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ASSOLUTO IN FICHTE, SCHELLING E HEGEL

L’Assoluto per Fichte è un io assoluto, puro ed è una realtà spirituale caratterizzata da un’attività
creatrice libera e spontanea che è dunque volontà. L’Assoluto è dunque per Fichte una pura
soggettività in cui la realtà naturale non è altro che un’unità indifferenziata all’interno della stessa
soggettività assoluta. Essa è una realtà antitetica e negativa, è una differenziazione antitetica
all’interno dell’io puro. La natura è prodotta dallo stesso Assoluto come ostacolo che andrà poi
superato: lo streben sarà proprio il superamento di quell’ostacolo che l’io infinito ha posto dentro
se stesso.
Per Schelling, l’Assoluto è una realtà anch’essa spirituale caratterizzata da un’attività creatrice
libera spontanea e volontaria, ma intesa come unità indifferenziata tra soggetto e oggetto, ovvero
tra spirito e natura che sono due facce della stessa medaglia. Quest’unità indifferenziata sarà poi
definita da Hegel come la notte in cui tutte le vacche sono nere.
L’Assoluto per Hegel è ragione, è dunque una realtà spirituale in cui però ragione e realtà
coincidono, in cui la ragione si manifesta nella realtà e la realtà è manifestazione della ragione.
Esse sono però una coincidenza dinamica, sono la costante dinamicità dialettica tesi, antitesi e
sintesi. Ma non è questa un’unità indifferenziata poiché l’idea che era in sé dà vita a quella parte
del sistema hegeliano che si chiama logica, poi la ragione si oggettiva nella natura, separata dalla
soggettività. La sintesi è poi l’idea che torna in sé più arricchita. L’Assoluto, dunque, si realizza
pienamente in queste tre tappe. Quindi, è un’unità dinamica dialettica che procede per tesi,
antitesi e sintesi. E’ inoltre un Assoluto consapevole di stesso in quanto si è affermato, poi negato
e poi tornato a sé, quindi è un Assoluto più completo.
LA DIALETTICA IN FICHTE E HEGEL
Fichte nella dottrina della scienza ha introdotto una dialettica basata su tesi, antitesi e sintesi
dell’infinito, il quale si pone all’interno di se stesso, identico a se stesso, poi contrappone dentro di
sé un non-io finito e divisibile (la natura), alla quale a sua volta contrappone sempre dentro di sé
un io finito e divisibile (l’uomo) che avrà il compito di tendere all’infinito. Dunque, la dialettica è il
divenire triadico dell’io infinito dentro a cui vi è tutto e il cui divenire determina la realtà. Così
facendo aveva eliminato il problema di fenomeno e noumeno in quanto non è una realtà esistente
e non conoscibile come sosteneva Kant, ma è conoscibile.
Per Hegel la dialettica è il divenire triadico dell’idea che è in sé, poi fuori di sé e poi ritorna a sé. La
caratteristica di questa dialettica è l’Aufhebung, cioè la tesi si scontra con l’antitesi e trova una
sintesi che però mantiene gli elementi centrali di quello scontro, contiene il superamento
dell’antitesi, che diviene così l’elemento che arricchisce la tesi.

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