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STORIA DEL GIAPPONE

La preistoria giapponese
Perché studiamo storia?
Secondo Fernand Braudel, studiando la società di ieri bisogna far caso a ciò che permane a
prescindere dai mutamenti, e a ciò che resta al di là di fatti accidentali.
 L’antropocene: una nuova era geologica molto discussa ancora oggi a causa dell’incertezza
del suo inizio, che potrebbe essere quando l’uomo ha scoperto il fuoco; noi ne accettiamo
l’esistenza come “nuova” era geologica, dove e quando l’uomo inizia a creare o ricreare
spazi o “nicchie” ecologiche.
 Influsso delle <<cose di ieri>> su abitudini, comportamenti, leggi e istituzioni di oggi. Basi
dell’economia locale, diritto, ecc.
 La nostra conoscenza è spesso mediata dalla nostra posizione di europei e bianchi. Bisogna
cercare di abbandonare la visione eurocentrica o il senso di superiorità che si ha nello studio
della storia orientale, evitando di mettere l’Europa o gli Stati Uniti su di un piedistallo o
trattandoli da protagonisti nel trattare l’oriente: si può addirittura considerare un approccio
da colonizzatori; sarebbe meglio utilizzare un approccio scientifico e privo di giudizi.
Chiavi di lettura
1) Tra il XIV-XVI secolo il Giappone era considerato una base per le ciurme di pirati. Il
fenomeno della pirateria ha caratterizzato la storia antica e moderna, e non è solo un
fenomeno appartenente all’oceano Atlantico, ma anche nei mari asiatici. La pirateria in Asia
orientale prende il nome di “Wako”.
2) La scrittura giapponese, che nasce dalla necessità di comunicare, e che deriva dai caratteri
cinesi. Le prime tracce di scrittura le abbiamo nel III secolo, mentre i primi testi addirittura
nell’VIII secolo, piuttosto tardi.
3) Spazi ed edifici, che ancora oggi si trovano in Giappone, come tempi e santuari; ad esempio,
il Todaji, importante tempio buddista che si trova nella città di Nara. Il buddismo ha
influenzato fortemente la società giapponese, e ha ancora oggi un’influenza fortissima nella
quotidianità dei giapponesi. In tutte le città giapponesi si trovano templi buddisti, insieme
anche a santuari shintoisti; questo dimostra un passaggio di conoscenze anche artistiche,
oltre che di religione e filosofia, e tecniche architettoniche.
Clima e territorio del Giappone
 Ca 380.000 km2
 70% montuoso, gli spazi pianeggianti sono molto limitati
 Abitanti oggi: 127.000.000 abitanti (di cui il 91% in aree urbane)
 Clima variegato: continentale-rigido in Hokkaido, tropicale in Okinawa con piogge
monsoniche e tifoni a giugno.

Vulnerabilità a eventi naturali estremi


Il Giappone è estremamente caratterizzato da eventi naturali disastrosi (es. terremoti ed eruzioni
vulcaniche), influenzando la vita delle comunità nell’arcipelago nella storia di lunga durata.
Da dove sono arrivati gli uomini?
Tra 120mila e 12mila anni fa esistevano collegamenti di terra tra il Giappone e il continente, e ciò
favoriva il passaggio della fauna e possibilmente gli insediamenti furono di gruppi di cacciatori
circa 40mila anni fa (utensili in pietra levigata e oggetti rituali ritrovati come tracce).
Altri scienziati sostengono che il Giappone sia stato abitato da popolazioni provenienti via mare,
risalendo Pacifico del sud fino alle terre del Giappone.
Introduzione del libro
…………………………………………………………………………………………………………
Prime società complesse: le popolazioni Jomon
Primi reperti identificati provenienti dal Neolitico giapponese a partire dal XIV millennio a.C.:
vasellame e figurine rituali che dimostrano l’evoluzione dell’uomo e delle sue tecniche di
lavorazione. A partire dal IV millennio la lavorazione diventa più raffinata, e ci riportano addirittura
a figurine rituali nel I millennio.
L’essere umano è in grado di modificare l’ambiente in cui vive per soddisfare i bisogni primari.
Tracce di questo le abbiamo nei manufatti arrivati fino ad oggi:
*vedi immagini di manufatti nelle slides*
A sinistra troviamo uno dei più antichi esemplari di vasellame Jomon (XIV-VIII sec.)
Di fianco una prova di evoluzione tecnica, un vaso che rappresenta una forma di fiamma.
Questo tipo di reperti ha 3 finalità:
1. Contenitori
2. Cottura
3. Uso rituale (più avanti), vedi la statuetta antropomorfa “Toku” del I millennio a.C.; vi era un
dibattito sul suo utilizzo: c’è chi pensa servisse a propiziare la fertilità, proteggere i nuclei
familiari. Sicuramente a questo punto gli uomini hanno in mente un mondo ultraterreno.
Con il periodo Jomon entriamo nel neolitico giapponese, e ci sono nuove complessità nelle
interazioni tra uomini e altri esseri viventi, uomini e ambiente.
3 fasi del periodo Jomon
I. XIV-VI millennio a.C.: economia estrattiva (caccia, pesca, raccolto diretto dall’ambiente), le
comunità si spostano dove c’è più disponibilità di queste risorse. La vita è seminomade,
anche come conseguenza al clima e le stagioni, non vi erano ancora insediamenti stanziali.
II. VI-III millennio a.C., ci sono insediamenti semistanziali con spazi per operare riti, queste
comunità più stanziali adottano nuovi stili di vita e norme di sopravvivenza, come i riti
(religiosi, propiziatori, fertilità, protezione). In questa fase ci sono forme precoci di
agricoltura, oppure piccole forme di addomesticazione di specie vegetali per attirare animali
e cacciare. Maggiore complessità nei manufatti.
III. III millennio - ‘500 a.C., il libro dice ‘300. Periodo di massimo splendore e drastico declino
demografico, dipeso dal venir meno delle risorse (animali e vegetazione) causa variazione
climatica, poiché erano ormai stanziali. Altri sostengono sia stato a causa di nuove malattie,
così che un’epidemia decimasse la popolazione Jomon. Dal II millennio ci sono tracce di
nuovi nuclei di esseri umani. La cultura Jomon non scompare totalmente ma viene assorbita
dai nuovi flussi umani; nell’estremo nord (Hokkaido) troviamo tracce Jomon fino al ‘700
d.C.
Dal VI secolo a.C. emerge che una nuova cultura si innesta sull’arcipelago e diventa dominante, ed
è estremamente rapida, caratterizzata dalla sua evoluzione nell’agricoltura con la cerealicoltura,
coltivazioni di orzo e grano saraceno, diffuse già da anni nel continente, soprattutto in Cina e in
Corea.
Sempre dal VI secolo a livello cronologico coincidono con avvenimenti che animano il continente,
ad esempio in Cina la formazione di istituzioni quasi imperiali, e c’è una “politica” espansiva, che
causa le popolazioni al di fuori del continente ad avvicinarsi verso le isole giapponesi, che erano
densamente poco popolate. Per loro il Giappone era una terra di nessuno da poter colonizzare.
Per avere comunità stanziali prosperose dedite all’agricoltura bisognava avere le terre adatte.
Secondo lo studioso James C. Scott le terre umide hanno avuto un ruolo fondamentale. Esse sono
importanti per la disponibilità di risorse alimentari; la terra è più fertile grazie alle sostanze
dell’acqua dei fiumi che si depositano nel suolo, ed è una condizione indispensabile per
l’agricoltura. Essendo le comunità Jomon già insediate lì, le evoluzioni sono anche la conseguenza
della comunicazione con altre culture.
Queste nuove culture, non subito ma gradualmente (periodo Yayoi), applicano una tecnica
distintiva, la risicoltura a immersione, che richiede una disponibilità d’acqua consistente e un
terreno pianeggiante possibilmente esposto ad inondazioni. Per creare una risaia di questo tipo serve
la costruzione di argini artificiali.
Periodo Yayoi (II millennio)
Stile di vita stanziale e agricolo delle popolazioni, il riso diventa dominante perché rispetto ad altri
cereali veniva raccolto e conservato in maniera più semplice. Con il passaggio all’agricoltura le
altre attività ci sono ancora, ma si riducono a favore dell’agricoltura. Ci sono tracce di commerci e
contatti con il continente, in particolare con le zone più prossime all’arcipelago.
*vedi slides per immagini di ricostruzioni di villaggi Yayoi*
Rispetto alle casucole del medio Jomon, qua abbiamo delle strutture quasi monumentali e piuttosto
imponenti, sopraelevate; ai fini della conservazione del riso, il granaio che fosse sopraelevato
favoriva la conservazione del riso e la protezione l’alimento dall’intrusione di animali, parassiti e
muffe. La sopraelevazione era anche una strategia dal punto di vista militare, e per distinguere gli
edifici abitati dagli spazi rituali, dedicati ad una sorta di religione arcaica, che ruota assieme ai cicli
agricoli della semina e del raccolto.
L’evoluzione più importante dal punto di vista politico è l’approccio alla protezione, che portano a
identificare dei confini, costruire delle palizzate, muri, per delimitare gli abitati e le aree coltivate,
creando a tutti gli effetti delle strutture difensive. Queste nuove culture portano con sé una cultura
bellica.
Fino ad ora abbiamo visto strumenti in pietra e terracotta, ma adesso ci saranno le prime tracce di
utilizzo dei metalli, e in particolar modo di bronzo. Rispetto alla terra cotta i metalli devono essere
lavorati a temperature veramente alte, quindi questo ci dice che sono entrate nuove tecniche di
forgiatura e utilizzo del fuoco; maggiore raffinatezza nella produzione vasaria, che porta alla
creazione di utensili migliori, e somiglia molto a quella del periodo Mumun in Corea, anche per gli
oggetti rituali in bronzo, gli specchi e le campane.
Non c’è traccia di scontri bellici tra comunità Jomon, ma non si può escludere totalmente che non
esistessero conflitti; è però vero che vivevano in maniera sparsa e quindi non c’era bisogno di
competere per il controllo di determinate aree.
La competizione emerge nel periodo Yayoi perché non c’erano abbastanza terreni adatti
all’agricoltura. Inoltre le comunità stanziali, trovando un bacino sufficiente di risorse tendono ad
espandersi: nel periodo Yayoi sono rilevati tassi di fertilità più alti, probabilmente una questione
genetica, anche se non c’è correlazione tra sedentarietà e maggiore fertilità.
Non sappiamo molto della ritualità Jomon, mentre per la comunità Yayoi abbiamo degli elementi in
più, poiché si possono paragonare a fenomeni diffusi già in Cina e nella penisola coreana, e ciò ci
porta ad immaginare una sorta di sfera culturale fondata nell’Asia centrale; ritualità evidentemente
concentrata nei cicli dell’agricoltura.
*vedi slides per immagini*
Spiritualità basata anche su una concezione dell’aldilà e mondi ultraterreni.
Ossa di animali che venivano raccolte e utilizzate per prevedere il futuro, con procedimenti oscuri
(serviva un interprete di questi segni, magari figure con un’anzianità di un certo tipo o con una
conoscenza superiore). La divinazione diventa un momento fondamentale, e diventava anche fonte
di legittimazione politica: saper divinare e avere un potere spirituale significava avere anche un
potere politico (religione e politica andavano di pari passo).
A partire dal primo secolo d.C., abbiamo notizia di immissioni delle formazioni statali che si erano
formate nel continente verso le isole giapponesi: le dinastie Han cinesi comunicano con dei piccoli
staterelli sviluppati in Giappone.
Dal III secolo d.C. abbiamo notizie più precise, perché le comunicazioni si intensificano. Vengono
mandati messaggeri verso le corti cinesi, soprattutto dopo la distruzione degli Han.
Nel ‘238 abbiamo notizia di una missione che parte dall’arcipelago fino alla corte del regno di Wei
in Cina centrale.
Prime testimonianze storiche sul Giappone (III sec. D.C.)
In un’opera datata ‘297 d.C. ci sono nozioni di come fosse la vita nell’arcipelago giapponese, opera
scritta in cinese. In queste prime testimonianze il Giappone viene chiamato “Wa”, piuttosto svilente,
poiché la Cina era molto più evoluta e il Giappone era molto più arretrato.
Ci sono notizie di un piccolo regno chiamato Yamatai, al cui vertice c’è una capo tribù medium
con poteri sciamanici. Questo personaggio è il primo vero personaggio della storia “giapponese”, e
viene chiamata Himiko. Non sappiamo se fosse il suo vero nome, ma sicuramente no. Questo regno
di Yamatai aveva rapporti di subordinazione nei confronti dei regni cinesi, in particolar modo di
Wei.
*vedi slides per alcuni passaggi dal libro cinese su Himiko*
La sua vita era dedita alla magia e stregoneria, e ammaliava i suoi sottoposti. Aveva tante serve e
solo un uomo, che era il suo portavoce. C’è la ricostruzione di un contesto gerarchico: una sovrana
servita da un numero vasto di persone e un uomo solo. Aveva anche un fratello che la assisteva nel
governo del suo regno.
Yamatai offriva doni a Wei in cambio dell’accesso al mercato e di protezione militare, perciò era un
soggetto politico tributario; erano dunque subordinati a questo regno in Cina. Come ringraziamento
ai doni, viene rilasciato un editto, che dice che è apprezzata la lealtà di Himiko, e le viene conferito
il titolo di regina di Wa amica di Wei, e si aspettano la sua devozione e obbedienza.
La società
 Una società gerarchica e stratificata, con una forte presenza di schiavitù (probabilmente
prigionieri da conflitti).
 Risorse territoriali (disponibilità di terreni o granai) ed eventuale aumento della conflittualità
interne per il controllo di tali risorse
 Avendo contatti con il continente, avevano anche un vantaggio competitivo; la sovranità di
Himiko era limitata al suo proto-stato, dato che ce n’erano tantissimi.
Dopo la fine della dinastia Han si formano 3 regni: Koguryo al nord, Paekche e Silla al sud. Questi
stati hanno in comune alcune dinamiche con la dinastia Han, con assesti istituzionali ben specifici,
ci sono vie di comunicazione interne e delle gerarchie ben consolidate con sistemi di potere
piuttosto formalizzati. Hanno inoltre sistemi di difesa e un accesso ad un sistema di scrittura che ne
fanno degli stati antichi.
*Vedi slides per la cartina con la ricostruzione del Giappone*
*Altro brano dal Wei Zhi sulle slides*
Alla morte di Himiko, un nuovo re fu messo al suo posto, ma le persone si rifiutavano di obbedirgli.
Himiko viene seppellita in una sepoltura rituale monumentale, per la sua gerarchia.
Kofun: sepolture monumentali a partire dal tardo periodo Yayoi. Marcatori di un’evoluzione; sono
la diffusione di un modello culturale proveniente dal continente. La forma combina l’elemento
circolare a quello rettangolare: terra + cielo. All’interno di queste creazioni i defunti venivano
sepolti con la testa verso nord e insieme agli oggetti accumulati in vita e statuette antropomorfe
(Haniwa) che fungevano da accompagnamento al defunto nella vita ultraterrena, e avevano diverse
forme e vestiti. Queste sepolture ci parlano del fatto che dal IV secolo esistono dei clan, famiglie
che hanno una quantità sufficiente di risorse per farsi costruire delle sepolture monumentali; chi non
aveva un potere effettivo nella società del tempo finiva nelle fosse comuni.
Elementi degli stati antichi e dei proto-stati
 Insediamenti concentrati nelle piane alluvionali
 Cerealicoltura
 Confini e mura, che identificano degli spazi da tutelare ma che allo stesso tempo sono dei
limiti di contenimento
 Sistema di scrittura (in Giappone non prima dell’VIII secolo)
Nascenti egemonie regionali
In Giappone i primi proto-stati nascono nel Kyushu (Giappone sud-occidentale) e nel Kinai
(Giappone centro-occidentale).
Gli storici identificano la regione del Kinai come dominio del clan Yamato, il primo vero stato
antico del Giappone, prendendo il nome dal fiume che scorre lì.
Il dominio degli Yamato si costituisce a partire delle piane del Kinai, dove sono stati ritrovati dei
reperti fondamentali, i Kofun. Tutti i nobili Yamato venivano sepoltì in questi monumenti.
Kofun: sepolture monumentali a partire dal tardo periodo Yayoi. Marcatori di un’evoluzione; sono
la diffusione di un modello culturale proveniente dal continente (da Cina e Corea). La forma
combina l’elemento circolare a quello rettangolare: terra + cielo. All’interno di queste creazioni i
defunti venivano sepolti con la testa verso nord e insieme agli oggetti accumulati in vita e statuette
antropomorfe (Haniwa) che fungevano da accompagnamento al defunto nella vita ultraterrena, e
avevano diverse forme e vestiti. Queste sepolture ci parlano del fatto che dal IV secolo esistono dei
clan, famiglie che hanno una quantità sufficiente di risorse per farsi costruire delle sepolture
monumentali; chi non aveva un potere effettivo nella società del tempo finiva nelle fosse comuni.
Tra il IV e il VI secolo si colloca il consolidamento interno di questa popolazione, soprattutto verso
sud. Sono riusciti sottomettere i contendenti, soprattutto grazie alla loro disponibilità di risorse,
maggiore rispetto a tutti gli altri proto-stati, e grazie alla loro capacità diplomatica e di
legittimazione interna. Hanno degli okimi, ovvero grandi re.
In questo periodo storico abbiamo una serie di miti legati alla conquista di altre parti
dell’arcipelago, come la zona del Kyushu, e imprese militari nei confronti di altre popolazione che
non erano di origine nord asiatica; da qui viene il mito di Yamatotakeru, un re inviato verso sud a
conquistare le regioni meridionali del Kyushu. Queste leggende sono considerate a metà tra
avvenimenti realmente accaduti e la fantasia.
Il Kyushu era abitato da popolazioni diverse non dell’arcipelago Giapponese.
Nell’ascesa degli Yamato ci sono una serie di conflitti; competizione tra il regno di Izumo e il
regno di Yamato, con la cessione del potere da Izumo a Yamato, e l’integrazione della cultura stessa
di Izumo nel clan Yamato, anche a onorare la resistenza fatta da Izumo.
Importanti sovrani Yamato tra III e V sec.
Ci sono stati almeno 5 grandi re che hanno condotto il consolidamento del clan nel corso degli anni;
non abbiamo prove che essi siano i discendenti di Himiko;
Nintoku (III-IV sec.), Ingyo (IV sec.) e Yuryako (V sec.) sono i tre che sono quasi sicuramente
esistiti e a cui sono stati dedicati i Kofun più grandi e maestosi.
Tra il V e il VI secolo viene ritrovata una spada in un Kofun a Saitama, nel Kanto, e testimonia
l’esistenza di rapporti di vassallaggio sotto Yuryako nella conquista delle zone a nordest del Kinai;
infatti Yuryako aveva ricevuto l’investitura come generalissimo pacificatore, ruolo importante in un
periodo così turbolento.
Sulla spada sono stati rintracciati caratteri cinesi usati per dare forma grafica alla lingua autoctona.
L’interesse per la Corea
Sappiamo che Yuryako ha ricevuto una legittimazione nel risolvere le controversie e scontri sulla
penisola coreana, dove siamo nella fase dei tre regni (Koguryo al nord, Paekche e Silla al sud)
Sono state fatte delle spedizioni militare dai Yamato verso la penisola coreana, il cui interesse
principale a livello economico era il controllo delle rotte commerciali da e verso la Cina, e dei
giacimenti di sabbie ferrose e manifatture. Potrebbero esistere dei legami ancestrali tra il clan
Yamato e le popolazioni della penisola coreana (in particolare Paekche). La componente etnica dei
Yamato è indubbiamente nord-asiatica, e la dimensione culturale è molto omogenea tra sud della
penisola coreana e zone sud-orientali e occidentali della penisola giapponese.
Abbiamo un’ulteriore prova dell’esistenza di Yuryako, ed è la stele di Gwanggaeto (V sec.). Eretta
in onore del re Gwanggaeto di Koguryo, ricorda del respingimento di una spedizione militare
Yamato dalle forze di Koguryo. Vi era un’alleanza tra Yamato e Baekje, che era avversaria di
Koguryo.
Mutamenti politici in Cina e Corea ed effetti sull’arcipelago
Tra il III e il VI sec. in Cina ci sono vari disordini per diverse cause: successione di dinastie e regni
che si vengono a formare dalle ceneri della dinastia Han, ed era riuscita a consolidare il potere su un
territorio che oggi equivale più o meno alla repubblica popolare cinese, solo le regioni orientali e
centrali. Il territorio viene controllato da nuovi regni che si contendono periodicamente l’egemonia
sul continente: c’è quindi una fase dove ci sono 3 regni, una fase dove il territorio viene spartito
fino ad arrivare a 16 regni, e una fase con delle dinastie al nord e al sud, fino a quando non si
consoliderà la dinastia Sui alla fine del VI secolo. Nel ‘562 c’è la conquista di Kaya (partner
commerciale di Yamato) da parte di Silla, con la conseguente perdita di un’importante via di
accesso nella penisola, quindi Yamato, alleata di Paekche, si ritroverà in svantaggio in questa
competizione per il controllo della penisola.
Monarchia e aristocrazia Yamato
Con queste relazioni intense intraprese col continente, si arrivano ad avere delle innovazioni dal
punto di vista istituzionale. L’apice della piramide sociale era l’Okimi, il grande re; stando alle
prove archeologiche, esistevano dei rapporti di vassallaggio, e quindi delle parti di popolazione
locale che aveva un potere maggiore rispetto alla popolazione produttiva, ma che aveva un potere
inferiore rispetto ai sovrani Yamato.
Sulla base di un modello che esisteva in Corea, la gerarchia vede sotto il grande re ranghi di nobiltà
(kimi, omi, muraji, konikishi) a cui vengono concessi dei benefici dalla monarchia, soprattutto
concessioni territoriali, controllo di porzioni di territorio, in cambio di tributi, promesse di
sottomissione all’autorità centrale. Verranno loro anche riconosciute delle cariche pubbliche, cosa
che verrà sistematizzata dalla seconda metà del VI secolo. Tra questi ranghi uno serviva a includere
i membri delle corti di Paekche a trovare rifugio nei territori Yamato (Konikishi).
Non sarebbe esistito il potere Yamato senza l’alleanza, e altri clan minori che si affermano al centro
del potere Yamato, alcuni di origine continentale, altri autoctoni:
 Soga
 Mononobe
 Nakatomi
Non sono gli unici, ma sono i fondamentali per capire le rivoluzioni successive.
Seguiranno conflitti politici per la successione, le politiche religiose e il controllo dei territori. I
culti locali sono il fulcro del potere, usati per consolidarlo a livello locale. Avere una legittimazione
divina per il proprio potere era fondamentale per governare.
Vengono avviate delle riforme interne: il potere degli Yamato sarà quasi condiviso con i membri
dell’aristocrazia locale, poiché questo potere sembra affermarsi facendo leva sul fatto che i sovrani
Yamato fungono da garanti nelle dispute tra altre famiglie e clan. I capifamiglia dei clan di Yamato
partecipano attivamente.
L’ascesa dei Soga (seconda metà VI – prima metà VII)
La loro ascesa si vede tra il ‘540 e il ‘570, con Soga no Iname. Le cariche nel sistema del regno
Yamato erano ereditarie: il regno parte con Kinmei (‘539-‘561), un discendente Yamato, e il primo
a introdurre il buddhismo nelle isole giapponesi, prende in spose due figlie di Soga no Iname, che
aveva un ruolo di massimo livello nell’amministrazione statale (oomi), e successivamente Soga no
Umako, suo figlio, che erediterà il suo ruolo.
Anche Umako avrà importanti ruoli a livello istituzionale, e stringerà un rapporto intenso con la
famiglia regnante, favorendo l’ascesa di suoi consanguinei discendenti ai vertici della società a fine
VI e inizio VII secolo: Suiko, nipote di Umako (‘592-‘628), supportata dal principe Shotoku (figlio
di re Yomei, fratello di Suiko, e pronipote di Umako), con lei ci fu il periodo di massimo splendore
dei Soga.
Due eventi importanti:
‘538: Data ufficiale dell’introduzione del Buddhismo
‘552: Missiva di Song Myong (re Paekche) a Kinmei (re Yamato).
Sotto l’autorità Soga viene fondata la prima vera capitale del regno, Oharida (o Asuka) nel ‘603
d.C.
Nel ‘604 viene creata la prima costituzione, attribuita al principe Shotoku. Era formata da 17
articoli, e non è altro che una serie di precetti e linee guida morali date ai funzionari e coloro che si
occupavano di rappresentare il potere Yamato in maniera locale. All’interno troviamo rimandi alla
cultura continentale, in particolar modo filosofie e religioni come il buddhismo, ma soprattutto
confucianesimo (modo di interpretare il mondo basato sugli insegnamenti di Confucio, aveva come
pilastro filosofico quello del rispetto degli aspetti gerarchici: l’ordine delle cose nel mondo è basato
su un’armonia incentrata sul rispetto delle posizioni che ognuno di noi occupa nella società) e
taoismo. Contrariamente al taoismo diffuso in Cina, dove ci si può ribellare ad un sovrano se si
riuscisse a dimostrare che non rispettasse la volontà e il mandato celeste e fosse causa di caos, in
Giappone non viene previsto un cambiamento al vertice, quindi l’autorità suprema è indiscutibile e
insostituibile. Vari riferimenti anche alle leggi buddhiste.
*vedi sulle slides alcuni estratti della costituzione*
‘645: intrighi di corte e rivoluzione
Colpo di stato sostenuto dal principe Naka no Oe e Nakatomi no Kamatari, causato da una disputa
sui culti. Vengono strette delle coalizioni tra vari clan, fino alla congiura contro i Soga, vittima sarà
Soga no Iruka, nipote di Umako e figlio di Emishi. I Soga verranno allontanati dal potere e si
innesteranno nuovi clan aristocratici, come i Nakatomi, che diventeranno Fujiwara.
I Fujiwara prendono il potere in quella sfera riservata all’aristocrazia, senza sostituire la dinastia
regnante Yamato. Avviano una serie di riforme, dette riforme Taika, per modernizzare l’apparato
statale:
 Adozione del modello dei T’ang, che nel ‘618 erano riusciti a unificare un vasto territorio
cinese sotto la loro autorità. Modello che va dal controllo sociale alla struttura delle capitali
e delle città.
 Calendario cinese
 Suddivisione del regno in province, che saranno governate da aristocratici.
 Redistribuzione delle terre a famiglie per la produzione agricola secondo parametri specifici,
ma il territorio rimane comunque proprietà del sovrano.
 Tassazione della terra, lavoro e prodotto. (Le tasse erano pagate con il raccolto, prodotti del
luogo non per forza agricoli, prodotti artigianali, ma anche prestando servizio per lavori
pubblici).
 Promulgazione codici di legge, con obblighi amministrativi e penali.
 Servizio di leva militare obbligatorio
Con queste riforme lo stato antico giapponese raggiunge la modernità degli altri stati del continente,
prendendo il nome di stato Ritsuryo.
Struttura dello stato Ritsuryo:
Sovrano al vertice, Daijokan (amministrazione) e Jingikan (amministrazione religiosa) e al di sotto
vari ministeri, questo per quanto riguarda il livello centrale. Poi a livello provinciale i kofuku, e per
villaggi e famiglie kori, go e ko.
In questa ristrutturazione dello stato i templi buddhisti avranno un ruolo fondamentale, perché le
famiglie avranno un ruolo di ufficio anagrafe. In particolar modo, dopo le ulteriori riforme dove
saranno istituiti templi e santuari in tutte le province del regno.
Mutamenti politici in Cina e Corea ed effetti sull’arcipelago
‘618: fondazione dinastia Tang. Ambizioni territoriali accentuate che portano ad estendere la
propria autorità fino al nord est della Cina e nella parte settentrionale della penisola coreana. I Tang
sosterranno Silla, e parteciperanno attivamente alle spedizioni militari su Paekche, dove ovviamente
partecipano truppe Yamato dal Giappone per Paekche.
‘662: caduta di Paekche, con Vittoria di Tang e Silla
‘668: caduta di Koguryo e spartizione territorio tra Tang e Silla
A questo punto il Giappone sarà messo male, a causa della perdita di alleati. Non vengono più
inviate spedizioni militari sul continente.
Revisione dei ranghi e nomina dei funzionari di corte (VII sec.)
Sistema degli 8 ranghi ereditari: attribuzione ruoli amministrativi e subordinazione al sovrano.
Introduzione titolo tenno (imperatore) con Tenmu (‘673-‘686) e Jito (‘686-‘697), prima donna a
ricevere il titolo tenno dopo la morte di Tenmu.
La questione delle capitali reali/imperiali
All’inizio del VII sec., la capitale Nara diventa semipermanente.
‘710: Nara sarà centro politico e religioso.
Potere politico e potere spirituale
Vari centri di culto: Santuario di Ise, dove vengono custoditi i tesori imperiali (spada, specchio e
gioiello) consegnati da Amaterasu al primo imperatore, e centro del culto della dea solare,
progenitrice dei regnanti Yamato. Jito ordina una prima ricostruzione rituale (erano strutture in
legno che venivano distrutte e ricostruite ritualmente).
Tra VI e VII secolo, i sovrani Yamato fanno doni a monaci provenienti dall’estero per richiedere
protezione per il sovrano e i suoi eredi, e per arricchire le dottrine già presenti: i monaci dall’estero
porteranno nuovi testi buddhisti. Il buddhismo diventa un mezzo per il quale l’aristocrazia richiede
protezione, e di conseguenza per attrarre il favore di Buddha e delle divinità, la casata regnante
ordina la costruzione di templi e la diffusione di testi buddhisti in tutto il regno.
Età classica (‘710)
Questa è una fase storica in cui cominciamo ad avere fonti scritte autoctone, ma utilizzano la
scrittura cinese, portando la società giapponese ad un nuovo standard di modernità.
Prime opere scritte autoctone:
‘712: Kojiki: resoconti di antichi fatti, narrando la fondazione del Giappone e del suo sistema
politico, elevando lo status Yamato legando le sue origini a divinità creatrici, e informazioni sul
rafforzamento dei legami con famiglie che sostenevano il regime Yamato.
Tutti questi sono comunque racconti mitologici, ma al di là del mito i sovrani per rafforzare la presa
sul territorio iniziano a raccogliere dati su tutte quelle che sono le province riunite e controllate dal
loro potere.
‘713: Fudoki: raccolta meticolosa di notizie su tradizioni e costumi locali nelle province Yamato.
‘720: Nihonshoki: tradizione storiografica cinese (annali) e legittimazione della stirpe imperiale
Yamato. Prima storia di corte, unita al mito. I regnanti Yamato, che nei secoli precedenti erano
descritti in maniera molto vaga, ora si presentano come personaggi fondamentali che possono
comunicare quasi alla pari con i regni cinesi, almeno come ambizione: elevare lo status a livello
regionale.
Non ci sono solo opere ufficiali storiche nell’epoca Nara, ma anche storie di creazione:
‘750: Manyoshu: raccolta di componimenti poetici, con ispirazione continentale (regni cinesi) a
vantaggio delle classi aristocratiche, che avevano modo di leggere questo tipo di cose.
I rapporti tra buddhismo e corte
Tra VI e VII secolo, i sovrani Yamato fanno doni a monaci provenienti dall’estero per richiedere
protezione per il sovrano e i suoi eredi, e per arricchire le dottrine già presenti: i monaci dall’estero
porteranno nuovi testi buddhisti. Il buddhismo diventa un mezzo per il quale l’aristocrazia richiede
protezione, e di conseguenza per attrarre il favore di Buddha e delle divinità, la casata regnante
ordina la costruzione di templi e la diffusione di testi buddhisti in tutto il regno.
VIII sec.:
 Viene promossa la saldatura con i culti Uji, con la costruzione di pagode e templi dedicati
alle divinità, poiché i culti e le divinità legati al potere dei clan sono delle manifestazioni di
Buddha.
 Il centro del potere viene stabilito nella capitale imperiale di Nara, dove su ordine del
sovrano Shomu viene costruito il Todaiji, dove è costruito il grande Buddha di Nara
 In questo modo si consolida la relazione tra corte e clero, iniziando a diventare pratica
comune fenomeni come la presa dei voti degli imperatori dopo la loro abdicazione.
 Aumento del potere politico di esponenti del clero buddhista, arrivando ad assumere cariche
da consiglieri di corte e ruoli di rilievo.
Con l’imperatore Shomu (‘724-‘749):
‘741: editto per la fondazione di monasteri provinciali.
‘743: rescritto imperiale per la costruzione del Dai-butsu di Nara, e il buddhismo diventa religione
di stato.
Con l’imperatrice Koken Shotoku ci saranno delle tensioni:
 Durante il suo secondo mandato nomina il monaco Dokyo a capo dell’amministrazione
imperiale.
 Crea tensioni a corte (cospirazioni per mano delle famiglie Fujiwara e Tachibana, che erano
in competizione l’una con l’altra per l’ottenimento di cariche, ma si mettono d’accordo per
ristabilire l’ordine; non volevano il monaco come capo dell’amministrazione).
 I successori, alla luce di quanto accaduto, cercheranno di limitare le ingerenze del clero
buddhista a corte. Questo avrà un impatto importante sulla struttura stessa delle capitali
imperiali alla fine dell’VIII secolo: gradualmente i templi buddhisti verranno confinati ai
limiti delle città e delle capitali.

Capitolo I del libro


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Il potere a corte in epoca classica:
Al centro del potere abbiamo il sovrano. Intorno a lui clan aristocratici e clero buddhista; il clero
sarà un ulteriore componente dell’aristocrazia di corte.
Nel IX-X solo il 2,5% della popolazione locale erano famiglie appartenenti all’alta aristocrazia (una
ventina di famiglie).
Sviluppo di una cultura di corte. Lunga stabilità dalla fine del ‘700 fino alla metà dell’anno mille,
che vedrà emergere le prime opere fondamentali della letteratura giapponesi, come prime opere di
prosa, romanzi e altri fenomeni culturali che ancora oggi costituiscono le fondamenta della corte
imperiale giapponese. Non c’è solo stabilità, ma emergono anche le prime fratture. Emerge il
sistema Ritsuryo, modellato sulla base della Cina, politicamente e religiosamente. L’autorità viene
accentrata nelle mani dell’imperatore e dell’aristocrazia più alta, ma comincia a dare segni di
cedimento poiché quest’autorità centrale non è mai stata in grado di esprimere una forza suprema
come nel continente, ma è limitata al Giappone centro occidentale. Ci sono tentativi di estendere
verso aree popolate da comunità che vivevano secondo sistemi diversi rispetto all’agricoltura
stanziale e anche all’insediamento di comunità in luoghi fissi, erano ancora simili alle prime
popolazioni Jomon. Dal punto di vista del potere erano di fatto popolazioni barbariche, con cui
c’erano contatti economici. Queste regioni vengono conquistate militarmente, ma di fatto la sua
autorità rimane fortemente localizzata nel Giappone centro occidentale, dove c’erano vari processi
di stabilimento della capitale.
Controtendenze alla fine dell’VIII secolo: i sovrani accentratori
Imperatori Kanmu (‘781-’806) e Saga (‘809-‘823)
 Approfittano dei vuoti del potere aristocratico e consolidano la propria supremazia a corte
riprendendo le redini del lato esecutivo del potere, non solo simbologia e rappresentanza.
 Discendenze numerose (Kanmu e Saga tra mogli e concubine superano i 40 figli).
 Creano nuovi clan aristocratici, concedendo nuovi cognomi (Taira da Kanmu, Minamoto da
Saga) per ridurre conflittualità e spese interne, a fronte della moltiplicazione dei possibili
eredi al trono. A questi clan verranno affidati dei ranghi e delle funzioni amministrative e
prerogative di tipo militare.
L’espansione del regno a nord-est
 ‘792: Viene abolito l’esercito di leva, ma vi saranno unità militari professionali chiamate
Kondei formate da esponenti della nobiltà locale.
 Nomina di generali con pieni poteri e responsabili della difesa delle province settentrionali
(chinjufu shogun)
 Rafforzamento interno allo stato Ritsuryo per difendersi dalle popolazioni non Yamato.
Spedizioni per la Cina Tang (Kentoshi)
*vedi slides per guardare la rotta per la Cina fino alla metà del VII secolo*
In conseguenza della crisi politica in cui cade l’impero Tang, le spedizioni andranno a diminuire.
Il Giappone e la via della Seta:
 Ambascerie verso Chang’an per lo studio dell’avanzamento istituzionale e tecnologico (ad
esempio il modello giuridico, codici Taiho e Yoro)
 Legame con la via della seta, termine orientale delle rotte commerciali euroasiatiche. Grazie
a questo, contatti con scuole buddhiste continentali, importazione di testi sacri e di beni
preziosi (seta e altri manufatti)
Il periodo Heian e le fratture del sistema Ritsuryo
Conquistate militarmente le zone fuori l’impero Yamato, milizie militari mandate nei territori
estendendo lo stato, ma il potere resta comunque localizzato nel centro.
Nel ‘794 Heian diventa il nuovo centro politico e culturale, sulla base della capitale Tang (modello
continentale Chang’an). La capitale è il fulcro della classe dirigente, famiglie aristocratiche, e della
politica imperiale di cui vivono delle cose prodotte all’esterno. Si svolgono qui tutte le principali
trame e la vita di corte, ed è con questa centralità culturale e adriatica letterale che nasce il teatro
giapponese, grazie alla fissità e alla permanenza in un luogo.
Emergono delle tensioni tra stato e vecchia scuola buddhista, da cui nasce un’innovazione. Alcuni
monaci si spostano nel continente sponsorizzati dalla corte a scopo di studiare il buddhismo tramite
testi tradotti in cinese, per poi tornare in Giappone e aprire le nuove scuole, Shingon e Tendai (il
cui fondatore è il monaco Saicho), con l’approvazione del potere imperiale. Il buddhismo di
quell’epoca è di tipo esoterico con pratiche complesse e difficili da praticare, anche fisiche, per
raggiungere la salvezza (Shingon). I culti locali vengono fusi costruendo dei templi dove già
esistevano quelli dei Kami, combinando con essi insegnamenti e pratiche (Tendai).
Amministrazione duale del territorio
Dall’epoca Nara il controllo del territorio viene centralizzato, dichiarandosi proprietà esclusiva del
sovrano, mantenendo la sua autorità ma concedendo l’usufrutto ai cittadini in base alla legge locale
e parametri, soprattutto là dove l’agricoltura è dominante. Inizia a mostrare delle problematiche a
livello di abbandono delle terre a causa della tassazione troppo alta, come anche per l’evasione.
Nell’ottavo secolo questa cosa si moltiplica, e tornano a stili di vita meno stanziali per evitare di
prestare servizio e offrire la mano d’opera, anche a livello militare, ad un’autorità superiore, dando
vita alle rivolte nelle province.
Le rivolte portano a rivedere le politiche nel territorio. Kubunden rivede la distribuzione delle terre
meno centralizzata, così che i kokushi o governatori provinciali debbano raccogliere nelle province
una quota di tributo annuale da portare in capitale; prima invece doveva essere il proprietario della
terra a versare direttamente. Nascono quindi delle figure medie, i contadini ricchi o tato, che
diventano coloro i quali oltre a raccogliere i tributi dovranno anche assumersi la responsabilità della
raccolta del tributo in base all’estensione del territorio coltivato da un certo numero di persone
(contribuzione per delega).
In questo sistema erano già stati individuati dei territori esenti, esenzione che era permessa
dall’imperatore, in particolar modo le istituzioni religiose, dove vengono costruiti templi e scuole
religiose; anche alcuni clan aristocratici vengono esentati o agevolati, e si arrivano a creare dei
territori “privatizzati” (Shoen) che in cambio versano alle casse dell’impero un contributo, deciso in
autonomia dal proprietario del territorio.
L’incapacità dell’impero di investire risorse per territori meno accessibili si nota in modo
particolare negli Shoen, in un sistema in cui questo privilegio crea un sistema duale, competitivo per
la fiscalità dello stato antico, facendo confluire in essi molti mercanti e risorse, perché fosse meno
pesante la pressione fiscale negli Shoen soprattutto della famiglia Fujiwara, aumentando la loro
leva sull’impero. Nel tempo gli Shoen diventeranno armati per proteggere i confini delle proprietà,
dove le leggi fiscali non vengono applicate. Essi non vivono negli Shoen ma solitamente a corte con
dei loro esponenti che ne fanno le veci negli Shoen.
Equilibri a corte – ‘850-‘1050 Clan Fujiwara
Essi esercitano un’influenza consistente a corte, amministrano decisioni politiche e fiscali,
consolidano il loro rapporto con il sovrano dando in sposa donne fertili, garantendo l’egemonia del
clan, e arrivando ad occupare posti di livello primario, tipo reggente di imperatori sia bambini che
adulti al di sopra del governo esecutivo. Il loro stemma è il glicine.
Compilano e scrivono decreti imperiali gestendo poi anche corrispondenza con il sovrano. Arrivano
anche ad avere il potere di esiliare i loro nemici politici, si avrà l’apice del loro potere con
Michinaga (‘966), padre di quattro imperatrici.
La loro egemonia favorisce una stabilità politica e della cultura di corte, emerge la prosa creativa,
diari e romanzi, opere fondamentali che raccontano di viaggi e filosofia di vita: poesie e waka,
componimenti scritti in kana; abbiamo un’evoluzione dei caratteri cinesi, un tratto distintivo delle
donne di corte. Arti formative e performance, cercando di intrattenere i cortigiani da cui poi si
sviluppano le forme teatrali.
Dazaifu è una meta di esilio e capitale con una posizione strategica dove arrivavano tratti
commerciali, diventa anche una roccaforte militare.
Province instabili
Dinamiche di instabilità diffuse soprattutto nelle province, dove emerge la competizione con il
potere centrale dove sono state subordinate a controllo del kinai, che rivendicano una loro
autonomia dagli ordini di Heian.
 ‘939-‘940: Taira no Masakado, personaggio storico mitico, conquista militarmente tre
province nella regione del Kanto e si proclama nuovo imperatore.
 ‘941: Fujiwara no Sumitomo, altro esponente dell’aristocrazia, sottomette tre province tra
Shikoku e Kansai: la corte risponde inviando forze militari (famiglie Ono, Minamoto e
Tachibana) per reprimere l’insurrezione.
Questi episodi di tensione dureranno per più di un secolo, e dimostrano le fragilità dello stato
giapponese:
 Nelle regioni nord orientali del Giappone per sedare alcune rivolte, come quella del clan
Abe contro la corte del 1050, vengono inviate forze militari a seguito dei capi della casata
dei Minamoto, in particolare Minamoto no Yoshiie, e inizia ad avere un peso militare e
politico molto importante. Nel 1080 diversi clan avranno ambizione nei riguardi nel nord est
del Giappone.
Instabilità politica: la fine della Sekkanke e lo sviluppo dell’Insei (XI secolo)
A partire da questo momento storico, durante la reggenza di Fujiwara no Yorimichi, emergono dei
fenomeni di stacco dei sovrani, un progressivo allentamento del rapporto tra sovrani e clan
Fujiwara, proprio perché tra le figlie di Yorimichi non c’è un erede maschio. Nel 1068 si arriva
all’incoronazione di un principe imperiale che non fosse figlio di una madre Fujiwara per la prima
volta dopo due secoli, ed era figlio di una principessa imperiale in qualche modo discendente dai
Fujiwara, Go Sanjo.
Con Go Sanjo:
 Governo diretto senza intermediazione dei reggenti
 Progressivo ridimensionamento del ruolo esecutivo dei Fujiwara
 Abdicazione e mantenimento del controllo sulla corona: governo dal chiostro (gli imperatori
abdicatari avevano sede in templi e luoghi spirituali, appunto chiostri, e saranno circondati
anche da notevoli forze militari). L’effetto prodotto da questo fenomeno è un’ulteriore
frammentazione del potere sovrano, e la carica dell’imperatore diventa sempre più
simbolica. A livello di diritto dell’epoca, mantengono un ruolo attivo, abdicano ma hanno
comunque un ruolo a metà tra lo spirituale e temporale, e devono essere consultati per
decisioni particolari. Emergono sempre di più dinamiche di competizione all’interno della
corte
 Aumento della competizione per la successione imperiale
Fattori di instabilità a Heian
 Si vengono a concentrare dei fattori di tensione che portano ad un conflitto aperto: violenta
competizione tra templi buddhisti, e ogni tempio provvede alla difesa e protezione del
territorio con corpi di difesa permanenti (sohei), con dei monaci combattenti. Spesso i
templi saranno anche rifugio di criminali dell’epoca e di guerrieri. Ciascun tempio sarà una
pedina importante nelle dispute di corte, e ci saranno alleanze di tipo opportunistico con
famiglie aristocratiche.
 Un altro fattore di instabilità è che ciascun pretendente al trono cercherà un sostegno anche
militare per legittimarsi; in questa situazione, emergono due casate militari a partire dalla
prima metà del XII secolo: i Taira e i Minamoto. Erano già esistenti e discendenti da rami
della famiglia imperiale, ma vengono allontanati dalla corte e dalla successione al trono, pur
avendo però dei privilegi che permetteranno loro di formare questa alleanza.
 Vengono assegnati spesso a spedizioni militari nel nord est, e come premi gli saranno
riconosciuti altri territori.
 Inevitabilmente, si vengono a creare delle dinamiche competitive fra questi stessi due clan
che porteranno a inasprire le instabilità a corte
 Si troveranno spesso alleati, ma altrettanto spesso nemici: dopo una fase di cooperazione,
emergono frizioni che sfociano in due conflitti che vedono protagonisti esponenti delle due
casate:
Heigen no ran (1156)
Heiji no ran (1160)
 Vince la casata Taira, e Taira no Kiyomori dopo aver allontanato da Heian gli esponenti
dei Minamoto, diventa il capo del governo imperiale nel 1167
Conflitti nell’aristocrazia: la guerra Genpei
 Taira no Kiyomori cerca di utilizzare le strategie utilizzate prima di lui dai Fujiwara: dà in
sposa ad un erede al trono una sua figlia, e da questo matrimonio nasce un bambino che a 2
anni, nel 1180, diventa imperatore: Antoku.
 Questo avvenimento fa scoppiare una crisi politica, e porta altre casate a insorgere con un
colpo di stato da parte di Minamoto no Yorimasa.
 Conflitto che dura cinque anni. Nel 1181 Kiyomori Taira muore, e faticheranno a trovare
una nuova guida, che sarà il figlio Munemori.
 Mochihito, causa del conflitto in primis, viene catturato dalle forze Taira, e ucciso.
 Nel 1185 Antoku e la madre saranno catturati e giustiziati. La nave sulla quale stavano
cercando di scappare causa lo smarrimento dei tesori imperiali, e viene giustiziato anche
Taira Munemori.
 Il potere dai Taira si sposta ai Minamoto. Minamoto no Yoritomo si stabilisce a Kamakura,
non occupando Heian con le armi lasciandola in mano al fratello, Minamoto Yoshitsune, e
crea un governo militare. Yoshitsune a Heian riceve la nomina a Jito, ovvero protettore della
capitale, dall’imperatore Go Shirakawa.
Capitolo II del libro
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Il dopoguerra e il consolidamento del potere Yoritomo
 1187-89: Yoritomo ordina la cacciata di Yoshitsune, che cerca rifugio a Hiraizumi, dove
stavano gli Osho-Fujiwara, che cederanno alle pressioni di Yoritomo attaccando Yoshitsune:
alla fine riceverà l’ordine di suicidarsi.
 Yoritomo sottomette gli Osho-Fujiwara, e nel 1192 Go-Toba nomina Yoritomo sei-i-
taishogun, grande generale pacificatore. Con questa nomina l’imperatore delega l’autorità,
creando una dittatura militare.
Frammentazione del potere e decentralizzazione
La capitale viene spostata da Heian a Fukuhara-Kyo (Kobe).
Gradualmente i Minamoto, che avevano ricevuto un’autorità sulla penisola di Izu, favoriranno uno
sviluppo di Kamakura, anch’essa città portuale in una zona importantissima per i traffici di
legname, che coinvolgevano Corea e Cina.
Poi, Iwaizumi, sotto il controllo di Hoshio Fujiwara.
Ambiente – deforestazione
C’è un fabbisogno di legname come prima risorsa per l’architettura come combustibile e per le navi,
creando problema al territorio e instabilità nel terreno in stagni piovosi. Originano carestie.
Aumentano gli scambi con il continente.
Buddhismo Heian vs buddhismo Nara: le differenze
 Buddhismo Heian: esperienza diretta di monaci giapponesi (spedizioni in Cina ecc.) per
avvicinarsi alle origini del Dharma (fine ‘700);
 Buddhismo Nara: scuole importate dall’estero fondate su testi/manufatti arrivati
direttamente dal continente (tutto già tradotto e rielaborato).
Medioevo giapponese (chuusei) > primi assetti medievali incontrati già nel V secolo
Shogunato di Kamakura (primo governo militare) > è presente una frammentazione estrema del
potere in quanto il potere effettivo del sovrano diminuisce e finisce nelle mani di esponenti della
classe militare (la quale si impone in modo aggressivo: prima del XII secolo era subordinata
all’aristocrazia burocratica).
1180 > guerra di cinque anni detta “Genpei” (gen=Minamoto, pei/hei=Taira)
1185 > vittoria Minamoto
1192 > Go-Toba nomina Yoritomo “sei-i taishogun” = rappresentate dell’imperatore con potere
assoluto (avevano un ruolo superiore rispetto ai generali sul campo di nomina imperiale);
[da ora il ruolo di shogun sarà permanente]
Bakufu: sede del governo del sei-i taishoogun (tradotto come “shogunato”, ovvero governo della
tenda; richiamo alle spedizioni militari);
 La carica di shogun poteva essere occupata solamente dai Minamoto
 Nascono tensioni e competizioni per ottenere questa carica.
 Lo shogunato oltre all’investitura dall’imperatore, ha delega sul controllo del territorio
(presidio militare) e si occupa della gestione dei tributi; può nominare funzionari locali
(favorendo familiari e alleati) > si estende ancora di più l’influenza dei Minamoto. Inoltre,
per ottenere un controllo più stretto, cominciano a creare editti (norme di condotta) in cui
dicono di rispondere soltanto ai feudatari.
Gokenin = famiglie/casate vassalle dei Minamoto erano tenute sotto controllo da un ufficio
dell’amministrazione shogunate detta “samurai dokoro” che poteva controllare anche nella vita
privata i subordinati (ai Minamoto).
Crisi del 1199
Yoritomo era stato in carica per sette anni, quando decide di abdicare e lasciare la carica prima al
primogenito (Yorie), il quale rimane in carica un solo anno; e successivamente a Sanetomo (in
carica per 10 anni, ucciso dal nonno): tutti e due regnarono poco in quanto vittime di congiure.
 la morte di Yoritomo coincide con l’ascesa dei reggenti del Bakufu (shikken) i quali ora
amministravano il governo: erano esponenti del clan Hojoo (alleato per via matrimoniale).
 dopo Sanetomo occuperà il ruolo di Shogun un esponente dell’aristocrazia di corte, quindi
del Clan Fujiwara o uno dei principi imperiali (non più eredi Minamoto).
Tensioni Kamakura – Heian (1210-1220)
Kamakura era la sede shogunata, mentre Heian era la sede imperiale.
o Conflitti a corte: Hojo esercitano influenza sulla successione al trono, scontri armati
tra le forze di Kamakura e militari fedeli alla corte imperiale.
1221: le forze del Bakufu occupano la capitale imperiale Heian: Bakufu estende la sua rete di
alleanze in Giappone centrale e sudoccidentale. Esilio dell’imperatore Go-Toba.
1220-1230: rafforzamento apparato amministrativo del Bakufu.
1230-1240: approvati i codici e regolamenti per gli amministratori militari (codice Joei/Goseishibai
shikimoku); pestilenze e carestie: redistribuzione tributaria.
1240-1250: si riaprono i conflitti con la corte
XII – XIII sec.: sviluppo buddhismo kamakura
Kamakura era la sede effettiva del potere religioso.
Emergono nuove scuole, prese da realtà continentali:
o Amidismo: (Honen, Shinran, Ippen) forme di culto aperte a classi subalterne
o Zen: (Eisai, Dogen) a favore dello shogunato
o Nichireu: (Nichiren)
Il successo del buddhismo in questo periodo storico dipende anche dall’emergere di un clima
intellettuale orientato verso una visione più pessimistica del mondo (catastrofi ambientali,
pestilenze, carestie).
Centro e periferie: l’ascesa delle autonomie locali
Vi sono due capitali politiche: quella imperiale (Heian) e quella shogunale (Kamakura). Questi due
sistemi di potere si pongono in un rapporto reciproco, lo shogun ha bisogno di una sanzione
imperiale per il suo ruolo di responsabile delle finanze del regno, e l’imperatore avrà bisogno di un
sostegno da parte del potere militare.
Dopo il 1199, dopo che Yoritomo abbandona la sua carica, le dinamiche di tensione tra Heian e
Kamakura si accentuano, con vere e proprie forme di conflitto.
Le comunità religiose contribuiscono al consolidamento di un potere politico, la stessa scuola zen
servirà agli scopi di legittimazione dello stesso shogunato a Kamakura. Nelle province con la
diffusione del messaggio buddhista verranno a definirsi delle comunità autonome.
Porti e centri commerciali
 Consolidamento della classe mercantile e settore della logistica
 Scambi con il continente (Cina Song e Goryeo). Le zone di controllo dove si concentrano gli
afflussi commerciali sono:
Kamakura (contatti con il continente da prima dello shogunato)
Heian (continua ad essere un centro commerciale anche artigianale, quasi una produzione
industriale che si rivolgeva ai bisogni della classe nobiliare, e aveva degli sbocchi sul mare)
Dazaifu e Hakata (porti più vicini alla costa orientale della Cina)
Sakai (altro porto importante del Kansai)
 Economia di mercato, beni di consumo (nihonshu, ovvero sake). Sono comunque commerci
dettati da singole casate.
Comunità extra-statali
L’accumulo di risorse e ricchezze renderà questi porti molto più esposti al traffico commerciale
regionale, e anche a fenomeni di pirateria. A partire dal XII secolo emerge il fenomeno dei:
 Popoli del mare (kaimin). Società autogestite che vivevano soprattutto nelle zone costiere
dove i mari erano facilmente navigabili, ed era più facile tutelarsi.
 Pirati (wako)
 Briganti (akuto). Comunità determinatesi nelle aree montuose interne dell’arcipelago, e in
queste zone dettavano la loro legge, leggi locali. Anche queste comunità vivevano al di fuori
del controllo shogunale e imperiale.
Ovviamente si concentravano dove c’erano volumi di scambio frequenti e di profitto. I wako
diventano un fenomeno importante, che si sviluppa parallelamente ad una frammentazione del
potere politico dell’arcipelago. I wako erano una minaccia sia per i regimi dell’arcipelago che per
quelli del continente.
Dispersione della popolazione
Partendo dall’anno mille come anno 0, si stimavano 7 milioni di abitanti in tutto l’arcipelago. Dal
1200, secondo le stime, ci sarà una crisi con un calo drastico di almeno un milione di individui, e
poi una ripresa verso il 1400. Parallelamente l’andamento della popolazione della capitale
imperiale, vede una riduzione importante della sua popolazione, a favore di altri centri importanti o
comunità al di fuori della sfera dell’autorità statale; dalle 175 mila dell’anno mille, gradualmente la
popolazione si riduce fino a 100 mila nel 1200, e la crisi di questa realtà è sottolineata dal fatto che
nel 1300 si arrivi addirittura a 40 mila. Intorno al 1400 c’è una ripresa con circa 150 mila persone,
causa lo spostamento della capitale imperiale da Kamakura.
Il commercio regionale (Seng-Goryeo-Giappone)
Principali beni esportati: pelli e pellicce di animali, legname, metalli preziosi, ceramiche, seta,
spezie e piante medicinali (ginseng). Siamo ancora ad un livello dell’economia regionale
fondamentalmente radicata sul baratto, ma gradualmente grazie all’immissione nelle reti
commerciali regionali di moneta battuta delle zecche cinesi, c’è l’introduzione di un bene
economico che getta le basi. Con le riforme dell’VIII secolo c’era stato un tentativo di introdurre
una valuta, ma i costi eccessivi del mantenimento della zecca impone di smettere di battere moneta.
In questa parte della storia il denaro non era un bene simbolico, e c’era ancora una mentalità che
prevedesse che all’interno della moneta ci fosse comunque una parte di metallo prezioso.
Crisi politica e ambientale
Eventi più importanti che si registrano nella storia del Giappone:
o 1096 terremoto e tsunami
o 1184 terremoto in Hojoki
o 1185 Kyoto-Shiga
o 1233 forte terremoto e vento e piogge Nara, Osaka
o 1257 Kamakura magnitudo 7.3
o 1292 Kamakura 1700 vittime
o 1293 Kamakura migliaia di vittime
o 1299 Kinai circa 10 mila vittime
La letteratura ci aiuta grazie alle visioni della natura degli scrittori. Kame no Chomei scrive sul
terremoto del 1184 (vedi testo nelle slides).
L’impero mongolo e il Giappone
Nella prima metà del XIII secolo, dalle steppe della Mongolia in Asia centrale, si sviluppa una
dinamica di espansione portata avanti da Gengi Skan, che investe gran parte dell’Asia centrale
arrivando ai confini dell’Europa. Sotto Kublai Khan (1260-1294), investirà l’oriente, con sud-est
asiatico, verso nord est della Cina e penisola coreana.
1271: Kublai Khan consolida il potere mongolo in Asia e fonda la dinastia Yuan. La capitale sarà a
Khanbaliq (oggi è Pechino). Dopo aver sottomesso il nord est della Cina, mette pressione sulla
dinastia Song più a sud, che era quella con cui il Giappone aveva numerosi scambi, e invia verso il
Giappone emissari a Dazaifu, intimando di interrompere gli scambi commerciali con i Song.
Contemporaneamente in Giappone ci sono i conflitti tra impero e shogunato, e quindi la corte
imperiale non risponde alle richieste di Kublai Khan, poiché non avevano nessuna conoscenza di
quanto stesse accadendo in Cina.
1274: dopo il silenzio della corte imperiale giapponese, Kublai invia una spedizione navale con 30
mila uomini sia di truppe mongole che militari ed esperti navali cinesi e coreani. Approdano ad
Hakata a novembre, cogliendo di sorpresa chi doveva difendere. Prima battaglia dell’era Bun’ei,
dopo poco tempo le truppe di Kublai si ritirano, ma storicamente non è chiaro se siano stati respinti
dalla forza delle milizie improvvisate dalle autorità shogunali, o se ci sia stato l’intervento di
fenomeni climatici quali tifoni, che avessero convinto le truppe mongole a ritirarsi verso la Corea.
La spiegazione più diffusa e insegnata è che il Giappone fosse protetto dalle divinità, e che le truppe
fossero state respinte dai cosiddetti kamikaze, venti divini. La spiegazione più probabile dipende da
una sorta di natura dimostrativa dell’azione militare: l’invio era solo funzionale a lanciare un
messaggio diretto alle autorità giapponesi, e non con l’intenzione di una vera e propria conquista.
Nei sette anni che separano le spedizioni navali mongole in Giappone, lo shogunato si ritrova con
un leader giovane, Tokimune (23 anni durante la prima spedizione, 30 durante la seconda). In
questi sette anni è costretto a riorganizzare la difesa dello shogunato a livello nazionale. C’è una
spinta a richiamare tutte le forze militari a disposizione in quel punto dell’arcipelago, nella costa del
Kyushu. Vengono costruite nuove fortificazioni che verranno messe a dura prova: se il primo
tentativo era una dimostrazione di forza da parte dei mongoli, nel 1281 col secondo tentativo di
invasione c’è uno scopo più chiaro nel conquistare l’arcipelago giapponese. I mongoli alla fine
degli anni ’70 avevano sottomesso la Cina Song, e mandano degli emissari in Giappone con
l’intenzione di far sottomettere anche l’arcipelago, ma gli emissari vengono però giustiziati, quindi
stavolta c’è un casus belli. Se nel 1273 Kublan aveva mandato 30 mila uomini, stavolta nel 1281 la
spedizione mongola conta 140 mila uomini: le forze giapponesi erano quasi la metà, contando circa
40-60 mila uomini.
Anche questo secondo tentativo di invasione inspiegabilmente va male, nonostante l’inferiorità
numerica e di difesa del Giappone: stavolta sono intervenuti dei fenomeni climatici molto
importanti, in particolare dei tifoni. I responsabili della spedizione non conoscevano molto bene
l’arcipelago, mentre chi difendeva aveva dalla sua anche la conoscenza del territorio e le sue
risorse; in ogni caso i tifoni hanno cancellato gran parte delle navi spedite, e la corte e lo shogunato
creano questa narrazione della vittoria giapponese come intervento divino (kamikaze): di
conseguenza, nasce il mito del Giappone come terra divina.
Il prezzo della vittoria: la crisi di legittimità del bakufu nel XIII-XIV sec.
Sfruttando il successo militare, gli Hojo accentrano il potere ancora di più nelle loro mani,
premiando i loro alleati più vicini e membri della loro stessa casata. Molti dei partecipanti
dell’aristocrazia militare sono impoverite, poiché non c’è bottino da spartire dopo un attacco
esterno, quindi non ricevono alcuna ricompensa economica. Si vengono a creare quindi delle
dinamiche di invidia, contrasto e disillusione nei confronti della casata Hojo, con una crisi dei
rapporti feudali e in conclusione, una perdita di legittimità del Bakufu.
La rinascita della corte
Il periodo dello shogunato di Kamakura dura quarant’anni circa, ma piano piano si avrà una perdita
di egemonia sull’aristocrazia militare.
1319: ascesa al trono di Go-Daigo. Caso esemplare di principe della corona non discendente diretto,
proveniente dai rami secondari della casata imperiale, e riesce a consolidare una sua rete di alleanze
con la nobiltà di corte e militare, avendo successo nella sua candidatura; sfrutta la mancanza di
eredi dei rami principali di quel momento. Figura carismatica che ascende al trono dopo essersi
formato sui classici confuciani, quindi avendo in testa un modello continentale di monarchia. Cerca
di reinterpretare il modello di impero con difficoltà, radunando intorno a sé forze avverse allo
shogunato, riscuotendo il consenso dai delusi dell’amministrazione Hojo. Vuole accentrare per
l’ennesima volta nella storia il potere totalmente sul sovrano, tentativo anacronistico.
Per consolidare ulteriormente la figura dell’imperatore, il ruolo del sovrano è confinato all’area
della capitale imperiale. Non va al di fuori la sua influenza sugli affari di tutto il regno, che sono
stati gestiti sempre di più per delega. Nei territori che sono sotto l’imperatore, Go-Daigo fa una
riforma fiscale emanando degli editti che impongono delle nuove tasse su settori produttivi
dell’economia della capitale: impongono una tassazione alle distillerie di nihonshu, tramite imposte
indirette (non sul prodotto direttamente, ma sull’attività).
Nuovi conflitti corte-shogunato
Go-Daigo si trova al momento giusto, avendo il favore dei delusi dagli Hojo. Però viene fatta una
procedura di accerchiamento su Go-Daigo, che nel 1331 viene allontanato dalla capitale.
La rete di sostegno di cui Go-Daigo godeva in quel momento è motivata a far crollare lo shogunato
di Kamakura, e nel 1333 fa di tutto per favorire la liberazione di Go-Daigo che fugge dal suo esilio,
e viene liberato e riportato nelle isole principali dell’arcipelago. Viene reinstallato sul trono ad
Heian, e procede sul suo percorso di riforma; culmina con l’avvio della kenmu shinsei, per
ripristinare l’ordine imperiale, per delegittimare lo shogunato in maniera definitiva.
Go-Daigo cerca di sottrarsi dalle ingerenze dell’aristocrazia militare, volendo nominare egli stesso
lo shogun senza essere influenzato; parte dalla sua famiglia, nominando dei principi imperiali.
All’interno dell’amministrazione shogunale e della corte imperiale, si limita l’influenza degli Hojo,
e attua una politica dell’equilibrio tra le varie casate che cercando di trarre un vantaggio da Go-
Daigo e le sue riforme. Tra le casate più in vista che vengono favorite ci sono i Kitabatake,
Ashikaga, Nitta, Kusunoki ecc...
Sono gli Ashikaga che avranno più influenza e in quest’opera di restaurazione e riforme
prenderanno il controllo del Bakufu di Kamakura; appartenendo al clan Minamoto, si prendono il
diritto di occuparsi di quell’area.
1336: Nuove dinamiche di conflitto tra la corte e l’aristocrazia militare. Il leader della casata degli
Ashikaga, Takauji, inizia a non rispondere più agli ordini di rientro dell’imperatore, barricandosi e
radunando forze alleate. L’imperatore gli manda contro forze che verranno respinte nella sua marcia
contro la capitale, e le forze Ashikaga si confronteranno con gli alleati di Go-Daigo, come Nitta, e
acquisiranno rinforzi da ovest. Al culmine di questo percorso, Takauji prenderà il controllo della
capitale imperiale.
Heian da questo momento storico cambia nome (Kyoto). Takauji costringe Go-Daigo alla fuga, e si
rifugia a Nara, portandosi dietro una corte e persone a lui fedele, stabilendo un nuovo regno.
Inizio del periodo delle due corti (nanbokucho): corte del nord, che rimane fissa nella capitale
imperiale Kyoto con a capo gli Ashikaga, e la corte del sud, a Yoshino, Nara, con a capo Go Daigo.
Il nuovo shogunato: continuità e innovazioni
Facendo sempre leva sul fatto che nel regno ci sia caos, Takeuji crea un nuovo governo militare e si
fa nominare capo di esso stesso.
Struttura del potere del nuovo shogunato:
 Graduale venire meno del rapporto reciproco tra imperatore e shogun, con una graduale
autonomia
 L’imperatore è solo una pedina nelle mani del dittatore militare
 Con lo spostamento della sede dello shogunato a Kyoto, si lascia un ufficio di
rappresentanza a Kamakura, per mantenere un contatto
 Lo shogun mantiene il potere di nomina sui funzionari provinciali, solo che in questo caso le
province saranno sempre più delle realtà autonome, soprattutto quelle province che sono
legate ai kenmon (espressione che descrive le casate militari più importanti nel nuovo assetto
di potere, le casate della nobiltà militare che hanno ancora leva sugli affari di corte). Loro si
occuperanno degli equilibri interni nel Bakufu.
 Nel samurai dokoro si continuano a fare rispettare i codici morali che i leader della
struttura militare imponevano ai vassalli
 Emerge il Monchujo, che fa da tribunale controllando i vassalli, aprendo una sorta di ufficio
legale a cui il vassallo si potesse rivolgere nel caso di problemi o tensione con altri vassalli.
 Tra i kenmon ne emergono alcuni, come Shiba, Hatakeyama, Hosokawa e Yamana, ed
emerge il ruolo del kanrei (vice-shogun). Saranno questi clan che si contenderanno la
supremazia in questo assetto di potere.
 Contemporaneamente a venir meno del potere shogunale, in alcune zone del regno
emergeranno figure di capi militari che rivendicano il controllo di alcune porzioni di
territorio senza dover rispondere dei loro gesti allo shogun, ovvero i Daimyo (grandi nomi).
Domineranno negli affari delle province al di sopra di coloro mandati dallo shogunato.
PERIODO SENGOKU
Ashikaga Yoshimitsu (1368-1394)
 Kyoto torna ad essere popolata, tornando ad essere un polo urbano molto importante e
un centro culturale di prima importanza.
 Yoshimitsu sarà shogun per una trentina d’anni, e consolida il potere del Bakufu a
livelli inediti fino a quel momento, perché secondo alcuni storici giapponesi il suo piano
era di riportare gli Ashikaga ad un ruolo di protagonismo della successione al trono, e
metterne uno sul trono (essendo discendenti Minamoto). Per realizzare questo piano,
opera un upgrade nella sua casata, favorendo lo sviluppo delle arti nella cultura di corte.
 Yoshimitsu è un abile diplomatico, e riesce a risanare i rapporti fra Kyoto e Yoshino;
esaurito il carisma di Go Daigo, Yoshino è in difficolta.
 Nel frattempo Yoshimitsu rinsalda un’alleanza con la casata Hosokawa che dominerà
dalla posizione di Kanrei (vice-shogun). Il clan rafforzerà il suo controllo in Kyushu.
 Diplomazia grazie agli Hosokawa nel Kyushu (Imagawa).
 Yoshimitsu decide di ritirarsi come facevano gli imperatori, e si fa costruire una villa di
relax e intrattenimento culturale (padiglione d’oro a Kyoto). Mentre è in ritiro, riceve
dalla Cina Ming, che nel frattempo ha consolidato il suo potere, un riconoscimento come
re del Giappone. Ulteriore fonte di legittimazione per lui e il suo clan, e per l’elevazione
dello status generale degli Ashikaga, sempre più vicini ad un livello di potere e
raffinatezza culturale della casata imperiale.
 Grazie all’influenza negli affari di Kyoto, gli Ashikaga sono promotori delle arti, come il
teatro No.
 Gli Ashikaga si occupano di ripristinare parti della capitale, costruendo nuove ville,
residenze e templi sui confini. L’architettura di epoca Muromachi è molto distintiva, per
l’utilizzo di materiali più leggeri e strutture adattate con lo spostamento dei pannelli, in
una sorta di invito al minimalismo, che in termini religiosi favorisce la concentrazione
spirituale; d’altro canto, spazi come i giardini zen fanno parte di una finitezza delle
risorse che possono essere sfruttate per abbellire una città.
Fragilità interne al bakufu
Problemi di successione: i vari shogun non riescono ad avere successori, in particolare l’ottavo,
Yoshimasa, che si ritira senza eredi al trono (1460-1470). Allora si avrà una lotta di successione,
con una rivalità fra i due clan dominanti allora, Hosokawa e Yamana. Sfociando nel conflitto
diretto.
Si vedono coinvolti diversi poteri. Nelle province si favorisce il potere locale informale, in
particolare i daimyo, riempiendo il vuoto di potere delle questioni di corte.
La guerra Onin (1467-1477)
Disputa tra Hosokawa e Yamana, lunga 10 anni. Guerra totale che contribuirà alla disgregazione
dell’autorità shogunale, che rimarrà in piedi solo a livello figurativo. Le casate militari non saranno
le uniche nel conflitto, che riguarda tutto il regno e tutte le province. Chiunque sarà coinvolto nel
conflitto, per dispute sul controllo dei territori. La guerra non è più un fenomeno elitario, ma un
fenomeno di massa.
Kyoto nelle cronache del XVI sec.
Kyoto torna ad essere una città in stato di abbandono. Lo stesso palazzo imperiale è ridotto ad una
sorta di fattoria in mezzo ai campi d’orzo, e si moltiplica il fenomeno della povertà dei guerrieri.
Le conseguenze della guerra
Rivolte contadine e popolari (ikki)
 1428: Shocho no do ikki, rivolta contro il debito (trasportatori)
 1485: Yamashiro kuni ikki, rivolta dei contadini e samurai di basso rango contro il governo
Hatakeyama
 1488: Kaga ikko no ikki, sostenuta dalla setta Terra Pura. Anche i movimenti buddisti
partecipano alle rivolte.
 1530: setta Nichiren prende il controllo di varie aree della capitale, amministrando Kyoto.
Gekokujo: rivolta dei sottomessi ai loro signori, ribaltamento degli equilibri.
Sgretolamento del potere Ashikaga; forma di autogoverno che sarà sempre in mano alla classe
militare daimyo. Si diffonde il fenomeno kokka (concetto di stato) e si riferiva alle unità territoriali
gestite come delle imprese familiari.
Il nuovo assetto territoriale del regno
 Contesa per l’estensione del controllo militare (alleanze matrimoniali, scontri armati)
 I confini delle province shogunali vengono modificati: non esistono più le province, ma i
domini. Prendono il sopravvento sulle infrastrutture shogunali.
 Fine dell’era dei proprietari terrieri assenti: questi territori vengono integrati nelle aree
amministrate dai signori della guerra. I confini delle province stesse vengono designati
secondo le casate più importanti: Nel nordest (Tohoku) Date, Takeda, Uesugi.
Est (Kanto): rimane un potere Hojo, Imagawa.
Centro (Chubu): Oda, Matsudaira, Asakura
Ovest (Kansai e Kyushu): Chosokabe, Mori, Otomo, Shimazu
 Sviluppo di insediamenti urbani intorno ai castelli dei signori locali; hanno come principale
scopo quello di rifornire di beni di prima necessità per i signori, le loro famiglie e i loro
vassalli, che si ritrovano sempre più a vivere in una situazione molto concentrata, infatti
difficilmente i vassalli abiteranno lontano dai loro signori: questo era per avere più
controllo. Questo fenomeno urbano ha un impatto importante sull’ambiente:
 Sfruttamento risorse locali (boschive, agricole, minerarie)
 Incentivi a produzioni per il mercato
 Autorità giudiziaria e arbitrale (risoluzione contese)
 Controllo sulla popolazione
 Separazione classe guerriera da base di potere rurale
 Creazione di nuovi mercati controllati e tassati dai signori locali
 Presidio snodi commerciali (porti, strade, vie di comunicazione) e conseguente imposizione
di dazi (tasse) di ingresso, su merci e persone.
La gestione del territorio
Il sistema principale di riscossione dei tributi è basato sul sistema Kandaka, fisco sulla base
dell’estensione della terra arabile. Viene incentivata la produzione intensiva, e vengono introdotte
nuove varietà di riso più produttive e più resistenti alle oscillazioni del clima, e la coltura del
cotone.
Le trasformazioni politiche tra XV e XVI sec. (RIASSUNTO)
 Periodo di conflitto esteso a tutto il regno, detto Sengoku.
 I protagonisti di questo conflitto sono i signori della guerra (daimyo); il loro potere sarà
riflesso nella creazione di nuove città e insediamenti urbani, e in particolare i castelli.
 Il protagonismo dei daimyo e il loro essere costantemente in conflitto metterà a margine il
potere dello shogunato, in quel momento degli Ashikaga, il cui potere sarà sempre più
limitato nella capitale, ovvero Kyoto.
 Contemporaneamente il sovrano mantiene un’autorità simbolica, rimanendo come figura
quasi manichino.
L’incontro con gli europei
Scoperte di Cristoforo Colombo e varie spedizioni mercantili: portano un’espansione dell’Europa
oltre i suoi confini. I portoghesi già nel 1400 cominciano a navigare attorno all’Africa, e via via
vengono avviate sempre più spedizioni. Alla fine del 1400 circumnavigano capo di buona speranza;
in particolar modo Vasco da Gama apre la rotta verso l’India. I portoghesi iniziano quindi a
monopolizzare le rotte commerciali che portavano le spezie dall’India attraverso l’Africa verso
l’Europa, non solo in maniera pacifica. Nel 1510 i portoghesi fondano il porto di Goa sulla costa
occidentale dell’India: da qui aprono nuove rotte, che dall’India portano al sud est asiatico, in
particolare verso l’Indonesia, dove passerà anche Magellano nella sua circumnavigazione. Prendono
il controllo di Melaka. Nel 1557 ottengono la concessione dalla dinastia Ming del porto di Makao,
porto a sud della Cina che diventa colonia portoghese. In questo contesto si sviluppano i primi
contatti tra uomini europei e il Giappone. I portoghesi nel loro controllare le rotte oceaniche anche
in Asia sono alla ricerca di nuovi snodi.
 I portoghesi entrano a pieno titolo nelle rotte commerciali gestite informalmente dalla
pirateria, e diventano dei concorrenti con i trafficanti e i commercianti asiatici, prendendo
sotto di sé il controllo di vari traffici e merci.
 Nel 1580 Nagasaki, porto del Kyushu, diventa una colonia della compagnia di Gesù,
amministrata dai gesuiti (ordine ecclesiastico della chiesa cattolica, favorente
all’evangelizzazione dell’Asia).
 Nagasaki diventa un porto di ingresso in Giappone per tutto quel che proviene dall’Europa,
tra cui anche l’importazione delle armi da fuoco e il messaggio evangelico, ma anche
un’innovazione culinaria (tempura).
Capitolo III del libro
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Tentativi di ripristino autorità centrale (XVI sec.)


I tre grandi unificatori: Oda Nobunaga, Toyotomi Hideyoshi, Tokugawa Ieyasu. Sono dei
daimyo, signori della guerra che consolidano il proprio potere nelle province a livello locale.
Ieyasu e Nobunaga provengono da casate che hanno un potere territoriale esteso sul Giappone
centrale.
Oda Nobunaga proviene da una provincia chiamata Owari, che oggi corrisponde a Nagoya, come
anche Tokugawa. Tokugawa si chiamava prima Matsudaira. Hanno una competizione con gli Oda,
per poi siglare delle alleanze; Ieyasu sarà dato come ostaggio ad una famiglia rurale per quasi tutta
la sua infanzia.
Questi tre riusciranno a ricreare un’apparenza di unità centrale che era andata perduta, con la
superiorità bellica e la capacità di tessere alleanze.
L’ascesa di Oda Nobunaga
 Discende da una famiglia dell’aristocrazia militare, considerati kokujin, ovvero signori delle
province. Avevano la base del loro potere nella provincia di Owari (Nagoya di oggi). Il
potere degli Oda sta in mezzo a vari poteri di altre casate, che si contendono il potere sul
Giappone centrale (Asai, Takeda, Hojo, e gli stessi Matsudaira che diventeranno
Tokugawa).
 Oda aveva delle politiche economie liberali. Abolirà le gilde, e creerà dei mercati liberi,
ovvero senza pagare dazi per entrare o mettere in commercio merci.
 Oda Nobunaga è legato soprattutto ai suoi successi militari, in particolare per essere il primo
signore giapponese ad usare armi da fuoco.
 Si ingrazierà l’aristocrazia di corte, conquistando territori e dandoli agli aristocratici.
 Dovendo avere a che fare con tanti altri clan, gli Oda investiranno gran parte delle risorse
economiche per dotarsi di un sistema di protezione, e investiranno molto per difendersi da
quei clan, con cui avranno scontri, in particolare con Imagawa, Takeda e i Matsudaira.
 La supremazia militare degli Oda avviene grazie all’adozione delle tecnologie portate dagli
europei in Giappone, e quindi l’utilizzo negli scontri militari con gli altri daimyo di armi da
fuoco.
 Nel 1549, una volta capito il potenziale, Nobunaga piazza un ordine di 500 archibugi (fucili
dell’epoca) da artigiani locali. Diventeranno fondamentali nella politica di Oda Nobunaga,
che idealmente voleva regnare con la forza (tenka fubu).
1560: rafforza il controllo sul Giappone centrale, risultando vincitore sugli altri daimyo vicini.
1568: grazie alla sua abilità mediatica e diplomatica, si ingrazia Kyoto, e quindi viene chiamato a
risolvere una disputa di successione degli Ashikaga, dove c’erano delle dispute interne,
ripristinando il governo shogunale di Ashikaga Yoshiaki che era stato deposto, ingraziandosi quindi
la corte e garantendosi l’alleanza con lo shogun e il controllo di quella figura.
1571: Nobunaga odiava i templi buddisti, bombardandoli uno dopo l’altro, e in particolar modo fa
radere al suolo il tempio di Enryakuji. I templi sono delle importanti unità strategiche, non solo
luoghi di culto e preghiera.
1573: una volta eliminati anche questi avversari, Nobunaga, cinque anni dopo averlo ripristinato al
trono, depone Yoshiaki Ashikaga, e così termina lo shogunato. Nel trentennio fatto partire da
Nobunaga, non ci saranno shogun. Yoshiaki fugge verso sud e organizza un fronte anti-Oda.
1574: viene nominato ministro della destra (Udajin), capo della guardia imperiale ecc…
1578: conflitti con i Mori (Kyushu)
1581: finisce il conflitto con la setta Ishiyama-Honganji, vincendo
1582: Nobunaga viene ucciso in una congiura organizzata dal generale Akechi Mitsuhide

L’ascesa di Hideyoshi
1560-1580: scala la gerarchia, partendo da soldato semplice, nell’esercito di Oda.
Nel 1582 Hideyoshi viene avvertito della morte di Nobunaga e torna per eliminare Akechi, e
impadronendosi di Kyoto.
1582-1590: comincia a porsi come prosecutore delle opere di Nobunaga; riesce sia da un punto di
vista militare che diplomatico a sottomettere gran parte delle signorie, e gradualmente ottiene anche
la sottomissione dei signori della guerra del Kyushu. Stabilisce delle alleanze e riesce eliminare le
resistenze degli Shibata, Tokugawa e Shimazu. Tra le altre cose, abolisce la colonia gesuita di
Nagasaki, riportandola al controllo del potere imperiale, e vieta le attività di evangelizzazione
(c’erano stati 200mila convertiti tra il 1540 e 1580). Estende la sua autorità militare in tutto
l’arcipelago, annettendo anche le zone periferiche. Inizia a classificare i signori della guerra sulla
base del rapporto di alleanza che ha con essi: fudai (i più vicini e fidati, coinvolti attivamente
nell’organizzazione del potere) e i tozama (signori più esterni da tenere sotto controllo, ma pur
sempre alleati).
Hideyoshi l’amministratore
Si dimostra un lungimirante ed efficace amministratore; ripristina e riabilita lo status della casata
imperiale, e fa ricostruire le zone di Kyoto in cambio delle concessioni che gli vengono fatte dalla
casata imperiale. Nel 1585 Hideyoshi ottiene la nomina a reggente imperiale (Kampaku), facendosi
adottare dal funzionario di corte Konoe Sakihisa, che era un Fujiwara. Indice un ordine di
pacificazione dei signori della guerra, facendosi garante di tutte le contese, e imponendo alle singole
famiglie di daimyo di riportare i propri affari al kampaku. Questo ordine passa alla storia come
sobu jirei. Dopo il 1585 si ricostituisce finalmente un’autorità centrale.
Dalla sua posizione di vertice assoluto, punta al consolidamento amministrativo: prelievi fiscali sui
daimyo, e ordina la requisizione di tutte le armi dalla popolazione produttiva, e dal 1588 divide la
classe militare da tutti gli altri, decidendo chi può portare un’arma e chi no (nel periodo precedente,
chiunque, pure i contadini, potevano combattere con armi): a chi possedeva le armi senza essere di
appartenenza militare venivano sequestrate. Nel 1592 porta avanti dei sondaggi catastali (taiko
kenchi), e tramite il sistema kokudaka il raccolto atteso dipenderà dalla dimensione del campo: qui
abbiamo un’altra riforma, la revisione del sistema fiscale: raccolto atteso per dimensione del campo,
per cercare di porre un limite all’evasione fiscale. Creerà un sistema di valuta unitario per
l’arcipelago; tre ordini di moneta, che avranno valore in tutto il regno: monete in oro, monete
d’argento e monete in rame. Istituisce un sistema di riconoscimento e sanzioni per gli invii di merci
verso l’esterno per combattere la pirateria.
Hideyoshi il conquistatore
Dopo aver smilitarizzato la popolazione, nel 1590 conquista la regione del Kanto (est) e reprime le
rivolte dei daimyo Hojo Odawara e nel nordest Date Masamune. Il figlio adottivo diventa reggente,
ma le decisioni le prende comunque lui. Nel 1591 si prepara per invadere il continente: la sua idea e
ambizione era quella di espandersi fino in India. Hideyoshi e alcuni daimyo che sostenevano le sue
idee, organizzano questa spedizione militare; punto fondamentale rimane il controllo delle rotte
commerciali da e per la Cina: un’eventuale disputa con i regni coreani era vista come un intralcio
alle rotte commerciali. In quel periodo la Cina era sotto la dinastia Ming. Ragioni di Hideyoshi per
invadere il continente: tensioni con il regno coreano e la crisi politica dei Ming. Questa invasione
vede 200mila uomini e 9mila navi, sia samurai che esponenti della classe militare e sia persone
reclutate in tutte le province per partecipare a questa spedizione militare, che partono per
sottomettere per prima cosa la penisola coreana e arrivare in Cina, per sottomettere quanto meno le
regioni settentrionali.
La guerra Imjin
La primavera del 1592 comincia la guerra Imjin o la prima guerra dell’Asia orientale, e ha
caratterizzato profondamente questa fase storica dell’Asia orientale. Le forze giapponesi sbarcano a
Busan, che rimarrà sottomessa per sette anni, e man mano si spostano più a nord. La resistenza della
popolazione coreana inizia qualche settimana dopo l’attacco giapponese, con una resistenza
popolare combinata al fatto che la marina militare coreana dispiegherà tutto il suo potenziale nel
tagliare le rotte di rifornimento provenienti dal Giapponese, sfruttando le navi corazzate. Questa
guerra nella prima fase rende celebre l’ammiraglio Yi Sunsin, a capo della marina. Mancando i
rifonimenti, le truppe di Hideyoshi si ritirano gradualmente dalle frontiere settentrionali, poiché a
nord le forze Ming decidono di intervenire inviando a 50mila uomini a rinforzo. Nella primavera
del 1593 le parti coinvolte nel conflitto trovano l’accordo per un armistizio, una sorta di cessate il
fuoco, e Hideyoshi stila una serie di richieste verso Cina e Corea: tra i punti c’è la cessione di
alcune province meridionali coreane al controllo giapponese, e desidera l’unione della dinastia
Ming al regno giapponese, chiedendo una principessa cinese in sposa da far sposare a un signore
giapponese. Queste richieste non arriveranno mai né in Corea né in Cina, ma comunque la dinastia
Ming concederà a Hideyoshi il titolo di re del Giappone.
Guerra Imjin – seconda invasione (1597-1598)
Negli anni successivi Hideyoshi si chiede come mai le sue richieste non fossero state esaudite, e nel
1597 manda altri 100mila uomini in Corea. Le truppe coreane rispondono e limitano
immediatamente i giapponesi, ricevendo altri rinforzi dalla dinastia Ming, organizzando un’opera di
resistenza ancora più efficace. In questo momento il Giappone controlla ancora alcune zone della
Corea, tra cui Busan. Le prime battaglie navali del 1597 le vincono i giapponesi, perché Yi Sunsin
era in prigione per qualche motivo; dopo queste prime sconfitte però viene scarcerato e rimesso al
comando della marina coreana, e da lì ricomincia il trionfo navale da parte della Corea. Alla fine del
1597 nella battaglia navale di Myeongnyang 12 navi coreane distruggono 133 navi giapponesi. Nel
1598 Hideyoshi muore in Giappone; lui non aveva mai messo piede in Corea. Nel novembre 1598
ci sarà la battaglia navale di Noryang, dove muore Yi Sunsin, e sarà la conclusione del conflitto,
iniziando le operazioni di ritirata.
La guerra e i suoi effetti
 Ambizione personale di Hideyoshi e controllo dei daimyo occidentali
 Ricorso massiccio alla marina militare (Yi Sunsin)
 Diffusione di armi giapponesi sul continente
 Effetti devastanti a livello sociale e sull’ambiente: mobilitazione della popolazione civile in
Corea Joseon e deportazione di centinaia di migliaia di persone (lavoratori specializzati,
artigiani) in Giappone al termine del conflitto, e distruzione dei campi coltivabili.
La successione a Hideyoshi
1592: lascia la carica al figlio adottivo Hidetsugu e assume il ruolo di Taiko (reggente emerito)
1593: nasce il suo primo figlio maschio e vero erede
1595: Hidetsugu viene costretto al suicidio di conseguenza; viene formato il consiglio dei cinque
anziani (gotairo)
1598: muore Hideyoshi, e il gotairo ordina il ritiro dalla Corea.
Il Gotairo
Sono i capi delle famiglie Tokugawa, Mori, Maeda, Ukita e Uesugi. L’estensione territoriale era in
koku: fino a quel momento chi aveva più possedimenti erano i Tokugawa (2000 koku), seguiti dai
Maeda (1200), poi Mori (1120), Uesugi (830) e Ukita (572)
1600: la battaglia di Sekigahara
Si scatena una serie di conflitti interni che portano ad una fase di scontro militare che vede il suo
culmine nel 1600, dopo la sconfitta del 1598 di Hideyoshi, con la battaglia di Sekigahara, area a
cavallo tra Giappone orientale e Giappone occidentale.
Schieramenti e alleanze fluide dopo la morte di Hideyoshi (1598)
I due schieramenti sono definiti da due figure potenti: Tokugawa Ieyasu e Ishida Mitsunari,
sostenuto dal capo della casata dei Mori. Corrispondono rispettivamente all’armata dell’est e
all’armata dell’ovest.
Attorno a queste figure si realizzano delle alleanze molto fluide che vedono l’emergere del ruolo di
Kobayakawa Hideaki, che inizialmente dichiara il proprio supporto all’armata dell’ovest, ma poi
verrà persuaso ad intervenire a sostegno dell’armata dell’est.
Alla fine del conflitto Ieyasu emergerà come vincitore.
Ieyasu nominato shogun
1603: come risultato del trionfo, l’imperatore nomina Tokigawa Ieyasu shogun
Ieyasu non aveva, come anche i precedenti, un lignaggio aristocratico tale, ma riesce a ricostruire
una genealogia del suo clan e della sua stirpe e a legarla con quella del clan Minamoto, nel ramo di
Yoritomo. Creando questa genealogia artefatta riesce ad ottenere questo tipo di nomina
dall’imperatore.
Decide di ripristinare un governo militare autonomo dalla corte, e risposta il centro politico verso il
Giappone orientale.
L’articolazione del potere con lui è diversa rispetto a quella di Hideyoshi. Dura pochi anni.
1605: lascia la carica di shogun al figlio Hidetada, ritirandosi nel suo castello.
La nuova geografia del regno
Sulla base di una classificazione dei signori della guerra, processo già iniziato da Hideyoshi, viene
continuata da Tokugawa. Concentrerà i propri territori nel Giappone centro orientale, consolidando
la propria autorità in questa località chiamata Edo, e attorno assegnerà dei territori a clan di signori
della guerra più fedeli.
Bakuhan: sistema governativo di tipo feudale e gerarchico durante lo shogunato Tokugawa.
Sistema complesso in cui ci sono molti feudi che seguono le direttive che arrivano dal centro,
suscettibili di cambiamenti di politiche emanate. Questa forma di governo perfeziona tutti i tentativi
di creare un sistema centralizzato a partire da Nobunaga.
Bakuhan: bakufu + han = domini dei Daimyo (più di 10mila koku)
La pax Tokugawa: il tenka bushin (1603-1660)
Ordine di costruzione di opere infrastrutturali e fornitura di materie prime (legname, roccia).
Riparazione di castelli, costruzione argini o canalizzazioni dei fiumi e riparazione di edifici sacri e
lavori di espansione per il fossato e il castello di Edo.
Decine di casate saranno impegnate in questo tipo di opere, e saranno coinvolte direttamente
nell’edificazione del centro del potere dei Tokugawa stessi.
La pax Tokugawa: il controllo sociale
1615: i Tokugawa creano un sistema di controllo sociale, promulgando una serie di editti e di leggi
atte ad esprimere un controllo diretto e dare delle linee guida per la classe militare e aristocratica.
Questo porterà ad un’ulteriore cristallizzazione del sistema delle caste, all’interno della quale viene
integrata una visione del mondo neo-confuciana, possibilmente influenzato dalla Corea post-Imjin.
Tutte queste regole sono contenute nel buke & kuge shohatto. Modello di controllo shi no ko sho:
vede al vertice gli shi, ovvero i guerrieri, che sono anche funzionari, amministratori e intellettuali. A
seguire, c’è la casta degli agricoltori (no), che sono i principali responsabili della sopravvivenza
della casta dominante; poi abbiamo i ko, la casta degli artigiani. Alla base ci sono i commercianti
(sho).
Per favorire il controllo sociale i Tokugawa creeranno l’identificazione dell’appartenenza sociale
dei singoli, i mibun: ciascun suddito avrà una sorta di carta d’identità archiviata nei registri spesso
all’interno dei tempi buddisti.
La pax Tokugawa: norme per i bushi
Alcuni esempi tratti dal buke shohatto, puoi vedere nelle slides. I samurai diventano sempre più dei
funzionari civili, poiché non è richiesto continuamente un impegno nel campo di battaglia, ma un
impegno nel governo.
La pax Tokugawa: norme per la popolazione produttiva
Alcuni esempi tratti dal buke shohatto, puoi vedere nelle slides.
La pax Tokugawa: il sankin kotai
Nel 1635, per ordine del terzo shogun Tokugawa Iemitsu, si ufficializza questa prassi di obbligare i
Daimyo a lasciare nella sede centrale del governo shogunale dei loro parenti come ostaggi. Questo
obbligo di residenza nella sede shogunale veniva fatto passare come una sorta di servizio militare;
alcuni rami dei Tokugawa venivano esentati, ma tutti dovevano sottostare a questo ordine di
risiedere un anno nella sede del governo shogunale. Nell’anno in cui veniva concesso di rientrare, si
imponeva di lasciare comunque qualcuno a Edo, come forma di garanzia e ricatto.
Grossi problemi nelle finanze dello stato shogunale.
La missione Hasekura al Quirinale
Una delle missioni più importanti come evento diplomatico nella sede del capo dello stato,
finanziata da Masamune (un daimyo). Spedizione durata 8 anni, porta i suoi alleati in Europa.
Il secolo cristiano e la sua fine
Cristianesimo sempre più preso di mira:
1582: missione tensho: spedizione in Europa di daimyo convertiti organizzata da Alessandro
Valignano, incontra papa Sisto V
1587: primi editti anticristiani: domenicani e agostiniani predicano tra la popolazione.
1596:
1597
1637: scoppia una rivolta a Shimabara guidata da samurai senza signore convertiti al cristianesimo.
Da questo momento diventeranno sempre più restrittive le prese di posizione contro il cristianesimo
e nel rapporto con i giapponesi con mercanti provenienti dall’Europa.
1639: dinamiche di competizione commerciali europee; lo shogunato impone un divieto di accesso
ai porti giapponesi per i mercanti portoghesi e spagnoli, cacciando anche i missionari. Questo non
mette fine all’evangelizzazione: l’attività diventerà clandestina, cercando di aggirare i divieti
imposti. Vengono esclusi i mercanti olandesi da queste restrizioni: impresa privata della compagnia
delle indie orientali; guida il controllo e la colonizzazione dell’India come colonia britannica. Gli
olandesi sostengono lo shogunato con operazioni navali che prendono di mira le postazioni costiere
dei rivoltosi.
Restrizioni anche sulle emigrazioni all’estero (kaikin): lo shogunato adotta delle restrizioni sulla
possibilità dei sudditi giapponesi di andare all’estero con un sistema controllato direttamente dai
Tokugawa, che miglioreranno un sistema già esistente; le navi che lasciano il Giappone devono
prima essere autorizzati dalle autorità shogunali. L’espressione Sakoku usata nel libro di testo non
va bene: significa paese chiuso, ma il Giappone non è mai stato sigillato e impermeabile senza
comunicare con il resto del mondo: in realtà rimangono dei punti di comunicazione e incontro ben
definiti e posti sotto il controllo dello shogunato, pur rimanendo i traffici limitati a causa delle
restrizioni. Il kaikin era diffuso anche in Cina ed in Corea.
Periodo Edo: tiratura delle somme
*vedi grafico nelle slides*
Edo centro culturale e politico del Giappone, date le opportunità offerte dalla concentrazione di
signori della guerra.
Serie di carestie ed eventi calamitosi, come incendi e terremoti.
Difficoltà del governo shogunale nell’amministrare un territorio così complesso e fragile; un
sistema economico e politico come quello di Tokugawa si basava sulla produzione agricola e la
disponibilità delle limitate risorse minerarie giapponesi, e conseguente nascita di un’economia
monetaria, anche a causa dei contatti sempre più frequenti con la cultura europea e l’estrazione di
metalli preziosi.
Il centro dell’attività produttiva anche in periodo premoderno è comunque il riso: con esso venivano
pagati gli stipendi dei samurai; il rapporto tra riso e valuta sarà al centro di una serie di riforme: i
samurai dovranno convertire il loro stipendio di riso in valuta.
La concentrazione del potere finanziario sarà ribaltato rispetto all’immagine ideologica della società
neoconfuciana che Tokugawa cerca di creare.
Valuta nazionale divisa in tre ordini: moneta d’oro, in argento e in rame. Le monete si utilizzano
soprattutto per l’acquisto di beni di importazione per i quali esiste una richiesta nella fascia più alta.
Passione per tutto quello che fosse di origine cinese, anche manufatti. Chi aveva disponibilità
finanziare si voleva accaparrare beni di lusso che rappresentavano lo status.
Funzionamento della zecca: gli shogun affidano le monete agli artigiani che ricevevano un
permesso dallo shogunato, e affidato il compito della battitura delle stesse; ci sono ancora luoghi
oggi come il quartiere di Ginza, che si portano dietro questa memoria: vi erano battitori di moneta
d’argento; succede a Edo come in tutti gli altri domini.
Data l’entrata della moneta straniera, come ordini valutari cinese ma anche il dollaro messicano,
c’era la tendenza di trattenere i metalli preziosi, poiché le entrate dello shogunato erano inferiori
alle uscite. Nelle prime fasi della strutturazione dell’economia valutaria, il concetto di valore di
facciata della moneta non viene integrato nel battimento della moneta: il contenuto di metallo
prezioso è pari al valore della moneta stessa.
Tra il 1600 e il 1700 il problema sono i mercanti europei, le cui operazioni vengono comunque
limitate; le capacità di controllo sulle uscite e le entrate viene estesa anche sugli esseri umani.
A livello politico, riassumendo: al vertice c’è lo shogun, proveniente da tre rami principali della
casata Tokugawa, ovvero coloro che avranno la priorità nella successione. Sotto lo shogun ci sono
due consigli di alleati, anziani e giovani esponenti delle casate alleate; servono a sostenere il potere
dello shogun, da dove provengono i personaggi chiave delle riforme successive. Il consiglio degli
anziani aveva un potere più esteso, controllando l’amministrazione civile e militare del regno; il
consiglio dei giovani poteva esprimere il proprio controllo negli affari interni, sui domini dei
daimyo. L’amministrazione dello shogunato prevedeva un sistema di elezione basato sul rango di
appartenenza dei suoi amministratori interna alla macro categoria dei samurai: se si era tra i daimyo,
si poteva sedere in uno dei due consigli; a scendere si poteva essere eletti minakamoto se la propria
casata fosse considerata vassalla ai Tokugawa. Il grado più basso di vassallaggio poteva comunque
essere occupato in ruoli di importanza secondaria.

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