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TESI

“ IL MARE “

IL mare un bene prezioso per l’intera umanità per l’ecosistema mondiale , una risorsa immensa che non
abbiamo saputo preservare al meglio .

L’uomo , l’innovazione , l’industrializzazione , solo negli ultimi anni si sono accorti che ne hanno cambiato le
caratteristiche inclusa flora, fauna ed addirittura la temperatura dello stesso .

L’inquinamento del mare, o marine litter, è una delle emergenze più urgenti da affrontare.

Nell’ultimo secolo il mare è diventato un’immensa discarica nella quale finisce ogni sorta di rifiuto, dagli
scarichi industriali alle bottiglie di plastica, fino alle sostanze nocive utilizzate in agricoltura.

Il tutto aggravato dai riversamenti di petrolio in prossimità delle piattaforme petrolifere responsabili delle
morie di pesci e dell’avvelenamento degli uccelli.

Tappi, bottiglie di plastica, sacchetti, calcinacci, copertoni, mozziconi di sigarette: se non vengono smaltiti
correttamente finiscono in mare sospinti dal vento, trascinati dai fiumi o prodotti direttamente dalle navi.

Anche se vi sono vari tipi di inquinamento del mare, nella quasi totalità dei casi è dovuto alla plastica, un
materiale che si degrada completamente solo in centinaia di anni e che rappresenta una vera e propria
minaccia per l’ecosistema marino.

Essendo un mare semichiuso, il mar Mediterraneo è particolarmente colpito da questo problema.

Secondo un’indagine condotta da Legambiente sulla situazione mare Tirreno, il 95% dei rifiuti galleggianti
avvistati è costituito da plastica.

Ogni anno si fa sempre più lunga la lista di balene, tartarughe o uccelli marini che muoiono per
soffocamento o per blocco gastrointestinale a causa dell’ingestione di oggetti di plastica, oppure che vi
rimangono intrappolati.

Lo scorso marzo, ad esempio, nel ventre di una femmina gravida di capodoglio trovata morta in Sardegna
sono stati rinvenuti addirittura 22 kg di plastica.

Quando la plastica si frammenta, il pericolo si fa più insidioso e finisce per interessare anche la nostra
salute, visto che tra i pesci che ingoiano le microplastiche ci sono anche quelli che finiscono nei nostri piatti.

Il mare è un serbatoio nel quale confluiscono varie sostanze tossiche. Ce n’è per tutti i gusti: scorie e rifiuti
delle lavorazioni industriali, metalli pesanti, concimi e pesticidi chimici scaricati nei fiumi che, come si sa,
finiscono nel mare, che diventa così l’ultima pattumiera per i rifiuti di ogni genere.

Non essendo biodegradabili, queste sostanze entrano a far parte del ciclo vitale di numerosi organismi
marini, dal fitoplancton fino ai grossi predatori, diventando un ingrediente comune di tutta la catena
alimentare.

Anche i mozziconi dispersi nell’ambiente finiscono per inquinare gli oceani. Nei filtri delle sigarette sono
infatti presenti dei composti chimici micidiali per la fauna marina.

Gli scarichi accidentali di petrolio sono un’altra delle maggiori cause dell’inquinamento dei mari. I
riversamenti di petrolio avvengono durante il trasporto, nel corso delle trivellazioni e anche durante le
operazioni di lavaggio delle cisterne.
L’esplosione sulla piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico è ricordato come il più grave
disastro ambientale della storia statunitense.

Dall’ecosistema marino, alla salute della popolazione, fino all’economia ittica e turistica: i danni arrecati
dalla cosiddetta marea nera sono stati enormi.

Attualissimo è il tema delle mascherine che stiamo ed abbiamo utilizzato per fronteggiare la pandemia che
ci ha colpiti COVID19 , la produzione è l’utilizzo di miliardi di mascherine a livello mondiale sta peggiorando
la situazione in maniera importante.

Infatti il non corretto smaltimento delle stesse , sta peggiorando la situazione dell’inquinamento marino .

IL sole 24 ore in un articolo pubblicato il 13 settembre 2020

“Allarme mascherine: «In mare sono più delle meduse»

L’Ispra ha stimato per tutto il 2020 tra 160mila e 440mila tonnellate di dispositivi anti Covid-19 da trattare
come spazzatura indifferenziata. Gli inceneritori non bastano, soprattutto al Sud.

Il primo segnale è arrivato dal pellicano, cioè battello spazzino che ripulisce dalla sporcizia l’acqua del porto
di Ancona. Mentre a Venezia la clausura produceva video di visitatori in visibilio per le acque trasparenti dei
canali (è un fenomeno normale, ma non ditelo ai turisti), ad Ancona il pellicano ha cominciato a estrarre
dall’acqua del porto le mascherine celestine che galleggiavano sul filo della corrente e Rodolfo Giampieri,
presidente dell’Autorità del porto, ha dovuto prendere atto delle presenze «sempre più massicce di
mascherine e guanti, prima inesistenti». E dalla Francia l’associazione Opération Mer Propre (Operazione
Mare Pulito) stimava che il mare è popolato «più da mascherine che da meduse».

Questo ci fa capire come la dimensione del problema si stia amplificando , ovvio che ognuno di noi deve ed
ha il dovere di compiere piccole azioni volte a salvaguardare quello che è un bene preziosissimo per il
benessere dell’umanità .

Proprio le mascherine hanno impattato in maniera importante , proprio perché le stesse o meglio le più
usate che sono le chirurgiche hanno sono fatte in in tessuti sintetici (poliestere, nylon, polipropilene) ,
questi sono tutti materiali plastici non naturali derivati creati dall’uomo .

La plasticala plastica non si trova in natura: viene sintetizzata artificialmente a partire da risorse naturali
come il gas, il petrolio e suoi derivati.

Questa macromolecola lineare, simile ad una catena, formata da monomeri (i singoli anelli della catena), è
prodotta a partire dalla lavorazione dei combustibili fossili e dei loro polimeri: propilene, etilene, butadiene
e stirene.

Petrolio e gas sono idrocarburi, ossia sostanze organiche composte esclusivamente da carbonio e idrogeno.
Per arrivare alla plastica è necessario scomporli nei propri elementi, questo è possibile grazie a un processo
chiamato cracking, durante il quale le lunghe catene degli idrocarburi vengono spezzate.

Esistono due tipi di processi di produzione della plastica: polimerizzazione e policondensazione, che
avvengono con l’aiuto di catalizzatori. Nel primo caso, monomeri come l’etilene e il propilene vengono
legati tra loro rimanendo intatti; nel secondo, i monomeri non vengono semplicemente sommati, ma
“condensati” eliminando molecole di acqua o metano.

In Italia fu Giulio Natta un ingegnere chimico e accademico italiano, insignito del premio Nobel per la
chimica insieme a Karl Ziegler nel 1963 per "le loro scoperte nel campo della chimica e della tecnologia dei
polimeri", in particolare per la messa a punto di catalizzatori capaci di operare sulla stereochimica delle
reazioni di polimerizzazione del propilene per la produzione di polipropilene isotattico[3] (polimerizzazioni
stereospecifiche).

La plastica è stata molto importante nel contribuire ad abbattere costi di alcuni oggetti di uso quotidiano ,
lo è tutt’ora se pensiamo a quanto è stata fondamentale anche nel fronteggiare l’emergenza COVID-19 ,
tutti i dispositivi di isolamento ( camici-mascherine-tubi per l’ossigeno ,etc etc ) sono tutti di materiali
plastici , a mio avviso la plastica non è il male del pianeta , il vero male è il cattivo uso che se ne fa nello
smaltimento .

Il concetto è che se impariamo a differenziare bene anche la plastica può avere nuova vita , non è eliminarla
o ridurne l’uso la soluzione a mio avviso , ma creare opportunità e centri per il riutilizzo della stessa .

La plastica e tutti i suoi derivati d’altronde non sempre possono essere sostituiti da altri materiali , quindi
una consapevolezza nell’utilizzo e una serie di aziende e nuove tecnologie capaci di riutilizzare e dare nuova
linfa alle materie plastiche possono essere l’inizio di un percorso diverso che ci permetta di utilizzare la
plastica e non inquinare i mari e più in generale il pianeta .

Non a caso il goal 14 dell’agenda 2030 “ Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le
risorse marine per uno sviluppo sostenibile “, è volto proprio a sensibilizzare i vari paesi a correggere e
cambiare rotta in maniera imponente per fronteggiare quello che sta accadendo al pianeta .

Gli oceani del mondo – la loro temperatura, le loro correnti e la loro vita – influenzano i sistemi globali che
rendono la Terra un luogo vivibile per il genere umano.

L’acqua piovana, l’acqua che beviamo, il meteo, il clima, le nostre coste, molto del nostro cibo e persino
l’ossigeno presente nell’aria che respiriamo sono elementi in definitiva forniti e regolati dal mare. Nel corso
della storia, gli oceani e i mari sono stati e continuano ad essere canali vitali per il commercio ed il
trasporto.

Un’attenta gestione di questa fondamentale risorsa globale è alla base di un futuro sostenibile.

Queste cifre ci aiutano a capire quanto sia importante rispettare gli obiettivi prefissati

Gli oceani coprono i tre quarti della superficie terrestre, contengono il 97% dell’acqua presente sulla Terra e
rappresentano il 99% di spazio, in termini di volume, occupato sul pianeta da organismi viventi

• Più di 3 miliardi di persone dipendono dalla biodiversità marina e costiera per il loro sostentamento

• A livello globale, il valore di mercato stimato delle risorse e delle industrie marine e costiere è di 3 mila
miliardi di dollari annui, ovvero circa il 5% del PIL globale

• Gli oceani contengono approssimativamente 200.000 specie identificate, ma i numeri reali potrebbero
aggirarsi rientrare nell’ordine dei milioni

• Gli oceani assorbono circa il 30% dell’anidride carbonica prodotta dagli umani, mitigando così l’impatto
del riscaldamento globale sulla Terra
• Gli oceani rappresentano la più grande riserva di proteine al mondo, con più di 3 miliardi di persone che
dipendono dagli oceani come risorsa primaria di proteine

• Le industrie ittiche marine danno impiego, direttamente o indirettamente, a più di 200 milioni di persone

• I sussidi per la pesca stanno contribuendo al rapido esaurimento di numerose specie di pesce, e stanno
impedendo azioni tese a salvare e ripristinare le riserve ittiche globali e gli impieghi ad esse collegati,
portando le industrie ittiche degli oceani a produrre 50 miliardi di dollari americani annui in meno rispetto
al loro potenziale

• Il 40% degli oceani del mondo è pesantemente influenzato dalle attività umane, il cui impatto comprende
l’inquinamento, l’esaurimento delle riserve ittiche e la perdita di habitat naturali lungo le coste.

Quindi è opportuno che i governi , le organizzazioni ,le scuole , facciano informazione , comunicare in
maniera semplice, ma diretta ed incisiva e divulgare a 360° l’importanza del Mare degli oceani ed il Goal
14 dell’agenda 20-30 , aiuterebbe le nuove generazioni ad avere un approccio diverso , consapevole , e
rispettoso verso lo stesso.

Il rispetto del mare per preservare le sue funzioni per il pianeta , ma anche un modo per preservare uno
spettacolo naturale quali i fondali .

I fondali marini sono delle vere e proprie opere d’arte della natura , questa è la mia definizione poiché
affascinata dalle meraviglie che gli stessi offrono .

I fondali marini sono costituiti da zone pianeggianti , valli , e catene montuose proprio come le terre emerse
,con l’utilizzo dei sottomarini, si è potuto tracciare una mappa dei fondali marini.

In particolare, si è scoperto un susseguirsi di catene montuose, dette dorsali medio-oceaniche

che si snodano lungo la linea che separa i vari continenti.

Ogni dorsale è costituita da due catene montuose parallele, tagliate da faglie trasversali, tra le quali si trova
una vera e propria spaccatura del fondo oceanico. Da queste spaccature fuoriesce continuamente del
magma proveniente dal mantello sottostante.

Il magma si raffredda e sospinge lateralmente il materiale già presente: negli oceani si forma una nuova
crosta terrestre, ovvero i fondali oceanici si espandono continuamente.

La teoria della deriva dei continenti è universalmente accettata in quanto la scienza ne ha dato la più
completa spiegazione attraverso la teoria dell’espansione dei fondali oceanici e la teoria della tettonica a
zolle.

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