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Lo stato più popolato del pianeta, il terzo per estensione, il secondo per PIL
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Lo spazio
http://www.cittacapitali.it/asia/cina/cartina-cina.htm
http://fotografico.altervista.org/mappa-cina-grande.htm
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Giallo, 4 845 km) e Chang Jiang (Fiume Azzurro, 5 800 km) ‒ che costituiscono
importanti vie di comunicazione e consentono di irrigare vastissime aree, ma sono
anche stati responsabili, con le loro periodiche inondazioni, di immani disastri.
Il clima del paese è continentale nelle regioni interne e settentrionali, dove si
trovano ampie aree desertiche e semidesertiche (Zungaria, Gobi, Taklimakan, Tibet);
in quelle sudorientali prevale il clima monsonico, caldo e con abbondanti
precipitazioni estive che permettono la crescita di foreste tropicali.
La popolazione si concentra soprattutto nella Cina orientale, dove la densità
media è di oltre 300 ab./km2, con punte sopra i 700 ab./km2. È a questi valori, e non
a quello medio del paese, che si deve pensare per comprendere il problema del
sovrappopolamento della Cina. Le regioni orientali sono state la culla della civiltà
cinese; a questo si aggiungono favorevoli condizioni naturali ‒ ampie pianure e vasti
sistemi collinari, suoli fertili, costanza delle piogge monsoniche estive, abbondanza di
acqua ‒ e facilità di comunicazioni grazie ai fiumi, spesso navigabili, e al complesso
sistema di canali artificiali; qui è possibile produrre ogni anno, grazie all‟infaticabile
opera dei contadini cinesi, fino a tre raccolti di riso nel Sud e uno di riso e uno di
frumento nelle aree centrali.
Nell’interno, invece, dove le condizioni naturali sono meno adatte
all’insediamento, enormi spazi sono quasi disabitati ‒ Tibet (2 ab./km2),
Qinghai (7 ab./km2) ‒ o popolati dalle principali minoranze etniche. Queste
sono tutte poco numerose rispetto ai Cinesi han (che sono il 92% del totale), ma
alcune di esse totalizzano comunque una decina di milioni di persone.
La natalità, che fu il principale motivo sia della crescita demografica sia della povertà
nelle campagne cinesi, negli ultimi decenni si è dimezzata per effetto della
politica del ‘figlio unico’, perseguita dallo Stato in alcuni periodi con estrema
durezza, causando gravissime sofferenze alla popolazione, con un indiscriminato uso
dell‟aborto e con campagne di sterilizzazione.
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Il passato lontano: la Cina classica
Nel 221 a.C. un re del regno di Qin riesce a unificare l’intera Cina e a
proclamarsi ‘imperatore’ iniziando la prima dinastia imperiale. Fu tuttavia la
seconda, la dinastia Han, a gettare le basi della civiltà cinese imperiale
classica. La monarchia imperiale, con diverse dinastie, governerà la Cina fino al
1912, quando fu instaurata la repubblica. Già dal XIX secolo, comunque, le grandi
potenze europee, che dal XVI secolo avevano iniziato a conquistare il mondo, erano
arrivate in Estremo Oriente.
La sua lunga durata si spiega sostanzialmente con la sua formidabile struttura politica
e sociale.
I mandarini
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Il confucianesimo
Il confucianesimo fu il sistema di pensiero tipico dei mandarini, tratto dagli scritti
filosofici dei discepoli di Confucio. Il confucianesimo, il taoismo e il buddismo
costituiscono le dottrine maggiormente radicate nella popolazione cinese.
Oggi sono presenti un discreto numero di cristiani e di musulmani.
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Il passato recente: la Cina comunista
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Mao Zedong
Il XIX secolo rappresentò per la Cina la conquista europea; non la conquista
politica, ma quella economica. La penetrazione economica soprattutto
dell’Inghilterra aggravò la crisi dell’Impero che già era avviato verso il
declino. L‟atto finale fu l‟abdicazione dell‟ultimo imperatore Pu Yi e la creazione
della Repubblica nazionale cinese per opera di Sun Yat-sen alla cui morte nel
1925 successe Jiang Jieshi (Chiang Kai-shek).
La fine del millenario Impero cinese è stato un evento epocale. “Sul piano ideologico ,
un ruolo fondamentale era stato svolto dagli intellettuali, i quali ritenevano che un
mutamento istituzionale modellato sui regimi politici degli Stati capitalistici occidentali
avrebbe reso possibile la „modernizzazione‟ della Cina” (M. Sabattini-P. Santangelo,
op.cit., p. 643).
La fine dell’Impero centralizzato risvegliò secolari divisioni regionali
scatenando i cosiddetti ‘signori della guerra’ che crearono governi locali.
Jiang Jieshi riuscì a stabilire un governo nazionale, diretto dal partito nazionalista
cinese, il Guomintang, a Nanchino, che però lasciava il Nord ai signori della guerra.
Nel 1921 era stato fondato a Shanghai il Partito Comunista Cinese, guidato da
Mao Zedong, che dopo aver vinto la guerra civile
contro i nazionalisti del Guomintang e quella contro i
giapponesi, che avevano invaso la Cina nel corso della
Seconda guerra mondiale, il 1° ottobre 1949
proclamò a Pechino la fondazione della
Repubblica Popolare Cinese, mentre il governo
nazionalista si rifugiava nell’isola di Taiwan
(Formosa).
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Il presente: la Cina capitalista
La cultura
“Come tutte le civiltà anche quella cinese accumula le proprie esperienze, fa una
scelta ripetuta infinite volte tra le proprie ricchezze e le proprie tendenze; e infine,
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contrariamente alle apparenze, non è chiusa al mondo esterno. Influssi esterni sono
giunti fino ad essa e le hanno imposto la loro presenza.” (F. Braudel, Il mondo attuale,
Torino, Einaudi, 1966, p. 212).
La Cina ha una grande tradizione culturale che continua ancora oggi nelle arti e nelle
scienze. Basti ricordare le famose porcellane, gli edifici, le invenzioni della stampa,
della polvere da sparo, della bussola.
La Grande Muraglia, lunga più di 8000 Km, costruita a difesa delle invasioni mongole
www.hallobologna.it
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Non va dimenticata, infine, la famosissima tradizione culinaria cinese.
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