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La preistoria giapponese
Perché studiamo storia?
Secondo Fernand Braudel, studiando la società di ieri bisogna far caso a ciò che permane a
prescindere dai mutamenti, e a ciò che resta al di là di fatti accidentali.
L’antropocene: una nuova era geologica molto discussa ancora oggi a causa dell’incertezza
del suo inizio, che potrebbe essere quando l’uomo ha scoperto il fuoco; noi ne accettiamo
l’esistenza come “nuova” era geologica, dove e quando l’uomo inizia a creare o ricreare
spazi o “nicchie” ecologiche.
Influsso delle <<cose di ieri>> su abitudini, comportamenti, leggi e istituzioni di oggi. Basi
dell’economia locale, diritto, ecc.
La nostra conoscenza è spesso mediata dalla nostra posizione di europei e bianchi. Bisogna
cercare di abbandonare la visione eurocentrica o il senso di superiorità che si ha nello studio
della storia orientale, evitando di mettere l’Europa o gli Stati Uniti su di un piedistallo o
trattandoli da protagonisti nel trattare l’oriente: si può addirittura considerare un approccio
da colonizzatori; sarebbe meglio utilizzare un approccio scientifico e privo di giudizi.
Chiavi di lettura
1) Tra il XIV-XVI secolo il Giappone era considerato una base per le ciurme di pirati. Il
fenomeno della pirateria ha caratterizzato la storia antica e moderna, e non è solo un
fenomeno appartenente all’oceano Atlantico, ma anche nei mari asiatici. La pirateria in Asia
orientale prende il nome di “Wako”.
2) La scrittura giapponese, che nasce dalla necessità di comunicare, e che deriva dai caratteri
cinesi. Le prime tracce di scrittura le abbiamo nel III secolo, mentre i primi testi addirittura
nell’VIII secolo, piuttosto tardi.
3) Spazi ed edifici, che ancora oggi si trovano in Giappone, come tempi e santuari; ad esempio,
il Todaji, importante tempio buddista che si trova nella città di Nara. Il buddismo ha
influenzato fortemente la società giapponese, e ha ancora oggi un’influenza fortissima nella
quotidianità dei giapponesi. In tutte le città giapponesi si trovano templi buddisti, insieme
anche a santuari shintoisti; questo dimostra un passaggio di conoscenze anche artistiche,
oltre che di religione e filosofia, e tecniche architettoniche.
Clima e territorio del Giappone
Ca 380.000 km2
70% montuoso, gli spazi pianeggianti sono molto limitati
Abitanti oggi: 127.000.000 abitanti (di cui il 91% in aree urbane)
Clima variegato: continentale-rigido in Hokkaido, tropicale in Okinawa con piogge
monsoniche e tifoni a giugno.
L’ascesa di Hideyoshi
1560-1580: scala la gerarchia, partendo da soldato semplice, nell’esercito di Oda.
Nel 1582 Hideyoshi viene avvertito della morte di Nobunaga e torna per eliminare Akechi, e
impadronendosi di Kyoto.
1582-1590: comincia a porsi come prosecutore delle opere di Nobunaga; riesce sia da un punto di
vista militare che diplomatico a sottomettere gran parte delle signorie, e gradualmente ottiene anche
la sottomissione dei signori della guerra del Kyushu. Stabilisce delle alleanze e riesce eliminare le
resistenze degli Shibata, Tokugawa e Shimazu. Tra le altre cose, abolisce la colonia gesuita di
Nagasaki, riportandola al controllo del potere imperiale, e vieta le attività di evangelizzazione
(c’erano stati 200mila convertiti tra il 1540 e 1580). Estende la sua autorità militare in tutto
l’arcipelago, annettendo anche le zone periferiche. Inizia a classificare i signori della guerra sulla
base del rapporto di alleanza che ha con essi: fudai (i più vicini e fidati, coinvolti attivamente
nell’organizzazione del potere) e i tozama (signori più esterni da tenere sotto controllo, ma pur
sempre alleati).
Hideyoshi l’amministratore
Si dimostra un lungimirante ed efficace amministratore; ripristina e riabilita lo status della casata
imperiale, e fa ricostruire le zone di Kyoto in cambio delle concessioni che gli vengono fatte dalla
casata imperiale. Nel 1585 Hideyoshi ottiene la nomina a reggente imperiale (Kampaku), facendosi
adottare dal funzionario di corte Konoe Sakihisa, che era un Fujiwara. Indice un ordine di
pacificazione dei signori della guerra, facendosi garante di tutte le contese, e imponendo alle singole
famiglie di daimyo di riportare i propri affari al kampaku. Questo ordine passa alla storia come
sobu jirei. Dopo il 1585 si ricostituisce finalmente un’autorità centrale.
Dalla sua posizione di vertice assoluto, punta al consolidamento amministrativo: prelievi fiscali sui
daimyo, e ordina la requisizione di tutte le armi dalla popolazione produttiva, e dal 1588 divide la
classe militare da tutti gli altri, decidendo chi può portare un’arma e chi no (nel periodo precedente,
chiunque, pure i contadini, potevano combattere con armi): a chi possedeva le armi senza essere di
appartenenza militare venivano sequestrate. Nel 1592 porta avanti dei sondaggi catastali (taiko
kenchi), e tramite il sistema kokudaka il raccolto atteso dipenderà dalla dimensione del campo: qui
abbiamo un’altra riforma, la revisione del sistema fiscale: raccolto atteso per dimensione del campo,
per cercare di porre un limite all’evasione fiscale. Creerà un sistema di valuta unitario per
l’arcipelago; tre ordini di moneta, che avranno valore in tutto il regno: monete in oro, monete
d’argento e monete in rame. Istituisce un sistema di riconoscimento e sanzioni per gli invii di merci
verso l’esterno per combattere la pirateria.
Hideyoshi il conquistatore
Dopo aver smilitarizzato la popolazione, nel 1590 conquista la regione del Kanto (est) e reprime le
rivolte dei daimyo Hojo Odawara e nel nordest Date Masamune. Il figlio adottivo diventa reggente,
ma le decisioni le prende comunque lui. Nel 1591 si prepara per invadere il continente: la sua idea e
ambizione era quella di espandersi fino in India. Hideyoshi e alcuni daimyo che sostenevano le sue
idee, organizzano questa spedizione militare; punto fondamentale rimane il controllo delle rotte
commerciali da e per la Cina: un’eventuale disputa con i regni coreani era vista come un intralcio
alle rotte commerciali. In quel periodo la Cina era sotto la dinastia Ming. Ragioni di Hideyoshi per
invadere il continente: tensioni con il regno coreano e la crisi politica dei Ming. Questa invasione
vede 200mila uomini e 9mila navi, sia samurai che esponenti della classe militare e sia persone
reclutate in tutte le province per partecipare a questa spedizione militare, che partono per
sottomettere per prima cosa la penisola coreana e arrivare in Cina, per sottomettere quanto meno le
regioni settentrionali.
La guerra Imjin
La primavera del 1592 comincia la guerra Imjin o la prima guerra dell’Asia orientale, e ha
caratterizzato profondamente questa fase storica dell’Asia orientale. Le forze giapponesi sbarcano a
Busan, che rimarrà sottomessa per sette anni, e man mano si spostano più a nord. La resistenza della
popolazione coreana inizia qualche settimana dopo l’attacco giapponese, con una resistenza
popolare combinata al fatto che la marina militare coreana dispiegherà tutto il suo potenziale nel
tagliare le rotte di rifornimento provenienti dal Giapponese, sfruttando le navi corazzate. Questa
guerra nella prima fase rende celebre l’ammiraglio Yi Sunsin, a capo della marina. Mancando i
rifonimenti, le truppe di Hideyoshi si ritirano gradualmente dalle frontiere settentrionali, poiché a
nord le forze Ming decidono di intervenire inviando a 50mila uomini a rinforzo. Nella primavera
del 1593 le parti coinvolte nel conflitto trovano l’accordo per un armistizio, una sorta di cessate il
fuoco, e Hideyoshi stila una serie di richieste verso Cina e Corea: tra i punti c’è la cessione di
alcune province meridionali coreane al controllo giapponese, e desidera l’unione della dinastia
Ming al regno giapponese, chiedendo una principessa cinese in sposa da far sposare a un signore
giapponese. Queste richieste non arriveranno mai né in Corea né in Cina, ma comunque la dinastia
Ming concederà a Hideyoshi il titolo di re del Giappone.
Guerra Imjin – seconda invasione (1597-1598)
Negli anni successivi Hideyoshi si chiede come mai le sue richieste non fossero state esaudite, e nel
1597 manda altri 100mila uomini in Corea. Le truppe coreane rispondono e limitano
immediatamente i giapponesi, ricevendo altri rinforzi dalla dinastia Ming, organizzando un’opera di
resistenza ancora più efficace. In questo momento il Giappone controlla ancora alcune zone della
Corea, tra cui Busan. Le prime battaglie navali del 1597 le vincono i giapponesi, perché Yi Sunsin
era in prigione per qualche motivo; dopo queste prime sconfitte però viene scarcerato e rimesso al
comando della marina coreana, e da lì ricomincia il trionfo navale da parte della Corea. Alla fine del
1597 nella battaglia navale di Myeongnyang 12 navi coreane distruggono 133 navi giapponesi. Nel
1598 Hideyoshi muore in Giappone; lui non aveva mai messo piede in Corea. Nel novembre 1598
ci sarà la battaglia navale di Noryang, dove muore Yi Sunsin, e sarà la conclusione del conflitto,
iniziando le operazioni di ritirata.
La guerra e i suoi effetti
Ambizione personale di Hideyoshi e controllo dei daimyo occidentali
Ricorso massiccio alla marina militare (Yi Sunsin)
Diffusione di armi giapponesi sul continente
Effetti devastanti a livello sociale e sull’ambiente: mobilitazione della popolazione civile in
Corea Joseon e deportazione di centinaia di migliaia di persone (lavoratori specializzati,
artigiani) in Giappone al termine del conflitto, e distruzione dei campi coltivabili.
La successione a Hideyoshi
1592: lascia la carica al figlio adottivo Hidetsugu e assume il ruolo di Taiko (reggente emerito)
1593: nasce il suo primo figlio maschio e vero erede
1595: Hidetsugu viene costretto al suicidio di conseguenza; viene formato il consiglio dei cinque
anziani (gotairo)
1598: muore Hideyoshi, e il gotairo ordina il ritiro dalla Corea.
Il Gotairo
Sono i capi delle famiglie Tokugawa, Mori, Maeda, Ukita e Uesugi. L’estensione territoriale era in
koku: fino a quel momento chi aveva più possedimenti erano i Tokugawa (2000 koku), seguiti dai
Maeda (1200), poi Mori (1120), Uesugi (830) e Ukita (572)
1600: la battaglia di Sekigahara
Si scatena una serie di conflitti interni che portano ad una fase di scontro militare che vede il suo
culmine nel 1600, dopo la sconfitta del 1598 di Hideyoshi, con la battaglia di Sekigahara, area a
cavallo tra Giappone orientale e Giappone occidentale.
Schieramenti e alleanze fluide dopo la morte di Hideyoshi (1598)
I due schieramenti sono definiti da due figure potenti: Tokugawa Ieyasu e Ishida Mitsunari,
sostenuto dal capo della casata dei Mori. Corrispondono rispettivamente all’armata dell’est e
all’armata dell’ovest.
Attorno a queste figure si realizzano delle alleanze molto fluide che vedono l’emergere del ruolo di
Kobayakawa Hideaki, che inizialmente dichiara il proprio supporto all’armata dell’ovest, ma poi
verrà persuaso ad intervenire a sostegno dell’armata dell’est.
Alla fine del conflitto Ieyasu emergerà come vincitore.
Ieyasu nominato shogun
1603: come risultato del trionfo, l’imperatore nomina Tokigawa Ieyasu shogun
Ieyasu non aveva, come anche i precedenti, un lignaggio aristocratico tale, ma riesce a ricostruire
una genealogia del suo clan e della sua stirpe e a legarla con quella del clan Minamoto, nel ramo di
Yoritomo. Creando questa genealogia artefatta riesce ad ottenere questo tipo di nomina
dall’imperatore.
Decide di ripristinare un governo militare autonomo dalla corte, e risposta il centro politico verso il
Giappone orientale.
L’articolazione del potere con lui è diversa rispetto a quella di Hideyoshi. Dura pochi anni.
1605: lascia la carica di shogun al figlio Hidetada, ritirandosi nel suo castello.
La nuova geografia del regno
Sulla base di una classificazione dei signori della guerra, processo già iniziato da Hideyoshi, viene
continuata da Tokugawa. Concentrerà i propri territori nel Giappone centro orientale, consolidando
la propria autorità in questa località chiamata Edo, e attorno assegnerà dei territori a clan di signori
della guerra più fedeli.
Bakuhan: sistema governativo di tipo feudale e gerarchico durante lo shogunato Tokugawa.
Sistema complesso in cui ci sono molti feudi che seguono le direttive che arrivano dal centro,
suscettibili di cambiamenti di politiche emanate. Questa forma di governo perfeziona tutti i tentativi
di creare un sistema centralizzato a partire da Nobunaga.
Bakuhan: bakufu + han = domini dei Daimyo (più di 10mila koku)
La pax Tokugawa: il tenka bushin (1603-1660)
Ordine di costruzione di opere infrastrutturali e fornitura di materie prime (legname, roccia).
Riparazione di castelli, costruzione argini o canalizzazioni dei fiumi e riparazione di edifici sacri e
lavori di espansione per il fossato e il castello di Edo.
Decine di casate saranno impegnate in questo tipo di opere, e saranno coinvolte direttamente
nell’edificazione del centro del potere dei Tokugawa stessi.
La pax Tokugawa: il controllo sociale
1615: i Tokugawa creano un sistema di controllo sociale, promulgando una serie di editti e di leggi
atte ad esprimere un controllo diretto e dare delle linee guida per la classe militare e aristocratica.
Questo porterà ad un’ulteriore cristallizzazione del sistema delle caste, all’interno della quale viene
integrata una visione del mondo neo-confuciana, possibilmente influenzato dalla Corea post-Imjin.
Tutte queste regole sono contenute nel buke & kuge shohatto. Modello di controllo shi no ko sho:
vede al vertice gli shi, ovvero i guerrieri, che sono anche funzionari, amministratori e intellettuali. A
seguire, c’è la casta degli agricoltori (no), che sono i principali responsabili della sopravvivenza
della casta dominante; poi abbiamo i ko, la casta degli artigiani. Alla base ci sono i commercianti
(sho).
Per favorire il controllo sociale i Tokugawa creeranno l’identificazione dell’appartenenza sociale
dei singoli, i mibun: ciascun suddito avrà una sorta di carta d’identità archiviata nei registri spesso
all’interno dei tempi buddisti.
La pax Tokugawa: norme per i bushi
Alcuni esempi tratti dal buke shohatto, puoi vedere nelle slides. I samurai diventano sempre più dei
funzionari civili, poiché non è richiesto continuamente un impegno nel campo di battaglia, ma un
impegno nel governo.
La pax Tokugawa: norme per la popolazione produttiva
Alcuni esempi tratti dal buke shohatto, puoi vedere nelle slides.
La pax Tokugawa: il sankin kotai
Nel 1635, per ordine del terzo shogun Tokugawa Iemitsu, si ufficializza questa prassi di obbligare i
Daimyo a lasciare nella sede centrale del governo shogunale dei loro parenti come ostaggi. Questo
obbligo di residenza nella sede shogunale veniva fatto passare come una sorta di servizio militare;
alcuni rami dei Tokugawa venivano esentati, ma tutti dovevano sottostare a questo ordine di
risiedere un anno nella sede del governo shogunale. Nell’anno in cui veniva concesso di rientrare, si
imponeva di lasciare comunque qualcuno a Edo, come forma di garanzia e ricatto.
Grossi problemi nelle finanze dello stato shogunale.
La missione Hasekura al Quirinale
Una delle missioni più importanti come evento diplomatico nella sede del capo dello stato,
finanziata da Masamune (un daimyo). Spedizione durata 8 anni, porta i suoi alleati in Europa.
Il secolo cristiano e la sua fine
Cristianesimo sempre più preso di mira:
1582: missione tensho: spedizione in Europa di daimyo convertiti organizzata da Alessandro
Valignano, incontra papa Sisto V
1587: primi editti anticristiani: domenicani e agostiniani predicano tra la popolazione.
1596:
1597
1637: scoppia una rivolta a Shimabara guidata da samurai senza signore convertiti al cristianesimo.
Da questo momento diventeranno sempre più restrittive le prese di posizione contro il cristianesimo
e nel rapporto con i giapponesi con mercanti provenienti dall’Europa.
1639: dinamiche di competizione commerciali europee; lo shogunato impone un divieto di accesso
ai porti giapponesi per i mercanti portoghesi e spagnoli, cacciando anche i missionari. Questo non
mette fine all’evangelizzazione: l’attività diventerà clandestina, cercando di aggirare i divieti
imposti. Vengono esclusi i mercanti olandesi da queste restrizioni: impresa privata della compagnia
delle indie orientali; guida il controllo e la colonizzazione dell’India come colonia britannica. Gli
olandesi sostengono lo shogunato con operazioni navali che prendono di mira le postazioni costiere
dei rivoltosi.
Restrizioni anche sulle emigrazioni all’estero (kaikin): lo shogunato adotta delle restrizioni sulla
possibilità dei sudditi giapponesi di andare all’estero con un sistema controllato direttamente dai
Tokugawa, che miglioreranno un sistema già esistente; le navi che lasciano il Giappone devono
prima essere autorizzati dalle autorità shogunali. L’espressione Sakoku usata nel libro di testo non
va bene: significa paese chiuso, ma il Giappone non è mai stato sigillato e impermeabile senza
comunicare con il resto del mondo: in realtà rimangono dei punti di comunicazione e incontro ben
definiti e posti sotto il controllo dello shogunato, pur rimanendo i traffici limitati a causa delle
restrizioni. Il kaikin era diffuso anche in Cina ed in Corea.
Periodo Edo: tiratura delle somme
*vedi grafico nelle slides*
Edo centro culturale e politico del Giappone, date le opportunità offerte dalla concentrazione di
signori della guerra.
Serie di carestie ed eventi calamitosi, come incendi e terremoti.
Difficoltà del governo shogunale nell’amministrare un territorio così complesso e fragile; un
sistema economico e politico come quello di Tokugawa si basava sulla produzione agricola e la
disponibilità delle limitate risorse minerarie giapponesi, e conseguente nascita di un’economia
monetaria, anche a causa dei contatti sempre più frequenti con la cultura europea e l’estrazione di
metalli preziosi.
Il centro dell’attività produttiva anche in periodo premoderno è comunque il riso: con esso venivano
pagati gli stipendi dei samurai; il rapporto tra riso e valuta sarà al centro di una serie di riforme: i
samurai dovranno convertire il loro stipendio di riso in valuta.
La concentrazione del potere finanziario sarà ribaltato rispetto all’immagine ideologica della società
neoconfuciana che Tokugawa cerca di creare.
Valuta nazionale divisa in tre ordini: moneta d’oro, in argento e in rame. Le monete si utilizzano
soprattutto per l’acquisto di beni di importazione per i quali esiste una richiesta nella fascia più alta.
Passione per tutto quello che fosse di origine cinese, anche manufatti. Chi aveva disponibilità
finanziare si voleva accaparrare beni di lusso che rappresentavano lo status.
Funzionamento della zecca: gli shogun affidano le monete agli artigiani che ricevevano un
permesso dallo shogunato, e affidato il compito della battitura delle stesse; ci sono ancora luoghi
oggi come il quartiere di Ginza, che si portano dietro questa memoria: vi erano battitori di moneta
d’argento; succede a Edo come in tutti gli altri domini.
Data l’entrata della moneta straniera, come ordini valutari cinese ma anche il dollaro messicano,
c’era la tendenza di trattenere i metalli preziosi, poiché le entrate dello shogunato erano inferiori
alle uscite. Nelle prime fasi della strutturazione dell’economia valutaria, il concetto di valore di
facciata della moneta non viene integrato nel battimento della moneta: il contenuto di metallo
prezioso è pari al valore della moneta stessa.
Tra il 1600 e il 1700 il problema sono i mercanti europei, le cui operazioni vengono comunque
limitate; le capacità di controllo sulle uscite e le entrate viene estesa anche sugli esseri umani.
A livello politico, riassumendo: al vertice c’è lo shogun, proveniente da tre rami principali della
casata Tokugawa, ovvero coloro che avranno la priorità nella successione. Sotto lo shogun ci sono
due consigli di alleati, anziani e giovani esponenti delle casate alleate; servono a sostenere il potere
dello shogun, da dove provengono i personaggi chiave delle riforme successive. Il consiglio degli
anziani aveva un potere più esteso, controllando l’amministrazione civile e militare del regno; il
consiglio dei giovani poteva esprimere il proprio controllo negli affari interni, sui domini dei
daimyo. L’amministrazione dello shogunato prevedeva un sistema di elezione basato sul rango di
appartenenza dei suoi amministratori interna alla macro categoria dei samurai: se si era tra i daimyo,
si poteva sedere in uno dei due consigli; a scendere si poteva essere eletti minakamoto se la propria
casata fosse considerata vassalla ai Tokugawa. Il grado più basso di vassallaggio poteva comunque
essere occupato in ruoli di importanza secondaria.