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DEL SECOLO
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MESSAGGERO
PADOVA
212005
.------------CREDERE OGGI----------~
Il dialogo bilaterale fra cattolici e luterani sul tema della giustificazione e il contenuto della
Dichiarazione congiunta (1999) meritano una particolare attenzione e analisi. Il ((consen-
so differenziato» raggiunto stabilisce una vera riconciliazione fra cattolici e luterani nel
campo soteriologico e può essere esempio del modo di procedere in tutti i dialoghi ecu-
menici. Si pone adesso il problema dell'interpretazione e della rilevanza della controver-
sia storica sul tema. E poi Come ridire il tema della giustificazione in modo comprensibi-
le all'odierno contesto culturale?
Teologi protestanti
del XX secolo
SOMMARIO
Editoriale 3-6
Angelo Maffeis
La teologia evangelica nel XX secolo: questioni, temi, correnti 7-21
Giampiero Bof
Rudolf Bultmann (1884-1976) 23-32
Sergio Rostagno
Karl Barth (1886 -1968) 33-42
Silvano Bianchetti
Paul Tillich (1886-1965) 43-50
Giovanni Dessì
Reinhold Niebuhr (1892 -1971) 51-60
Michele De Rosa
Oscar Cullmann (1902 -1999) 61-74
Carlo Scilironi
Dietrich Bonhoeffer (19.06 -1945) 75-91
Sergio Carletto
Gerhard Ebeling (1912-2001) 93-105
Fulvio Ferrario
Jiirgen Moltmann (1926 - ) 107-116
Giuseppe Accordini
Wolfhart Pannenberg (1928 - ) 117-128
Documentazione 129-134
Invito alla lettura (Aldo Moda) 135-143
In libreria 145-149
Con approvazione ecclesiastica
Le opinioni espresse negli articoli pubblicati rispecchiano unicamente il pen-
siero dei rispettivi autori.
Direzione - Redazione - Amministrazione
CredereOggi - Messaggero di S. Antonio - Via Orto Botanico, 11 -
. 35123 Padova - c.c.p. 14283352 - tel. 0498225850 - fax 0498225688
internet: www.credereoggi.it
e-mail: credere@mess-s-antonio.it
ISSN 1123-3281
ISBN 88-250-1601-8
Copyright© 2005 by P.P.F.M.C.
MESSAGGERO DI S. ANTONIO-EDITRICE
Basilica del Santo - Via Orto Botanico, 11 - 35123 Padova
Direttore generale: Luciano Bertazzo
Direttore editoriale: Luciano Be:rtazzo
Autorizzazione del tribunale di Padova n. 660 del 30 giugno 1980
Finito di stampare nel mese di aprile 2005
Mediagraf - Noventa Padovana, Padova
EDITORIALE
a. r.
ANTICHE CHIESE
ORIENTALI
Interverranno:
La teologia evangelica
nel XX secolo:
questioni, temi, correnti
3 K. BARTH, La parola di Dio come compito della teologia [1922], in MOLTMANN (ed.),
Ansatz ihrer theologischen Rezeption bei Friedrich Gogarten und Emi! Brunner, Kaiser -
Giitersloher Verlagshaus, Giitersloh 2000, pp. 233-284.
6 F. GoGARTEN, Comunione o organizzazione comunitaria [1923), in MOLTMANN
to della legge come affermazione del legame del soggetto umano con
il tu divino, che si trova in profondo contrasto con l'assolutizzazione
moderna dell'io 7• Ne risulta una concezione della relazione io-tu in
cui il tu è fatto valere come principio superiore rispetto a un io che,
proprio nella sua tendenza ad assolutizzarsi, si rivela come peccatore
e in contrasto con la costituzione della sua soggettività che ha origine
da Dio.
Entro questo medesimo orizzonte Brunner difende contro Barth
la rilevanza del tema della creazione dell'uomo a immagine di Dio
anche dopo il peccato. Essere a immagine di Dio significa infatti per
l'uomo essere soggetto capace di parola e di responsabilità. Questi
due elementi costituiscono l'imago Dei in senso formale, che non è
perduta col peccato, mentre è totalmente perduto l'aspetto materiale,
che consiste nella giustizia originale. Ed è proprio la capacità di pa-
rola e la responsabilità del soggetto a rappresentare il punto di ag-
gancio per la rivelazione e per la grazia divina della redenzione. Ciò
significa che l'essere umano ha una natura recettiva nei confronti di
Dio, anche se «questa recettività non dice nulla circa il dire sì o no
alla parola di Dio. Essa è la pura possibilità formale che gli sia rivolta
la parola» 8 •
L'interpretazione esistenziale del messaggio biblico propugnata
da R. Bultmann costituisce un'ulteriore risposta alla questione antro-
pologica presupposta dal discorso su Dio. Anche Bultmann parte
dalla constatazione dell'impossibilità di un discorso «su» Dio, dovu-
ta al fatto che di Dio non si può parlare da un punto di vista neutrale,
considerandolo come un «oggetto» del discorso, essendo egli la real-
tà che determina ogni altra cosa. E tuttavia la teologia cristiana non
può fare a meno di parlare di Dio, del Dio che si fa conoscere all'uo-
mo, che gli viene incontro nella rivelazione. La teologia parla dunque
di Dio solo sulla base della rivelazione il cui accoglimento è la fede.
«Tale credere non può essere altro che il consentimento all'azione di
Dio in noi, la risposta alla sua parola rivolta a noi. Se infatti nel cre-
dere è in gioco la comprensione della nostra esistenza [... ] capire la
2. Teologia e cultura
L'opposizione polemica alla teologia del XIX secolo che carat-
terizza la teologia dialettica non era in grado di rimuovere in modo
definitivo la problematica del rapporto tra chiesa e società, tra mes-
saggio cristiano e cultura, tra esperienza umana e rivelazione divina e
di negare ogni plausibilità allo sforzo di stabilire una relazione non
di pura opposizicme tra questi termini. In effetti il tema della moder-
nità non ha potuto essere eluso dalla teologia del Novecento e occu-
pa una posizione di rilievo nella riflessione di teologi come Dietrich
Bonhoeffer (1906-1945) e Reinhold Niebuhr (1892-1971). In queste
considerazioni introduttive può essere interessante osservare come
questo tema si sia imposto all'attenzione di un teologo come F. Go-
garten che aveva avviato la sua carriera teologica all'interno della cer-
chia dei più convinti assertori della teologia dialettica. Considerando
retrospettivamente la sua partecipazione alla teologia dialettica a
fianco di Barth, Gogarten sottolinea un tratto peculiare che fin dal-
l'inizio ha contraddistinto i suoi interessi teologici: mentre Barth si è
occupato prevalentemente di dogmatica, «io mi occupai della discus-
sione con il mondo moderno. [... ] mi sono posto il problema dei
presupposti ultimi del pensiero moderno e del suo diritto a rendersi
apertamente o segretamente padrone della fede cristiana» 10 •
Nel periodo tra le due guerre mondiali, il confronto di Gogarten
con la cultura moderna ha un carattere prevalentemente critico.
L'annuncio cristiano di una verità che l'uomo può solo ascoltare
dal tu che gliela rivela mediante la parola, mette radicalmente in que-
stione la pretesa moderna dell'assoluta autonomia dell'io, che sareb-
be capace di autocostituirsi. Sintomatica è a questo riguardo la de-
nuncia da parte di Gogarten del fatale equivoco su cui si basa l'iden-
tificazione tra il messaggio della libertà, fatto risuonare da Lutero, e
la concezione moderna della libertà come autonomia da ogni vinco-
lo. Non la libertà per la libertà, ma la libertà da legami illegittimi in
norne dell'unico legame legittimo sta nel cuore del messaggio della
Riforma 11 :
208-209.
16 CredOg n. 146
16 P. TILLICH, Was ist falsch in der «dialektischen» Theologie? [1935], in ID., Der
Protestantismus als Kritik und Gestaltung. Schriften zur Theologie I(= Gesamme!te Wer-
ke, VII), Evangelisches Verlagswerk, Stuttgart 1962, p. 255.
17 P. TILLICH, Teologia sistematica, voi. I: Religione e rivelazione. L'essere e Dio,
3. Teologia e storia
1969, p. 53.
CredOg n. 146 19
4. Teologia e contesto
segno della critica alla religione mossa dalla teologia dialettica in no-
me della rivelazionè, il XXI secolo si apre nel segno di un inevitabile
dialogo tra cristianesimo e religioni e di una ritrovata centralità del
concetto di religione in teologia.
ANGELO MAFFEIS
docente di Teologia sistematica e Storia
della teologia moderna presso la Facoltà
teologica dell'Italia settentrionale, Mila-
no - consultore del Pontificio Consiglio
per la promozione dell'unità dei cristiani
NOTA BIBLIOGRAFICA
Rudolf Bultmann
f1884-1976)
1977, pp. 9 ss. Un giudizio serio dovrebbe forse avere in maggior conto, vuoi il ricordo
di Schweizer: «L'approccio di Otto era certamente molto diverso dalla teologia della
parola di Dio che ascoltavamo nelle lezioni di Bultmann. In quei giorni Otto fu profon-
damente deluso quando si rese conto fino a che punto l'insistenza di Bultmann sul
kerygma com'è rintracciabile nel Nuovo Testamento ... attraesse gli studenti» (E. ScHWEI-
ZER, Gesù Cristo: l'uomo di Nazareth e il Signore glorificato, Claudiana, Torino 1992, p.
110 ss.); vuoi le affermazioni del giovane Bultmann: «Per una religione non sono decisivi
né i mezzi espressivi del culto e del mito, né le condizioni psichiche in cui l'uomo può
sperimentare Dio, ma soltanto il contenuto spirituale di una religione, la realtà che si
designa come Dio ... L'uomo non è reso religioso dal fatto di avere determinate condizioni
psichiche, o dal fatto di partecipare a un culto e di "credere" a un mito, ma soltanto da
questo: c4e egli possa parlare di una rivelazione di Dio, che egli abbia trovato Dio come
una realtà che lo domina e gli dà la grazia, in cui egli trova il senso della sua vita» R.
BuLTMANN, Religione, etica, mistica nel cristianesimo primitivo, in J. MoLTMANN (ed.), Le
origini della teologia dialettica, Queriniana, Brescia 1976, p. 447.
'Cf. già R. BuLTMANN, L'Epistola ai Romani di Karl Barth in seconda edizione, in
MOLTMANN (ed.), Le origini; cit., pp. 152 s.; Io. Il problema di un'esegesi teologica del
Nuovo Testamento, in Jbid., pp. 448 ss.
CredOg n. 146 25
5 Cf. R. BuLTMANN, Jesus, Queriniana, Brescia 1972 (2003 5), Introduzione e passim.
26 CredOg n. 146 -
2. Ambiguità incalzante
6 R. BuLTMANN, Der Stil der paulinischen Predigt und die kynisch-stoische Diatribe
[Lo stile della predicazione paolina e la diatriba cinico-stoica], Vandenhoeck & Ruprecht,
Gèittingen 1910 (1984); lo., Das religiase Moment in der ethischen Unterweisung des
Epiktet und das Neue Testament, in «Zeitschrift fiir die neutestamentliche Wissenschaft»
2 (1912) 97-110; 3 (1912) 177-191; lo., Das Problem der Ethik bei Paulus, in «Zeitschrift
for die neutestamentliche Wissenschaft» 1-2 (1924) 123-140; lo., Die Bedeutung der
neuerschlossenen mandaischen und manichaischen Quellen fiir das Verstandnis des ]ohan-
nesevangeliums, in «Zeitschrift for die neutestamentliche Wissenschaft» 1-2 (1925) 100-
146. Simili studi dovevano convergere su lo., Das Evangelium des]ohannes (1941), nel
quale è riservata grande parte alla prospettiva religionista. Cf. il successivo R. BULTMANN,
Das Urchristentum im Rahmen der antiken Religionen, Patmos, Ziirich-Miinchen-Darm-
stadt 1998 6 (Ziirich 1949), p. 261.
CredOg n. 146 27
hanno un rapporto diretto a me, in quanto lettore: cioè che non arricchiscono il mio
sapere teoretico, ma mi illuminano su me stesso e vogliono determinare la mia vita», R.
BuLTMANN, Il problema di un'esegesi teologica del Nuovo Testamento, in MoLTMANN
(ed.), Le origini, cit., p. 448.
8 «Ora però è indubbio il senso originari~ e autentico della parola "parola": esso è
che si vuole rimandare a una circostanza di fatto al di fuori del parlante, svelarla all'ascol-
tatore, e con ciò farla diventare per lui un avvenimento», BuLTMANN, Il problema di
un'esegesi, cit., p. 454.
28 CredOg n. 146
3. Ermeneutica demitizzante
Sorprende che, in un tale quadro, abbia suscitato tanto strepito
l'interpretazione dell'ermeneutica come demitologizzazione 11 : s'era
pur già nettamente profilata a partire dalla comprensione della stori-
cità, dalle esigenze e dalle linee delle interpretazioni elaborate, dalla
convinzione del carattere «figurato» del discorso biblico. Ed era sal-
damente presente, nella riflessione sulle religioni, il concetto di mito,
come quello che media il «sapere» tipico delle diverse esperienze re-
ligiose, prima di svilupparsi in forme più o meno profondamente
segnate dalla riflessione; così da entrare con il rito, e con l'ethos, tra
le dimensioni costitutive ed essenziali delle religioni.
Bultmann adotta il termine «mito» per indicare la forma lingui-
stica e figurale che caratterizza l'annuncio evangelico: forma inade-
guata, perché modellata su figure temporali, spaziali, mondane e an-
tropomorfiche: una sfera che il contenuto del messaggio trascende. Il
compito dell'ermeneutica demitizzante consiste nel ricupero dell'in-
di impostazione e di esiti (da attribuirsi anche alla diversa interpretazione della Formge-
schichte dei suoi maggiori autori) dei due]esus, di Bultmann e di Dibelius.
10 BuLTMANN,]esus, cit., p. 9. A questa affermazione può essere accostata quella che
tenzione autentica del mito, liberandola dalle sue figure e dalle sue
categorie espressive: è quello al quale Bultmann volge l'ermeneutica
esistenziale, che assume come strumento la struttura categoriale ela-
borata da Martin Heidegger (1889-1976), in Sein und Zeit 12 • Non è
difficile comprendere come un tale procedimento investa i temi cen-
trali, anzi la totalità dell'annuncio cristiano.
· La teologia non può essere ricondotta a mito, per quanto esso
possa mostrarsi feconda scaturigine di sensi; essenziale le è la pretesa
di una dimensione assertoria, di un valore veritativo delle sue propo-
sizioni. Tanto basta a imporle di misurarsi con l'intricata problema-
tica che, soprattutto a partire dal neopositivismo, attraverso e oltre il
razionalismo critico, ha angustiato la riflessione epistemologica no-
vecentesca, nel tentativo di fondare il valore conoscitivo delle scien-
ze, indicandone, con le condizioni di possibilità, anche gli insupera-
bili limiti.
Bultmann tentò questa strada: le critiche che gli furono mosse
contestano in generale l'adeguatezza del suo tentativo, sorgendo da
diversi versanti e segnando diversi percorsi. Se tentassimo di co-
struirne una tipologia, vorremmo sottolineare soprattutto le critiche
che in un modo o nell'altro riconducono la via bultmanniana e l'as-
sunzione della struttura categoriale heideggeriana, a un indirizzo di
pensiero che potremmo dire «neoscolastico» e quelle che vedono la
vera intenzione del linguaggio neotestamentario violentata dalla co-
strizione in un concetto di mito, che non era neppure in pari con la
tradizione culturale del ·mondo germanico e pretendeva di cogliere
un contenuto assertorio attraversando o vanificando semplicemente
la pluridimensionalità della forma linguistica, alla quale peraltro si
attribuiva il valore di un'autorevolissima espressione.
· Bultmann contribuì, in maniera decisiva, alla svolta ermeneutica
e antropologica della teologia, che si sviluppò poi in una teologia
ermeneutica, elaborata da Ernst Fuchs (1903-1983) come dottrina
del linguaggio della fede; da Gerhard Ebeling (1912-2001) come dot-
trina della parola di Dio. Di stimolo fu anche Wahreit und Methode
(1960) 13 di Hans-Georg Gadamer (1900-2002), che esercitò a sua
volta un'influenza straordinaria sull'intero ambito teologico.
GIAMPIERO BoF
docente di Storia del pensiero teologico
e Teologia fondamentale presso l'Isti-
tuto di scienze religiose «Italo Mancini»
di Urbino
NOTA BIBLIOGRAFICA
Letteratura su Bultmann
K. BARTH, Rudolf Bultmann: ein Versuch ihn zu verstehen. Christus und
Adam, EVZ, Ziirich, 1952 {1964 3); P. BosCHINI, Escatologia senza storia. Stori-
cismo e antistoricismo nel pensiero di R. Bultmann, Clueb, Bologna 1988; F.
COSTA, Teologia ed esistenza. Bultmann interprete di Paolo e di Giovanni,
D'Anna, Messina-Firenze 1978; ID., Tra mito e filosofia. Bultmann e la teologia
contemporanea, D'Anna, Messina-Firenze 1978; R. GIBELLINI, La teologia del
XX secolo, Queriniana, Brescia 1992; E. KASEMANN, Saggi esegetici, Marietti,
Casale M. 1985; W.G. KùMMEJ.., Il Nuovo Testamento. Storia dell'indagine
scientifica, Il Mulino, Bologna 976; A. MALET, Mythos et Logos. La pensée de
Rudolf Bultmann, Labor et Fides, Genève 1962; I. MANCINI, Novecento teolo-
gico, Vallecchi, Firenze 1977; T. MANFERDINI, Esistenza e fede in R. ·Bultmann,
Bologna, s.d.; R. MARLÉ, Bultmann e l'interpretazione del Nuovo Testamento,
Morcelliana, Brescia 1958; G. MIEGGE, L'evangelo e il mito nel Pensiero di
Rudolf Bultmann, Comunità, Milano 1956; H. ZAHRNT, Alle prese con Dio.
La teologia protestante nel XX secolo, Queriniana, Brescia 1984 3; A. SCHMITALS,
La teologia di Rudolf Bultmann. Una introduzione, Queriniana, Brescia 1972.
CredOg 25 (2/2005) n. 146, 33-42
S. Rostagno
l<arl Barth
f1886-1968J
1. Biografia e for.mazione
Intanto chi è questo autore e come si è formato? Karl Barth
(Basilea 1O maggio 1886 - Basilea 1O dicembre 1968) studiò teologia
prima in Svizzera poi in Germania. Fèce l'aiuto pastore a Ginevra,
presso la comunità svizzera di lingua tedesca. Dal 19i 1 al 1922 fu
pastore a Safenwil (industrie tessili, contadini), insieme con la moglie
Nelly Hoffmann (1893-1976). Si trasferì poi in Germania, dove era
stata fondata da poco presso l'università di Gottinga una cattedra di
teologia riformata 1• Lavorò sodo in varie sedi universitarie insegnan-
do Dogmatica, finché approdò a Bonn, dove rimase fino al 1935. Il
governo hitleriano lo rispedì in Svizzera con tutta la famiglia e l'uni-
2 Un istruttivo confronto tra la prima edizione 1919 e la seconda 1922 è stato fatto da
M.C. LAURENZI, Esperienza e rivelazione, la ricerca del giovane Barth (1909-1921), Ma-
rietti, Casale M. 1983.
'K. BARTH, L'Epistola ai Romani, Feltrinelli, Milano 1962, p. 320.
36 CredOg n. 146
articolo con la sigla KD seguita da due numeri che indicano rispettivamente il volume e
il tomo a cui segue l'indicazione della pagina].
CredOg n. 146 37
stiche che l'hanno seguito. Egli stesso rappresenta sul piano culturale
questo tipo di contemporaneo. Ma proprio a quest'uomo moderno
non vuole lasciare l'illusione di essere lui l'arbitro della situazione.
Lo vuole insomma condurre a riconoscere che proprio nella sua
schietta relazione con Dio può accedere a un'autentica dimensione
di se stesso. Tale autenticità potrà tradursi nella storia evitando sia
gli eccessi dell'autoritarismo, sia la disgregazione della persona nel
tener dietro senza ordine ad una rete di sollecitazioni casuali. La ve-
rità di Barth non è la verità dogmatica che si impone dall'alto, ma.
l'autenticità della relazione che permette all'essere umano di essere
se stesso. Gli inciampi e le contraddizioni sono tenute a bada dal
sistema e non gli si oppongono in modo alternativo.
Abbiamo così visto almeno due tipiche posizioni barthiane,
quella della relazione originaria e quella dell'etica. Dio è distinto da
noi, ma non come un oggetto del nostro conoscere; quel che possia-
mo conoscere è la relazione entro la quale siamo originariamente po-
sti, e questa è la rivelazione. Una serie di cose non esistono in Barth:
non esiste finalismo, superiore armonia o unità, idealismo, ecc. Esiste
solo l'esistente. Il pensiero di Dio non è evocato in funzione di un
dover essere, ma in funzione del puro esistere. Questo esistere è sem-
pre un fare ed è quindi sempre confrontato con il giudizio e la mise-
ricordia di Dio. La determinazione fondamentale eterna è sempre nel
tempo la determinazione dell'esistenza dell'essere umano 9•
3. Le critiche
9 Riprendo una formula riferita, per la verità, al popolo Israele. Ma combacia così
bene con la concezione del rapporto tra eternità e tempo in tutto il pensiero di Barth che
mi pare si possa estendere anche a noi. Cf. KD II/2, p. 299.
40 CredOg n. 146
31-38.
13 Mi permetto di rinviare per maggiori ragguagli al mio articolo: Barth: un teologo
tra le confessioni cristiane (in attesa di pubblicazione), che offre un confronto con il
teologo· Erich Przywara (1889-1972). I due teologi hanno formule talvolta assai simili,
per esempio «origine» e «avanti».
CredOg n. 146 41
SERGIO ROSTAGNO.
già docente di Teologia sistematica alla
Facoltà Valdese di Teologia - Roma
NOTA BIBLIOGRAFICA
Paul Tillich
(1886-1965)
1. Nota biografica
' Fu il tema di una conferenza dal significativo titolo: Uber die Idee einer Theologie
der Kultur, pubblicata in P. TILLICH, Religionsphilosophie der Kultur. Zwei Entwurfe van
Gustav Radbruch und Paul Tillich, Reuter und Richard, Berlin 1919 (1921 2), pp. 29-52.
4 È l'immagine scelta per descrivere la propria posizione spirituale nell'autobiografia
pio fondamentale della sua teologia sistematica. Esso afferma una reciproca appartenenza
tra domanda dell'uomo e risposta di Dio come dato essenziale a ogni parola teologica.
Trova la sua esposizione e l'uso più maturo nei tre volumi della Systematic Theology.
. CredOg n. 146 45
teologia evangelica del secolo scorso così ostile alla dimensione reli-
giosa, egli si qualifica come il teologo della religione, di cui approfon-
dì, in numerosi saggi, grandezza e limiti, potenzialità e pericoli 6•
Una teologia tutta ispirata a una reale correlazione tra Dio e
l'uomo, preoccupata però contemporaneamente della costante difesa
dell'autonomia del mondo e della sua forma laicale di fronte a ogrii
invadenza «eteronoma» da parte della fede stessa. Questo arduo e
ambizioso progetto poté sostenersi soltanto col ricorso alla seconda
e ancor più forte linea ispiratrice del pensiero tillichiano, cioè la ri-
scoperta - testimoniata dal cosiddetto «principio protestante» 7 - del-
l'attualità del' motivo fondamentale della teologia luterana: la giusti-
ficazione attraverso la sola fede. Sulla scia dell'insegnamento di Mar-
tin Kahler (1835-1912) egli ne derivò ben presto la convinzione della
sua insuperabilità in ogni situazione culturale. Così si esprime Tillich
nella tarda presentazione dell'opera che raccoglie contributi anche di
molto precedenti dedicati al «principio protestante»:
Il protestantesimo in quanto principio è eterno ed è criterio permanente
per ogni realtà temporale. Il protestantesimo, in quanto caratteristica di un ·
periodo storico, è temporale e soggetto all'eterno principio protestante.
Esso è guidato dal suo stesso principio e questo giudizio potrebbe an-
che essere negativo. Il protestantesimo potrebbe giungere alla fine. Ma
anche se giungesse alla fine, il principio protestante non dovrebbe essere
rifiutato 8•
' Cf. P. TILLICH, Religionsphilosophie, Berlin 1925. Si ·tratta di una breve opera gio-
vanile, quando ormai si delineava il pieno successo delle posizioni barthiane che cammi-
navano in senso opposto.
7 L'esposizione di tale principio precede e ispira lo stesso metodo di correlazione. Un
saggio della maturità (P. TILLICH, The Protestant Era, University of Chicago Press, Chi-
cago 1948) dà conto del suo ruolo decisivo nel pensiero di Tillich.
8 TILLICH, The Protestant Era, cit.,.p. 242.
65.
46 CredOg n. 146
IÙ Ibid., P· 61.
11 Nozione già pienamente formulata nel saggio del 1929: P. TILLICH, Der Protestan-
tismus als Kritisches und Gestaltendes Prinzip, in ID (hrsg.), Protestantismus als Kritik und
Gestaltung, Otto Reichl Verlag, Darmstadt 1929, pp. 3-37.
12 P. TILLICH, What is wrong in the «Dialectic Theology»?, in «Journal of Religion»
15 (1935) 127-145.
CredOg n. 146 47
3. Fede e cultura
13 Tutto è già chiaramente delineato nella già citata conferenza: TILLICH, Uber die
Idee, cit
14 Ibid., p. 46.
48 CredOg n. 146
4. Osservazioni conclusive
15P. TILLICH, Theology of Culture, Oxford University Press, New York 1959, p. 42.
16In Tillich l'evento cristologico è rivisitato alla luce di una theologia crucis che
acquista una forte connotazione ontologica nella linea del principio occamista: finitum
non capax infiniti (cf. P. TILLICH, Systematic Theology, II, University of Chicago Press,
Chicago 1957, pp. 123-135).
17 P .. TILLICH, The lnterpretation of History, Charles .Scribner's Sons, New York
SILVANO BIANCHETTI
dottore in Teologia, parroco, docente
presso il seminario diocesano di. Crema
e presso il PIME - Milano
NOTA BIBLIOGRAFICA
Opere di Tillich
The Interpretation of History, Charles Scribner's Sons, New York 1936 (tr.
it. Storia del pensiero cristiano, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1969); The Shaking
of the Foundations, Charles Scribner's Sons, New York 1948 (tr. it. Si scuotono
le fondamenta, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1970); The Protestant Era, Univer-
sity of Chicago Press, Chicago 1948 (tr. it. L'era protestante, Claudiana, Torino
1973 ); Systematic Theology, I, U niversity of Chicago Press, Chicago 1951 (tr. it.
Teologia sistematica 1, Claudiana, Torino 1996); The Courage to Be, Yale-Uni-
versity Press, New Haven 1952 (tr. it. Il coraggio di esistere, Astrolabio-Ubal-
dini, Roma 1968); Love Power and ]ustice, Oxford University Press, New
York - London 1954 (tr. it. Amore, potere e giustizia, Vita e Pensiero, Milano
1994); Biblica! Religion and the Search for Ultimate Reality, University of
Chicago Press, Chicago 1955; Systematic Theology, Il, University of Chicago
Press, Chicago 1957 (tr. it. Teologia sistematica 2, Claudiana, Torino 2001);
Dynamics of Faith, Harper, New York 1957 (tr. it. Dinamica della fede e reli-
gione e morale, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1967); Morality and Beyond, Har-
per & Row, New York-Evanston 1963 (tr. it. in Dinamica della fede e religione
e morale, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1967); Theology of Culture, Oxford Uni-
versii:y Press, New York 1959; Die verlorene Dimension, Furche, Hamburg
1962; Systematic Theology, III, University of Chicago Press, Chicago 1963 (tr.
it. Teologia sistematica 3, Claudiana, Torino 2003); Auf der Grenze. Aus dem
Lebenswerk Paul Tillichs, Siebenstern, Miinchen 1964 (tr. it, Sulla linea di con-
fine. Schizzo autobiografico, Queriniana, Brescia 1969 [1979 2]); My Search for
the-Absolutes; Simon and Schuster, New York 1967 (tr. it. La mia ricerca degli
assoluti, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1968); Perspectives on 19th. and 20th.
Century Protestant Theology, Harper and Row, New York 1967 (tr. it. Storia
del pensiero cristiano nel XIX e XX sec., Astrolabio-Ubaldini, Roma 1969).
Opere su Tillich
G.H. TAVARD, The Unconditional Concern. The Theology of P. Tillich, in
«Thought» 28 (1953), n. 109; R.A. Kiq..EY, The Ontologica! Theology of P.
Tillich, J.H. Kok, Kampen 1956; G.D. KAUFMANN, Can a Man Serve two Ma-
sters? - Philosophy and Theology in the Thought of Tillich, in «Theology To-
day» 15 (1958) 59-77; G. TAVAR:D, Le principe protestant et le système théologi-
que de P. Tillich, in «Revue des sciences philosophiques et théologiques» 46
(1962) 242-263; H. HAMILTON, The System and the Gospel. A Critique of P.
Tillich, Macmillan & Co., New York J 963; H.D. WENDLAND, Was bedeuten
Tillichs Thesen ubà den Protestantismus, in «Neue Zeitschrift fiir systemati-
sche Theologie und Religionsphilosophie» 2-3 (1963); T.A. O'MEARA - C.D.
Ens WEISSER, P. Tillich in Catholic Thought, The Priory Press, Dubuque (Iowa)
1964; E. SCABINI, Il pensiero di P. Tillich, Vita e Pensiero, Milano 1967; H.
DUMAS, Le dépassement du concept de religion chez P. Tillich et chez K Barth,
in M. DESPLAND - J.-C. PETIT - J. RICHARD (eds.), Religion et Culture. Actes du
colloque international du centenaire P. Tillich. Université Lavai, Québec, 18-22
Aout 1986, La Présse de L'Université Laval-Cerf, Québec-Paris 1987, pp. 617-
627; M. DESPLAND - J.C. PETIT - J. RICHARD (eds.), Religion et Culture, cit; B.
MoNDIN, Natura e formazione del simbolismo nel linguaggio religioso secondo
P. Tillich, in «Archivio di Filosofia» 60 (1992) 69-101; C. GEFFRÉ, P. Tillich and
the Future of Interreligious Ecumenism, in R.F. BULMAN - F.J. PARRELLA (edd.),
Paul Tillich: a New Catholic Assessment, Liturgica! Press, Collegeville MN
1994, pp. 268-288; W. ScHùSSLER, « ... Was uns unbedingt angeht»: Aspekte der
religionsphilosophischen Denkens P. Tillich, in G. WIELAND (ed.), Religion als
Gegenstand der Philosophie. Tagung der Arbeitsgemeinschaft deutschsprachiger
Philosophiedozenten im Studium der Katholischen Theologie vom 2.. bis 5. ]a-
nuar 1996 Stuttgart-Hohenheim, Schoningh, Paderborn-Miinchen-Wien-Zii-
rich 1997; S. BIANCHETTI, Paul Tillich, Morcelliana, Brescia 2002.
CredOg 25 (2/2005) n. 146, 51-60
G. Dessì
Reinhold Niebuhr
f1892-·1971J
1. Cenni biografici
1 R. NIEBUHR, Uomo morale e società immorale, Jaca Book, Milano 1968, or. Moral
man and immoral society. A Study in Ethics and Politics, Charles Scribner's Sons, New
York 1932. Il testo completo di questo classico è disponibile in internet: http://www.
religion-online.orglshowbook.asp?title=4l1 (10.03.2005 ).
CredOg n. 146 53
Nel 1940 abbandonò il partito socialista, sia per una diversa va-
lutazione sull'opportunità per gli USA di partecipare al conflitto
(Niebuhr era favorevole alla guerra contro la Germania), sia per un
ripensamento del socialismo che gli appariva espressione di una con-
cezione utopica dell'uomo.
Nel 1941 e nel 1943 pubblicò i due volumi della sua opera teo-
logica più importante, La natura e il destino dell'uomo 2• ·
2. Il pensiero
)
Scribner's Sons, New York: voi. I, Human Nature, 1941; voi. II, Human Destiny, 1943.
3 R. NrEBUHR, Una teologia per la prassi. Autobiografia intellettuale, Queriniana,
BRETALL (edd.), Reinhold Niebuhr. His Religious, Socia! and Politica! Thought, Pilgrim
Press, New York 1984, p. 90.
5 W. RAusCHENBUSCH, Christianity and the socia[ crisis, The MacMillan Company,
finito e di volgersi a Dio come il solo luogo nel quale trovare riposo
è la caratterizzazi~me ultima della natura umana. La vera felicità, co-
me la vera conoscenza di se stessi si può realizzare nell'aderire al
bene adeguato al cuore. Questo bene è Dio. Il male è la conseguenza
del peccato, cioè dell'errata identificazione di beni parziali - dei quali
si può soltanto usare - con il bene ultimo del quale soltanto si può
~dcr~ . . ·
Nella concezione cristiana è finalmente comprensibile il mistero
dell'uomo: egli è insieme imago Dei e creatura, aspirazione e deside-
rio dell'infinito e finitezza. L'aspetto che Niebuhr definisce dell'au-
totrascendenza è quello connesso all'aspirazione all'infinitezza: la li-
bertà. è l'espressione esistenziale di tale dato originario. Il male, sia
nell'esperienza personale che nella storia nasce non dalla corporeità,
ma proprio dalla libertà, dall'uso sbagliato di tale insopprimibile ca-
ratterizzazione dell'uomo. ·
Nell'ultima fase del suo percorso iritellettuale Niebuhr, come
accennato, si rivolse con maggiore attenzione alla politica. Già nel
corso della seconda guerra mondiale, nel 1944, pubblicò Figli della
luce e figli delle tenebre. Il riscatto della democrazia e critica della sua
difesa tradizionale 9, un libro nel quale, insieme a una realistica analisi
dei limiti della democrazia, affermava che essa restava malgrado tutto
il miglior sistema politico. Con un'espressione che divenne punto di
riferimento per molti intellettuali egli scrisse:
La capacità di giustizia dell'uomo rende possibile la democrazia, ma la sua
inclinazione all'ingiustizia rende la democrazia necessaria 10 •
I suoi libri ebbero la più grande diffusione negli anni Quaranta e
Cinquanta, quando criticato l'aspetto utopico del socialismo egli si
impegnò nella considerazione della politica estera a partire dal reali-
smo e dall'ironia, una categoria che Niebuhr riteneva importante'
nella partecipazione del cristiano alle vicende del mondo. Il realismo
cristiano di Niebuhr divenne in questi anni il realismo politico di
importanti personalità del Dipartimento di Stato americano, che a
' R. NIEBUHR, Figli della luce e figli delle tenebre. Il riscatto della democrazia e critica
della sua difesa tradizionale, a cura di G. BurrÀ, Gangemi, Roma 2002; or. The Children
of Light and the Children of Darkness, Charles Scribner's Sons, New York 1944, testo
disponibile .in internet: http://www. religion-online.orglshowbook.asp ?title=446
(10.03.2005).
10 Ibid., p. 48.
58 CredOg n. 146
3. Conclusioni
Le posizioni teologiche e politiche di Niebuhr hanno provocato
numerose prese di posizione: alcuni lo hanno giudicato un teologo
cristiana e democrazia, Studium, Roma 1993, p. 85; or. Augustine's Politica! Realism, in R.
NIEBUHR, Christian Realism And Politica! Problems, Kelley Publishers, Fairfield 1977, pp.
119-146 (Charles Scribner's Sons, New York 1952).
12 Ibid., p. 104.
CredOg n. 146 59
GIOVANNI DESSÌ
docente di Storia del pensiero politico
contemporaneo presso l'Università di
«Tor Vergata» - Roma
NOTA BIBLIOGRAFICA
Bibliografia secondaria
G. DEssì, Reinhold Niebuhr, Studium, Roma 1993; C.W. KEGLEY - R.W.
BRETALL (edd.), Reinhold Niebuhr. His Religious, Social,.and Politica! Thought,
Pilgrim Press, New York 1984; R.W. LovIN, Reinhold Niebuhr and Christian
Realism, Cambridge University Press, New York 1995; C. McKEOGH, The
60 CredOg n. 146
MONASTERO DI BosE
CEI - UFFICIO NAZIONALE BENI CULTURALI ECCLESIASTICI
L'AMBONE,
TAVOLA DELLA PAROLA DI DIO
lii Convegno liturgico internazionale
Bose, 2-4 giugno 2005
PROGRAMMA
Giovedì 2 giugno
Ore 09.30 L'ambone: un luogo vivente per /'assemblea (F. DEBUYST) + La sacra-
mentalità delle Scritture (A. BIRMELÉ)
Ore 15:30 La parola di Dio soggetto della convocazione dell'assemblea li-
turgica (G. TANGORRA) + La favola della Parola e la tavola del corpo
(J. WoHLMUTH)
Venerdì 3 giugno
Ore 09.30 L'ambone nella drammaturgia liturgica (G. ZANCHI) + li corpus italico
degli amboni: la tipologia aell'ambone nel/a storia (C. VALENZIANO) +
Presentazione di alcuni modelli di amboni realizzati in Europa dal
Vaticano Il ad oggi. Spagna (A. GARCIA)
Ore 15.30 Presentazione di alcuni modelli di amboni realizzati in Europa dal
Vaticano Il ad oggi. Francia e Belgio (A. DA RocHA-CARNEIRO) + Ger-
mania e Austria (W. ZAHNER) + Italia (A. MARCHESI - M. VALDINOCI)
Sabato 4 giugno
Ore 09.30 La liturgia come incontro con Cristo: conseguenze per lo spazio litur-
gico (A. GERHARDS) • li libro, l'ambone, la Parola (G. WAINWRIGHT) •
L'ambone oggi: bilancio e prospettive (P. DE ClERCK)
Oscar Cullmann
(1902-1999)
1. Profilo biografico
1 Cf. M. DE RosA, Teologia protestante. Momenti e figure, Elea Press, Salerno 1990,
pp. 173-196.
64 CredOg n., 146
2 O. CuLLMANN, Cristo e il tempo. La concezione del tempo e della storia nel cristia-
nesimo primitivo, Il Mulino, Bologna 1965 (ora presso le EDB, Bologna 1990 [2005]), pp.
106-107.
' Ibid., p. 109.
CredOg n. 146 65
4 Ibid., p. 199.
'Ibid., p. 146.
66 CredOg n. 146
IO Ibid., p. 205.
della sua realizzazione, Queriniana, Brescia 1987; ID., Le vie dell'unità cristiana, Queri-
niana, Brescia 1994.
n CuLLMANN, L'unità attraverso la diversità, cit., p. 5.
1' Ibid., p. 6. .
" lvi.
CredOg n. 146 69
"Ibid., p. 16 e 18.
1' Ibid., p. 52.
18 Ibid., p. 131.
70 CredOg n. 146
+ MICHELE DE ROSA
vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant'A~
gata de' Goti, membro della commissione
CE! per l'ecumenismo e il dialogo
CredOg n. 146 73
NOTA BIBLIOGRAFICA
Opere principali
Le problème littéraire et historique du roman pseudo-clémentin. Etude sur
le rapport entre le gnosticisme et le judéo-christianisme, Libraire Felix Alcan,
Paris 1930; Konigsherrschaft Christi und Kirche im Neuen Testament, Evange-
lischer Verlag, Zurich 1941; Les premières confessions de fai chrétienne, Presses
Universitaires de France, Paris (1943) 1948 2; Urchristentum und Gottesdienst,
Heinrich Majer, Basel 1944; Christus und die Zeit. Die urchristliche Zeit- und
Geschichtsauffassung, Evangelischer Verlag, Ziirich 1946; Die Tauflehre des
Neuen Testaments. Erwachsenen- und Kindertaufe, Zwingli, Zurich 1948; Pe-
trus. funger - Apostel - Martyrer. Das historische und das theologische Petrus-
problem, Zwingli, Ziirich 1952; La Tradition. Problème exégetique, historique
et théologique, Dela.chaux & Niestlé, Neuchatel 1953; Der Staat im Neuen
Testament, Mohr, Tubingen 1956; Die Christologie des Neuen Testaments,
Mohr, Tubingen 1957; Katholiken und Protestanten. Ein Vorschlag zur Ver-
wirklichung christlicher Solidaritat, Reinhardt, Basel 1958; Heil als Geschichte.
Heilsgeschichtliche Existenz im Neuen Testament, Mohr, Tubingen 1965; Vor-
trage und Aufsatze 1925-1962, Mohr, Tubing~n 1966; Le Nouveau Testament,
Presses Universitaires de France, Paris 1966; Etudes de théologie biblique, De-
lachaux & Niestlé, Neuchatel 1968; Des sources de l'Evangile à la formation de
la théologie chrétienne, Delachaux & Niestlé, Neuchatel 1969; ]esus und die
Revolutionaren seiner Zeit, Mohr, Tubingen 1970; Der johanneische Kreis. Sein
Platz im Spatjudentum, in der ]ungerschaft ]esu und im Urchristentum. Zum
Ursprung des]ohannesevangeliums, Mohr, Tiibingen 1975; Einheit durch Viel-
falt. Grundlegung und Beitrag zur Diskussion uber die Moglichkeiten ihrer
Verwirklichung, Mohr, Tubingen 1986; Les voies de l'unité chrétienne, Cerf,
Paris 1992; Das Gebet im Neuen Testament. Zugleich Versuch einer vom
Neuen Testament aus zu erteilenden Antwort auf heutige Fragen, Mohr, Tii-
bingen 1994.
Traduzioni italiane
Le prime confessioni di fede cristiana, Ed. Centro Evangelico di Cultura,
Roma 1948; Il ritorno di Cristo, Ed. Centro Evangelico di Cultura, Roma 1948;
Il culto nella chiesa primitiva, Ed. Centrò Evangelico di Cultura, Roma 1948; Il
Natale nella chiesa antica, Ed. Centro Evangelico di Cultura, Roma 1948; Dio
e Cesare. Il problema dello stato nella chiesa primitiva, Edizioni di Comunità,
Milano 1957 (nuova traduzione: Dio e Cesare, AVE, Roma 1996); Cattolici e
protestanti. Un progetto di solidarietà, Il Mulino, Bologna 1962; Cristo e il
tempo. La concezione del tempo e della storia nel cristianesimo primitivo, Il
Mulino, Bologna 1965 (ora presso EDB, Bologna 1990 [2005]); San Pietro:
discepolo-apostolo-martire, in C. }OURNET - O. CuLLMANN - N. AFANASSIEFF -
G. CONTE, Il primato di Pietro nel pensiero cristiano contemporaneo, Il Mulino,.
74 CredOg n. 146
Bologna, 1965; Il mistero della redenzione nella storia, Il Mulino, Bologna 1966
(ora presso EDB, Bologna 1971 ); Introduzione al Nuovo Testamento, Il Muli-
no, Bologna 1968, (nuova edizione: 1999); Immortalità dell'anima o risurrezio-
ne dei morti? La testimonianza del Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 1968;
Studi di teologia biblica, A VE, Roma 1969; Cristologia del Nuovo Testamento,
Il Mulino, Bologna 1970; Dalle fonti dell'evangelo alla teologia cristiana, AVE,
Roma 1971; Conferenze e saggi, Città Nuova, Roma 1971; Gesù e i rivoluzio-
nari del suo tempo, Morcelliana, Brescia 1971; Vero e falso ecumenismo. L'ecu-
menismo dopo il concilio, Morcelliana, Brescia 1972; La regalità di Cristo e la
chiesa secondo il Nuovo Testamento, AVE, Roma 1973; La fede e il culto della
chiesa primitiva, A VE, Roma 1974; Origine e ambiente dell'evangelo secondo
Giovanni, Marietti, Casale M. 1976; L'unità attraverso la diversità. Il suo fon-
damento e il problema della sua realizzazione, Queriniana, Brescia 1987; L'o-
rigine della festa di Natale, Queriniana, Brescia 1993; Le vie dell'unità cristia-
na, Queriniana, Brescia 1994; La preghiera· del Nuovo Testamento. Una rispo-
sta alle domande odierne, Claudiana, Torino 1995.
Contributi in opere collettive: La missione, Ed. Laicato Missionario, Mila-
no 1960; o. CuLLMANN - J. AAGAARD - F.W. KANTZENBACH, Il dialogo è aper-
to: il concilio visto dagli osservatori luterani, Paideia, Brescia 1969; K. BARTH -
O. CuLLMANN - G.M. CoTTIER, Capire Bultmann, Boria, Roma 1971; Petros,
in Grande Lessico del Nuovo Testamento, voi. X, Paideia, Brescia 1975.
Fonti bibliografiche
J. FRISQUE, Oscar Cullmann, une théologie de l'histoire du salut. Cahiers de
l'actualité religieuse, Casterman, Paris 1960, bibliografia completa, da integrarsi
con gli elenchi apparsi in: W.D. DAVIES - P. BENOIT - M. BLACK - G. QuISPEL -
J. DANIÉLOU - H. CHADWICK, Neotestamentica et patristica. Eine Freundesgabe,
Herrn Professor Dr. Oscar Cullmann zu seinem 60. Geburtstag uberreicht,
Brill, Leiden 1962; H. BALTENSWEILER (Hrsg.), Neues Testament und Geschich-
te. Historisches Geschehen und Deutung im Neuen Testament. Oscar Cull-
mann zum 70. Geburtstag, Mohr Siebeck, Ziirich-Tiibingen 1972.
CredOg 25 (2/2005) n. 146, 75-91
C. Scilironi
Dietrich Bonhoeffer
(1906-1945)
1. La vita e la testimonianza
Dietrich Bonhoeffer 1 viene da un'importante famiglia della bor-
ghesia intellettuale tedesca del primo Novecento. Nasce il 4 febbraio
del 1906 a Breslavia. Nel 1912, la famiglia si trasferisce a Berlino, dove
il padre ha vinto la prima cattedra di psichiatria e neurologia in Ger-
mania. Il passaggio a Berlino è importante, perché è lì che si compie la
sua formazione culturale ed è lì eh~ anche in seguito compirà tutte le
scelte fondamentali della sua vita. E però a Tubinga che, secondo le
tradizioni di famiglia, comincia nel 1923 gli studi universitari. Nella
primavera del 1924 è per un periodo a Roma; dove viene colpito po-
sitivamente dall'esperienza della cattolicità. Dal semestre estivo dello
stesso anno lo troviamo alla facoltà di teologia di Berlino, dove si
laurea nel dicembre del 1927, «summa cum laude», con Sanctorum .
communio sotto la guida di Reinhold Seeberg (1859-1935).
Di questi anni di studi è da sottolineare che, se a Tubinga la
formazione di Bonhoeffer si è irrobustita soprattutto in ordine al
problema della conoscenza e a Berlino, coi grandi maestri di quel-
l'Università, Adolf von Harnack (1851-1930) in.testa, nella ricerca
storica, l'elemento decisivo, quello che fa scoppiare la stessa imposta-:-
zione storico-liberale e apre al futuro pensiero bonhoefferiano, è la
scoperta .di Karl Barth (1886.,.1968), situabile tra la fine .del 1924 e
l'inizio ,del 1925. Barth e la teologia dialettica sono anche probabil-
mente all'origine e della disponibilità e dell'interesse di Bonhoeffer
verso la teologia pratica.
1 Per i dati biografici cf. E. BETHGE, Dietrich BonhoeffÙ. Teologo cristiano contem-
militare e gli offre libertà di movimento sotto copertura. Nei tre anni
fino all'arresto egli è per ben tre volte in Svizzera, compie un viaggio
in Norvegia, uno in Svezia e uno in Italia. I compiti sono in genere
volti a comunicare agli alleati i segni dell'attività cospirativa e a
esplorare possibili trattative di pace. Intanto nel 1941 la speranza di
una riuscita del colpo di stato riprende forza in ragione dei comandi
criminali di Hitler all'esercito, comandi che trovano in molti generali
chiara opposizione. Nell'autunno dello stesso anno comincia in for-
ma sistematica la deportazione degli ebrei.
Il momento culminante dell'attività cospirativa del gruppo a cui
Bonhoeffer partecipa è nel marzo del 1943 in occasione della visita di
Hitler al fronte orientale. Dohnanyi stesso vola a Smol~nsk con l' or-
digno a orologeria da collocare sull'aereo del Filhrer. E il 13 marzo:
Bonhoeffer e gli altri cospiratori attendono con ansia la notizia della
caduta dell'aereo; ma la bomba non esplode. Si riprova una settimana
dopo, il 21 marzo, ma di nuovo Hitler è fortunato. Non ci si dà per
vinti, ma due settimane dopo ben tre membri della famiglia Bonhoef-
fer, e cioè Dietrich, sua sorella Christine (1903-1965) e il marito di lei
H. von Dohnanyi, vengono arrestati: è il 5 aprile 1943. Da questo
momento la vita di Bonhoeffer è quella di un carcerato: per un anno
e mezzo è nella prigione di T egei, il vecchio istituto di pena militare
di Berlino, poi, dopo il ritrovamento dei documenti di Zossen, 1'8
ottobre 1944, viene trasferito nella prigione della Gestapo, l'Ufficio
centrale di sicurezza del Reich (Prinz-Albrecht-Strasse). L'accusa è
quella di alto tradimento, ma neppure all'.indomani dell'attentato a
Hitler del 20 luglio del 1944 si riescono ad avere prove sufficienti
per comprovarla; le cose però precipitano improvvisamente quando,
nel mese di settembre, in un deposito di sicurezza dell'Abwehr a -
Zossen vengono ritrovati i documenti sulle varie fasi dei preparativi
di colpo di stato a partire dal 1938. Le conseguenze per la famiglia
Bonhoeffer sono subito pesantissime: nel giro di pochi giorni vengo-
no incarcerati anche Klaus (1901-1945), fratello di Dietrich, Rudiger
Schleicher (1895-1944), marito della sorella maggiore, e poco dopo
pure E. Bethge, marito di Renate (1925-), figlia di R. Schleicher. Di
tutti costoro si salverà solo Bethge.
L'epilogo di Dietrich comincia con la partenza con altri undici
condannati alla volta di Buchenwald, il 7 febbraio del 1945. A Bu-
chenwald resta sette settimane: le celle sono in un sotterraneo del
campo di concentramento. La sera del martedì dopo Pasqua, 3 aprile
80 CredOg n. 146
2. Le opere e il pensiero
a) Periodo accademico
Il problema da cui muove Bonhoeffer nei suoi primi lavori 2 è
una palese esigenza di concretezza e di fondazione. La domanda
che regge Sanctorum communio è tutta nella ricerca, entro la realtà
del mondo, dèlla testimonianza di colui che la fede confessa. Ecco
perché la ricerca verte sulla chiesa, ma lo studio che ne vien fatto,
pur pionieristicamente condotto con tutti gli attrezzi della sociolo-
gia, non cede minimamente all' ecclesiocentrismo, ma si attesta come
forma esemplare di teologia pratica. A guidare l'indagine è la catego-
ria della realtà contro ogni emigrazione alienante della ragione: al
primato gnoseologico dell'io conoscente subentra quello fenomeno-
logico della relazione io:.tu, e con ciò inevitabilmente il primato della
domanda etica. Alle due forme errate di interpretazione della chiesa -
«una storicizzante e una religiosa; nel primo caso, la chiesa viene
confusa con la comunione religiosa, nel secondo con il regno di
Dio» 3 - , Bonhoeffer contrappone la Sanctorum communio, una pe-
2 Gli scritti del cosiddetto «periodo accademico», cioè degli anni di studio prima e di
insegnamento poi all'Università di Berlino, sono la tesi di laurea (1927), pubblicata nel
1930 col titolo: Sanctorum communio. Un ricerca dogmatica sulla sociologia della chiesa,;
la tesi per la libera docenza (1930), pubblicata nel J931 e intitolata: Atto ed essere. Filosofia
trascendentale ed ontologia nella teologia sistematica; e il corso del semestre invernale
1932-1933 pubblicato col titolo: Creazione e caduta. Interpretazione teologica di Gn 1-3
(1933). Degli altri corsi Bonhoeffer non ha dato alle stampe nulla; oggi però sono dispo-
nibili, anche per il lettore italiano, quasi tutti i materiali ricostruiti sulla base degli appunti
di chi vi ha partecipato. Sommariamente: (1) Semestre invernale 1931-1932: corso La
storia della tea.logia sistematica del XX secolo, in D. BoNHOEFFER, Gli scritti (1928-1944),
tr. it. M.C. LAURENZI, Queriniana, Brescia 1979, pp. 185-232; (2) Semestre estivo 1932:
corso L'essenza della chiesa, in D. BoNHOEFFER, L'essenza della chiesa, tr. it. G. MORET-
TO, Queriniana, Brescia 1972; seminario C'è un'etica cristiana?, in BoNHOEFFER, Gli
scritti, cit., pp. 233-256; (3) Semestre invernale 1932-1933: corso La teologia contempora-
nea. Discussione delle nuove pubblicazioni di teologia sistematica, in BONHOEFFER, Gli
scritti, cit., pp. 257-294; seminario Esercitazioni di dogmatica: problemi di un'antropologia
teologica, in BoNHOEFFER, Gli scritti, cit., pp. 295-311; (4) Semestre estivo 1933: corso
Cristologia, in D. BONHOEFFER, Cristologia, tr. it. M.C. LAURENZI, Queriniana, Brescia
1984; per il seminario sulla filosofia pella religione di Hegel cf. I. ToDT (ed.); Dietrich
Bonhoeffers Hegel-Seminar 1933. Nach den Aufzeichnungen von Ferenc Lebel, Chr.
Kaiser, Miinchen 1988.
3 D. BoNHOEFFER, Sanctorum communio, Queriniana, Brescia \994, p. 75.
82 CredOg n. 146
4 Ibid., p. 168.
5 Ibid., p. 87.
6 D. BoNHOEFFER, Atto ed essere, Queriniana, Brescia 1993, pp. 18-19.
7 Ibid., p. 22.
CredOg n. 146 83
zione per noi se Cristo in persona non ci dice la sua parola nuova, che crea ogni volta di
nuovo il nostro esserci, e se la proposizione generale non diventa un vivo evento» (Jbid., p.
120). Analogamente della fede: «Alla domanda sulla possibilità della fede si può dare rispo-
sta solo per mezzo della sua realtà effettiva. Ma poiché questa realtà non si lascia presentare
come un ente, per questo qualsiasi riflessione si dimostra distruttiva» (Ibid., p. 122).
9 Ibid., pp. 145-149..
b) Il «Kirchenkampf»
Il pensiero di Bonhoeffer, per il periodo della IÒtta per la chiesa
confessante (dopo il 1933), si trova consegnato-in tre volumi: Sequela
(1937), Vita comune (1939) e Il libro di preghiera della Bibbia. In-
troduzione ai Salmi (1940). Non si può però dimenticare che rifles-
sioni teologiche di grande rilievo sono contenute pure nei sermoni e
nelle lettere di quegli anni, cui è perciò necessario rinviare 15 •
Quanto a Sequela è, tra gli scritti editi, quello a cui Bonhoeffer si
è dedicato più a lungo: il testo esce nel 1937, dopo esser stato «pro-
vato e riprovato» nei corsi di Finkenwalde, ma se ne ha notizia sin da
una lettera del 28 aprile del 1934 all'amico Erwin Sutz 16 • Il libro
muove da un interrogativo semplièe e pian9: «Che cosa ha voluto
dirci Gesù? Che cosa vuole oggi da noi?» 17 • E chiaramente il tentati-
vo di far venire alla luce il volere di Gesù - il comandamento di Dio
-, per corrispondervi. Non si tratta, dunque, di una questione di
dottrina o di una riflessione interpretativa su assunti etici; in gioco è
la questione essenziale del «che fare?» della propria vita, nel segno
paradossale della chiamata e dell'obbedienza. Bonhoeffer è perento-
rio: al comandamento di Dio, alla sua chiamata, non si risponde col
·sottile interrogare, ma con l'azione. Di fronte al comandamento di
Dio, alla chiarezza immediata di esso, ogni domandare è un modo
per non corrispondervi, «significa voltare le spalle alla realtà di Dio,
12 Ibid., p. 12.
13 Jbid., p. 21 ss.
14 Jbid., p. 42 ss.
15 Una selezione dei materiali disponibili si trova in BONHOEFFER, Gli scritti, cit., pp.
313-572.
16 Ibid., pp. 386-388.
c) La resistenza e il carcere
Gli scritti dell'ultimo Bonhoeffer costituiscono ormai un punto
di riferimento imprescindibile per il pensiero contemporaneo, non
solo teologico. L'Etica, per cura di Bethge, esce in prima edizione
nel .1949, Resistenza e resa, sempre a opera di Bethge, nel 1951 e i
Frammenti da Tegel, cioè gli scritti letterari composti in carcere, ve-
dono la luce compiutamente nel 1978.
La curvatura dell'ultima fase del pensiero bonhoefferiano è deci-
samente etica: l'assillo giovanile per la concretezza e la successiva
preoccupazione per la sequela si fanno ora risposta determinata al-
l'essere dell'uomo nel mondo alla luce di Cristo. Il passaggio è quello
sottile da Sequela (teologia della sequela) ad Etica (etica della seque-
la), che non è solo progressivo allargamento dell'orizzonte dalla
chiesa al mondo e neppure soltanto inversione dell'ordine di priorità,
ma è riconoscimento senza residui dell'irriducibilità della vita (!'«es-
sere-al-di-qua») in quanto tale. Nella lettera scritta a Bethge all'indo-
mani del fallito attentato a Hitler del 1944, Bonhoeffer, riandando
con la memoria a una conversazione di tredici anni prima a New
York conJean Lasserre (1908-1983), conversazione in cui Lasserre
diceva di voler diventare santo mentre Bonhoeffer di voler imparare
a credere, scrive: .
Per molto tempo non ho capito la profondità di questa contrapposizione.
Pensavo di poter imparare a credere tentando di condurre io stesso qual-
cosa di simile a una vita santa. Come conclusione di questo percorso
scrissi Sequela. Oggi vedo chiaramente i pericoli di questo libro, che sot-
toscrivo peraltro come un tempo. Più tardi ho appreso - e continuo ad
apprenderlo anche ora - che si impara a credere solo· nel pieno essere-
aldiquà della vita. [... ] - e questo io chiamo essere-aldiquà, cioè vivere nella
pienezza degli impegni, dei problemi, dei successi e degli insuccessi, delle
esperienze, delle perplessità - allora ci si getta completamente nelle braccia
di Dio,[ ...] e così si diventa uomini, si diventa cristiani 21 •
Come si vede le ragioni di Sequela non vengono per nulla rinne-
gate, ma «i pericoli» che ne insidiano la strada deviandola verso una
pura santità ab-saluta dal mondo, vengono ora totalmente fugati
mercé quel «solo nel pieno essere-aldiquà della vita». Ma se «ci si
getta compiutamente nelle braccia di Dio» «solo nel pieno essere-
aldiquà della vita», allora non è più soltanto l'etica, ma l'intera auto-
comprensione religiosa del cristianesimo a trasformarsi radicalmente.
Su questo aspetto, come si vedrà, si diffondono le lettere dal carcere.
Restando per il momento all'Etica, l'impianto generale dell'ope-
ra può venir sintetizzato in una pars destruens e in una pars con-
struens. La prima è la critica all'etica dei principi, della legge, delle
norme; è la critica alla priorità dell'ideale sul reale; è la messa in chia-
ro che non vi è n6mos che possa pretendere fedeltà di sorta senza
corrispondere alla realtà. La pars construens è invece l'opera positiva
di conciliazione del kérigma e del reale nell' «essere-di-Cristo». Il
che, se da un lato vuol dire riconoscere che non vi è più né il Dio in
sé, né l'uomo in sé, perché in Cristo Dio e mondo, Dio e uomo sono
già sintetizzati in una situazione storica precisa, reale, dall'altro vuol
dire cogliere la responsabilità conseguente: progettazione della vita
come gesto creativo e originale sulla via della libertà.
Per la pars destruens, costante in tutti i saggi dell'Etica, basti
questo attacco efficacissimo:
La conoscenza del bene e del male sembra essere il fine di qualsiasi rifles-
sione ei:ica. Il primo compito dell'etica cristiana consiste nel superare tale
conoscenza. In questo attacco ai presupposti di qualsiasi altra etica essa è
così sola che viene da domandarsi se abbia un senso parlare in generale di
etica cristiana. Se comunque lo facciamo, ciò può solo significare che l' e-
.tica cristiana pretende di mettere a tema l'origine di ogni interrogarsi in-
torno all'etica e di essere così, quale critica di ogni etica, l'unica etica 22 •
Evidentemente la funzione critica per Bonhoeffer è quella di
smascherare i «presupposti» delle varie elaborazioni etiche per mo-
strare come esse non raggiungano - non possano raggiungere - quel-
1' originarietà che pretendono. Ma proprio l'efficacia di questo lavoro
corrosivo che opera a trecentosessanta gradi, dall'inveterato primato
platonico dei valori ideali al primato kantiano della norma, dalla for-
mulazione metafisica della legge naturale al dualismo luter~no degli
ordinamenti, proprio la forza di questa critica impone l'individua-
zione di altri percorsi. Il lavoro massiccio avviato da Bonhoeffer nei
tre anni prima dell'arresto è soprattutto in questa linea, è il concreto
svolgimento di questa pars construens. Fondamento di tutto è l'essere
di Cristo: è col riconoscimento che le «realtà dell'io e del mondo
CARLO SCILIRONI
docente di Ermeneutica fzlosofica presso
l'Università degli Studi di Padova
29 Ibid., p. 379.
30 Ivi.
" Ibid., p. 378
32 Ibid., p. 494.
33 Ibid., p. 497.
NOTA BIBLIOGRAFICA
Con questo saggio, l'autore vuole dare il suo contributo per comprendere e superare le
difficoltà e gli ostacoli ancora esistenti per giungere a una concordia ecumenica senza
remore. Nella stesura di questo saggio la formula ((giusto e al tempo stesso peccatore» è
il filo conduttore che permette di riesaminare la dottrina di M Lutero e l'insegnamento
del concilio di Trento. Di entrambe si recuperano con chiarezza. le posizioni originarie e
integrali.
Gerhard Ebeling
(1912-20011
1. Cenni biografici
Certo, tale scoperta era maturata in un contesto per più versi ancora
dominato dall'eredità del Kulturprotestantismus, che rileggeva l'opera
del padre della Riforma con le lenti «soggettivo-trascendentali» del
neokantismo di fine Ottocento, ben remote dalla prospettiva rigoro-
samente teocentrica e dialettica inaugurata pochi anni prima da Karl
. Barth (1886-1968) e dai suoi amici di «Zwischen den Zeiten». Di qui
le ragioni di un distacco critico, nel nome di Lutero, nei confronti
della teologia dialettica, ma non della sua versione meno intransigente
incarnata· dallo zurighese Emil Brunner (1889-1966 ); distacco non
certo motivato in chiave angustamente «confessionale» - Ebeling
proveniva dalla chiesa unita vetero-prussiana e si sarebbe successiva-
mente ben inserito nella «riformata» Zurigo - e che Ebeling avrebbe
mantenuto in 'tutta la sua «esistenza teologica».
Nel frattempo la situazione politico-sociale in Germania si stava
rapidamente deteriorando e avrebbe infine condotto alla Machter-
greifung nazionalsocialista del 1933, che sorprese il giovane studente
in terra elvetica. In questo periodo si situa l'internato presso il semi-
nario teologico semi-clandestino di Finkenwalde in Pomerania, in
cui egli conobbe il giovane pastore Dietrich Bonhoeffer (1906-
1945), con cui i rapporti sarebbero proseguiti anche dopo il ritorno
a Berlino. Ebeling, che aveva già trascorso un semestre di studio a
Zurigo (1932-1933), vi tornò, dopo un periodo di vicariato a Fahr-
bellin am Oder, dall'inverno 1937 all'autunno 1938, per lavorare,
con il prezioso ausilio di Fritz Blande (1900-1967), alla stesura della
propria tesi dottorale su Lutero in una situazione di relativa tranquil-
lità. La vita delle chiese evangeliche in Germania era infatti travaglia-
ta dal Kirchenkampf e dal tentativo, da parte del movimento dei
Deutsche Christen di Ludwig Mtiller (1883-1945), di assumere il
controllo della neocostituita chiesa del Reich. Ebeling scelse con de-
cisione di aderire alla chiesa confessante, in cui erano confluiti tutti
coloro (pastori e laici) che intendevano preservare la vita ecclesiale da
ogni contaminazione antisemita e neomarcionita.
Ebeling, dalla fine del 1938 fu impegnato nel servizio militare,
ma poté proseguire, per quasi tutta la durata del conflitto, la sua
attività «semiclandestina» di pastore della chiesa confessante nelle
comunità berlinesi di Hermsdorf e Frohnau. Le sue «prediche illega-
li» del tempo, da lui stesso fortunosamente ritrovate e pubblicate
dopo molti anni (1996), testimoniano una capacità di attualizzazione,
certo espressa con la prudenza richiesta dalle circostanze, del mes-
CredOg n. 146 95
2. Profilo teologico
Etica
Dal punto di vista etico, il nostro teologo non ha offerto una
sintesi compiuta del suo pensiero come avrebbe desiderato, anche se
è possibile scorgerne il profilo in alcuni suoi contributi, in particola-
re quelli dedicati al franco dialogo con Wolfhart Pannenberg (1928-).
Ebeling ha sostenuto la natura intrinsecamente «pratica» del sapere
teologico, sulla scia di Schleiermacher: l'azione duplice della parola
di Dio (come legge e vangelo) s'innesta sulla.«coscienza» dell'uomo e
la risposta di fede ha anch'essa il significato di un affidamento pratico
più che di un'adesione a verità oggettivamente constatabili. L'indagi-
ne razionale sulla rivelazione 11on può pertanto svolgersi a prescin-
dere dall'intreccio costitutivo tra la parola di Dio e la fede che è crea-
ta dalla sua azione esteriore: non avrebbe senso dimostrare «razio-
nalmente» l'esistenza di Dio in termini metafisici. La parola che
98 CredOg n. 146
3. Punti problematici
smo non lo condussero, come avvenne del resto a gran parte di co-
loro che sce.Jsero la chiesa confessante, a gesti di aperta ribellione e
alla resistenza armata nei confronti del regime, scelta di Bonhoeffer e
di pochi altri. Questa cautela politica emerse con chiarezza di fronte
ai frutti più radicali della contestazione e al tentativo di fare del van-
gelo una bandiera in senso rivoluzionario: Ebeling, dopo tre soli an-
ni, abbandonò, nel fatale 1968, la Tilbingen di Ernst Bloch (1885-
1977) per tornare nella più tranquilla Zurigo e fondò il «Lowenstei-
ner Kreises» proprio per contrastare e per rimarcare una presa di
distanza nei confronti di un confuso «spontaneismo» rivoluzionario,
riavvicinandosi ai barthiani e ai luterani ortodossi che lo avevano
avversato nei suoi inizi bultmanniani.
Le ragioni di questo distacco non possono essere unicamente
personali (moderatismo politico e amore per il lavoro scientifico se-
rio e rigoroso), ma vanno ricondotte all'attaccamento, mai rinnegato,
alla dottrina luterana dei «due reggimenti». La condizione dell'uomo
giustificato simul iustus et peccator, impone al teologo la predicazio-
ne della «legge» a fianco della predicazione del «vangelo» (qui il di-
stacco da Barth): non è perciò lecito un disprezzo nei confronti del-
1' autorità e della legge, intese come freno alla proliferazione del male
e del peccato, che continuano a manifestarsi in questo eone in cui la
chiesa e il mondo non coincidono e non possono coincidere in
un'anticipazione prolettica dell'escatologia. Di qui la prudenza e la
cautela che devono ispirare le prese di posizione della chiesa in cam-
po politico, pur nella percezione dei limiti oggettivi e intrinseci tanto
ai regimi comunisti quanto al capitalismo della «società opulenta».
La centralità della croce di Cristo, e della salvezza che ci comunica,
va intesa anzitutto nel senso della giustificazione dell'empio: pur nel-
lo scandalo condiviso per le tragedie della povertà e dell'ingiustizia,
non si può scordare che il vero male è il peccato che scaturisce dal
cuore dell'uomo, non imputato solo in virtù della gratuita misericor-
dia divina. Dal vangelo scaturiscono pertanto implicazioni ed esigen-
ze etiche, o forse sarebbe meglio dire pratiche, più che immediata-
mente politiche, in quanto la Parola agisce anzitutto trasformando
l'auto-comprensione esistenziale del singolo, la sua «coscienza».
Mai comunque le opere, anche quelle che sono frutto della fede, pos-
sono essere considerate come «giustificanti» o sinergiche alla gratuita
giustificazione in Cristo. Di qui il rifiuto di condividere anche la
dottrina «melantoniana», e non genuinamente luterana, del «tertius
100 CredOg n .. 146
usus legis» (la legge come guida morale ai credenti, regola che con-
duce e dirige la loro vita). Al di là delle valutazioni sul merito e sui
fondamenti della luterana «dottrina dei due regni», che era servita
per legittimare un ossequio non solo formale, da parte di molti teo-
logi anche insigni, al regime nazionalsocialista, occorre comprendere
che essa poteva e può essere intesa come un salutare monito di fronte
a ogni strumentalizzazione ideologica del vangelo in senso reaziona-
rio o confusamente rivoluzionario. Nessuno - e toccherebbe anche
oggi ai responsabili ecclesiali di tutte le confessioni ribadirlo cori for-
za -·può appropriarsi del vangelo per le «crociate» di turno.
Ebeling è stato consapevole, in tempi in cui Ia situazione era per
molti aspetti assai meno allarmante di oggi, del rischio che l'annuncio
del vangelo cada nel vuoto perché appare sempre più remoto e quasi
incomprensibile agli uomini del nostro tempo. Vi è quindi il rischio
di una «musealizzazione» del cristianesimo e di un «filologismo»
nell'annuncio. Di qui l'inevitabilità dell'ermeneutica, non tanto e
non solo come necessario ausilio alla comprensione storico-critica
dei testi, con l'aiuto delle scienze del linguaggio vecchie e nuove, ma
anche come «teologia pratica», ovvero come capacità di mostrare
l'attualità e la potenza escatologica insita nella perièope o nel passo
biblico. La formazione teologica del pastore e del teologo deve.avve-
nire pertanto in un contesto interdisciplinare di dialogo con i diversi
saperi e le diverse «visioni del mondo», quale si realizza all'interno
dell'università pubblica: la stessa teologia deve articolarsi, attorno al
centro unificatore della comprensione della Parola, in una pluralità di
discipline autonome e specialistiche. Ci si può tuttavia chiedere legit-
timamente se tutto ciò sia sufficiente alla promozione della causa
ev.angelii, anche alla luce dell'avanzare in forme radicalmente nichili-
ste di quella «secolarizzazione», di cui Ebeling è stato uno degli stu-
diosi più attenti, rimarcando come essa fosse già implicita nella di-
stinzione tra fede .e politica, tra stato e chiesa, proposta agli esordi
della modernità dallo stes~o Lutero. Anche su questo punto, la di-
stanza rispetto alla «teologia della morte di Dio» e all'enfasi sull'an-
titesi barthiana e tardo-bonhoefferiana, tra «fede» e «religione» in
nome di un cristianesimo a-religioso è netta. Il teologo zurighese
ritiene che la fedeltà al vangelo imponga comunque un rapporto cri-
tico nei confronti del presente e del mondo secolarizzato, lontano da
ogni cieca «ortodossia» quanto da una esangue arrendevolezza. Se
ovviamente non è auspicabile confinare la fede negli spazi angusti e
CredOg n. 146 101
1 Per il testo della Dichiarazione, cf. A. MAFFEIS (ed.), Dossier sulla giustificazione. La
SERGIO CARLETTO
dottore in Ermeneutica, collaboratore
del «Centro Studi sul Pensiero Contem-
poraneo>? (Caraglio, Cuneo)
CredOg n. 146 103
NOTA BIBLIOGRAFICA
Bibliografia primaria
Nella bibliografia ci siamo limitati a citare le opere più importanti di Ebe-
ling, disposte in ordine èronologico oltre agli scritti, anche minori, tradotti in
lingua italiana (versione originale e traduzione). L'attenzione per Ebeling (co-
me storico del dogma e come te~logo) nel nostro paese è sempre stata ·assai
scarsa, anche in ambito evangelico, a differenza di quanto è avvenuto per autori
quali J. Moltmann, W. Pannenberg ed E. ]Ungei. Ad alcune importanti tradu-
zioni di A. Rizzi, F. Coppellotti e altri, risalenti agli anni Settanta e Ottanta del
secolo scorso, non hanno fatto seguito studi sistematici o anche puramente
introduttivi al suo pensiero. Ciò appare singolare anche in rapporto alla decisi-
va influenza esercitata dall'ermeneutica filosofica gadameriano-heideggeriana
in Italia nell'ultimo ventennio.
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Zweiter Teil: Der Glaube an Gott den Versohner der Welt, Mohr, Tiibingen
1979 (1982 2, 1989 3); Dogmatik des christlichen Glaubens Bd. III: Dritter Teil:
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(1982 2, 1993 3); Zu meiner «Dogmatik des christlichen Glaubens», in «Theolo-
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Teil. Die theologische Definition des Menschen. Kommentar zu Thesen 20-40,
Mohr, Tiibingen 1989; Kirchengeschichte und Kirchenrecht. Eine Auseinander-
setzung mit Rudolph Sohm, in «Zeitschrift fiir evangelisches Kirchenrecht» 35
(1990) 406-420 (prima edizione della lezione inaugurale tubinghese del 1946);
Theologie in den Gegensatzen des Lebens. Wort und Glaube IV, Mohr, Tii-
bingen 1995; Illegale Predigten, Mohr, Tiibingen 1996 (tr. fr., Prédications
CredOg n. 146 105