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BIBLIOTECA 42
21 marzo 2017
di Pietro Bassi
I
l dovere di sopportare ci dà il diritto di sapere.
Edmond Rostand
Al Gore
In uno dei suoi romanzi più amati, l’ucronia fantascientifica 22/11/’63, Stephen
King usa il trucco narrativo di un varco temporale che permette al protagonista
Jake Epping di andare avanti e indietro nel tempo, dal presente del 2011 al
passato del 9 settembre 1958, e viceversa. Grazie a questo varco, collocato
ovviamente in una cittadina del Maine, il protagonista si rende conto che
potrebbe fermare la guerra del Vietnam neutralizzando Oswald, cioè evitando
l’assassinio di John F. Kennedy…
Un tossicità creata dall’uomo in modo insensato. Fin dalle prime pagine si coglie
il clima socioculturale dal quale Primavera silenziosa è nato. L’istantanea precisa
del periodo postbellico che ha portato all’umanità due novità prodigiose e
terribili, nate grazie ai massicci investimenti in denaro ed energie lavorative che
la Seconda guerra mondiale impone: la bomba atomica e il parallelo sviluppo
della grande industria chimica (ricordiamo lo Zyklon B della Bayer per le camere
a gas dei nazisti, un insetticida a base di acido cianidrico). In un tale contesto è
fisiologico che, negli anni Sessanta americani in cui operava la Carson, la
scienza non godesse di grande fiducia e gli scienziati fossero visti, nel peggiore
dei casi, come pazzi senza scrupoli al servizio di grandi industrie dominate da
altri pazzi senza scrupoli. Anche il potere insetticida del DDT fu non a caso
scoperto nel 1939 da un chimico svizzero, Paul Hermann Müller, che per questo
nel 1948 vince il Premio Nobel per la medicina, e da quel momento il DDT verrà
usato a tonnellate per contrastare la malaria e subito dopo adottato in agricoltura
per sterminare gli insetti giudicati nocivi. Quest’ultimo punto è il cuore del libro.
Oltre alle molte persone morte per esposizione ai veleni dopo poche ore dal
contatto (agricoltori e dipendenti di aziende agricole, soprattutto), nel libro
incontreremo il bioaccumulo altre volte, per esempio con quei “veri e propri
accumulatori biologici” [p. 120] di veleni filtrati nel terreno che sono i lombrichi,
una delle prede principali dei pettirossi. Nella settantina di ettari dell’Università
del Michigan, dove vivevano circa 370 pettirossi, ne morirono la maggior parte, e
i pettirossi rimasti erano incapaci di riprodursi. Proprio come gli svassi e, a
quanto pare, come noi esseri umani. Sessant’anni fa? No, oggi, come risulta da
un recente reportage della trasmissione televisiva Presa diretta, intitolato Ciao
maschio, dove vengono indagati gli effetti degli ftalati a cui siamo esposti
quotidianamente, e di tutte quelle sostanze definite interferenti endocrini. Fra gli
effetti conosciuti: cancro e sterilità. Tra quelli sconosciuti… chi vivrà vedrà.
Così scrive Rachel Carson a pagina 186 di Primavera silenziosa, dimostrando non
solo di essere una grande scrittrice, ma anche di aver trovato un varco temporale
che dal 1962 l’ha condotta alla primavera del 2017 e, forse, oltre. Ma perché nel
1962 in mezza America morirono tanti pettirossi? La gente trovava i loro
corpicini senza vita nel proprio giardino, e una signora del Michigan, in una
lettera, scrisse: “Possiamo immaginare una cosa più triste ed orribile di una primavera
senza il canto del pettirosso?” [p. 127]. Un indizio è all’inizio di questa recensione, e
ha a che fare con gli olmi. La famosa moria degli olmi, o grafiosi, che uccise tra gli
anni Quaranta e Settanta, negli Stati Uniti e in Europa, quasi tutti gli alberi adulti
di questa specie. La grafiosi dell’olmo fu causata da un fungo ascomicete portato
in giro, di albero in albero, da alcune specie di coleotteri detti della corteccia,
perché il loro ciclo biologico è strettamente legato agli olmi, sotto la cui corteccia
vivono e si sviluppano le larve. Le spore del fungo si depositano sul corpo del
coleottero che da adulto si sposta verso altri olmi, e le conseguenze non solo
possiamo immaginarle, ma vederle: non ci sono quasi più olmi. Personalmente
ne conosco solo uno, centenario, al centro di una piazzetta di un borgo abitato da
sei persone, nell’alto Appennino tra le provincie di Modena e Bologna. È un olmo
isolato, ed è per questo, forse, che sta bene. Simbolo vivente dei danni che può
creare la logica della monocoltura. Negli Stati Uniti, per contrastare la moria,
trattarono con DDT intere cittadine, viali alberati, giardini privati e pubblici. Il
DDT penetrò nella corteccia e nelle foglie degli alberi. Le foglie caddero,
divennero humus grazie a batteri e lombrichi, e a quel punto la catena
alimentare fu compromessa per molti anni. Alla fine furono censite 63 specie
diverse di uccelli morti, e tutti si ritrovarono immersi in un silenzio innaturale e
inquietante. Fra gli uccelli vivi, gli organi riproduttivi erano compromessi
dall’insetticida.
Anche perché gli insetti sono velocissimi ad adattarsi, e si innesca dopo pochi
anni quel meccanismo noto come resistenza delle nuove generazioni di insetti
alle sostanze tossiche. Questo provoca un circolo vizioso che, alla fine, risulta solo
dannoso. Poi, nel 1962, uscì Primavera silenziosa; undici anni dopo, nel 1973, il
DDT fu bandito per sempre dagli Stati Uniti. Tutti vissero felici e contenti?
Neanche per sogno.
Nel capitolo Cause dirette ed indirette della morte dei pesci, Carson racconta alcuni
casi di impressionanti morie di pesci, causate da campagne di disinfestazione di
foreste o contaminazioni causati dallo scarico di acque inquinate. Milioni e
milioni di pesci morti, dal Canada al Texas, negli anni Cinquanta. Per
comprendere la strana e inquietante attualità di questo libro che compie 55 anni,
se ce ne fosse ancora bisogno, basta guardare questo video (uno fra centinaia
che potete trovare in rete):
Senza dover fare il giro del mondo attraverso gli innumerevoli episodi di disastri
naturali causati da pesticidi, industria pesante, industria chimica e quant’altro,
possiamo restare in Italia, per esempio con questo articolo di Repubblica: Ispra,
aumentano i pesticidi delle acque. Fra i più diffusi c'è il glifosato. Per sapere cos'è il
glifosato, si può leggere questo articolo. E anche se il glifosato non esisteva
ancora nel 1962, Rachel Carson ci mette in guardia senza sosta da 55 anni.
Primavera silenziosa è un libro scritto con urgenza da una donna che, alla metà
della stesura, scoprì di avere un tumore al seno e successivamente di averne uno
ai polmoni. La sua competenza per fortuna era innegabile, perché quando il libro
uscì ricevette durissimi attacchi da chi aveva interessi a screditare lei e il suo
lavoro che metteva in discussione una visione del mondo e l’industria chimica e
agroalimentare. Ricevette colpi anche molto bassi, ma la storia e la nostra
memoria di lettori le hanno dato ragione. Personalmente, mi sono diplomato in
un istituto tecnico agrario negli anni Novanta. Che io ricordi, molte ore
settimanali del nostro percorso di studio prevedevano lo studio dei fitofarmaci e
della loro (abbondantissima) somministrazione. I concetti di “biologico” e di
“lotta integrata” non erano fantascienza, ma quasi, e sfogliando un mio vecchio
libro di testo di Arboricoltura, apprendo senza stupirmi che a queste pratiche
vengono dedicate 5 pagine su 500 totali.
Primavera silenziosa fu un libro epocale per molti motivi. Ebbe una tale diffusione,
e fu un veicolo così potente di idee (quella principale, antichissima eppure così
nuova, che ogni essere vivente, sia pianta, insetto, uccello o mammifero, è
connesso agli altri, e che sterminare una parte di questa catena è insensato,
evitabile e dannoso per tutta la catena), che contribuì in modo determinante alla
nascita del movimento ambientalista, proprio nel Paese di personaggi come
Henry David Thoreau, John Muir e Aldo Leopold. Un Paese, gli Stati Uniti, che
vide nascere il primo Parco Nazionale della storia, quello di Yellowstone (1872).
Primavera silenziosa è un libro pieno di amore per la natura che ci circonda, e
dunque anche per noi stessi. Secondo la Carson, l’amore per la natura lo si
dimostra soprattutto conoscendo e rispettando le forme di vita che popolano la
biosfera, ed evitando il più possibile le sostanze chimiche velenose (gli
insetticidi lei li chiama “biocidi”). Se conosci la natura, raramente avrai bisogno
di veleni. E dopo aver affrontato i contenuti di DDT e veleni tossici che noi umani
ingeriamo con il cibo (altro varco temporale 1962-2017), così conclude il libro:
con alcuni esempi virtuosi di lotta biologica e lotta integrata noti nel 1962, anno
che grazie a questo libro possiamo definire l’alba di una nuova sensibilità.
“L’attuale smania per le sostanze tossiche non ha tenuto in alcun conto queste
considerazioni. Brutale quanto la clava dell’uomo delle caverne, l’ariete del controllo
chimico è stato diretto contro gli esseri viventi, questi organismi talvolta delicati e
distruttibili, talaltra resistenti, elastici e capaci di reagire con inattesa violenza. Le
straordinarie capacità della natura sono state costantemente ignorate dagli esecutori del
controllo chimico, i quali hanno eseguito il loro compito senza un poco di preveggenza e
senza provare alcun senso di modestia di fronte alle possenti forse naturali che essi
volevano disciplinare” [p. 302]. Un libro da leggere per tre motivi fondamentali:
Buona lettura, con l’augurio di una primavera piena di api ronzanti, pesci
guizzanti, uccelli cinguettanti e umani dotati di buon senso, non solo di
portafoglio.
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