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La storia del DDT non è però soltanto tragica. In effetti il suo contributo è stato
fondamentale nello sconfiggere la malaria in Italia, dov’era commercializzato come
Flit, e in moltissimi paesi a clima temperato. A titolo di esempio il grafico in figura
mostra come, al diminuire del suo utilizzo, i casi di malaria siano aumentati da 0 nel
1972 a più di 60 000 nel 1996 in Brasile, Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela. Un
altro esempio è rappresentato dal Sud Africa che nel 1995 ha abbandonato il DDT a
favore di una nuova classe di insetticidi più costosi. Proprio a causa del prezzo
elevato, il loro utilizzo è calato e i casi di malaria registrati sono passati da 5 000 nel
1995 a 120 000 nel 1999. Nel 2001 il DDT è stato reintrodotto.
Sebbene sia in corso un acceso dibattito sulla pericolosità di questo prodotto, resta
evidente che al momento il DDT è, forse, il trattamento più efficace per il
debellamento della malaria.
Il DDT ha lasciato eredi? Certo e sono moltissimi, tra i quali citiamo l’Aldrin, l’Endrin e
il Dieldrin, che hanno detenuto la palma di insetticidi più potenti prima
dell’introduzione di un’altra classe di composti, i piretroidi. Essi però sono ancora più
tossici rispetto al loro capostipite. Infatti sono sufficienti 3,5 g di Aldrin per uccidere
un uomo di 70 kg. Per questa ragione l’utilizzo di questi pesticidi negli USA è
severamente vietato, sebbene la produzione per l’esportazione sia ancora legale e
praticata.
In generale però i cloroderivati, quei composti che, come il DDT, contengono atomi di
cloro nella loro struttura, si sono rivelati una grande delusione: troppo tossici, anche
per l’uomo.