Anne Eusterschulte
Apparitiones. Apparenza e manifestazione
dell’arte nella Teoria estetica di Theodor W.
Adorno (traduzione di Erika Benini)
(doi: 10.1403/86060)
Ente di afferenza:
Università di Bologna (unibo)
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Apparitiones.
Apparenza e manifestazione dell’arte nella Teoria
estetica di Theodor W. Adorno
di Anne Eusterschulte
Traduzione di Erika Benini*
Per le questioni critiche come per i preziosi consigli si ringrazia Konstantin Bethscheider,
Erika Benini, Sara Ehrentraut e Simon Godard.
* Ndt: Si esplicita che le citazioni di testi non tradotti in italiano sono a cura della tradut-
trice.
1
T.W. Adorno, Negative Dialektik, in Gesammelte Schriften, a cura di R. Tiedemann,
in collaborazione con G. Adorno, S. Buck-Morss e K. Schultz [GS], vi, Suhrkamp Verlag,
Frankfurt am Main 2003; trad. it. a cura di S. Petrucciani, Dialettica negativa, Einaudi, Torino
2004, p. 363.
2
T.W. Adorno, Ästhetische Theorie, GS vii, Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main 2003;
trad. it. a cura di F. Desideri e G. Matteucci, Teoria estetica, Einaudi, Torino 2009, pp. 108-
109.
3
Sulla neutralizzazione dell’empirico attraverso il «tempo estetico» cfr. ivi, p. 144.
1. La temporalità estetica
4
Hans Ulrich Gumbrecht definisce le «culture della presenza [Präsenzkulturen]» in con-
trapposizione alle culture soggettive [Subjektkulturen], ovvero alla generazione di significato
rappresentativa, poiché non possono «concepire un significato senza una incorporazione». Cfr.
H.U. Gumbrecht, Präsenz, con una introduzione di J. Klein, Suhrkamp Verlag, Berlino 2012.
5
Cfr. K. H. Bohrer, Plötzlichkeit. Zum Augenblick des ästhetischen Scheins, Suhrkamp Ver-
lag, Frankfurt am Main 1981.
6
Il Kierkegaard del giovane Adorno ne pone le basi.
7
Questo discorso sottende la teoria di Bergson dell’élan vital, cioè del créateur.
8
Cfr. T.W. Adorno, Teoria estetica; cit., p. 114: «Si può pensare alla definizione di Benja-
min della dialettica in stato di quiete, delineata nel contesto della sua concezione dell’imma-
gine dialettica [aggiunta dell’Autrice]. Essendo le opere d’arte in quanto immagini la durata
del transeunte, esse si concentrano nel manifestarsi in quanto qualcosa di momentaneo. Espe-
rire l’arte vuol dire la stessa cosa che rendersi conto del suo processo immanente quasi nell’at-
timo del suo stato di quiete; forse di ciò si nutre il concetto centrale dell’estetica di Lessing,
quello di momento fecondo».
120
Apparitiones. Apparenza e manifestazione dell’arte nella Teoria estetica di Adorno
9
Ivi, pp. 108-109.
10
ejfhvmero~ indica in greco la durata di un solo giorno. In questo senso, per tornare alle
apparizioni celesti, le effemeridi sono manifestazioni del giorno di uno stato di un astro, per
così dire trascrizioni di un evento stellare nella fugacità di un giorno: costellazioni effimere.
Per Adorno l’effimero dell’arte allude all’auratico del bello naturale, al carattere di lontananza
del più vicino (Benjamin), alla caducità e fuggevolezza. Cfr. T.W. Adorno, Ästhetik (1958/59),
a cura di E. Ortland, in Nachgelassene Schriften, a cura del T.W. Adorno Archiv, iv: Vorlesun-
gen, iii, Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main 2009, p. 45.
121
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11
T.W. Adorno, Teoria estetica, cit., p. 109.
12
Cfr. T.W. Adorno, Lezione del 23.1.1961, Trascrizione inedita, Theodor W. Adorno Ar-
chiv, Frankfurt am Main, Vorlesung [Vo] 7063. Per la segnalazione della lezione sono molto
riconoscente a Michael Schwarz del Walter Benjamin/T.W. Adorno Archiv di Berlino. Per
l’autorizzazione ad utilizzare le citazioni della lezione di estetica inedita ringrazio il T.W.
Adorno Archiv e l’Hamburger Stiftung zur Förderung von Wissenschaft und Kultur.
13
Non si intende qui nessuna assimilazione dei diversi mezzi e ‘linguaggi’ artistici, cioè
delle loro ‘scritture’ (écriture); al contrario, è un’esigenza adorniana mantenere differenziate
le diverse modalità della temporalità e spazialità. Cfr. T.W. Adorno, Über einige Relationen
zwischen Musik und Malerei, GS 16, pp. 628-642.
14
T.W. Adorno, Lezione inedita del 23.1.1961, cit., Vo 7067.
15
Ivi. Cfr. anche T.W. Adorno, Teoria estetica, cit., p. 107; Lezione inedita del 23.1.1961,
cit., e Über einige Relationen zwischen Musik und Malerei, cit., p. 635: «La parola crepitare è
forse l’accostamento più tollerabile a ciò che dovrebbe essere compreso come carattere della
scrittura e come convergenza tra musica e pittura». Crepitare [Knisten], parola da un punto
di vista storico legata allo scricchiolio [Knirschen] sia nel senso di uno scoppiettare rumoroso,
come il bruciare fugace di rami nel fuoco, sia nel senso del ‘suono di uno sgretolio’.
122
Apparitiones. Apparenza e manifestazione dell’arte nella Teoria estetica di Adorno
16
T.W. Adorno, Lezione inedita del 23.1.1961, cit., Vo 7071.
17
T.W. Adorno, Teoria estetica, cit., p. 251, che fa riferimento al testo benjaminiano sulle
Affinità elettive.
18
Ivi, p. 105. Adorno fa qui esplicito riferimento, come in altri momenti, al testo benjami-
niano Über die Sprache überhaupt und über die Sprache des Menschen, in Gesammelte Schriften
[GS], a cura di R. Tiedemann e H. Schweppenhäuser. In collaborazione con T.W. Adorno e
G.G. Scholem, ii, 1, pp. 140-157; trad. it., Sulla lingua in generale e sulla lingua dell’uomo, in
Angelus novus, a cura di R. Solmi, Einaudi, Torino 1995, pp. 53-70.
19
Walter Benjamin sviluppa queste riflessioni a proposito del carattere auratico delle cose,
che ricambiano lo sguardo nel momento in cui mostriamo loro attenzione. Cfr. W. Benjamin,
Über einige Motive bei Baudelaire (1939), in GS i 2, pp. 646-647; trad. it., Di alcuni motivi in
Baudelaire, in Angelus novus, cit., p. 124: «Ma nello sguardo è implicita l’attesa di essere ri-
cambiati da ciò a cui si offre. [...] Chi è guardato o si crede guardato alza gli occhi. Avvertire
l’Aura di una cosa significa dotarla della capacità di guardare». Cfr. G. Didi-Hubermann, Was
wir sehen blickt uns an. Zur Metapsychologie des Bildes, trad. ted. di M. Sedlaczek, Wilhelm
Fink Verlag, München 1999.
20
T.W. Adorno, Lezione inedita del 23.1.1961, cit., Vo 7063.
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21
T.W. Adorno, Teoria estetica, cit., p. 109.
22
Cfr. T.W. Adorno, Kierkegaard. Konstruktion des Ästetischen, in GS 2, p. 189; trad. it.
a cura di A. Burger Cori, Kierkegaard. La costruzione dell’estetico, pp. 326-327, in riferimento
della lettera dell’alfabeto scritta per errore che si ribella allo scrittore.
23
T.W. Adorno, Teoria estetica, cit., pp. 177-178. Cfr. anche ivi, p. 186: «Posto che ci
sia qualcosa di vero nella tesi di Schopenhauer dell’arte come mondo replicato, quest’ultimo
nella sua composizione è comunque costituito [corsivo dell’Autrice] dagli elementi del mondo
primo, conformemente alle descrizioni ebraiche della condizione messianica, che sarebbe in
tutto come quella usuale, e diversa solo come qualcosa di minuscolo [corsivo dell’Autrice]. Solo
che il mondo replicato è tendenzialmente negativo nei confronti del primo, più distruzione di
ciò che è messo in scena dai sensi familiari che raccolta in un senso dei tratti sparsi dell’esi-
stenza».
24
Ivi, p. 112.
124
Apparitiones. Apparenza e manifestazione dell’arte nella Teoria estetica di Adorno
25
Ivi, p. 111.
26
Cfr. T.W. Adorno, Ästhetik (1958/59), pp. 192, 196, 204, e 397 (nota 15 in riferimento
a Hegel).
27
T.W. Adorno, Teoria estetica, cit., p. 116.
28
Ivi, pp. 115-116.
29
Ivi, p. 116.
125
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Nelle opere d’arte non si parla solo di rapporti con la realtà dati
oggettivamente in costellazioni soggettive. Le opere d’arte parlano a
soggetti e, così facendo e nel modo in cui lo fanno, consentono che
ai singoli soggetti in questione si renda manifestabile la virulenza ti-
pica della collettività.
30
Ivi, p. 142. Cfr anche T.W. Adorno, Lezione inedita del 23.1.1961, cit., Vo 7065: «In
breve tutte le opere d’arte sono secolarizzate e quindi epifanie in sé modificate».
31
T.W. Adorno, Teoria estetica, cit., p. 141.
32
Ivi, p. 140.
126
Apparitiones. Apparenza e manifestazione dell’arte nella Teoria estetica di Adorno
33
Ivi, p. 142.
34
Cfr. J. Joyce, Stephen Hero. Part of the First Draft of ‘A Portrait of the Artist as a Young
Man’, a cura di T. Spencer, Londra 1956; trad. it. di C. Linati, G. Melchiori e G. Monicelli,
Le gesta di Stephen, Mondadori, Milano 2011, p. 199: «Per epifania intendeva Stephen un’im-
provvisa manifestazione spirituale, o in un discorso o in un gesto o in un giro di pensieri,
degni di essere ricordati. Stimava cosa degna per un uomo di lettere registrare queste epifanie
con estrema cura, considerando che erano attimi assai delicati ed evanescenti, e disse a Cranly
che l’orologio del Ballast Office era capace di comunicare un’epifania».
127
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35
Ivi, p. 201.
36
J. Joyce, A Portrait of the Artist as a Young Man, J. Cape, Londra 1956; trad. it. di C.
Pavese, Dedalus. Ritratto dell’artista da giovane, Adelphi, Milano 1990, pp. 258-259.
37
Ivi, p. 259.
128
Apparitiones. Apparenza e manifestazione dell’arte nella Teoria estetica di Adorno
38
K.H. Bohrer, Plötzlichkeit. Zum Augenblick des ästhetischen Scheins, cit., p. 186.
39
Cfr. T.W. Adorno, Teoria estetica, cit., p. 157.
40
Decisiva è la concentrazione attimale, per così dire un detonatore nucleare, che in
quanto ‘irreale’ rende esperibile in modo puntuale un’esperienza condensata del tempo e della
storia. Roland Barthes definisce questa puntualità della pienezza di senso come il carattere ar-
tificiale, irreale o non reale, dell’arte, e si richiama a Lessing e al momento pregnante delle
arti figurative, momento allo stesso tempo concretamente assoluto e astratto. Cfr. R. Barthes,
Diderot, Brecht, Ejzenstejn, in L’ovvio e l’ottuso. Saggi critici iii, trad. it. di C. Benincasa, G.
Bottiroli, G.P. Caprettini, D. De Agostini, L. Lonzi e G. Mariotti, Einaudi, Torino 1985.
129
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41
T.W. Adorno, Teoria estetica, cit., p. 107.
42
Cfr. T.W. Adorno, Ästhetik (1958/59), cit., p. 197.
43
Ivi, p. 52.
44
Ivi, pp. 53-54.
130
Apparitiones. Apparenza e manifestazione dell’arte nella Teoria estetica di Adorno
3. Teologema dell’apparizione
45
Cfr. a questo proposito il saggio in lingua inglese di Adorno Theses Upon Art and Re-
ligion Today, in GS 16, pp. 645-653. Proust è qui per Adorno l’autore che, proprio mentre
si rivolge ad oggetti concreti, particolari e materiali, traspone una idea del tutto teologica (la
speranza della risurrezione e dell’immortalità) nelle sue opere letterarie, e assegna loro il ca-
rattere di un ‘geroglifico’ (letteralmente: caratteri scritti sacri) nel momento in cui evoca nella
concentrazione su un dettaglio opaco il ricordo del passato, contrasta la forza del passato:
«Lui è colui che, in un mondo non religioso, prende la frase dell’immortalità letteralmente e
prova a salvare la vita, come un’immagine, dal dolore della morte» (p. 653). Con ciò Proust,
secondo Adorno, rende impotente la morte, opponendosi alla morte della singola vita con il
dimenticato: «Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?» (Paolo, 1 Cor 11,55).
46
Come Adorno spiega ripetutamente nel suo Kierkegaard, cit.
47
T.W. Adorno, Ästhetik (1958/59), cit., p. 196.
48
Sistematicamente rilevante è il carattere linguistico dell’apparire divino come annuncia-
zione di sé stesso al mondo intero (cfr. Ps 50, Ps 68), ovvero il palesarsi in forma linguistica
nel fuoco, nella nebbia, nel fumo, nelle forze naturali, soprattutto nei discorsi (in cui Dio
viene ascoltato, ma non visto) a Mosè sul monte Sinai (Ex 3,14-19, 16), nel sogno di Gia-
cobbe (Gn 28,10 e seguenti), il Canto di Debora (Jg 5,3-5; Hk 3) o le profezie di Ezechiele
o Daniele. Nel tardo antico di stampo cristiano l’epifania indica la manifestazione storica del
Cristo nell’esistenza corporea, ovvero l’adventus dei, indicativamente sul modello dell’adora-
zione dei saggi (dei re) a cui una stella ha mostrato il cammino.
131
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49
Agostino, Confessiones, ed. it. a cura di R. De Monticelli, Confessioni, Garzanti, Milano
1999, libro xi, 4.6, p. 719.
50
Giovanni Scoto Eriugena, Periphyseon/De divisione naturae, ed. it. a cura di N. Gorlani,
Divisione della natura, Bompiani, Milano 2013, p. 699.
51
Agostino, Confessioni, cit., libro vii, 17.23, p. 489.
132
Apparitiones. Apparenza e manifestazione dell’arte nella Teoria estetica di Adorno
Ciò che qui fa irruzione con violenza non è la visione di una di-
mensione sacra sovratemporale, ma un momento di una conoscenza
che può mandare in pezzi l’aldiquà, per subito sottrarsi nuovamente.
Non può essere trattenuto: «Ma non riuscii a fissarvi lo sguardo e
ricaddi spossato nei soliti giorni, senz’altro portare con me che la
memoria innamorata e struggente: come di un profumo di cose che
ancora non potevo gustare»52. Sono impressioni sensuali del tutto
lievi di una speranza nel qui e ora, allusioni alla figura messianica
di un giungere-a-manifestazione che rimane sfuggente, e che istanta-
neamente riporta di nuovo al terreno della realtà. Si tratta qui solo
di questa connotazione della manifestazione divina teologica: l’appa-
rizione che si dà nel tempo, come un balenare che transita nel tra-
scorrere temporale.
In una teoria dell’illuminazione profana, rivolta a un’invettiva
storico-critica e politica53, l’apparizione si rivolge alla figura del ‘con-
tinuare a vivere’ (Aby Warburg). È la forza attimale dirompente che
si mostra nell’esperienza estetica come una violenza improvvisa di
una visione sfuggente54. In uno di questi momenti il passato e il pre-
sente si uniscono nel momento dell’ora e lasciano che venga a mani-
festarsi un possibile altro – il continuare a vivere del possibile altro.
Il «dispiegarsi delle opere» è il loro «continuare a vivere»55, così
Adorno, nella misura in cui i momenti non conciliati in sé stessi che
sono contenuti nell’opera d’arte e che ‘si fanno garanti’ dell’incon-
ciliabilità dell’elemento storico, ne racchiudono la dinamica interna
e possono esperire le alienazioni per così dire esplosive in diversi
momenti temporali. L’esperienza estetica è in questo senso cairotica.
Nel kairov~ negativo, come Adorno lo vede realizzare in Beckett, si
concretizza questo processo. Se Beckett, come si afferma in Aspet-
tando Godot ma anche nelle molte altre poesie in prosa, mette in
scena la progressione come un ‘subentrare’, e se, con ripetizioni e
con slittamenti di significato infiniti, opera parcours interrotti e fram-
menti di dialogo, ciò si lascia leggere da un lato come una «estra-
polazione del kairov~ negativo»: «La pienezza dell’attimo si capo-
volge in ripetizione infiniti, convergendo con il nulla»56. Quello che
secondo Adorno si mostra non è una rappresentazione della realtà
o un tentativo di presentare forme di contatto ristrette alla sfera
52
Ibid.
53
Cfr. G. Didi-Huberman, Apocalypses?, in Survivance des lucioles, Minuit, Parigi 2009;
trad. it. di C. Tartarini, Come le lucciole: una politica delle sopravvivenze, Bollati Boringhieri,
Torino 2013, cap. Apocalissi?
54
Ibid. Nel capitolo Distruzioni Didi-Huberman si riferisce alle Tesi di filosofia della storia
di Benjamin e al riferimento a un Messia che potrebbe entrare attraverso una piccola porta in
ogni secondo, per leggere ciò come cifra dell’immagine dialettica balenante, transitante, e della
sua bellezza sfuggente.
55
T.W. Adorno, Teoria estetica, cit., p. 259.
56
Ivi, pp. 42-43.
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57
Ivi, p. 43.
58
Kairos, a differenza di Chronos, in quanto attimo critico che esige una decisione, che
sfida l’uomo così come il momento della Grazia dell’Alto Testamento o la Potenza Divina che
si innalza in cielo del Nuovo Testamento (Mar 1, 15).
59
T.W. Adorno, Lezione inedita del 23.1.1961, cit., Vo 7064.
60
T.W. Adorno, Teoria estetica, cit., p. 113.
134
Apparitiones. Apparenza e manifestazione dell’arte nella Teoria estetica di Adorno
essa è»61. Questo momento transitorio della natura, l’effetto della lo-
quacità – in senso benjaminiano si potrebbe chiamare la dimensione
auratica di una vicina lontananza –, l’arte cerca di sottrarre alla con-
tingenza l’apparenza, sfuggente più di ogni altra, di quel rimandare-
oltre-sé-stessi. Ma come può riuscirci, se questo esternare è qualcosa
di involontario, di non orientabile, a cui aderisce un carattere di ri-
velazione? L’arte prende un mezzo in-diretto, per portare ad espres-
sione qualcosa che non si lascia direttamente ‘tradurre’: segue un
procedimento cristallizzante. La formazione costitutiva e la concen-
trazione di momenti materiali diventano nell’opera d’arte il punto in
cui si condensa un accadere che ottiene, dal gioco reciproco tra i
momenti, un ‘linguaggio’ trasgressivo. Un linguaggio che si dà come
richiamo al di là dell’oggetto concreto e si sottrae alla fissità del si-
gnificato.
«La loro trascendenza è ciò che di esse parla ovvero la loro
scrittura, ma è una trascendenza senza significato o, più esattamente,
con un significato mozzato o coperto. Mediata soggettivamente, essa
si palesa in maniera obiettiva ma tanto più desultoria»62.
Desultoria: questa parola ci rimanda al cambio di cavallo di un
acrobata nel maneggio. Un’acrobazia del passaggio in movimento.
Avventura e rischio. Anche l’arte quindi sarebbe oggettivamente
esperibile attraverso un movimento balzante, di superamento conti-
nuo. Ma questi salti non possono essere pensati come cambiamenti
comprensibili secondo un piano, come se dovesse conseguentemente
apparire una dimensione di trascendenza. Non può essere un’evo-
cazione finalizzata di intensità o caratteristiche effettive, poiché «il
brivido a cui si è mirato non vale più nulla: non compare»63. Non
si lascia realizzare come un effetto. Come si struttura quindi questa
esperienza? Le riflessioni frammentarie di Paul Valéry offrono, se-
condo Adorno, un tentativo di risposta.
61
Ivi, p. 105.
62
Ivi, p. 106. Cfr. anche ivi, pp. 151 e 152: «Il vero linguaggio dell’arte è muto, il suo
momento muto ha il primato su quello significante» legato alla funzione della comunicazione
e designazione. «L’espressione è lo sguardo delle opere d’arte».
63
Ivi, p. 106.
64
Ivi, p. 107.
135
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65
Paul Valéry, Valeur de caprices (1905-1906, Sans titre, iii, 869), in: Cahiers, ii, a cura di
Judith Robinson-Valéry, Gallimard, Parigi 1974, p. 989.
66
Ivi (1913 L13, v, 15-16), p. 998.
136
Apparitiones. Apparenza e manifestazione dell’arte nella Teoria estetica di Adorno
67
Ivi (1913, v, 26), pp. 998-999.
68
Ivi (1914, v, 389), p. 1000.
69
Ivi (1910, B 1910, iv, 422), p. 992.
70
T.W. Adorno, Valérys Abweichungen, in Noten zur Literatur, GS 11; ed it. a cura di G.
Manzoni, E. De Angelis e A. Ferioli, L’ago declinante di Valéry, in Note per la letteratura 1943-
1961, Einaudi, Torino 1979, p. 168.
137
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71
Ivi, p. 177: «Con il linguaggio cifrato si è giunti a dire che il soggetto estetico non è
l’individuo produttivo nella sua casualità bensì un soggetto sociale latente, come rappresen-
tante del quale agisce il singolo artista».
72
Ivi, p. 189.
73
Già in Leibniz l’esperienza estetica del je ne sais quoi viene illustrata con l’esempio del
mare.
74
T.W. Adorno, L’ago declinante di Valéry, cit., p. 189.
75
T.W. Adorno, Teoria estetica, cit., pp. 108-109.
138
Apparitiones. Apparenza e manifestazione dell’arte nella Teoria estetica di Adorno
76
T.W. Adorno, Lezione inedita del 23.1.1961, cit., Vo 7067.
139
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77
T.W. Adorno, Teoria estetica, cit., p. 168. Accanto a una écriture automatique bisogne-
rebbe qui occuparsi delle connessioni con il concetto di écriture blanche, ovvero della écriture
au degré zéro di Roland Barthes, del punto zero del linguaggio letterario che diventa a sua volta
importante per il confronto con il procedimento espressivo-linguistico di Maurice Blanchot.
78
T.W. Adorno, Über einige Relationen zwischen Musik und Malerei, GS 16, p. 634.
79
Ivi, p. 635.
80
L’adattamento dei movimenti riscontrabili sismograficamente, le curve di intensità di
un terreno con ancora movimenti sussultori legati al terremoto, il pericolo di una latente eru-
zione, mostrano in senso lato le sedimentazioni negli strati dello spirito dell’esperienza, che si
assestano, rimbombano come eco, continuano a vivere nelle opere d’arte, in cui questi sono
iscritti come écriture di catastrofi virulente, nella cui forma espressiva pulsano. Qui bisogna
però anche pensare a scosse della storie reale: per antonomasia la écriture du desastre – detto
con le parole di Blanchot.
140
Apparitiones. Apparenza e manifestazione dell’arte nella Teoria estetica di Adorno
81
T.W. Adorno, Lezione inedita del 23.1.1961, cit., Vo 7066.
82
Adorno modifica e specifica qui la distinzione dicotomica di Lessing tra simultaneità/
pittura e successione/poesia con inclusione della musica, o delle ‘arti linguistiche’ in senso
lato nella determinazione specifica del modo relativo di una costituzione temporale e spaziale,
e traspone a questa a questa in un modo di volta in volta specifico il carattere transitorio
dell’attimo pregnante.
83
T.W. Adorno, Über einige Relationen zwischen Musik und Malerei, cit., p. 640.
84
T.W. Adorno, Teoria estetica, cit., p. 115.
85
Ibid.
86
Ivi, p. 108.
141
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87
Ivi, p. 109.
88
T.W. Adorno, Kierkegaard, cit., pp. 322-324.
142
Apparitiones. Apparenza e manifestazione dell’arte nella Teoria estetica di Adorno
89
Cfr. W. Benjamin, Schönes Entsetzen, in GS iv 1, pp. 434-435; trad. it. di G. Carchia,
Seducente orrore, in Opere Complete, iii: Scritti 1928-1929, Einaudi, Torino 2010, p. 278.
90
Cfr. H.U. Gumbrecht, Präsenz, cit., p. 346.
91
T.W. Adorno, Teoria estetica, cit., p. 113.
92
Ivi, pp. 113-114.
93
Cfr. a questo proposito la storicità interna di ogni essenza linguistica, ovvero la corpo-
reità retorica della rappresentazione linguistica. T.W. Adorno, Dialettica negativa, cit., pp. 50-
53.
94
Ivi, pp. 339-340.
143
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95
Ivi, p. 340.
96
Cfr. ivi, p. 340.
97
Ivi, p. 362.
98
Ivi, pp. 362-363.
99
W. Benjamin, Wahlverwandtschaften, GS i 1, p. 201; trad. it., Le affinità elettive, in An-
gelus novus, cit., p. 241.
144
Apparitiones. Apparenza e manifestazione dell’arte nella Teoria estetica di Adorno
100
Ivi, pp. 241-242.
101
T.W. Adorno, Minima moralia, GS 4; trad. it. di L. Ceppa, Einaudi, Torino 1994, p.
304.
102
E probabilmente, mediata da Benjamin, risuona anche in Adorno un’eco di Rosenzweig
in riferimento al ‘carattere linguistico’, che Adorno trasferisce all’arte, in quanto nella funzione
restitutiva dell’accadere linguistico è presente, secondo Rosenzweig, proprio una promessa
messianica. Cfr. F. Rosenzweig, Der Stern der Erlösung, Suhrkamp, Frankfurt am Mein 1988;
trad. it. di G. Bonola, La stella della redenzione, Vita e Pensiero, Milano 2005.
145
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