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Sociologia Urbana e Del Territorio
Sociologia Urbana e Del Territorio
territorio
)
1.1 Perché studiare la città
Le città sono considerate perlopiù come i luoghi in cui ognuno vorrebbe andare ma dove, spesso,
preferirebbe non vivere. Anche se le grandi città come Londra, New York hanno il suo fascino
particolare e producono le sensazioni straordinarie. La città è il palcoscenico della vita dei singoli e
anche della collettività, dove si può incontrare la gente diversa, assaggiare pietanze sconosciute,
comprare delle cose che provengono dai paesi più lontani. Ma la città non è solo ciò che scopriamo
attraverso l’esperienza personale, è un’entità dinamica a sé stante, il potente polo di attrazione della
storia umana. Dove la bella vita e benessere si alternano a scene di povertà ed emarginazione,
bellezza e cultura dell'ambiente si contrappongono al degrado, Il controllo all'insicurezza, l'antico al
moderno, il vero al falso. Nei tempi ci si spingeva verso le città in cerca della vita migliore, ma oggi la
situazione è mutata per le nove megacittà come Messico, Rio de Janeiro il Cairo, Nuova Delhi o Tokyo.
In questi luoghi l'afflusso di nuovi abitanti e così rapido che rendere difficile la fornitura dei servizi,
elementari, acqua ed elettricità. Il rischio di uno sviluppo così incontrollato è un aumento della
povertà e dei disagi. Anche Roma, Londra, Berlino sono spesso immersi in una condizione di estremo
degrado. Studiare le città significa anche studiare la principale forma di insediamento umano: un
ambiente fisico e sociale in grado sia di soddisfare che di negare il tutto lo spettro dei bisogni umani.
Nelle città di tutto il mondo è possibile trovare ciò che di meglio possono offrire (cultura, arte, libertà
politica...) ma nello stesso tempo queste città evidenziano anche i loro aspetti più problematici
(povertà diffusa, criminalità). Studiare la città significa anche esaminare la società di cui fa parte. E’
importante anche la scelta dei metodi e strumenti per studiare la città perché si tratta di una realtà
molto complessa. L'approccio più idoneo sarebbe quello di usare gli elementi teorici assieme alle
analisi statistiche e all'osservazione diretta della realtà urbana.
Il Medioevo
Furono 600 anni bui dove le grandi città diventarono borghi, il commercio subì una forte frenata, dove
si combatteva per sopravvivere. Nacque il regime feudale dove i signori offrivano la loro protezione in
cambio di lavoro.
Il risveglio nell’IX secolo
Attraverso alcuni avvenimenti come le Crociate che riaprirono rotte commerciali e il potenziamento
del commercio stesso. Cominciarono a sorgere poteri come quello della Chiesa, intuibile dalla
struttura cittadina dove al centro della città era posta la cattedrale.
Con il rinascimento, tra il XII e il XVI secolo, ricominciò la rinascita urbana, ritrovando il concetto
umanistico del vivere la città, ripartendo dall’arte, letteratura, architettura ecc..
le città cominciarono a riprendersi anche grazie ad uno sviluppo del commercio. Cominciò a nascere
una nuova classe: la borghesia, composta da negozianti, commercianti, burocrati, ufficiali governativi.
Nel XVIII secolo scoppiò la rivoluzione industriale che diede la spinta finale per la completa ripresa. Le
città proliferarono insieme al commercio e alla sviluppo tecnologico e non solo, anche se vi furono dei
periodi colpiti da forti epidemie. Questa crescità proseguì fino al XX secolo quando si stabilizzò anche
per la necessità di controllare la variazione di popolazione.
4.3 Excurbia
O (extra-urbano) il termine di Spectorsky, per descrivere l'aspetto delle nove zone residenziali che
nascono ai margini metropolitani. La vita degli exurbani è una miscela di hi-tech, cultura alta e fascino
rurale. Il processo di continua exurbanizzazione e di assorbimento di queste aree all’interno delle
metropoli ha un suo costo. Le tradizioni e i valori che hanno inizialmente attratto i nuovi arrivati si
declinano in modo più cosmopolita, e da ciò nascono tensioni sociali tra vecchi e nuovi residenti.
5.1 La tradizione europea: 1846-1921 La sociologia figlia della Rivoluzione Industriale, nacque in
Europa. La disciplina fu fondata da Comte che assieme a Marx, Engels, Durkheim, Simmel e Weber
tentò di spiegare le grandi trasformazioni determinate dai processi dio urbanizzazione e
industrializzazione.
Marx e Engels: dalle barbarie alla civiltà: Marx era convinto che la struttura economica della società
costituisse le fondamenta degli aspetti sociali, politici e spirituali della vita, ossia che il sistema
economico fosse la base dalla quale dipendono le istituzioni sociali di famiglia, religione, sistema
politico. Affermava che le trasformazioni sociali scaturiscono principalmente dal conflitto tra chi
controlla il processo della produzione economica (i capitalisti) e chi fornisce il lavoro necessario (il
proletariato). Per Marx falsa coscienza – attribuire agli individui responsabilità di alcuni problemi
sociali (povertà, disoccupazione) perché la vera causa dei ultimi è il capitalismo. Marx e Engels
sostenevano che la città avesse un ruolo centrale. Le persone vivevano come esseri generici nelle città
tradizionali preindustriali e solo l’arrivo delle città, la specializzazione produttiva aveva reso gli
individui liberi di agire autonomamente. Ma non tutte le città sono cosi “liberatorie”: in alcune di loro
si mantengono i legami con la comunità primitiva attraverso una divisione del lavoro limitata,
proprietà comune e mancanza di individualismo. I studiosi affermavano che nelle città industriali
l’evoluzione dell’uomo fosse incompleta perché l’economia fu controllata da un élite capitalista, e
solo una rivoluzione anticapitalista mondiale porterebbe al socialismo e ulteriore evoluzione.
F.Tonnies: da Gemeinschaft a Gesellschaft: Tonnies descrive due tipi di vita sociale umana:
gemeinschaft – comunità, che caratterizzava il villaggio in campagna, e gesellschaft – società, che
caratterizzava le grandi città. Nel villaggio la vita sociale era un “organismo vivente”, in città –
“aggregato meccanico”. Questa dicotomia ha avuto duratura influenza nell’ambito di sociologia
urbana, perché una delle prime teorie che interpretava gli insediamenti umani. Tonnies riteneva che
lo studio della storia europea rivelasse la transizione graduale e irreversibile tra Gemeinschaft e
Gesellschaft.
E. Durkheim: solidarietà meccanica e organica
Durkheim sviluppo un modello dicotomico di solidarietà meccanica e organica che è rispettivamente
analogo alle Gemeinschaft e Gisellschaft. Solidarietà meccanica indica legami sociali basati su
similitudini, credenze, costumi, riti e simboli comuni. Solidarietà organica descrive un ordine sociale
basato sulle differenze individuali.
Durkheim vs Tonnies: D. contestava il concetto dell’ambiente “naturale” solo se è tribale o rurale,
sosteneva che la vita in una società più ampia è naturale quanto quella in piccoli gruppi. Non
condivideva la visione negativa di T. della società moderna, anzi ha rovesciato la terminologia:
meccanica-gemeinschaft e organica-gesellschaft. D. era più ottimista, vedeva nell’aumento della
divisione di lavoro uno strumento in grado di minare l’integrazione sociale tradizionale. Entrambi
pensavano che le città erano associati all’aumento della diversificazione sociale e dell’individualismo,
ma mentre T. temeva la disintegrazione dei legami necessari per la vita sociale, D. vedeva in essi la
possibilità di un rafforzamento della coesione sociale e maggiore sviluppo della società.
G. Simmel: la vita mentale della metropoli: per Simmel, la città moderna intensifica gli stimoli nervosi
con cui deve confrontarsi il cittadino, mentre l’ambiente rurale ha la vita che scorre più lentamente,
uniformemente. La città “bombarda” l’individuo con un’enorme quantità di suoni, odori, immagini.
Per difendersi e/o adattarsi a questo ambiente, l’individuo impara a “filtrare” gli stimoli, distinguendo
tra ciò che è importante e ciò che non lo è. Per questo, col tempo gli “urbani” diventano più razionali
e calcolatori dei “rurali”. La razionalità sta per Simmel nella razionalizzazione del tempo e nella
divisione del lavoro economicamente avanzata, che a suo tempo richiede un mezzo di scambio
universale – il denaro (mezzo più potente per trasmettere la razionalità urbana). Simmel diceva che
l’individuo metropolitano sviluppava il distacco sociale, una sorte di indifferenza necessaria per vivere
in città, che poteva cristallizzarsi in antagonismo, avversione, estraneità che si tramutano in odio,
indipendentemente dalla causa. Come Durkheim anche Simmel vedeva la libertà nella solitudine
indotta dalla città. Anche se per lui la folla poteva farci sentire soli e perduti, ma questa era solo
un’altra faccia della medaglia di questa libertà. Ogni tanto, le
persone che si sentivano solo una minuscola parte di un’enorme meccanismo, cercavano di salvare la
loro individualità e fuggire dall’anonimato facendo qualcosa di “strano” per es. graffiti
Max Weber: studio storico e comparativo delle città: riteneva che le teorie basate sulle città di una
sola parte del mondo o appartenenti a una determinata epoca avessero un valore limitato. Questo fu
il suo più imp.contributo alla soc.urbana. Nel suo saggio “Die stadt”, analizzando le città in Europa,
India, Cina, Medioriente – definì “comunità urbana completa” per la costruzione della quale erano
necessari seguenti componenti: 1. Fortificazione 2. Mercato 3. Tribunale e leggi autonomi (anche
parzialmente) 4. Forma associativa correlata (partecipazione attiva dei cittadini alla vita della loro
città) 5. Autonomia politica (anche parziale). Questo è ciò che Weber chiamava tipo ideale. Come
Durkheim, Weber credeva che le città potessero essere forze positive e liberatorie per i cittadini, ma
non vedeva molte speranze per le città del XX sec., indicando solo le città medievali come esempi di
una comunità urbana completa, ipotizzando che il punto più alto della cultura urbana fosse già stato
raggiunto nel passato e che la storia potrebbe non essere per forza orientata al progresso.
La tradizione europea: valutazioni: Contributo più imp.è che la città sia un oggetto imp. per studio
sociologico. Marx, Engels, Tonnies e Durkheim hanno analizzato contrasti tra vita urbana e rurale.
Simmel e Weber hanno sviluppato le loro teorie sul funzionamento delle città. Tutti hanno rilevato
che la citta amplia le possibilità di scelta da parte del uomo, enfatizza la razionalità, usa la divisione
complessa del lavoro. Inoltre Marx ed Engels hanno evidenziato l’economia e problemi di
disuguaglianza e conflitto. Tonnies, Durkheim e Weber hanno considerato la struttura soc. della città,
mentre Simmel suggerì l’importanza di esperienza urbana. Limiti: le idee di questi teorici dipendono
dai periodi e dalle città in cui avevano vissuto. Questi agglomerati in rapidissima crescita erano visti
come le minacce ai valori umani da Tonnies, Simmel, Weber. Durkheim riconobbe i problemi di
alienazione e conflitto nelle città. Marx ed Engels vedevano il capitalismo come male sociale, e non la
città in se stessa.
la reazione di ogni persona nei confronti della città si divide su due piani: quello dell’ambiente sociale
e quello dello spazio fisico, analizziamo il secondo.
L’urbanista Kevin Lynch ci dice come le persone percepiscano la città attraverso 5 parametri, che
possono esserci come no a seconda di come un individuo vede la sua città.
Essi sono: i percorsi ovvero i “canali” lungo i quali l’osservatore si muove abitualmente, i margini
ovvero i confini tra le zone, i quartieri ovvero porzioni medio-grandi della città, i nodi ovvero i punti di
intensa attività, i riferimenti ovvero punti fisici caratterizzanti. Lynch notò come alcune città aiutino a
concettualizzare immagini più complesse della media.
In questo viene introdotto il concetto di figurabilità della città ovvero quanto la città in questione
renda semplice ed emotivamente bella l’acquisizione della sua conoscenza all’individuo.
Ovviamente ogni individuo che vive nella stessa città sviluppa una propria mappa mentale a seconda
del contesto sociale e delle esperienze che vive. Anche la razza rende la mappa mentale diversa
perché l’indesiderabilità cambia la percezione delle cose.
vivendo in una città ci si può accorgere di come ogni giorni viviamo in un “mondo di sconosciuti” cit.
Lyn Lofland, dove ognuno sta a delle regole sociali non scritte per il quieto vivere comune che
dobbiamo imparare a capire e rispettare in un certo senso.
Quando si parla di sconosciuti ci si basa molto sull’aspetto e sulla sua collocazione. Se in passato
l’abbigliamento era l’elemento distintivo, nelle città moderne si afferma molto di più il luogo in cui si
vive per categorizzare una persona rispetto al suo grado sociale. Ovviamente tutto ciò non impedisce
alle persone di fare credere di essere ciò che non si è.
Parliamo di legami interpersonali che chiamiamo “analisi delle reti”, reti urbane che possono
implicare o meno gruppi sociali organizzati.
I quartieri sono molto spesso il fulcro della nascita di relazioni mettendo a contatto familiari, vicini e
amici che cominciano a conoscersi nei luoghi di ritrovo abituale come chiesa negozi ecc. La
conseguente conoscenza, anche solo di vista, porta poi ad una più forte propensione nell’aiutare gli
altri.
Le amicizie dipendono molto dagli interessi che abbiamo.
Uno degli degli aspetti caratteristici della città sono i diversi luoghi che visitiamo, o scene.
Ci sono scene di 4 tipi differenti. In questi contesti le persone si sentono sul palcoscenico e per questo
enfatizzano aspetti caratteriali e abilità a seconda della scena in cui si trovano:
Le scene lifestyle ovvero quelle che attraggono musicisti, scrittori, attivisti politici o altri gruppi, poi
esistono le scene locali caratterizzate da punti di ritrovo come bar locali che attraggono un pubblico
specifico, oppure le scene aperte che rimandano a luoghi di ritrovo senza una clientela ben definita.
Infine citiamo le scene specializzare ovvero tutte quelle attività che comprendono un pubblico che
condivide uno stesso interesse come ad esempio tennis, musica, teatro ecc.
Shuttles sostiene che la texture, anima, personalità di una città si basa sulla sua storia, la sua
architettura, strade, nomignoli che diventano una realtà obiettiva e non più l’impressione di un
individuo.
Detroit, per esempio, ormai è catalogata come una delle peggiori città a livello di reputazione sulla
sicurezza. Dal 1950 ad oggi la popolazione è dimunuita del 70%. Ci sono dei metodi per rivalutare una
città come questa, ad esempio riproponendo la cultura e l’arte, rifare strade tentando di diventare un
centro più attraente e appetibile. Purtroppo non è sempre così, infatti Detroit non ha cambiato la sua
fama.
Ci sono situazioni in cui la povertà è un punto molto cruciale per la vita dell’individuo e per la famiglia
di cui fa parte. In molti casi le persone povere riescono a trovare un aiuto reciproco formando delle
famiglie allargate, nella stessa situazione, che si aiutano a vicenda nel momento del bisogno. In
questo modo si è riusciti a soddisfare almeno i bisogni elementari e ad attutire gli effetti della
povertà. Si è resa più umana l’esperienza urbana anche in condizioni come quelle appena citate.
I movimenti sociali nascono spesso all’interno delle città perché queste riescono a concentrare un
grande numero di persone che la pensa allo stesso modo rispetto ad un determinato argomento.
Parliamo ad esempio dei movimenti come quello delle suffragette, dei diritti civili e di quelli gay. La
rete che si crea nella città provoca il concentrarsi dell’attenzione aiutata anche dall’informare dei
media.
È utile cmq analizzare gli aspetti della vita ai margini della città che negli anni sono stati sempre più
popolati.
Nascono altresì stereotipi come la “soccer mom” ovvero la mamma che scarrozza i film con il suv,
alimentati dai giornalisti che creano storie più incentrate sul trovare l’argomento del giorno che sul
voler veramente analizzare i sobborghi.
Anche i sobborghi hanno il loro carattere fisico, che è progressivamente mutato nel tempo a seconda
delle esigenze delle persone. Ovviamente anche qui assistiamo a differenze di quartieri a seconda
dell’età, valore immobiliare, dimensione dei lotti eccetera ma cmq notiamo una sensazione di spazio
aperto non caotico, molto verdi e con pochi se non zero monumenti.
L’ambiente sociale, Gemeinshaft, è alimentato da uno spirito di comunità comune nel contesto
suburbano che permette un integrazione più semplice e partecipativa anche di chi è nuovo
dell’ambiente attraverso raduni, feste ecc.
9. Urbanesimo comparativo: città e cultura
Wirth sostiene che le tre categorie di dimensione, densità ed eterogeneità conferiscono alle città alle
caratteristiche di impersonalità, transitorietà e anonimato. I suoi pensieri negativi a proposito delle
città non considerano il ruolo della cultura, che caratterizza da sempre il modo di vita urbano e spesso
da effetti positivi sull' esistenza di chi ci abita in città. La città, non è un'entità a sé stante: tutte le città
rispecchiano e intensificano le culture del mondo. A sua volta sono i valori culturali e la storia a
plasmare le forme fisiche delle città.
9.1 Città e campagna Interdipendenze: I modi della campagna e quelli della città, si sa che sono molto
diversi, ma occorre a non generalizzare. Per esempio, in alcuni posti, i campi sono molto vicini alla
città, e i contadini formano una parte così ampia della popolazione urbana che è praticamente
impossibile fare distinzioni tra modi della città e della campagna. Nel corso della storia le migrazioni
trasformarono sia le città sia la campagna. La relazione tra la città e la sua campagna non coinvolge
soltanto le dinamiche della migrazione, le risorse fornite da ciascuna delle due crea una dipendenza
reciproca. La connessione più importante tra la città e campagna è proprio il reciproco plasmarsi degli
stili di vita. Gli immigrati che determinano l’aumento della popolazione portano con se le loro
tradizioni culturali, risultato-caleidoscopio dei comportamenti umani. Alcuni gruppi continuano a
vivere come “al paesello”. Particolarmente diffuso nelle città nordamericane ed europee l’Ibrido
culturale il tipo urbano che assimila aspetti dei diversi stili di vita di origine rurale esistenti nella città e
li integra in uno stile di vita del tutto nuovo. Predominio urbano: le città nordamericane hanno
sempre esercitato una grande influenza culturale sulla società. Collocate in genere al centro di un
mercato in espansione, luoghi del progresso, delle comunicazioni, fonti della leadership in politica,
nella moda, nell' arte. Questo pattern di predominio urbano è comune alle città occidentali, è uno
schema centrale nel modo intero e in quello storico. A volte l'influenza urbana viene
contrastata, altre volte accettata con riserva. Oggi sono le città esterne, non quelle storiche, ad avere
un impatto maggiore sui panorami rurali. Ma si tratta semplicemente di una forma di predominio
urbano.
In Africa la distribuzione della popolazione è molto frastagliata anche se si sviluppa tutta lungo le
coste del Paese. Meroe fu la prima città dell’Africa da cui si può intuire quanto il commercio interno
fosse sviluppato e ricco.
Gli europei prima del XIX secolo cominciarono a trattare l’Africa come un supermercato di schiavi
spremendola fino alla morte. Dopo il XIX secolo cominciarono a invaderla grazie alla grande quantità
di materie prime provocando grossi squilibri sociali (a differenza dell’america latina dove le leggi delle
indie uniformarono le città che appartenevano cmq tutte ad una potenza) visto che vi erano in campo
tante potenze europee e in più fomentarono l’odio razziale con l’apartheid.
Quando gli europei si accorsero dell’onerosità per mantenere le colonie le lasciarono senza governo,
questo provocò numerosi conflitti tra tribù per il controllo del territorio.
Le città mediorientali ebbero un grande sviluppo quando nel resto del mondo si stava andando in
declino. Esse sfruttarono la loro strategica posizione come collegamento tra l’Europa e l’oriente.
Erano inoltre lo specchi di un forte pensiero religioso.
10.4 e conslusione
Anche l’oriente ha subito grosse modifiche urbane nei secoli, ciò che però ad oggi si sta affermando
sempre di più è una crescita esponenziale delle città a est del planisfero a discapito di quelle
occidentali. Le conseguenze delle rivoluzioni urbane non sono sempre positive, assistiamo infatti a
grossi problemi climatici, di disparità economica, di organizzazione e di offerta di beni e servizi. Ogni
paese avrà l’onere di affrontare queste crisi e risolvere al meglio i problemi che si ritrova.O
11. Pianificazione dell'ambiente urbano
11.1 Visioni
Le città affrontano ogni giorno diversi problemi e non è sempre semplice a risolverle. Howard (per lui
la città industriale=un incubo), pur riconoscendo i vantaggi della città, si chiedeva perché queste
dovessero negare alla gente gli aspetti migliori della campagna. Decise, quindi, creare “Città giardino
del futuro” e cerco di convincere gli altri che il suo piano era perfettamente realizzabile. Welwyn e
Letchworth sono le new town di Howard nelle vicinanze di Londra.
EXTRA
INDUSTRIALISMO
L’industrialismo cominciò a nascere in Inghilterra intorno al 1750. La società inglese aveva una
passione prediletta per l’ingegneria cosa che favorì questo sviluppo. Si può dire che la scintilla che
fece scattare la rivoluzione fu l’invenzione del motore a vapore di James Watt.
Quest’invenzione diede la possibilità di ricostruire il modo di lavorare rendendo molti lavori più
semplici e produttivi. L’uomo di città vide nella rivoluzione industriale una rivoluzione urbanistica
quando vennero introdotte le fabbriche che diventarono rapidamente la prima fonte di occupazione.
Rispetto all’età feudale dove i punti di riferimento erano le chiese ora al loro posto spuntavano
ciminiere di fabbriche che divennero presto i quartieri generali dell’intera città.
Da questo punto in poi il capitalismo si sviluppo in maniera massiccia e dove una volta la terra veniva
considerata un posto in cui vivere ora veniva considerata come proprietà immobiliare.
La società capitalista ha indubbiamente portato la società ad un livello di benessere più alto oltre che
di libertà di espressione. Ma attorno a questo benessere si trovano spesso situazioni di degrado che,
essendo una società materialista, non vengono considerate più di tanto, come aspetti ambientali e
sociali, in quanto si è più attenti alle cose materiali che si posseggono o che si vorrebbe possedere.
SLUM/BARACCOPOLI
Le varie città nel mondo si differenziano a seconda della loro storia, tradizioni culturali, religione e
politica. In molti paesi meno sviluppati la crescita della popolazione non è affiancata da una
sufficiente gestione tanto da non riuscire a generare il capitale sufficiente a risolvere i problemi nelle
loro città e di conseguenza a non riuscire, oltre a fornire lavoro, a dare alla popolazione la possibilità
di usufruire dei beni primari per la vita. Questo spesso è creato dalla dipendenza storica da uno o due
beni di commercio non diversificando così la base industriale. In questi paesi oltre all’enorme tasso di
povertà si sviluppa anche corruzione politica, criminalità e violenza urbana.
La forte crescita di popolazione crea anche conseguenti danni ambientali causati a loro volta da una
non capacità di gestire una crescita di una certa entità affiancata da strutture, infrastrutture, servizi e
sicurezza adeguata.
Uno dei maggiori problemi che accompagnano una rapida urbanizzazione è la nascita degli slum
urbani o insediamenti abusivi e baraccopoli alla periferia delle città.
Indicati con diversi nomi come:
-bidoneville
-bustee
-villas miserias
assumono diverse forme e con diversi materiali (fango, lamiere, cartone). In tutto ciò esiste cmq solo
una verità ovvero questi posti sono i luoghi della povertà più abietta, malnutrizione, della cattiva
igiene e della malattia. Rappresentano il lato peggiore della vita urbana sostenute solo dalla speranza
incrollabile delle famiglie che ci vivono.
FORDISMO
La società urbana fordista è una società disciplinata governata da tempi e processi organizzativi rigidi
derivanti ovviamente dall’omonimo modello di lavoro con il quale si era arrivati ad avere un
ottimizzazione dei tempi lavorativi e una produttività molto maggiore di quella passata con
l’introduzione delle grandi fabbriche e la produzione di massa. L’analisi della città fordista privilegia
l’analisi di classe con la stratificazione della società urbanizzata. In questo senso si pone il classico
conflitto della società capitalista tra la classe borghese e la classe operaia come già sottolineato da
Marx. Il conflitto sociale che troviamo nelle fabbriche viene poi trasportato anche all’interno delle
città dove il divario sociale viene marcato dalle diverse possibilità economiche tra le varie classi. Nasce
il welfare state ovvero il patto sociale tra le classi in conflitto per le riforme sociali. Il modello fordista
porta alla formazione di periferie urbane ad alta densità operaia (processo di sub-urbanizzaizone). Al
di la di queste periferie si formano aree satelliti con funzione esclusivamente residenziale chiamate
“cinture industriali”.
L’espansione della città che poi ingloba anche queste nuove aree porta alla formazione delle città
metropolitane e al fenomeno del pendolarismo.
POST-FORDISMO
La società post-fordista si forma quando il modello fordista incentrato sulla produzione in fabbrica di
grandi dimensioni entra in crisi, con la conseguente diminuzione della classe operaia come soggetto
produttivo oltre che soggetto dei vari conflitti sociali. Ovviamente questo porta ad una crisi dello stato
a livello fiscale con il non più attuabile welfare state. In questo periodo post-fordista cresce invece il
ceto medio impiegatizio dei colletti bianchi e della società che basa la sua realtà produttiva nel settore
terziario dell’informatica e dei servizi. Con questa rivoluzione informatica nasce il problema della
nuova povertà urbana e della segregazione che porta ad un processo di de-urbanizzazione
permettendo la crescita di centri urbani medio-piccoli dislocati dalla città.
Tentarono di dare una spiegazione alle grandi trasformazioni determinate dai processi di
industrializzazione e urbanizzazione, concentrandosi sulle possibilità che l’uomo poteva avere o meno
all’interno di una città in termini di lavoro e di rappresentazione individuale. Svilupparono molto la
distinzione tra comunità e società e di come queste due potessero essere positive o negative per
l’individuo. La base di partenza dello studio nasceva da Marx che sottolineò come le trasformazioni
sociali dipendessero da fattori economici, introducendo il concetto di capitalismo che venne
classificato come la causa di molti problemi sociale.
Se per alcuni studiosi come Tonnies la società moderna avrebbe disintegrato i legami necessari alla
vita sociale, cosa che la comunità invece fortificava e rendeva duraturi, per altri studiosi come
Durkheim e Weber in particolare la città permetterebbe di enfatizzare la razionalità umana ampliando
le possibilità individuali e dando la possibilità di essere forze liberatorie per i cittadini.
Di base la scuola di L. sosteneva che le realtà multiple della città e la sua struttura decentrata
rappresentavano il futuro dello sviluppo urbano. Lo studioso identificò quattro modelli ecologici:
Surfurbe: città balneari lungo la costa, Colline pedemontane: residenze private privilegiate, Pianure,
Autopia.
Gli studiosi di questa scuola sostenevano che fossero le vie di comunicazione a dare forma alla
struttura e comunità. Insistono su una crescita a bassa densità, più enclavi etinche e più centri urbani
all’interno di una sola regione.
La città viene vista come un luogo di continue rotture e cambiamenti, un open field in cui operano
diverse forze sociali ed economiche che portano a sviluppi diseguali e a periodi di forte crescita.