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sezione I

Dall’alba dell’uomo alle civiltà del Vicino Oriente


Il sentire del tempo
Gli inizi
1 La preistoria. Fra pietre e metalli
2 Sumeri, Babilonesi, Assiri ed Egizi.
Le civiltà della mezzaluna fertile
Luoghi, oggetti, memorie
OGGETTI D’ARTE
■ Il trono d’oro di Tutankhamon
ANTOLOGIA DELLE FONTI
 Filone di Bisanzio, I giardini pensili di Babilonia

2
Il sentire
del tempo
sezione I ■ Gli inizi

Nesu bity
«Quello che regna
sul giunco e sull’ape»
L’Homo sapiens sapiens, che ancor oggi co-
stituisce l’ultimo stadio dell’evoluzione
biologica umana, si afferma sulla Terra
all’incirca 40 000 anni fa. Fra tutti gli esseri
viventi egli è l’unico a possedere un’intelli-
genza razionale e intuitiva, grazie alla qua-
le impara a sopperire ai limiti impostigli dal  Venere di Laussel,  Figure umane, di acquisire regole organizzative che garan-
ca 24 000 a.C. ca 18 000 a.C. Palermo,
proprio corpo, senza dubbio meno robusto Bordeaux, Musée Grotta dell’Addàura
tiscano al meglio i processi di comunicazio-
e adattivo rispetto a quello di tutti gli altri d’Aquitaine. sul Monte Pellegrino. ne e la capacità di convivere in modo ordi-
primati. Da allora inizia quel lento ma me- nato, limitando al massimo i conflitti.
 Collana, ca 2600 a.C.
raviglioso cammino di sviluppo e di presa Londra, British Museum. Proprio alla messa a punto di questo siste-
di coscienza che porterà l’uomo alle prime ma di regole si accompagna lo sviluppo di un
forme di aggregazione e di organizzazione bestiame, deriva anche una diff usa tenden- linguaggio sempre più articolato e comples-
sociali, al fine di difendere e affermare sé za allo stabilizzarsi delle popolazioni, che so, che favorisce anche la formazione di un
e il proprio gruppo di appartenenza. E sa- da nomadi diventano così stanziali, dando pensiero astratto, capace cioè di riflessioni
ranno proprio queste necessità primarie di di conseguenza origine ai primi villaggi. libere, non necessariamente legate alla riso-
sussistenza e di autoconservazione che lo L’uomo preistorico, del resto, è fin dall’i- luzione dei problemi della vita quotidiana.
guideranno progressivamente alla scoper- nizio un essere fortemente sociale, che D’altro canto l’incapacità di spiegarsi l’esi-
ta e al controllo di diversi fenomeni naturali proprio nella riunione in famiglie, tribù e stenza di fenomeni naturali come i fulmini,
(come il fuoco), così come all’utilizzo e alla villaggi trova la forza per superare le avver- i terremoti, o la stessa morte, che per l’uomo
manipolazione dei primi materiali che tro- sità, maturando nel contempo la necessità preistorico risultano ancora assolutamente
vava intorno a sé (soprattutto il legno e la
pietra), al fine di realizzare armi e utensili.
La messa a punto, nel corso dei secoli, di
abilità e tecniche di lavorazione sempre più
efficaci e perfezionate consentirà all’uomo
di consolidare la propria supremazia sulla
natura, accrescendo ulteriormente le pro-
prie possibilità di sopravvivenza.
Uno dei momenti fondamentali di que-
sto sviluppo è senza dubbio segnato dall’ap-
prendimento dei processi di coltivazione
della terra, progressivamente diffusi e raffi-
nati anche grazie alle invenzioni della ruota
e dell’aratro. Dallo sviluppo dell’agricoltu-
ra e, quasi in parallelo, dell’allevamento del
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misteriosi e paurosi, conduce alla forma-  Ebih-II, ca 2400 a.C.  Scena di sacrificio, del morto», cioè la pienezza dell’essere, era
Parigi, Museo del Louvre. ca 1780 a.C. Parigi, quanto di più vicino c’è al nostro concetto
zione di un pensiero mitico. Questo, basato Museo del Louvre.
soprattutto su credenze magiche e riti pro-  Coppa d’oro, di «anima». Esso è infatti un’entità che può
piziatòri (volti cioè a determinare eventi fa- ca 2100-2000 a.C.  Vasi canopi, trasformarsi in ciò che vuole o stare con
Londra, British Museum. 1069-945 a.C. Londra,
vorevoli), tende sia a spiegare la natura (ten- British Museum. il corpo mummificato, a suo piacimento.
tando di sottrarla al mistero e alla casualità), Lo sviluppo, nel corso dei secoli, di una
sia a prevenirne o a neutralizzarne gli effetti periori (gli dèi, appunto) alle quali rivolger- continua e diffusa attività edilizia porterà al-
negativi, immaginando di poterne modifica- si, con preghiere e offerte, per ottenere sa- la creazione in area vicino-orientale di inse-
re le regole a proprio vantaggio. lute, conforto e prosperità. Il Sole (Ra per diamenti urbani sempre più vasti e articolati,
A partire dal quarto millennio avanti Cri- gli Egizi, Utu per i Sumeri, Shamàsh per i Ba- che si arricchiranno ulteriormente di mura-
sto, con lo sviluppo e l’affermazione delle bilonesi) e la Luna (Nànna presso i Sumeri) glie, torri, costruzioni funerarie (ziggurat,
prime grandi civiltà storiche nell’area del sono solo alcune di quelle prime divinità, mastabe e piramidi), templi, palazzi e giardi-
Vicino Oriente compresa tra la valle del Ni- che possono assumere sembianze umane, ni tra i più grandiosi mai costruiti dall’uo-
lo e il fiume Tigri (la cosiddetta mezzalu- animali o fantastiche e mostruose, a secon- mo. Tale espansione andrà naturalmente di
na fertile), le ritualità di carattere magico e da dei poteri che vengono loro attribuiti. pari passo con l’elaborazione di forme di co-
propiziatorio cedono rapidamente il passo In Egitto si comincia anche a ritenere municazione e di organizzazione territoria-
a quelle più specificamente religiose. Pres- che l’essere umano possa sopravvivere alla le, giuridica e sociale via via più complesse.
so quei popoli, infatti, si svilupperanno le morte perché dotato di tre «componenti vi- In Mesopotamia, ad esempio, al progres-
prime e più antiche forme di religione po- tali» una delle quali, il ka o «forza vitale», le- sivo rafforzarsi delle strutture politiche e mi-
liteista (che cioè ammette la compresenza gato all’esistenza fisica del corpo, risiedeva litari corrisponde la nascita di città-stato indi-
di più divinità), con la conseguente nasci- nella statua del defunto o nella sua mum- pendenti, comandate da un re (lùgal) avente
ta di una complessa mitologia. L’atteggia- mia. La dissoluzione del corpo comportava spesso anche funzione di capo religioso e di
mento spirituale muta quindi radicalmen- la fine del ka. Nella tomba il defunto si tra- giudice supremo. Nello stesso periodo Assiri
te e l’uomo storico, già enormemente più sformava quindi in akh, cioè in uno «spirito ed Egizi danno origine a veri e propri imperi

il sentire del tempo


evoluto e strutturato di quello preistorico, trasfigurato» che risiede in cielo. Il ba, in- territoriali, di enorme estensione, governati
inizia a immaginare l’esistenza di entità su- fine, «manifestazione animata e personale da un monarca o da un faraone ai quali si at-
tribuiscono poteri semi-divini.
Tutto questo porta a un parallelo affinar-
si del pensiero in tutte le sue declinazioni.
In Mesopotamia si raggiunge un altissimo
livello nelle cognizioni tecniche e scientifi-
che, che riguardavano soprattutto lo studio
dell’idraulica e della geometria, entrambe
legate ai problemi dell’irrigazione e della
definizione delle proprietà terriere. In Egit-
to assumeranno importanza sia la medicina
(quando l’uomo inizia a guardare nel suo
stesso corpo) sia l’astronomia (quando in-
vece l’uomo rivolge gli occhi al cielo, riu-
scendo per la prima volta a misurare il tem-
po delle stagioni).
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sezione I ■ Gli inizi

Saranno invece i Babilonesi a confrontarsi Piramidi, risalenti addirittura all’Antico Re-


con l’esigenza di sviluppare una forte cultu- gno (2682-2191 a.C.), forniscono informa-
ra giuridica e per la prima volta nella storia zioni notevoli sul culto, la spiritualità e la
verrà sancito un codice contenente un signi- religione egizia. E sempre in Egitto nasce
ficativo abbozzo di eguaglianza di diritti di la forma letteraria dell’autobiografia, men-
fronte alla legge. tre i sarcofagi ci tramandano formule funera-
Allo sviluppo del pensiero si accompagna rie e preghiere rituali per rendere più agevole
lo sviluppo di una lingua sempre più raffina- il passaggio all’aldilà. Con l’Inno ad Àton di
ta che possieda anche adeguati strumenti di Amenofi IV – o Akhènaton – (XIV secolo
scrittura: cuneiforme per i Mesopotamici e ge- a.C.), la lirica raggiunge una delle sue vet-
roglifica per gli Egizi. Inizialmente solo alcuni te più alte («Ti levi bello all’orizzonte del
sacerdoti sapevano leggere e scrivere, il che  Pendente a forma  Pettorale, cielo / Aton vivente che hai iniziato la vi-
di scarabeo alato, ca 1325 a.C. Il Cairo,
conferiva loro un grandissimo potere, quasi 1325 a.C. Il Cairo, Museo Museo Nazionale
ta; / quando sorgi all’orizzonte orientale, /
che tale misteriosa arte discendesse diretta- Nazionale Egizio. Egizio. riempi ogni terra della tua bellezza... »).
mente dagli dei. In seguito nacque addirit- Tutto questo a riprova di come lo svilup-
 Vaso, 1336-1327 a.C.  Scena di battaglia,
tura un nuovo mestiere: quello di scrìba (dal Il Cairo, Museo Nazionale VII secolo a.C. Londra, po umano non abbia mai potuto, fin dai suoi
latino scrìbere, scrivere), funzionario destina- Egizio. British Museum. inizi, prescindere dalla continua ricerca di
to a tutte quelle mansioni per le quali è ne- orizzonti che trascendessero la semplice re-
cessario saper scrivere, che gode di particola- gno (1550-1069 a.C.) si ha una ricchissima altà del quotidiano. E in tale contesto la pro-
ri privilegi e di un’altissima considerazione. fioritura poetica, che esplora con grande duzione artistica (figurativa e architettonica)
L’utilizzo della scrittura si estende ben raffinatezza i temi immortali della passione riveste, come vedremo, un significato asso-
presto in vari campi: dalle note di contabili- amorosa, mentre il poema epico della Bat- lutamente primario e preminente, assumen-
tà ai testi di preghiera, dalla raccolta di leggi taglia di Qadesh (combattuta tra le armate do nel contempo sia la funzione simbolica di
alle iscrizioni funebri, dai contratti notarili del faraone Ramses II e gli Ittìti) alterna con onorare le divinità celesti, sia quella concreta
ai calcoli scientifici, fino ai poemi e alle nar- grande efficacia la lirica alla narrazione sto- di mostrare la potenza e la ricchezza terrena
razioni fantastiche e romanzesche. rica. Del resto già gli antichissimi Testi delle di re, faraoni e grandi sacerdoti.
Già nell’epopea di Gilgamesh, risalente
alla fine del terzo millennio avanti Cristo,
sono presenti per la prima volta i temi che
ricorreranno poi nelle narrazioni di tutti i
tempi: il valore dell’amicizia, l’amore per la
famiglia, l’ineluttabilità del volere divino, il
mistero della morte.
Molti, benché spesso frammentari, so-
no gli esempi di narrativa anche presso gli
Egizi. Celebre è il testo del Medio Regno
(2119-1793 a.C.) che narra Le avventure di
Sinuhe, un servo che, diventato ricco e po-
tente in Siria, non resiste alla nostalgia del-
la patria lontana e decide di ritornarvi per
morire. Soprattutto a partire dal Nuovo Re-
15-12 milioni di anni fa 5
La Mezzaluna fertile Mar Africa: primi ominidi
Caspio PALEOLITICO ca 1 800 000-ca 1 0 000 anni fa

età della pietra


Ebla ca 40 000 anni fa Pietre lavorate per percussione diretta

Tig
Homo sapiens sapiens (chopper) e per scheggiatura bifacciale

Eu
Oronte

ri
fra
(amigdala)
(amigdala

te
Mar Mari
Mediterraneo 35 000-30 000 a.C.
Susa Pitture della Grotta Chauvet
Delta Lagash
del Nilo Uruk
Eridu
ca 24 000 a.C.-22 000 a.C.
Menfi Sinai Ur Venere di Willendorf
Golfo
ca 10 000 anni fa
EGITTO Inizio dell’agricoltura
Persico
ARABIA
Ni
lo

Tebe MESOLITICO ca 8000 a.C.-ca 6000 a.C.


Mar ca 5000 anni fa Pietra lavorata per scheggiatura e rifinita.
Rosso L’uomo diventa stabilmente Produzione di microliti
agricoltore e allevatore (lame e punte di freccia)
Mar
Il primo impero babilonese Caspio NEOLITICO ca 6000 a.C.-ca 4000 a.C.
Ebla
Tig

VI-V millennio a.C. Pietra levigata e lucidata.


Eu
Oronte

ri

Assur
fra

Villaggio di Merimde Beni Inizio della produzione ceramica


te

Mar Mari Eshnunna Salame


Mediterraneo
Babilonia Susa V-IV millennio a.C.
Lagash
Delta Allineamento di menhir
del Nilo Uruk
Menfi Ur
Eridu a Carnac
Sinai
ARABIA Golfo
EGITTO ETÀ DEL RAME ca 4000 a.C.-ca 3000 a.C.
età dei metalli

Nucleo originario Persico


Ni

Produzione di utensili
lo

Mar dell’impero ca 4000-3500 a.C.


Tebe Rosso Inizio della civiltà sumerica e armi da taglio
Estensione massima
dell’impero III-II millennio a.C.
Dolmen Sa Coveccada
Mar
LÕimpero assiro Khorsabad Caspio ETÀ DEL BRONZO ca 3000 a.C.-XI / X secolo a.C.
Aleppo
Ninive
Ebla Calach 3007-2682 a.C. III millennio a.C.
Eu

Ugarit Assur Epoca Protodinastica Mastabe egizie


fra

Ecbatana
Tig

Mar FENICIA
te

ri

Mari Eshnunna MEDIA in Egitto Dal 2650 a.C.


Mediterraneo
Babilonia Susa 2682-2191 a.C. Piramide di Djoser
ISRAELE Lagash
Delta Antico Regno in Egitto Dal 2585 a.C.
del Nilo Uruk
Eridu Piramidi di Giza
Menfi Sinai Ur
ARABIA
EGITTO Golfo ca 2520 a.C.
Persico Micerino e la moglie Khamerer-Nebti
Mar
Ni
lo

Rosso Nucleo originario ca 2450 a.C.


Tebe Sotto Sargon II (731-705 a.C.) Stele degli avvoltoi
Sotto Assurbanipal (669-627 a.C.)
2119-1793 a.C. ca 2120 a.C.
Medio Regno in Egitto Statua del vaso
Il Nilo e i principali
Marluoghi della civiltà egizia
Mediterraneo
Gerusalemme traboccante
Gaza
Rosetta
Delta ca 2100-2000 a.C.
del Nilo Ziggurat di Ur
Sais
Tanis (Avaris) ca 1800-1600 a.C.
Basso Egitto
Prima fioritura di Babilonia ca 1800-1500 a.C.
Cromlech di Stonehenge

il sentire del tempo


El-Giza
Saqqara Menfi Penisola
del Sinai ca 1760 a.C.
Oasi 1793-1550 a.C.
del Fayum Stele di Hammurapi
Secondo periodo intermedio
in Egitto ca XVI-XI secolo a.C.
Tempio di Amon a Karnak
1550-1069 a.C. ca 1340 a.C.
Hermopolis Beni Hasan
Tell-el-Amarna (Akhetaton) Nuovo Regno o Secondo Busto di Nefertiti
Ni impero tebano in Egitto
lo
Asyut Alto ca 1260 a.C.
Egitto Mar Ramesseum
Rosso
Abydos Dandara ETÀ DEL FERRO ca XIII secolo a.C.-ca VI / V secolo a.C.
Valle dei Re Karnak (Tebe)
Valle delle Regine
Deir el-Bahri
Luxor (Tebe)
1100 a.C.
Isna Nascita dell’impero assiro
Idfu 1069-664 a.C. ca 713-707 a.C.
Terzo periodo intermedio Palazzo di Sargon
Kom Ombo (Epoca presaitica) in Egitto
Assuan VII-VI secolo a.C.
Rinascita babilonese Inizio del VI secolo a.C.
Territori fertili Porta di Išhtar
664-332 a.C.
Piramidi
Templi
Epoca tarda in Egitto
Necropoli Abu Simbel 332-30 a.C.
Periodo tolemaico in Egitto
1
ETË DELLA PIETRA
La preistoria.
Fra pietre e metalli

1■1
La fase della preistoria pre-
cedente a quella delle prime
grandi civiltà storiche e monu- LÕarte rupestre
mentali è detta età della pie-
tra, il primo materiale usato
dall’uomo per fabbricarsi armi
Un segno per modificare
e utensili. Si divide convenzio-
nalmente in tre periodi in rela-
la realtà
zione all’evolversi delle tecni-
che impiegate nella sua lavo- Le prime forme di rappresentazione che potrem-
razione: paleolìtico, mesolìtico
e neolìtico. mo in qualche modo definire «artistica» risalgono
al paleolitico superiore. Esse non sono state rea-
Paleolitico
(ca 1 800 000 anni fa-ca lizzate a fini estetici né decorativi. Il loro signifi-
10 000 anni fa) cato va piuttosto ricercato all’interno della magia
Dal greco palaiòs (vecchio) e e dei riti propiziatori, mediante i quali si credeva
lìthos (pietra), è l’età della pie-
tra antica ed è a sua volta divi- di poter intervenire direttamente sulla realtà, mo-
so in tre periodi: dificando a proprio vantaggio gli eventi e le leggi
❚ paleolitico della natura.
inferiore (ca
1 800 000 anni Fra le espressioni artistiche preistoriche partico-
fa-ca 120 000 anni
fa). L’uomo impara lentamen-
lare rilievo assumono soprattutto la scultura (per
te a lavorare la pietra scheg- lo più di piccole dimensioni), la pittura e i graffiti
giandola per percussione di-
retta con altre pietre più du-
rupestri (cioè eseguiti nelle caverne o su altre super-
re e ottenendo i chopper, uti- fici rocciose).
lizzati come armi e strumen-
ti da taglio.
❚ paleolitico medio (ca Scultura Le sculture di cui ci è rimasta traccia, ri-
120 000 anni fa-ca 35 000 an- salenti in genere al paleolitico superiore, possono
ni fa). L’uomo lavora la pietra
scheggiando frammenti sottili essere in pietra, osso, avorio o steat“te (un minerale
ottenuti per percussione. di consistenza gessosa facilmente lavorabile). Esse
❚ paleolitico supe- rappresentano preferibilmente figure femminili e
riore (ca 35 000 an-
ni fa-ca 10 000 anni sono state rinvenute soprattutto in Francia, Italia
fa). L’industria della centro-settentrionale, Germania, Bassa Austria e te la realtà, al fine di conseguire i risultati pratici
lavorazione della pie-
tra giunge a un elevato grado Russia, a testimonianza di come tale tipologia fosse che si era prefissato. Per questo gli studiosi hanno
di specializzazione, con una diff usa in modo omogeneo in gran parte dell’Eu- ipotizzato che esse potessero essere impiegate per
ricca produzione di utensili
da taglio e da incisione (amìg- ropa continentale. La caratteristica comune a tut- propiziare la fertilità della donna e, se seppellite nei
dale), realizzati con scheggia- campi, anche quella della terra, favorendo così sia
ture bifacciali, cioè su entram-
ti questi reperti sta nell’esagerata accentuazione
be le facce. di alcune parti del corpo della donna  Figg. 1.1 e 1.2  la procreazione sia la disponibilità di cibo, due delle
Mesolitico
(glutei, ventre, seni) e nella quasi inesistenza di esigenze primarie di una società primitiva e forte-
(ca 8000 a.C.-ca 6000 a.C.) qualsiasi altro particolare caratterizzante quale il mente minacciata da un’altissima mortalità.
volto, le mani o i piedi. L’uomo primitivo ha dunque già intuito che il
Queste statuette, alte non più di 6-25 centimetri, suo operare gli consente di costruirsi una realtà
Dal greco mèsos (medio) e
lìthos, è l’età della pietra di
sono state chiamate «veneri preistoriche»  Fig. 1.3 . nuova, artificiale, diversa da quella naturale e spes-
mezzo, periodo di passaggio Esse rappresentano la fertilità e il loro evidente si- so anche più funzionale alle sue immediate e parti-
durante il quale l’uomo affina
le proprie tecniche di lavora-
gnificato magico-propiziatorio ne chiarisce e ne colari esigenze di natura materiale: cacciare gli ani-
zione della pietra producendo, motiva la deformità. Scolpendole, infatti, l’uomo mali, difendersi dai nemici, avere una discendenza
tra l’altro, vari microlìti, picco-
le e sempre più efficaci pietre paleolitico non cerca in alcun modo di essere fede- numerosa, ottenere un buon raccolto, allontanare
da taglio. le al vero e, al contrario, deforma simbolicamen- le malattie e la morte.
1.1 L’arte rupestre ■ 1.2 Testimonianze di architettura Visita le sale
sull’arte
preistorica nel
Museo digitale

1.1 
Venere preistorica,
ca 40 000-35 000 a.C. Avorio,
altezza 5,97 cm.
Dalla caverna di Hohle
Fels presso Schelklingen
(Germania). Blaubeuren,
Urgeschichtliches Museum.

1.2 
Venere preistorica,
ca 24 000-22 000 a.C. Pietra
calcarea, altezza 11 cm.
Da Willendorf (Bassa Austria).
Vienna, Naturhistorisches
Museum. Statuetta ed
evidenziazione grafica delle
parti del corpo accentuate.
Costume

1.3 
Venere preistorica,
ca 20 000-18 000 a.C. Pietra
serpentinosa, altezza 22 cm.
Da Savignano sul Panaro
(Modena). Roma, Museo
Nazionale preistorico-
etnografico Luigi Pigorini.
Due vedute.

■ Reperto Dal latino reperìre, Graffito e pittura rupestri È proprio per propiziarsi ciatori, di guerrieri, di stregoni e di figure femminili
reperire, ritrovare. Termine che
identifica un qualsiasi oggetto la caccia che il nostro progenitore preistorico esegue o di parti anatomiche stilizzate (soprattutto mani).
appartenuto a civiltà passate, anche le prime forme di rappresentazione figurativa, Le tecniche di esecuzione sono due: il graffito e la
venuto alla luce sia casualmen-
te, sia – soprattutto – nel corso all’interno o nelle immediate vicinanze delle caver- pittura. La prima consiste, come suggerisce il nome
di apposite campagne di scavo. ne da lui abitate, di cui ci rimangono molte sugge- stesso, nel graff ìre, cioè delineare i contorni delle fi-
■ Venere Nome latino della dea stive testimonianze ad Altamìra (Spagna), a Lascaux gure incidendo la parete rocciosa mediante sélci o al-
greca Afrodìte, divinità della bel- e Rouffignac in Dordogna e nelle gole dell’Ardèche tre pietre appuntite. La seconda, invece, è realizzata
lezza, dei giardini e dell’amore.
(nella Francia meridionale), ma anche sugli altipiani tracciando forme e figure mediante tinte a base di
■ Stilizzato Tutto ciò che viene del Tassìli-n-Àjjer (nel Sahara algerino), nel massic- terre o minerali precedentemente pestati e mesco-
rappresentato nei suoi elementi
essenziali, tralasciando i dettagli. cio del Tibesti (Ciad) e, in Italia, in Val Camònica lati insieme a sostanze vegetali o a grassi animali che
■ Selce Dal latino sìlex, pietra
(Lombardia), ai Balzi Rossi (Liguria), a Tivoli (La- ne garantiscano l’aderenza alla superficie rocciosa.
dura. Particolare tipo di roccia zio), a Paglicci e Romanelli (Puglia), sul Monte Pel- I colori, quasi sempre di tonalità calda (rossi, ocra,
sedimentaria silìcea (cioè ricca legrino (Sicilia) e a Lèvanzo (nelle isole Ègadi). bruni, oltre al nero del carbone di legna e dell’ossi-
di minerali contenenti silìcio), di
colore bruno o grigiastro che, Si tratta essenzialmente di rappresentazioni di do di manganese, un minerale ferroso di colore ne-
grazie alla sua durezza, veniva
impiegata dall’uomo preistorico
animali da cacciare (bisonti, tori, cavalli, cinghiali, rastro), vengono inizialmente stesi con le dita e in
per ricavarne armi e altri utensili. cervi, orsi, mammùt) e, più raramente, anche di cac- seguito con l’aiuto di rudimentali pennelli di legno
Neolitico
8
(ca 6000 a.C.-ca 4000 a.C.)
sezione I ■ Gli inizi

Dal greco nèos (nuovo) e


lìthos, è l’età della pietra nuo-
va, cioè della pietra perfetta-
mente levigata, indizio della
grande abilità ormai acquisita
e delle tecniche di lavorazione
sempre più raffinate e progre-
dite (pietra levigata e lucidata
e inizio della produzione cera-
mica). Divenuto ormai stabil-
mente agricoltore, l’uomo del
neolitico sa già realizzare delle
rudimentali capanne che, riu-
nite insieme, formano anche i
primi villaggi.

ETÀ DEI METALLI


1.4  1.5  1.6 
La seconda grande fase evo-
lutiva della preistoria umana si Teste di felini, ca 35 000- Bisonte policromo, Vaso neolitico
apre con quella che, conven- 30 000 a.C. Ardèche ca 12 000 a.C. Lunghezza con decorazione
zionalmente, viene detta età (Francia), Vallon-Pont-d’Arc, ca 250 cm. Santander geometrica, fine
dei metalli. Con questa ge- Grotta Chauvet. Particolare (Spagna), Grotta di Altamira. del VI millennio a.C.
nerica definizione si intende il del Ciclo dei leoni, parete Particolare dei dipinti rupestri Sofia (Bulgaria),
periodo – compreso tra gli ini- occidentale. del soffitto della Grande Museo Archeologico
zi del IV millennio fino ai secoli Sala. Nazionale.
VI-V a.C. – nel quale si inizia-
no a estrarre e a lavorare i pri-
mi metalli. I tempi di sviluppo
e di diffusione delle nuove in-
o di penne d’uccello. Alcuni degli esempi migliori di
dustrie metalliche, cioè dell’in- pittura rupestre, sia per stato di conservazione sia
sieme di attività svolte dall’uo-
mo preistorico per la fabbrica-
per nitidezza di segno e riconoscibilità dei soggetti
zione di utensili d’uso, sono rappresentati, sono stati scoperti nella Grotta Chau-
generalmente lenti. Per que-
sto motivo l’utilizzo della pie- vet, in Francia meridionale Fig. 1.4 . Gli animali dipin-
tra levigata prosegue in molte ti, qui come altrove, sono sempre di grande sugge-
regioni anche ben oltre i limi-
ti temporali della preistoria e, stione visiva e testimoniano un uso della pittura con
prima di scomparire del tutto, chiare finalità magico-propiziatorie. Per l’uomo pri-
continua ad affiancarsi per se-
coli a quello dei metalli. L’età mitivo, infatti, raffigurare uno o più animali (meglio
dei metalli si divide a sua vol- ancora se feriti) significa cercare di impadronirsene,
ta in tre periodi: l’età del rame
o eneolìtico, l’età del bronzo mediante l’immagine, prima ancora di averli caccia-
e – ultima e più importante – ti nella realtà. Grazie all’artificio magico del disegno
l’età del ferro.
si tenta di sottrarre il futuro all’incertezza del caso. incontriamo mai figure perfette quali cerchi, trian-
Età del rame o eneolitico Realtà e rappresentazione finiscono per coincidere goli o quadrati e il fatto che il nostro antenato prei-
(ca 4000 a.C.-ca 3000 a.C.)
e ogni animale dipinto o graffito corrisponde in pra- storico le abbia concepite è sintomo dell’ulteriore
tica a un animale abbattuto Fig. 1.5 . progredire del suo sviluppo mentale. È proprio la
ricorrenza ordinata di questi segni astratti che in-
Prime raffigurazioni geometriche Nel periodo troduce per la prima volta il concetto di «decora-
Dal latino àes (rame, bronzo),
mesolitico e, ancor più sensibilmente, nel neolitico, zione» così come sarà poi acquisito e sviluppato
rappresenta la fase più anti- l’arte figurativa preistorica tende a schematizzarsi, anche dalle civiltà storiche e così come oggi ancora
ca della metallurgìa (la tecni-
ca che si occupa dell’estra- perdendo progressivamente qualsiasi riferimento lo intendiamo. Graffire su una roccia una sequenza
zione a caldo dai minerali e anche solo formale con una realtà riconoscibile. regolare di triangoli o bordare un vaso con un’ordi-
della successiva lavorazione
dei metalli). Il rame è infatti il L’uomo, del resto, non è più solo cacciatore e, co- nata fila di rombi conferisce maggior importanza a
primo metallo a essere cono- me si è già accennato, inizia a dedicarsi stabilmente quella roccia e maggior pregio a quel vaso in quan-
sciuto dall’uomo e il suo utiliz-
zo si diffonde a partire dall’a- anche all’agricoltura e alla pastorizia. Cambia così to ciascun simbolo rimanda a un valore astratto, al-
rea del Vicino Oriente, per poi il suo rapporto con la natura, della quale impara a lo stesso modo di come gli animali stilizzati del pa-
estendersi, attraverso il Me-
diterraneo, anche all’Europa. sentirsi padrone e che non subisce più in modo pas- leolitico rimandavano a un valore concreto e reale.
L’industria eneolitica si affianca sivo, come avveniva nel paleolitico. Nell’età del rame, poi, sono frequenti anche le
a quella neolitica per la produ-
zione di armi e utensili di picco- A questo periodo (ca 8000-4000 a.C.) risalgono rappresentazioni di oggetti fortemente geometriz-
le dimensioni (punte di freccia, le prime raffigurazioni geometriche, cioè di pura in- zati, come nel caso dei pugnali graffiti nel masso
coltelli) e per oggetti decorativi
(bracciali e altri oggetti di orna- venzione e non più basate su forme in qualche mo- rinvenuto a Cemmo, in Val Camonica (Brescia) Fig.
mento). do riconducibili ad animali, uomini o oggetti con- 1.7 . In queste minute incisioni, databili all’incirca
cretamente esistenti Fig. 1.6 . In natura, infatti, non tra il 2800 e il 2400 a.C., le lame sono infatti dei lun-
1.7  9
Pugnali stilizzati incisi nella
roccia, ca 2800-2400 a.C.
Masso n. 2. Cemmo, Capo
di Ponte in Val Camonica
(Brescia). L’insieme

1 ■ La preistoria. Fra pietre e metalli


250×260 cm. Particolare.

ghi triangoli isosceli, i manici dei sottili rettangoli e 1.8 


le impugnature degli archi di circonferenza. Ipotesi di ricostruzione di
capanne preistoriche.
La decorazione, comunque, non arriva ancora a a. Capanna conica del
essere fine a se stessa. A volte certi simboli geome- periodo mesolitico
b. Capanna con pareti
trici stanno a indicare il numero (quindi il valore) verticali del periodo
dei capi di bestiame posseduti; altre volte ricorda- neolitico
no, schematizzandoli, gli strumenti del lavoro dei
campi (falci, aratri, rastrelli, pioli) e in ogni caso 1.8  giante e irrìguo, cioè attraversato da fiumi o corsi
Ipotesi di ricostruzione
conservano sempre una forte connotazione magi- di capanna conica del
d’acqua.
ca e rituale, dal significato per noi ancora in gran periodo mesolitico. Ma se in montagna è facile trovare caverne e an-
parte sconosciuto. fratti naturali nei quali ripararsi, in pianura diventa
1.9 
Disegni e stampe  Ipotesi di ricostruzione quasi impossibile: l’uomo comincia allora, per la
di capanna con pareti prima volta, a trovarsi nella necessità di costruire,
verticali del periodo neolitico.
cioè di “fare architettura”. Inizialmente scava caver-
1.10  ne artificiali, profonde fosse, rivestite con corteccia
Ricostruzione di una palafitta
1■ 2 del Bronzo Antico / Medio
(2200-1350 a.C.) sulla
d’albero, pavimentate in terra battuta e ricoperte
alla meglio con frasche, stuoie e pelli di animale.
sponda orientale del Lago
Testimonianze di Ledro in Trentino.
Nelle regioni più calde, invece, egli fa ricorso alle
cosiddette camere ipogèe, dal greco hypò (sotto) e ghè
di architettura 1.11  (terra), cioè a veri e propri pozzi, accessibili me-
Ipotesi di ricostruzione
dell’insediamento di diante rudimentali scale in legno, in fondo ai quali
Abitazioni e luoghi magici terramare di Montata la temperatura risultava molto inferiore a quella,
dell’Orto (Piacenza),
Nel periodo paleolitico l’uomo è esclusivamente ca 1400 a.C. spesso insopportabile, dell’esterno.
cacciatore, non ha una fissa dimora e segue la sel- È sempre in epoca mesolitica che compaiono an-
vaggina nei suoi spostamenti migratori. Per ripa- che le prime capanne costruite completamente fuo-
rarsi alla meglio dalle intemperie e dagli animali ri terra. Da principio sono coniche, sul tipo delle ten-
feroci si rifugia pertanto nelle grotte e nelle caver- de usate, fino alla seconda metà dell’Ottocento, dai
ne naturali, allo stesso modo di molti animali. Ben Nativi d’America Fig. 1.8 . Esternamente vengono
presto, però, grazie alla sua intelligenza, organiz- ricoperte con pelli o frasche, a loro volta impermea-
za in modo diversificato gli spazi all’interno della bilizzate con fango, argilla o escrementi di erbivori.
caverna, dedicando alla veglia e all’uso del fuoco A seconda delle zone, delle caratteristiche am-
quelli più vicini all’entrata e al riposo, alle ritualità bientali e del grado di evoluzione delle popolazio-
e alle sepolture quelli più interni e protetti. ni si hanno, in seguito, anche strutture edilizie più
complesse (ad esempio capanne con pareti vertica-
Architetture per abitare Non troviamo quindi li a pianta quadrata, circolare Fig. 1.9 o ancora più
tracce di architettura preistorica almeno fino al pe- articolata) fino ad arrivare – ma siamo già in epo-
riodo mesolitico (ca 6000 a.C.), quando l’uomo, ca neolitica – alle palafitte (costruzioni realizzate su
scoperti l’agricoltura e l’allevamento, conquista la una serie di pali conficcati nel fondo melmoso di
sedentarietà, consistente nell’abitare stabilmente in laghi, fiumi o paludi, nei pressi della riva) Fig. 1.10 .
un determinato territorio, preferibilmente pianeg- Le palafitte sono solitamente riunite in villaggi,
10 Età del bronzo 1.12  1.13 
(ca 3000 a.C.- Carnac (Francia), Mores (Sassari), dolmen
ca XI/X secolo a.C. ) allineamento di menhir Sa Coveccada, III-II millennio
megalitici, V-IV millennio a.C. a.C. Blocchi di trachite
tufacea, altezza 2,70 m,
lati di base 2,50×5,00 m.
sezione I ■ Gli inizi

Ha anch’essa inizio presso


le prime civiltà storiche vici-
no-orientali e arriverà a svilup-
parsi in Europa solo a partire
dal II millennio a.C. Il bronzo
è una lega metallica ottenuta
dalla fusione di rame (in pro-
porzione variabile dal 70%
al 95%) e stagno (dal 5% al
30%). Con questa nuova lega
è possibile realizzare utensili
più perfezionati (asce, falcetti,
vasi) e armi sempre più effica-
ci sia per l’offesa (spade, pu-
gnali, punte di lancia), sia per
la difesa (elmi, scudi, corazze).

Età del ferro


(ca XIII secolo a.C.-
ca VI/V secolo a.C.)

Costituisce l’ultima e più raffi-


nata fase di sviluppo dell’indu-
stria dei metalli. Anche in que-
sto caso è nel Vicino Oriente nei quali possono convivere anche molte famiglie, dal bretone tòl, tavola, e men, pietra), il cui nome
(forse presso gli Ittiti) che se ne
mette a punto la difficile tec-
al fine di organizzarsi meglio nelle attività produt- significa letteralmente «tavola di pietra». I dolmen,
nica di estrazione, resa anco- tive e di meglio difendersi anche dalle tribù vicine. infatti, sono costruzioni megalitiche costituite da
ra più complicata dall’impos-
sibilità, con le conoscenze di
Simili alle palafitte, infine, sono le terramàre (sing. due o più elementi monolitici verticali aventi fun-
allora, di ottenere temperatu- terramàra), costituite da capanne sempre soprae- zione di vere e proprie pareti sulle quali viene ap-
re sufficientemente alte per la
sua fusione (circa 1538 °C). In levate, ma poste sulla terraferma e diff use soprat- poggiato orizzontalmente un enorme lastrone di
Europa questo nuovo metallo tutto nella Pianura Padana, tra il XV e il XII secolo pietra (la tavola, appunto). In tal modo si delimita
non fa la sua comparsa prima
del X secolo a.C. Inizialmente a.C. Fig. 1.11 . un’area coperta probabilmente dedicata a riti ma-
l’industria del ferro si sovrap- gici o a sepolture collettive Fig. 1.13 .
pone a quella del bronzo, con
produzione di armi (spade, Costruzioni megalitiche L’attività architettonica I cròmlech (dal gallese cròm, ricurvo, e lèch, pietra),
scudi, corazze) e utensili (ara- dell’uomo preistorico, però, non si limita esclusi- sono invece grandi costruzioni megalitiche a pianta
tri, asce) di qualità e resistenza
assolutamente superiori. vamente all’abitazione. A partire dal V millennio circolare. Diffusi in Svezia, Danimarca, nelle regioni
a.C., infatti, l’intero continente europeo è interes- atlantiche della Francia e soprattutto in Gran Breta-
sato dalla diffusione di oltre ventimila insediamenti gna, essi consistono in una serie di monoliti sago-
megalìtici. Questi, a seconda dei casi e delle regioni mati a parallelepipedo o a tronco di piramide che
■ Megalitico Dal greco mègas, (dal Portogallo alla Bretagna, fino alla Scandinavia vengono conficcati al suolo in cerchio, in modo da
grande, e lìthos. Costruzione
o struttura realizzata mediante e alla Crimea), possono essere ora isolati, ora riuni- circoscrivere degli spazi probabilmente riservati a
la semplice sovrapposizione di
blocchi di pietra squadrati di di-
ti in gruppi, ora disposti secondo vari allineamen- riunioni magiche o a cerimonie di culto.
mensioni colossali. ti. In genere sono costituiti da gigantesche pietre, Il cromlech più famoso e meglio conservato (an-
■ Tronco di piramide Pira-
opportunamente sagomate e disposte con finalità che se i restauri che ha subìto nel corso degli anni
mide alla quale è stata tronca- e funzioni che spesso rimangono ancora abbastan- ne hanno forse compromesso l’aspetto originario)
ta la parte superiore mediante
un piano (α) parallelo a quello di za misteriose. è quello di Stonehenge, presso Salisbury Fig. 1.14 .
base (π). La più semplice di queste strutture è il menhìr Sorto a partire dal 1800 a.C. circa e ampliato in-
(dall’antico brètone mèn, pietra, e hìr, alto, lungo), torno al 1500 a.C., esso consiste in un doppio re-
a
che in italiano è noto anche con il nome di pietra fit- cinto di menhir verticali a loro volta sormontati da
p ta. Esso consiste in un monolìte (dal greco mònos, so- architràvi, anch’essi monolitici, disposti a forma-
lo, unico, e lìthos, pietra), cioè in un enorme blocco re una sorta di duplice, gigantesco cerchio. Alcuni
■ Architrave Elemento archi-
tettonico orizzontale in legno o di pietra conficcato al suolo e sagomato in modo da dei monoliti verticali del circolo esterno si stima
pietra che poggia su due ele- assumere una forma abbastanza aguzza e slancia- che possano pesare una cinquantina di tonnellate,
menti portanti verticali (stìpiti o
piedritti). ta. Di dimensioni variabili (da circa un metro a ol- mentre gli architravi che li collegano arrivano a pe-
tre venti), i menhir sono spesso collocati in lunghe sarne quasi sette. All’interno del cromlech, infine,
file, determinando suggestivi allineamenti lunghi si innalzano cinque dolmen disposti a «U» Fig. 1.15 .
anche qualche kilometro Fig. 1.12 . La costruzione di menhir, dolmen e cromlech co-
Più complessa è la struttura del dòlmen (sempre stituisce, date le scarsissime conoscenze tecniche del
11

1 ■ La preistoria. Fra pietre e metalli


tempo, uno sforzo collettivo veramente grandioso. 1.14 
Stonehenge (Inghilterra),
Per sagomare, muovere e sovrapporre pietre di tali cromlech, ca 1800-1500
dimensioni, infatti, deve essere stata impiegata una a.C. Pietre calcaree,
manodopera enorme Fig. 1.16 che, necessariamen- diametro esterno ca 31 m.
Veduta aerea d’insieme.
te, veniva sottratta ad altre attività vitali quali, ad
esempio, la difesa o la coltivazione della terra. Tutto
questo dà l’esatta misura dell’enorme importanza
simbolica e rituale che a tali costruzioni veniva attri-
buita dall’uomo preistorico, anche se le loro esatte
finalità non appaiono ancora del tutto chiare.

I nuraghi Attenzione a parte, infine, meritano le


possenti architetture dei nuraghi, la cui diffusione
è però limitata alla sola Sardegna Fig. 1.17 .
Si tratta di costruzioni megalitiche di forma 1.15  a. Su Nuraxi, Barumini (Cagliari) a
Pianta del cromlech di b. Nuraghe Nuraddeo,
tronco-conica aventi un unico ingresso, posto so- Stonehenge. Solo i blocchi Suni (Oristano)
litamente a Est o a Sud. All’interno, a seconda del- evidenziati in celeste ci sono c. Nuraghe di Santa Sabina,
le dimensioni e della disposizione, possono esservi pervenuti nella posizione Territorio di Silanus (Nuoro)
originaria. d. Nuraghe Ruiu, Chiaramonti
anche diversi locali, collocati su uno o più piani e (Sassari)
collegati mediante scale di legno o gradini ricavati 1.16  e. Nuraghe Lena, Castelsardo
Ricostruzione ipotetica delle (Sassari)
nelle spesse murature. Varie sono anche le funzio- fasi di lavoro necessarie
ni alle quali i nuraghi vengono adibiti fin dal XVII all’innalzamento del b c
cromlech di Stonehenge.
secolo a.C. Si va da quelle rituali a quelle difensive,
ma anche di riunione, di deposito e forse, in certi 1.17 
Vari esempi di nuraghi sardi.
periodi, di abitazione, arrivando a costituire veri e
propri villaggi fortificati.
Gli enormi massi squadrati che compongono
questi massicci torrioni sono sovrapposti in modo
progressivamente aggettante (cioè sporgente) ver- d e

so l’interno, al fine di formare una specie di fin-


ta cupola, secondo una soluzione architettonica ■ Nuraghi (sing. nuràghe) Pro-
babilmente dalla radice nur, an-
in tutto simile a quella che successivamente verrà tichissima voce indigena che si-
gnifica «ammasso di pietre», in
utilizzata anche nelle costruzioni tombali micenee accordo anche con il babilone-
(thòloi) ❯ par. 3.2 ed etrusche ❯ par. 7.1.3 . se nuhàr (torre, tempio).
Sumeri, Babilonesi, Assiri

2
2■1
ed Egizi. Le civiltà
della mezzaluna fertile

2.1 
Atto di fondazione delle città
di Uruk e di Ur da parte
I Sumeri del re Lugalkisalisi in forma
di statuetta, ca 2380 a.C.
Fondatori di mitiche cittˆ Calcare, altezza 24,5 cm.
Berlino, Pergamonmuseum
(Vorderasiatisches Museum).
I Sumeri, insediatisi nella Mesopotamia meridio-
nale fin dal 4000-3500 a.C., sono i fondatori delle ■ Mattoni Il termine deriva forse
dal latino maltha, con il significa-
prime grandi città della storia  Fig. 2.1 . La memo- to di «malta», composto a base
ria leggendaria di Ur, Ùruk, Làgash, Erìdu, Umma, di acqua, sabbia, calce o altre
sostanze leganti. La fabbrica-
Nìppur ricorre già nelle Sacre Scritture. È per que- zione di questo materiale da co-
struzione, che presenta notevoli
sta ragione che la civiltà sumerica è definita anche vantaggi rispetto alla pietra (mi-
«urbana» o «monumentale». Cinte da potenti mura nor peso, maggior convenienza
economica e ottime caratteristi-
rafforzate da numerose torri, le città sumeriche so- che di isolamento termico e di
no delle vere e proprie città-stato, ciascuna autono- resistenza al fuoco), avviene ge-
neralmente in quattro fasi:
ma e indipendente, molto spesso anche in guerra ❚ l’argilla viene più volte mesco-
fra loro  ❯ Ant. 1 . lata a paglia finemente tritura-
ta o a sabbia asciutta, al fine
di toglierle le impurità;
Le ziggurat All’interno delle mura di queste città ❚ il composto viene poi messo
entro forme di legno rettango-
si ergono costruzioni di proporzioni gigantesche: le lari di varie dimensioni;
zìggurat (o zìqqurrat), che gli antichi scritti sumerici ❚ i mattoni così formati vengono
posti a essiccare per tre-quat-
definiscono «montagne di dio». Tali strutture, a pian- tro settimane al termine del-
ta quadrangolare, sono costituite da più piattaforme le quali si ottengono i matto-
ni crudi;
sovrapposte, ciascuna accessibile da quella inferiore ❚ i mattoni destinati a rivesti-
mediante rampe e scalinate esterne. Alla sommità menti esterni, pavimentazio-
ni, scale, rinforzo degli spigoli
della ziggurat si trova la cella del tempio, contenente vengono invece cotti in appo-
site fornaci.
le statue degli dei, mentre sulle piattaforme sotto-
stanti sono ricavati sale di rappresentanza, luoghi di ■ Pietra calcarea Dal latino
càlx, calcio. Roccia sedimenta-
riunione e di culto, appartamenti reali e, talvolta, al In epoca preistorica il materiale più solido di cui ria contenente una forte quantità
piano terreno, anche botteghe e magazzini. si poteva disporre era la pietra, ma i Sumeri, abita- di carbonato di calcio (CaCO3),
al quale si deve una caratteristi-
Una delle ziggurat i cui resti si sono meglio con- tori di una regione scarsamente montuosa (dun- ca colorazione giallastra.
servati è quella che svetta tra le rovine della favolo- que povera di pietre), sono costretti a inventarsi
■ Votivo Dal latino votum, voto,
sa città di Ur, nei pressi dell’attuale centro iracheno materiali nuovi. Inizia così una vera e propria ri- offerta. Le statuette votive ve-
di Tell el-Muqaiyir, sulla riva destra del fiume Eu- voluzione edilizia che farà del mattone, per tutti i nivano offerte alle divinità per
esprimere ringraziamento o ri-
frate  Fig. 2.2 . Eretta tra il XXII e il XXI secolo a.C. in secoli a venire e fino ai giorni nostri, uno degli ele- chiedere qualcosa.
onore di Nanna, il veneratissimo dio della luna, era menti basilari dell’arte del costruire.
■ Alabastro Dal greco alàbas-
costituita da almeno tre piattaforme sovrapposte, tron. Particolare roccia sedi-
presentava una base rettangolare di circa 62,5×43 La scultura votiva I Sumeri sono fra i primi a ela- mentaria a struttura fibrosa,
spesso con tenui venature co-
metri e doveva avere un’altezza di almeno 25 me- borare una vera e propria religione. Essa si basa lorate (dal rosa al giallo, fino
tri  Fig. 2.3 . sull’esistenza di varie divinità che personificano le all’azzurro e al bruno), di aspet-
to traslucido, facilmente lavo-
Le ziggurat, come anche le mura delle città me- forze della natura (il re degli dei sumerici è Enlìl, rabile. Ne esistono due varietà:
sopotamiche, sono in mattoni. È infatti con i Su- che significa «Signore del vento») e gli astri del cie- l’alabastro gessoso (solfato di
calcio idrato), estratto princi-
meri che si ha per la prima volta testimonianza di lo, come ad esempio Utu, dio del sole, il già citato palmente a Volterra (Pisa), e l’a-
un impiego generalizzato di questo materiale da Nanna, dio della luna, o Inànna, dea del pianeta labastro calcareo (carbonato di
calcio), proveniente soprattutto
costruzione. Venere. dall’area vicino-orientale.
2.1 I Sumeri ■ 2.2 I Babilonesi ■ 2.3 Gli Assiri ■ 2.4 Gli Egizi Visita le sale
sull’arte sumera,
babilonese
ed egizia

2.2 
Tell el-Muqaiyir (Iraq),
Ziggurat di Ur, dedicata al
dio Nanna, XXII-XXI secolo
a.C. Veduta delle rovine
restaurate e parzialmente
ricostruite.

2.3 
Ipotesi di ricostruzione della
ziggurat di Ur.

2.4 
Statuetta votiva di
Eannatum, re di Lagash,
in atteggiamento di
preghiera, ca 2600-2340
a.C. Alabastro calcareo con
Di conseguenza tutta la produzione sumerica di lapislazzuli e madreperla,
sculture in terracotta (IV millennio a.C.) e in pietra altezza 30 cm. Houston,
Menil Collection.
calcàrea (III millennio a.C.) ha una forte ispirazio-
Costume
ne religiosa. I soggetti rappresentati, infatti, sono
soprattutto divinità antropomòrfe (cioè con sem-
bianze e caratteristiche umane), personaggi regali
o fedeli intenti alla preghiera.
La Statuetta votiva di Eannàtum, il potente re di
Lagash, risalente al 2600-2340 a.C. circa, ci mostra
il personaggio in posizione eretta e in atteggia-
mento di preghiera  Fig. 2.4 . La piccola scultura, in ■ Lapislazzuli Dal latino làpis,
alabastro calcareo, con inserti in prezioso lapislàz- pietra, e dall’arabo làzuward,
azzurro. Pietra dura e compatta
zuli blu per gli occhi e i capezzoli, è di fattura mi- di caratteristico colore azzurro
nuta e dettagliata. Gli enormi occhi sbarrati stanno oltremare, proveniente soprat-
tutto dalle montagne dell’Af-
forse a indicare la grande devozione religiosa, così ghanistan Nord-orientale e uti-
come la gonna a balze sovrapposte rimanda pro- lizzata fin dall’antichità anche
per la fabbricazione di monili e
babilmente a tipici abiti da cerimonia del tempo. amuleti.
14 2.5  2.7  2.8 
Statuetta di Gudea, patesi Ipotesi di probabile Stele degli avvoltoi, ca 2450
di Lagash (Statua del vaso collocazione della Statua del a.C. Pietra calcarea,
traboccante), dedicata alla vaso traboccante entro una altezza dell’ipotesi di
dea Geshtinanna, ca 2120 nicchia. ricostruzione dell’insieme
a.C. Diorite, altezza 62 cm. 180 cm. Dall’antica Lagash.
sezione I ■ Gli inizi

Parigi, Museo del Louvre. Parigi, Museo del Louvre.


Frammento di bassorilievo,
2.6  fronte posteriore.
Gudea seduto in trono,
ca 2090 a.C. Diorite, altezza
44 cm. New York, The
Metropolitan Museum of Art.

il nome con cui è nota la statuetta, Statua del vaso


traboccante), forse a simboleggiare le opere di irri-
gazione che aveva realizzato e dunque emblema di
benessere e fecondità. Il volto, convenzionale e ine-
spressivo, non ha pretese realistiche. In testa porta
un turbante pieghettato a forma di ciambella, ulte-
riore simbolo di regalità, come si riscontra anche
in numerose altre sculture a lui dedicate che lo ri-
traggono in piedi o seduto  Fig. 2.6 .
Nel complesso la statua dà una sensazione di
Comunque non vi è mai alcun tentativo di rap- grande compattezza, ben superiore a quanto le sue
presentare la realtà. Quello che interessava, infatti, modeste dimensioni ci farebbero immaginare. Essa
non era tanto rendere riconoscibile il personaggio, appare realizzata per essere osservata da un punto di
quanto rappresentare il suo ruolo (dio, re, sacer- ■ Diorite Dal greco diorìzein, di-
vista frontale, il che ci fa supporre che fosse destina-
dote, fedele). A tal fine non importava dunque la videre. Tipo di roccia di forma- ta a essere inserita in una nicchia delle pareti del pa-
zione vulcanica, di colore nera-
somiglianza, ma, piuttosto, la ripetizione di un ri- stro e di consistenza durissima.
lazzo reale  Fig. 2.7  o a essere collocata su un altare.
gido insieme di regole sempre uguali, quali l’esat- Il nome fa riferimento alla strut-
tura divisa dei cristalli che la for-
ta fattura degli abiti o il particolare atteggiamento mano.
Il bassorilievo Oltre alle sculture a tutto tondo (cioè
del soggetto. isolate nello spazio) i Sumeri realizzano anche bas-
■ Cuneiforme Dal latino cùneus,
Ciò è evidente in una delle statue di Gudèa, il più e fórma, a forma di cuneo. sorilievi con scene di guerra e di animali. Tale tecni-
noto fra i governatori (in sumerico: patèsi) di La- ca consiste nell’incidere una lastra di pietra in mo-
■ Stele Dal greco stèle, cippo.
gash, ora al Louvre  Fig. 2.5 . Risalente circa al 2120 Lastra di pietra o di marmo, de- do che la parte figurata abbia un certo rilievo (in
a.C., la statua in diorìte mostra il personaggio a corata con incisioni, bassorilie- questo caso basso, da cui il nome) rispetto al fondo.
vi o scritte, conficcata vertical-
piedi nudi uniti, rivestito con un lungo mantello mente nel terreno a ricordo di Nel frammento della cosiddetta Stèle degli avvol-
dal rigido panneggio che gli lascia scoperti solo la un personaggio o di un evento toi (ca 2450 a.C.)  Fig. 2.8  è raffigurato il re di La-
particolarmente significativi.
spalla e il braccio destri. Tale indumento, simbolo gash, Eannatum, lo stesso della statuetta votiva
di dignità regale, è decorato da minute iscrizioni ■ Basalto Dal greco bàsanos, di  ❯ Fig. 2.4 , che marcia alla testa del suo potente
nel significato di «pietra di pa-
incise in caratteri cuneiformi, nelle quali si esalta- ragone» in riferimento alla sua esercito contro la città nemica di Umma.
no la potenza del sovrano e la rarità della diorite, straordinaria durezza. Tipo di Il concetto della moltitudine e della forza è reso
roccia di formazione vulcani-
a riprova della sua grande ricchezza. In mano Gu- ca, di colore scuro o nero, con in modo simbolico scolpendo solo le teste allineate
struttura microcristallina e con- e le lance sovrapposte dei soldati, raffigurati nell’at-
dea regge un’ampolla panciuta dalla quale fuorie- sistenza compatta, di difficilissi-
scono due rivoli d’acqua simmetrici (da cui deriva ma lavorazione. to di calpestare i nemici vinti.
2■ 2 2.9 
Stele di Hammurapi, ca 1760
15
a.C. Bassorilievo su basalto,
I Babilonesi 225×65 cm. Parigi, Museo
del Louvre. Particolare della
parte figurata e intero.

2 ■ Sumeri, Babilonesi, Assiri ed Egizi. Le civiltà della mezzaluna fertile


La civiltà dei giardini e delle torri
Le continue invasioni di varie popolazioni nomadi
determinano la progressiva decadenza e la conse-
guente scomparsa della civiltà sumerica al cui po-
sto, fra l’inizio del XVIII e la fine del XVI secolo a.C.,
inizierà a svilupparsi quella babilonese. Essa prende
il nome dalla mitica città di Babilonia, una delle più
potenti e ricche di tutta l’antichità. Le rovine che di
essa si sono conservate, una settantina di kilome-
tri a Sud dell’odierna Baghdàd, non appartengono,
tuttavia, a questo antichissimo periodo, ma a uno
successivo, databile tra il VII e il VI secolo a.C., du-
rante il quale l’impero babilonese ebbe un nuovo,
grande momento di splendore politico e culturale:
il cosiddetto «periodo neo-babilonese».

Stele di Hammurapi Un esempio significativo del-


le qualità artistiche babilonesi è dato dalla Stele di
Hammuràpi (ca 1760 a.C.), rinvenuta negli scavi ar-
cheologici di Susa, nell’attuale Iran  Fig. 2.9 . Si tratta 2.10  Babilonia di Hammurapi, che questa volta viene di-
Ipotesi di ricostruzione
di un blocco di basalto alto 225 centimetri sul quale dell’Etemenanki (Torre
fesa da ben 350 torri e circondata da due muraglie
il potente re Hammurapi, nuovo riunificatore della di Babele). in mattoni spesse rispettivamente 6 metri e mezzo
Mesopotamia, fece incidere in caratteri cuneiformi (la più esterna) e 4 metri. Molte ed evidenti sono
282 leggi che tutti avevano l’obbligo di rispettare. le similitudini con l’architettura monumentale su-
La stele, al di là del suo alto valore artistico, rap- merica, segno di una continuità di forme che non
presenta quindi anche la prima testimonianza sto- si interrompe nemmeno con il succedersi di civiltà
rica dell’applicazione del diritto. La maggior parte diverse, perché ognuna di esse, anche se sottomet-
dello spazio disponibile, sia sul fronte sia sul retro, te o annienta la precedente, finisce poi per assorbir-
a Ricostruzione di Robert
è infatti dedicata al testo delle leggi, mentre la zona Koldewey (1918) ne gli usi e le caratteristiche.
frontale superiore è decorata con un bassorilievo
in cui lo stesso re, in piedi sulla sinistra, si è fatto Etemenanki La Nuova Babilonia diventa così
rappresentare nell’atto di ricevere simbolicamente una delle città più ricche e grandiose mai esistite,
le leggi da Shamash, il dio del sole, patrono della al centro della quale si innalza anche il cosiddetto
giustizia e trionfatore sulle tenebre. Etemenànki, che letteralmente significa «Casa del
I due personaggi, rigidi e squadrati, sono rap- Fondamento del Cielo e della Terra». Si tratta di
b Ricostruzione di Walter
presentati di profilo con una minuta attenzione ai Andrae (1932) una gigantesca ziggurat a pianta quadrata con sette
particolari dell’abbigliamento, come si può notare gradoni sovrapposti, alta forse 90 metri e con lato
dalla veste pieghettata di Hammurapi e da quella a di base pari a poco più dell’altezza. Dati gli scarsi
balze di Shamash. Come nella scultura sumerica, resti giunti fino a noi, però, gli studiosi non sono
non vi è comunque alcun intento realistico, quanto stati in grado di definirne la forma esatta, per cui
piuttosto il desiderio di creare un insieme di forme le ipotesi di ricostruzione sono ancora varie e di-
e di atteggiamenti simbolici facili sia da compren- scordanti  Fig. 2.10 . La ziggurat era comunque col-
dere sia da riprodurre. c Ricostruzione di André legata al grandioso tempio dedicato a Marduk, il
Parrot (1949)
Costume più importante fra gli dei babilonesi. Essa, secondo
la tradizione, si identifica addirittura con la biblica
Nuova Babilonia Torre di Babèle, che gli artisti di tutti i tempi hanno
La rinascita babilonese, dopo mezzo millennio di sempre amato rappresentare in modo straordina-
sanguinaria dominazione assira  ❯ par. 2.3 , avviene riamente fantasioso.
fra il VII e il VI secolo a.C., sotto i regni di Na-
bopolassàr e, soprattutto, di suo figlio Nabucodo- Porta di Išhtar L’accesso a Nuova Babilonia veniva
d Ricostruzione di
nosòr II. Essa conduce alla ricostruzione dell’antica Hansjörg Schmidt (1981) garantito da nove porte monumentali, la più impo-
16
sezione I ■ Gli inizi

2.11 
Porta di Išhtar, inizio 14,75 m, larghezza 15,70 m.
2.12 
Mushushù, ca 580 a.C. 2■ 3
VI secolo a.C. Da Nuova Babilonia. Berlino, Mattonelle di ceramica
Mattoni e mattonelle di
ceramica invetriata, altezza
Pergamonmuseum.
Ricostruzione parziale.
invetriata. Dalla Porta di
Išhtar.
Gli Assiri
Città fortificate e dèi mostruosi
nente delle quali, aperta sulle mura settentriona- ■ Ceramica invetriata Nota per un popolo guerriero
in area mesopotamica fin dal-
li, era dedicata a Išhtar, la Inanna dei Sumeri, dea la metà del II millennio a.C., es-
dell’amore e della guerra. L’enorme struttura, deli- sa veniva realizzata applicando Gli Assiri sono presenti in Mesopotamia fin dall’e-
a un manufatto in argilla prece-
mitata da quattro poderosi torrioni merlati, è oggi dentemente cotto a una tempe- poca sumerica, ma è solo verso il 1100 a.C. che rie-
in parte ricostruita al Pergamonmuseum (Vorde- ratura di 750-900 °C la cosid- scono a fondare un proprio Stato con capitale Assùr.
detta vetrina, una speciale ver-
rasiatisches Museum) di Berlino  Fig. 2.11 . Essa è nice a base di sabbia silicea e Di essi impressionano soprattutto la vocazione
esternamente rivestita da mattonelle di ceramica sostanze coloranti. Una volta ri- espansionistica, l’organizzazione militare e il feroce
cotta ad alte temperature, la ve-
invetriata di colore azzurro intenso, sulle quali ri- trina si cristallizzava diventando istinto combattivo. L’arte assira rispecchia pertanto
saltano le figure decorative in rilievo di vari animali lucida, compatta e trasparente, il carattere aggressivo e guerresco di questo popolo,
rendendo la ceramica imper-
mostruosi, aventi la funzione simbolica di proteg- meabile e resistente agli agenti le cui città, ancor più di quelle sumeriche e babilone-
gere l’ingresso della città. Essi rappresentano so- atmosferici. si, hanno l’aspetto di vere e proprie fortezze inespu-
prattutto tori, sacri al dio Adad, e mushushù, mitici Animazione gnabili. Le imponenti porte lignee del Palazzo reale di
draghi squamati con testa e coda di serpente, cor- ■ Giardini pensili Dal latino Balawat, presso l’attuale Mosùl, ce ne danno un’im-
po e zampe anteriori di leone e zampe posteriori pendère, pendere. Qui con il mediata conferma. Volute dal sovrano Salmanassar
significato di «sospesi in aria»,
d’aquila, emblemi del dio Marduk  Fig. 2.12 . All’in- cioè rialzati da terra o posti addi- III (858-824 a.C.), erano costituite da due gigante-
terno della Porta di Išhtar, in direzione del Tempio rittura sulla sommità dei palazzi. sche ante realizzate in legno di cedro e rinforzate da
di Marduk, si snodava la rettilinea Via delle Processio- ■ Sette Meraviglie del Mondo 16 fasce orizzontali in bronzo (8 per anta) decora-
Antico Fin dal II secolo a.C. si
ni (o Via Sacra), un’arteria lunga 250 metri e larga tramanda la memoria delle sette te con rilievi che narrano le imprese guerresche del
22, fiancheggiata da un grandioso fregio azzurro, realizzazioni umane che, più di re. Nonostante la parte lignea sia andata perduta nel
tutte le altre, avevano meraviglia-
sempre in ceramica invetriata. to gli storici e i sapienti dell’anti- corso dei secoli, molti dei pannelli bronzei sono oggi
chità. Esse sono: i Giardini pen- conservati al British Museum di Londra  Fig. 2.13 . In
sili di Babilionia, la Piramide di
Giardini pensili Nuova Babilonia, infine, è celebre Cheope a Giza (l’unica a essersi ciascuno di essi la descrizione dei particolari di solda-
anche per i suoi mitici giardini pènsili  ❯ Ant. 2, p. 36 , conservata fino a oggi), la Sta- ti, cavalli, carri da guerra ed elementi di paesaggio è
tua di Zeus a Olimpia, il Tempio
considerati da sempre una delle Sette Meraviglie del di Artèmide a Èfeso, il Mausoleo assolutamente minuziosa e particolareggiata, quasi
Mondo Antico. Anche se tutti gli studi più recenti di Alicarnàsso, il Colosso di Rodi a significare che alla straordinaria nettezza dell’in-
e il Faro di Alessandria d’Egitto. Il
sono ormai concordi nell’affermare che tali straor- numero è simbolico, in quanto la cisione corrisponda simbolicamente la potenza del
dinarie costruzioni non siano probabilmente mai tradizione ha sempre attribuito al sovrano che quell’opera ha commissionato.
numero sette poteri magici (set-
esistite, il tramandarsi fin dall’antichità della loro te sono i giorni della settimana,
favolosa memoria ci dà l’esatta dimensione dell’im- sette le stelle della costellazione Ninive Nìnive, l’ultima capitale, posta sulla riva si-
delle Plèiadi, sette i corpi cele-
portanza e del prestigio di cui la cultura e la civiltà sti conosciuti dagli antichi, sette nistra del Tigri, era circondata da una straordinaria
i bracci della menoràh, il cande- cinta di mura in mattoni alta 24 metri e lunga oltre
neobabilonesi hanno sempre goduto. labro ebraico del Tempio di Ge-
Giardini rusalemme). 12 kilometri. Al suo interno sorgevano palazzi reali
17

2 ■ Sumeri, Babilonesi, Assiri ed Egizi. Le civiltˆ della mezzaluna fertile


2.13  2.14 
Pannello delle porte del Servitore che conduce quattro
palazzo reale di Balawat, cavalli, ca 710 a.C. Bassorilievo
ca 858-849 a.C. Lamina in alabastro calcareo,
di bronzo sbalzata, altezza 282×200 cm. Dal Palazzo
ca 27 cm. Londra, British di Sargon II a Dur-Sharrukin.
Museum. Particolare. Parigi, Museo del Louvre.
Intero e particolare.

che superavano, per grandiosità e ricchezza di de-


corazioni, i pur imponenti templi dedicati a Išhtar e
a Nabu, dio della sapienza e protettore degli scribi.
In tutte le manifestazioni dell’arte assira, infatti, si
tende più a celebrare la potenza e le vittorie dei vari
monarchi che a glorificare gli dei, ai quali, comun-
que, vengono anche innalzate imponenti ziggurat.

I bassorilievi Nulla meglio del bassorilievo, spes-


so dipinto con vivaci colori, si prestava alla decora-
zione dei grandi palazzi reali e delle mura cittadine.
Esso costituisce una specie di narrazione continua,
semplice e comprensibile a tutti, mediante la quale
il popolo viene messo al corrente in modo quasi leg-
gendario delle imprese guerresche dei suoi sovrani.
Le tecniche rappresentative sono molto raffina-
te in quanto l’uso di scalpelli di ferro (metallo che
gli Assiri impararono a lavorare prima di altri popoli
mesopotamici) consente una finezza di incisione ir-
realizzabile con i normali utensili di bronzo. Le bar-
be dei guerrieri, i finimenti dei cavalli, gli abiti dei
re e dei sacerdoti sono infatti eseguiti in modo tan-
to magistrale e raffinato da trasformarsi in un puro
motivo ornamentale di gusto geometrico.
Questo è particolarmente evidente in un basso- tivo di suggerire il rimpicciolimento dimensionale
rilievo di alabastro calcareo proveniente dal palazzo dovuto alla profondità. Solo otto zampe vengono
di Sàrgon II, che mostra un Servitore che conduce quat- però raffigurate: quelle dei primi due cavalli. Tale
tro cavalli ed è databile attorno al 710 a.C.  Fig. 2.14 . stratagemma ha lo scopo di rappresentare in mo-
L’artista ha sottolineato i pennacchi, le nappe e i fi- do simbolico l’andatura lenta di questi animali che,
nimenti che coronano le teste e il petto dei cavalli e forse attaccati a un carro da parata, sembrano muo-
ha insistito, pur se schematicamente, ma con forte versi in maniera quasi sincronizzata.
espressività, sulle zampe degli animali e sulle gam-
be del portatore, attraverso la conformazione inci- Dur-Sharrukin Fra il 713 e il 707 a.C. Sargon II fa
sa di rotule e polpacci di quest’ultimo e i nervi tesi ■ Scalpello Utensile da incisio-
edificare nell’inospitale regione a Nord di Ninive
dei cavalli. Le quattro teste dei nobili animali sono ne e da taglio usato per lavorare la nuova capitale Dur-Sharrukin, che letteralmen-
disposte in una sorta di progressione, cioè l’una su- legno e pietra, su cui si picchia te significa «Fortezza di Sargon» (l’odierna Khor-
con un martello di legno o di fer-
perando di poco quella del precedente, nel tenta- ro detto mazzuolo. sabad)  Fig. 2.15 . Si tratta di uno dei primi e miglio-
18 9 6 2.15  2.16 
2 Ipotesi di ricostruzione Coppia di lamassù, ca 713-
3
dell’antica capitale assira 707 a.C. Alabastro calcareo,
di Dur-Sharrukin (l’odierna 420×436 cm. Dal Palazzo
Khorsabad), fine dell’VIII di Sargon II a Dur-Sharrukin.
secolo a.C. Parigi, Museo del Louvre.
sezione I ■ Gli inizi

Veduta generale e particolare


1. Palazzo reale
delle ali di un lamassù.
2. Sala del trono
3. Appartamenti reali
4. Palazzi secondari
5. Porte d’accesso e stanze
delle guardie
6. Cittadella
7. Porta monumentale
5 8 5 8. Tempio di Nabu
9. Ziggurat di Ninurta

7 1 4

ri esempi di progettazione urbana dell’antichità.


Le imponenti mura cittadine, oggi quasi del tutto
scomparse, racchiudono infatti un’area rettango-
lare di oltre 300 ettari, 20 dei quali occupati dal-
la cosiddetta cittadella  6 . Questa, di forma pres-
soché quadrata, consiste in un recinto a sua volta
fortificato, vero e proprio cuore politico e religioso
dell’intera città. Al suo interno, infatti, si ergono
una grandiosa ziggurat (costruita forse in onore del
terribile Ninùrta, dio della guerra)  9  e il vasto pa-
lazzo reale  1 , composto da oltre duecento sale or-
dinate intorno a una trentina di cortili interni. Ap-
pena fuori, infine, sorge il grande tempio dedicato
a Nabu  8 , dio della sapienza.
Alla cittadella si accede mediante una porta mo-
numentale  7 , ai cui lati montano simbolicamente la
guardia alcuni giganteschi lamassù in alabastro calca-
reo, due dei quali sono oggi conservati al Museo del
Louvre  Fig. 2.16 . Scolpiti allo stesso tempo in basso-
rilievo (sui fianchi) e a tutto tondo nelle testate dei
muri di cui costituivano l’ornamento di conclusio-
ne, essi sono raffigurati come mostri alati in forma
di tori androcèfali (cioè con testa umana) e dotati di
cinque zampe, al fine di suggerire il senso del movi-
mento. Nonostante le loro enormi dimensioni essi
sono caratterizzati da una tecnica scultorea estrema-
mente minuta e raffinata, che impreziosisce l’insie-
me con particolari di grandissimo effetto decorativo.
Le barbe, di forma quasi tronco-conica, sono or-
nate da perline e si contrappongono simmetrica-
mente alle corone, decisamente a tronco di cono.
Queste, strette da coppie di corni ricurvi e termi-
nanti con un nastro di piume, sono a loro volta fi-
nemente lavorate con motivi decorativi circolari.
Le grandi ali, portate erette, sono strette contro il
corpo e libere in alto. In esse il delicato chiaroscuro
delle piume sovrapposte, a sua volta impreziosito
da incisioni oblique attorno all’anima centrale, si
fonde con quello – appena più evidente – della pel-
liccia dell’animale, resa simbolicamente con gruppi
di ciocche ricciolute.
LE EPOCHE
DELLA STORIA
2■ 4 2.17 
Ipotesi di ricostruzione di un
19
EGIZIA gruppo di mastabe in una

Epoca preistorica
Gli Egizi necropoli egizia del XXVIII
secolo a.C. 4. Struttura fuori terra
(Predinastica) 2. Pozzo

2 ■ Sumeri, Babilonesi, Assiri ed Egizi. Le civiltà della mezzaluna fertile


(dal paleolitico al 3000 ca a.C.) L’arte come inno agli dei
Il paese si presenta diviso in
Basso Egitto, più ricco ed evo-
luto, e Alto Egitto, militarmente
La civiltà egizia nasce e si sviluppa lungo il «gran
più aggressivo. Si succedono Padre Nilo», uno dei fiumi più lunghi del mondo,
vari re (o capi tribù) per ogni
città (o per ogni villaggio). che per gli Egizi ha sempre rappresentato la princi-
pale fonte di vita e di ricchezza, oltre che la miglio-
Epoca arcaica
(Protodinastica) re e più rapida via di comunicazione  ❯ Ant. 5 . Que-
(3007-2682 a.C.) sta civiltà, di cui sembra di conoscere molto, grazie
5. Stanza
Unificazione di Alto e Bas- alla gran quantità di reperti sparsi in tutti i musei per le offerte
so Egitto. Inizio delle dinastie
del mondo e alla grandiosità delle sue architetture, e la preghiera
faraoniche (Epoca thinìta). La
capitale è Menfi, nel Basso 1. Sepolcreto sotterraneo
pare invece destinata a riservarci ancora sorprese.
Egitto. 3. Sarcofago
Sono infatti oltre tremila i siti, ignoti persino alle
Antico Regno
o Epoca menfitica
fonti, da riportare ancora alla luce e la cui presenza
2■ 4 ■1
(Età delle piramidi) sotto la sabbia è stata rivelata grazie all’esplorazio-
(2682-2191 a.C.) ne satellitare con fotografie all’infrarosso. Le mastabe
Si consolida l’unità politica tra La storia egizia è scandita in base alle trentuno di- Le prime tombe monumentali
Alto e Basso Egitto e si impo-
ne la figura del faraone, ve- nastie di faraoni che si sono via via succedute al po-
ro fulcro della società egizia.
Si intraprende la costruzione
tere dal 3007 a.C. al 30 a.C., determinando almeno I più antichi esempi di architettura egizia di cui ci
delle prime grandi piramidi. tre grandi periodi di splendore artistico e culturale: siano pervenuti i resti, concentrati soprattutto in-
La capitale continua a esse-
re Menfi.
l’Antico Regno o Età delle piramidi, il Medio Regno o torno a Menfi, in Basso Egitto, sono le cosiddette
Primo impero tebano e il Nuovo Regno o Età dei templi. màstabe, tombe monumentali risalenti alle prime
Primo periodo intermedio
(2191-2119 a.C.) L’arte egizia costituisce uno dei fenomeni più dinastie faraoniche (ca 3007-2682 a.C.). Esse, usate
Lotte di successione fra dina- straordinari e irripetibili di tutta la storia dell’uo- inizialmente per la sepoltura dei faraoni e dei lo-
stie del Basso e dell’Alto Egit- mo. Per circa tre millenni, infatti, essa ha saputo ro familiari, a partire dall’Antico Regno, quando
to, con conseguente disso-
luzione dell’unità e sdoppia- conservare caratteristiche proprie, autonome e ben iniziò a diffondersi la costruzione delle piramidi,
mento della capitale (Menfi a riconoscibili, rimanendo sostanzialmente uguale a furono riservate soprattutto ai dignitari di corte:
Nord e Tebe a Sud).
se stessa e quasi indifferente agli influssi esterni. nobili, scribi e sacerdoti. Riunite in necròpoli (dal
Medio Regno Tale continuità, basata soprattutto sul rispetto greco nekròs, morto, e pòlis, città), dette anche «cit-
(Primo impero tebano)
(2119-1793 a.C.) delle tradizioni, sulla ripetizione di schemi, forme tà dell’eternità», costituivano delle vere e proprie
Ricomposizione dei dissidi e temi consueti e già collaudati, può essere spiegata città dei morti, collocate a occidente degli abitati,
tra Alto e Basso Egitto. Riaf- sia con l’isolamento culturale che l’Egitto ha sem- nella direzione dell’Amènti, il regno dei defunti, po-
fermazione dell’unità politica
e militare dello Stato con ac- pre orgogliosamente mantenuto rispetto alle altre sto simbolicamente là dove tramonta il sole.
quisizione dei territori fino al- popolazioni medio-orientali e nordafricane, sia con La mastaba si compone essenzialmente di due
la Bassa Nubia. Trasferimento
della capitale unificata a Tebe. lo stretto legame esistente tra arte e religione. parti  Fig. 2.17 . La prima, sotterranea, è costituita da
Secondo periodo
Anche l’arte egizia presenta dunque caratteri e un sepolcréto (camera di sepoltura) 1  scavato in fon-
intermedio finalità essenzialmente religiosi. Architettura, pit- do a un pozzo  2 . In esso viene calato il sarcofago
(1793-1550 a.C.)
tura e scultura, infatti, sono sempre finalizzate a del defunto  3  e vengono deposti gli oggetti di cui
Nuova rottura dell’unità politi-
ca e territoriale dell’Egitto, in- onorare gli dei o il faraone (ritenuto anch’egli di egli potrà servirsi nella vita dell’aldilà. Gli Egizi, in-
vaso da dominatori stranieri di natura divina), nella consapevolezza che solo in fatti, credevano che la vita proseguisse oltre la mor-
provenienza asiatica (Hyksos),
con trasferimento della capita- questo modo sarebbe stato possibile conseguire te solo se anche il corpo si fosse conservato: da qui
le ad Avaris, sul Delta. Genera- l’immortalità dopo la vita terrena. la necessità di mummificare i cadaveri, di depositarli
lizzata decadenza della cultu-
ra, della vita sociale e delle arti.
■ Fotografia all’infrarosso rimento alla reggia in cui abi-
Nuovo Regno Tecnica di ripresa fotografica tava. È il nome con il quale si
o Secondo impero tebano che, tramite specifici sensori designavano gli antichi sovrani
(Età dei templi) (per le riprese digitali) e oppor- d’Egitto, distinti per dinastìe (dal
(1550-1069 a.C.) tune pellicole (per quelle analo- greco dynastèia, potenza), cioè
giche), consente di registrare per famiglie che si tramandava-
Definitiva cacciata degli Hyk-
radiazioni luminose di lunghez- no ereditariamente il potere.
sos e ultima riunificazione
ze d’onda inferiori a quelle del-
dell’Egitto. Periodo di massi-
lo spettro visibile evidenziando, ■ Mummificare Dall’arabo
ma espansione politica e ter-
grazie anche ad appositi filtri mùmiyya. Si differenzia in pro- al quale i cadaveri, una volta evi- so era favorito, oltre che dall’ac-
ritoriale. La capitale, dopo un
ottici, immagini e particolari non cesso naturale – più propria- sceràti (cioè svuotati delle visce- curata preparazione, anche dal
breve trasferimento ad Akhe-
percepibili a occhio nudo. mente mummificazione – e ar- re e delle parti molli) e avvolti in clima molto secco e dalla qua-
taton (l’odierna Tell el-Amar-
tificiale – più propriamente im- bende intrise di sali e unguenti si totale assenza d’aria all’inter-
na), ritorna a Menfi e poi a Ta-
■ Faraone Dall’egizio per-a’a o balsamazione. Quest’ultima è speciali, potevano conservarsi no dei sarcofagi e nei sepolcreti
nis, sul Delta.
par’oh, grande casa, con rife- un complesso processo grazie senza decomporsi. Tale proces- sotterranei.
Terzo periodo intermedio
20
(Epoca presaitica)
(1069-664 a.C.)
Grave periodo di crisi politica e
istituzionale nel quale si torna
alla divisione in Basso Egitto
sezione I ■ Gli inizi

(governato dal faraone) e Alto


Egitto (governato da sacerdo-
ti, funzionari e militari).

Epoca tarda
(664-332 a.C.)
Progressivo disfacimento del-
lo Stato egizio e invasione as-
sira (671 a.C.). La capitale vie-
ne trasferita a Sais, nel Delta,
ma le ultime dinastie non sono
più in grado di promuovere la
riunificazione territoriale e am-
ministrativa del regno.

Periodo tolemaico
(332-30 a.C.)
L’Egitto perde definitivamen-
te la propria indipendenza e,
dopo la dominazione di Ales-
sandro Magno e dei Tolomei,
diventa provincia dell’impero
romano (30 a.C.).

nei sarcofagi e di mettere loro accanto cibi, utensili 2.18 


Stele falsa-porta, ca 2350-
2■ 4 ■ 2
e arredi che avrebbero reso più facile la vita nell’ol-
tretomba. La seconda parte della mastaba, quella in
2250 a.C. Calcare scolpito
e dipinto, 340×220 cm. Dalla
Le piramidi
superficie  4 , ha la funzione di chiudere per l’eternità mastaba del funzionario Iteti Una geometria per lÕeternitˆ
a Saqqara. Il Cairo, Museo
il pozzo di accesso al sepolcreto e di indicarne la pre- Nazionale Egizio.
senza in modo monumentale, accogliendo spesso al È nel corso dell’Antico Regno (2682-2191 a.C.) che
2.19 
suo interno anche numerose camere per le offerte e Saqqara, mastaba del visir per la sepoltura monumentale del faraone e dei
celle per le preghiere dei parenti  5 . Mehu, ca 2330 a.C. Calcare suoi familiari si incominciano a costruire le pira-
scolpito e dipinto. Stele falsa-
Questa parte esterna della mastaba, costruita porta. midi (mer, in lingua egizia). Si tratta di una delle
in mattoni crudi o in più duratura pietra calcarea, strutture architettoniche più perfette e razionali
2.20 
presenta una pianta rettangolare, con i lati mino- Statua bronzea dell’architetto
mai realizzate e riassume simbolicamente, nella
ri orientati in direzione Nord-Sud. Le spesse mura Imhotep, IV secolo a.C. sua grandiosa semplicità, lo spirito di tutta la civil-
perimetrali, alte circa 5-6 metri, sono scarpàte, cioè Bronzo. Il Cairo, Museo tà egizia. Per questo motivo tale epoca, di grande
Nazionale Egizio.
inclinate verso l’esterno, e da ciò deriva il nome floridezza economica e culturale, è comunemente
stesso di mastaba che in arabo (màstabah) significa chiamata anche Età delle piramidi.
«panca». Coperta con un tetto piano (cioè orizzon-
tale), la mastaba egizia assume quindi la forma di Piramide di Djoser Inizialmente le piramidi altro
un massiccio tronco di piramide. non sono che grandiose sovrapposizioni di più ma-
Esternamente la mastaba viene spesso decorata a stabe una sull’altra. La più antica è la piramide a grado-
vivaci colori, mentre all’interno vi si trova la cosid- ni del faraone Djòser (o Zòser), il più importante della
detta falsa-porta. Questa, solitamente alta e molto terza dinastia (ca 2665-2645 a.C.), costruita a Saq-
stretta, consiste in una grande stele recante il nome qàra, in Basso Egitto, a partire dal 2650 a.C.  Fig. 2.22 .
e la statua del defunto (o anche solo i suoi titoli ono- L’artefice di tale costruzione è Ìmhotep  Fig. 2.20 ,
rifici) e raffigurante appunto una finta porta, dipinta forse il primo architetto della storia, gran sacerdo-
o incisa su una parete orientata a Est  Figg. 2.18 e 2.19 . te del dio Ra (il Sole) e consigliere principale dello
La sua funzione, fondamentale per le credenze reli- stesso Djoser. A Imhotep, del resto, si attribuisce
giose egizie, è quella di mettere fisicamente in con- l’edificazione dell’intera necropoli di Saqqara, che
tatto il mondo dei vivi con l’aldilà funerario. costituiva il vasto cimitero monumentale della vi-
cina Menfi, la prima, grande capitale dell’Egitto.
■ Djoser Noto anche con il no- grafia dei nomi egizi segue la tra-
Tale necropoli conteneva, oltre alla piramide del
me di Neterikhet (o Netjerikhet), scrizione alfabetica di iscrizioni faraone, anche cappelle rituali e sepolture di vari
chiamato indifferentemente geroglifiche prive di suoni voca-
Djèser, Dòser o Giòser. Tali dif- lici. Gli stessi nomi, perciò, pos-
dignitari di corte  Fig. 2.21 .
ferenze derivano dal fatto che la sono avere trascrizioni diverse. La piramide di Djoser, formata da sei enormi
21

2 ■ Sumeri, Babilonesi, Assiri ed Egizi. Le civiltˆ della mezzaluna fertile


2.21  2.22  2.23 
Ricostruzione schematica Saqqara, presso Menfi, Sezione schematica della
del complesso funerario della Necropoli. Piramide a piramide a gradoni di Djoser.
piramide a gradoni di Djoser. 7 gradoni di Djoser, ca 2650
a.C. Blocchi squadrati
6 di pietra calcarea, C
altezza 60 m, lati di
5 base 109×121 m.

4
8
B
11 3

12 1 A

6
10 4
2 3

2
5
piattaforme (o gradoni), è realizzata con blocchi di 1. Ingresso A. Mastaba iniziale 3. Camera in mattonelle
pietra calcarea squadrati e allineati in filari sovrap- 2. False porte B. Prima piramide a quattro azzurre
3. Colonnato d’accesso gradoni 4. Pozzo di accesso
posti leggermente scarpati  Figg. 2.22 e 2.24 . Pensata 4. Cappelle per la festa C. Piramide definitiva a sei principale
inizialmente come una grande mastaba  Fig. 2.23, A , giubilare (Heb-Sed) gradoni 5. Sepolcreto della prima
5. Casa del Sud 1. Sepolcreto mastaba
è stata poi ingrandita in fasi successive, fino a rag- 6. Casa del Nord 2. Camere rituali 6. Accesso secondario
giungere un’altezza di circa sessanta metri  B e C . 7. Cella sotterranea
(serdab)
Come tutte le piramidi a gradoni, è una struttura 8. Piramide a gradoni
piena, cioè priva di qualsiasi spazio interno. Il sepol- 9. Tempio a tre colonne
scanalate
creto  1  e le camere per la vita ultraterrena del defun- 10. Sepolcro del muro di
to  2  si trovano infatti sotto terra. Fra questi locali ve cinta meridionale
n’è uno finemente decorato con mattonelle in cera- 11. Massiccio occidentale
12. Recinto rituale
mica invetriata azzurra e vari bassorilievi rappresen-
tanti il faraone intento a celebrare riti religiosi  3 . Vi
si accedeva mediante un profondissimo pozzo verti-
cale  4 , scavato nel granito e ostruito per sempre, al- 2.24 
Sistema di sollevamento dei
meno secondo le intenzioni dell’architetto Imhotep, materiali per la costruzione
dalla gigantesca mole della piramide stessa. delle piramidi.
22
sezione I ■ Gli inizi

2.25  7
Giza, periferia Sud- 6
occidentale del Cairo, 7
Necropoli. Veduta aerea.
A sinistra, la piramide di
Micerino e, in successione,
quelle di Chefren e di 5 4
Cheope.
1
2.26  3
Giza, Necropoli. Piramide
di Cheope, ca 2585 a.C.
Blocchi squadrati di pietra
calcarea, altezza attuale ca
137,18 m, lati di base ca 2
230×230 m.

2.27 
Spaccato assonometrico
schematico della Piramide
di Cheope.
1. Ingresso
2. Prima cella funeraria
Piramide di Cheope La tipologia delle piramidi a lasciata incompiuta più grande e meglio conservata necropoli d’Egit-
3. Cella centrale
gradoni ha, come evoluzione naturale, quella delle (Camera della Regina)
to  Fig. 2.25   ❯ Ant. 4 .
piramidi a facce lisce. La loro struttura interna rimane 4. Grande Galleria La straordinaria costruzione occupava origina-
sostanzialmente inalterata e ciò che muta è soprat- 5. Cella funeraria riamente una superficie di oltre 5 ettari (come set-
(Camera del Re)
tutto l’esterno, in quanto i gradoni, indispensabili al- 6. Struttura di alleggerimento te campi di calcio), aveva una base quadrata di 230
la costruzione, vengono nascosti da un rivestimento 7. Cunicoli di aerazione metri di lato e un’altezza di circa 146,60 metri (ora
in lastroni squadrati di pietra calcarea. Questo con- ridotta a 137,18 metri a causa di crolli e sfaldamenti
ferisce alla struttura una forma pura ed essenziale, del vertice)  Fig. 2.26 . Le sue quattro facce triangolari
probabilmente legata anche a considerazioni di ca- sono rivolte simbolicamente ai quattro punti cardi-
rattere geometrico e astronomico. La costruzione di nali e hanno un’inclinazione di circa 52 gradi.
una piramide si protraeva, solitamente, per decenni Il rivestimento, andato quasi del tutto perduto,
e richiedeva un enorme impiego di uomini e mez- era in lastre di calcare bianco trasportate via fiume
zi. I materiali venivano infatti sollevati per mezzo di dalle cave di Tura, sulla sponda orientale del Nilo,
slitte che molti uomini trainavano su rampe di mat- ■ 52 gradi Tale inclinazione, che mentre il grosso della costruzione è in pietra calca-
in notazione scientifica si scrive
toni crudi rivestite di sabbia, le quali crescevano con 52°, non è casuale. Essa, infatti,
rea locale. Il calcare bianco, levigato fino a render-
il crescere della piramide e potevano essere tolte so- comporta che nella piramide di lo riflettente, dava alla piramide grande splendore
Cheope il rapporto tra perime-
lo alla conclusione dei lavori. tro di base e altezza sia lo stes- quando veniva colpita dai raggi del sole.
La più grande e celebre piramide egizia a fac- so che intercorre tra la circonfe- La cella funeraria del faraone Cheope, detta Ca-
renza inscritta e il raggio.
ce lisce è quella che il faraone Chèope (o Khùfu) mera del Re, è posta non alla base, dove era prevista
V
si fece costruire dall’architetto Hemiùnu sull’alto- in origine  Fig. 2.27, 2 , ma quasi al centro della co-
piano di Giza, a Sud-Ovest del Cairo, intorno al struzione  5 . Essa, di forma rettangolare (5,20×10,45
2585 a.C.  ❯ Ant. 3 . Nei suoi pressi, in seguito, sor- metri), è rivestita da lastre di granito rosso lavorato
geranno anche le piramidi – più piccole, pur nella con precisione millimetrica e ha per copertura no-
52°
loro enormità – del figlio Chefren (o Khàfre) e del ve enormi blocchi affiancati di calcare. Al di sopra
nipote Micerino (o Menkàure), dando origine alla si eleva una complessa struttura di alleggerimento  6 ,
2.28  6. Naos
23
Spaccato prospettico
di un tempio egizio.

2 ■ Sumeri, Babilonesi, Assiri ed Egizi. Le civiltà della mezzaluna fertile


5. Santuario
o sacrario
4. Vestibolo

3. Sala ipostila

2. Cortile colonnato

1. Pilone

formata da cinque camere sovrapposte in granito, prime dinastie dell’Antico Regno, ma in realtà han-
con la funzione di contrastare l’enorme pressione no origini ancora precedenti. Essi non sono luoghi
esercitata dalla muratura circostante. Alla Camera di preghiera né di predicazione, ma rappresentano
del Re si accede attraverso una complicata serie di l’abitazione terrena degli dei e vengono consacrati
corridoi e gallerie  4  che partono, sulla faccia setten- esclusivamente alla cosiddetta «conservazione del-
trionale  1 , a circa 16 metri di altezza dal suolo. No- la creazione». Secondo le credenze religiose degli
nostante tali accorgimenti costruttivi anche questa, Egizi, infatti, il succedersi del giorno e della not-
come tutte le altre piramidi fino a oggi ritrovate ed te non è mai dato per scontato, ma deriva sempre
esplorate, non è rimasta inviolata. Nel corso dei se- 2.29  dalla quotidiana e sofferta vittoria degli dei sulle
Pettorale raffigurante uno
coli, infatti, tutti i tesori e le suppellettili in essa con- scarabeo, 1325 a.C. Oro,
forze oscure e negative dell’universo. Ogni alba
tenuti sono stati trafugati e dispersi. lapislazzuli e pietre dure. viene così a rappresentare una nuova, miracolosa
Dalla tomba di Tutankhamon, creazione, frutto di un’intera notte di lotta di Ra, il
Valle dei Re, Tebe Ovest.
dio-sole, contro il serpente Apòphis, incarnazione
2■ 4 ■ 3 Il Cairo, Museo Nazionale
Egizio. del male e del caos, che rinasce come Khèpri, raf-
Il tempio 2.30  figurato come uno scarabeo sormontato dal disco
Dimora di dèi e di faraoni Jacques-Marie Le Père, del sole nascente  Fig. 2.29 . Il tempio è dunque il
Veduta prospettica dell’interno
del tempio di Iside a File.
luogo sicuro dove i buoni dèi possono trovare ri-
Oltre all’architettura funeraria grande rilievo assu- Acquatinta (da Description de fugio, nutrimento e onori nella loro eterna e me-
me, presso gli Egizi, anche l’architettura sacra, re- l'Égypte, 1822). Particolare. ritoria attività di «conservazione della creazione».
lativa cioè alla costruzione dei templi. Essi possono
essere di due tipi: Elementi costruttivi dei templi Sia il tempio divi-
■ divini, quando sono consacrati a una o più di- no sia quello funerario, pur variando nelle forme
vinità; e nelle dimensioni a seconda dei luoghi e del pe-
■ funerari, quando sono eretti per facilitare la vita riodo di costruzione, presentano cinque elementi
dopo la morte di un faraone o di qualche sua costruttivi ricorrenti:
consorte. ■ il pilóne  Fig. 2.28, 1 , che costituisce l’ingresso mo-

In entrambi i casi il tempio è un organismo archi- numentale;


tettonico complesso, la cui presenza influisce pro- ■ il cortile colonnato  2 , che era l’unico spazio aper-

fondamente nel territorio circostante in quanto, al to anche a tutti i fedeli  Fig. 2.30 ;


di là delle proprie finalità religiose, costituisce an- ■ la sala ipòstila (dal greco hypò, sotto, e stỳlos, co-

che un importante luogo di amministrazione del lonna)  Fig. 2.28, 3 , cioè dotata di una copertura
potere economico. piana in pietra sorretta da colonne, riservata ai
Lo sviluppo del tempio egizio è solitamente defi- sacerdoti che vi praticavano riti di purificazione;
nito «a cannocchiale», in quanto il percorso si svolge ■ il vestìbolo  4 , che era la zona dove i sacerdoti pre-

in linea retta e in costante salita, dal portale trionfale, paravano le offerte;


ricavato nel pilone d’ingresso  Fig. 2.28, 1 , fino al san- ■ il santuario o sacrario  5  , che si compone a sua

tuario  5 , in uno spazio che tende progressivamente volta di uno o più ambienti. Di questi il più in-
a restringersi, come in un cannocchiale, appunto, in terno prende il nome di nàos, che in greco signi-
modo che il faticoso cammino simboleggi la grande fica «cella»  6 . Esso contiene la statua del dio e
distanza che separa gli uomini dagli dei. rappresenta il vero e proprio cuore del tempio.
I resti più antichi di templi egizi risalgono alle L’accesso è limitato solo ai sacerdoti più anziani.
24 Tempio di Amon a Karnak Il tempio divino più
grandioso è quello dedicato ad Àmon, supremo dio
del cielo e della fecondità. Esso sorge a Kàrnak,
presso l’antica Tebe, sulla riva orientale del Ni-
sezione I ■ Gli inizi

lo  Fig. 2.34 . La sua costruzione, protrattasi per oltre


mezzo millennio, prevedeva anche la posa dell’obe-
lisco più alto di tutti i tempi, rimasto però incom-
piuto in una cava di Assuàn.
L’accesso all’enorme tempio avviene dalla via
degli Dei (detta anche viale delle Sfingi), un lungo via-
a b c
le fiancheggiato da quaranta monumentali sfingi in
pietra con il corpo di leone accovacciato e la testa
di ariete, poste a guardia del complesso  Fig. 2.36 .
Nel colossale pilone d’ingresso  Fig. 2.35, 1 , costi-
tuito da due massicci torrioni affiancati, realizzati
in epoca tarda (IV secolo a.C. circa), si apre la porta
trionfale  2  che immette nel cortile colonnato mag-
giore  3 , di forma rettangolare.
Esso è percorso per tutta la sua lunghezza da
due file di colonne monumentali che indirizzano
verso il portale di un secondo pilone  4 , attraver-
d e f so il quale si accede alla vastissima sala ipostila  5 .
Una selva di 134 colonne con capitelli papiriformi
Le colonne dei templi egizi sono inizialmente ispi- 2.31  sorregge la copertura (oggi quasi del tutto crolla-
rate alla palma, la pianta più diff usa del luogo. La I principali tipi di capitello ta) consistente in giganteschi lastroni monolitici di
egizio.
parte verticale (detta fusto) è a forma di cilindro ra- a. Campaniforme o
pietra  Fig. 2.37 .
stremato, cioè tendente ad assottigliarsi verso l’alto. papiriforme aperto Dopo altri tre piloni di dimensioni progressiva-
Il fusto può essere liscio o anche variamente sago- b. Papiriforme chiuso mente decrescenti  Fig. 2.35, 6-8  un breve vestibolo
c. Palmiforme
mato, scolpito e vivacemente colorato. d. Lotiforme colonnato conduce al santuario  9 , che rappresenta
Alla sommità del fusto vi è il capitèllo (dal lati- e. Hathorico il centro spirituale di tutto il complesso organismo.
f. Fascio di papiri
no càput, testa). I capitelli egizi possono avere varie Il naos, infine, consiste, come in tutti gli altri templi
forme, ispirate soprattutto al mondo vegetale. Le 2.32  egizi, in un piccolo locale di granito, basso e poco
più diff use sono: Tebe Ovest (oggi Deir illuminato  10  . Al suo interno erano collocate la
el-Bahri), Tempio della regina
■ campanifórme o papirifórme aperto  Fig. 2.31, a  , statua di Amon e la cosiddetta Barca divina, con la
Hatshepsut. Particolare di
quando assomiglia a una campana rovesciata o capitello hathorico. quale la sacra effigie del dio poteva essere portata
anche a un ciuffo di papiro aperto; 2.33 
in processione lungo il fiume.
■ papirifórme chiuso  b  , quando assomiglia a un Statuetta della dea Hathor,
ciuffo di papiro chiuso, cioè legato superiormen- 1405-1367 a.C. Granito. Templi funerari
Luxor, Museo di Luxor.
te da una fascia; Particolare della testa. Il tempio funerario è ritenuto dagli Egizi il prolun-
■ palmifórme  c , quando assomiglia a delle foglie di gamento simbolico nel mondo dei vivi della dimo-
palma raccolte a forma di calice; ra del defunto.
■ lotifórme  d  , quando assomiglia a un bocciolo È infatti attraverso il proprio tempio funerario
chiuso di fior di loto; che il faraone o la sua sposa reale, secondo le cre-
■ hathòrico  e, Figg. 2.32 e 2.33 , quando presenta sul denze religiose egizie, possono partecipare ai riti
fronte e sul retro il volto stilizzato della dea Hàthor, funebri in loro onore e – limitatamente ai soli fara-
protettrice delle sorgenti del Nilo e della Vita; oni, in quanto incarnazione terrena della divinità –
■ a fascio di papiri  Fig. 2.31, f , quando assomiglia a collaborare con Amon e con gli altri dèi solari alla
un mazzo di papiri legato superiormente. quotidiana lotta per la conservazione del creato.
Che il tempio sia più o meno lontano dalla tomba
Templi divini non costituisce mai un problema: in ogni camera
Come l’Antico Regno viene definito l’Età delle pira- ■ Sfinge Dal greco sphìnx, mo- funeraria è infatti dipinta o scolpita nella parete ri-
stro mitologico che presso gli
midi, così il Nuovo Regno è chiamato l’Età dei tem- Egizi aveva corpo di leone e te- volta a occidente una falsa-porta del tipo di quelle
pli. È infatti a questo periodo (ca 1550-1069 a.C.) sta d’uomo (androcèfala) o, a già presenti nelle antiche mastabe  ❯ Figg. 2.18 e 2.19 .
volte, anche di ariete (criocèfala)
che risalgono i principali templi dei quali ci sono e di cane (cinocèfala). Statue di Attraverso di essa lo spirito del defunto, liberato
pervenuti i resti e che ancor oggi risultano fra i più sfingi venivano poste simbolica- dall’impedimento del corpo, può entrare e uscire,
mente a guardia delle piramidi o
grandiosi che l’uomo abbia mai costruito. dei templi. per essere indifferentemente in terra o in cielo.
2.34  25
Karnak, presso Tebe,
Tempio di Amon, ca XVI-XI
secolo a.C. Veduta aerea
delle rovine. In primo piano,
il pilone occidentale; al centro,

2 ■ Sumeri, Babilonesi, Assiri ed Egizi. Le civiltˆ della mezzaluna fertile


la grande sala ipostila,
ora scoperchiata.

2.35 
Ricostruzione in pianta
del Tempio di Amon a
Karnak, con l’indicazione
delle principali fasi di
ampliamento.
1. Pilone d’ingresso
(o pilone occidentale)
2. Porta trionfale
3. Cortile maggiore
4. Secondo pilone
5. Sala ipostila
6. Terzo pilone
7. Quarto pilone
8. Quinto pilone
9. Santuario o sacrario
10. Naos

Nucleo originario
e prime espansioni
fino a Thutmosi I,
XVIII dinastia 2 3 5 9
Hatshepsut e Thutmosi
III, XVIII dinastia
(espansione meridionale
e sala delle feste)
Amenofi III, XVIII dinastia
(terzo pilone)
XVIII-XIX dinastia
(secondo pilone e
1 4 6 7 8 10
grande sala ipostila)
XX dinastia
(Tempio di Ramses III)
XXII-XXV dinastia 2.36  2.37 
(cortile grande) Tempio di Amon. Veduta del Tempio di Amon. Sala ipostila,
XXX dinastia viale delle Sfingi, ca 1350 ca 1290-1260 a.C. Pietra
(primo pilone) a.C. arenaria. Particolare.
26
sezione I ■ Gli inizi

2.38  2■ 4 ■ 4
Tebe Ovest, Valle dei Re,
Ramesseum, ca 1260 a.C. La pittura e il rilievo
Veduta delle rovine.
9 5 6 7 7 8 Una realtˆ simbolica
2.39 
Ricostruzione in pianta del
Ramesseum. Evidenziata in Per gli Egizi dipingere significa campìre (cioè riem-
giallo l’area del tempio.
2 4 pire di colore) il contorno di una figura disegnata
2.40  su una superficie liscia (solitamente pietra levigata
Statuetta del dio Amon,
1 ca 945-712 a.C. Oro, altezza o intonaco di limo)  Fig. 2.41 .
17,5 cm. New York, The La tecnica pittorica egizia consiste nel mescolare
3 10 Metropolitan Museum of Art.
gli elementi coloranti di base (detti pigménti, dal la-
tino pigmèntum, tinta), ottenuti dalla macinazione di
1. Primo pilone 6. Sala ipostila piccola
2. Primo cortile colonnato 7. Vestibolo
vari minerali e terre, con un agglutinànte (dal latino
3. Secondo pilone 8. Santuario o sacrario glùten, colla), sostanza collosa a base di acqua, gom-
4. Secondo cortile colonnato 9. Palazzo reale ma arabica e albume d’uovo. Il colore così ottenuto
5. Sala ipostila grande 10. Tempio della regina
(Sala delle apparizioni) Nefertari ha una consistenza semiliquida e viene disteso gra-
zie a dei pennelli ricavati dalle fibre di palma. Que-
Ramesseum Quasi equidistanti dagli imbocchi sto tipo di pittura si definisce solitamente a tèmpera
delle Valli dei Re e delle Regine sorgono i resti (dal latino temperàre, mescolare) e, potendosi scio-
grandiosi del Ramessèum (ca 1260 a.C.)  Fig. 2.38 . Si gliere con l’acqua, va necessariamente usata solo su
tratta di un imponente tempio funerario dedicato delle superfici perfettamente asciutte e al riparo da
a Ràmses II (o Ramèsse II), uno dei faraoni più famo- eventuali piogge e altre intemperie.
si e potenti, che regnò per oltre un sessantennio, Anche la scrittura geroglifica attiene di fatto alla
all’incirca dal 1279 al 1213 a.C. pittura, in quanto realizzata mediante ideogrammi
Come nei templi divini, ritroviamo la successione e figurazioni colorate su fogli di papiro. È il caso, ad
dei medesimi elementi costruttivi: i piloni  Fig. 2.39, 1, esempio, dei diff usissimi Libri dei morti, raccolta di
3 , i cortili colonnati  2, 4 , le sale ipostile  5, 6 , la mag- formule e preghiere funerarie che, nella tradizione
giore delle quali, detta Sala delle apparizioni  5 , è for- religiosa egizia, dovevano accompagnare i defunti
se la meglio conservata dell’intero Egitto, i vestibo- nel difficile percorso verso l’aldilà.
li  7  e il santuario  8 . L’unica differenza è che al culto
universale (e sempre presente) di Amon  Fig. 2.40  si ■ Valli dei Re e delle Regi- di fronte a Tebe, la nuova ca- di sali minerali, residui organici e
ne Con l’avvento del Nuovo pitale, sulla riva occidentale del sostanze fertilizzanti.
affianca (e spesso addirittura si sovrappone) quello Regno (ca 1550-1069 a.C.) Nilo.
per il faraone al quale il tempio è dedicato. Le sue cessa la costruzione delle or- ■ Geroglifico Dal greco hieròs,
mai troppo dispendiose pira- ■ Limo Dal latino lìmus, fango. sacro, e glỳphein, scolpire, in-
gesta, le sue vittorie e la sua grandezza vengono ce- midi. Le tombe segrete dei fa- Fanghiglia finissima e di colore cidere. Letteralmente «incisio-
raoni e delle loro consorti ven- bruno-nerastro, depositata dal ne sacra».
lebrate, a seconda dei casi, con dipinti, cicli di basso- gono dunque scavate nelle go- Nilo nel corso dei suoi ricorrenti
rilievi o sculture colossali  ❯ Fig. 2.54 . le rocciose dei monti calcarei straripamenti stagionali. È ricco
27

2 ■ Sumeri, Babilonesi, Assiri ed Egizi. Le civiltà della mezzaluna fertile


mente ai defunti, che nella loro esistenza dopo la
morte avrebbero potuto essere confortati dalle rap-
presentazioni che erano loro più care e familiari.
Ecco perché i soggetti preferiti, oltre agli dei, fan-
no in genere riferimento alle attività lavorative del
La tecnica del rilievo, invece, consiste nell’inci- tempo, in aggiunta a scene di vita domestica e di
dere la figura su un supporto di pietra precedente- cerimonie e banchetti con danzatrici e suonatori.
mente levigato. Se l’incisione è eseguita asportan- In contrasto con tanta libertà e semplicità di
do completamente lo sfondo e lasciando in risalto ispirazione, le modalità della rappresentazione so-
solo il soggetto e le scene principali, si ha il cosid- no invece sempre rigidamente prestabilite. Presso
detto bassorilievo, tecnica, come abbiamo visto, già gli Egizi la figura umana deve sempre sottostare a
impiegata anche dai popoli della Mesopotamia. una precisa simbologia che, a parte pochissime tra-
Se viene scolpito solo il contorno delle figure, sgressioni, si manterrà sostanzialmente immutata
invece, e queste mantengono quindi la stessa spor- per più di tre millenni. La realtà, infatti, non viene
genza dello sfondo, abbiamo il cosiddetto rilievo in- quasi mai raffigurata per come appare alla vista,
ciso, una tecnica assai utilizzata in tutto l’Egitto so- ma nel modo più elementare e intuitivo possibile.
prattutto a partire dal Medio Regno (ca 2119 a.C.). Per far capire meglio una figura umana, ad
Inizialmente, comunque, pittura e rilievo sono esempio, la si dipinge (o si incide) mettendo con-
2.41 
quasi sempre associati, nel senso che ogni tipo di Cappella hathorica di temporaneamente in evidenza le sue caratteristi-
scultura e di incisione è anche vivacemente colo- Thutmosi III, ca 1450 a.C. che fisiche essenziali e più significative. Ecco quindi
Tempera su intonaco di limo.
rato  Fig. 2.42 . Durante il Nuovo Regno, invece, la Il Cairo, Museo Nazionale
che il volto e la testa vengono raffigurati di profilo,
pittura si rende via via più autonoma, fino a diven- Egizio. Veduta di due pareti in quanto questo punto di vista ne mette ben in
tare una forma espressiva del tutto indipendente. di fondo e resa grafica del evidenza il contorno. L’occhio, viceversa, è propo-
particolare con il dio Amon.
La funzione dei rilievi e dei dipinti egizi non è sto frontalmente, poiché solo tale visione ne descri-
decorativa, ma religiosa. Essi, infatti, sono realiz- 2.42  ve compiutamente la forma e l’espressione. Per lo
Ramses II afferra i nemici
zati in massima parte sui sarcofagi, nelle tombe e per i capelli, XIII secolo a.C. stesso motivo anche il busto è rappresentato fron-
all’interno dei templi, dunque protetti da possibili Rilievo dipinto. Frammento talmente, in modo da esaltarne la simmetria.
proveniente dalla Necropoli
occhi indiscreti. di Menfi. Il Cairo, Museo Anche braccia e gambe sono più efficaci e in-
Il loro utilizzo, del resto, era riservato esclusiva- Nazionale Egizio. tuitive nella visione laterale, mentre di entrambi
i piedi spesso non è evidenziato, per semplicità e
■ Papiro Dal greco pàpyros. strati sovrapposti  c  , in modo pressate così da formare una chiarezza, che il solo àlluce.
Pianta acquatica  a  dal cui fu- che il verso dell’uno risultasse specie di foglio  d . Su tali fogli,
sto a sezione triangolare gli arti- perpendicolare a quello dell’al- abbastanza resistenti ed elastici Il colore della pelle, infine, è un altro degli ele-
giani egizi ricavavano delle sot- tro, dovevano poi essere im- da poter essere anche arrotola- menti simbolici che contribuisce a rendere i perso-
tili fibre  b  che, allineate su due merse a macerare in acqua e ti, si dipingeva e si scriveva con
inchiostri a base di sostanze naggi più facili da identificare. Gli uomini, infatti,
minerali o vegetali, utilizzando
canne di fiume (càlami) o penne
appaiono sempre con un incarnato rosso-bruno,
a b c d d’uccello appuntite. mentre le donne sono di colore più chiaro (di soli-
28
sezione I ■ Gli inizi

to ocra o giallognolo). Questo in base anche all’os- do rappresentate le consuete scene di caccia e di
servazione che i primi, lavorando prevalentemente vita quotidiana nei campi, la tecnica appare meno
all’aperto, erano comunque più abbronzati. rigida e convenzionale. La figlioletta di Menna, ad
esempio, accovacciata sulla barca fra le gambe del
Pitture e rilievi Pitture e rilievi, pur nella genera- padre in basso a destra  Fig. 2.44 , è ritratta con estre-
le ripetitività dei soggetti e delle forme, presentano ma naturalezza, venendo meno alle regole che im-
una vivacità mai vista in precedenza. ponevano la visione frontale del busto.
Ne è un esempio notevole il frammento del co-
siddetto Fregio delle Oche. Rinvenuto nella mastaba Sarcofagi dipinti La decorazione dei sarcofagi
di Nefèr Maàt e di sua moglie Itèt a Maidùm, a Sud rappresenta uno specifico e particolarissimo aspet-
di Menfi  Fig. 2.43 , il dipinto, eseguito su un fondo to della pittura egizia. Affinché lo spirito vitale del
liscio di intonaco rifinito a gesso, risalente circa al defunto non si disperdesse con la morte, si credeva
2630 a.C., rappresenta in realtà alcune anatre. La 2.43  che, conservando il corpo mediante la mummifi-
Fregio delle Oche, ca 2630
precisione del disegno, la scelta e l’accostamento dei a.C. Tempera su intonaco
cazione, questo potesse continuare ad accogliere la
colori, l’esatta riproduzione delle proporzioni e la rifinito a gesso, 27×172 cm. propria componente immortale per tutta l’eterni-
regolarità della composizione fanno di esso uno de- Dalla mastaba di Nefer tà. Questo è il motivo per cui nella cultura egizia
Maat e di sua moglie Itet
gli esempi più alti dell’abilità tecnica raggiunta dagli a Maidum (o Meydùm), il sarcòfago (dal greco sarx, carne, e fago, mangio,
Egizi, tanto che qualche studioso ha addirittura ipo- a Sud di Menfi. Il Cairo, consumo) assume importanti significati religiosi.
Museo Nazionale Egizio.
tizzato che possa trattarsi di un falso ottocentesco. Frammento. Formato da un cassone (simbolo della terra) e da
Quando poi, a partire dal XVI secolo a.C., la pit- un coperchio (simbolo del cielo) esso, a seconda dei
2.44 
tura si libera definitivamente dal rilievo, anche gli La figlia di Menna sulla barca periodi e del rango del defunto, poteva assumere
schemi obbligati della tradizione subiscono qual- del padre, ca 1395 a.C. varie forme ed essere realizzato in legno, pietra o
Tempera su pietra calcarea
che addolcimento. Molto significativi, in que- levigata. Tebe Ovest, addirittura in oro. Ciò che accomunava tutti i sar-
sto senso, sono i dipinti della tomba dello scriba Necropoli di Sheikh Abd cofagi era comunque la decorazione pittorica che li
el-Qurna, Tomba dello scriba
Mènna, a Sheikh Abd el-Qurna, presso l’antica Te- Menna (o Menèna). Intero e
ricopriva interamente (spesso anche all’interno). Su
be, databili intorno al 1395 a.C. In essi, pur essen- particolare. di essi venivano infatti riportate formule funerarie,
mia della defunta (una giovane cantante rituale di 29
Amon-Ra), riccamente acconciata e ingioiellata,
con le braccia incrociate, il pettorale ben auguran-
te e la caratteristica maschera funebre che copre il

2 ■ Sumeri, Babilonesi, Assiri ed Egizi. Le civiltà della mezzaluna fertile


volto, al fine di presentare agli dei un’identità sem-
pre certa e incorrotta. Il resto del corpo, dipinto a
imitazione della bendatura, è finemente decorato
con scene rituali (le dee Iside e Nefti che piangono
la defunta e il dio Anubi, in forma di sciacallo, che
ne favorisce l’ingresso all’aldilà) intercalate da nu-
merosi riferimenti simbolici e rituali quali le ali e
l’occhio di Horus, il disco solare, lo scarabeo sacro
e varie formule funerarie tratte dal Libro dei morti.

2■ 4 ■ 5
La scultura
Solennità e serena monumentalità

Gli Egizi ricavavano le proprie sculture in pietra da


un unico blocco  Fig. 2.47, a , facendo uso di scalpelli
di bronzo percossi con sassi o con mazzuoli di legno.
L’artista (ma spesso erano anche più di uno, riuniti
in botteghe), dopo aver tracciato sul blocco una qua-
drettatura che serviva da guida per le proporzioni  b ,
procedeva attraverso tre fasi:
■ la sbozzatura  c , consistente nello sbozzare, cioè nel

dare la prima e approssimativa forma alla materia


da scolpire. Essa si effettua contemporaneamente
sui quattro lati del blocco di pietra (fronte, retro,
2.45  preghiere e rappresentazioni inerenti ai riti dell’im- fianchi destro e sinistro), in modo che, strato dopo
Sarcofago di Henettawy,
ca 1000-945 a.C. Tempera
balsamazione o all’incontro con gli dei dell’aldilà. strato, l’opera prenda via via l’aspetto desiderato;
su legno stuccato a gesso, Il grande Sarcofago di Henettawy  Figg. 2.45 e 2.46 , ■ la rifinitura  d , consistente nel rifinire, cioè nello
altezza 203 cm. New York, oggi al Metropolitan Museum di New York, è un scolpire con scalpelli più sottili anche i dettagli e
The Metropolitan Museum
of Art. Veduta del sarcofago esempio fra i più significativi e meglio conserva- i particolari minuti;
esterno. ti. In effetti si tratta di tre sarcofagi racchiusi uno ■ la politura  e , consistente nel polire, cioè nell’a-

2.46  dentro l’altro, secondo una pratica molto diff usa sportare tutti i residui della lavorazione, ren-
Sarcofago di Henettawy. nell’antico Egitto. Risalenti circa al 1000-945 a.C., dendo la superficie della scultura liscia e leviga-
Veduta dei sarcofagi interni.
sono realizzati in legno e presentano la caratteri- ta grazie al paziente impiego di lisciatoi in pietra
stica forma antropoide (dal greco ànthropos, uomo), e di sabbie abrasìve (dal latino abràdere, raschia-
cioè ricalcante le fattezze di massima del corpo re via), cioè composte da particelle minerali di
umano. Su tutti è dipinta simbolicamente la mum- grande durezza (solitamente silice o quarzo).

2.47 
Fasi di realizzazione di una
statua egizia a tutto tondo.
a. Blocco di partenza
b. Quadrettatura
c. Sbozzatura sui quattro lati
d. Finitura
e. Politura
Animazione

■ Pettorale Dal latino pèctus,


petto. Ornamento decorativo
posto sul petto, realizzato con
materiali preziosi, simbolo di ric-
chezza e di potere. a b c d e
30 a b c d
sezione I ■ Gli inizi

e f g h

2.48  farne un ritratto, nel quale sia cioè possibile rico-


Micerino e la moglie
Khamerer-Nebti, ca 2520 a.C.
noscere la fisionomia del volto del soggetto raffigu-
Basalto, altezza 142 cm. rato, quanto piuttosto di riconoscerne il rango e la
Boston, Museum of Fine classe sociale di appartenenza.
Arts. Il gruppo scultoreo
con l’evidenziazione grafica Poiché, al pari dell’architettura e della pittura, an-
di alcuni passi del testo, che la scultura è realizzata in funzione quasi esclusi-
e particolare.
vamente funeraria o religiosa, le statue egizie non
Costume
hanno che due collocazioni possibili: all’interno del-
le tombe o a guardia dei templi. Pur trattandosi di
sculture a tutto tondo, infatti, esse sono realizzate
in modo da essere guardate principalmente di fron-
te, tanto che spesso il retro, essendo appoggiato alle
pareti, è solo grossolanamente sbozzato.

Mentre alla base della pittura e del rilievo egizi vi Micerino e la moglie Khamerer-Nebti Nel gruppo
era la necessità di ricreare per i morti un ambiente rappresentante il faraone Micerino e la moglie Kha-
sereno e familiare, compito principale della scultu- merèr-Nebtì (ca 2520 a.C.)  Fig. 2.48  sono riassunte
ra è, invece, quello di reincarnare i defunti. La re- quasi tutte le caratteristiche simboliche richieste a
ligione egizia, infatti, non fa differenza tra realtà e una scultura egizia: il faraone è in posizione stante,
rappresentazione della realtà e per questa ragione cioè in piedi, con il busto frontale e la gamba sini-
ciascuno è convinto che nella propria statua lo spi- stra avanzata  a ; il capo è eretto e acconciato con il
rito vitale possa sopravvivere anche dopo la morte. nemès (o klaft), il caratteristico copricapo in lino  b ;
Questo, però, comporta che ogni scultura rappre- le braccia sono rigidamente stese lungo i fianchi  c ;
senti al meglio il defunto cui è dedicata e, soprat- i pugni stringono due scettri, corti bastoni simbolo
tutto, che ne porti inciso il nome. Una statua senza del potere regale  d .
nome è infatti considerata una sorta di involucro La regina, anch’essa stante, più bassa di statu-
vuoto, all’interno del quale nessun principio spiri- ra e minuta  e , ha invece i piedi uniti  f  e indossa
tuale potrà mai più reincarnarsi. un lungo kalasìris, leggerissima veste pieghettata e
La necessità di rappresentare il defunto non aderente  g . Ella abbraccia il marito cingendolo al-
deve comunque essere confusa con la volontà di la vita con il braccio destro, appoggiando nel con-
31

2 ■ Sumeri, Babilonesi, Assiri ed Egizi. Le civiltˆ della mezzaluna fertile


tempo la propria mano sinistra sul braccio sinistro 2.49    e austero, al quale il lunghissimo collo conferisce
Thutmosi (attr.), Busto della
del consorte  h  , secondo una rigida e ricorrente regina Nefertiti, ca 1340 a.C.
nel contempo dolcezza e regalità. Contrariamente
convenzione che sta simbolicamente a significare Pietra calcarea dipinta, alle regole, anche la colorazione non è quella gial-
un’unione felice. La finezza dell’intaglio dei parti- altezza 50 cm. Da Tell lognola convenzionalmente riservata alle donne,
el-Amarna. Berlino, Neues
colari e la perfetta politura delle superfici appaiono Museum. Vedute laterale ma ci appare veristicamente bruna, mentre gli oc-
tanto più sorprendenti se si considera che il mate- e frontale. chi e le sopracciglia sono messi in risalto dalla linea
riale impiegato nella scultura è il basalto, una delle 2.50  morbida del trucco, secondo la moda femminile
pietre più dure esistenti in natura. Ritratto di Akhenaton, del tempo.
ca 1348 a.C. Pietra calcarea,
altezza 141 cm. Dal Tempio
Busto della regina Nefertiti Nel corso del Nuovo di Aton a Karnak. Il Cairo, Ritratto di Akhenaton La ricerca di nuove forme
Museo Nazionale Egizio.
Regno (forse il periodo di più alto splendore della Frammento di pilastro.
espressive, lontano dagli schemi tramandati da se-
civiltà egizia) anche la statuaria riceve nuovo e vi- coli, porta talvolta a particolari forme di realismo. È
goroso impulso. Pur conservando l’originaria so- il caso, ad esempio, dei ritratti dello stesso Akhena-
lennità le statue di questo periodo si caratterizzano ton  Fig. 2.50 , nei quali il faraone si fa sempre rappre-
per una forte tendenza al ritratto realistico, grazie sentare con una nuca particolarmente pronunciata,
soprattutto a una cura meticolosa nella realizzazio- larghi occhi a mandorla, naso lungo e sottile, labbra
ne dei particolari del volto. carnose, mento rotondo e sporgente. Una sorta di
La celebre testa in calcare dipinto della regina severa maschera sempre solcata da due caratteristi-
Nefertìti (o Nofretèti), databile intorno al 1340 che rughe che, partendo dalla base del naso, arriva-
a.C., ne costituisce uno dei migliori esempi, che no agli orli della bocca, disegnando sul volto un’e-
recenti studi hanno attribuito con discrete possibili- spressione di simbolica e misteriosa fissità.
tà alla mano dell’artista di corte Thutm˜si  Fig. 2.49 .
Nefertiti fu sposa del faraone Akhènaton (o Maschera funeraria di Tutankhamon Subito do-
Ekhnàton), che dedicò tutta la vita al culto mono- ■ Statuaria L’arte di scolpire po la morte di Akhenaton, però, tutte le innova-
teìsta di Àton, incarnato nel disco del sole, venendo statue a tutto tondo. zioni artistiche da lui favorite vengono immediata-
così ritenuto eretico dai seguaci di tutte le altre di- ■ Monoteista Dal greco mònos, mente riassorbite dalla tradizione. Nella scultura,
vinità egizie. La regina doveva essere una donna di solo, e theòs, dio. Relativo a soprattutto, si torna all’applicazione di quelle rigi-
una religione che ammette l’e-
straordinaria bellezza, come suggerisce il suo stes- sistenza di una sola divinità, co- de e collaudate regole secondo le quali i ritratti non
so nome, che in egizio significa «la bella è giunta». me quella imposta – pur se per devono fare mai alcun riferimento alla vera fisiono-
un breve periodo – dal faraone
Il suo ritratto, infatti, ci rivela un volto raffinato Akhenaton. mia dei personaggi.
32
sezione I ■ Gli inizi

Questo brusco ritorno ai temi della tradizione 2.51  ghi fianchi femminei e un piede deformato da una
Maschera funeraria di
è ben evidente nella Maschera funeraria di Tutan- Tutankhamon, ca 1325 a.C.
frattura mal curata.
khamòn  Fig. 2.51 , giovane faraone morto dopo ap- Oro, lapislazzuli, smalti
pena nove anni di regno, intorno al 1323 a.C. La e pietre dure, altezza Tutankhamon sulla sua barca Dalla tomba di
62,68 cm. Dalla Valle dei Re,
sua straordinaria notorietà è legata al fatto che la Tebe Ovest. Il Cairo, Museo Tutankhamon proviene anche la statuetta in legno
sua tomba è stata rinvenuta intatta e non saccheg- Nazionale Egizio. stuccato e dorato che lo rappresenta in piedi su
giata, nel 1922, dall’archeologo inglese Howard 2.52  una barca le cui estremità assumono la forma de-
Carter (1874-1939). Ricostruzione virtuale del corativa dei fiori di papiro  Fig. 2.53 . Il giovane so-
volto di Tutankhamon.
La celebre maschera, collocata sopra la testa vrano, mostrato snello e prestante, è colto nell’at-
della mummia al fine di potersi presentare più de- 2.53  to di colpire con una fiocina un ipotetico nemico,
gnamente al giudizio degli dei, è realizzata in oro Tutankhamon sulla sua forse un ippopotamo (simbolo delle forze del ma-
barca, ca 1336-1327 a.C.
massiccio con preziosi inserti di quarzo, lapislaz- Legno stuccato, dipinto le), per poi imprigionarlo con la catena che impu-
zuli, smalti colorati e altre pietre dure. I lineamen- e dorato, altezza 75 cm. gna nella mano sinistra, ristabilendo in tal modo
Il Cairo, Museo Nazionale
ti del volto fortemente stilizzati, il nemes a righe Egizio. l’ordine del creato. La scultura è ricca di minuziosi
con i simboli regali dell’avvoltoio e dell’ureo e la particolari quali la corona deshret del Basso Egitto
barbetta finta ricalcano con precisione le caratte- con l’urèo (il serpente sacro, emblema di onnipo-
ristiche che ogni maschera funeraria doveva ne- tenza) al centro, gli occhi in pasta vitrea, i sandali
cessariamente avere, senza mai tenere conto delle infradito. La raffinatezza del modellato rimanda a
reali fattezze del defunto. Recentissimi studi sul- un artista di altissima qualità, capace di restituire
la mummia hanno infatti consentito di ricostruire con palpitante realismo la gestualità del faraone.
con tecnologie digitali quello che verosimilmente L’opera, purtroppo, è andata parzialmente distrut-
fu il reale aspetto fisico di Tutankhamon, che pre- ta nel corso dei moti popolari del Cairo nel gen-
sentava un volto gonfio e irregolare  Fig. 2.52 , lar- naio 2011.
33

2 ■ Sumeri, Babilonesi, Assiri ed Egizi. Le civiltà della mezzaluna fertile


Busto colossale di Ramses II Il Busto colossale di 2.54  do si raffigurano servi intenti ai loro lavori. Il motivo
Busto colossale di
Ramses II  Fig. 2.54 , un tempo fronteggiante uno dei Ramses II, ca 1250 a.C.
è riconducibile, ancora una volta, a precise esigenze
piloni che introducevano al Ramesseum  ❯ Fig. 2.38 , Granito bicolore, altezza funzionali e religiose. Al loro risveglio ultraterreno,
mostra il faraone rivestito del nemes con l’ureo e la 268,8 cm. Dal Ramesseum. infatti, quei personaggi non dovranno incarnare uo-
Londra, British Museum.
barba, segni di dignità regale. La bicromia grigia e mini o donne realmente esistiti, ma assicurare sem-
rosa del granito è stata sfruttata dallo scultore per 2.55  plicemente i propri servigi al defunto, cui sono stati
Cuoco che arrostisce
distinguere il volto dal corpo, per quanto alcune un’anatra, ca 2300 a.C. destinati. Le statuette di questo tipo, generalmente
tracce di colore rivelino che, alle origini, l’intera Legno dipinto, altezza in terracotta o in legno, sono di piccole dimensioni
24 cm. Il Cairo, Museo
statua fosse stata dipinta di rosso. Nazionale Egizio. e stupiscono per la vivacità espressiva e per l’imme-
Secondo l’antica tradizione egizia le caratteristi- diatezza con la quale se ne riconoscono le azioni. È
2.56 
che somatiche sottolineano la perfezione simboli- Donna che macina, ca 2400
il caso, ad esempio, del cuoco che arrostisce un’a-
ca del volto del faraone, visto come dio in terra, a.C. Pietra calcarea dipinta, natra, stando realisticamente accovacciato davanti
con un’espressione solenne e maestosamente sor- altezza 26 cm. Lipsia, al fuoco  Fig. 2.55 , o della serva che, inginocchiata,
Ägyptisches Museum.
ridente. Esse sono quindi indipendenti dalle vere macina il grano con un apposito utensile  Fig. 2.56 .
fattezze di Ramses II, segno che le novità emerse 2.57  Di dimensioni maggiori, ma con simili caratteri-
Scriba seduto, ca 2445 a.C.
nel breve periodo del regno di Akhenaton non ave- Pietra calcarea dipinta, stiche di immediatezza espressiva e verosimiglian-
vano lasciato tracce nella scultura successiva, tanto altezza 51 cm. Da Saqqara, za, è l’antichissima statua di scriba seduto, prove-
presso Menfi, Necropoli.
che il faraone stesso era stato condannato all’oblio Il Cairo, Museo Nazionale niente dalla Necropoli di Saqqara  Fig. 2.57 . Scolpita
(damnatio memoriae) scalpellando il suo nome da Egizio. in calcare dipinto, ha gli occhi e il loro contorno
ogni edificio e dalle statue a lui dedicati. inseriti in pasta vitrea, quasi a dare l’impressione
dell’acquosità dello sguardo.
Statuette e colossi La solennità simbolica delle L’interesse per le sculture di piccole e piccolis-
rappresentazioni scultoree egizie viene meno quan- sime dimensioni a uso simbolico e funerario, co-
34
sezione I ■ Gli inizi

munque, non impedisce che proprio presso gli Egi-


zi si sviluppi la produzione delle statue più grandi
della storia (i colossi, appunto). Fra queste spicca-
no, per importanza e stato di conservazione, quel-
le del Tempio di Amon ad Àbu Sìmbel, presso As-
suan  Fig. 2.58 . Esse sono alte circa 22 metri, come
un edificio di sette piani, e rappresentano tutte il
faraone Ramses II seduto in trono, nella tipica po-
sizione regale, con le palme delle mani appoggiate
sulle ginocchia. In questo caso, però, la funzione
dei colossi non è quella di consentire la reincarna-
zione del defunto o l’espletamento di un rito fu-
nebre quanto, piuttosto, quella di tramandare nei
secoli la memoria del faraone.

Sfinge Statue gigantesche assumevano spesso an-


che il ruolo di guardiani dei templi o delle tombe. 2.58  sta, forse simbolicamente ispirata al volto dello stes-
Un esempio per tutti è costituito dalla mastodonti- Abu Simbel, Tempio di so faraone Chefren, è rivolta al sole nascente, quasi
Amon, ca 1250 a.C. Pietra
ca Sfinge di Giza  Fig. 2.59 , posta da ben quarantaset- arenaria, altezza ca 22 m.
a sottolineare la diretta discendenza del sovrano da
te secoli a guardia simbolica della piramide di Che- Veduta attuale dei quattro Ra, dio del Sole. La severa maestà di questa gigan-
fren e recentemente restituita alla visione (2015) colossi rappresentanti tesca scultura ne ha fatto, fin dall’antichità, un mito
Ramses II seduto in trono.
dopo cinque anni di restauri e consolidamenti. Di- di magia e di mistero. In questo modo la Sfinge, che
2.59 
rettamente scolpita in una collinetta calcarea, essa Sfinge, ca 2550-2500 a.C. per gli Egizi era solo un fedele guardiano sopran-
ha un’altezza di circa 20 metri e una lunghezza di Collinetta calcarea scolpita, naturale, è diventata, in seguito, il simbolo di tutti
altezza 20 m, lunghezza
oltre 73 e rappresenta un essere straordinario con il 73,50 m. Necropoli di Giza,
gli interrogativi che l’uomo, nella sua limitatezza,
corpo di leone accovacciato e la testa umana. Que- presso Il Cairo. non può né comprendere né risolvere.
35

oggetti d’arte
Visita il dipartimento
Oggetti d’arte
del Museo digitale

Il trono d’oro Trono d’oro

oggetti d’arte ■ Il trono d’oro di Tutankhamon


di Tutankhamon
ca 1330 a.C. Legno intagliato,

di Tutankhamon lamina d’oro e d’argento, pietre dure


e smalti colorati, altezza 102 cm.
Il Cairo, Museo Nazionale Egizio.

T
ra gli oltre 5500 oggetti rinvenuti nel-
la tomba di Tutankhamon  ❯ par. 2.4.5 
il Trono d’oro, oggi conservato al Mu-
seo Nazionale Egizio del Cairo, è sicuramente
uno dei più significativi. Si tratta di un prezioso
trono da parata in legno finemente intagliato,
completamente rivestito in lamina d’oro e d’ar-
gento sbalzata, con splendidi inserti in pietre
dure e in smalti colorati (ottenuti da una pasta
di vetro fusa a caldo con l’aggiunta di ossidi
metallici che ne determinano la colorazione).
Anche se il giovanissimo sovrano non vi si
è verosimilmente mai seduto, esso costitu-
isce non solo un esempio altissimo di arte
orafa, ma anche un vero e proprio “manife-
sto simbolico” degli attributi e della potenza
propri di ogni faraone. Il ricco schienale rap-
presenta Tutankhamon, seduto sulla sinistra,
in atto di essere cosparso di unguenti pro-
fumati dalla regina Ankhesenamon, giovane
figlia di Akhenaton e Nefertiti. La scena, che
allude all’intimità dei rapporti familiari, risente
ancora della rivoluzione artistica voluta pro-
prio da Akhenaton, che prediligeva un mag-
gior realismo nei personaggi e nelle posture.
Ciò è evidente soprattutto dalla particolare
conformazione allungata dei crani e dal forte
simbolismo del disco solare di Aton, in al-

luoghi, oggetti, memorie


to al centro, i cui raggi dorati terminano con
piccole mani (simbolo dei doni che la divini-
tà offre agli uomini attraverso la famiglia del
faraone) e, in corrispondenza del naso del
sovrano e della sua sposa, con due ankh (le
beneauguranti chiavi della vita). Mentre gli in-
carnati dei personaggi vengono resi in viva-
ce smalto rossastro, le parrucche e i copri-
capi sono in ceramica smaltata (nota anche
come faïence, e consistente in un impasto alla divinità, di cui si supponeva essere l’in- tivamente a Uadjet (la dea-cobra protettrice
di terra argillosa cosparsa, prima della cot- carnazione terrena, ricorre anche in vari altri del Basso Egitto), a Nekhbet (la dea-avvoltoio
tura, di una sostanza vetrificante a base di particolari strutturali del trono. protettrice dell’Alto Egitto) e a Khepri (incarna-
quarzo) di colore blu, i contorni degli occhi in Le teste di leone in legno intagliato e rico- zione del sole del mattino).
smalto nero e le decorazioni dei collari e dei perto di lamina d’oro con occhi in pasta vitrea L’intima connessione esistente fra la raf-
pettorali in intarsi di luminoso turchese, ver- e pietre dure, ad esempio, alludono alla po- finatezza dei messaggi simbolici e l’equiva-
de malachite e corniola rosso-aranciata. Le tenza e all’invincibilità  , così come le zam- lente perfezione delle lavorazioni artistiche è
vesti, poi, sono ricavate da lamine di argento pe leonine con unghie di lapislazzuli vogliono indice di una diffusa presenza, fin dal XIV se-
(al tempo anche più prezioso dell’oro, stante esprimere saldezza morale e sicura padro- colo a.C., di botteghe specializzate di grande
la scarsissima disponibilità) opportunamente nanza del territorio. Allo stesso modo gli urei qualità, all’interno delle quali lavoravano arti-
sbalzate e incise, per meglio rappresentarne ricurvi e coronati, le ali spiegate di rapace e lo sti e artigiani in grado di conoscere e utilizza-
il panneggio e le bordature. Il forte significato scarabeo sormontato dal disco solare  che re al meglio tutte le tecniche che la tradizione
simbolico, tendente a equiparare il faraone costituiscono i due braccioli rimandano rispet- metteva loro a disposizione.

Sala
dell’ebanisteria
36

antologia delle fonti


Leggi l’antologia
completa nella
Biblioteca del
Museo digitale
sezione I ■ Gli inizi

Filone di Bisanzio 2 Filone di Bisanzio, trattatista attivo nella seconda


metà del III secolo a.C., fu allievo dell’ingegnere gre-
co Ctesìbio di Alessandria. Scrisse un trattato di

I giardini pensili di Babilonia meccanica in nove volumi (di cui rimane solo il quar-
to) nel quale si parla, tra l’altro, delle tecniche di co-
struzione di porti e macchine da guerra. Gli viene
attribuito anche il trattatello De septem orbis
Dei giardini pensili di Babilonia, una delle Sette Meraviglie del Mondo Antico, alcuni studi re- spectaculis, sulla descrizione delle Sette Meraviglie
centi hanno negato l’esistenza. Non si spiega, infatti, il silenzio al riguardo delle fonti babilonesi del Mondo Antico; è tuttavia probabile che l’opera
contemporanee e di Erodoto. A non far tramontare il mito restano però numerose e suggestive sia molto più tarda e che risalga al V secolo d.C.
descrizioni di autori greci e latini, fra cui quella contenuta nel De septem orbis spectaculis, dove
Filone di Bisanzio, De septem orbis spectaculis,
si descrivono con dovizia di particolari tutti gli accorgimenti tecnici e ingegneristici necessari XXIII, 14 - XXIV, 15.
per realizzare e mantenere una tale opera d’ingegno. Tratto da: P.A. Clayton, M.J. Price, Le Sette
Meraviglie del Mondo, Einaudi, Torino 1989.

Σπάταλον καὶ βασιλικὸν τὸ φιλοτέχνημα καὶ τὸ πλεῖστον βίαιον, l’erba è sempre verde, e le foglie che spun-
τὸν πόνον τῆς γεωργίας ὑπὲρ κεφαλῆς κρεμάσαι τῶν θεωρούντων. tano dai molli rami degli alberi hanno gran-
de umore e durata.

I l cosiddetto Giardino Pensile, fatto di


piante, sollevate da terra, viene lavora-
to in aria, essendo una terrazza sospesa
il terreno dove si radicano le piante.
Al di sotto si rizzano per sostegno colon-
legra la vista e il palato con la sua dolcezza.
Il luogo è lavorato come un campo qual-
siasi e si adatta ai lavori di propagazione co-
me ogni terreno. Così l’aratura avviene so-
pra la testa di chi sta passeggiando sotto le
Le radici infatti, mai assetate, assorbendo e
conservando l’umidità diffusa dell’acqua e in-
trecciando le loro spire sotterranee, garanti-
scono vita salda e duratura alle piante. Ope-
ra squisita, voluttuosa e regale davvero,
ne di pietra, e tutto lo spazio è occupato da colonne, e mentre si calpesta la superficie dove tutto è artificiale e la fatica degli agricol-
colonne istoriate1. Quindi sono disposte del terreno, negli strati inferiori vicino al- tori è appesa sopra il capo di chi la contempla.
delle travi di legno di palma, a strettissimi le travi la terra rimane immobile e intatta.
intervalli. Il legno di palma è l’unico a non Canali d’acqua proveniente da fonti più al- 1. istoriato: dal latino historia, storia, narrazione di avve-
marcire, anzi, inumidito e compresso da te affluiscono direttamente con bel fiotto3, nimenti. Decorato con figurazioni (dipinte o scolpite)
relative a narrazioni storiche o leggendarie.
gravi2 pesi, s’incurva all’in su; inoltre nutre oppure scorrono venendo sollevati da una 2. grave: dal latino gràvis, pesante.
i filamenti delle radici traendo altre sostan- spirale e fatti girare per condotte forzate da 3. fiotto: dal latino flùctus, moto ondoso. Piccola quan-
ze dall’esterno fra i propri interstizi. Sopra macchine elicoidali4; immessi allora in fit- tità di liquido che sgorga però con getto violento e im-
provviso.
queste travi è ammassato un profondo stra- ti e grandi zampilli, irrigano tutto il giardi- 4. macchine elicoidali: dal greco hèlix, spirale, volu-
to di terra, e lì sono piantati alberi a larga fo- no, irrorano le profonde radici degli alberi ta. Si tratta di grandi viti di legno, dette anche nòrie
(dall’arabo nàura), che, fatte ruotare con l’estremità
glia dei più diff usi nei giardini, ogni varietà e mantengono umido il terreno. inferiore immersa nell’acqua, la sollevano fino all’estre-
di fiori multicolori, e insomma quanto ral- Perciò, come si può ben immaginare, mità superiore, portandola così a un livello più alto.
luoghi, oggetti, memorie

 I giardini pensili di
Babilonia in una scena
del film Alexander,
regia di Oliver Stone
(2004).

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