Sei sulla pagina 1di 2

L’ANTROPOCENE

La parola Antropocene è stata coniata dal chimico e premio Nobel olandese Paul Crutzen. Con essa si
indica, letteralmente, “l’era dell’uomo”, e fa riferimento ad una fase caratterizzata dall’impronta dell’essere
umano sull’ecosistema globale. Tenendo conto dei cambiamenti climatici, dell’erosione del suolo, del
riscaldamento degli oceani o ancora dell’estinzione di numerose specie, il “peso” delle attività dell’uomo è
più che evidente. Attualmente i geologi stanno tentando di avere anche una conferma dalle rocce: se per
esempio nei ghiacci, nel sottosuolo, nei coralli vengono trovate tracce di plastica, alluminio o anche delle
tracce di radioattività dispersa durante i vari test nucleari, la prova dell’impatto dell’uomo sarà più che
evidente.
GLI EFFETTI DELL’UOMO SULLA NATURA
I vari ordigni esplosi dalla metà del ‘900 ad oggi, hanno riversato una grande quantità di ISOTOPI nel nostro
ecosistema, questi sono atomi che non esistono in natura e dunque creati dall’uomo.

Nei nostri cieli l’anidride carbonica e il metano hanno raggiunto la più alta concentrazione degli ultimi 65
milioni di anni mentre acciaio, plastica, calcestruzzo segneranno gli strati geologici del presente e del
futuro. Di fatti, questi si trovano attualmente negli oceani, nel sottosuolo e nell’atmosfera. In più questi
compromettono e contaminano l’ecosistema terrestre.
Secondo gli studiosi, a meno che una catastrofe naturale non interrompa il dominio dell’uomo, i suoi
impatti sull’ambiente continueranno a farsi sentire
IMPRONTA ECOLOGICA UMANA
Ogni azione dell’uomo ha degli effetti sull’ambiente, un impatto al quale molto spesso non prestiamo molta
attenzione. Questo impatto viene misurato attraverso l’IMPRONTA ECOLOGICA.

L’IMPRONTA ECOLOGICA è un indicatore che misura il consumo da parte degli esseri umani delle risorse
naturali che produce la Terra. Nello specifico, l’impronta ecologica misura in ettari le aree biologiche
produttive del pianeta terra, compresi i mari, necessarie per riguardare le risorse consumate dall’uomo.

Dunque l’IMPRONTA ECOLOGICA ci dice di quanti pianeta terra avremmo bisogno per conservare l’attuale
consumo di risorse naturali. Attualmente avremmo bisogno di 1,7 “Pianeti Terra”.

OVER SHOOT DAY.


L’Over shoot Day è il giorno che indica ufficialmente l’esaurimento delle risorse rinnovabili che la Terra
riesce a rigenerare nell’arco di 365 giorni. Non si tratta di una data fissa ma di una data che di anno in anno
varia a seconda della velocità con cui tali risorse vengono sfruttate. La data del fatidico giorno si calcola
confrontando le esigenze dell’umanità, in termini di emissioni di carbonio, terreni coltivati, sfruttamento
degli stock ittici e uso delle foreste per ricavarne legname, il tutto rapportato con la capacità del Pianeta di
rigenerare tali risorse e assorbire la quantità di carbonio emessa. In generale si parla di Overshoot Day
mondiale, ma si può parlare anche di Overshoot Day nazionale, in quanto ogni Paese ha una data in cui
esaurisce le proprie risorse.
L’EARTH OVERSHOOT DAY ARRIVA SEMPRE PRIMA
I dati non sono confortanti. Ogni anno infatti, l’inquietante data pare arrivare sempre prima, delineando
così un quadro futuro per niente roseo. Attualmente la popolazione mondiale utilizza il 70% in più di quanto
si possa rinnovare, sta consumando l’equivalente di 1,7 pianeti all’anno, cifra che, sulla base delle tendenze
attuali, potrebbe salire a 2 pianeti entro il 2030.
Scorrendo a ritroso gli ultimi anni, ecco le date dell’Overshoot Day:
29 luglio 2019
1 agosto 2018
2 agosto2017
8 agosto 2016
13 agosto 2015
19 agosto 2014
Il quadro è chiarissimo: col passare degli anni, esauriamo con sempre più anticipo le risorse naturali che la
Terra ci mette a disposizione.

EARTH OVERSHOOT DAY 2020 E COVID-19


Ma il 2020 stupisce. In controtendenza a quanto esposto sopra, l’anno appena trascorso ha visto questa
data cadere il 22 agosto, con 3 settimane di ritardo rispetto al 2019.
La data riflette una riduzione del 9,3% dell’Impronta Ecologica dell’umanità tra il 1° gennaio e l’Earth
Overshoot Day rispetto all’anno precedente. Non accadeva da ormai 10 anni!
Il perché è facilmente intuibile. Le misure di lockdown adottate per fermare la pandemia da Covid-19 hanno
avuto un risvolto positivo sull’ambiente.

La pandemia generata dal nuovo coronavirus Sars-Cov-2 ha rappresentato per il genere umano una delle
lezioni più dure della storia: ha rappresentato la prova tangibile che lo stile di vita che stiamo portando
avanti è pericoloso, per noi, per il mondo in cui viviamo e che lasceremo ai nostri figli. Messa alle strette, la
specie umana è stata costretta a confrontarsi direttamente con i propri errori, fare un passo indietro e
lasciare che la natura si riprendesse ciò che era suo. Risultato? Aria più pulita, abbassamento dei livelli di
smog e ripopolamento di aree ormai abbandonate da parte di specie animali e vegetali.
Complici lockdown, smartworking, distanziamento sociale, zone rosse e arancioni… negli ultimi otto mesi
l’essere umano ha consumato meno risorse rispetto agli anni passati, ha inquinato meno, distrutto meno
habitat e, probabilmente, ritrovato un po’ di senso di appartenenza al mondo naturale.

Potrebbero piacerti anche