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301
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ALBERT RAFFELT
HANSJÙRGEN VERWEYEN
LEGGERE
KARL RAHNER
gilt
I 301
QUERINIANA
Modo di citare e abbreviazioni
Esperienze
di un teologo cattolico
159
to più volte nel dibattito, concludendo il convegno con una luogo, a mie esperienze ecclesia
li, politico-ecclesiali e cle-
sua relazione, rappresentata dal testo qui riprodotto. ricali, perché mi sembrano troppo insignif
Questo il commento di Karl Lebmann, che presiedeva 1 non meritevoli di essere oggi icanti e perciò
raccontate. Penso alle espe-
convegno: «Nella prima parte Rahbner eg le espe: rienze di un teologo o, meglio
, di un uomo che ricevette
rienze fondamentali di un teologo cattolico; nel la seconda l’incarico di essere teologo, ma
che non sa se ha svolto
parte finale diede un suo personale contributo ai estate bene tale incarico, un dubbio questo alimentato non tan-
menti in occasione del suo 80° compleanno: in sa tinana to da una generale insufficienz
a umana, quanto piuttosto
che gli era propria e in un irripetibile movimento 1-pen- dall'esigenza enorme insita in ogni impresa teol
momento che essa deve parlare ogica, dal
siero il Festeggiato, che improvvisamente appariva Santo della incomprensibilità
giovane, offrì un impressionante esempio del suo modo-di- di Dio. Se dunque ora devo par
lare di “esperienze”,
fare-teologia, ma anche del suo essere-cristiano, attraverso chiarisco in partenza che le mie
saranno affermazioni
una meditazione sul rapporto tra morte e vita eterna». teologiche che vogliono essere
oggettive, ma che, per
Il testo qui riprodotto non è stato inserito nella serie quanto attiene la loro scelta, non vogliono affa
Una certa soggettività, bensì la tto negare
Schriften zur Theologie, in quanto il 16° e caio vo- riconoscono francamente.
lume degli Scritti teologici è stato chiuso redazionalmente
I. La prima esperienza di cui int
nel dicembre 1983, e apparirà nel 1984 (anche se non pre. endo parl
are è ’espe-
rienza che‘tutte le affermazi
visto come ultimo) in occasione dell'80° compleanno di oni teologiche sono, per
quanto nei modi più diversi e in
Karl Rabner]. 2a diverso grado, afferma-
zioni analoghe. Di per sé questa è una
qualsiasi teologia cattolica, una cosa ovvia per
cosa che viene espressa-
mente detta in qualche pagina di ogni teol
sa che è diventata ancora più ovvi ogia e una co-
a per un teologo da E-
. bi. rich Przywara in poi. Ma penso
Dopo così tante lodi provo un po’ di timore a Pa che questa proposizione
sia di fatto dimenticata'in continuaz
prendere adesso personalmente la parola. Ma cercherò ione a proposito del-
le singole affermazioni teologiche,
di farlo. e lo spavento provato
per questa dimenticanza è l’espe
rienza di cui intendo
parlare.
Il programma del convegno indica come tema a me af- Comincio in maniera molto sem
fidato: “Esperienze di un teologo cattolico”. Ni on penso plice. Per una com-
prensione scolare molto primitiva
con tale espressione a esperienze molto personali e inti- del concetto di analo- \
gia un concetto analogo è contra
ddistinto dal fatto che
me, che fanno parte di una vera biografia che non sarà una affermazione a proposito di
una determinata realtà,
mai scritta. Non penso neppure, o almeno non in primo fatta con l’aiutodi tale concetto, è legittima e inev
itabile;
Apa è i
, che esiste un uando
inferno eterno,
in linea |
in om- {{ 1 -
more divino per il peccatore, sul peccato, esiste perlome- bra rispetto al tema dell’autocomunicazione di Dio
Ma‘
no il pericolo della byibris di prendere il peccato troppo una volta così ammesso che uno non può fare in esual
seriamente, di dimenticare che forse proprio le cose ter-
misura, nella propria soggettività limitata, tutte le
possi-
ribili che più ci spaventano nella storia dell'umanità so- bili esperienze di un uomo cristiano, diventa anche
pos-
no, malgrado tutto, il risultato della creaturalità dell’uo- sibile domandare a colui, che muove a uno meu
i Ò
mo, della sua stupidità, debolezza e istintualità incolpe- punto, se nella sua pur sempre anche inositabil
mente
vole, e non tanto il peccato, di cui dobbiamo realmente soggettiva teologia non debba mettere in conto delle
ca-
renze, al fine di poter dire con sufficiente chiarezza quel
rispondere davanti al tribunale di Dio. E pertanto penso,
che gli sta a cuore.
da un punto di vista prettamente cristiano e non dal
punto di vista di un presunto umanesimo, che sia possi III E menziono ancora una
ritrattareterza esperienza, scelta si-
bile anteporre un po’ la fede nell’autocomunicazione di milmente in maniera arbitraria. Una volta, quando
t a
chiara e tradizionale teologia di un ordine religioso. Le più la filosofia tomistica interpretata alla luce di Maré-
reali differenze nella teologia sono oggi trasversali negli chal che non il suarezianismo, in cui inizialmente ero sta-
ordini religiosi. Ciò è però ovviamente ancora ben lungi to educato. Naturalmente a una simile odierna filosofia e
dal significare che la teologia di un appartenente a un or- teologia, quale quella che ho cercato di fare, è possibile
dine religioso non abbia nulla a che fare con la peculia- obiettare di non essere riuscitapai ad andare al di lì di un
rità della vita e della spiritualità del suo ordine.,lo spero, certo eclettismo. Ma dove mai esistono nel mondo una
ad esempio, che Ignazio di Loyola, il grande padre del filosofia © una teologia sistematiche, che non sia possibile
mio ordine, ammetterà che nella mia teologia è ricono- sospettare di eclettismo, perché elaborate partendo chia-
scibile qualcosa del suo spirito e della sua specifica spiri- possibile fare
tualità. Perlomeno lo spero! Penso addirittura un po’ oggi teologia se non in un confronto e in un dialogo il
immodestamente di essere su questo o sul quel punto più possibile ampio con la molteplicità, oggi enorme-
più vicino a Ignazio di quanto lo sia stata la grande teo- mente differenziata, delle scienze antropologiche? ma
logia dei gesuiti del tempo del barocco, che in punti non come può poi una simile teologia, che cerca di prestar a-
irrilevanti non ha tenuto sufficientemente conto di un le- scolto dappertutto e dappertutto vuole imparare, evitare
gittimo esistenzialismo (se così possiamo dire) di Ignazio. la critica di eclettismo? So naturalmente che nella mia
Memore di come una volta, in occasione di un preceden- teologia forse molte cose in essa dette non combaciano
te compleanno, il comunista Ignazio Silone mi regalò u- in maniera limpida e chiara, perché un uomo, dato il
no dei suoi libri con la dedica manoscritta: “Uruzz in u- pluralismo originario delle fonti del suo sapere; non è af-
fatto in grado di fare una riflessione adeguata e completa lora tutto ciò attraverso cui egli si è fatto percepire nel
sulla coerenza delle proprie affermazioni. Un teologo mondo delle creature è per me interessante, e precisa-
può perciò soltanto pregare i propri amici e gli avversari mente anche per il teologo come tale, che deve intellet-
della propria teologia di accostarsi ad essa con benigna tualmente prefiggersi nella teoria di far saltare un falso e-
benevolenza, di considerare le impostazioni, le tendenze oismo salvifico. Ma di quello che, perciò, conoscere!
Vo- è
di fondo, , lele p problematiche p più importanti
p dei “risultati”, leù teri, non so quasi nulla; tutte le esperienze umane
fat-
che in fondo non possono mai essere definitivi. te in tutte le scienze, artie eventi della storia parlano per
il teologo di Dio, e il singolo teologo non ne sa quasi nul-;
IV. Infine menziono una quarta esperienza, anche se
feried
la. Per questo la sua teologia, pur con tutto l'impegno e
essa è forse già implicita in quelle finora menzionate e
sistenziale al quale volentieri ci si appella, è così (astratta,
anche se non è certamente la più importante per la teolo-
cos ss ue,)
i così TORTA da qui "» iena ciò cheil
gia in quanto tale. Intendo dire l’incongruenza della teo-
logia cone".
le altre scienze. Non penso con ciò adesso a u- uomo sono. Certo, in fondo il t -
tanto una cosa da dire. Ma cre ieaoso ha sal
na sottile questionerdi una teoria teologica della cono-
essere ripiena della segreta essenza di tutta la realtà. E in-
. scenza 0 della dottrina generale della scienza. Penso al
< semplice fatto che ho realmente conosciuto e conosco vece tutte le volte che apro un’opera di una qualche
rara dai
solo una parte assai piccola delle esperienze e del e cono- scienza moderna, sono preso come teologo da un panico i
scenze dell’uomo racchiuse
in tutte le scienze, nonché in non proprio piacevole. Non conosco la maggior parte |
tutte le altre manifestazioni della poesia, della musica, delle cose che stanno là scritte e il più delle volte non so-'
delle arti plastiche e addirittura della storia dell’umanità, no addirittura in grado di capire quel che ivi leggo. E co- |
anche se come teologo dovrei propriamente conoscere sì mi sento anche come teologo in qualche modo scon-
tutto questo. Se come teologo non mi occupo propria- fessato. Mi vengono spaventosamente in mente la pallida
‘
‘mente di un concetto astratto di Dio, ma miro a lui stes- astrattezza e il pallido vuoto dei miei concetti teologici, e
so, allora proprio nulla di quello attraverso cui egli si è dico: il mondo è creato da Dio, ma di quel che il mondo
è non so quasi nulla, e perciò anche il concetto di crea-
x
rivelato come creatore del mondo, come signore della
storia, dovrebbe essere per me privo di interesse. Posso zione rimane stranamente vuoto. Dico come teologo:
certamente affermare con molta devozione che tutto Gesù è anche come uomo il Sigriòre di tutto il creato. E
l'importante per la mia salvezza sta nella Sacra Scrittura poi leggo che il cosmo si estende per miliardi di anni lu-
e che non ho bisogno di sapere altro al di là di ciò. Ma ce e mi domando spaventato quel che la proposizione
|
se, per trovare Dio, lo devo amare per amor suo e non appena da me enunciata significa. Paolo sapeva ancora
soltanto perché egli è la mia salvezza, allora non posso in quale sfera del cosmo insediare gli angeli. Io non lo
so.
affatto limitare il mio interesse soltanto>) alla Scrittura, al-
ina O "==
Mi domando spaventato se il regno eterno di Dio sia pie-
|
anima si è fatta più cauta e rimane problematica, e non le singole realtà. Perciò il teologo, quando fa queste ama-
posso perciò più interpretare la dottrina dell’Humani ge- re esperienze della propria ignoranza, potrebbe, qualora
neris, secondo la quale il corpo umano deriverebbe dal le accetti con coraggio e disinvoltura, essere un esempio
regno animale, mentre l’anima umana sarebbe creata da e uno stimolo per gli altri scienziati, affinché coltivino le
Dio, in maniera tanto dualistica come essa a prima vista loro scienze con lo stesso atteggiamento fatto di mode-
suona. Mi domando, visto che la cosa potrebbe indub- stiae di autolimitazione. In questo modo le tensioni tra
biamente avere una reale importanza, se un papa possa Tescienze non saranno certo accantonate, bensì, perché
cessare di essere papa a motivo di una malattia che lo riconosciute, saranno addirittura inasprite; però l’inevi-
—_——
rende inabile. E potremmo così continuare ancora a lun- tabile controversia tra le scienze e con la teologia]sarà av-
go con problemi, che le scienze moderne pongono alla voltada quella pace, che può regnare fra coloro che pre-
teologia, senza che essa abbia già adesso trovato delle ri- sagiscono e subiscono, tutti quanti, ognuno a modo suo,
fe
quadriamo l’essenza umana, con il suo patrimonio eredi- E così ci sarebbero ancora tante altre esperienze da
tario genetico storicamente formatosi e mutabile, nella raccontare, né quelle raccontate sono certamente le più
storia dell'evoluzione? non proviamo allora un po’ di importanti. Potrei parlare delle esperienze fatte con i
spavento a sentire la predicazione morale ecclesiale, che miei colleghi alle università di Innsbruck, Monaco e
Cronologia