Sei sulla pagina 1di 3

DIALOGO SULL’ENERGIA NUCLEARE

Salviati: Ma avete saputo del disastro che c'è stato in Giappone? La radioattività
nella zona intorno alla centrale di Fukushima ha raggiunto livelli altissimi, come
a Chernobyl, nonostante qualsiasi pericolo fosse stato negato fin dall'inizio dalle
autorità. Infatti, per quanto riguarda Chernobyl, l’esplosione della fabbrica, ha
liberato una quantità elevata di scorie radioattive assorbite dalla natura
circostante. I valori più alti della radioattività si trovano sugli strati superficiali
del terreno, dove vengono assorbiti da piante e funghi e quindi le scorie entrano
nella catena alimentare. È risaputo infatti che gli incendi rilasciano nuovamente
le particelle radioattive che poi vengono immesse nell’atmosfera. Queste scorie
radioattive presenti nell’aria hanno causato delle deformazioni sia di animali,
che mangiavano piante che avevano assorbito le scorie o anche semplicemente
respirando l’aria inquinata. Oltre a ciò, quella situazione causò molte malattie
genetiche, in particolar modo riguardo il cancro alla tiroide, che viene visto dalla
medicina moderna come un “marchio della fabbrica” del disastro di Chernobyl;
oltre a questa si sono diffuse anche le patologie endocrine, come: leucemia, altre
forme di cancro, malattie respiratorie, digestive, cardiovascolari e immunitarie.
E pensare che ho sempre avuto fiducia nel nucleare come energia del futuro.
Adesso, invece, non so più cosa credere.

Simplicio: Sì, lo so, una notizia stupefacente. Ma io rimango convinto della


necessità di questa energia. Non possiamo abbandonarci a un inutile
catastrofismo e lasciarci dominare da paure irrazionali. La tecnologia è diventata
più affidabile e quella era una centrale di vecchia generazione. Ormai è
impensabile un tracollo del genere. C’è da dire, inoltre, che sul piano ambientale,
l’energia nucleare ha un’emissione di CO2 molto bassa e questo aiuta molto per
l’inquinamento atmosferico. Il Co2 viene prodotto anche nella maggior parte
delle combustioni. Gli autoveicoli producono molto Co2; per questo motivo è
importante limitare le emissioni di questa sostanza, per preservare l’ambiente ed
evitare ulteriori forme di inquinamento. Una sovrapproduzione di anidride
carbonica, non può che andare a determinare un aumento dell’effetto serra e
contribuendo in questo modo per il 70% al surriscaldamento globale del
pianeta, che causa l’estinzione di molte specie animali e vegetali presenti sulla
Terra.

Sagredo: Ah! Per favore risparmiaci l'accusa di catastrofisti. Certo la


percentuale di rischio è molto bassa ma, come in questo caso, ci sono sempre dei
fattori imprevedibili, non presi in considerazione. Oggi un terremoto, domani un
incendio... la gravità degli effetti è così alta da scoraggiare chiunque; si gioca con
la vita stessa. Poi, la scienza che tu dici adesso studia fonti alternative,
rinnovabili ed ecologiche. Perché dobbiamo continuare a insistere su strutture
che gli altri paesi cercano di smantellare? L'energia solare, ad esempio, non
inquina e non comporta rischi. Pensiamo, inoltre, alla fine che farebbero le
scorie radioattive nel nostro paese quando non si riesce a risolvere neppure il
problema dei rifiuti cittadini. Investimenti mafiosi, riciclaggio di denaro
entrerebbero inevitabilmente nell'organizzazione delle centrali. Ci troviamo a
vivere in uno Stato insicuro e approssimativo nella risoluzione di questioni tanto
importanti.
Tuttavia, ciò che dici sulla produzione di anidride carbonica è corretta: in effetti
per l’inquinamento è ottima la riduzione di CO2, utile per l’ambiente e la
salvaguardia delle specie a rischio; ma allo stesso tempo la catastrofe di
Chernobyl ha causato molti danni, malformazioni e problemi di salute
importanti che non possono essere sottovalutati; quindi, secondo me servirebbe
ragionarci meglio sul suo utilizzo.

Simplicio: Quello che dici, forse, è vero. Però le fonti rinnovabili non
riusciranno mai a produrre il totale del nostro bisogno energetico e, poiché non
possiamo pensare di continuare a utilizzare il petrolio, il nucleare è necessario.
Gli altri Stati, che ammetterai sviluppati e progrediti più di noi, si basano su
questo. Il costo è minore e quindi si facilita lo sviluppo economico. Non disporre
di tanta energia come gli altri bloccherà la crescita italiana.

Sagredo: Diresti il giusto se ciò che tu chiami sviluppo lo fosse davvero. La


società del consumo è finita, siamo arrivati al capolinea. Ha dimostrato le sue
debolezze col produrre beni inutili, disuguaglianze, ingiustizie, perdita di
identità culturale. A cosa servirà tutta questa energia quando la maggior parte
della popolazione non sarà in grado di acquistarne i prodotti?

Salviati: Sì. Prima di continuare imperterriti su questa strada ci si dovrebbe


domandare dove essa porti e se il disastro giapponese non sia solo un segnale
della crisi del nostro mondo capitalista. Ed è evidente che tale degradazione si
protrae anche in ambito politico. Basti pensare all’odierno conflitto tra Russia e
Ucraina: sempre più note sono le citazioni di funzionari Usa, secondo cui alti
dirigenti militari russi avrebbero avuto colloqui per discutere quando e come
Mosca avrebbe potuto usare un'arma nucleare. Un papabile scontro con
l’utilizzo della tattica nucleare per parte della Russia coinvolgerebbe senza
ombra di dubbio gli Stati uniti e la NATO, entrambi possedenti più di 5500
armi radioattive, al pari della Russia. La guerra si trasformerebbe in una
catastrofe di dimensioni paradossali con conseguenze ben peggiori di quelle
delle due città Giapponesi…

Simplicio: Intercettazioni americane? Qui non parliamo dell’agire russo ma


delle prese di potere statunitensi. Difatti, attualmente, nessuna arma nucleare
tattica è stata utilizzata nel conflitto. Ricordiamo, a tal proposito, la guerra
fredda del ’69 tra Russia e Stati Uniti: le due maggiori super potenze si
scontravano in campo internazionale. Si ipotizzava una terza guerra mondiale.
Ma ovviamente la storia ci insegna che l’esito fu differente. Durante la guerra
fredda, sia Russia che Stati Uniti, accumularono decine e decine di migliaia di
queste armi, ma non le utilizzarono mai. Ciascuna potenza mondiale sapeva di
rischiare la distruzione totale. Paradossalmente proprio questa consapevolezza servì
in certe fasi a placare le tensioni, creando così quello che poi è stato definito
l’“equilibrio del terrore”: da un lato, le armi nucleari costituivano una minaccia
costante, dall’altro, però, il piazzamento di testate missilistiche ai confini dei due
blocchi – occidentale e sovietico – servirono a mostrare il proprio potenziale
distruttivo ed evitare lo scontro diretto.

Sagredo: Quindi vorresti dire che possedere le armi nucleare è un bene per poter
incutere un terrore per così dire “strategico” al fine di marcare il proprio territorio?
Non lo vedo necessario: perché sperperare risorse economiche per armi che non
verranno mai utilizzate? Per una distopica guerra nucleare che non verrà mai
attualizzata? Sono più dell’idea che se da un lato è pur vero che il conflitto politico è
purtroppo inevitabile e necessario dall’altro la tattica radioattiva diventa solo danno
ulteriore alla nostra economia capitalista.

Potrebbero piacerti anche