui dichiarava che
gli anno ‘70 e ‘80 sarebbero stati un periodo buio, con carestie e denunciò anche l’abitudi-
ne di usare l’atmosfera come discarica. Nel 1984 Ehrlich pubblicò “Un pianeta non basta:
esplosione demografica, il problema ambientale n.1” dove la prinipale causa del disagio
del nostro pianta è la crescita demografica. Linsistenza sugli effetti negativi della crescita
è diventato uno degli argomenti tra gli ambientalisti. Nel 1972 ambientalisti con il Club
di Roma pubblicarono “i limiti dello sviluppo”. Gli autori rilevavano la drastica riduzione
delle risorse a causa della crescita della popolazione. Nel 1973 Schumacher affrontava
l’argomento della crecita demografica con filosofia. Nel 1998 Lilienfeld e Rathje con “Use
less stuff” sostengono che le nostre preoccupazioni ambientali sono causate dal consumo
sempre maggiore di beni e servizi. Tutto questo per attivare al 1992 che venne indetto
l’Earth Summit, basandosi su queste preoccupazioni. Circa 3000 persone, più di 100 capi
di stato e i rappresentanti di 167 Paesi si riunirono a Rio de janeiro per decidere come
affrontare queste prblematiche. Non furono raggiunti accordi vincolanti, ma una strategia
comune a tutte: quella dell’ECOEFFICIENZA cioè “FARE DI PIÙ CON MENO”.
L’ecoefficienza si è fatta strada nell’industria riscuotendo un successo straordinario. La
popolarità delle famose 3 R del movimento (ridurre, riutilizzare, riciclare) cresce costante-
mente sia nel contesto domestico sia in quello lavorativo.
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LE 4 R: RIDURRE, RIUTILIZZARE, RICICLARE, REGOLAMENTARE


La Riduzione è uno dei fattori principali dell’ecoeffiicienza, tutta via il ridurre i danni è solo
un rallentarli/rimandarli. Una strategia per la riduzuione dei rifiuti è l’incenerimento, più
salutare delle discariche, apprezzato dai sostenitori dell’ecoefficienza perche converte i
rifiuti in energia, ma alcuni rifiuti bruciando rilasciano diossina e altre tossine. Acqua, aria
e terreno non assorbono i nostri rifiuti in modo sicuro, e abbiamo una coscienza troppo
limitata degli inquinanti industriali per far si che Rallentare sia una strategia sufficinte.
La creazione di nuovi mercati allo scopo di Riutilizzare i rifiuti porta le indistrie e i clienti a
pensare che si sta facendo qualcosa di buono per l’ambiente perche le montagne di paz-
zatura diminuiscono. Ma in molti casi i rifiuti vengono trasferiti in un altro luogo. In alcuni
paesi le acque reflue (piene di contaminanti e tossine) sono reciclate sotto forma di man-
gime per animali o fertilizzanti. A meno che un materiale sia stato progettato per trasfor-
marci in nutrimento per la natura.
Il Riciclaggio invece è più un subreciclaggio che riduce la qualità dei materiali per tem-
po, impossobole anche separare alla perfezione i materiali, quindi impossibile chiudere il
ciclo, e dal momentio che sono meno reststenti sono necessari agenti chimici per renderli
riutilizzabili. La perdita di valore del materiale non è l’unico problema, il subreciclaggio
può aumentare la contaminazione della biosfera. Solo perchè un materiale è riciclato non
vuol dire che sia buono dal punto di vista ecologico, specialmente se non è stato pensato
per essere riciclato. Un altro svantaggio è che è dispendioso per le aziende.
Nel suo “Sytem of Survival” Jane Jacobs descrive 2 sindromi fondamentali: quella del Guar-
diano e quella del Commercio. Il Guardiano è lo stato, l’interesse primario è la cura del
cittadino, ha un decorso lento e grave, e dovrebbe tenersi a distanza dal commercio.
Il Commercio è lo scambio di valori istantaneo e quitidiano, è rapido, crativo, alla ricerca di
vantaggi a breve e lungo termine, e intrinsicamente onesto. Gli ibridi sono esseri mostruo-
si. Il commercio corrompe il guardiano, le normative del guardiano rallentano il commer-
cio. Una normativa è un segnale di fallimento a livello di progettazione. Infatti la licenza di
danneggiare ne è l’esempio, il permesso accordato di un governo all’industria di dispensa-
re malattie, distruzione e merte entro i limiti accettabili. Invece una buona progettazione
non richiede alcuna legislazione. Quello dell’ecoefficienza non rappresenta una strategia
di successo perche non scende in profondità, quindi affidarsi all’ecoefficienza per salvare
l’ambiente produrrebbe l’effetto contrario; permetterebbe all’industria di consumare tutto
in tutta tranquillità. Un sistema industriale ecoefficiente è:
- Rilascerà ogni anno una quantità minore di materili tossici
- misurerà la prosperità in base alle persone che non lavorano
- Soddisferà migliaglia di complicate normative per evitare di danneggiare il tutto troppo
in fretta
- Produrrà meno materiali dannosi tanto da richiedere sorveglianza alle generaioni future
- genererà meno rifiuti inutili
- stiperà meno materiali pregiati in buche disseminate in tutto il mondo, dove non verran-
no mai più recuoperati.
Quindi ecoefficiente vuol dire rendere tutto meno distruttivo.

EFFICIENZA REALE O PRESUNTA?


L’industria considerava l’ecoefficienza un pregio e un obiettivo, ma non è valida se le indu-
strie sono considerate per gran parte distruttiva. Consideriamo gli edifici a elevata
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efficienza energetica, prima il consumo stanard per riscaldamento e climatizzazione era


di 30 lt/mq, ora siamo scesi a 1,5 lt/mq. L’incremento dell’efficienza spesso si ottiene attra-
verso un migliore isolamento, finestre picco,le a prova di spiffero. Tutte le strategie mirate
a ottimizzare il sistema e ridurre gli sprechi energetici, ma riducendo il ricambio d’aria in
realtà si aumenta la concentrazione di sostanze inquinanti, quindi servirebbe un ricircolo
d’aria maggiore e non minore. Dal punto di vista filosofico l’efficienza non è positiva di
per sè: dipende dalla qualità del sistema cui è applicata. Un mondo efficiente non è quin-
di divertente ma avaro ed essenziale. Lecoefficienza è importante quando aiuti il sistema
attuale e non lo rallenti o gli inverta la marcia. Invece di incoraggiare il cambiamento, gli
ambientalisti si sono concentrati sul cosa non fare. Limitare i danni in fondo vuol dire ac-
cettare che le cose rimangano come sono, e il limite più grande è la censura della fantasia.
Perche non pensare a un modello totalmente diverso? Cosa succederebbe se fossimo un
bene al 100% invece di un male che inevitabilmente rovina questo pianeta?

3- ECOEFFICACIA

Questa è la storia di 3 libri. 1) Il primo è comune, compatto e maneggevole, inchiostro


sciro, sovracoprerta colorata, e compertina rigida. Oggetto intelligente, trasportabile e du-
raturo, ma per niente biodegradabile. Gli inchiostri contengono metalli pesanti, sovraco-
perta è un insieme di materiali. Se bruciato produce diossina. 2) Un libro comune ai giorni
d’oggi, Dimensioni consuete, stampato su carta riciclata ,sottile e porosa, con un inchio-
stro a base di soia, ma l’inchiostro è visibile anche sull’altra facciata. Non ha ne sovracoper-
ta e la copertina è monocromatica. Rilegatura debole, ma rispetta l’ambiente a fine vita.
3) Possibile fare un libro adatto sia per gli uomini che per l’ambiente? Èpossibile stampa-
re su un materiale diverso dalla carta (che ha bisogno di trattamenti di cloro per renderla
bianca). Un libro dove i fogli e copertina sono un polimero riciclabile all’infinito, mante-
nendo sempre la stessa qualità. inchiostri atossici che possono essere lavati via con un
processo chimico semplice e sicuro. Quondi un libro riutilizzabile che esslta i materiali che
lo compongono invece di chiedere scusa per averli utilizzati. Questo libro non è ancora
quel tipo di libro, ma ci stiamo avvicinando

IL CICLIEGIO
Prendiamo un ciliegio: l’albero fa fiori e frutti in abbondanza senza danneggiare l’am-
biente in cui vive. Una volta caduti a terra, si scompongono in sostanze che nutrono i
microrganismi. L’albero produce più del necessario e quel più è di nutrimento a ciò che gli
sta intorno. Un edificio ecoefficiente miminizza le infiltrazioni d’aria sigillando gli spifferi,
riduce la penetrazione dei raggi solari con i vetri oscurati, diminuendo il carico per il cli-
matizzatore e per il riscaldamento. Ecco come sarebbe un edificio ecoefficace: di giorno la
luce invade l’interno dell’edificio. Le grandi finestre si affacciano a una vasta area, ognuno,
dal punto in cui si siende, ha 5 visueli diverse, ha cibo e bevande a prezzo contenuto e
ognuno controlla il suo ricambio d’aria e la temperatura della zona che occupa. Il sistema
di condizionamento ottimizza al massimo i flussi naturali d’aria: di notte riempe l’ufficio di
aria fresca liberando le tossine. Uno strato di erba copre il tetto dell’edificio, così che as-
sorbe le acque di scolo e protegge il tetto dagli shock termici. Simile è laffrica progettata
per Miller. Un analisi condotta sull’aumento della produttività della fabbrica è la biofilia
(l’amore per la vita esterna.
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Questi edifici ci consentono di chiarire la differenza tra ecoefficenza e ecioefficacia. Il


nostro concetto di ecoefficacia prevede che si lavori sulle cose giuste invece di limitare i
danni provocate dalle cose sbagliate. Di sistemi ecoefficienti ce ne vogliono pochi, mentre
di sistemi ecoefficaci ce ne vogliono sempre di più.

CHE COS’È LA CRESCITA?


In natura la crescita è vista come una cosa straordinaria e salutare. La crescita industriale è
stata messa sotto accusa. A causa del conflitto tra natura e indutria sembrava che i valori
di uno dovevano esserer sacrificati per la crescita dell’altro. Questo accade perchè l’in-
dustria è ecoefficiente, mentre la natura ecoefficace. Esempio le formiche sono un buon
esempio di popolazione la cui densità e produttività non sono dannose per il resto del
mondo, perche tutto ciò che utilizzano rientra nel ciclo naturale “dalla culla alla culla”. Le
formihe riciclano anche rifiuti di altre specie. Sono le cose piccole che mandano avanti il
mondo, ma pur mandandolo avanti non lo distruggono, anzi lo rendono un posto miglio-
re. Di solito i processi produttivi convenzionali hanno effetti secondari negativi. Se traiamo
ispirazione dalla natura possiamo tramutare gli effetti secondari in positivi.

C’ERA UNA VOLTA UN TETTO


Un normalissimo tetto richiede i costi di manutenzione alti, cuociono al sole tutto il gior-
no, si degradano stando sotto i raggi UV, e sono sottoposti a shock termici. In un contesto
più vasto parte del paesaggio è fatto di superfici impermeabili (strade tetti ecc.) responsa-
bili di inondazioni, del surriscaldamento della città e della distruzione di habitat di molte
specie. Noi abbiamo lavorato ad un tipo di rivestimento (per tetti), è un sottile coperto di
piante che mantiene una tempertura costante: raffredda attraverso l’evaporazione, e lo
isola quando è freddo, lo protegge dai raggi distruttivi, crea ossigeno, trattiene il carbonio,
assorbe l’acqua, più attraente dell’asfalto. Sembra un’idea originale ma non lo è, di basa su
tecniche di costruzione di secoli fa diffuse in Europa (islanda). Con questa tecnica abbia-
mo aiutato il sindaco di Chicago a impiantarlo sul tetto del municipio.

FUORI CONTROLLO
Pensare a una progettazione ecoefficace rappresenta un’innovazione senza precedenti.
Passare da una vecchia concezione di natura come qualcosa da controllare, a un atteggia-
mento creativo. Sopraffare la natura è anche una preferenza estetica, troppa natura sem-
bra crei disordine. Ecco due esempi ricavate da storie di Michael. Nel 1986 alcuni abitanti
di Hannover decisero di piantare un ciliegio in strada, sembrava una decisione semplice,
ma il piano regolatore impediva di piantare alberi in quel quartiere, alla fine si piantò
venne chiamato “l’albero del frutto proibito”. Il sistema non era fatto per gestire una cosa
di questo genere. Nel 1982, l’amministrazione cittadina stabilì che il giardino verde di sua
madre era troppo disordinato, quindi gli fece una multa, la madre non tolse il giardino,
ma al contrario pagò annualmente la multa. 10 anni dopo vinse il premio per aver creato
un habitat adatto agli uccelli. Che cosa è cambiato? Il gusto della gente, il senso estertico,
adesso va di moda avere un gardino che embra “selvaggio”.

DIVENTARE INDIGENI
Gli esseri umani si sono evoluti sulla terra, è questo il loro habitat. Non siamo stati selezio-
nati per adattarci a vivere sulla Luna. Ingegnamici per rimanere qui, per divenatre indigeni
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di questo Pianeta. Crediamo che gli esseri umani possano far fruttare il meglio della tac-
nologia e della cultura, in modo che gli spazzi civilizzati riflettano una nuova prospettiva.
Crediamo che l’industria possa diventare sicura, efficace, produttiva e efficente al punto
da non tenerla separata da altre attività umane. Gli menominee tagliano solo le painte più
deboli, evitando quello forti così da non abbattere l’habitat degli scogliattoli e altri anima-
li. Questa strategia si è rivelata estremamanete produttiva. Nel 1986 Kai Lee (professore di
scienze ambientali) partecipò a un piano per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi nella riser-
va di Handford. Discussero con gli scienziati su come contrassegnare un dposito di rifiuti
in modo tale che in un futuro lontano nessuno scavasse in quel punto. Gli Yakima (una tri-
bù indiana) disse di non preoccuparsi perchè avrebbero avvertito e si sarebbe tramandato
il luogo dove venissero sepolti, perche la loro terra non è storica, ma eterna.

IL NUOVO COMPITO DELLA PROGETTAZIONE


Vorremo suggerirvi un nuovo tipo di progettazione invece di perfezionare l’attuale siste-
ma distruttivo:
- Edifici, come alberi, che producono più energia di quella che consumano, e purifcano le
acque di scarico;
- Fabbriche cui gli scarichi siano acqua potabile;
- Prodotti che al termine della loro vita non diventano rifiuti inutili, ma cibo per animali e
painte, in alternativa reciclati al 100%;
- Materiali per miliardi di dollari accumulati ogni anno per le attività dell’uomo e della
natura;
- Mezzi di trasporto che migliorano la qualità della vita portando a destinazione mezzi e
fornendo servizi;
- un mondo di abbondanza, non uno di limiti, inquinamento e rifiuti.

4- RIFIUTI UGUALE CIBO

La natura opera secondo un sistema si nutrienti e metabolismi in cui non esistono rifiuti.I
più importanti nutrienti della Terra, C, H, O, N, sono riciclati di continuo, rifiuti uguale cibo.
Questo sistema biologicico ciclico, dalla culla alla culla ha tenuto in vita per milioni di anni
il nostro pianeta ricco e diversificato. La crescita era un bene, poi è arrivata l’industrializza-
zione, gli uomini hanno incominciato a estrarre materie prima dalla crosta terrestre,sinte-
tizzato materiali che non possono essere restituiti alla terra senza provocare danni. I flussi
dei materiali sono divisi in 2 categorie: Massa biologica e Massa tecnica, e distinguono
nutrienti biologici (utili alla piosfera) e nutrienti teconici (utili alla tecnosfera). Tuttavia ab-
biamo un modello di sviluppo industriale che ignora l’esistenza di entarmbi i nutrienti.

DAL MODELLO “DALLA CULLA ALLA CULLA” A QUELLO “DALLA CULLA ALLA TOMBA”
: BREVE STORIA DEI FLUSSI DI MOVIMENTO
Molto tempo prima dell’introduzione dell’agricoltura, le popolazioni nomade si sposta-
vano in cerca di cibo. Viaggiavano leggeri con pochi beni, molti dei quali facilmente de-
componibili, gli escrementi venivano lasciati alle spalle e concimavano il terreno. Le prime
comunità agricole continuavano a riconsegnare al terreno le sostanze sottratte. La popo-
lazione aumentò e si cominciò a prelevare più risorse di quelle che restituivano al terreno.
Lo smaltimento dei rifiuti e escrementi era divenatao un problema. Crescendo ed espan-
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dendosi, le grandi città esercitarono un’incredibile pressione sull’ambiente circostante


e risucchiando materiali impoverendo l’ambiente. Nel XX secolo arrivarono i fertilizzanti
sintetici e nacque l’agricultura industrializzata. Il suolo produce più di quanto potrebbe
fare naturamente, a discapito dell’erosione. Gli esseri umani sono l’unica specie che rac-
coglie sostanze senza restituirle in forma riutilizzabile, stiamo perdendo suolo 5000 volte
più velocemente di quanto se ne formi in natura. Ora come ora per le industrie è più con-
veniente usare materiali nuovi, estratti, che riutilizzare. I beni usa e getta sono diventati
la norma. Lindustria progetta oggetti con “obsolescenza incorporata”, ovvero creati per
durare fin tanto che il cliente non vorrà sostituirli. In alcuni casi la confezione dura più del
prodotto stesso. In luoghi dove le risorse sono difficilmente reperibilila gente riutilizza an-
cora i materiali in modo creativo per ricavare nuovi prodotti. Questa creatività è naturale e
va seguita.

IBRIDI MOSTRUOSI
Le discariche sono fonte di crescente preoccupazione. Il cibo così prezioso sia per la natu-
ra che per l’industria, viene distrutto non solo per mancanza di adeguati sistemi di recupe-
ro, ma anche perchè molti potrebbero essere definiti “ibridi mostruosi”: misure di materiali
tecnici e organici, nessuno dei quali può essere salvato una volta che la vita dell’oggetto
sia finita. Una comune scarpa di pelle è un ibrido mostruoso.

UNA CONFUSIONE DI FLUSSI


Prima della realizzazione dei sistemi fognari gli abitanti scaricavano gli escrementi all’e-
sterno, li bruciavano ecc. Solo alla fine del XIX secolo si cominciò a trattare i liquami.
Vennero quindi costruiti impianti per il trattamento degli scarichi che nel corso delle
precipitazioni più consistenti permettessero di raccogliere acqua piovana mischiandola ai
liquami. Ma quanto il volume dei liquami cominciò a crescere, per lo smaltimento fu ne-
cessario introdurre trattamenti chimici, come la clorazione. Contemporaneamente furono
immessi nel mercato nuovi prodotti per uso domestico, la gente cominciò a gettare nello
scarico di tutto. Di conseguienza, i cintadini che vogliono usare i liquami come fertilizzanti
non possono perchè questi liquami sono nocivi e avvelena il terreno. Dovremo fare un
passo indietro.

DAL MODELLO “DALLA CULLA ALLA TOMBA” A QUELLO “DALLA CULLA ALLA CULLA”
Ci pice l’idea di essere potenti, unici; e ci piace comprare cose nuove di zecca. “Questo pro-
dotto è mio per la prima volta. Quando avrò finito di usarlo, nessun altro lo userà. Le indu-
strie progettano secondo questa mentalità. Spesso ci chiediamo che cosa sarebbe acca-
duto se la Rivoluzione isdustriale si fosse incentrato sulla comunità invece dell’individuo.

UN MONDO CON DUE METABOLISMI


Niente entra o esce dal sistema planetario tranne il calore. Il sistema è chiuso e i suoi
elementi sono preziosi e finiti, e non possiamo eliminare niente di ciò che creiamo. Se
continueremo a cintaminare la terra saremo costretti a vivere in un mondo di limiti. Per
conservare la terra serve progettare con un sistema “dalla culla alla culla” dove “Eliminare il
concetto di rifiuto significa progettare tutto fin dall’inizio in base al principio che il rifiuto
non esiste”. Ci sono 2 metabolismi distinti sulla Terra. Il metabolismo biologico (i cicli della
natura) e il metabolismo tecnico (cicli dell’industria). Se progettati correttamente tutti i
prodotti e i materiali dell’industria alimenteranno senza rischi entrambi i metabolismi.
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Affinchè questi due metabolismi rimangono sani, bisogna evitare che si contaminino l’un
l’altro.

IL METABOLISMO BIOLOGICO
Un nutriente biologico è un materiale o un prodotto progettato per ritornare nel ciclo bio-
logico per essere letteralmente consumato dai microrganismi del suolo. La maggior parte
degli imballaggi possono essere progettati come nutrienti biologici, che chiameremo pro-
dotti di consumo. L’idea è quella di fabbricare questi prodotti in modo che possano essere
gettati a terra o nella discarica e decomporsi senza rischi dopo l’uso. Noi (Bill e Micheal)
abbiamo progettato un tessuto 100% biologico, e abbiamo visto che mentre lo si fabbrica
le acque di scarico sono più pulite di quelle di entrata, tanto da riusarla.

IL METABOLISMO TECNICO
Un nutriente tecnico è un materiale o un prodotto studiato per rientrare nel ciclo tecnico,
nel metabolismo industriale da cui proviene. Nella televisione che abbiamo anaizzato,
erano presenti 4360 sostanze chimiche. Alcune tossiche, ma altre sono nutrienti preziosi
per l’industria, che vanno sprecati quando l’apparecchio finisce in discarica. Isolandoli dai
nutrienti biologici è possibile sovraciclarli, mantenerli all’interno di un ciclo industriale
chiuso e conservarne l’elevata qualità. Ford è stato il primo a paraticare una forma di so-
vraciclaggio. Diventano quindi dei prodotti di servizio, Invece di dare per scontato che
tuitti i prodotti vadano comprati, posseduti e eliminati dai consumatori, i beni dovrebbero
essere considerati come servizi per le persone. Acquisterebbero non un bene ma un ser-
vizio per un determinato periodo di utilizzo: sostituirebbe il vecchio esemplare, scompo-
nendolo e utilizzandone i componenti come cibo per un nuovo prodotto. I clienti riceve-
rebbero il servizio. I vantaggi di un sistema come questo sarebbero 3:
1- Non produrrebbe rifiuti inutili;
2- Il tempo farebbe risparmiare miliardi di dollari in materiali;
3- diminuirebbe sia la produzione di materiali potenzialmente distruttivi.

QUANDO I MONDI ENTRANO IN COLLISIONE


Se un prodotto rimane un ibrido mostruoso, ci vorrà una dose aggiuntiva di ingegnosità
perchè la sua progettazione e il suo ingresso sul mercato abbiano conseguenze positive
sia per il metabolismo tecnico che quello biologico. Esempio scarpe da ginnastica, finchè
la parte superiore rimarrà fatta di nutrienti tecnici, le scarpe dovranno essere studiate in
modo da essere facilmente smontabili e reinserite nei 2 cicli. Alcuni materiali non possono
entrare nè nel metabolismo oganico nè in quello tecnico perchè contengono sostanze in-
quinanti pericolose. Li chiameremo invendibili e finchè non si troverà un modo per decon-
taminarli richiederanno misure particolarmente creative. Le aziende potrebbero incomin-
ciare a ritirare gradualmente i rifiuti, sottraendo gli invendibili al flusso dell’immondizia.

5- RISPETTARE LA DIVERSITÀ
La vitalità degli ecosistemi dipende dalle relazioni che vi si instaurano: ciò che accade tra
le specie, le loro abitudini e gli scambi di materiali de di energia in un dato luogo. Ogni
membro di un ecosistema, perciò, dipende in una certa misura dagli altri. Ogni creatura è
impegnata nella conservazione dell’intero sistema; tutte cazzo lavorano in modo creativo
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ed efficace per il successo dell’insieme. Forse l’esempio più riuscito ed evidente di un


utilizzo efficace dei materiali locali è quello della trasformazione dei rifiuti di origine
umana. Abbiamo lavorato alla creazione di impianti per il trattamento dei liquami basati
sulla bioriparazione (la scomposizione e purificazione degli scarichi a opera della natura)
che sostituissero quelli chimici convenzionali. Le centrali nucleari e gli altri impianti che
forniscono energia su larga scala sprecano impressionanti quantità di energia termica, che
spesso distrugge gli ecosistemi circostanti, come il caso in cui il raffreddamento avvenga
per mezzo di un fiume vicino. Con impianti più piccoli È invece possibile incanalare il
calore di scarto per soddisfare le necessità locali. Un altro modo per gestire le spesso
costose e notevoli fluttuazioni della richiesta di energia è l’impiego di elettrodomestici
intelligenti che, assieme all’energia, ricevono informazioni sui prezzi correnti e scelgono di
conseguenza a quali fonti attingere. L’energia eolica offre altrettante possibilità di creare
sistemi ibridi capaci di sfruttare efficacemente le risorse locali. Rispettare la diversità nella
progettazione di un oggetto significa considerare non solo come è fatto ma anche chi lo
utilizzerà e come. In una concezione “dalla culla alla culla”, potrebbe essere utilizzato in
più modi da molti utenti, nel tempo e nello spazio. Nelle aree industriali, una soluzione
potrebbero essere polimeri studiati per diventare “cibo” per altre bottiglie, all’interno di
un’infrastruttura per il sovraciclaggio adeguatamente progettata. Rispettare la diversità
significa cambiare la prospettiva di queste indagini e abbracciare una gamma più
vasta di contesti ecologici e sociali e un lasso di tempo più lungo. Che tipo di detersivo
vuole il fiume? Ora che è distribuito in confezioni monodose, perché non progettare un
imballaggio che sia, un prodotto di consumo che si decomponga in breve tempo sulla riva
del fiume nutrendo il suolo. Il gel fu messo in vendita nel 1998 ed è ancora sul mercato,
venduto in barattoli di polipropilene puro, dato che Michael e i suoi ricercatori hanno
scoperto che le bottiglie di PET originali rilasciavano antimonio. L’ecoefficenza vede nel
commercio il motore del cambiamento e rispetta il suo bisogno di rapidità e produttività,
lo sostiene anche che rifuggendo l’impegno ambientale, sociale e culturale, il commercio
causerà una tragedia collettiva e distruggerà risorse naturali umane preziose per le
generazioni future. L’ecoefficenza rispetta il commercio e il bene comune su cui è fondato.
Per rendere il processo di interazione tra i vari ambiti meno astratto, abbiamo creato uno
schema che ci permette di concettualizzare ed esaminare in modo creativo il rapporto tra
il progetto proposto e una molteplicità di fattori. È basato sul principio di frattali, forme
che godono dell’invarianza di scala, composte da singole forme auto somiglianti. Il frattale
lo strumento e noi l’ abbiamo applicato attivamente ai nostri progetti, spaziando da
singoli prodotti, edifici e fabbriche fino agli effetti su interi villaggi, città e nazioni. Quando
progettiamo un prodotto o un sistema ci muoviamo intorno al frattale ponendo domande
e cercando risposte. L’estremità in basso a destra rappresenta il settore economia/
conomia. Il settore economia/ equità, in cui è necessario considerare sia questione di soldi
sia di correttezza. Spostandoci nel settore equità/ economia diamo più importanza alla
correttezza, cioè vediamo l’economia attraverso la lente dell’equità. Nell’angolo dell’equità
le domande saranno esclusivamente sociali senza alcuna considerazione economica ed
ecologica. Ci spostiamo quindi al settore ecologia/ economia, dove ricompare il denaro:
la nostra strategia ecologica E anche economicamente vantaggiosa? Infine eccoci a
economia/ecologia: è qui che nasce l’ ecoefficienza, è qui che troviamo chi cerca di
limitare i danni, di fare di più con meno continuando a lavorare all’interno del paradigma
economico esistente. Tuttavia, come l’eco efficienza È un valido strumento per ottimizzare
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il ben più vasto meccanismo dell’ecoefficienza. I normali criteri della progettazione sono
tre: costi, bellezza e funzionalità. I fautori dello sviluppo sostenibile ricorrono volentieri
al sistema della triplice valutazione basato sul trittico ecologia-equità-economia, che ha
contribuito notevolmente a sensibilizzare le aziende. Come strumento di progettazione il
frattale permette infatti di creare valore in tutti e tre i settori.

6- METTERE IN PRATICA L’ECOEFFICENZA

Durante la Grande Depressione era stata approntata una “catena di smontaggio” in cui i
lavoratori rimuovevano dai veicoli radiatori, vetro, pneumatici e rivestimenti, lasciando
soltanto la carrozzeria e telaio d’acciaio che venivano gettati in un enorme imballatrice.
Ford = L’obiettivo era creare una fabbrica dove bambini dei lavoratori potessero giocare
senza correre rischi. Nella maggior parte dei casi il primo passo che gli individui e
le industrie compiono nel loro cammino verso l’ ecoefficienza è l’eliminazione delle
sostanze di cui è universalmente riconosciuta la pericolosità. Il fatto di non contenere un
elemento di per sé non rende necessariamente il prodotto sano e sicuro. Tuttavia esistono
alcune sostanze che si accumulano nell’organismo e causano danni talmente ovvi che
liberarsene è quasi sempre un passo produttivo. Sono quelle che chiamiamo sostanze
X che comprendono materiali come PVC, cadmio, piombo e mercurio. La decisione di
creare prodotti privi di sostanze nocive costituisce il fondamento di quello che potremmo
chiamare “filtro di progetto”: un filtro che sta nella testa del progettista invece che allo
sbocco degli scarichi.

Linee guida
Privilegiare l’intelligenza ecologica. Accertatevi, per quanto possibile, che un prodotto o
una sostanza non contenga a sua volta sostanze o non preveda procedure che si sanno
nocive per la salute dell’uomo e dell’ambiente.
Il generale preferiamo prodotti che possono essere restituiti al produttore, smontati e
riutilizzati o, nella peggiore delle ipotesi, reinseriti nel meccanismo industriale al livello più
basso, cioè subciclati.
Privilegiare il rispetto. Rispetto per chi fabbrica il prodotto, per le comunità che vivono
vicino al luogo in cui è fatto, per chi lo maneggia e lo trasporta e, per il cliente.
Privilegiare il piacere, la gioia e il divertimento. E’ molto importante che i prodotti
intelligenti dal punto di vista ecologico siano anche all’avanguardia sul piano
dell’espressione umana.
La lista X. Le sostanze della lista X sono le più problematiche, quelle teratogene,
mutagene, cancerogene o nocive per la salute dell’uomo E dell’ecosistema in modo
diretto ed evidente. Le sostanze della lista X sono le prime a dover essere eliminate e,
laddove necessario e possibile, sostituite.
La lista grigia. Contiene sostanze problematiche che non occorre eliminare così
urgentemente; include inoltre sostanze essenziali per l’industria, al momento non
sostituibili.
La lista P. È la nostra lista positiva che comprende sostanze definite attivamente salutari e
sicure.
L’azienda che comincia a modificare la lista degli ingredienti alla fine deve riuscire a
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produrre un oggetto identico a quello vecchio.


Passo 4. Attivare la lista positiva Adesso comincia sul serio il lavoro di progettazione,
perché smettiamo di cercare di limitare i danni e cominciamo a pensare attivamente di
fare qualcosa di positivo. Adottiamo i principi dell’efficacia in modo che il prodotto sia
progettato fin dall’inizio per alimentare il metabolismo biologico o tecnico.
Passo 5. Reinventare
A questo livello stiamo riformulando il mandato stesso della progettazione, che è bensì
progettare un “nutriveicolo”. Invece di pensare ad automobili con emissioni negative,
immaginate auto studiate per rilasciare nell’atmosfera emissioni positive e nutrienti per
l’ambiente o l’industria. L’acquisizione di una visione ecoefficace non può essere
improvvisa e richiede tentativi ed errori, tempo, sforzi, denaro e creatività. Il processo non
può che essere graduale.
Segnalare la propria intenzione. È meglio dedicarsi un paradigma nuovo, piuttosto che a
migliorare il vecchio.
E’ importante che il nuovo corso si fondi su principi sani, in modo che la società mandi
segnali che non riguardano solo la trasformazione dei materiali fisici ma anche dei valori.
Restituire. Ovvero battersi per una crescita buona, non solo per una crescita economica.
Infine, ci vogliono prodotti che restituiscano, sottoforma di nutrienti veloci e tecnici.
Essere pronti a spingersi ancora oltre. Per quanto il vostro sia un ottimo prodotto,
ricordate che il perfezionamento di un bene esistente non è necessariamente
l’investimento migliore. Per innovare bisogna saper cogliere i segnali che vengono
dall’esterno dell’azienda: dalla comunità, dall’ambiente e dal mondo intero.
Capire e prepararsi per la curva di apprendimento.
Assumersi responsabilità intergenerazionali.

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