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el

Karl Rahner (1904-1984)


è
uno dei grandi pensatori di
O
bert Raifelt
ORTA
la teologia, noto in tutto il ansjurcen Verweyen
mondo. Questa introd uzione vd
,
che si avvale delle IMI i ti PA
bili edizioni in lingua origi-
nale e dell’archivio, ne IONICA
ne a grandi linee il pensiero,
RESTO] presupposti, il suo svi
luppo e
l’influsso da esso eser. itato,
e mostra
come tale pensiero rimanga
impor-
ELLIS TIOPTA RITA IT TÀ
fico odierno.
L’edizione italiana è arricc
hita dal
ATTO ICI O pubblic:
IENE SIIT

Albert Raffelt, docente LIU E


matica all'università di Friburgo
in Bri-
Sgovia, bibliotecario della
biblioteca della
Stessa università, è tra Pa ITA
£

LIA (SM 07997


iii
CULI ET TOA

Hansjiirgen AO ANTO 1 RITTER OCA


gia fondamentale all’univ
ersità di Friburgo
in Brisgovia, è autore di un'
importante ope-
ra, La parola definitiva di Dio.
6
GIORNALE DI TEOLOGIA
diretto da ROSINO GIBELLINI

301

|
ALBERT RAFFELT
HANSJÙRGEN VERWEYEN

LEGGERE
KARL RAHNER

gilt
I 301
QUERINIANA
Modo di citare e abbreviazioni

Gli scritti di Rahner sono citati (nella misura in cui non


sono scientemente utilizzate precedenti redazioni dei testi)
in base all’edizione dei Sérzzliche Werke (SW) o in base ai
Titolo originale volumi della raccolta Schriften zur Theologie (ST). Tutti gli
Karl Rabner
Beck),
altri testi sono indicati con l’anno di pubblicazione e con il
© 1997 by C.H. Beck'sche Verlagsbuchhandlung (Oscar numero di pagina. La bibliografia secondaria è citata con il
Miinchen
nome dell’autore, l’anno di pubblicazione e il numero di
Per il saggio di Rahner, Esperienze di un teologo cattolico pagina, ed è riportata per esteso al termine del volume. I te-
n
© 1984 by Katholische Akademie, Freiburg
und Verlag Schnell & Steiner, Miinchen - Ziirich sti non pubblicati di Rahner sono citati in base all’ Archiv-
© 2004 by Editrice Queriniana, Brescia i Signatur des Karl Rahner-Archivs, Innsbruck.
via Ferri, 75 — 25123 Brescia (Italia)
tel. 030 2306925 — fax 030 2306932 DH DENZINGER, HEINRICH - HUNERMANN, PETER
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und kirchlichen Lebrentscheidungen, Freiburg
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siong, in 1991” [trad. it., Exchiridion Symbolorum, Deho-
È pertanto vietata la riproduzione, l'archiviazione o la toeegpis la digi-
i mezzo, compres e la fotocop ia e
qualsiasi forma e con qualsias
cana. ) Cat | 1 niane, Bologna 1995]
talizzazione, senza l'autorizzazione scritta dell’Editrice Queriniana.
GA Gesamtausgabe
ISBN 88-399-0801-3 Gul rivista Gezst und Leben
Traduzione dal tedesco HerBi Herder-Bicherei
di CARLO DANNA KRA Karl Rahner-Archiv, Innsbruck (con il relativo
numero)
Stampato dalla Tipolitografia Queriniana, Brescia
e
—————T€&€—yw =
KARL RAHNER

Esperienze
di un teologo cattolico

[Pubblichiamo, per la prima volta in traduzione italia


na
(per quanto ci consta), questo testo di Karl Rabne
r, che
può essere considerato il suo testamento intellettuale
e spi-
rituale. È la sua ultima conferenza tenuta all'università di
Friburgo in Brisgovia in data 12 febbraio 1984. Karl Rab-
ner deceva poche settimane dopo, il 30 marzo 1984.
Nei giorni 11 e 12 febbraio 1984 si era tenuto un conve
-
gno all'università di Friburgo per festeggiare il suo
80°
compleanno. La tornata accademica nell’Auditor
ium
Maximum dell'università di Friburgo aveva luogo sul tema
“Vor dem Geheimnis Gottes den Menschen verstehe
n”
(Comprendere l'uomo sullo sfondo del mistero di Dio).
Nel convegno intervenivano: Rudolf Pesch, sul rappo
rto di
Rabner con l'interpretazione biblica; Wolfeang Wild,
sul
dialogo fra teologia e scienza: Herbert Vorgrimler, sul
con-
tributo di Rabner alla mistica e alla spiritualità; Eberh
ard
Jiingel, sul rapporto fra la teologia di Rabner e la teolo
gia
protestante; Karl Lehmann sull'ecclesiologia di Rabner
e il
suo permanente significato per la vita della chiesa.
Karl Rabner ha seguito tutte le relazioni ed è intervenu-

159
to più volte nel dibattito, concludendo il convegno con una luogo, a mie esperienze ecclesia
li, politico-ecclesiali e cle-
sua relazione, rappresentata dal testo qui riprodotto. ricali, perché mi sembrano troppo insignif
Questo il commento di Karl Lebmann, che presiedeva 1 non meritevoli di essere oggi icanti e perciò
raccontate. Penso alle espe-
convegno: «Nella prima parte Rahbner eg le espe: rienze di un teologo o, meglio
, di un uomo che ricevette
rienze fondamentali di un teologo cattolico; nel la seconda l’incarico di essere teologo, ma
che non sa se ha svolto
parte finale diede un suo personale contributo ai estate bene tale incarico, un dubbio questo alimentato non tan-
menti in occasione del suo 80° compleanno: in sa tinana to da una generale insufficienz
a umana, quanto piuttosto
che gli era propria e in un irripetibile movimento 1-pen- dall'esigenza enorme insita in ogni impresa teol
momento che essa deve parlare ogica, dal
siero il Festeggiato, che improvvisamente appariva Santo della incomprensibilità
giovane, offrì un impressionante esempio del suo modo-di- di Dio. Se dunque ora devo par
lare di “esperienze”,
fare-teologia, ma anche del suo essere-cristiano, attraverso chiarisco in partenza che le mie
saranno affermazioni
una meditazione sul rapporto tra morte e vita eterna». teologiche che vogliono essere
oggettive, ma che, per
Il testo qui riprodotto non è stato inserito nella serie quanto attiene la loro scelta, non vogliono affa
Una certa soggettività, bensì la tto negare
Schriften zur Theologie, in quanto il 16° e caio vo- riconoscono francamente.
lume degli Scritti teologici è stato chiuso redazionalmente
I. La prima esperienza di cui int
nel dicembre 1983, e apparirà nel 1984 (anche se non pre. endo parl
are è ’espe-
rienza che‘tutte le affermazi
visto come ultimo) in occasione dell'80° compleanno di oni teologiche sono, per
quanto nei modi più diversi e in
Karl Rabner]. 2a diverso grado, afferma-
zioni analoghe. Di per sé questa è una
qualsiasi teologia cattolica, una cosa ovvia per
cosa che viene espressa-
mente detta in qualche pagina di ogni teol
sa che è diventata ancora più ovvi ogia e una co-
a per un teologo da E-
. bi. rich Przywara in poi. Ma penso
Dopo così tante lodi provo un po’ di timore a Pa che questa proposizione
sia di fatto dimenticata'in continuaz
prendere adesso personalmente la parola. Ma cercherò ione a proposito del-
le singole affermazioni teologiche,
di farlo. e lo spavento provato
per questa dimenticanza è l’espe
rienza di cui intendo
parlare.
Il programma del convegno indica come tema a me af- Comincio in maniera molto sem
fidato: “Esperienze di un teologo cattolico”. Ni on penso plice. Per una com-
prensione scolare molto primitiva
con tale espressione a esperienze molto personali e inti- del concetto di analo- \
gia un concetto analogo è contra
ddistinto dal fatto che
me, che fanno parte di una vera biografia che non sarà una affermazione a proposito di
una determinata realtà,
mai scritta. Non penso neppure, o almeno non in primo fatta con l’aiutodi tale concetto, è legittima e inev
itabile;

160 | Esperienze di un teologo cattolico


161
tale affermazione va però anche in un certo senso con- lità, di tre persone in Dio, della sua
libertà, della sua vo-
temporaneamente revocata, perché la semplice attribu- lontà per noi vincolante, ecc.; lo dobbiamo
int.
ovviamente
zione di questo concetto alla cosa di cui si intende parla-
re, non accompagnata dalla sua contemporanea revoca, Dio, perché questo lo possiamo
proposito di
fare, realmente fare, sol-
non accompagnata da questa singolare e spiacevole-oscil- tanto se prima ne abbiamo parlato. Ma qua
lazione tra il sì e il no, misconoscerebbe l'oggetto di cui mo, dimentichiamo poi il più dell ndo parlia:
e volte che una simile
si intende realmente parlare e sarebbe in fondo sbagliata. affermazione può essere fatta in man
iera in qualche mo-
Ma questa revoca segreta e spiacevole, necessaria alla ve- do legitt ima a proposito di Dio soltanto
se,
nello stesso
rità di una affermazione analoga, non viene effettuata il tempe la revochiamo di nuovo, sol
tanto se sopportiamo
più delle volte con chiarezza e viene dimenticata. Qui a scomoda oscillazio il sì e ilno quale vero
non è possibile esporre una vera e propria metafisica del- punto saldo della nostra conoscenz e unico
a e lasciamo così a
la conoscenza delle affermazioni analoghe e ovviare così che sempre cadere le nostre affermazi
oni nella silente la
all’ingenua opinione scolare, secondo la quale un concet- comprensibilità di Dio, soltanto
se anche le nostre aller:
to analogo sarebbe un incrocio ibrido tra un concetto mazioni teoretiche condividono anc
ora una volta con noi
normalmente ‘univoco e un concetto equivoco, anche se il nostro destino esistenziale di un aff
idamento fiducios
per una vera comprensione dell’analogia questa struttura e pieno di amore, di noi stessi alla sovr
anità ibesegia
della conoscenza umana, l’unica veramente fondamenta- bile di Dio, al suo giudizio misericordio
so, alla sua na
le, ha la sua importanza. Qui mi preme soltanto la revoca incomp rensibilità. Penso, spero che nessun
teologo con-
dell’attribuzione di un contenuto concettuale, revoca fa- testerà serramente quanto ho appena
detto. Ma quanto
cente parte dell'essenza dell’analogia, ma troppo spesso questo è nello stesso tempo, per noi
teologi, il più delle
dimenticata, molto spesso niente affatto tenuta presente volte soltanto una proposizione sing
ola, formale che vie-
nel'simsolo Caso e che va fatta contemporaneamente alla ne anchè detta da qualche parte nell
a nostra eologia
attribuzione.Il concilio Lateranense IV dice espressa- Quanto poco questa ovvietà teolog
ica è qualcosa che
mente che, partendo dal morido, muovendo quindi da compenetra come una entelechia in
maniera realmente
un qualsiasi immaginabile punto di partenza della cono- radicale e inesorabile tutta la nostra teologia
in tutte le
scenza, nonè possibile fare alcuna affermazione di natu- sue affermazioni; quanto le afferm
azioni che facciamo
ra positivaa proposito di Dio, senza far notare che tale dalle cattedre e anche dai pulpiti e
dai sacri dicasteri del-
affermazione positiva è radicalmente inadeguata alla la chiesa suonano in maniera tale
da non permettere di
realtà di cui si intende parlare. Ma nel modo pratico di notare con chiarezza che esse fre
mono di quell’ultima
fare teologia questo lo si dimentica in continuazione. modestia creaturale, la quale conosc
e l’unico modo in
Parliamo di Dio, della sua esistenza, della sua persona- cui possiamo parlare realmente di
Dio e sa che tutto il

162 | Esperienze di un teologo cattolico


163
parlare può essere soltan
to l’ultimo momento pr
quel beato ammutoliment ima di
o, che riempie anche i
cieli del-

Apa è i
, che esiste un uando
inferno eterno,
in linea |

radicale in atto questo pri


ma teologico fondamenta ncipio teologico, questo assio-
le, allora l'ùditore di
fermazioni teologiche queste af.
dovrebbe riuscire a ve
dere con

esempio: con la(mortè l’uomo entra nella


definitività della sua.costi
tuzione morale, del suo
‘to con Dio, compare rappor-
davanti al tribunale
di Dio. Tutto

nuità di un moderno Spi


ritismo, e ciò già per il
questi riempimenti sono fatto che
in fondo molto poco int
ti. Però dovremmo appu eressan-
nto sapere che con tali
afferma-
164 | Esperienze di un
teologo cattolico
teologia penso troppo poco a questa analogicità di tutte gione, forse la migliore, appunto quella gesuanica; ma
le mie affermazioni. Ci soffermiamo troppo a parlare del- non la religione assoluta destinabile seriamentea tutti li
la cosa e dimentichiamo in fondo, così facendo, la cosa uomini. Per me il centro autentico e unico del cio
di cui)parliamo. simo edel suo messaggio è perciò la reale autocomunica-7
zione di Dio nella sua più propria re
II. Una seconda esperienza, che scaturisce automatica- al
e glortà
ia”alla
creatura, è la confessione della verità
quanto mai inve ro-
simile che Dio stesso, con la sua realt
che nella nostra teologia dimentichiamo di fatto o quasi à, gloria, santità, li- 1
bertà e amore infinito può realmente venire
senza alca-
na decurtazione, presso di noi nella
dobbiamo parlare. Dal concilio Vaticano II in poi si par- a della no-
stra esistenza, la confessione che tutto il
la sì molto della gerarchia delle verità del messaggio cri- resto che il cri-
stianesimo offre o richiede da noi è, al conf
stiano, e teologi pigri e miopi, quando a proposito di una ronto, solt
an-
to qualcosa di provvisorio o una consegue
singola questione cadono in difficoltà nella loro teologia, nza séconda:
ria. È possibile dire anche in altri term
si affretteranno volentieri a dire che, nel caso di questa o
ini quello a cui
penso. Se lo negassi, contraddirei quanto
di quella singola questione, non è poi tanto importante ho appena det-
to sulla analogicità di tutte le affermaz
sapere con precisione che cosa è vero e che cosa è falso.
ioni teologiche
Ma per me qualsiasi gesuanismo per
e reale del mes-
il centro quanto pio qualsia.
Però su quello che è verament s1 Impegno per la giustizia e per l’am
ore nel monde
saggio cristiano riflettiamo troppo poco. Possiamo natu- qualsiasi umanesimo, che vuole usare Dio
ralmente e giustamente dire che tale centro è Gesù di per l’uomo E
non precipità l’uomo nell'abisso di Dio,
sarebbero la re-
Nazaret crocifisso e risorto, da cui proviene il nostro no- ligione di un umanesimo incomprensib
ilmente modesto
me di cristiani. Ma se questo è vero e deve esserci di aiu- che ci è semplicemente proibita dall'eno
to, allora dobbiamo anche dire perché e come questo
rme violenza
dell amore di Dio, nella quale Dio cade
— um ————’—@
realmente al di
Gesù sarebbe colui nel quale soltanto possiamo confida- fuori di sé. Possiamo volere soltanto tutto,
cioè Dio stes-
re in vita e in morte. E che dobbiamo rispondere a que- so nella sua pura divinità, oppure siamo cond
annati cioè
sta domanda? Se questa risposta non fosse la confessione sepolti nel carcere della nostra finitudine.
Dio infinito sa-
In una teologia
che l’autentica autocomunicazione del cattolica è possibile speculativamente doma
n,
ndarsi se una
rebbe, al diTà di tutta la realtà creaturale e del dono fini- natura pura” possa essere in sé felice e perf
etta sotto la
to di Dio, ciò che per mezzo di Gesù e di lui soltanto ci è lontana sovranità di Dio. In verità la realt
à è così fatta
promesso, offerto e garantito, allora la realtà di Gesù, dal proprio attraverso l’inesorabilità della grazi
a, che noi o
momento che rimarrebbe in sé e nel suo messaggio nel soffochiamo nella nostra finitudine, oppure
e
forse fondare una reli-
finito e nel contingente, potrebbe là dove è Dio stesso in quanto tale. Possiamo
certo pen-

166 | Esperienze di un teologo cattolico


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sare di dover realisticamente constatare che, ad eccezio- ana del prossimo, in fondo richiesto
a ogni cristiano
ne forse di qualche santo, questa sete dell’assoluto, l’ine- so di sperare per sé solo sperando
sorabilità dell’incondizionato, l’estasi dello spirito finito per tutti e riflet.
ten O perciò su come la grazia di
Dio, che è in fondo
in Dio non sarebbero affatto reperibili tra gli uomini ba- io
Io stess
stesso o nella sua autocomunicaicazi
zione, èÈ effusa su ogni
* nali. Ma la teologia, anche se da noi riflette il più delle carne e non soltanto su alcuni segnati
volte soltanto su come gli ecclesialmente e sacramental- dai sacramenti
enso che non sia vietato a un teologo
mente assistiti arrivano davanti al volto di Dio, dovrebbe cristiano sentire il
tema della peccamininosi
osittàà delli’uomo e della remissio
riflettere molto di più su come possiamo pensare in qual- issi ne - .x
della colpa per
ASTI
pura grazia come un tema in un certo
che modo l’odissea di tutti gli uomini, anche di quelli più senso un po” secondario rispetto al tema
primitivi vissuti un milione di anni fa, anche dei non cri- della radicale
a ecazione di Dio, |Non che noi
stiani e anche degli atei, per vedere come essa sfoci in non saremmo
ersi nel nostro egoismo.
-— Dio stesso. Possiamo naturalmente dire — anche se ciò mi Non che non avremmo bisogno della grazi
sembra un po’ troppo facile e comodo — che questa sal- a perdonante
———.

di Dio, che ci deve venire incontro come


pura grazia sen-
vezza divina realmente possibile per tutti gli uomini e in za alcun diritto da parte nostra. Non che non
tutti i tempi si realizza per vie, che Dio soltanto conosce. sia ovvi
che l’autocomunicazione di Dio avviene
in tondo lasciare, di fatto DR
Ciò è talmente vero che anch'io devo sotto forma di autocomunicazione perdonante.
assieme a tutta la teologia cristiana, che sia l’insondabile Non che
l’esperienza radicale della nostra peccamin
disegno di Dio a stabilire per quali incrinature egli può osità in base
alle sole nostre forze disperata, nella quale
realmente penetrare, con il suo amore liberante, nello sperimentia-
mo in un primo momento concretament
e la nostra li-
spaventoso bunker di cemento armato dell’egoismo. Ma bertà, non sta concretamente, secondo
l’esperienza cri-
in un momento, nel quale il cristianesimo può e deve es- stiana di tutti i tempi, sempre la concreta
sere realmentecosì concepito da poter essere offerto agli situazione in
cui un uomo comincia realmente a pervenir
e a Dio. Se
però vediamo quanto difficilmente la giustifi
mento nel quale esso deve poter diventare seriamente la cazione per-
venga oggi agli uomini soltanto sotto forma
‘ loro religione, bisogna appunto rifletteresul cristianesi- di remissione
del peccato, se per un teologo cattolico Dio
mo “anonimo” presente dappertutto e in tutti i tempi, e la promes-
sa di se stesso da lui fatta all'uomo (comunqu
|
ne—t=
anche se della controversa espressione in quanto tale non e la si con-
cepisca poi in maniera più precisa) sono
me ne importa niente, Può essere (chi lo sa?) una enor- pura grazia già
antecedentemente al peccato, sono puro e inat
me presunzione della creatura, qualora un singolo non teso mira-
colo di Dio, che si profonde e fa dell'avventura

voglia lasciarsi salvare senza vedere come il suo prossimo di un tale
amore la propria storia, allora mi pare che sia tranq
venga salvato. Ma può anche essere un atto sublime di a- uilla-
mente lecito percepire l’àutocomunicazione
di Dio alla
168 | Esperienze di un teologo cattolico
169
|
creatura come un tema più centrale del peccato e della I esperienza che uno ha ovviamente fatto in maniera
mol.
remissione del peccato. So che una simile proposizione è n soggettiva di questa realtà. E perciò confesso qui,
an- seer
quanto mai problematica, in specie se viene tradotta da- che se con qualche preoccupazione, che nella mia
teolo- N 47 3 bi
vanti al tribunale della Scrittura. Ma se in fondo non gia il tema del peccato e della remissione del pecca
to sta. | o
possiamo far altro che riflettere, nella dimensione dell’a- in una maniera sicuramente problematica, un po’ >

in om- {{ 1 -
more divino per il peccatore, sul peccato, esiste perlome- bra rispetto al tema dell’autocomunicazione di Dio
Ma‘
no il pericolo della byibris di prendere il peccato troppo una volta così ammesso che uno non può fare in esual
seriamente, di dimenticare che forse proprio le cose ter-
misura, nella propria soggettività limitata, tutte le
possi-
ribili che più ci spaventano nella storia dell'umanità so- bili esperienze di un uomo cristiano, diventa anche
pos-
no, malgrado tutto, il risultato della creaturalità dell’uo- sibile domandare a colui, che muove a uno meu
i Ò
mo, della sua stupidità, debolezza e istintualità incolpe- punto, se nella sua pur sempre anche inositabil
mente
vole, e non tanto il peccato, di cui dobbiamo realmente soggettiva teologia non debba mettere in conto delle
ca-
renze, al fine di poter dire con sufficiente chiarezza quel
rispondere davanti al tribunale di Dio. E pertanto penso,
che gli sta a cuore.
da un punto di vista prettamente cristiano e non dal
punto di vista di un presunto umanesimo, che sia possi III E menziono ancora una
ritrattareterza esperienza, scelta si-
bile anteporre un po’ la fede nell’autocomunicazione di milmente in maniera arbitraria. Una volta, quando
t a

Dio per libera grazia alla confessione della peccaminosità un


téologo appartenente a un ordine religioso, appartenen
dell’uomo. La storia della coscienza della fede dimostra te
a una famiglia contraddistinta da una determinata spiri- /
TN pa

chiaramente che tale coscienza conosce una storia, che in tualit


à, faceva una teologia diversa da quella di altri
zie
ordi-
essa si verificano dei cambiamenti e degli spostamenti di ni religiosi, la sua teologia era molto direttamente
e tan-
accento. Se dal tempo dello storicismo ciò lo sappiamo gibilmente caratterizzata da una ben determinata teolo-
anche espressamente e se non effettuiamo e subiamo ap- gia, vale a dire da quella del proprio ordine, I grandi
or-
punto soltanto di fatto tali cambiamenti, allora oggi pos- dinì religiosi, i benedettini, i domenicani, i francescan
i e i
siamo anche rivendicare in maniera riflessa il diritto di gesuiti avevano ognuno una loro propria teologia, una
compiere simili spostamenti di accento. Allora possiamo teologia scientemente concepita in quel modo. Essi la
anche essere dell'opinione di poter oggi diffondere, con coltivavano, la distinguevano dalle altre, avevano
i loro
tali spostamenti di accento, in maniera più plausibile e capiscuola, approvati dalla chiesa e detti dottori della
efficace il messaggio cristiano. Nel contesto delle nostre chiesa, erano fieri della propria teologia. Contro di ciò
odierne riflessioni la cosa importante non è infatti pro- non c'è nulla in linea di principio da obiettare, a patto
priamente quella di menzionare e di descrivere la realtà che simili differenze non sfocino, come succedeva spess
o
cristiana in quanto tale, bensì quella di dire qualcosa del- in passato, in controversie fra scuole portate avanti in

170 | Esperienze di un teologo cattolico 171


maniera troppo caparbia e partigiana. Oggi penso che, na spe: libertas”, posso forse proprio come gesuita pensa-
sotto questo aspetto, le cose non stiano più come prima. re al fatto che, nella grandiosa e sobria preghiera finale
In base al diritto del mio ordine, per esempio, io dovrei degli Esercizi spirituali, lì dove Ignazio si affida intera-
essere un sostenitore della cosiddetta “scienzia media” e mente e senza riserve a Dio, la libertà viene prima della
dovrei perciò respingere e combattere la dottrina della terna agostiniana (memoria, intelletto, volontà). Non
grazia del tomismo del tempo del barocco. Ma simili teo- penso che questa sia stata solo una scelta casuale, retori-
logie chiaramente contraddistinte di un ordine religioso ca, ma penso anche che la tradizionale teologia dei gesui-
oggi non esistono più e non possono più esistere. Le pro- ti non abbia preso molto sul serio questo fatto, né so se
blematiche, il materiale teologico con cui bisogna lavora- nella mia teologia ciò sia stato fatto realmente meglio
re, l’importanza di un’odierna teologia biblica, i risultati però ho forse tentato di farlo. In ogni caso non mi seno
di una più oggettiva storia dei dogmi e della teologia ren- anche come gesuita legato alla ristretta teologia di una
dono semplicemente impossibile a uomini ragionevoli determinata scuola, e ancor meno alla filosofia
di una de-
essere, come religiosi, seguaci puri e semplici di una terminata scuola. Tutto sommato ho anche apprezzato di
CRT oa

chiara e tradizionale teologia di un ordine religioso. Le più la filosofia tomistica interpretata alla luce di Maré-
reali differenze nella teologia sono oggi trasversali negli chal che non il suarezianismo, in cui inizialmente ero sta-
ordini religiosi. Ciò è però ovviamente ancora ben lungi to educato. Naturalmente a una simile odierna filosofia e
dal significare che la teologia di un appartenente a un or- teologia, quale quella che ho cercato di fare, è possibile
dine religioso non abbia nulla a che fare con la peculia- obiettare di non essere riuscitapai ad andare al di lì di un
rità della vita e della spiritualità del suo ordine.,lo spero, certo eclettismo. Ma dove mai esistono nel mondo una
ad esempio, che Ignazio di Loyola, il grande padre del filosofia © una teologia sistematiche, che non sia possibile
mio ordine, ammetterà che nella mia teologia è ricono- sospettare di eclettismo, perché elaborate partendo chia-
scibile qualcosa del suo spirito e della sua specifica spiri- possibile fare
tualità. Perlomeno lo spero! Penso addirittura un po’ oggi teologia se non in un confronto e in un dialogo il
immodestamente di essere su questo o sul quel punto più possibile ampio con la molteplicità, oggi enorme-
più vicino a Ignazio di quanto lo sia stata la grande teo- mente differenziata, delle scienze antropologiche? ma
logia dei gesuiti del tempo del barocco, che in punti non come può poi una simile teologia, che cerca di prestar a-
irrilevanti non ha tenuto sufficientemente conto di un le- scolto dappertutto e dappertutto vuole imparare, evitare
gittimo esistenzialismo (se così possiamo dire) di Ignazio. la critica di eclettismo? So naturalmente che nella mia
Memore di come una volta, in occasione di un preceden- teologia forse molte cose in essa dette non combaciano
te compleanno, il comunista Ignazio Silone mi regalò u- in maniera limpida e chiara, perché un uomo, dato il
no dei suoi libri con la dedica manoscritta: “Uruzz in u- pluralismo originario delle fonti del suo sapere; non è af-

172 | Esperienze di un teologo cattolico 173


si

fatto in grado di fare una riflessione adeguata e completa lora tutto ciò attraverso cui egli si è fatto percepire nel
sulla coerenza delle proprie affermazioni. Un teologo mondo delle creature è per me interessante, e precisa-
può perciò soltanto pregare i propri amici e gli avversari mente anche per il teologo come tale, che deve intellet-
della propria teologia di accostarsi ad essa con benigna tualmente prefiggersi nella teoria di far saltare un falso e-
benevolenza, di considerare le impostazioni, le tendenze oismo salvifico. Ma di quello che, perciò, conoscere!
Vo- è
di fondo, , lele p problematiche p più importanti
p dei “risultati”, leù teri, non so quasi nulla; tutte le esperienze umane
fat-
che in fondo non possono mai essere definitivi. te in tutte le scienze, artie eventi della storia parlano per
il teologo di Dio, e il singolo teologo non ne sa quasi nul-;
IV. Infine menziono una quarta esperienza, anche se
feried
la. Per questo la sua teologia, pur con tutto l'impegno e
essa è forse già implicita in quelle finora menzionate e
sistenziale al quale volentieri ci si appella, è così (astratta,
anche se non è certamente la più importante per la teolo-
cos ss ue,)
i così TORTA da qui "» iena ciò cheil
gia in quanto tale. Intendo dire l’incongruenza della teo-
logia cone".
le altre scienze. Non penso con ciò adesso a u- uomo sono. Certo, in fondo il t -
tanto una cosa da dire. Ma cre ieaoso ha sal
na sottile questionerdi una teoria teologica della cono-
essere ripiena della segreta essenza di tutta la realtà. E in-
. scenza 0 della dottrina generale della scienza. Penso al
< semplice fatto che ho realmente conosciuto e conosco vece tutte le volte che apro un’opera di una qualche
rara dai

solo una parte assai piccola delle esperienze e del e cono- scienza moderna, sono preso come teologo da un panico i
scenze dell’uomo racchiuse
in tutte le scienze, nonché in non proprio piacevole. Non conosco la maggior parte |
tutte le altre manifestazioni della poesia, della musica, delle cose che stanno là scritte e il più delle volte non so-'
delle arti plastiche e addirittura della storia dell’umanità, no addirittura in grado di capire quel che ivi leggo. E co- |
anche se come teologo dovrei propriamente conoscere sì mi sento anche come teologo in qualche modo scon-
tutto questo. Se come teologo non mi occupo propria- fessato. Mi vengono spaventosamente in mente la pallida

‘mente di un concetto astratto di Dio, ma miro a lui stes- astrattezza e il pallido vuoto dei miei concetti teologici, e
so, allora proprio nulla di quello attraverso cui egli si è dico: il mondo è creato da Dio, ma di quel che il mondo
è non so quasi nulla, e perciò anche il concetto di crea-
x
rivelato come creatore del mondo, come signore della
storia, dovrebbe essere per me privo di interesse. Posso zione rimane stranamente vuoto. Dico come teologo:
certamente affermare con molta devozione che tutto Gesù è anche come uomo il Sigriòre di tutto il creato. E
l'importante per la mia salvezza sta nella Sacra Scrittura poi leggo che il cosmo si estende per miliardi di anni lu-
e che non ho bisogno di sapere altro al di là di ciò. Ma ce e mi domando spaventato quel che la proposizione
|
se, per trovare Dio, lo devo amare per amor suo e non appena da me enunciata significa. Paolo sapeva ancora
soltanto perché egli è la mia salvezza, allora non posso in quale sfera del cosmo insediare gli angeli. Io non lo
so.
affatto limitare il mio interesse soltanto>) alla Scrittura, al-
ina O "==
Mi domando spaventato se il regno eterno di Dio sia pie-
|

174 | Esperienze di un teologo cattolico 175


è
no all'incirca per metà di anime, che non sono mai artri- parla di una univocità e immutabilità, che non sono af.
vate ad avere una biografia personale, perché secondo la fatto tanto facilmente riscontrabili all'essenza umana?
normale dottrina ecclesiale l’anima personale-spirituale e Il teologo può e deve essere in questa situazione pru-
immortale sarebbe data già con la prima fecondazione dente e modesto. E tuttavia deve naturalmente avere]
dell’ovulo da parte dello sperma e perché d’altra parte coraggio di proclamare il messaggio e di sostenere la
non è immaginabile come gli innumerevoli aborti natura- propria convinzione.
li siano conciliabili con una storia personale tanto ésigua- Nel farlo egli può forse consolarsi un poco osservando
mente iniziale della libertà. Mi domando come potrem- come neppure i cultori delle scienze naturali riescono ad
mo pensare in maniera più precisa l'umanità primitiva, arrivare a una sintesi chiara tra quel che essi, cozze culto-
vissuta due milioni di anni fa, e vedere in essa i primi ri delle scienze naturali, postulano metodicamente per il
nine di una storia
soggetti della
Sg
salvezza e della rivelazione, e loro lavoro, e quanto sperimentano, al di là del loro mo-
non so dare alcuna risposta chiara. Mi lascio insegnare nismo scientifico naturale, segretamente in se stessi come
dall’antropologiaa profana che la distinzione tra corpo e libertà, responsabilità e domanda inevasa al di là di tutte
—_——

anima si è fatta più cauta e rimane problematica, e non le singole realtà. Perciò il teologo, quando fa queste ama-
posso perciò più interpretare la dottrina dell’Humani ge- re esperienze della propria ignoranza, potrebbe, qualora
neris, secondo la quale il corpo umano deriverebbe dal le accetti con coraggio e disinvoltura, essere un esempio
regno animale, mentre l’anima umana sarebbe creata da e uno stimolo per gli altri scienziati, affinché coltivino le
Dio, in maniera tanto dualistica come essa a prima vista loro scienze con lo stesso atteggiamento fatto di mode-
suona. Mi domando, visto che la cosa potrebbe indub- stiae di autolimitazione. In questo modo le tensioni tra
biamente avere una reale importanza, se un papa possa Tescienze non saranno certo accantonate, bensì, perché
cessare di essere papa a motivo di una malattia che lo riconosciute, saranno addirittura inasprite; però l’inevi-
—_——
rende inabile. E potremmo così continuare ancora a lun- tabile controversia tra le scienze e con la teologia]sarà av-
go con problemi, che le scienze moderne pongono alla voltada quella pace, che può regnare fra coloro che pre-
teologia, senza che essa abbia già adesso trovato delle ri- sagiscono e subiscono, tutti quanti, ognuno a modo suo,
fe

sposte molto chiare in merito. il mistero che iamo‘ Dio.)


Che dire della chiara stabilità della natura umana, pre-
supposta dalla dottrina delle leggi morali naturali, se in- Sdx

quadriamo l’essenza umana, con il suo patrimonio eredi- E così ci sarebbero ancora tante altre esperienze da
tario genetico storicamente formatosi e mutabile, nella raccontare, né quelle raccontate sono certamente le più
storia dell'evoluzione? non proviamo allora un po’ di importanti. Potrei parlare delle esperienze fatte con i
spavento a sentire la predicazione morale ecclesiale, che miei colleghi alle università di Innsbruck, Monaco e

176 | Esperienze di un teologo cattolico 177


Miinster. Potrei parlare delle esperienze fatte nel corso mensa e ineffabile, che la divinità assoluta stessa immette
di 62 anni come gesuita nel mio ordine religioso. Potrei in maniera pura e semplice nella nostra meschina creatu-
| pescare nei ricordi lieti e meno lieti delle mie esperienze ralità. Confesso che un compito tormentoso e non risolto .
romane, ecc. Una vita è infatti ricca, anche se nella vec- del teologo odierno mi sembra essere quello di scoprire ‘*0,$
chiaia scompare dietro le nubi della dimenticanza. un modello rappresentativo|migliore di questa vita eter-
Ma voglio ancora tentare di dire qualcosa di una espe- na, uni modello che escluda if partenza simili minimizza-
rienza, che contraddice quanto abbiamo finora affermato zioni. Ma come, come trovarlo? Un giorno gli angeli del-
e che non può quindi essere annoverata con esso, vale a la morte spazzeranno via dai meandri del nostro spirito
dire qualcosa dell’esperienza di “ciò che viene”. Se noi tutti quei rifiuti inutili, che diciamo la nostra storia (an-
cristiani professiamo la vita eterna, che ci sarà partecipa- che se la vera essenza della libertà messa in atto rimarrà);
ta, tale attesa non è una cosa particolarmente singolare. un giorno tutte le stelle dei nostri ideali, con cui noi stes-
Di solito, infatti, parliamo con un certo pdthos pieno di si avevamo arrogantemente drappeggiato il cielo della
unzione della speranza della vita eterna e, lungi da me nostra esistenza, cesseranno di brillare e si spegneranno:
l’intenzione
di biasimare una cosa del genere, quando lo un giorno la morte introdurrà un vuoto straordinaria-
si fa sinceramente. Personalmente però provo una strana mente silente, e noi accoglieremo tale vuoto con fede,
impressione, quando sento parlare così. Mi sembra che speranza e in silenzio come la nostra vera essenza; un
gli schemi e le rappresentazioni, con cui si cerca di illu- giorno tutta la nostra vita precedente, per quanto lunga,
strare la vita eterna, il più delle volte concordino poco ci apparirà come un’unica breve esplosione della nostra
con la cesura radicale che si verifica con la morte) Si pen- libertà, che ci sembrava estesa solo perché la vedevamo
sa la vita eterna, che si definisce già stranamente come come al rallentatore, una esplosione in cui la domanda si
“ultraterrena” e continuante “dopo” la morte; troppo in- è trasformata in risposta, la possibilità in realtà, il tempo
gombra di realtà che qui ci sono familiari e si parla di so- in eternità, la libertà offerta in libertà tradotta in atto; un
pravvivenza, di incontro con coloro che qui ci erano vici- giorno scopriremo, terribilmente spaventati e ineffabil-
ni, di gioia e di pace, di banchetto e di giubilo e si conce- mente giubilanti, che questo vuoto enorme e silente, che
pisce tutto ciò e altre cose simili come mai cessanti e noi sentiamo come morte, è in realtà riempito da quel
continuanti per sempre. Temo che la radicale .incom- mistero originario che diciamo' Dio, dalla sua luce pura e
prensibilitàdi quello che la vita eterna sta realmente a si- dal suo amore che tutto ci toglie e tutto ci dona; un gior-_
gnificare venga minimizzata e che quella che diciamo vi- no da questo insondabile mistero vedremo emergere il
sione direttadi Dio in tale vita eterna venga ridotta a una volto di Gesù, il Benedetto, vedremo che esso ci guarda
occupazione gioiosa accanto ad altre, che riempiono tale e che questa concretezza è il superamento divino di tutta
vita; non si tiene veramente conto di quella realtà im- la nostra vera accettazione dell’incomprensibilità del Dio

178 | Esperienze di un teologo cattolico


senza forme: ecco, ecco all'incirca come vorrei, non dico
descrivere ciò che viene, ma perlomeno indicare balbet-
Appendice
tando come possiamo provvisoriamente attenderlo, nel
mentre sperimentiamo il tramonto stesso della morte co-
me l’inizio di ciò che viene. Ottant’anni sono un tempo
lungo. Ma per ognuno il tempo della vita, che gli è con-
cesso, è il breve istante in cui diventa ciò che deve essere.

Cronologia

1904 5 marzo: Karl Rahner nasce a Friburgo in Brisgovia


1910-13 Scuola elementare maschile pubblica a Friburgo
1913-22 Ginnasio e liceo scientifico a Friburgo
1922 Ingresso nell'Ordine dei gesuiti. Noviziato a Feldkirch
(Vorarlberg)
1924 Studio della filosofia nelle Scuole superiori di Feldkirch e
Pullach
1927-29 Insegnante di lingue per novizi dell'Ordine a Feldkirch
(greco, latino e tedesco)
1929-33 Studio della teologia nella Scuola superiore dell'Ordine a
Valkenburg (Olanda)
1932 Ordinazione sacerdotale nella chiesa di St. Michael a Mo-
naco per mano del cardinal Faulhaber
1933-34 Anno di prova interno all'Ordine (Terza probazione) a
St. Andrà im Lavanttal (Carinzia)
1934 Morte del padre Karl Rahner senior (*1868)
1934-36 Studio della filosofia a Friburgo in Br.
1936 Laurea in teologia a Innsbruck: E Jatere Christi
1937 Libera docenza in dogmatica cattolica a Innsbruck, libe-
ro docente

180 | Esperienze di un teologo cattolico 181


1933 Soppressione della facoltà teologica di Innsbruck e del Philosophie” (Questioni al confine tra teologia e filosofia)
collegio dei gesuiti da parte dei nazionalsocialisti alla Scuola superiore di filosofia di Monaco
1939 Spirito nel mondo; — Ascetica e mistica nella patristica (M. 1972 Trasformazione strutturale della chiesa come compito e co-
Viller/K. Rahner) me chance
1939-44 Collaboratore nell’Ufficio pastorale dell’Ordinariato arci- 1976 Morte della madre Luise Rahner, nata Trescher (* 1875)
vescovile di Vienna; conferenze 1976 Corso fondamentale sulla fede
1941 Uditori della parola 1981 Trasferimento a Innsbruck
1944-45 Attività pastorale a Marienkirchen (Bassa Baviera) 1983 Unione delle chiese possibilità reale (H. Fries/K. Rahner)
1945-48 Docente di dogmatica alla Scuola superiore dell'Ordine a 1984 Schriften zur Theologie, vol. 16; — Preghiere per la vita
Pullach 1984 Il 30 marzo Karl Rahner muore a Innsbruck. Sepoltura il
1948 Docente alla facoltà teologica di Innsbruck 4 aprile nella cripta della Jesuitenkirche di Innsbruck
1949 Professore ordinario di dogmatica e storia dei dogmi a
Innsbruck
1954 Schriften zur Theologie, vol. 1
1957 Lexikon fiiv Theologie und Kirche, vol. 1 (curatore); — Spt- Bibliografia
rito nel mondo (2° ed. rielaborata da J.B. Metz)
1958 Sull'ispirazione della Sacra Scrittura (Quaestiones disputa-
tac, vol. 1) I. BIBLIOGRAFIE
1959 Missione e grazia. Saggi di teologia pastorale
1961 Dizionario di teologia (H. Vorgrimler/K. Rahner) Manca una bibliografia critica.
1962-65 Concilio Vaticano II 1. Le opere di Karl Rabner sono elencate nelle seguenti bibliografie:
1962 Nomina a teologo del concilio (perits) BLEISTEIN, R. — E. KLINGER, Bibliographie Karl Rabner. 1924-1969,
1963 Uditori della parola (rielaborazione di J.B. Metz) Freiburg 1969.
1964 Professore ordinario di “Weltanschauung cristiana” e di BLEISTEIN, R., Bibliographie Karl Rabner. 1969-1974, Freiburg 1974.
filosofia della religione all’università di Monaco ImHor, P. — H, TreziAK, Bibliographie Karl Rabner 1974-1979, in H.
1964 Dizionario di pastorale, vol. 1 (autore principale in colla- VORGRIMLER, Wagris Theologie, Freiburg 1979, 579-597.
borazione con altri) IMHOF, P. — E. MEUSER, Bibliographie Karl Rabner 1979-1983, in E.
1965 Kleines Konzilskompendium (K. Rahner/H. Vorgrimler) KLINGER — K. WITTSTADT, Glaube im Prozess, Freiburg 1984,
1967 Ordinario di dogmatica e storia dei dogmi a Miinster 854-885.
(continua ad abitare prevalentemente a Monaco)
1968 Morte del fratello Hugo Rahner sj (* 1900) Queste bibliografie rielaborate e una panoramica sistematica ap-
1969 Membro della Pontificia commissione teologica prossimativa sono accessibili su internet nel sito “Fachreferat Theo-
1971 Sinodo delle diocesi della Repubblica federale tedesca logie der Universitàtsbibliothek Freiburg” (URL: http://www.ub.u-
1971 Pensionamento ni-freiburg.de/referate/04/).
1971 Professore onorario di “Grenzfragen von Theologie und

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