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Uscita EUR_Belmonte parte 2

Così Abbiamo anche la visuale di questa fontana; qui abbiamo un'altra iscrizione, è molto chiaro il
messaggio. La terza Roma si dilaterà sopra altri colli, lungo le rive del fiume sacro sino alle spiagge del
Tirreno.
Alunno: Questo edificio è stato uno dei pochi, è stato l'unico credo l'unico edificio di cui la prima pietra è
stata posta da Mussolini stesso quindi anche in tempi molto celeri è stato iniziata la costruzione.
Alunno: il progetto è di gennaio e il cantiere è iniziato ad aprile, poi hanno lasciato.
Alunno: allo scoppio della Seconda guerra mondiale nel ’39 è adibito a sede degli uffici dell’allora ente EUR
costruito in occasione della prevista esposizione universale mondiale; tutt’ora ricopre questo compito dopo la
trasformazione in ente EUR Spa. Chi progettò questo palazzo fu l’architetto Gaetano Minnucci nel 1937,
capo del servizio architettura in quel periodo supportato dall’architetto Piacentini, allora architetto capo del
regime e capo del servizio tecnico.
Prof: vorrei osservare l’edificio, quindi abbiamo questo edificio che ha questa continuazione in questo
blocco.
Alunno: abbiamo la pianta dell’edificio che è composto da due nuclei, l’unico che è stato completato, la
prima pietra è del ’37, il progetto è del gennaio, ad aprile già si iniziano i lavori. In tempi abbastanza celeri
perché rispetto a tutto l’impianto del progetto E42 questi avevano una duplice valenza: sicuramente
rappresentativa ma anche a livello pratico dovevano ospitare gli uffici che ormai erano a pochi metri i cui
locali erano diventati troppo limitati per quello che doveva essere la loro funzione. Quindi il palazzo degli
Uffici si pone in prossimità della porta imperiale, dell’entrata di questo grande quartiere dell’esposizione e vi
faccio notare che da questa parte, questo padiglione sarà quello che ospiterà la mostra per celebrare il
millenario della nascita di Augusto, quindi tenete a mente questo rapporto che c’è tra il palazzo degli Uffici e
il padiglione della mostra augustea. Come dicevamo, l’architettura è composta da due moduli principali,
legati tra loro da loro da quel corridoio che vedete ma che hanno delle funzioni ben precise cioè un modulo è
appannaggio del personale e dell'amministrazione, l'altro invece è riservato al pubblico e questa è una
differenza non solo da un punto di vista estetico del progetto ma anche per come poi si vuole restituire il
progetto stesso nei materiali e nell'architettura, quindi avremo l'utilizzo del cemento armato per quello che è
tutto l'apparato tecnico -vi faccio presente che siamo al piano terra ma abbiamo un bunker nel sottosuolo -
quindi era stato previsto veramente tutto e poi invece la parte pubblica più rappresentativa in travertino. Il
travertino è una pietra locale che viene da Tivoli -in questo caso a parte il travertino utilizzato ovviamente
per la struttura architettonica lo ritroveremo anche poi per quelle pochissime decorazioni che sono presenti
all'esterno. Infatti abbiamo solo queste vasche con i musei come ricordava la professoressa in una intenzione
di continuità anche archeologica con quelli che erano gli scavi di Ostia antica, l'unica decorazione che
presenta sulle pareti esterne è proprio il bassorilievo di Publio Morbiducci anch'esso in travertino e qui c'è
questa nota un po’ simpatica perché in realtà la volontà di eseguire questo bassorilievo che ha un carattere
monumentale, date le dimensioni, non è legata a una continuità con il materiale del travertino, il materiale di
Roma ma è semplicemente per questioni economiche cioè erano stati stanziati dei soldi, non rientrava il
progetto che viene affidato inizialmente a un altro scultore in questo budget e quindi poi si decide per un
materiale più economico in questo caso, quindi a volte poi le scelte nonostante ci sia una un'attenzione molto
capillare a ad ogni appunto a ogni dettaglio poi però a volte le esigenze più pratiche hanno la meglio. È un
progetto di ingegneri che danno a Minnucci secondo quello che era l'intento dell'onorevole Cini di portare
avanti un progetto che avesse un carattere politico e spirituale all'interno di questo grande progetto
dell'esposizione universale in cui politica e spiritualità, in questo caso per spiritualità intendiamo
appartenenza al nazionalismo, in questa continuità però con l'impero romano e quindi poi con la terza Roma
di Mussolini e questo ritorna anche da un punto di vista urbanistico con questo raccordo che c'è tra la Roma
imperiale -quindi pensate al Campidoglio state, a via dei Fori Imperiali e poi il mare perché in questa
sequenza si andava verso quello che era il futuro quindi si partiva dalle origini per poi arrivare al futuro che
erano in realtà le rotte sui mari e quindi nuove espansioni territoriali. Infatti nel salone del pubblico, ora il
salone delle fontane, si legge proprio un'iscrizione con scritto “prima pietra della mussoliniana espansioni di
Roma verso il mare” e quindi poi qui anticipo quello che sarà la mia conclusione questo rapporto che c'è tra
colonizzazione e architettura e arte ma io poi ho voluto aggiungere il titolo “colonizzazione
decolonizzazione” perché in qualche modo nello specifico nel basso rilievo ma anche in quello che sono poi
alcune scelte si tenta di decolonizzare in questo caso faccio riferimento alla stele di Axum che in tempi
recenti è stata poi riportata nel luogo d'origine suscitando non poche critiche però alcuni interventi di questo
tipo sono stati fatti.
Vedremo l'ingresso del commissario, vi dicevo sono più ingressi, più scelte decorative per ogni sezione dove
il bassorilievo che andiamo a vedere è all'ingresso del commissario quindi dell'onorevole Cini quindi ha una
valenza rappresentativa monumentale ma che non era di facile accesso pubblico perché a parte ne va
all'amministrazione e all'autorità.
La prima Roma è l'antica Roma, poi quella dei Papi con l'apice tenuta da Sisto V, tant'è che in questa
possibilità c’è proprio un voler sottolineare quelli che sono stati i provvedimenti messi in atto da Sisto V.
Prof: guardate questo sviluppo di questo colonnato, che sembra avere un direzione, se guardiamo il rapporto
tra l’iscrizione e l’edificio si percepisce che l’iscrizione è come se desse slancio verso l’edificio, come se
andasse verso l’infinito quindi questa terza Roma che si dilaterà sopra altri Colli lungo le rive sacre, dà
proprio l'idea anche geograficamente quindi vedete come è importante l'urbanistica e quindi per quanto
riguarda la tesina magari si concentri di meno su singoli edifici perché sennò la portano troppo fuori le
ragioni di più su questo orientamento dell'EUR, questo rapporto rispetto alla città quindi magari più su
questo aspetto.
Alunno: vorrei soffermare l’attenzione sul discorso del Colle quindi di nuovo c'è un rapporto con il Colle
anche da un punto di vista profetico, di profezie c'è un'aggiunta dell'ultimo minuto al progetto in cui c'è un
volo da aquile sul Colle e questo è legato ad un rito profetico in cui c'è questo slancio verso il futuro e verso
futuro che ovviamente auspicavano fosse il più roseo possibile. Il tema del fiume che in questo caso non
vieni sviluppato a fondo perché il primo progetto prevedeva anche una decorazione con il dio Fiume, poi non
viene portata avanti però di nuovo il fiume sacro, l'idea della Fondazione di Roma come un fiume e poi le
spiagge del Tirreno un guardare oltre verso nuovi territori.
Prof: naturalmente poi l'edificio dialoga con questa fontana che riprende l'idea del mare e riprende i mosaici
di Ostia quindi si crea anche questa continuità con Ostia.
Alunno: sono poche decorazioni però simboliche.
Prof: c’erano degli zampilli che bagnavano i mosaici quindi anche sotto l'acqua. Osservare un'architettura dal
vivo cambia la nostra percezione, non basta leggere su un libro perché probabilmente questo aspetto non
l’avremmo recepito io ci sono stato tante volte e l’ho recepito proprio adesso visitando ancora una volta
questo edificio con vo e partendo da quella parte , perché ogni volta che ho fatto lezioni sono partita da qui e
non avevo questa percezione però vedete come noi all'interno dello spazio percepiamo lo spazio e riusciamo
a percepire come poteva essere percepito anche in passato ripensando alla funzione che aveva che
ovviamente è mutata quindi serve veramente visitare dal vivo, l'osservazione diretta e anche proprio
sperimentare quando si tratta di architettura.
Alunno: c’è proprio una costruzione della cultura figurativa sia per il pubblico ma anche proprio per poi gli
appartenenti a un certo gruppo. Questo è il bassorilievo di Publio Morbiducci, in travertino.
Alunno: sono in calcestruzzo attaccato
Alunno: l’idea è invece il cemento armato, materiale super attuale. L’artista è Publio Morbiducci romano, in
realtà molto versatile perché viene notato molto presto dal regime su emporium viene dedicato a lui un
piccolo articolo in cui si presenta questo giovane artista come molto promettente nonostante in realtà in
qualche modo si tenesse ai margini di quella che era l'attività politica in quel momento; rimane socialista fino
alla prima metà degli anni Venti, entrerà nel partito fascista, otterrà la tessera solo nel ‘33 ma proprio questa
grande versatilità e questo rapporto con l'artigianalità gli garantiranno poi in realtà un successo su vari
campi. Nello specifico nell’articolo di Gozzani viene incitato a continuare l'arte della xilografia perché molto
riuscita da questo punto di vista collabora con numerose riviste ma in realtà frequenta l’istituto di Belle Arti
in un primo momento da giovane e poi si dedica alla numismatica, quindi partecipa anche a diverse mostre di
medaglie e fornisce anche poi disegni per varie monete e poi un breve periodo lo troviamo anche come
pittore, una pratica che poi riprenderà da più grande qui lo vediamo in un autoritratto ma in realtà sono
diversi gli autoritratti e i ritratti di famiglia che esegue dopo gli anni Quaranta; la xilografia e poi la scultura;
inizialmente è un artista che aderisce al partito socialista e si inserisce nella secessione romana e poi in
qualche modo si ritrova a collaborare con il partito fascista, viene apprezzato e quindi poi gli vengono
incaricate alcune opere di scultura, di medaglistica ma anche più monumentale di scultura. Le opere
monumentali appartengono alla seconda metà degli anni Trenta cioè è in quegli anni che si dedica
principalmente alla scultura e si occupa di decorare gli edifici fascisti; in questo caso gli viene
commissionato questo bassorilievo che però inizialmente non era stato pensato lui; diventa accademico di
San Luca nel ‘37 e proprio il necrologio fatto da Bellini a ricordare la morte di questo accademico, Bellini
descrive Morbiducci in questo modo: la versatilità e l’arte quando si accompagna al chiaro talento, alla
sensibilità dell'animo, alla serietà del lavoro costituisce il segno distintivo di una personalità vigorosa e
inconfondibile quale fu appunto quella di Publio Morbiducci, scultore, medaglista, xilografo. Scrive nel ’63-
64, Mordibucci muore nel ‘63 quindi il necrologio parla proprio di lui in questi termini perché comunque lui
continuerà a lavorare fino all'ultimo, quindi non dobbiamo pensarlo come un'artista necessariamente legato a
Mussolini o comunque al fascismo. Quanti lo conobbero però sono concordi nell'affermare che fu un vero
artista e un nobile cuore, aveva doti di ingegno, di generosità, di umana comprensione, di rara modestia era
conscio delle sue capacità di artista ma per timidezza rifuggiva alle Lodi e da loro quanto gli venivano
tributate se ne schermiva con semplicità con un sorriso pagato e con un botto di spirito velava l'arguzia del
suo carattere ed emerge poi dalle descrizioni che se ne fanno di questo autore ma anche dalla biografia come
fosse fortemente attaccato anche a proprio all'artigianalità tant'è che appunto lavora molti materiali, in un
breve periodo lavora in realtà anche in una fabbrica di armi quindi ha proprio modo di lavorare sui materiali,
di conoscerli quindi per come lo vedo io non è un artista molto alto intellettualmente cioè non ha la necessità
di farsi vedere come un'artista colto e intellettuale ma è molto apprezzato proprio per queste capacità pratiche
di gestire i materiali. Questi sono solo alcuni esempi di quello che fa: alcune medagli degli anni Trenta,
alcune xilografie.
Alunno: quali sono le opere che fa prima del fascismo? qual è il suo stile? quali sono i suoi soggetti prima
del fascismo?
Alunno: si concentra nei primissimi anni Venti sulla futura perché comunque viene fuori da un'occupazione
accademica, una formazione di pittore e scultore; una scultura che prende un po’ la via di Medardo Rosso,
per poi arrivare invece a costruzioni un pochino più canoniche dopo gli anni Trenta.
Alunno: quelle degli anni Trenta sono commissioni fasciste, sono commissioni del regime quindi possiamo
anche pensare che si dedichi un certo punto più a queste arti plastiche perché gli dà l'occasione di lavorare
nei progetti di arte pubblica quindi anche forse questo passaggio da un medium ad un altro dipende dal fatto
che c'è un'esigenza di creare un dialogo con quelle che sono le esigenze della committenza.
Alunno: sì però in realtà non lascia mai nessuna arte cioè nel senso lavora contemporaneamente a molti tipi
di materiali; infatti negli anni Trenta numerose commissioni sia private che pubbliche, aggiunge anche
l'attività didattica tra il ‘33 e il ‘37 in Accademia e nel ‘32 realizza la sala per i fasci italiani all'estero per la
mostra della rivoluzione fascista per cui scolpì occasione del riallestimento presso la Galleria Nazionale
d'arte moderna nel ‘37 anche sul plastici.
Alunno: la mostra della rivoluzione fascista all'estero o è il padiglione all'interno?
Alunno: la sala dei fasci italiani all'estero per la mostra della rivoluzione fascista, collabora molto con
l’estero, viene proprio promosso all'estero principalmente come medaglista, per l'estero è più attrezzato come
medaglista, viene invitato a partecipare. Si divide un po’ tra questa vita riservata, emerge anche dal
necrologio, ha una timidezza di fondo che lo porta a lavorare perché ha proprio il piacere dell’artigianato ma
di non farsi notare troppo, poi però visti gli esiti felici e interessanti per il periodo viene invitato a diverse
mostre
Prof: anche perché riesce a interpretare benissimo le esigenze del regime, un rilievo del genere lo dimostra,
così come è anche l’autore di alcune sculture del palazzo delle Civiltà. Questo è semplicemente a colori il
progetto dell’E 42, l’interno architettonico e urbanistico in questa promozione, in questa campagna
propagandistica. Dal necrologio così introduco l'opera: un'altra opera imponente è il vasto rilievo eretto
all'EUR -in questo caso lo data nel Quaranta ma è finito nell'anno ‘39- 16 m x 6 dedicato alla evoluzione di
Roma dalla sua Fondazione ai nostri giorni. Questo tema storico complesso richiedeva per non cadere nel
retorico, nel banale o nel farraginoso una non comune capacità di sintesi, una sensibilità attenta a tradurre in
immagini essenziali rigorose i caratteri salienti delle diverse epoche storiche. Morbiducci lo ha svolto con
efficienza e ha narrato la storia della città immortale con gusto, chiarezza il susseguirsi degli eventi, separati
da pause plurisecolari ne è risultato dunque un assieme di forte armonia scultorea e descrittive di notevole
pregio. Ovviamente ha un carattere elogiativo; nel ricordare le varie opere cita quest'opera e richiama però
alcuni aspetti che in realtà dobbiamo sollevare. L’opera è la narrazione quasi continua di Roma dalle sue
origini in alto a sinistra con la lupa e i due fratelli fino ad arrivare alla contemporaneità perché dobbiamo
immergerci al 1939 e quindi questo è quello che poi in realtà vediamo subito, anche questo è interessante
perché all'interno di questa narrazione partiamo dalle origini arriviamo alla contemporaneità, è quella posta
anzitutto frontalmente a noi idea anche in realtà poi all'interno proprio della restituzione dello stile quella che
più emerge o comunque che più si discosta dal resto perché rispetto alle figure e alle scene che ritroviamo in
questo affastellamento di proporzioni, di superfici e di personaggi qui abbiamo quasi una pausa cioè uno
sviluppo molto più di ampio respiro che fa emergere delle figure più statiche, più composte il cui fulcro è
sicuramente il duce. Il progetto viene commissionato nell'agosto del ‘38 per lire 120.000, inizialmente il
progetto viene affidato allo scultore Crocetti, il progetto originale prevedeva due bassorilievi, poi viene
ripensato il tutto con un unico bassorilievo che viene affidato il 1 Marzo del ‘39 a Publio Morbiducci dopo
che il primo scrittore rinuncia per via della poca somma messa a disposizione. È un progetto molto
controllato dall'ingegnere dall'onorevole Cini, ci si interfaccia continuamente con loro e nel giugno del ‘39
Morbiducci ha il progetto pronto e il modello in gesso; sono 68 lastre di travertino che vengono poi messe in
opera dallo scalpellino Zucchetti, il lavoro verrà finito nell'ottobre del ‘39. In questa continuità storica tra le
origini di Roma passando per Augusto, la Roma in questo secondo registro sopra la testa del Duce abbiamo
quelle che sono le opere della Roma di Sisto V, in questo intento di continuità -la seconda Roma quella che
per cui si fa attenzione all'urbanistica, per cui si ergono numerosi obelischi davanti alle piazze il fatto, qui
abbiamo proprio la scena dello spostamento di questi obelischi e è importante sottolineare è la seconda Roma
quella dei papi ma c'è anche poi l'intento di porsi pariteticamente al potere papale. In tutto questo dovete
pensare che a pochi metri dal settembre del ‘37 a settembre del ‘38 si stava era in mostra alla mostra
augustea della romanità quindi erano in realtà una serie di copie o di opere comunque più rappresentative che
osannavano proprio la Roma dell'impero di Augusto, tant'è che questa consecutio storica la ritroviamo
proprio anche nel monumento spesso, qui vedete una fotografia di Mussolini e Hitler con i pannelli dell'ara
Pacis che si stavano recuperando in quei momenti e qui proprio una delle monete augustee. Questa continuità
non è solo una fonte figurativa solo ideologica ma diventa anche proprio iconografica nel momento in cui si
vanno a riprendere nello studio, in quel catalogo E42 c'è proprio una puntuale descrizione di ogni scena e
vengono confrontati a livello iconografico con ad esempio le monete augustee ma anche con la colonna
traiana o con lo stesso busto di Augusto. La ripresa e dell'iconografia dei modelli dell'antichità classica in
chiave patriottica, dalle umili origini leggendarie dell'ottavo secolo fino alla codificazione del diritto romano
e l'affermazione della Chiesa trionfante come erede spirituale di Roma nella prima metà del VI secolo, questa
è la citazione da quel catalogo di Cristallini. Sicuramente colonna traiana per la lettura da sinistra verso
destra e in modo poi graduale questo affastellamento degli episodi e poi una serie di episodi più rilevanti;
altro riferimento sicuramente non solo all’Ara Pacis ma ai sarcofagi antichi e mi piaceva sottolineare l'idea
anche della composizione stessa dei sarcofagi che concentrano l’attenzione su un unico personaggio con una
serie di situazioni intorno ed è un po quello che succede anche qui, la narrazione è abbastanza fluida e
continua una volta rintracciati anche i riferimenti ai monumenti, troviamo l'arco di Tito, di Costantino, Santa
Maria in Cosmedin, gli obelischi e poi arriviamo al fulcro che è sicuramente l’immagine del duce a cavallo
che la Cristallini sottolinea come in realtà abbia un aspetto diverso più ieratico, più simbolico attenzione più
naturalistica per i dettagli. Possiamo rintracciare i vari riferimenti iconografici, qui la Cristallini fa un
confronto con la statua dell'augusto al palazzo massimo alle Terme, per il modo di restituire poi la figura dei
vari personaggi; rispetto alla colonna traiana ovviamente la figura del Duce non si ripete proprio perché non
è la celebrazione del Duce in sé ma è di questo potere che si tramanda fino ai giorni loro ormai
Prof: perché non è la narrazione delle gesta, ma creare continuità trans temporale
Alunno: ho consultato una articolo che parla di quelli che sono i rimandi alle gestualità dell'antica Roma, a
quelli che possono essere le fonti iconografiche e chiudo con queste aquile in volo perché vengono raggiunte
successivamente quindi finito il progetto nel giugno del ’39, pochi mesi dopo si decide di aggiungere le
aquile; secondo il mio in realtà almeno io non l'ho provato esplicato in modo così completo però credo che
bisogna far riferimento all'ax aucuraculum cioè l’ornitomanzia, cioè questo modo di interrogare il volo degli
uccelli per farsi dare una profezia e secondo me messo a cappello di tutto quella che è la storia di Roma è
proprio il volo delle aquile che si consultano 37.57, arrivare a quello che è i giorni nostri. Il discorso del
colonialismo perché troviamo anche la stele di Axum che viene rappresentata proprio perché tra le varie
opere c'è anche la campagna di Etiopia e in questo senso, qui sempre la Cristallini dice “una sorta di
marcatore imperiale che scandiva la riscrittura della mitologia sul tessuto urbano” e quindi anche alla tele di
Axum è legato anche il fatto di averla portata via mare qui a Roma e averla poi averla issata in piazza e
quindi di nuovo questo tentativo di colonizzare anche la città stessa per restituire l'apoteosi dell’impero, la
stele poi verrà restituita all’Etiopia nel 2005.
Prof: Giusto un appunto per parlare del richiamo della continuità tra le imprese coloniali come l'Ottocento
viene continuamente richiamato dal fascismo, la nave con la quale viene trasportata la serie di Axum è la
nave Adua, vorrei farvi notare un aspetto: la storia di Roma 39.51, compare nella fascia principale, tra l’altro
la presenza della società civile, vengono inseriti i bambini.
Alunno: anche il gruppo delle donne riprende in realtà una xilografia precedente e quindi c'è anche proprio
un chiaro riferimento all'attualità nel voler descrivere questo gruppo di donne in questo modo, nella slide c'è
proprio il confronto puntuale.
Prof: altro aspetto, guardate quanto sono importanti i monumenti, la storia di Roma viene costruita attraverso
i monumenti 40.36 c’è una certa consapevolezza, perché la legge di tutela è del ’39, sono proprio i
monumenti a rappresentare questo flusso della storia, con questo 40.59 sta selezionando alcuni eventi che
vuole mettere in rilievo perché hanno una presunta continuità quindi vedete come il patrimonio rappresenta
la storia nello stesso tempo aiuta anche a riscriverla visivamente e poi guardate come la parte contemporanea
è rappresentata dal Colosseo quadrato, la stele di Axum che viene trasportata e quindi crea una testimonianza
di questa conquista, è portata avanti dal fascismo, quindi dall'antica Roma è un passo per poi arrivare al ‘36
quando la stele viene presa e poi consideriamo la continuità con gli obelischi, e poi la continuità con la stele.
Ci sono tanti obelischi a Roma che non hanno una relazione con il fascismo ma poi questo simbolo
dell’obelisco viene riutilizzato molte volte, pensiamo anche all’obelisco duc quello del foro italico e
pensiamo anche a all’obelisco Marconi.
Allievo: le tre stature in basso sono coloniale perché hanno il casco esoterico romano, ma sono armati con
una spada dell’antica Roma. 42.40
Alunne: le donne erano una xilografia di Morbiducci del ‘39 per la giornata della fede
Prof: un’iconografia utilizzata per la fede per quasi una devozione a Mussolini.
Alunno: poi vengono presi i monumenti simbolo ma anche all'interno dei monumenti cioè nel momento dove
c’è l’arco di Tito e Costantino non ci si limita a rappresentare gli archi ma a tirare fuori due scene: questa
dell’arco di Tito e poi c’è l’allocutium aureliana sull’arco di Costantino quindi di nuovo un valore fortemente
simbolico, delle scene all'interno di un monumento cioè quasi una lente di ingrandimento si va a ricercare
quello che fa comodo all'interno proprio dell'economia generale della narrazione.
Alunno: la prima donna è come se sta prendendo la fede
Alunno: il simbolo ebraico raffigura la distruzione di Gerusalemme, 70d.C. Tito.
Prof: un altro aspetto sul quale sarebbe utile concentrarsi è 44.26 del monumento, cosa succede dopo, se
guardiamo la materialità del monumento che il viso di Mussolini fu attaccato, ci fu un forte iconoclasmo,
44.44, vengono distrutti i busti, danneggiati i volti proprio una damnatio memoriae e questo volto viene
attaccato, danneggiato però poi si decide di restaurarlo, negli anni Ottanta, quindi ricostruito quindi
dobbiamo pensare che ci sono diversi livelli di materialità e di memoria perché ogni volta che si è intervenuti
in maniera diversa ogni volta c'era un certo approccio rispetto al monumento, quindi dedicherei comunque
una parte anche alla storia successiva anche perché erroneamente nel momento in cui visitiamo questo
quartiere e questo palazzo si potrebbe pensare: qui è rimasto tutto uguale, ma non è rimasto uguale, si è
scelto di riportare tutto all'iconografia originale, questo può essere discutibile ma si tratta di una scelta.
Siccome molti restauri sono stati fatti negli anni Ottanta, per esempio il mosaico di 46.01, o Novanta queste
sono state le tempistiche, magari possiamo cercare di capire quando è stato ricostruito il volto.
Alunno: a questo punto io penso dopo perché il volume dell’E42 dell’87 non viene menzionato
Prof: però dobbiamo capire se nella foto il volto di Mussolini c’è o non c’è, da lì dobbiamo capire, guardi se
è danneggiato oppure se c’è la ricostruzione, questo ci dà l'idea. C’è il richiamo all’unità nazionale, come se
ci fosse una continuità.
Alunno: se lui era l’eroe dei due mondi, lui è l'eroe dell'impero europeo e africano
Alunno: è stato scolpito sul posto?
Prof: a me sembra che ci sia qui. Quale è la continuità visiva? Pensate a chi lavora qui? Spesso c’è questa
continuità, per esempio se pensate alla casa madre una parte è sede della polizia.
48.38 non si sente. Faceva parte degli apparati decorativi dell’EUR, dell’esposizione. Qui vediamo 48.51, la
statua cosa rappresenta? Abbiamo un giovane ragazzo che ha la mano alzata, sta facendo il saluto fascista.
Quando i lavori per l’EUR vengono ripresi si decide di conservare l’opera perché comunque c’era una sorta
di rispetto nei confronti degli artisti che avevano lavorato a queste opere però si decide, un atto di
camouflage che segna questa defascistizzazione che però tende alla conservazione: si aggiungono i guanti, si
rimuove parte dell’iscrizione, viene riscritta 49.51 e viene apposta questa nuova iscrizione, in cui c’è anche
l’anno fascista e viene inserita questa dicitura: genio dello sport. Si sposta l'attenzione dal genio del fascismo
perché così veniva definita l'opera si chiamava il genio del fascismo ma diventa il genio dello sport, rimane
genio e soprattutto rimane un'iconografia questa virilità giovane ma comunque a questa virilità, questa forza
eroica quindi comunque immagine resta quindi vedete la continuità, viene ripensata ma soprattutto dobbiamo
anche pensare alle connessioni che ha il fascismo con lo sport, pensate il foro italico era stato pensato proprio
per la promozione delle sport, dell’attività fisica, quindi da una parte c'è un tentativo di defascistizzare, ma
pensate che poi effettivamente sia avvenuto? La domanda resta aperta perché in realtà restano gli stessi
codici visivi e anche la stessa retorica del regime, semplicemente si sposta l’attenzione dal saluto fascista allo
sport
Alunno: ad oggi sarebbe possibile fare qualcosa cioè nel senso si può intervenire cioè è ormai è storicizzata?
Prof: l’opera naturalmente è storicizzata e sotto la tutela del patrimonio però questo non vuol dire che non ci
possa essere consapevolezza su questo tema. Per esempio ho collaborato con un artista a Villa massimo a
Firenze e questo artista olandese che lavora a Berlino aveva il progetto di riflettere sull’eredità materiale del
fascismo e del colonialismo; abbiamo lavorato insieme io come ricercatrice e lui come artista e lui ha
realizzato diverse opere ma in particolare si è concentrato su quest’opera opera e ha elaborato dei guanti da
box, li ha presi, li ha messe al centro della sala e abbandonati sul pavimento, e richiamavano -c'era la
documentazione fotografica della statua- sia questo camouflage ma soprattutto anche l'affluenza insita in
questi guantoni, fanno riferimento alla lotta greco romana, non ricordo quale è la dicitura precisa della
disciplina ma uno sport molto violento quindi attraverso questa rappresentazione non solo poneva
l'attenzione dell'osservatore sul guanto e quindi su questo oggetto che era riuscito a cancellare l’onta del
fascismo in qualche modo ma poi poneva l’attenzione sulla violenza dello sport stesso che chiamava la
violenza del fascismo, quindi come lavorando su questi temi, nascono delle riflessioni che non sempre
devono essere attaccate al monumento, a volte possono essere una mostra di arte contemporanea in un’altra
città che però aiuta a riflettere su questo tema.
Alunno: per me è estremamente violenta questa statua, più di qualsiasi altro monumento visto finora, perché
si trova all'ingresso di quella che oggi è la sede della Guardia di finanza e comunque come dicevamo prima
c'è una continuità e poi mi metto nei panni di una persona che lavora qui e tutte le mattine quotidianamente e
rivede questo simbolo.
Prof: questo è interessante, molte persone quando vengono intervistate soprattutto gli italiani rispetto ai
monumenti fascisti dicono: sì ma ormai sono storicizzati, ormai sono lì, quindi la percezione è molto
differente ma la percezione secondo me è differente nel momento in qui si pensa che infondo il fascismo non
ha fatto cose così cattive e quindi viene visto come una pagine di storia, è un po la leggerezza con la quale
54.49.
Alunno: in contrapposizione al fascismo, l’antifascismo ci sono stati però molti personaggi che facevano
parte dell’entourage istituzionale che sono stati riciclati quindi hanno fatto un lavoro istituzionale pur
essendo stato di fascisti che minimizzavano il loro ruolo.
Prof: se pensiamo al patrimonio, il grande murale che sta alla Sapienza, nell'aula magna di Sironi è stato
progettato in collaborazione con Piacentini che era l'architetto responsabile di tutto il complesso; nel
momento in cui alla fine degli anni Quaranta viene mandato una circolare a tutte le istituzioni che dice:
guardate se avete dei dipinti, dei fasci, delle decorazioni legate al fascismo dovete cancellarle, toglierle o
coprirle se eliminarle vuol dire danneggiare l’edificio, però viene lasciata poi la possibilità ai referenti delle
singole istituzioni di trovare la soluzione più confacente. Ora nella commissione che decide per la copertura
e poi per una sorta di restauro ove vengono coperti soltanto i fasci nell'opera di Sironi questa commissione
composta da diverse persone ma nella commissione c'è Piacentini che è stato colui che ha fatto realizzare
quest'opera che ha promosso anche la partecipazione di Sironi, è lui stesso a dover giurare una soluzione
quindi mettiamoci pur volendo mettere da parte il giudizio sui singoli personaggi, anche se non li
consideriamo 56.45 pensiamo che qualcuno che aveva cioè se io faccio un progetto di quest'anno e poi tra 5
anni cambia tutto e devo parlare con un mio amico, distruggere il suo progetto è qualcosa di complesso
quindi questa compresenza, questa continuità tra fascismo e poi dopo il fascismo degli stessi personaggi ha
portato a conservare le opere, a non metterle da parte, a non rimuoverle; ora non è che si trattava di
distruggerla quest'opera però semplicemente poteva essere messa in museo e non è che le opere devono
essere necessariamente distrutte. Anche perché la tutela è come se cristallizzasse tutto lo spazio pubblico, ma
è sempre variato e le statue di solito rappresentano un momento storico non necessariamente devono
rimanere sempre identiche, forse abbiamo bisogno di nuovi monumenti per esempio che rappresentino
adesso la nostra società. Quindi tutto deve essere percepito, deve essere messo più al centro del dibattito che
spesso viene dallo sguardo esterno.
Alunno: però non ci sarebbe da fare un discorso rispetto a come davvero noi viviamo nella nostra identità
nazionale in questo periodo, forse lo studiamo in maniera molto superficiale.
Prof: il problema è quali domande ci si pone avete; se voi aprite i cataloghi dell’arte fascista o dell’arte
dell'Ottocento ci sono un sacco di cataloghi il problema è porsi anche questa domanda senza aver paura che
non significa abbattere o parlare male dell’Italia ,ma significa fare i conti con quella che è stata la nostra
storia.
Alunno: tra le fascinazioni fasciste dei borsisti dell’accademia c’era lo sport e stesso Bouillon ha fatto nel
’36, nella stessa mostra in cui è stata esposta questa testa etiope, allo stadio di cui la foto viene pubblicata
anche in alcuni giornali e nel ’39 fa l’atleta.
Prof: quando si parla di cultura visiva vedete come è potente.

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