Nesu bity
«Quello che regna
sul giunco e sull’ape»
L’Homo sapiens sapiens, che ancor oggi co-
stituisce l’ultimo stadio dell’evoluzione
biologica umana, si afferma sulla Terra
all’incirca 40 000 anni fa. Fra tutti gli esseri
viventi egli è l’unico a possedere un’intelli-
genza razionale e intuitiva, grazie alla qua-
le impara a sopperire ai limiti impostigli dal Venere di Laussel, Figure umane, di acquisire regole organizzative che garan-
ca 24 000 a.C. ca 18 000 a.C. Palermo,
proprio corpo, senza dubbio meno robusto Bordeaux, Musée Grotta dell’Addàura
tiscano al meglio i processi di comunicazio-
e adattivo rispetto a quello di tutti gli altri d’Aquitaine. sul Monte Pellegrino. ne e la capacità di convivere in modo ordi-
primati. Da allora inizia quel lento ma me- nato, limitando al massimo i conflitti.
Collana, ca 2600 a.C.
raviglioso cammino di sviluppo e di presa Londra, British Museum. Proprio alla messa a punto di questo siste-
di coscienza che porterà l’uomo alle prime ma di regole si accompagna lo sviluppo di un
forme di aggregazione e di organizzazione bestiame, deriva anche una diff usa tenden- linguaggio sempre più articolato e comples-
sociali, al fine di difendere e affermare sé za allo stabilizzarsi delle popolazioni, che so, che favorisce anche la formazione di un
e il proprio gruppo di appartenenza. E sa- da nomadi diventano così stanziali, dando pensiero astratto, capace cioè di riflessioni
ranno proprio queste necessità primarie di di conseguenza origine ai primi villaggi. libere, non necessariamente legate alla riso-
sussistenza e di autoconservazione che lo L’uomo preistorico, del resto, è fin dall’i- luzione dei problemi della vita quotidiana.
guideranno progressivamente alla scoper- nizio un essere fortemente sociale, che D’altro canto l’incapacità di spiegarsi l’esi-
ta e al controllo di diversi fenomeni naturali proprio nella riunione in famiglie, tribù e stenza di fenomeni naturali come i fulmini,
(come il fuoco), così come all’utilizzo e alla villaggi trova la forza per superare le avver- i terremoti, o la stessa morte, che per l’uomo
manipolazione dei primi materiali che tro- sità, maturando nel contempo la necessità preistorico risultano ancora assolutamente
vava intorno a sé (soprattutto il legno e la
pietra), al fine di realizzare armi e utensili.
La messa a punto, nel corso dei secoli, di
abilità e tecniche di lavorazione sempre più
efficaci e perfezionate consentirà all’uomo
di consolidare la propria supremazia sulla
natura, accrescendo ulteriormente le pro-
prie possibilità di sopravvivenza.
Uno dei momenti fondamentali di que-
sto sviluppo è senza dubbio segnato dall’ap-
prendimento dei processi di coltivazione
della terra, progressivamente diffusi e raffi-
nati anche grazie alle invenzioni della ruota
e dell’aratro. Dallo sviluppo dell’agricoltu-
ra e, quasi in parallelo, dell’allevamento del
3
misteriosi e paurosi, conduce alla forma- Ebih-II, ca 2400 a.C. Scena di sacrificio, del morto», cioè la pienezza dell’essere, era
Parigi, Museo del Louvre. ca 1780 a.C. Parigi, quanto di più vicino c’è al nostro concetto
zione di un pensiero mitico. Questo, basato Museo del Louvre.
soprattutto su credenze magiche e riti pro- Coppa d’oro, di «anima». Esso è infatti un’entità che può
piziatòri (volti cioè a determinare eventi fa- ca 2100-2000 a.C. Vasi canopi, trasformarsi in ciò che vuole o stare con
Londra, British Museum. 1069-945 a.C. Londra,
vorevoli), tende sia a spiegare la natura (ten- British Museum. il corpo mummificato, a suo piacimento.
tando di sottrarla al mistero e alla casualità), Lo sviluppo, nel corso dei secoli, di una
sia a prevenirne o a neutralizzarne gli effetti periori (gli dèi, appunto) alle quali rivolger- continua e diffusa attività edilizia porterà al-
negativi, immaginando di poterne modifica- si, con preghiere e offerte, per ottenere sa- la creazione in area vicino-orientale di inse-
re le regole a proprio vantaggio. lute, conforto e prosperità. Il Sole (Ra per diamenti urbani sempre più vasti e articolati,
A partire dal quarto millennio avanti Cri- gli Egizi, Utu per i Sumeri, Shamàsh per i Ba- che si arricchiranno ulteriormente di mura-
sto, con lo sviluppo e l’affermazione delle bilonesi) e la Luna (Nànna presso i Sumeri) glie, torri, costruzioni funerarie (ziggurat,
prime grandi civiltà storiche nell’area del sono solo alcune di quelle prime divinità, mastabe e piramidi), templi, palazzi e giardi-
Vicino Oriente compresa tra la valle del Ni- che possono assumere sembianze umane, ni tra i più grandiosi mai costruiti dall’uo-
lo e il fiume Tigri (la cosiddetta mezzalu- animali o fantastiche e mostruose, a secon- mo. Tale espansione andrà naturalmente di
na fertile), le ritualità di carattere magico e da dei poteri che vengono loro attribuiti. pari passo con l’elaborazione di forme di co-
propiziatorio cedono rapidamente il passo In Egitto si comincia anche a ritenere municazione e di organizzazione territoria-
a quelle più specificamente religiose. Pres- che l’essere umano possa sopravvivere alla le, giuridica e sociale via via più complesse.
so quei popoli, infatti, si svilupperanno le morte perché dotato di tre «componenti vi- In Mesopotamia, ad esempio, al progres-
prime e più antiche forme di religione po- tali» una delle quali, il ka o «forza vitale», le- sivo rafforzarsi delle strutture politiche e mi-
liteista (che cioè ammette la compresenza gato all’esistenza fisica del corpo, risiedeva litari corrisponde la nascita di città-stato indi-
di più divinità), con la conseguente nasci- nella statua del defunto o nella sua mum- pendenti, comandate da un re (lùgal) avente
ta di una complessa mitologia. L’atteggia- mia. La dissoluzione del corpo comportava spesso anche funzione di capo religioso e di
mento spirituale muta quindi radicalmen- la fine del ka. Nella tomba il defunto si tra- giudice supremo. Nello stesso periodo Assiri
te e l’uomo storico, già enormemente più sformava quindi in akh, cioè in uno «spirito ed Egizi danno origine a veri e propri imperi
Tig
Homo sapiens sapiens (chopper) e per scheggiatura bifacciale
Eu
Oronte
ri
fra
(amigdala)
(amigdala
te
Mar Mari
Mediterraneo 35 000-30 000 a.C.
Susa Pitture della Grotta Chauvet
Delta Lagash
del Nilo Uruk
Eridu
ca 24 000 a.C.-22 000 a.C.
Menfi Sinai Ur Venere di Willendorf
Golfo
ca 10 000 anni fa
EGITTO Inizio dell’agricoltura
Persico
ARABIA
Ni
lo
ri
Assur
fra
Produzione di utensili
lo
Ecbatana
Tig
Mar FENICIA
te
ri
1■1
La fase della preistoria pre-
cedente a quella delle prime
grandi civiltà storiche e monu- LÕarte rupestre
mentali è detta età della pie-
tra, il primo materiale usato
dall’uomo per fabbricarsi armi
Un segno per modificare
e utensili. Si divide convenzio-
nalmente in tre periodi in rela-
la realtà
zione all’evolversi delle tecni-
che impiegate nella sua lavo- Le prime forme di rappresentazione che potrem-
razione: paleolìtico, mesolìtico
e neolìtico. mo in qualche modo definire «artistica» risalgono
al paleolitico superiore. Esse non sono state rea-
Paleolitico
(ca 1 800 000 anni fa-ca lizzate a fini estetici né decorativi. Il loro signifi-
10 000 anni fa) cato va piuttosto ricercato all’interno della magia
Dal greco palaiòs (vecchio) e e dei riti propiziatori, mediante i quali si credeva
lìthos (pietra), è l’età della pie-
tra antica ed è a sua volta divi- di poter intervenire direttamente sulla realtà, mo-
so in tre periodi: dificando a proprio vantaggio gli eventi e le leggi
❚ paleolitico della natura.
inferiore (ca
1 800 000 anni Fra le espressioni artistiche preistoriche partico-
fa-ca 120 000 anni
fa). L’uomo impara lentamen-
lare rilievo assumono soprattutto la scultura (per
te a lavorare la pietra scheg- lo più di piccole dimensioni), la pittura e i graffiti
giandola per percussione di-
retta con altre pietre più du-
rupestri (cioè eseguiti nelle caverne o su altre super-
re e ottenendo i chopper, uti- fici rocciose).
lizzati come armi e strumen-
ti da taglio.
❚ paleolitico medio (ca Scultura Le sculture di cui ci è rimasta traccia, ri-
120 000 anni fa-ca 35 000 an- salenti in genere al paleolitico superiore, possono
ni fa). L’uomo lavora la pietra
scheggiando frammenti sottili essere in pietra, osso, avorio o steat“te (un minerale
ottenuti per percussione. di consistenza gessosa facilmente lavorabile). Esse
❚ paleolitico supe- rappresentano preferibilmente figure femminili e
riore (ca 35 000 an-
ni fa-ca 10 000 anni sono state rinvenute soprattutto in Francia, Italia
fa). L’industria della centro-settentrionale, Germania, Bassa Austria e te la realtà, al fine di conseguire i risultati pratici
lavorazione della pie-
tra giunge a un elevato grado Russia, a testimonianza di come tale tipologia fosse che si era prefissato. Per questo gli studiosi hanno
di specializzazione, con una diff usa in modo omogeneo in gran parte dell’Eu- ipotizzato che esse potessero essere impiegate per
ricca produzione di utensili
da taglio e da incisione (amìg- ropa continentale. La caratteristica comune a tut- propiziare la fertilità della donna e, se seppellite nei
dale), realizzati con scheggia- campi, anche quella della terra, favorendo così sia
ture bifacciali, cioè su entram-
ti questi reperti sta nell’esagerata accentuazione
be le facce. di alcune parti del corpo della donna Figg. 1.1 e 1.2 la procreazione sia la disponibilità di cibo, due delle
Mesolitico
(glutei, ventre, seni) e nella quasi inesistenza di esigenze primarie di una società primitiva e forte-
(ca 8000 a.C.-ca 6000 a.C.) qualsiasi altro particolare caratterizzante quale il mente minacciata da un’altissima mortalità.
volto, le mani o i piedi. L’uomo primitivo ha dunque già intuito che il
Queste statuette, alte non più di 6-25 centimetri, suo operare gli consente di costruirsi una realtà
Dal greco mèsos (medio) e
lìthos, è l’età della pietra di
sono state chiamate «veneri preistoriche» Fig. 1.3 . nuova, artificiale, diversa da quella naturale e spes-
mezzo, periodo di passaggio Esse rappresentano la fertilità e il loro evidente si- so anche più funzionale alle sue immediate e parti-
durante il quale l’uomo affina
le proprie tecniche di lavora-
gnificato magico-propiziatorio ne chiarisce e ne colari esigenze di natura materiale: cacciare gli ani-
zione della pietra producendo, motiva la deformità. Scolpendole, infatti, l’uomo mali, difendersi dai nemici, avere una discendenza
tra l’altro, vari microlìti, picco-
le e sempre più efficaci pietre paleolitico non cerca in alcun modo di essere fede- numerosa, ottenere un buon raccolto, allontanare
da taglio. le al vero e, al contrario, deforma simbolicamen- le malattie e la morte.
1.1 L’arte rupestre ■ 1.2 Testimonianze di architettura Visita le sale
sull’arte
preistorica nel
Museo digitale
1.1
Venere preistorica,
ca 40 000-35 000 a.C. Avorio,
altezza 5,97 cm.
Dalla caverna di Hohle
Fels presso Schelklingen
(Germania). Blaubeuren,
Urgeschichtliches Museum.
1.2
Venere preistorica,
ca 24 000-22 000 a.C. Pietra
calcarea, altezza 11 cm.
Da Willendorf (Bassa Austria).
Vienna, Naturhistorisches
Museum. Statuetta ed
evidenziazione grafica delle
parti del corpo accentuate.
Costume
1.3
Venere preistorica,
ca 20 000-18 000 a.C. Pietra
serpentinosa, altezza 22 cm.
Da Savignano sul Panaro
(Modena). Roma, Museo
Nazionale preistorico-
etnografico Luigi Pigorini.
Due vedute.
■ Reperto Dal latino reperìre, Graffito e pittura rupestri È proprio per propiziarsi ciatori, di guerrieri, di stregoni e di figure femminili
reperire, ritrovare. Termine che
identifica un qualsiasi oggetto la caccia che il nostro progenitore preistorico esegue o di parti anatomiche stilizzate (soprattutto mani).
appartenuto a civiltà passate, anche le prime forme di rappresentazione figurativa, Le tecniche di esecuzione sono due: il graffito e la
venuto alla luce sia casualmen-
te, sia – soprattutto – nel corso all’interno o nelle immediate vicinanze delle caver- pittura. La prima consiste, come suggerisce il nome
di apposite campagne di scavo. ne da lui abitate, di cui ci rimangono molte sugge- stesso, nel graff ìre, cioè delineare i contorni delle fi-
■ Venere Nome latino della dea stive testimonianze ad Altamìra (Spagna), a Lascaux gure incidendo la parete rocciosa mediante sélci o al-
greca Afrodìte, divinità della bel- e Rouffignac in Dordogna e nelle gole dell’Ardèche tre pietre appuntite. La seconda, invece, è realizzata
lezza, dei giardini e dell’amore.
(nella Francia meridionale), ma anche sugli altipiani tracciando forme e figure mediante tinte a base di
■ Stilizzato Tutto ciò che viene del Tassìli-n-Àjjer (nel Sahara algerino), nel massic- terre o minerali precedentemente pestati e mesco-
rappresentato nei suoi elementi
essenziali, tralasciando i dettagli. cio del Tibesti (Ciad) e, in Italia, in Val Camònica lati insieme a sostanze vegetali o a grassi animali che
■ Selce Dal latino sìlex, pietra
(Lombardia), ai Balzi Rossi (Liguria), a Tivoli (La- ne garantiscano l’aderenza alla superficie rocciosa.
dura. Particolare tipo di roccia zio), a Paglicci e Romanelli (Puglia), sul Monte Pel- I colori, quasi sempre di tonalità calda (rossi, ocra,
sedimentaria silìcea (cioè ricca legrino (Sicilia) e a Lèvanzo (nelle isole Ègadi). bruni, oltre al nero del carbone di legna e dell’ossi-
di minerali contenenti silìcio), di
colore bruno o grigiastro che, Si tratta essenzialmente di rappresentazioni di do di manganese, un minerale ferroso di colore ne-
grazie alla sua durezza, veniva
impiegata dall’uomo preistorico
animali da cacciare (bisonti, tori, cavalli, cinghiali, rastro), vengono inizialmente stesi con le dita e in
per ricavarne armi e altri utensili. cervi, orsi, mammùt) e, più raramente, anche di cac- seguito con l’aiuto di rudimentali pennelli di legno
Neolitico
8
(ca 6000 a.C.-ca 4000 a.C.)
sezione I ■ Gli inizi
2
2■1
ed Egizi. Le civiltà
della mezzaluna fertile
2.1
Atto di fondazione delle città
di Uruk e di Ur da parte
I Sumeri del re Lugalkisalisi in forma
di statuetta, ca 2380 a.C.
Fondatori di mitiche cittˆ Calcare, altezza 24,5 cm.
Berlino, Pergamonmuseum
(Vorderasiatisches Museum).
I Sumeri, insediatisi nella Mesopotamia meridio-
nale fin dal 4000-3500 a.C., sono i fondatori delle ■ Mattoni Il termine deriva forse
dal latino maltha, con il significa-
prime grandi città della storia Fig. 2.1 . La memo- to di «malta», composto a base
ria leggendaria di Ur, Ùruk, Làgash, Erìdu, Umma, di acqua, sabbia, calce o altre
sostanze leganti. La fabbrica-
Nìppur ricorre già nelle Sacre Scritture. È per que- zione di questo materiale da co-
struzione, che presenta notevoli
sta ragione che la civiltà sumerica è definita anche vantaggi rispetto alla pietra (mi-
«urbana» o «monumentale». Cinte da potenti mura nor peso, maggior convenienza
economica e ottime caratteristi-
rafforzate da numerose torri, le città sumeriche so- che di isolamento termico e di
no delle vere e proprie città-stato, ciascuna autono- resistenza al fuoco), avviene ge-
neralmente in quattro fasi:
ma e indipendente, molto spesso anche in guerra ❚ l’argilla viene più volte mesco-
fra loro ❯ Ant. 1 . lata a paglia finemente tritura-
ta o a sabbia asciutta, al fine
di toglierle le impurità;
Le ziggurat All’interno delle mura di queste città ❚ il composto viene poi messo
entro forme di legno rettango-
si ergono costruzioni di proporzioni gigantesche: le lari di varie dimensioni;
zìggurat (o zìqqurrat), che gli antichi scritti sumerici ❚ i mattoni così formati vengono
posti a essiccare per tre-quat-
definiscono «montagne di dio». Tali strutture, a pian- tro settimane al termine del-
ta quadrangolare, sono costituite da più piattaforme le quali si ottengono i matto-
ni crudi;
sovrapposte, ciascuna accessibile da quella inferiore ❚ i mattoni destinati a rivesti-
mediante rampe e scalinate esterne. Alla sommità menti esterni, pavimentazio-
ni, scale, rinforzo degli spigoli
della ziggurat si trova la cella del tempio, contenente vengono invece cotti in appo-
site fornaci.
le statue degli dei, mentre sulle piattaforme sotto-
stanti sono ricavati sale di rappresentanza, luoghi di ■ Pietra calcarea Dal latino
càlx, calcio. Roccia sedimenta-
riunione e di culto, appartamenti reali e, talvolta, al In epoca preistorica il materiale più solido di cui ria contenente una forte quantità
piano terreno, anche botteghe e magazzini. si poteva disporre era la pietra, ma i Sumeri, abita- di carbonato di calcio (CaCO3),
al quale si deve una caratteristi-
Una delle ziggurat i cui resti si sono meglio con- tori di una regione scarsamente montuosa (dun- ca colorazione giallastra.
servati è quella che svetta tra le rovine della favolo- que povera di pietre), sono costretti a inventarsi
■ Votivo Dal latino votum, voto,
sa città di Ur, nei pressi dell’attuale centro iracheno materiali nuovi. Inizia così una vera e propria ri- offerta. Le statuette votive ve-
di Tell el-Muqaiyir, sulla riva destra del fiume Eu- voluzione edilizia che farà del mattone, per tutti i nivano offerte alle divinità per
esprimere ringraziamento o ri-
frate Fig. 2.2 . Eretta tra il XXII e il XXI secolo a.C. in secoli a venire e fino ai giorni nostri, uno degli ele- chiedere qualcosa.
onore di Nanna, il veneratissimo dio della luna, era menti basilari dell’arte del costruire.
■ Alabastro Dal greco alàbas-
costituita da almeno tre piattaforme sovrapposte, tron. Particolare roccia sedi-
presentava una base rettangolare di circa 62,5×43 La scultura votiva I Sumeri sono fra i primi a ela- mentaria a struttura fibrosa,
spesso con tenui venature co-
metri e doveva avere un’altezza di almeno 25 me- borare una vera e propria religione. Essa si basa lorate (dal rosa al giallo, fino
tri Fig. 2.3 . sull’esistenza di varie divinità che personificano le all’azzurro e al bruno), di aspet-
to traslucido, facilmente lavo-
Le ziggurat, come anche le mura delle città me- forze della natura (il re degli dei sumerici è Enlìl, rabile. Ne esistono due varietà:
sopotamiche, sono in mattoni. È infatti con i Su- che significa «Signore del vento») e gli astri del cie- l’alabastro gessoso (solfato di
calcio idrato), estratto princi-
meri che si ha per la prima volta testimonianza di lo, come ad esempio Utu, dio del sole, il già citato palmente a Volterra (Pisa), e l’a-
un impiego generalizzato di questo materiale da Nanna, dio della luna, o Inànna, dea del pianeta labastro calcareo (carbonato di
calcio), proveniente soprattutto
costruzione. Venere. dall’area vicino-orientale.
2.1 I Sumeri ■ 2.2 I Babilonesi ■ 2.3 Gli Assiri ■ 2.4 Gli Egizi Visita le sale
sull’arte sumera,
babilonese
ed egizia
2.2
Tell el-Muqaiyir (Iraq),
Ziggurat di Ur, dedicata al
dio Nanna, XXII-XXI secolo
a.C. Veduta delle rovine
restaurate e parzialmente
ricostruite.
2.3
Ipotesi di ricostruzione della
ziggurat di Ur.
2.4
Statuetta votiva di
Eannatum, re di Lagash,
in atteggiamento di
preghiera, ca 2600-2340
a.C. Alabastro calcareo con
Di conseguenza tutta la produzione sumerica di lapislazzuli e madreperla,
sculture in terracotta (IV millennio a.C.) e in pietra altezza 30 cm. Houston,
Menil Collection.
calcàrea (III millennio a.C.) ha una forte ispirazio-
Costume
ne religiosa. I soggetti rappresentati, infatti, sono
soprattutto divinità antropomòrfe (cioè con sem-
bianze e caratteristiche umane), personaggi regali
o fedeli intenti alla preghiera.
La Statuetta votiva di Eannàtum, il potente re di
Lagash, risalente al 2600-2340 a.C. circa, ci mostra
il personaggio in posizione eretta e in atteggia-
mento di preghiera Fig. 2.4 . La piccola scultura, in ■ Lapislazzuli Dal latino làpis,
alabastro calcareo, con inserti in prezioso lapislàz- pietra, e dall’arabo làzuward,
azzurro. Pietra dura e compatta
zuli blu per gli occhi e i capezzoli, è di fattura mi- di caratteristico colore azzurro
nuta e dettagliata. Gli enormi occhi sbarrati stanno oltremare, proveniente soprat-
tutto dalle montagne dell’Af-
forse a indicare la grande devozione religiosa, così ghanistan Nord-orientale e uti-
come la gonna a balze sovrapposte rimanda pro- lizzata fin dall’antichità anche
per la fabbricazione di monili e
babilmente a tipici abiti da cerimonia del tempo. amuleti.
14 2.5 2.7 2.8
Statuetta di Gudea, patesi Ipotesi di probabile Stele degli avvoltoi, ca 2450
di Lagash (Statua del vaso collocazione della Statua del a.C. Pietra calcarea,
traboccante), dedicata alla vaso traboccante entro una altezza dell’ipotesi di
dea Geshtinanna, ca 2120 nicchia. ricostruzione dell’insieme
a.C. Diorite, altezza 62 cm. 180 cm. Dall’antica Lagash.
sezione I ■ Gli inizi
2.11
Porta di Išhtar, inizio 14,75 m, larghezza 15,70 m.
2.12
Mushushù, ca 580 a.C. 2■ 3
VI secolo a.C. Da Nuova Babilonia. Berlino, Mattonelle di ceramica
Mattoni e mattonelle di
ceramica invetriata, altezza
Pergamonmuseum.
Ricostruzione parziale.
invetriata. Dalla Porta di
Išhtar.
Gli Assiri
Città fortificate e dèi mostruosi
nente delle quali, aperta sulle mura settentriona- ■ Ceramica invetriata Nota per un popolo guerriero
in area mesopotamica fin dal-
li, era dedicata a Išhtar, la Inanna dei Sumeri, dea la metà del II millennio a.C., es-
dell’amore e della guerra. L’enorme struttura, deli- sa veniva realizzata applicando Gli Assiri sono presenti in Mesopotamia fin dall’e-
a un manufatto in argilla prece-
mitata da quattro poderosi torrioni merlati, è oggi dentemente cotto a una tempe- poca sumerica, ma è solo verso il 1100 a.C. che rie-
in parte ricostruita al Pergamonmuseum (Vorde- ratura di 750-900 °C la cosid- scono a fondare un proprio Stato con capitale Assùr.
detta vetrina, una speciale ver-
rasiatisches Museum) di Berlino Fig. 2.11 . Essa è nice a base di sabbia silicea e Di essi impressionano soprattutto la vocazione
esternamente rivestita da mattonelle di ceramica sostanze coloranti. Una volta ri- espansionistica, l’organizzazione militare e il feroce
cotta ad alte temperature, la ve-
invetriata di colore azzurro intenso, sulle quali ri- trina si cristallizzava diventando istinto combattivo. L’arte assira rispecchia pertanto
saltano le figure decorative in rilievo di vari animali lucida, compatta e trasparente, il carattere aggressivo e guerresco di questo popolo,
rendendo la ceramica imper-
mostruosi, aventi la funzione simbolica di proteg- meabile e resistente agli agenti le cui città, ancor più di quelle sumeriche e babilone-
gere l’ingresso della città. Essi rappresentano so- atmosferici. si, hanno l’aspetto di vere e proprie fortezze inespu-
prattutto tori, sacri al dio Adad, e mushushù, mitici Animazione gnabili. Le imponenti porte lignee del Palazzo reale di
draghi squamati con testa e coda di serpente, cor- ■ Giardini pensili Dal latino Balawat, presso l’attuale Mosùl, ce ne danno un’im-
po e zampe anteriori di leone e zampe posteriori pendère, pendere. Qui con il mediata conferma. Volute dal sovrano Salmanassar
significato di «sospesi in aria»,
d’aquila, emblemi del dio Marduk Fig. 2.12 . All’in- cioè rialzati da terra o posti addi- III (858-824 a.C.), erano costituite da due gigante-
terno della Porta di Išhtar, in direzione del Tempio rittura sulla sommità dei palazzi. sche ante realizzate in legno di cedro e rinforzate da
di Marduk, si snodava la rettilinea Via delle Processio- ■ Sette Meraviglie del Mondo 16 fasce orizzontali in bronzo (8 per anta) decora-
Antico Fin dal II secolo a.C. si
ni (o Via Sacra), un’arteria lunga 250 metri e larga tramanda la memoria delle sette te con rilievi che narrano le imprese guerresche del
22, fiancheggiata da un grandioso fregio azzurro, realizzazioni umane che, più di re. Nonostante la parte lignea sia andata perduta nel
tutte le altre, avevano meraviglia-
sempre in ceramica invetriata. to gli storici e i sapienti dell’anti- corso dei secoli, molti dei pannelli bronzei sono oggi
chità. Esse sono: i Giardini pen- conservati al British Museum di Londra Fig. 2.13 . In
sili di Babilionia, la Piramide di
Giardini pensili Nuova Babilonia, infine, è celebre Cheope a Giza (l’unica a essersi ciascuno di essi la descrizione dei particolari di solda-
anche per i suoi mitici giardini pènsili ❯ Ant. 2, p. 36 , conservata fino a oggi), la Sta- ti, cavalli, carri da guerra ed elementi di paesaggio è
tua di Zeus a Olimpia, il Tempio
considerati da sempre una delle Sette Meraviglie del di Artèmide a Èfeso, il Mausoleo assolutamente minuziosa e particolareggiata, quasi
Mondo Antico. Anche se tutti gli studi più recenti di Alicarnàsso, il Colosso di Rodi a significare che alla straordinaria nettezza dell’in-
e il Faro di Alessandria d’Egitto. Il
sono ormai concordi nell’affermare che tali straor- numero è simbolico, in quanto la cisione corrisponda simbolicamente la potenza del
dinarie costruzioni non siano probabilmente mai tradizione ha sempre attribuito al sovrano che quell’opera ha commissionato.
numero sette poteri magici (set-
esistite, il tramandarsi fin dall’antichità della loro te sono i giorni della settimana,
favolosa memoria ci dà l’esatta dimensione dell’im- sette le stelle della costellazione Ninive Nìnive, l’ultima capitale, posta sulla riva si-
delle Plèiadi, sette i corpi cele-
portanza e del prestigio di cui la cultura e la civiltà sti conosciuti dagli antichi, sette nistra del Tigri, era circondata da una straordinaria
i bracci della menoràh, il cande- cinta di mura in mattoni alta 24 metri e lunga oltre
neobabilonesi hanno sempre goduto. labro ebraico del Tempio di Ge-
Giardini rusalemme). 12 kilometri. Al suo interno sorgevano palazzi reali
17
7 1 4
Epoca preistorica
Gli Egizi necropoli egizia del XXVIII
secolo a.C. 4. Struttura fuori terra
(Predinastica) 2. Pozzo
Epoca tarda
(664-332 a.C.)
Progressivo disfacimento del-
lo Stato egizio e invasione as-
sira (671 a.C.). La capitale vie-
ne trasferita a Sais, nel Delta,
ma le ultime dinastie non sono
più in grado di promuovere la
riunificazione territoriale e am-
ministrativa del regno.
Periodo tolemaico
(332-30 a.C.)
L’Egitto perde definitivamen-
te la propria indipendenza e,
dopo la dominazione di Ales-
sandro Magno e dei Tolomei,
diventa provincia dell’impero
romano (30 a.C.).
4
8
B
11 3
12 1 A
6
10 4
2 3
2
5
piattaforme (o gradoni), è realizzata con blocchi di 1. Ingresso A. Mastaba iniziale 3. Camera in mattonelle
pietra calcarea squadrati e allineati in filari sovrap- 2. False porte B. Prima piramide a quattro azzurre
3. Colonnato d’accesso gradoni 4. Pozzo di accesso
posti leggermente scarpati Figg. 2.22 e 2.24 . Pensata 4. Cappelle per la festa C. Piramide definitiva a sei principale
inizialmente come una grande mastaba Fig. 2.23, A , giubilare (Heb-Sed) gradoni 5. Sepolcreto della prima
5. Casa del Sud 1. Sepolcreto mastaba
è stata poi ingrandita in fasi successive, fino a rag- 6. Casa del Nord 2. Camere rituali 6. Accesso secondario
giungere un’altezza di circa sessanta metri B e C . 7. Cella sotterranea
(serdab)
Come tutte le piramidi a gradoni, è una struttura 8. Piramide a gradoni
piena, cioè priva di qualsiasi spazio interno. Il sepol- 9. Tempio a tre colonne
scanalate
creto 1 e le camere per la vita ultraterrena del defun- 10. Sepolcro del muro di
to 2 si trovano infatti sotto terra. Fra questi locali ve cinta meridionale
n’è uno finemente decorato con mattonelle in cera- 11. Massiccio occidentale
12. Recinto rituale
mica invetriata azzurra e vari bassorilievi rappresen-
tanti il faraone intento a celebrare riti religiosi 3 . Vi
si accedeva mediante un profondissimo pozzo verti-
cale 4 , scavato nel granito e ostruito per sempre, al- 2.24
Sistema di sollevamento dei
meno secondo le intenzioni dell’architetto Imhotep, materiali per la costruzione
dalla gigantesca mole della piramide stessa. delle piramidi.
22
sezione I ■ Gli inizi
2.25 7
Giza, periferia Sud- 6
occidentale del Cairo, 7
Necropoli. Veduta aerea.
A sinistra, la piramide di
Micerino e, in successione,
quelle di Chefren e di 5 4
Cheope.
1
2.26 3
Giza, Necropoli. Piramide
di Cheope, ca 2585 a.C.
Blocchi squadrati di pietra
calcarea, altezza attuale ca
137,18 m, lati di base ca 2
230×230 m.
2.27
Spaccato assonometrico
schematico della Piramide
di Cheope.
1. Ingresso
2. Prima cella funeraria
Piramide di Cheope La tipologia delle piramidi a lasciata incompiuta più grande e meglio conservata necropoli d’Egit-
3. Cella centrale
gradoni ha, come evoluzione naturale, quella delle (Camera della Regina)
to Fig. 2.25 ❯ Ant. 4 .
piramidi a facce lisce. La loro struttura interna rimane 4. Grande Galleria La straordinaria costruzione occupava origina-
sostanzialmente inalterata e ciò che muta è soprat- 5. Cella funeraria riamente una superficie di oltre 5 ettari (come set-
(Camera del Re)
tutto l’esterno, in quanto i gradoni, indispensabili al- 6. Struttura di alleggerimento te campi di calcio), aveva una base quadrata di 230
la costruzione, vengono nascosti da un rivestimento 7. Cunicoli di aerazione metri di lato e un’altezza di circa 146,60 metri (ora
in lastroni squadrati di pietra calcarea. Questo con- ridotta a 137,18 metri a causa di crolli e sfaldamenti
ferisce alla struttura una forma pura ed essenziale, del vertice) Fig. 2.26 . Le sue quattro facce triangolari
probabilmente legata anche a considerazioni di ca- sono rivolte simbolicamente ai quattro punti cardi-
rattere geometrico e astronomico. La costruzione di nali e hanno un’inclinazione di circa 52 gradi.
una piramide si protraeva, solitamente, per decenni Il rivestimento, andato quasi del tutto perduto,
e richiedeva un enorme impiego di uomini e mez- era in lastre di calcare bianco trasportate via fiume
zi. I materiali venivano infatti sollevati per mezzo di dalle cave di Tura, sulla sponda orientale del Nilo,
slitte che molti uomini trainavano su rampe di mat- ■ 52 gradi Tale inclinazione, che mentre il grosso della costruzione è in pietra calca-
in notazione scientifica si scrive
toni crudi rivestite di sabbia, le quali crescevano con 52°, non è casuale. Essa, infatti,
rea locale. Il calcare bianco, levigato fino a render-
il crescere della piramide e potevano essere tolte so- comporta che nella piramide di lo riflettente, dava alla piramide grande splendore
Cheope il rapporto tra perime-
lo alla conclusione dei lavori. tro di base e altezza sia lo stes- quando veniva colpita dai raggi del sole.
La più grande e celebre piramide egizia a fac- so che intercorre tra la circonfe- La cella funeraria del faraone Cheope, detta Ca-
renza inscritta e il raggio.
ce lisce è quella che il faraone Chèope (o Khùfu) mera del Re, è posta non alla base, dove era prevista
V
si fece costruire dall’architetto Hemiùnu sull’alto- in origine Fig. 2.27, 2 , ma quasi al centro della co-
piano di Giza, a Sud-Ovest del Cairo, intorno al struzione 5 . Essa, di forma rettangolare (5,20×10,45
2585 a.C. ❯ Ant. 3 . Nei suoi pressi, in seguito, sor- metri), è rivestita da lastre di granito rosso lavorato
geranno anche le piramidi – più piccole, pur nella con precisione millimetrica e ha per copertura no-
52°
loro enormità – del figlio Chefren (o Khàfre) e del ve enormi blocchi affiancati di calcare. Al di sopra
nipote Micerino (o Menkàure), dando origine alla si eleva una complessa struttura di alleggerimento 6 ,
2.28 6. Naos
23
Spaccato prospettico
di un tempio egizio.
3. Sala ipostila
2. Cortile colonnato
1. Pilone
formata da cinque camere sovrapposte in granito, prime dinastie dell’Antico Regno, ma in realtà han-
con la funzione di contrastare l’enorme pressione no origini ancora precedenti. Essi non sono luoghi
esercitata dalla muratura circostante. Alla Camera di preghiera né di predicazione, ma rappresentano
del Re si accede attraverso una complicata serie di l’abitazione terrena degli dei e vengono consacrati
corridoi e gallerie 4 che partono, sulla faccia setten- esclusivamente alla cosiddetta «conservazione del-
trionale 1 , a circa 16 metri di altezza dal suolo. No- la creazione». Secondo le credenze religiose degli
nostante tali accorgimenti costruttivi anche questa, Egizi, infatti, il succedersi del giorno e della not-
come tutte le altre piramidi fino a oggi ritrovate ed te non è mai dato per scontato, ma deriva sempre
esplorate, non è rimasta inviolata. Nel corso dei se- 2.29 dalla quotidiana e sofferta vittoria degli dei sulle
Pettorale raffigurante uno
coli, infatti, tutti i tesori e le suppellettili in essa con- scarabeo, 1325 a.C. Oro,
forze oscure e negative dell’universo. Ogni alba
tenuti sono stati trafugati e dispersi. lapislazzuli e pietre dure. viene così a rappresentare una nuova, miracolosa
Dalla tomba di Tutankhamon, creazione, frutto di un’intera notte di lotta di Ra, il
Valle dei Re, Tebe Ovest.
dio-sole, contro il serpente Apòphis, incarnazione
2■ 4 ■ 3 Il Cairo, Museo Nazionale
Egizio. del male e del caos, che rinasce come Khèpri, raf-
Il tempio 2.30 figurato come uno scarabeo sormontato dal disco
Dimora di dèi e di faraoni Jacques-Marie Le Père, del sole nascente Fig. 2.29 . Il tempio è dunque il
Veduta prospettica dell’interno
del tempio di Iside a File.
luogo sicuro dove i buoni dèi possono trovare ri-
Oltre all’architettura funeraria grande rilievo assu- Acquatinta (da Description de fugio, nutrimento e onori nella loro eterna e me-
me, presso gli Egizi, anche l’architettura sacra, re- l'Égypte, 1822). Particolare. ritoria attività di «conservazione della creazione».
lativa cioè alla costruzione dei templi. Essi possono
essere di due tipi: Elementi costruttivi dei templi Sia il tempio divi-
■ divini, quando sono consacrati a una o più di- no sia quello funerario, pur variando nelle forme
vinità; e nelle dimensioni a seconda dei luoghi e del pe-
■ funerari, quando sono eretti per facilitare la vita riodo di costruzione, presentano cinque elementi
dopo la morte di un faraone o di qualche sua costruttivi ricorrenti:
consorte. ■ il pilóne Fig. 2.28, 1 , che costituisce l’ingresso mo-
che un importante luogo di amministrazione del lonna) Fig. 2.28, 3 , cioè dotata di una copertura
potere economico. piana in pietra sorretta da colonne, riservata ai
Lo sviluppo del tempio egizio è solitamente defi- sacerdoti che vi praticavano riti di purificazione;
nito «a cannocchiale», in quanto il percorso si svolge ■ il vestìbolo 4 , che era la zona dove i sacerdoti pre-
tuario 5 , in uno spazio che tende progressivamente volta di uno o più ambienti. Di questi il più in-
a restringersi, come in un cannocchiale, appunto, in terno prende il nome di nàos, che in greco signi-
modo che il faticoso cammino simboleggi la grande fica «cella» 6 . Esso contiene la statua del dio e
distanza che separa gli uomini dagli dei. rappresenta il vero e proprio cuore del tempio.
I resti più antichi di templi egizi risalgono alle L’accesso è limitato solo ai sacerdoti più anziani.
24 Tempio di Amon a Karnak Il tempio divino più
grandioso è quello dedicato ad Àmon, supremo dio
del cielo e della fecondità. Esso sorge a Kàrnak,
presso l’antica Tebe, sulla riva orientale del Ni-
sezione I ■ Gli inizi
2.35
Ricostruzione in pianta
del Tempio di Amon a
Karnak, con l’indicazione
delle principali fasi di
ampliamento.
1. Pilone d’ingresso
(o pilone occidentale)
2. Porta trionfale
3. Cortile maggiore
4. Secondo pilone
5. Sala ipostila
6. Terzo pilone
7. Quarto pilone
8. Quinto pilone
9. Santuario o sacrario
10. Naos
Nucleo originario
e prime espansioni
fino a Thutmosi I,
XVIII dinastia 2 3 5 9
Hatshepsut e Thutmosi
III, XVIII dinastia
(espansione meridionale
e sala delle feste)
Amenofi III, XVIII dinastia
(terzo pilone)
XVIII-XIX dinastia
(secondo pilone e
1 4 6 7 8 10
grande sala ipostila)
XX dinastia
(Tempio di Ramses III)
XXII-XXV dinastia 2.36 2.37
(cortile grande) Tempio di Amon. Veduta del Tempio di Amon. Sala ipostila,
XXX dinastia viale delle Sfingi, ca 1350 ca 1290-1260 a.C. Pietra
(primo pilone) a.C. arenaria. Particolare.
26
sezione I ■ Gli inizi
2.38 2■ 4 ■ 4
Tebe Ovest, Valle dei Re,
Ramesseum, ca 1260 a.C. La pittura e il rilievo
Veduta delle rovine.
9 5 6 7 7 8 Una realtˆ simbolica
2.39
Ricostruzione in pianta del
Ramesseum. Evidenziata in Per gli Egizi dipingere significa campìre (cioè riem-
giallo l’area del tempio.
2 4 pire di colore) il contorno di una figura disegnata
2.40 su una superficie liscia (solitamente pietra levigata
Statuetta del dio Amon,
1 ca 945-712 a.C. Oro, altezza o intonaco di limo) Fig. 2.41 .
17,5 cm. New York, The La tecnica pittorica egizia consiste nel mescolare
3 10 Metropolitan Museum of Art.
gli elementi coloranti di base (detti pigménti, dal la-
tino pigmèntum, tinta), ottenuti dalla macinazione di
1. Primo pilone 6. Sala ipostila piccola
2. Primo cortile colonnato 7. Vestibolo
vari minerali e terre, con un agglutinànte (dal latino
3. Secondo pilone 8. Santuario o sacrario glùten, colla), sostanza collosa a base di acqua, gom-
4. Secondo cortile colonnato 9. Palazzo reale ma arabica e albume d’uovo. Il colore così ottenuto
5. Sala ipostila grande 10. Tempio della regina
(Sala delle apparizioni) Nefertari ha una consistenza semiliquida e viene disteso gra-
zie a dei pennelli ricavati dalle fibre di palma. Que-
Ramesseum Quasi equidistanti dagli imbocchi sto tipo di pittura si definisce solitamente a tèmpera
delle Valli dei Re e delle Regine sorgono i resti (dal latino temperàre, mescolare) e, potendosi scio-
grandiosi del Ramessèum (ca 1260 a.C.) Fig. 2.38 . Si gliere con l’acqua, va necessariamente usata solo su
tratta di un imponente tempio funerario dedicato delle superfici perfettamente asciutte e al riparo da
a Ràmses II (o Ramèsse II), uno dei faraoni più famo- eventuali piogge e altre intemperie.
si e potenti, che regnò per oltre un sessantennio, Anche la scrittura geroglifica attiene di fatto alla
all’incirca dal 1279 al 1213 a.C. pittura, in quanto realizzata mediante ideogrammi
Come nei templi divini, ritroviamo la successione e figurazioni colorate su fogli di papiro. È il caso, ad
dei medesimi elementi costruttivi: i piloni Fig. 2.39, 1, esempio, dei diff usissimi Libri dei morti, raccolta di
3 , i cortili colonnati 2, 4 , le sale ipostile 5, 6 , la mag- formule e preghiere funerarie che, nella tradizione
giore delle quali, detta Sala delle apparizioni 5 , è for- religiosa egizia, dovevano accompagnare i defunti
se la meglio conservata dell’intero Egitto, i vestibo- nel difficile percorso verso l’aldilà.
li 7 e il santuario 8 . L’unica differenza è che al culto
universale (e sempre presente) di Amon Fig. 2.40 si ■ Valli dei Re e delle Regi- di fronte a Tebe, la nuova ca- di sali minerali, residui organici e
ne Con l’avvento del Nuovo pitale, sulla riva occidentale del sostanze fertilizzanti.
affianca (e spesso addirittura si sovrappone) quello Regno (ca 1550-1069 a.C.) Nilo.
per il faraone al quale il tempio è dedicato. Le sue cessa la costruzione delle or- ■ Geroglifico Dal greco hieròs,
mai troppo dispendiose pira- ■ Limo Dal latino lìmus, fango. sacro, e glỳphein, scolpire, in-
gesta, le sue vittorie e la sua grandezza vengono ce- midi. Le tombe segrete dei fa- Fanghiglia finissima e di colore cidere. Letteralmente «incisio-
raoni e delle loro consorti ven- bruno-nerastro, depositata dal ne sacra».
lebrate, a seconda dei casi, con dipinti, cicli di basso- gono dunque scavate nelle go- Nilo nel corso dei suoi ricorrenti
rilievi o sculture colossali ❯ Fig. 2.54 . le rocciose dei monti calcarei straripamenti stagionali. È ricco
27
to ocra o giallognolo). Questo in base anche all’os- do rappresentate le consuete scene di caccia e di
servazione che i primi, lavorando prevalentemente vita quotidiana nei campi, la tecnica appare meno
all’aperto, erano comunque più abbronzati. rigida e convenzionale. La figlioletta di Menna, ad
esempio, accovacciata sulla barca fra le gambe del
Pitture e rilievi Pitture e rilievi, pur nella genera- padre in basso a destra Fig. 2.44 , è ritratta con estre-
le ripetitività dei soggetti e delle forme, presentano ma naturalezza, venendo meno alle regole che im-
una vivacità mai vista in precedenza. ponevano la visione frontale del busto.
Ne è un esempio notevole il frammento del co-
siddetto Fregio delle Oche. Rinvenuto nella mastaba Sarcofagi dipinti La decorazione dei sarcofagi
di Nefèr Maàt e di sua moglie Itèt a Maidùm, a Sud rappresenta uno specifico e particolarissimo aspet-
di Menfi Fig. 2.43 , il dipinto, eseguito su un fondo to della pittura egizia. Affinché lo spirito vitale del
liscio di intonaco rifinito a gesso, risalente circa al defunto non si disperdesse con la morte, si credeva
2630 a.C., rappresenta in realtà alcune anatre. La 2.43 che, conservando il corpo mediante la mummifi-
Fregio delle Oche, ca 2630
precisione del disegno, la scelta e l’accostamento dei a.C. Tempera su intonaco
cazione, questo potesse continuare ad accogliere la
colori, l’esatta riproduzione delle proporzioni e la rifinito a gesso, 27×172 cm. propria componente immortale per tutta l’eterni-
regolarità della composizione fanno di esso uno de- Dalla mastaba di Nefer tà. Questo è il motivo per cui nella cultura egizia
Maat e di sua moglie Itet
gli esempi più alti dell’abilità tecnica raggiunta dagli a Maidum (o Meydùm), il sarcòfago (dal greco sarx, carne, e fago, mangio,
Egizi, tanto che qualche studioso ha addirittura ipo- a Sud di Menfi. Il Cairo, consumo) assume importanti significati religiosi.
Museo Nazionale Egizio.
tizzato che possa trattarsi di un falso ottocentesco. Frammento. Formato da un cassone (simbolo della terra) e da
Quando poi, a partire dal XVI secolo a.C., la pit- un coperchio (simbolo del cielo) esso, a seconda dei
2.44
tura si libera definitivamente dal rilievo, anche gli La figlia di Menna sulla barca periodi e del rango del defunto, poteva assumere
schemi obbligati della tradizione subiscono qual- del padre, ca 1395 a.C. varie forme ed essere realizzato in legno, pietra o
Tempera su pietra calcarea
che addolcimento. Molto significativi, in que- levigata. Tebe Ovest, addirittura in oro. Ciò che accomunava tutti i sar-
sto senso, sono i dipinti della tomba dello scriba Necropoli di Sheikh Abd cofagi era comunque la decorazione pittorica che li
el-Qurna, Tomba dello scriba
Mènna, a Sheikh Abd el-Qurna, presso l’antica Te- Menna (o Menèna). Intero e
ricopriva interamente (spesso anche all’interno). Su
be, databili intorno al 1395 a.C. In essi, pur essen- particolare. di essi venivano infatti riportate formule funerarie,
mia della defunta (una giovane cantante rituale di 29
Amon-Ra), riccamente acconciata e ingioiellata,
con le braccia incrociate, il pettorale ben auguran-
te e la caratteristica maschera funebre che copre il
2■ 4 ■ 5
La scultura
Solennità e serena monumentalità
2.46 dentro l’altro, secondo una pratica molto diff usa sportare tutti i residui della lavorazione, ren-
Sarcofago di Henettawy. nell’antico Egitto. Risalenti circa al 1000-945 a.C., dendo la superficie della scultura liscia e leviga-
Veduta dei sarcofagi interni.
sono realizzati in legno e presentano la caratteri- ta grazie al paziente impiego di lisciatoi in pietra
stica forma antropoide (dal greco ànthropos, uomo), e di sabbie abrasìve (dal latino abràdere, raschia-
cioè ricalcante le fattezze di massima del corpo re via), cioè composte da particelle minerali di
umano. Su tutti è dipinta simbolicamente la mum- grande durezza (solitamente silice o quarzo).
2.47
Fasi di realizzazione di una
statua egizia a tutto tondo.
a. Blocco di partenza
b. Quadrettatura
c. Sbozzatura sui quattro lati
d. Finitura
e. Politura
Animazione
e f g h
Mentre alla base della pittura e del rilievo egizi vi Micerino e la moglie Khamerer-Nebti Nel gruppo
era la necessità di ricreare per i morti un ambiente rappresentante il faraone Micerino e la moglie Kha-
sereno e familiare, compito principale della scultu- merèr-Nebtì (ca 2520 a.C.) Fig. 2.48 sono riassunte
ra è, invece, quello di reincarnare i defunti. La re- quasi tutte le caratteristiche simboliche richieste a
ligione egizia, infatti, non fa differenza tra realtà e una scultura egizia: il faraone è in posizione stante,
rappresentazione della realtà e per questa ragione cioè in piedi, con il busto frontale e la gamba sini-
ciascuno è convinto che nella propria statua lo spi- stra avanzata a ; il capo è eretto e acconciato con il
rito vitale possa sopravvivere anche dopo la morte. nemès (o klaft), il caratteristico copricapo in lino b ;
Questo, però, comporta che ogni scultura rappre- le braccia sono rigidamente stese lungo i fianchi c ;
senti al meglio il defunto cui è dedicata e, soprat- i pugni stringono due scettri, corti bastoni simbolo
tutto, che ne porti inciso il nome. Una statua senza del potere regale d .
nome è infatti considerata una sorta di involucro La regina, anch’essa stante, più bassa di statu-
vuoto, all’interno del quale nessun principio spiri- ra e minuta e , ha invece i piedi uniti f e indossa
tuale potrà mai più reincarnarsi. un lungo kalasìris, leggerissima veste pieghettata e
La necessità di rappresentare il defunto non aderente g . Ella abbraccia il marito cingendolo al-
deve comunque essere confusa con la volontà di la vita con il braccio destro, appoggiando nel con-
31
Questo brusco ritorno ai temi della tradizione 2.51 ghi fianchi femminei e un piede deformato da una
Maschera funeraria di
è ben evidente nella Maschera funeraria di Tutan- Tutankhamon, ca 1325 a.C.
frattura mal curata.
khamòn Fig. 2.51 , giovane faraone morto dopo ap- Oro, lapislazzuli, smalti
pena nove anni di regno, intorno al 1323 a.C. La e pietre dure, altezza Tutankhamon sulla sua barca Dalla tomba di
62,68 cm. Dalla Valle dei Re,
sua straordinaria notorietà è legata al fatto che la Tebe Ovest. Il Cairo, Museo Tutankhamon proviene anche la statuetta in legno
sua tomba è stata rinvenuta intatta e non saccheg- Nazionale Egizio. stuccato e dorato che lo rappresenta in piedi su
giata, nel 1922, dall’archeologo inglese Howard 2.52 una barca le cui estremità assumono la forma de-
Carter (1874-1939). Ricostruzione virtuale del corativa dei fiori di papiro Fig. 2.53 . Il giovane so-
volto di Tutankhamon.
La celebre maschera, collocata sopra la testa vrano, mostrato snello e prestante, è colto nell’at-
della mummia al fine di potersi presentare più de- 2.53 to di colpire con una fiocina un ipotetico nemico,
gnamente al giudizio degli dei, è realizzata in oro Tutankhamon sulla sua forse un ippopotamo (simbolo delle forze del ma-
barca, ca 1336-1327 a.C.
massiccio con preziosi inserti di quarzo, lapislaz- Legno stuccato, dipinto le), per poi imprigionarlo con la catena che impu-
zuli, smalti colorati e altre pietre dure. I lineamen- e dorato, altezza 75 cm. gna nella mano sinistra, ristabilendo in tal modo
Il Cairo, Museo Nazionale
ti del volto fortemente stilizzati, il nemes a righe Egizio. l’ordine del creato. La scultura è ricca di minuziosi
con i simboli regali dell’avvoltoio e dell’ureo e la particolari quali la corona deshret del Basso Egitto
barbetta finta ricalcano con precisione le caratte- con l’urèo (il serpente sacro, emblema di onnipo-
ristiche che ogni maschera funeraria doveva ne- tenza) al centro, gli occhi in pasta vitrea, i sandali
cessariamente avere, senza mai tenere conto delle infradito. La raffinatezza del modellato rimanda a
reali fattezze del defunto. Recentissimi studi sul- un artista di altissima qualità, capace di restituire
la mummia hanno infatti consentito di ricostruire con palpitante realismo la gestualità del faraone.
con tecnologie digitali quello che verosimilmente L’opera, purtroppo, è andata parzialmente distrut-
fu il reale aspetto fisico di Tutankhamon, che pre- ta nel corso dei moti popolari del Cairo nel gen-
sentava un volto gonfio e irregolare Fig. 2.52 , lar- naio 2011.
33
oggetti d’arte
Visita il dipartimento
Oggetti d’arte
del Museo digitale
T
ra gli oltre 5500 oggetti rinvenuti nel-
la tomba di Tutankhamon ❯ par. 2.4.5
il Trono d’oro, oggi conservato al Mu-
seo Nazionale Egizio del Cairo, è sicuramente
uno dei più significativi. Si tratta di un prezioso
trono da parata in legno finemente intagliato,
completamente rivestito in lamina d’oro e d’ar-
gento sbalzata, con splendidi inserti in pietre
dure e in smalti colorati (ottenuti da una pasta
di vetro fusa a caldo con l’aggiunta di ossidi
metallici che ne determinano la colorazione).
Anche se il giovanissimo sovrano non vi si
è verosimilmente mai seduto, esso costitu-
isce non solo un esempio altissimo di arte
orafa, ma anche un vero e proprio “manife-
sto simbolico” degli attributi e della potenza
propri di ogni faraone. Il ricco schienale rap-
presenta Tutankhamon, seduto sulla sinistra,
in atto di essere cosparso di unguenti pro-
fumati dalla regina Ankhesenamon, giovane
figlia di Akhenaton e Nefertiti. La scena, che
allude all’intimità dei rapporti familiari, risente
ancora della rivoluzione artistica voluta pro-
prio da Akhenaton, che prediligeva un mag-
gior realismo nei personaggi e nelle posture.
Ciò è evidente soprattutto dalla particolare
conformazione allungata dei crani e dal forte
simbolismo del disco solare di Aton, in al-
Sala
dell’ebanisteria
36
I giardini pensili di Babilonia meccanica in nove volumi (di cui rimane solo il quar-
to) nel quale si parla, tra l’altro, delle tecniche di co-
struzione di porti e macchine da guerra. Gli viene
attribuito anche il trattatello De septem orbis
Dei giardini pensili di Babilonia, una delle Sette Meraviglie del Mondo Antico, alcuni studi re- spectaculis, sulla descrizione delle Sette Meraviglie
centi hanno negato l’esistenza. Non si spiega, infatti, il silenzio al riguardo delle fonti babilonesi del Mondo Antico; è tuttavia probabile che l’opera
contemporanee e di Erodoto. A non far tramontare il mito restano però numerose e suggestive sia molto più tarda e che risalga al V secolo d.C.
descrizioni di autori greci e latini, fra cui quella contenuta nel De septem orbis spectaculis, dove
Filone di Bisanzio, De septem orbis spectaculis,
si descrivono con dovizia di particolari tutti gli accorgimenti tecnici e ingegneristici necessari XXIII, 14 - XXIV, 15.
per realizzare e mantenere una tale opera d’ingegno. Tratto da: P.A. Clayton, M.J. Price, Le Sette
Meraviglie del Mondo, Einaudi, Torino 1989.
Σπάταλον καὶ βασιλικὸν τὸ φιλοτέχνημα καὶ τὸ πλεῖστον βίαιον, l’erba è sempre verde, e le foglie che spun-
τὸν πόνον τῆς γεωργίας ὑπὲρ κεφαλῆς κρεμάσαι τῶν θεωρούντων. tano dai molli rami degli alberi hanno gran-
de umore e durata.
I giardini pensili di
Babilonia in una scena
del film Alexander,
regia di Oliver Stone
(2004).