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Alessandro Lanza LO SVILUPPO SOSTENIBILE

a cura di Tommaso Armati

Si definisce sostenibile la gestione di una risorsa se, nota la sua capacit di riproduzione, non si eccede nel suo sfruttamento oltre una determinata soglia. Questo concetto quelle pu essere applicato e quelle a due diversi tipi Le di

risorse,

rinnovabili

esauribili.

prime

comprendono, ad esempio, alcuni tipi di animali, come determinati pesci, che se pescati in maniera eccessiva potrebbero estinguersi in breve tempo. Con le seconde invece si intendono quelle risorse energetiche

limitate, come il petrolio, e quindi destinate prima o poi ad esaurirsi. Un eccessivo sfruttamento di questultime pu quindi portare, nel breve o nel lungo periodo, a un loro esaurimento definitivo. Lo sviluppo pu essere definito sostenibile quando

soddisfa i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere le possibilit per le generazioni future. Questo concetto ruota attorno a una miriade di variabili che

contribuiscono a renderlo attuabile. In generale latteggiamento che le varie istituzioni e aziende hanno nei confronti di questo tema non pu considerarsi ancora maturo, ma viene comunque classificato in due filoni contrapposti. I sostenitori del tecnocentrismo sono fautori di un mercato senza imposizioni n sui produttori n sui consumatori e sono pervasi da una fiducia totale nelle capacit delluomo e della tecnologia di compensare a eventuali scarsit di risorse. Lapproccio ecocentrico invece considera la tutela ambientale come tema centrale e pone forti restrizioni alla possibilit di

sostituzione tra fattori. Ma possibile misurare lo sviluppo sostenibile? E come? La contabilit nazionale misura solo la crescita economica e del reddito dei cittadini e ci d una previsione di spesa sostenibile

per

essi.

In

questo

calcolo

tuttavia

non

rientrano

il

deterioramento quantitativo e qualitativo del capitale naturale, n i costi che i cittadini sostengono come reazione al cambiamento dellambiente che li circonda. Queste spese prendono il nome di spese difensive, e solo ora si stanno avviando dei tentativi per calcolarle in maniera corretta.

CHI MINACCIA LA SOSTENIBILITA?

Innanzitutto demografica,

va con

considerato cui si

il

problema la

della

sostenibilit pianeta di

intende

capacit

del

sostenere un determinato numero di abitanti. C stato e un si aumento prevede demografico che la considerevole popolazione negli ultimi possa

decenni

mondiale

stabilizzarsi intorno agli 11 miliardi nellanno 2.200. Ovviamente la presenza di pi uomini implica una minore

disponibilit di risorse e di conseguenza una minore sostenibilit del pianeta. Lespressione transizione demografica descrive i cambiamenti nel rapporto tra nascite e morti avvenute nei paesi industrializzati nel XIX SEC. Questa attraversa tre fasi di sviluppo: nella prima a unelevata natalit corrisponde pu dirsi un alto tasso di mortalit, e dunque con tasso la lo di

situazione sviluppo mortalit

in

equilibrio. economiche le nascite e

Successivamente, sanitarie, si il

delle

condizioni mentre

decresce

mantengono

numerose.

Questa situazione quella attraversata attualmente da molti paesi in via di sviluppo, e mette a forte rischio la sostenibilit

planetaria. La terza fase quella attuale dei paesi sviluppati, in cui un cambiamento di stili di vita ha portato a una riduzione dei tassi di natalit e, conseguentemente, a un nuovo equilibrio. Altro limite alla sostenibilit rappresentato dallo squilibrio economico che caratterizza il nostro pianeta: il 20% della

popolazione dispone oggi del 87% del reddito.

Questo

causa

ovviamente

un

diverso

grado

di

accesso

alle

possibilit di sviluppo e una situazione di perenne instabilit. Sua diretta conseguenza il fenomeno della migrazione, che porta gli elementi pi validi di un paese a fuggire verso un altra terra che offra maggiori opportunit, per poi trovare un lavoro non adeguato alle loro capacit intellettive.

I problemi ambientali faticano a trovare spazio allinterno delle agende economiche. Il privato, infatti, tende a sottostimare i costi complessivi rappresentati dalla somma dei propri costi e dei costi esterni sociali che egli non contabilizza. I costi ambientali sono sempre incerti, ma hanno scala

internazionale e sono legati ai processi di sviluppo economico. Possono essere locali o globali.

Problemi locali:

SETTORE AGRICOLO: ha un rilevante impatto ambientale sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo. I danni che pu provocare riguardano lerosione dei suoli,

linquinamento delle falde acquifere e quello causato da pesticidi e fertilizzanti. Purtroppo sono danni difficilmente monitorizzabili e il singolo produttore non tende a considerare i costi esterni sociali che pu provocare la sua attivit.

SETTORE INDUSTRIALE: ha effetti su tutti i media ambientali, acqua aria, produzione di rifiuti, rumore. La situazione tuttavia

abbastanza buona nei paesi sviluppati, dove stata sviluppata una normativa che consente il miglioramento dei macchinari e la

riduzione delle emissioni. Nei paesi in via di sviluppo, invece, la situazione non pu dirsi altrettanto rosea. A un tasso rapido di crescita di questo settore non corrisponde ancora un adeguamento di normative e tecnologie.

SETTORE ENERGETICO: E particolarmente problematico per quanto riguarda la

combustione, il consumo e il trasporto. Il forte processo di urbanizzazione in atto soprattutto nei paesi meno sviluppati, sta poi portando a un consumo di energia poco sostenibile e a costi notevoli per quanto riguarda linquinamento locale.

SETTORE TRASPORTI

Le problematiche di questo settore, riguardano soprattutto i paesi sviluppati, ma presto verranno affrontato anche dai quei grandi paesi come Cina e India che si apprestano a vivere il boom

automobilistico. Per quanto riguarda loccidente si sta incentivando di luso tasse di che

vetture

meno

inquinanti,

tramite

ladozione

incoraggino il consumatore nellacquisto di modelli ecologici

PROBLEMI GLOBALI:

EFFETTO

SERRA:

Latmosfera,

grazie

ad

alcuni

gas

che

la

compongono, non permette la perfetta rifrazione dei raggi del sole che colpiscono la terra, e trattenendo calore, consente al pianeta di avere una temperatura in equilibrio attorno ai 15C. I dati dellIpcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) ci rivelano, per, che il riscaldamento continua ad aumentare. Questo dovuto alleccessiva concentrazione nellatmosfera di

quei gas serra che intrappolano il calore. Questo significa che il consumo energetico e lattivit umana

hanno modificato questo equilibrio iniziale. Tuttavia proprio lIpcc fa presente che possibile ridurre le emissioni specie di anidride Carbonica (il gas pi dannoso) per ritornare a una situazione di equilibrio accettabile.

DEFORESTAZIONE:

Il

taglio

di

alberi

supera

il

loro

tasso

di

rigenerazione. Questo dovuto sostanzialmente a due motivi: da un lato la ricerca di legname pregiato, dallaltra il fatto che per parecchi paesi il legno rappresenta il combustibile principale. I danni provocati da questa tendenza sono molteplici, il pi

importante la riduzione di aree verdi: le foreste tra laltro contribuiscono a fissare lanidride carbonica, e quindi un loro abbattimento potrebbe accentuare leffetto serra. Un altro problema in quello zone relativo alla diminuzione che porta della a un

biodiversit

alcune

tropicali,

impoverimento genetico del nostro pianeta.

ASSOTTIGLIAMENTO OZONO: Questo problema emerso una decina di anni fa; da allora strato di ozono si assottigliato in maniera talmente rilevante da diventare un buco grande come gli Stati

Uniti. Il buco permette unesposizione diretta delluomo ai raggi del sole che porta a gravi danni per la nostra salute. Questo dovuto ai Cfc(clorofluorocarburi)che sono stati messi fuori commercio, ma che sono ancora presenti in alcuni vecchi

elettrodomestici e sono diventati una merce di contrabbando.

PIOGGIA ACIDA: E provocata dalla combustione di alcuni componenti energetici, e ha come conseguenza la precipitazione di alcuni

agenti inquinanti che causa danni agli edifici e agli alberi. Rappresenta un fenomeno trasnazionale, perch le pioggie sono in grado di spostarsi di centinaia di Km. Dunque quasi mai chi le provoca corrisponde a chi ne subisce le conseguenze.

3. LINSUFFICIENZA DELLE ISTITUZIONI POLITICHE

La

politica

ambientale

non

ancora

arrivata

un

punto

di

maturit. Le istituzioni deboli che non dalle parti. A questo si aggiunge il comportamento poco corretto di queste che si occupano riescono a far di ambiente sono organi spesso obblighi assunti

rispettare gli

ultime, che ancora non riescono a porre le tematiche ambientali in cima alla propria agenda, e spesso si comportano in maniera

opportunistica, sovrautilizzando le risorse comuni. Sono stati firmati oltre 200 accordi dalla prima conferenza di Stoccolma del 72 e qualcosa, ma non molto, sembra essere cambiato. Tra le conferenze pi importanti ricordiamo quella di Rio del 92, in cui i paesi si sono assunti i primi obblighi politici, e quella di Kyoto del 97 (il cui protocollo entra ufficialmente in vigore domani 16/2/05 ndr.)in cui stata convenuta una riduzione del 5% delle emissioni di gas serra. Gli Stati Uniti si sono rifiutati di firmare il protocollo,

inferendo un duro colpo allequilibrio ambientale mondiale. Ad ogni modo risulta anche sempre perch molto difficile attuare delle

normative

chiare,

sempre

difficile

accertare

responsabilit e trasgressioni. Le decisioni in questo ambito comportano sempre un costo per i singoli paesi a favore del bene collettivo; dunque necessario sposare un processo decisionale partecipativo, nella speranza trovare un compromesso accettabile che dia durevole. vita ad un di

accordo

4.CRESCITA ECONOMICA, POPOLAZIONE E AMBIENTE

La

crescita

economica

rappresenta

un

bene

un

male

per

lecosistema? La prima preoccupazione che la crescita economica porti a un maggiore utilizzo delle risorse, una maggiore possibilit di

esaurimento di queste ultime, e quindi un ulteriore produzione di rifiuti. Dunque la crescita sarebbe nociva alla sostenibilit. Tuttavia ci sono numerosi aspetti per cui questa tesi possa essere confutata. Nei paesi sviluppati, c un predominio di attivit del settore terziario, ci comporta una forte diminuzione dellinquinamento. Allo stesso tempo il settore secondario giunto ormai in una fase matura, e utilizza tecnologie pi nuove e meno nocive

allambiente. I paesi in via di sviluppo stanno invece attraversando quella fase in cui la crescita porta ad un aumento delle emissioni nocive. Consideriamo emissioni lorde quelle valutate tenendo unicamente conto del consumo di energia di un paese. Le emissioni e nette invece sono quelle da che effettivamente centraline, si e

verificano

vengono

valutate

apposite

corrispondono alla differenza tra emissioni lorde e abbattimento. Quest ultimo misura in quale quantit la politica e gli

investimenti in tecnologia sono riusciti a ridurre le emissioni. Operando anche in questo caso una transizione ecologica,

otteniamo 3 diverse fasi di sviluppo. Nella prima c nella poco consumo di energia il e dunque ma poco non

abbattimento,

seconda

aumenta

consumo

labbattimento(dunque alto numero di emissioni nette), nella terza alta sia la percentuale di emissioni lorde sia quella di

abbattimento.

Unendo

questa

transizione

quella

demografica

citata

in

precedenza, possiamo sostenere che sposa maggiormente i criteri di sostenibilit un paese che si trova nella terza fase, ovvero in sostanziale equilibrio demografico con tassi bassi di nascite e morti, e un numero di emissioni nette basso, risultante da un alto consumo, ma anche da un forte abbattimento.

5.IL RUOLO DELLA TECNOLOGIA


Come abbiamo gi detto in precedenza i paesi in via di sviluppo si trovano ancora in una fase di industria pesante, che incide molto negativamente sullambiente. Al contrario nei paesi occidentali, si approdati oramai a

unevoluzione tecnologica che ha fortemente limitato i danni. Tuttavia queste tecnologie moderne non vengono trasferite nel sud del mondo. Al contrario, le grandi aziende multinazionali installano i propri stabilimenti in paesi meno sviluppati adoperando una tecnologia pi obsoleta e contravvenendo alle norme presenti nei propri paesi dorigine. Tuttavia il problema pi grande costituito dalle medie e piccole imprese che non possiedono n i mezzi economici n le capacit di gestione di nuovi macchinari. A questo si sommano gli alti costi e i benefici invisibili, in un contesto in cui la politica e leducazione in materia

ambientale sono ancora in alto mare. Per questo motivo necessario che lOccidente non veda laiuto al sud del mondo come atto di liberalit o tentativo di rimediare alle colpe passate, bens come investimento che giovi

allequilibrio dellintero sistema mondiale. Il metodo qui suggerito quello dellimplementazione congiunta: in questo modo i paesi pi sviluppati possono operare le riduzioni di emissioni nel Sud del mondo, dove i costi di abbattimento sono nettamente inferiori.

Questo porta un risparmio al paese occidentale, e un vantaggio in termini di sviluppo per il paese del Sud del mondo. La cooperazione tecnologica porterebbe poi a maggiori investimenti nelle aree critiche e svilupperebbe un rapporto duraturo tra i vari paesi, che dovrebbe realizzarsi non solo tramite il

trasferimento di hardware, ma soprattutto di software, intesi come competenze ed educazione. Questo a beneficio di tutti noi e soprattutto dei nostri figli.

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