Sei sulla pagina 1di 65

Letteratura spagnola

modernità e postmodernità

Martín Diego Orviz


Laurea in Lingue Straniere
2022 - 2023

Università degli studi di Bergamo

1
2
1. Contesto storico

(hai dello más per non fui)

1.1. La Guerra Civile

Inizio della Guerra

18 luglio: Marocco e canarie sul potere di Franco. Viaggia in Marocco per mettersi al comando
delle troppe stabilendo un governo militare monarchico.

Due documenti delle due fazioni opposte:

- Primo: dall’esercito franchista, principio d’autorità, castighi, una Spagna comune.


- Secondo: dal governo della repubblica, cerca di marginare il colpo.

Interpretano la sollevazione di forma diversa.

Va in Spagna con l’esercito: Galizia, Oviedo, Cordoba, Sevilla cadono sulle sue mani. Madrid,
Barcellona e Valenzia si salvano grazie alla ribellione dei comuni cittadini.

Madrid sarà l’ultima citta in cadere (NO PASARÁN).

Andare in trincera: ir a las trincheras

Fazioni

Franco è sostenuto dai monarchici, dalla chiesa, dell’esercito (tranne la marina). Da fuori,
appoggio dell’Italia (70.000 militari) e della Germania, politica di non intervenzione (Inghilterra
e Francia).

La repubblica dai comunisti, anarchisti, lavoratori, contadini, proletario, catalanisti e vaschi. Da


fuori, l’Unione Sovietica (addestratori), il Messico, las Brigadas Internacionales (giovani da
tantissimi paesi diversi, 30.000-60.000)

La guerra civile spagnola fu la prova della IIGM: legione condor  bombardamento di Gernika.
Si provano arme, metodi…

Le donne vanno in prima linea nella guerra, tanto in trincera quanto nelle attività produttive.

Battaglie e fine

Battaglia di Guadalajara: luttarono tanti italiani, una delle poche vittorie della Repubblica, ma
con tantissimi morti.

1938, Battaglia dell’Ebro: da luglio a dicembre, la più sanguinosa, sconfitta dei repubblicani.
Franco arriva a BCN e la gente va in colonne verso la Francia.

3
Gennaio 39, Catalunya venne conquistata, il governo della repubblica si trasferisce a Valenzia
perché Madrid era troppo pericolosa.

Marzo 39, si cominciano colloqui con Franco mirate ad una resa (rendición).

La guerra finisce il primo aprile del 39 e inizia il Franchismo.

1.2. Il Franchismo

Repressione

Una volta finita la guerra, Franco voleva pulire la Spagna de tutti gli elementi pericolosi,
consolidando il suo potere (già durante la guerra).

Con il delitto di Adhesión a la Rebelión, Franco ha trovato una forma facile di inviare cittadini in
prigione, semplicemente avendo relazione con gente di sinistra o repubblicani.

Le carceri erano piene di gente. C’erano campi di concentramento (non sterminio) per le
persone accusate di non essere a favore di Franco (270.000).

Ley de Redención de Penas: per due giorni di lavoro se ne riduceva uno di pena. Con i detenuti
viene costrutto il Valle de los Caídos, come forma di esaltazione di Franco e segno di unione
Chiesa-Stato.

Gli spagnoli vanno in esilio per terra e mare (Messico, Cile, Argentina…) e torneranno fino alla
morte di Franco (o mai più).

Le infrastrutture del paese furono distrutte: ferrovie, case, industria, linee elettriche,
aeroporti…

Relazione Chiesa – Stato

Inizia la dittatura di Franco, chi accumula tutti i poteri dello Stato. La Junta Militar lo nomina
“Generalisimo” già del 36 e lui si fa chiamare “Caudillo”. Aveva già stabilito una struttura di
governo molto compressa fin dalla guerra.

La Chiesa manipola in clave religiosa la figura di Franco (vaya descojone de clase)  si crea una
unione tra Chiesa e Governo.

Nel 37, erano già state soprese tutte le organizzazioni politiche che non fossero la Falange. Il 1°
ottobre diventa il “Dia del Caudillo”. L’omicidio dei religiosi durante la guerra aiuta a rafforzare
il potere di Franco traverso la Chiesa.

Due mesi prima della fine della guerra, avviene a Madrid la cerimonia religiosa di
“coronazione” di Franco come Capo. Con questa cerimonia, si sancisce l’unione tra Chiesa e
Stato (Franco caudillo por la gracia de Dios).

Sancire (-sc-): sancionar

4
Leyes Fundamentales e Stato franchista

Gennaio 38, viene creato il primo governo franchista. Franco si assegna tutti i poteri e dà i
ministeri più rilevanti ai suoi vicini. Inizia a creare leggi per consolidare il potere: los Fueros
(leyes del regimen).

Il Fuero del Trabajo: cancella il diritto di sciopero, ha delle obbligazioni lavorative.

Si controlla l’informazione traverso la censura (traverso la Ley de Prensa), appariscono scuole


di maschi e di femmine, si crea il servizio militare obbligatorio (Mili). La sezione femminile
cancella le libertà acquisite dalle donne e le fa diventare il “complemento perfetto degli
uomini”.

La censura vieta autori, opinioni, libri, giornali… e sarà attiva fino agli anni settanta.

La Falange era l’unico partito legale, a cui tutti erano soscritti. Aveva casa editrice, giornale, il
NODO…

Il segreto che permise di perpetuare il Regime era la flessibilità, che gli permetteva di
anticipare i problemi interni ed esterni e allontanarsi velocemente.

Nel 45, Franco concede il Fuero de los Españoles, dove si sanciscono i diritti degli spagnoli:
libertà di opinione (l’opinione legale), gli spagnoli possono riunirsi per qualsiasi cosa (tranne
quelle non legali), si proteggono i diritti umani (salvo se non si compiono le leggi) …

Granché: gran cosa

Si crea un Parlamento di facciata, senza capacità legale perché è Franco chi le segna e approva.

Nel 47 Spagna diventa una monarchia (Ley de Sucesión) dove Franco sarà il Capo dello Stato
fino alla sua morte, e designa come Re il nipote di Alfonso XIII, Juan Carlos. Lo prepara per
diventare Re quando lui sarà morto.

23/2/2023

La donna

Il franchismo volle modificare la vita privata e ridefinire l’identità del genere femminile. La
madre spagnola era la vestale che proteggeva il tempio della famiglia. Dovevano essere
rieducate nelle scuole e nella sezione femminina. Come si rieduca: focolare domestico (Hogar),
insegandole quale è il suo posto (la casa), disincentivando la sua partecipazione nella sfera
pubblica (né lavoro, né politica).

Tutte le conquiste della II Repubblica devono essere cancellate, si deve fare una marcia
indietro. La perfecta casada de Fray Luis de leon: visione di quello che doveva essere una
donna. Il ruolo della donna era nelle cucine e case, custode dei valori familiari (obbedienza e
rispetto all’uomo).

La donna era vista come la parte debole della famiglia, come complemento dell’uomo.

5
A Franco interessava che le donne fossero madri, poiché dopo la guerra, il Paese doveva essere
ripopolato. Stabilisce la tutela dell’uomo (il marito deve autorizzare la moglie per qualsiasi
cosa: testimoniare, disporre del proprio stipendio, ereditare…). La propaganda metteva l’idea
che le donne che lavoravano erano poco femminili.

Il controllo si estendeva a tutti i posti della vita pubblica: non potevano ballare vicino agli
uomini, vengono vietati tanti balli, si censurava il cinema…

Nel 61, venne approvata un legge che riconosce alle donne gli stessi diritti degli uomini, tranne
fare magistrato e giudice. Nonostante, questi diritti non contradicevano i doveri che le donne
avevano riguardo alla famiglia.

Progresso e inizio del fine

Negli 60, la Spagna rinasce come paese turistico, una delle prime destinazioni turistiche del
mondo, la prima per numero di turisti (69, 21 milioni), riesce a convertire il suo territorio a
ospitalità turistica di tutti i livelli. Tante zone vengono devastate architettonicamente
(Benidorm). Boom turistico, ma essendo ancora una dittatura con un ferreo controllo

Andare a frotta: dir en masa

Tuttavia, la relazione tra la chiesa e Franco inizia a finire. Alcuni carichi ecclesiastici iniziano a
fare vedere le sue critiche rispetto alla dittatura. La chiesa difende il diritto di sciopero e aiuta i
lavoratori, i quali si richiudevano nelle chiese per protestare contro il regime.

Nel 1971, la Comision Episcopal comunica a Franco che non sosterrà più.

Settembre del 74, Paolo VI chiede che la condanna a morte di ETA (componente politico e
militare) sia commutata per ergastolo, ma Franco non accetta  rottura Chiesa-Stato.

L’attentato più clamoroso (73’) fui quello di Carrero Blanco, chi doveva essere il successore di
Franco al fonte del governo. Decapitò il nuovo regime.

1.3. Cultura nel Franchismo

SI parla della lunga notte del Franchismo: alcuni intellettuali furono assassinati ed altri
andarono all’estero. Per chi rimane, c’è la censura: gli intellettuali devono rimanere in silenzio
se voglio salvare la vita. Gli unici che potevano parlare di quello che succedeva erano quelli che
erano all’estero e senza famigli in Spagna.

Nel 67, Goytisolo pubblica in Spagna un saggio che si chiama Scrivere in Spagna, dove
raccontava agli europei cosa si doveva fare per scrivere: passare la censura (tagli, allusioni
critiche alla chiesa, allo Stato, all’ordine esistente…), i funzionari di questo dipartimento erano
sacerdoti, cittadini di ottima morale e militari.

Panorama letterario

6
Anni 40, anni più scuri, i primi anni del dopoguerra e IIGM. La gente è stanca di parlarne e si
popolarizza la frase “no me cuente su caso!(?)”.

In questo momento non ci sono opere che parlano della guerra.

Pio Baroja, nel 43, afferma che la Spagna non è il posto adeguato per il romanzo, ma in
Franchismo ha bisogno di creare una nuova cultura sulla quale appoggiarsi. Fonda un serie di
riviste e giornali traverso cui gli intellettuali pubblicavano una opinione favorabile al regime.

Juan Aparicio, fedelissimo falangista, Director General de Prensa, animò il dibattito culturale,
stimò i giovani che volevano scrivere o fare il giornalista. Era il portavoce del regime, ma creò
delle opportunità per iniziare a scrivere a quelli che non volevano decidere se essere a favore o
in contra. Creò El español y “la algo(?)”: costituirono la prima palestra dove esercitarsi,
addirittura fino a diventare scrittori importanti.

Fundò la Escuela de Periodismo, dove studió Camilo José Cela.

Fece apparire la casa editrice, El español, che a partire del 41 diventò il luogo privilegiato per
pubblicare i giovani scrittori.

Si stabiliscono premi letterari: Premio Nacional de literatura, Premio Nacional Francisco Franco
e Premio Primo de Rivera.

I romanzi pubblicati erano di tipi naturalista, consolidato in Spagna dalla fine dell’ottocento.
Cela affermava: sigo creyendo que la novela es el reflejo de la realidad. Zunzunega diceva (algo
decía).

Le biografie ebbero molto successo, furono molte amate dal pubblico. Era il genere più letto,
un modo facile per evadere, di persone morali, del passato, di altre culture… C’era la corrente
della vita dei santi spagnoli, molto letti ed edificanti.

Ci sono alcuni premi privati negli dagli anni 40: premio Nadal (Eugenio Nadal aveva fondato
una rivista chiamata Destino e un gruppo di amici, per omaggiarlo, creano questo premio. Il
primo romanzo a vincere è stato Nada (1945, Carmen Laforet), un successo di pubblico e
critica. È un romanzo realista, storie comuni di persone comune.

La sua popolarità aumenta anno per anno (la del premiu)

Si stava rimettendo in moto un processo che si era interrotto con la guerra. La censura è un
fatto inevitabile, religiosa e civile.

La familia di Pascual Duarte, non si capisce come passò la censura (nella seconda edizione si
accorgono e la ritirano).

Non si poteva leggere niente dell’estero, nonché dal mercato nero, perché si consideravano
opere potenzialmente pericolose. Si va avanti fino al 52 con queste ferra censura, ma si allenta
un po’ quando Ruiz Jimenez viene nomato Ministro de Educación, inaugurando un periodo di
meno censura che dura poco, fino al 56, quando un gruppo di professori universitari firma un

7
PAPEL contro il regime e la censura, il che inasprisca la censura (Rubio Mina, un ministro
intransigente).

Nel 60, 210 intellettuali firmano un manifesto chiedendo maggiore libertà di espressione
(Menéndez Pidal <3). Nel 63 termina il periodo duro della censura, nomando Fraga Irribarne
Ministro dell’Istruzione, che ribassa la censura e rendeva più aperto il regime. Nonostante,
Franco sospendeva la Ley de Prensa quando c’era qualche problema (Euskadi).

1.4. Il romanzo

Il romanzo è realista, inserito in un ambiente del dopoguerra, misero. Ci sono due modi di
realizzarlo:

- Il realismo espressionista: descrizione interna dello scrittore


- Realismo sociotestimoniale: “ esterna

Queste due divisioni fano riferimento a una dichiarazione di Baroja (25’) in Prologo casi
doctrinal sobre la novela. Baroja diceva: “i romanziere di solito quando inizia a scrivere attiene
alla sua esperienza personale (?)”. Quando finisce quello che conosciamo, il romanziere può
iniziare a descrivere la realtà circostante (sociotestimonale), trasformandosi in un trascrittore
della realtà.

Realismo espressionista (1940-1952):

- Finzione della realtà: non raccontare una storia vera ma inventata però collocarla in
coordinate geografie e temporale riconoscibili, preesistenti.
- Punto di vista soggettivo: romanzo confessionale, prima persona che racconta la
propria storia
- Prototipo: La familia di Pascual Duarte (42’), racconta la storia di un soggetto inserito
in un ambiente squallido, misero…
- Lo scrittore non racconterà tutta la storia del protagonista, ma selezionerà alcuni
episodi funzionali e significativi. Alcuni momenti cruciali, ma non tutta la su vita
- Sequenza cronologica della storia.
- Autore cerca di essere oggettivo, sincero. Tuttavia, solo abbiamo il punto di vista del
protagonista, che ci racconta quello che vuole raccontare.
- Non si sa di donde viene l’informazione, semplicemente che viene dell’autore.
- Pochi dialoghi.
- Paesaggio vago, molto simbolico, come paesaggio dell’anima e dell’interiore (piove:
tristezza; tormenta: cabreo).
- Successione cronologica dei fati, ma la durata dipende da chi la sta vivendo, molto
soggettivo.
- Rivolto al modo interiore, alle paure, soggettivo.

- Assistiamo a una visione molto vicina e analitica del mondo descritto, con orizzonti
molto ridotti, singole sperienze.

8
A partire degli 50, inizia il Realismo sociotestimoniale:

- Romanziere descrive ambiti specifici di luoghi dove si trova, con un maggiore problema
con la censura. Mondo degli operai catalani, corruzione della borghesia madrilena…
- Sempre un autore che controlla il protagonista.
- Differenzia fondamentale: contengono maggior dettagli sui posti (nomi dei posti, date
specificate, vie, piazze…).
- Informazione ha una provenienza rigorosa, le fonti sono visibili, della realtà.
- Dialoghi abbondanti.
- Paesaggio oggettivo, geografico.
- Il tempo e piuttosto quotidiano, è più omogeneo.
- Fotografia, pretende di essere oggettivo (a volte non ci riesce, logicamente)
- Deve parlare di qualcosa precedente alla guerra se c’era in Spagna, per evitare la
censura; se lo scrittore è fuori, poteva dire quello che era successo, con una forte
critica impensabile in Spagna (Requiem por un campesino español).

- Sguardo più panoramico, visione di gruppo della società, un po’ stereotipati (operaio,
ragazza borghese di cui si innamora, la famiglia, repubblicano – falangista…).

Un cambiamento del realismo avviene a partire degli anni Sessanta, inizia a apparire una
sperimentazione nel romanzo.

27/02/2023

Negli anni 40, la miseria si espande: meno consumo di carne e pane (la metà che nei 30). La
società si divide tra i ricci (che appoggiavano il regime) e i poveri (gli altri).

Questo deserto sociale si espande anche al panorama culturale: i maestri precedenti che
avevano appoggiato le idee della Repubblica vengono sostituti da preti.

È una Spagna depressa, grigia, dove tutte le lingue sono state vietate, le donne erano ridotte a
buona moglie e brava madre, intellettuali in esilio, mancanza di luce elettrica (chi riesce a
stampare sono quelli che appoggiano il regime).

Quelli che andavano all’esilio andavano soprattutto in Francia, ma dovevano aspettare in


campi di concentrazione fino ad avere il diritto di rifugiato. Per esempio, Azaña cercò di fuggire
della Gestapo in Francia ma fu ucciso

Il Messico rappresentò il posto più importante per raccogliere i rifugiati, poiché erano alleati
della Repubblica (mai accettò Franco come presidente).

Negli 50, Spagna venne riconosciuta come Stato dal Vaticano, l’ONU, tanti paesi…

9
2. La familia di Pascual Duarte

2.1. Camilo José Cela

Riesce a pubblicare La familia de Pascual Duarte.

È nato in A Coruña di madre inglese e padre spagnolo. Infanzia adorata, felice… ai 9 anni si
trasferisce a Madrid. Prima di finire gli studi, si ammala di tubercolosi e rimane due anni in un
sanatorio (en la Sierra de Madrid).

Inizia a studiare medicina ma abbandona perché frequenta più filosofia. Mostra al suo
professore i suoi primi versi e lui gli dice di proseguire (ha 18 anni). Decide di dedicarsi a
scrivere. Nella facoltà conoscerà Miguel Hernandez.

Scoppia la guerra civile. Sosterrà i nazionalisti e sarà ferito in fronte. Alla fine della guerra,
ricomincia l’università ma fa diritto invece di letteratura (segue scrivendo).

Nel 49, pubblica La familia di Pascual Duarte, che avrà un successo clamoroso ma anche dei
problemi con la censura (seconda edizione censurata, allora la pubblica a Buenos Aires).

Abbandona legge e si dedica in modo professionale alla letteratura. Tra le molte opere, la
successiva più conosciuta è La Colmena (Buenos Aires, 1952; censura in Spagna).

1954, si trasferisce a Palma de Mallorca e venne eletto membro della RAE.

Una volta morto Franco, sarà una figura centrale della vita pubblica, letteraria e politica (77-79
fu senatore). Intervenne nella redazione della Costituzione del 78. Ha tanti premi letterati, fu
riempito di cerimonie ed omaggi: Premio Príncipe de Asturias de las letras, Premio Nobel di
letteratura (89), Premio Miguel de Cervantes (95)…

Fu anche un personaggio mediatico nella televisione: bestiame, parolacce, matrimonio con una
donna molto più giovane…

Una parolaccia ce la mettesse: una palabra la soltase

Juan Carlos lo nomina Marqués de Iria Flavia, la comarca gallega dove era nato lui.

Muore nel 2002 a Madrid dopo aver pubblicato 18 volumi di vari singoli temi: picaresca,
romanzo sperimentale, realismo espressionista… coltivò tutti i generi. La Colmena da una
visione realista degli anni 40 in Spagna.

2.2. Il Tremendismo

Tra il 1936 e il 1942 non escono praticamente romanzi, solo panegirici che elogiano il dittatore.

Nada y la Familia di Pascual Duarte segnano la nascita del Tremendismo: corrente della
letteratura spagnola degli anni 40. È un realismo che accentua i atti più ripugnanti, scuri della
realtà, descrivendo la violenza, i crimi più turbolenti, episodi più rivoltanti e crudi, tutte quelle

10
zone buie dell’individuo con un linguaggio molto crudo, diretto, vulgare a volte. Si avvicina un
po’ al naturalismo francese. Si sofferma sugli aspetti più degradanti dell’esistenza umana. I fatti
peggiori vengono descritti con freddezza, come se fosse normale che le cose fossero così. Si
restituisce un ritratto penoso della Spagna di quel tempo.

Cela rifiuta l’etichetta di tremendista: non capisce come, dopo aver visto per tre anni una
guerra terribile, la gente si spaventa di quello che legge in un romanzo.

Viene anche applicata a Nada, che non è così ripugnanti o forte, ma e un relato impietoso della
realtà del dopoguerra.

Fu una corrente che, senza volverlo, fu seguita da tanti scrittori.

Un critico nel 55, dice che basta di nausea, terrori, prostitute, son un peccato e un insulto, non
ne poteva più che gli scrittori spagnoli, invece di essere figli dell’allegria e la gioia, fossero figli
dell’amarezza e lo schifo.

È inspiegabile come la censura non vietò questo romanzo (fino ad un anno dopo essere
pubblicato). Quando uscì, il giornale della chiesa spagnola Ecclesia l’aveva catalogato come
“dañosa para la generalidad: obra literaria notable, no se debe leer. Mas que por inmoral, que
lo es bastante, por…”

La seconda edizione venne vietata. Non si sa bene che scena ha fatto che sia vietata, ma Cela
sapeva che sarebbe arrivata e quindi aveva fatto in modo di ritirare tutte le coppie affinché,
quando fossero picchiato, non ne trovassero nessuna. Dicevano che conosceva gente nella
censura e che lo avevano avvisato in anticipo.

2.3. Struttura

La familia ha due dimensioni: da un lato, il paratesto; dall’altro, i 19 capitoli.

Paratesto

Elementi testuali che non costituiscono il testo in sé. Per esempio, in un romanzo normale:
epilogo, copertina, introduzione, gradimenti… Configurano una cornice dell’opera che ci parla
dell’intenzione dell’autore, l’opera...

Nel romanzo vengono rappresentati dai documenti iniziali e finali, cioè, pagine che Cela
antepone all’opera. Dice che la sua opera, “a causa de tener tantas ediciones clandestinas”, è
sporca e bisogna ripulirla. Ha dovuto mettere mano alla su opera. Di edizioni in edizioni si
aggiungono errate e imprecisioni. Cela lo pulisce dal 60 in avanti e lo ricontrolla. È stato molto
attento a rispettare l’opera com’è nata in quel epoca. Dice che con questa edizione il romanzo
è fissato come edizione finale e non lo toccherà mai più (1960).

Ci sono parecchi documenti prima del libro che vengono pubblicati nella prima edizione.

11
Il vero paratesto inizia con una nota del trascrittore (Cela si pone come trascrittore): “Me
parece que ha llegado la ocasión de dar a la imprenta las memorias de Pascual Duarte”.

Il trascrittore si è limitato a trascrivere, non altro che decifrare la graffia e ordinarlo. A volte
toglie scene intere per essere troppo cruente, ma dice che non ci perdiamo nulla se li
ignoriamo, ci evita di vedere delle cose repugnanti.

Il trascrittore (Cela) aggiunge una frase: cita “el presonaje, a mi modo de ver…”. presenta
Pascual Duarte come una persona che fa quello che non si deve fare.

“pero dejemos que hable Pascual Duarte, que es quien tiene cosas interesantes que contarnos”

Dopo c’è una lettera di Pascual dove invia le sue memorie a Don Juan Barrera López, a Mérida,
l’unica persona di cui ricorda la direzione, amico di don Jesús González de la Riva, il nobile de
Torremejía, zona dove abitava. Queste memorie sono dedicate al nobile del paese.

Glieli invia perché vuole liberarsene e gli bruciano nelle mani. Le sue memorie rappresentano
un testimonio pubblico. Racconta qualcosa della sua vita, quelle che non è riuscito a
dimenticare. Mentre le scriveva aveva il conato di vomito, quindi ha dovuto ometter alcune
parti. Ha pensato di lasciare le cose più recenti per il finale. Dopo averle scritte tutte, sembra
che la sua coscienza gli rimorda un po’ meno, che lo faccia sentire meglio.

Finisce dicendo che forse è meglio essere condannato a morte, perché se no tornerebbe a fare
le cose che ha fatto. Non chiederà l’indulto, si è fatto quello che Dio ha voluto.

Invia il pacco al nobile, Don Jesús. La lettera fu inviata nel 37, nella guerra civile.

La lettera fu scritta a Badajoz in carcere, all’epoca della guerra.

Dopo la lettera, venne scritta una clausola del testamento di questo uomo che ha lascito tutto
alle suore. Dice che le pagine devono essere date alle fiamme senza che nessuno le lega,
perché sono contrarie “a las buenas costumbres”. Aggiunge che se dopo 18 mesi non venne
bruciato, se lo prenda chi lo trova.

Capitoli

Pascual sceglie di raccontare quello che vuole e l’ordine è quello del trascrittore. Le memorie
sono scritte perché qualcuno le legga, per scandirsi (?) la coscienza.

Nel primo capitolo, inizia a parlare in prima persona di quando è nato, scegliendo cosa dire e
cosa omettere.

12
Colloca la su nascita in un posto conosciuto, “a dos leguas de Almendrelejo”, en Torremejía.
Tutte le descrizioni devono essere prese come un rettato fedele del paesaggio in cui viveva, ma
anche come la proiezione di un paesaggio interiore (povertà, miseria…).

“Un pueblo caliente y soleado, bastante rico en olivos y guarros (con perdón)”

Usa tanto l’espressione “con perdón” come forma di chiedere scusa per usare parole vulgare
(posaderas, marrano…). Tuttavia, non si rende conto che dice cose ancora più terribili (el
pezón, el hermano…) per le quali sì dovrebbe chiedere scusa. Il problema è che lui non le
considera così.

Inizia facendo una distinzione tra “casas buenas” y “casas malas”. Quella di Don Jesús è la più
bella, con piastrelle (azulejos), due piani, nella piazza centrale (rango di chi la occupa).

Quella sua era fuori 200 pasi del paese, lontano della vita, con un piano, come corrisponde alla
sua posizione sociale. L’unica stanza in cui faceva piacere stare era la cucina, per la quale usa
aggettivi positivi, descrivendo con particolarità gli oggetti che ci sono. Il resto della casa non ne
vale la pena quasi di descriverlo:

- In una stanza dormiva lui e sua moglie (Pascual adulto e sposato, anacronismo, rompe
la linea cronologica).
- L’altra per i genitori (fino a quando sono morti), la sorella quando tornava a casa e i
suoi figli quando li avrà.
- Dopo c’era la stanza per i maiali (con perdón) e l’asino.

Nel centro si vede la luce elettrica (progresso, cultura) ma nella sua casa no (povertà…).

Fa una riflessione: la gente della città non si rende conto di quelli che vivono nella periferia, ma
lui pensa spesso a loro per evadersi.

Preferiva andare a cacciare con la cagnolina, la Chispa”. Racconta come spara la cagnolina due
volte perché lo guardava con uno sguardo accusatore. Non ha nessun senso questo successo.

“Tenía la mirada de los confesores, escrutadora y fría, como dicen que es la de los
linces… un temblor recorrió todo mi cuerpo […].

Cogí la escopeta y disparé; volví a cargar y volví a disparar. La perra tenía una sangre
oscura y pegajosa que se extendía poco a poco por la tierra”.

01/01/2023

06/03/2023

Falta lo primero del día

13
Rappresenta una astratta ma innegabile giustizia. Pascual non è cattivo, `w buono, migliore di
tutte le sue vittime.

Impossibile che la giustizia renne su questo mondo, ma si amministra traverso le leggi. Pascual
non prende in considerazione le leggi, amministra la prioria giustizia. È giusto che sia stato
imprigionato dalle autorità per aver amministrato la sua giustizia.

Esiste una vena di giustizia barbara che scorre in ogni atto di Pascual, il che dà alla triste storia
de Pascual una armonia tragica. Il vecchio (?) dice che sia paragonabile agli archetipi di eroi
classici.

2.4. La moralità del romanzo


Due mesi dopo la recessione della Chiesa, un altro critico, considerando la frase iniziale del
trascrittore, dice che non ha senso dire che non ha senso, dice che è un trucco narrativo che gli
permette di far uscire una opera immorale dicendo di non fare quello.

Il libro rappresenta un documento sociopolitico. Tutto succede della Spagna di quel periodo,
una Spagna brutalmente immorale in cui Pascual è risultato di un ambiente, non sono una
genetica, un ambiente che non lascia scampo. Il rurale spagnolo rappresentava l’ambiente
tipico della società spagnola (tranne le città). E un romanzo di forza sociale.

Lungo gli anni è stato definito come un documento di critica di una situazione ingiusta. Cordero
Pascual non è un colpevole, è una povera vittima.

Il tema sociopolitico non fu l’elemento che scatenò la censura, ma il morale. Pascual che uccide
un’autorità non è un motivo di condanna secondo la censura. Furono problemi morali.
Tuttavia, il motivo per cui è in prigione è il crimine sociale e per questo le memorie sono
inviate all’amico di Don Jesus, che appartiene a la stessa fascia sociale.

Probabilmente sta aspettando la grazia, salvarsi del patibolo.

Nel 43, Pio Baroja dichiarerà in un’intervista una frase che Cela metterà nel suo libro nelle
edizioni posteriori: “después de la guerra, he leido poco… […] creo que hay paisajes más
agradables (?)”

Una certa parte della critica vede nel tremendismo una forma di esistenzialismo, la versione
spagnola dell’esistenzialismo, con un tono cruento, crudele. Non è un piacere scrivere queste
cose, è un modo per riflettere sulla condizione umana e il dolore. La violenza è il linguaggio che
usa Pascual, non sa parlare, fino a quando inizia a scrivere le sue memorie, non ha mai usato la
parola per esprimersi, solo la violenza. È la sua forma naturale, normale, non può essere
considerato colpevole di questo. Non è un’espressione gratuita della violenza.

profezia autoavvenente: profecia auto=

Se avesse imparato a usare la parola, avrebbe preso una strada diversa. Tramite la scrittura,
inizia un processo di consapevolezza, tranquillità. Capisce che scrivendo si rilassa, lo rende più
in grado di controllarsi. Il processo della scrittura funziona in modo catartico: raccontando la

14
violenza, si cura della violenza, è quasi una persona nuova. La violenza passa anche per la
lingua.

È un uomo che accetta la morte perché ha trovato l’equilibrio.

Cela non è un uomo di paese, non si esprime come Pascual, tutto è artificiale, costruito.

Pascual racconta la sua storia on un linguaggio volgare, popolare, con paragoni al mondo
animale (lessico, quello che lui conosce) (vengono menzionati in modo metaforico o letterale),
uso continuo di proverbi e modi di dire (è infarcito) che lo fanno chiedere scusa per l’uso anche
di eufemismi (guarro, considera che è volgare e dice “con perdón”).

Il discorso rappresenta le rovine intellettuali provocate dai primi anni del franchismo.
Mostrandolo così, Cela ci fa vedere cosa siamo diventati: usiamo la violenza per esprimerci,
non le parole.

2.5. Narratore
Questo romanzo prevede 5 narratori:

- Trascrittore: noti di inizio e finale


- Pascual Duarte: 19 capitoli
- Don Joaquín Barrera López: il testamento
- Cappellano: lettera
- Secondino (?): lettera (?)

Sono considerati autori nella finzione letteraria. Quella preponderante è di Pascual

_________________________________________________________

Secondo Urrutia, le noti sono importanti perché se leggessimo il romanzo fuori del paratesto,
non avremmo una visione della sua storia, ci mancherebbero dei pezzi. Il prologo, la prima
nota del trascrittore, rappresenta un’introduzione al lettore per iniziare a leggere.

Proprio come Pascual, el Lazarillo non racconta tutto, solo quello che sostiene la propria tesi.
Tutto che spiega Pascual ci porta a capire perché ha ucciso, le ragioni. Non possiamo però
fidarci perché racconta la sua verità. Lui non si considera cattivo.

Traccia: rastro, señal

Racconta la sua storia ai 55 anni. Ogni storia avviene ogni 5 anni, mettendo un giudizio sé
stesso da giovane. Pascual evolve, non è lo stesso del primo capitolo.

La finalità del trascrittore è strana. Dice di non aver fatto niente, solo mettere le pagini in
ordine e correggere l’ortografia. Da ciò esce il basso livello d’istruzione di Pascual.

15
L’ordine che ha scelto è uno dei possibili ordini, che va di una violenza minore ad una
maggiore, non segue l’ordine cronologico. Le morte vanno dall’animale più piccolo (Chispa) al
più grande (la madre). Lo stesso Pascual dice che non segue il tempo cronologico, dice che
butta i pensieri come gli vengono in mente.

Sono 5 gli episodi violenti. Dopo aver descritto la morte, c’è sempre una descrizione molto
fredda e distaccata, un anticlimax. Cesa l’accesso (arrebato) di passione e abbiamo
un’espressione fredda. Addirittura, quando uccise la madre c’è una sorta di tranquillità.

Ci sono nel romanzo violenze minori ma forti: Mario è vittima di una serie di violenze
importanti, le botte del Estirao, la madre, il padre…

Ogni capitolo ha una violenza più o meno grandi, solo nei capitoli di riflessioni (6 e 13) non c’è
violenza. torna al presente, al qui e ora, non rimane nel passato.

Nell’episodio, 7 quando si confessa con il sacerdote, e 13 (?) quando scappa ed è lontano del
suo paese, sono i due momenti di pausa della violenza. REVISAR

Dopo questi episodi, sono i momenti più tranquilli, di controllo. La pausa serve a riprendere
con un tono più tranquillo la narrazione, ma poco a poco risale la violenza.

Questa opera, che sembra disorganizzata, è stata composta minuziosamente da Cela, che ha
collocato tutto nel suo posto, tutto è voluto e costruito. Le cinque voci sono di Cela.
Obbediscono a un disegno di un autore giovanissimo che pubblica la sua prima opera.

2.6. La critica
La critica, nella seconda edizione, parla molto di questa opera. Non si sa perché hanno scelto
questo, ce n’erano altri tanti. Cela dà una possibilità, dice che ha detto le cose come erano, gli
stessi paesaggi ma con “altro odore nella stanza”.

Cela dice che non ha apportato nessuna novità, si è limitato a riprendere una tradizione
letteraria interrotta dalla GC che aveva fatto sì che si sentisse sempre lo stesso odore nella
stanza.

Possiamo introdurlo nella tradizione del relato realista.

Il fatto che la BBC lo proclamasse il libro della settimana e Il minore prezzo della seconda
edizione furono i fattori che lo fecero diventare un esito. È qui quando arrivò la censura.

2.7. Affidabilità della storia


Non possiamo fidarci del libro, Pascual deve giustificarsi, allora forse tutto è una bugia. Non è
una narrazione credibile, cerca di salvarsi la vita.

Neanche del paratesto: il trascrittore non credibile perché dice di aver tradotto l’opera (non
solo trascrivere) e in realtà ha tolto pezzi dell’opera (i puntini dell’opera) che compaiono anche
del testamento. Che ragione ha per farlo?

16
Un’altra inaffidabilità è che consegna le sue memorie al Secondino ( quien serà), chi
ha potuto eliminare dei fogli, chissà.

Nela seconda nota del traduttore, insinua che Pascual ha mentito. Dice che la nota è stata
scritta non alla fine del romanzo, ma in altro momento.

Il lettore non si può fidare di nessuno.

08/03/2023

FALTA DALGO

Altri critici dicono che queste differenze (NUN TABA) non erano così importanti, ma in tante
descrizioni non sembrava di essere geloso.

Questo sarà spiegato quando il signore lo chiama con un diminutivo “Pascualillo”. Non
lo fa vedere come il nemico sociale, ma come una persona che cercasse un affetto paterno. Ma
perché l’ha ucciso? La critica si è soffermata sull’uso del verbo “rematar”: ha il significato di
uccidere ma anche di dare il colpo di grazia (che è già ferito, finirlo). Il verbo da una
interpretazione diversa: dobbiamo immaginare che il momento del colpo lui era già morente,
sofferente, il che attenua la colpa di Pascual, addirittura un gesto di pietà. Giustifica anche che
il conte sorrida e che usi un nome affettuoso.

L’idea di essere stato supplicato cambia completamente il punto di vista.

Ritratto sociale

La famiglia dei Pascual Duarte si può interpretare oltre alla famiglia di sangue. È la famiglia
spagnola, di tutta la società. Da questo punto di vista, Pascual è un carnefice, ma al contempo
vittima della miseria, squallore (miseria), mancanza di cultura…

Appartiene a una famiglia, ma è da solo, abbandonato dalla sorella, dalla moglie, dalla
religione... porta una angoscia profonda della mancanza di compagnia. È uno tra i tanti
abbinati disgraziati di quella Spagna.

Interpretazione di Don Jesús come rappresentate della famiglia allargata spagnola (?).

2.8. Incongruenze
Si analizza la lettera con la quale invia le sue memorie, che cerca di manipolare. Viene
corroborato dal trascrittore, che dice che Pascual non è affidabile. È la critica generale: non ci
possiamo fidare. Insinua che non sia un semplice contadino, ma una persona calcolatore che
ha pensato bene come scrivere le sue memorie.

Se l’ultima nota fosse stata messa all’inizio, ci saremmo fidati meno, non saremmo stati portati
a crede al suo rimorso. È per queto che Cela l’ha messa alla fine, per farci credere che è tutto

17
veridico e che lui è pentito. Messo alla fine, ci fa sconfidare, ma siamo commossi da tutta
l’opera. Cela vuole che vediamo l’opera sotto altra luce.

Ci sono altri errori di Cela: descrive molto bene la casa di Don Jesús, con precisione. Non si
capisce perché descrive poi tutte queste cose al destinatario della carta, che dovrebbe saperle.
Forse perché la lettera no era indirizzata a lui, chissà.

Nel primo capitolo quando Pascual descrive la sua cucina, parla del fatto che la sorella, quando
veniva a trovarlo, dormiva nella cucina e parlava anche dei bambini: “los chiquillos, cando los
tuve…” parla di più di un figlio, ma da quello che lui ci racconta solo ha avuto un figlio vivo (c’è
stato anche un aborto, altro che aveva molto di un mal aire, e altro ai 11 mesi). Nulla ci
racconta di più un figlio vivo. È strano che non si sia accorto di parlarne e l’abbia ommesso.

Dove fa la descrizione della casa, la caratterizza come uno spazio pieno dia amore e affetto.
Anche quando parla delle attività alle quali si dedica, sono momenti sereni, sembra un altro sé.
Sembra che si stia inventato la storia man mano la scrive, semplicemente perché sembri
attrattiva per il pubblico.

Altra cosa strana è che non ci racconti niente dell’omicidio di don Jesús: se non è qualcosa di
cattivo, perché non lo usa per difendersi?

Due critici dicono che non ha senso che Pascual non abbia potuto partecipare nella guerra,
perché questo gli avrebbe dato una coscienza di classe che non ha.

Martínez Cachero dice che è non d’accordo con che abbia ucciso il conte con compassione,
perché non si capisce perché dovrebbe chiedere scusa di un gesto caritatevole.

Secondo Posato (el de la lista que ye en italiano), tutto il romanzo, anche le note, fa pensare
che questo sia il disperato e l’ultimo tentativo possibile per non essere condannato. Per questo
motivo, il destinatario non è Don Joaquín, ma qualcuno che possa intervenire per lui.

Il paratesto finale gioca un posto importante per la seconda lettura. È logico che sia dopo il
romanzo, perché messa all’inizio ci avrebbe fatto leggere il romanzo con uno sguardo diverso.

Robert Spires dedica parecchie pagine a La familia di Pascual Duarte. Sistematicamente mette
il dubbio su Pascual e il trascrittore. Il lettore deve dubitare di tutto ciò che è raccontato,
perché tutto è scritto traverso l’ironia. Dice che usare verbi come “entretenerse” invece di
“dedicarse” y “traducir” invece di “copiar” suggerirebbe che ha fatto una propria versione del
romanzo.

Secondo Spires, il traduttore prova di prendere di stupido (más o menos) il lettore.

18
Dice che la lettera l’ha scritta tra i 12 e i 13 capitoli per la tinta viola che è stata usata, ma non
si vede nel romanzo, si potrebbe mettere in dubbio quando sia stata scritta.

Tutto è stato scritto affinche il lettore non possa fidarci di nessuno. Non sappiamo cosa c’era
nei pezzi che ha tolto il trascrittore. Lui è il dio assoluto di questo romanzo, esercita un
controllo solo suo, corregge, modifica, traduce…

Se sono così pericolose, perché Barrea López non le ha buttate? Non è congruente, se vuoi
salvare il mondo di questa immoralità, bruciale, non le pubblichi.

Il romanzo trascorre su due piani temporali diversi:

- Quando racconta, è un Pascual un prigione, che scrive in retrospezione la propria vita.


Un picaro delinquente adulto che racconta la sua storia. È libero e ha tanta età.
- Quando racconta quello che fa nel presente, il cui manipola per i propri scopi.

Spires dice che è sorprendente che Pascual dica di essere una vittima del destino. Dice che
sono due posizioni contradittorie: se sei pentito e ti metti in una ottica cristiana, questi
prevedono il libero arbitrio di cui potresti pentirti. Pascual sta entrando in una contradizione: il
destino è una fatalità, non può farsi nulla contro, ma il libero arbitrio è contrario al destino.

Dice anche che quado chiede scusa non ha senso (?). nella descrizione di Mario, il fratellino,
dice tre volte “guarro, con perdón”. Fa addirittura ridere questa formula. Non sembra che ne
sia pentito.

Dice che quando parla di momenti cruenti, è una descrizione asettica, di laboratorio, mancanza
di empatia (serial killer). È quasi affascinato del sangue. No sembra il linguaggio di uno che è
qui per redimirsi.

2.9. La redención de la madre


Queto romanzo, da quando è nato, è stato studiato da tantissimi critici. La autrice propone un
nuovo punto di vista, basandosi sul vocabolario usato nelle descrizioni della madre.

È l’unico protagonista che non ha nome. Appare nel secondo capitolo, le descrizioni sono poco
lusinghiere (halagueñas): magra, alta, guance scavate... Descrive i comportamenti (beve, non si
lava, è violenta…).

Il padre, di contro, anche se non è un santo, ha degli atteggiamenti come quello della figlia, di
cui si prende cura da quando è nata e la ama con pazzia, non come la madre.

Lungo il testo, aggiungerà degli aggettivi che la rendono peggio ancora (bruja, zorra…). Altri
personaggi, quando si riferiscono a lei, le affidano caratteristiche negative. Anche Pascual, pur
non avendo cultura, usa un vocabolario esteso, usando immagini complesse per descriverla.

Nel morire di Pascual, la madre entra nel trio di donne della vita de Pascual. Lui nella sua
mente ha pensato tante volte a uccidere la madre, e ci riesce nelle 19 capitolo.

19
È cattiva nel confronto con Lola: quando è incinta, insinua che non è un figlio in matrimonio
(?).

Quando Mario è preso a calci dall’amante della madre, Pascual non interviene perché aveva
paura che don Rafael lo considerasse troppo tenero, si comporta come lei. Cadono entrambi
nello stesso peccato.

Tutti gli atteggiamenti che fa la madre si accumulano facendo che Pascual la odi. Di omicidio in
omicidio, acquisisce pratica per arrivare all’ultimo crimine che viene mostrato come qualcosa
di necessario (che doveva succedere), pianificato. È un odio che si è andato incubando piano a
piano

Lui ha raccontato tutto ciò che voleva sulla madre. Lei non c’era in momenti importanti della
via de Pascual: il seppellimento di Mario nel cimitero (è strano), neanche nel matrimonio con
Lola, né con le donne che asistono Lola nel parto. Non ci sta raccontando tutto, quindi ci sta
raccontando le parti dove può parlarne negativamente.

L’autrice dice che il lettore non ha che la parte negativa per giudicarla. La scelta di non
metterle nome, e una forma di toglierne qualsiasi tratto umano. È fatto a posta, sacrifica le
parti positive per quelle negative.

Di chi è la colpa delle azioni di Pascual? Del destino, la società, la famiglia, la madre…

Secondo lui stesso, tante volte al destino, a volte all’istinto, in alcuni casi addirittura allo
sguardo della cagnolina (lamenti di provocazione sterna). Tutte le volte trova un modo per
scaricare le colpe.

Pascual tende a non considerarsi mai risposabile diretto dei propri fatti, è l’istinto, la
provocazione, ma non lui. C’è una accusa zitta alla madre come colpevole assoluta.

L’autrice dice addirittura che alla fine quando vede la moglie fantasma con una candela, vede
la faccia della mamma morata come un nazareno (descrive il sangue). Solo quando muore la
madre, è libero di vivere, senza questa presenza. Se usa la metafora de Gesú, lui si colloca dalla
parte di quelli che hanno ucciso Gesù. La compara anche con un agnello (el de Jesús).

Nel momento in cui muore queste due metafore sono dei punti positivi della madre.

Per due secondi, nel simbolismo, assume su di sé la colpa, come non ce l’ha l’agnello né Gesù.

Nelle ultime due righe, ci rivela una madre che, con la sua morte, salva la vita del figlio, anche
se è stato lui a ucciderla.

Il vero analisi è nella descrizione della madre. Non a caso, Pascual smette di scrivere.

09/03/2023

2.10. Pubblicazione e edizione


Cela, credendosi in punto di morte, si fece portare i suoi appunti e scrisse le due lettere finali,
ma non morì. Tuttavia, decise di non toccare più il libro e pubblicarlo così.

20
Quando poi porta le prime coppie ad alcune persone (giornalisti, mondo della cultura…), le
relazioni non sono di capolavoro, ma dicono cha avrà problemi di censura. La prima stampa fu
una di pochissime coppie perché c’era mancanza di carta.

Il primo editore che trova gli dice di essere sicuro che venderebbe poco e decise di non
investirci. Poi trova l’editore 28 dicembre 1941 (los Santos Inocentes). Quando esce riceve 100
coppie e 10 “encuadernadas” con copertine belle.

In meno di un ano, esce la seconda edizione, che la censura finì per ritirare.

Due anni dopo, la censura lo autorizza di nuovo.

Alcune edizioni prime e seconde hanno una cita di Pio Baroja elogiandolo, e addirittura gli
chiese a Pio Baroja di scrivere un prologo ma non accetta perché aveva paura di finire in
carcere.

21
3. Réquiem por un campesino español
3.1. Narrativa nell’esilio

Gli scrittori parleranno del passato immediato al suo esilio o un passato ancora più lontano,
che arriva addirittura alla sua infanzia. Il ricordo è sempre fisso sulla patria lasciata,
abbandonata. Coltiva la speranza del ritorno che pensavano arriverebbe presto.

Tante opere si svolgono nella Spagna dell’infanzia, cioè, nella speranza, le promesse, la
famiglia, i primi amori… Il ricordo è l’unico posto dove la felicità e rivivibile, dove c’è ancora la
famiglia.

Tra i libri ripresentativi, troviamo Cronica del alba di Sender.

L’altro passato è quello dell’età adulta, ma remoto dal momento i cui si trova l’autore.

Sono romanzi che ricorrono storie personali, non infantili. Anche se gli scrittori erano giovani,
tanti scrivevano romanzi biografici, cosa che in altri momenti storici non accadrebbe. Sono
momenti di incertezza rispetto al futuro che gli portano a dare uno sguardo indietro.

Il tema della guerra civile è un tema tabù in patria, ma invece gli esiliati possono affrontarlo.
Chi ha vissuto la guerra parlerà della propria sperienza, ma ci saranno altri per cui, pur non
avendo vissuto la guerra in primo piano, la sperienza della guerra è diventata esistenziale, ha
modificato la condizione stessa dell’esistenza.

Chi è uscito dal Paese è perché stava dalla parte degli sconfitti, erano convinti di essere nel
giusto. Gli sconfitti si sono visti togliere il futuro. Non vedono possibilità di tornare e sono
consapevoli di fare parte di un momento storico del XX secolo.

In altri casi, c’era troppa vicinanza per parlare di questo tema. Una delle reazioni normali è il
silenzio, il tacere, almeno nell’immediato. Per scrivere sulla guerra non è sufficiente con essere
all’estero, ci voleva la serenità per scriverne, lasciar passare le passioni.

Per gli immigrati, la guerra è un motivo conduttore (late motiv), tutti ne parleranno prima o
dopo.

Non esiste il libro definitivo sulla GC, era troppo lacerante e intimo per tutti loro. Quando tocca
così di vicino, è praticamente impossibile una rielaborazione staccata.

C’è un altro momento temporale che distacca: il presente.

A un certo punto si rendono conto che l’attesa potrebbe essere infinita. Nel frattempo,
accumulano sperienze nella nova patria, che diventano temi di cui parlare. Ricreano una
piccola Spagna nei nuovi paesi.

Alcuni romanzi affronteranno la figura dell’esiliato: tutti sono esiliati. L’esilio verrà narrato in
maniera diversa secondo il luogo dell’esilio (Inghilterra, Puerto Rico…). La condizione di questi
si declina in tanti modi diversi.

22
Il presente può lasciare passo all’immaginazione del futuro. Arriva un momento in cui lo
scrittore comincia a guardare avanti, concepisce un futuro non legato al passato, per
sopravvivere ci vuole andare avanti. Non si può, però, ommettere il passato, ma le ferite
aperte fano meno male. Il tempo passato in un altro ambiente (nuovi affetti, famiglie, amicizia)
rende sopportabile l’esistenza umana.

Moltissimi immigrati non torneranno più anche se potevano: si rendono conto che quella
Spagna non è quella che c’era quando erano partiti. Preferiscono rimanere nel passato, nel
ricordo idealizzato di una patria che non c’è più.

C’è una forte tendenza al simbolismo, a un atteggiamento più filosofico rispetto alla vita.

Immaginano una Spagna inventata che non esiste, progettano i propri sonni ma non una realtà
concreta. La “España inventada”, scrivono il momento del ritorno, idealizzando tutto quello
che rimasto indietro.

Tanti muoiono in esilio, volontario o forzato.

3.2. Ramón J. Sender

Ha avuto una vita abbastanza avventurosa.

Nasce nel 1091, in Aragón, provincia di Huesca. Ambienterà il Réquiem nei luoghi della sua
terra.

Suo padre è segretario comunale e sua madre, maestra. Il padre si sposta per lavoro in altra
parte di Aragon (Alcolea de Cinca). Ramon sperimenta un tipo di paesaggio che dopo metterà
nel Réquiem.

In Cronica del alba, descriverà la sua vita, le sue memorie, che scriverà in vari anni e finirà in
nove volumi.

Vive in un posto rurale che lo influenza nel modo di rapportarsi con i animali, le persone, il
lessico, i modi di dire… dice di essere un contadino aragonese. La vita contadina lo farà avere
certe identità politica che incideranno nel suo futuro.

Quando debbono spostarsi dall’Aragona, lui si trasferisce da solo, lontano del padre, in un altro
paese e lavora in una farmacia. Si sente, però, molto attirato da Madrid, dove vuole fare lo
scrittore. Si ci trasferisce da molto giovane , ai 17 anni.

Quando arriva ha uno shock culturale, perché Madrid era la piccola New York. Faceva il
garzone (aprendiz) di farmacia. Il proprietario è casualmente un affezionato della scrittura e ha
una rivista dove Sender inizia a pubblicare.

Lui è responsabile di consegnare farmaci, e quando va consegnare un farmaco a Cambò


(independentista catalán), lui glielo restituisce e dice che veleno, dunque il capo lo licenza.
Effettivamente, era potenzialmente letale.

23
Racconta Sender che dormiva sulle banchine del Retiro e che un giorno lo svegliò Luis Buñuel e
gli diede due pesete per mangiare.

Si scrive all’università, ma questa chiude per l’arrivo della Spagnola (la gripe). L’unica forma di
darsi una formazione sparisce e decide di non tornare più. Inizia a frequentare gli spazi
culturali di Madrid (Ateneo Popular), dove conosce le grandi figure dell’allora.

Dal punto di vista politico, era vicino ai movimenti più stremisti di sinistra.

Ai 18 anni si mantiene arrangiandosi come può, fino a quando suo padre va cercarlo e lo fa
ritornare a casa. Quando torna in Aragona, gli affida un lavoro: la rivista dei contadini di
Aragona.

Poco dopo muore suo nonno, che aveva avuto molta influenza su di lui. Mesi dopo, Sender
decise di entrare nell’esercito, ma torna a Madrid per lavorare in un quotidiano molto famoso.
Era stato in Marocco e vive per due anni la guerra, il che riporterà nell’unico romanzo che
racconta con dettaglio questa situazione, Imán.

È a Madrid per rimanere. Nasce nel 24 la sua coscienza politica: sviluppa molto senso della
giustizia e della ingiustizia, opinioni di sinistra, libertarie, contrarie al privilegio dalla nascita. Si
avvicina alla CNT, addirittura si ve involto in un tentativo di finire la dittatura di Primo di Rivera,
per cui finisce rinchiuso in un carcere in Madrid (nel 31, romanzo sulla carcere).

Poco a poco, inizia a pubblicare e diventa conosciuto tra i lavoratori. Iman lo rende conosciuto
anche in Germania. Nel 36, arriva a vincere il Premio Nazionale di Letteratura, con Míster Witt
en el cantón. Gode di una brevissima notorietà nell’ambito nazionale ma poco dopo scopa la
GC.

Si era collocato su posizioni di sinistra (CNT), era partitario di una rivoluzione sociale.

Si era sposato prima della guerra ed aveva avuto un figlio e una figlia che porta in nome della
madre. Nel momento in cui scoppia la guerra, sono in vacanza in Segovia. Per mettere a salvo
le famiglie, decide mandarli dai genitori della moglie. Purtroppo, la moglie viene catturata e
fucilata nell’ottobre 36’. Nell’agosto di quel anno, avevano ucciso il fratello, sindaco di Huesca.
Rimangono i figli orfani.

Rimane isolato dalle forze di sinistra. La repubblica decide di utilizzarlo facendo fare
propaganda della Repubblica all’estero. Cercava di far sì che i governi si movessero per aiutare
la Spagna.

Sender decide di riunirsi con i figli a Parigi e cerca un modo per abbondare Spagna. Riesce a
prendere un transatlantico per i tre e arrivano a New York, ma decide di andare in Messico per
motivi logici, ma non poteva portare i figli con sé: glieli affida a una amica di una amica che li
adottò e si trasferisce in Messico, dove fonderà una casa editrice, Quetzal.

Scriverà tantissimo, circa 12 libri sulla nova realtà in cui vive. A un certo punto, accetta una
borsa di studio del Guggenheim e si trasferisce negli Stati Uniti, dove muore. Farà il professore
di università e adatterà libri spagnoli per film di Hollywood. Si trasferirà prima in Nuovo

24
Messico, dopo New York, dopo si sposerà (con la amica e traduttrice) e prende nel 46 la
nazionalità statunitense.

Va vivere ad Albukerke, dove sarà professore di lingue e letteratura.

Nel frattempo, tutte le opere che scrive vengono proibite in Spagna. Réquiem non poté
pubblicarsi in Spagna fino alla morte di franco, ma dal 67 poté pubblicare qualcosa.

Nel 67, gli viene concesso in Spagna io premio Città di Barcellona e dopo il Premio Planeta.

In 20 anni, pubblica 40 romanzi. Non tutti capolavori, ma almeno 13 “catalogadas como obras
maestras” (secondo la critica).

Nel 82, muore a San Diego e dice che le sue cenere siano buttate nel Pacifico, non tornando
più in Spagna.

13/03/2023

Si può considerare una divisione dell’opera tra prima dell’esilio e dopo:

- Prima tappa esistenziale finisce nel 39 quando va in esilio, ma aveva già raggiunto una
certa fama dentro del paese.
- Poi inizia la seconda epoca che trascorre tutta fuori della Spagna. Il giornalismo occupa
un posto secondario, si concentrerà soprattutto sul romanzo. Si può suddividere in due
epoche: fino al 1955 e dal 55 in avanti.
È conosciuto come romanziere benché abbia coltivato tutti i generi.

Se ci soffermiamo sulla produzione durante l’esilio, si riconoscono due tematiche: fino agli anni
sessata, il passato proprio o il passato della Spagna, della guerra e dell’esilio; poi inizia parlare
della sua situazione all’esilio, la nuova quotidianità.

È uno scrittore compulsivo, scrive spesso, molto, il che spiega l’abbondanza della sua
produzione. Ricreerà nei paesaggi dei romanzi il paesaggio della sua Aragona. Oltre a collocale
le vicende lì, utilizzerà le espressioni e modi di dire tipici della zona.

3.3. Titolo

Nel 1953, apparisce in Messico per la prima volta Mosén Millán, il primo titolo con cui esce.

Nel 1954, quando esce la versione americana, il titolo deviene Réquiem por un campesino
español, che diventerà il titolo anche in Spagna.

Nel 1961, uscirà a Buenos Aires la prima edizione in spagnolo con questo titolo.

25
Mosén Millán è il nome del protagonista del romanzo, cioè, il prete Millán (Mosén, forma di
chiamare ai preti in Aragona). Sposta il focus dal protagonista (il prete) nel campesino, il
cooprotagonista, Paco el del Molino.

Racconta la sua storia traverso i ricordi di Mosén MIllán.

Il momento in cui scrive Sender, nel 52, è il momento perfetto in cui poteva essere scritta,
poiché costituisce una distanza ideale: sono passati 12-13 anni dalla fine della guerra. Se
l’avesse scritto prima, non avrebbe avuto il sufficiente distacco per scriverlo come lo fa,
bisognava filtrare il dolore e le esperienze traumatiche. Se fosse stato troppo lontano, la
situazione si sarebbe diluita. Ha presso la distanza corretta: non troppo vicino a neanche
troppo lontano.

Inoltre, se l’avesse scritto subito dopo l’esilio, sarebbe caduto in una visione politica. Tuttavia,
c’è spazio per i game di grigio.

Cerca di non giudicare, ma di sporre le vicende, e le lascia al nostro giudizio. Non ci sono
accusazioni dal narratore, un modello da evitare o rifuggire. Ricostruisce un pezzo di storia
traverso flashback: il ricordo di Mosén Millán che torna indietro per ricordare la vita di Paco e
la sua.

3.4. Storia

Prima dei ricordi

Troviamo un prete, Mosén Millán, in chiesa, in attesa per celebrare una messa di requiem per
Paco, un anno dopo della sua morte (l’anniversario), e mentre aspetta che arrivino i fedeli, si fa
prende i suoi ricordi e ci fa vedere la storia.

Ci dice che nella chiesa c’è ancora un mazzo di alloro (laurel), il che ci colloca temporalmente
dopo Pasqua.

Guardando dalla finestra, vede una cavalletta (saltapraos) che cerca di scappare da un
cespuglio ed il “potro” (puledro) di Paco, che va libero per il paese. Subito pensa che il potro
era un ricordo costante della sua sfortuna.

Mosén Millán è sicuro che alla mesa verranno tutti gli amici di Paco e le due famiglie di potere:
Don Valeriano e Don Gumersindo; addirittura un terzo Don Cástulo Peréz, non amico ni
nemico.

Ogni volta che il chierichetto (monaguillo) è domandato dal prete (“è arrivato qualcuno?”),
cosa che capiterà tra ognuno dei ricordi, lui risponde e canta dei versi di romance che racconta
la storia di Paco. (il romance è la “epica” spagnola).

Ahí va Paco el del Molino,

que ya ha sido sentenciado,

26
y que llora por su vida

camino del camposanto.

In realtà, il proprio chierichetto ritiene che questo sia falso: Paco non piangeva il giorno della
sua morte: “Lo vi —se decía— con los otros desde el coche del señor Cástulo, y yo llevaba la
bolsa con la extremaunción […]”.

Primo ricordo

Il ricordo su Paco inizia il giorno del suo nascimento nel cristianesimo, il battesimo. Secondo la
tradizione spagnola, i momenti sacri erano gli unici in cui si indossava il lusso, e inoltre c’era
molta gente vestita in nero.

Paco non è una persona qualsiasi per il prete, lo vedremo dopo.

Dopo fu il banchetto, a cui è stato inviato il prete. C’è una bella atmosfera. Si introduce la
figura della Jeronima, la strega del paese, quella che fa partorire i bambini, quella che fa
pozione, depositaria delle arti contrarie alla fede e credenze (che vengono dopo criticate dal
prete).

Sua zia visse come prendeva un granello di sale con la lingua e disse che diventerebbe “salao”,
con un carattere vivace.

Mosén Millán cerca nella culla del bambino qualche amuleto che gli abbia dato la Jeronima, e
trova delle forbici aperti in ferro, che servivano per proteggere il bambino delle ferite di ferro.
Lo prende e gli dà un scapolario per proteggerlo da parte della Chiesa.

Quando inizia il pranzo, Millán viene seduto nel posto opposto a quello del padre: ci sono i due
parenti, quello biologico e quello ecclesiastico, per le due nascite. Millán si ricorda di questo
momento.

Torna a ricordare il battesimo e poi il chierichetto dice che non capisce come no viene nessuno
in chiesa.

La Jeronima non era molo simpatica al prete, perché diceva parole strane, usava amuleti…;
consegna un amuleto al bambino, un oggetto per proteggerlo. Una volta, mentre era vicina al
bambino per cambiare le vende dell’ombelico, il medico le urla davanti a tutti che non deve
fargli niente.

Il prete dice che il bambino deve avvicinarsi alla cristianità, ma il padre risponde che per lui
l’ottimo sarebbe che imparasse i costumi della campagna e diventasse contadino. La Jeronima
aggiunge che sarà qualsiasi cosa tranne prete, e se ne va.

Nessuno è ancora venuto alla messa. Non capisce perché non è venuto nessuno se tutti lo
amavano, “menos Don Gumersindo, Don Valeriano y tal vez el señor Cástulo Pérez. Pero de los
sentimientos de este último nadie podía estar seguro”.

Paco ai sei anni

27
Inizia a andare a scuola e ogni volta passa a trovare il prete. Il calzolaio (zapatero), un
anarchico, dice a Paco che è molto amico del parroco, non come lui. Con un tono molto
ironico, gli dice che non è amico del parroco, ma che Mosén Millán es un santo.

Quando il prete vede il padre sempre gli chiede per il bambino.

Paco viene descritto da piccolo come amante degli animali (historieta del perru y el gatu).

Comincia a fare in chierichetto di Millán. Tutti i bambini hanno un segreto: un revolver


condiviso. Una volta mentre faceva messa, il revolver cade. Tutti cercano di prenderlo, ma
Paco arriva primo e lo nasconde nell’altar. Il prete aspetta che finisca la messa e gli chiede
perché l’aveva, a ciò che lui risponde che è per difendersi di persone peggiori di lui.

Ai 7 anni, arriva il vescovo e fa la cresima (confirmación). il prete gli chiede cosa volesse fare di
maggiore, e Paco risponde che fare il contadino come il padre. Dopo la cresima preparano la
prima comunione.

Il narratore dice che Paco aveva la fiducia di tutti: ogni cittadino del paese gli teneva un
segreto: aver spaccato una finestra, il furto delle ciliegie in un orto… ma quello di Mosén Millán
era il più importante.

Una volta Paco entra nel magazzino della chiesa e rimane molto turbato dalle figure di
Settimana Santa, da tutti gli elementi sanguinolenti che vengono usati nella processione.

Paco andava a preparare la prima comunione. Arriva l’elemento clave di tutta la storia: un
giorno Mosén chiede al chierichetto (Paco) di accompagnarlo a portare la estrema unzione.
Vanno in un paese lontano dove la gente vive nelle grotte. Questa esperienza lo segna per
sempre.

Vengono ricevuti dalla moglie del signore che è moribondo, in una grotta senza ventane né
luce. L’uomo fa fatica respirare e gli viene data al estrema unzione, con l’olio santo sui piedi.
Sono i piedi di un lavoratore, secchi e duri. Paco si rende conto che non c’è niente: acqua,
aria… si accorge che Mosén Millán voleva andare via quanto prima: capisce che Millán è lì per
lavorare, ma non per sentimento cristiano. Il prete non è in grado di affrontare la povertà.

Paco inizia a fare domande al prete, ingenue ma che lo marcheranno per sempre; dopo
qualche domanda, Paco arriva a identificare i ricchi con i cattivi, ed i poveri con la bontà. Non
capisce come quella famiglia è povera: se il figlio è cattivo (il prete gli dice che è in prigione),
ruberebbe, quindi la famiglia sarebbe ricca. Il prete non riesce a spiegare le domande di Paco,
lo attribuisce tutto a cosa di Dio.

Paco paragona i piedi del morto con i piedi dei crocifissi rotti nel magazzino della chiesa, cioè,
reifica (cosifica) l’uomo.

Il bambino cerca di riunire tutta la gente del paese in nome di Mosén Millán e portarli nella
casa del morto, ma il prete gli toglie le idee della testa e gli dice “ ¿Qué pudes hacer tú?”,
facendo vedere le proprie paure del prete.

Viene introdotto poco dopo il carasol un posto caldo in inverno e fresco in estate. Era dove si
chiacchierava, si coceva, dove andavano le donne povere e vecchie del paese.

28
Riprende il ricordo

Il bambino cresce ed iniziano a chiamarlo Paco el del Molino (il nonno aveva un molino che
ormai è diventato magazzino). Inizia ad allontanarsi della chiesa ed a comportarsi come
grande: va al lavadero a esibirsi nudo davanti alle donne, marcando così il passo all’età adulta.
Da quel momento, può uscire la notte e tornare quando vuole senza controllo dei genitori.

In questo momento, i contadini iniziano a pagare una tassa per pascolare gli animali nei terreni
di un duca che neanche conoscevano. Paco si rende conto che non è giusto, e il padre gli
consiglia di parlare con Millán e chiedergli il perché. Il prete gli risponde “y que puedes hacer
tu?”.

Paco a poco acquisisce consapevolezza, serietà e coscienza politica. Millán non lo riconosce piè
e riflette che tutti i ragazzi si allontanano dalla Chiesa e ci ritornano quando sono vecchi per
ricevere la estrema unzione (Paco non arriverà a vecchio).

Finalmente arriva Don Valeriano in chiesa, un nemico di Paco. Dice: “el último domingo dijo
usted en el púlpito che había que olvidar. No es fácil, pero aquí estoy el primero”. Bisogna
dimenticare e si offre a pagare la messa di requiem. Millán glielo nega.

Torna a la vita di Paco

La boda (nei ricordi ci sono sempre i sacramenti).

Per far sì di tirar fuori un numero alto e non fare la Mili, la madre gli dice che facesse il suo
meglio nella Settimana Santa per chiedere a Dio un numero basso. Nonostante, è il padre a
farli invece di lui. Millán dice che non vale, che non si può pagare per altro.

Dopo Settimana Santa, pesca un numero basso, allora non va militare.

Arriva il momento della boda con la fidanzata. Una boda contadina. Verso la metà del secondo
anno di fidanzati, iniziano a ballare nel ballo del paese.

Avviene un incidente: il prete mese un coprifuoco per proteggere il paese, ma Paco e gli amici
escono e la Guardia Civil li trova. Gli toglie i fusilli e torna a casa come un eroe. Il prete, però,
gli dice che ha fatto una cosa terribile. I fusili sono stati ricuperati, ma Paco è considerato
valiente, e Agueda vuole sposarlo più che prima.

Si sposano, festeggiano. Li sposa Mosén Millán che gli ricorda che fanno parte di una comunità
religiosa.

La festa di nozze: il prete incontra lo zapatero, momento in cui si colloca la situazione in delle
coordinate temporali. Gli disse che a Madrid il re stava per cadere, e che tante cose sarebbero
cadute con lui, cioè, siamo a marzo del 1931, poco prima delle elezioni della Repubblica.
Mosén Millán si ricorda che l’aveva letto. Per lui, l’idea che fosse in pericolo uno degli status
quo del paese lo fa tremare.

Nella notte di nozze arrivano la Jeronima (non la dexen entrar) e Don Cástulo Pérez per
commentare le notizie (girare la fritata: dar la vuelta a la tortilla). Si accomodano secondo la
gerarchia sociale, la distanza nella stanza buona marcava l’importanza della persona (cioè, le

29
proprietà). Cástulo Pérez offre la sua macchina agli sposi anche se non erano amici: questo lo
fa perché ha paura di essere punito quando cambierà il regime.

Prosegue la festa durante cui il prete parla dell’infanzia di Paco e racconta in modo celebrativo
la storia dello sposo, quando sono andati nelle grotte… guardando Paco non vede uno sguardo
felice, ma molto serio. Allora il prete cambia argomento. La notizia arriva al carasol, dove tutti
festeggiano con vino. Il zapatero gli disse alla strega che può rimanere tranquilla, perché quelli
della República non bruciano le streghe (prima volta che si menziona la repubblica).

Arriva una seconda persona in chiesa: Don Valeirano, altro nemico di Paco, che cerca di pagare
la messa anche, però Mosén Millán glielo nega.

Lui chiese al chierichetto per chi è la messa, il chierichetto non rispose ma dice dei versi.

15/03/2023

Torniamo alla storia

Tre notti dopo il viaggio di nozze (di cui non si parla) avvengono le elezioni. Il re abdica e va in
esilio.

Nel paesino di Paco, i consiglieri sono tutti giovani e di sinistra, contrari al duca ed a pagargli le
tasse. Paco era convinto che la politica servisse a qualcosa, ha una vera coscienza sociale.

I potenti del paese si stupiscono. Nessun consigliere va a messa e Paco dice a Millán che è
momento di cambiamenti. Dice che ai duchi è arrivato il loro San Martín. Millán gli consiglia di
stare zitto ma nel carasol si deformano le parole di Paco.

I potenti non credono che il re sia andato via, però Millán, che ci crede, non esce eccetto per
fare messa. Nel frattempo, la bandiera tricolor si issava nel comune e nella scuola, fatto che fa
arrabbiare i potenti.

Per un problema democratico, bisogna rifare le elezioni. Il padre di Paco, che fu eletto, cede il
suo posto al figlio, che diventa un rappresentante politico.

Si fa allusione a la nazionalizzazione dei “bienes de señorio”. Non si sapeva se i terreni del duca
fossero di questo tipo, allora mentre aspettavano la risposta del tribunale, decisero di non
pagare l’affitto delle terre. La speranza dei più poveri aumentava.

Paco scrive un messaggio e lo invia al duca, che non accetta la disposizione politica di Paco e fa
proteggere i suoi pascoli. Paco però decide di dare lavoro meglio pagato alle guardie del duca,
allora le terre rimangono senza protezione.

Don valeriano dice che non c’è possibilità di negoziare. I potenti non vedono altra possibilità
che i privilegi. Paco gli dice che il duca non ha almeno un documento, ma Valeriano dice che (lo
de los 400 años). Paco dice che sarà lui a disfarlo.

30
Millán torna al presente. Ricorda come si sono portati via Paco dento del cimitero. El romance
parlava di tanti morti, ma il chierichetto solo ricorda Paco, diceva che erano stati “ejecutados”,
non ammazzati.

Mosén Millán ritorna a ricordare.

Nel carasol, benedivano Paco el del Molino, diceva che “los tenía bien puestos”.

Paco continua a pensare alle grotte.

Pian piano i malintesi aumentano, si dice che Paco sta minacciando i potenti. Millán va
incontrarlo e non crede alle sue giustificazioni. I potenti abbandonano il paese, ma Millán
rimane. Il prete si mette come martire nel confronto con Paco. Ha paura di essere ucciso.

I potenti tornano molto securi. In un momento, improvvisamente, arriva luglio del 36. Passano
5 anni in un secondo. Non si dice mai GC ma si dice che le forze dell’ordine hanno avuto ordini
di riunirsi in un punto preciso. I consiglieri sapevano che succedeva qualcosa.

Arrivarono i “señoritos”, persone raffinate come donne… Il primo che fano è picchiare il
zapatero, dopo uccidono 6 poveri delle grotte. Nessuno faceva domande, la Guardia Civil no
aiutava né difendeva, perché se ne erano andati via.

Mosén Millán protesta davanti a Don Valeriano, che diventa sindaco grazie a “los señoritos”.
Mosén dice che aveva ucciso i contadini senza che lui potesse confessarli e darli l’estrema
unzione.

Il giorno dopo trovano il zapatero morto con un tiro in testa. Le strade di campagna sono
disseminate di cadaveri. La Jeronima piangeva perché avevano ucciso il zapatero, con cui aveva
un bel rapporto.

Nessuno sapeva quando uccidevano la gente, sempre di notte, nessuno li vedeva, “aquello no
tenía sentido”.

La Jeronima aveva sentito che i “señoritos” volevano uccidere quelli che avevano votato contra
il re. Dice che non riusciranno a prendere Paco.

Nessuno sa dov’è Paco, solo il padre. Mosén va trovarlo e parla con lui. Il paese è congelato in
una doppia vita, senza ridere e senza piangere. Mosén fa finta di sapere dov’è nascosto Paco e
il padre ci cade, per cui rileva il luogo dov’è: in Las Pardinas, una località nella montagna.
Mosén Millán conosce il nascondiglio di Paco.

Quella notte, Mosén Millán dorme bene, perché sa che può proteggere Paco non rivelando il
nascondiglio.

31
Los “señoritos”, intanto, iniziarono a bruciare le bandiere repubblicane e obbligare i contadini
a fare il saluto romano. I contadini pensavano che questi “señoritos” che facevano dei gesti
strani non erano bene della testa.

Oltre agli assassini, ciò che avevano fatto era restituire le terre al duca. Iniziano a cercare Paco
per ucciderlo. Millán ha un segreto e fa capire che sa dov’è. Gli piace avere questa sorta di
potere, per dimostrare che è bravo. Il “centurión” inizia a cercare fortemente: chi non è con
noi, è contra di noi: minacciano Millán. Gli dicono che gli permettono dare l’estrema unzione a
Paco.

Tuttavia, l’amore che sentiva per Paco non era così importante come l’amore per Dio, quindi
confessa che sapeva dov’era. Accorda con il “centurión” che non lo uccideranno. Nel carasol
hanno ucciso tanta gente con una mitraglietta. Jeronima sopravvive.

Hanno trovato Paco e lui si è difeso con i fusili. Il “centurion” va trovare Millán per far sì che
Paco si arrenda.

Torniamo al presente

Arriva don Cástulo e si offre a pagare la messa, ma Millán non lo accetta.

Si dice che lui aveva rivelato il posto di Paco e aveva parlamentato con lui.

Succede qualcosa di nuovo: il “potro” di Paco è entrato in Chiesa. Non si spiegano come è
entrato e i tre cercano di farlo uscire. Aprono le porte per farlo uscire e se ne va perché non
era il suo posto.

Torna il ricordo

Mosén Millán va al nascondiglio e si avvicina per negoziare con Paco. Paco chiede per la
famiglia, se hanno subito rappresaglie. Si spaventa per ciò che possono fare alla famiglia. Paco
è preoccupato di aver ucciso alcuno con un tiro.

Millán gli assicura che non gli succederà niente se si consegna e lui lo fa. Gli legano le mani
sulla schiena e lo mettono in carcere. Quella sera obbligarono la gente ad andare nella piazza e
fecero discorsi falangisti, anche se la gente non capiva quella attuazione.

Davanti a tutti fano uccidere Paco e altri due. Li portano in cimitero e il “centurión” fa venire
Mosén Millán perché doveva confessare i presi. Don Cástulo offre la sua machina come
confessionario.

L’ultimo a confessarsi è Paco, l’ultimo confronto con il suo padre spirituale. Paco gli dice che sa
chi è, lo conosce, gli aveva promesso che sarebbe giudicato.

La risposta di Millán è: “a veces dios permite que…” Paco sente queste parole e rimane
paralizzato e muto.

Millán gli chiede se si pente dei suoi peccati, ma Paco non capisce cosa intendesse. Dice di sì
perché non lo capiva, lui sapeva che non c’erano peccati da cui pentirsi.

32
Discarica di fucili, due cadono. Paco, ferito e pieno di sangue (ultima parte del llibru) va verso
machina e cerca di entrare per parlare con Millán. Mosén lo tradisce (Pietro e Gesù????).

L’accusa si trasforma en: “Millán me denunció”.

Il prete rimane con gli occhi aperti senza poter pregare. Dà la estrema unione a tutti e tre e gli
vengono date le cose di Paco. Tornano in paese e lui si ricorda di quando sono tornati dalle
grotte. Pensa ai contadini morti, al carasol, si vergogna di sé stesso. Non esce di casa per due
settimane un’altra volta.

La Jeronima andava nel carasol da sola e parlava sa sola o rimaneva muda.

Era passato un anno e sembrava un secolo, Millán pensava di avere ancora le macchie di
sangue di Paco. Non ha avuto ancora la valentia di portare le cose di Paco alla famiglia.

Inizia la messa, ci sono solo i tre potenti. Inizia a parlare. Dice che nacque, visse e morì dentro
della santa madre Chiesa. Era spentato(?) e intimorito allo stesso tempo.

3.5. Struttura e narratore

La storia viene raccontata su due piani:

- Momento presente in chiesa, narrato in terza persona da un narratore omnisciente.


- Passato precedente nei ricordi del prete, narrato in flashback, non sempre solo il suo
puto di vista, a volte il narratore omnisciente ci racconta dei pezzi sulla vita di Paco che
il prete non può sapere. Segue i sacramenti che il prete ha fatto a Paco: (los
sacrametos).

Non ci sono capitoli ma si possono indovinare 19 segmenti: 10 raccontano quello che succede
in sacristia e 9 la vita di Paco. Il racconto finisce quando inizia la messa di requiem

Nonostante sia un raccordo a posteriori, sappiamo sin dall’inizio che Paco è morto (messa di
requiem), cioè, ci troviamo davanti ad una prolessi (prolepsis).

La messa celebra il sacrificio di un innocente (come in tutte le messe, paragonando Paco con
Cristo).

Tutto il ricordo di Millán è un esame di coscienza della propria condotta, il modo che ha di
giustificare le su azioni, per cui sempre trova giustificazione. Quando racconta, lo fa in stilo
indiretto, cerca di allontanarsi della storia. Oltre alla voce del narratore e di Millán, abbiamo il
chierichetto e il romance.

3.6. Spazio
Non ci viene detto dov’è collocato: “una aldea vicina a Lérida”, cioè, nella “franja” di Aragona.

Vengono menzionati vari paesi, ma nessuno è quello dove si svolge la storia. Sorge però una
incongruenza: nella realtà, i franchisti arrivano nella zona un tempo dopo che il racconto
finisce, ma nel romanzo, si dice che sono arrivati prima.

33
Sender non vuole ricostruire una geografia reale, ma metaforica. Quello che troviamo sono
elementi della geografia e la tradizione aragonese (lessico, esperienze, modi di dire…).

Quando viene domandato, risponde che è una “aldea” immaginaria, una sintesi poetica,
immaginaria del suo paesaggio aragonese, formata di tanti paesi dove lui è vissuto.

3.7. Tempo
Non abbiamo allusioni dirette al tempo, ma riferimenti interni: caduta della Monarchia, le
elezioni generali, l’arrivo della Repubblica, e finalmente il sollevamento di luglio del 36 (arrivo
de “los señoritos”).

Si tratta di una Aragona controllata dai militari e falangisti sollevati da poco.

L’azione si svolge nei primi 30 anni del XX secolo. La nascita di Paco marca l’inizio del racconto
e la morte di Paco (agosto di 1936) e la messa di requiem la fine (agosto di 1937).

Oltre ai due tempi che abbiamo visto all’inizio, c’è il tempo atemporale del romance, è fuori
del tempo.

Un altro piano che è stato individuato è il momento dell’apparizione del cavallo, che corre per
tutta la chiesa cercando calma. Si potrebbe considerare una metafora dell’anima di Paco, che si
libera finalmente quando aprono la porta della chiesa per farlo uscire: appena vede la luce,
scappa in fretta.

Il tempo dell’attesa nella chiesa è di mezz’ora.

Il tempo del ricordo presenta delle incongruenze: quando Mosén Millán ricorda il battesimo,
dice che 26 anni dopo, si ricordava di cosa aveva mangiato, allora Paco è morto ai 25, ma dopo
dice dopo algo de que tenia 29 (???).

Se teniamo per buono che aveva 7 anni quando va nelle grotte e Mosén si ricorda ai 23 anni
dopo, Paco nacque nel 1907 (ella diz que ta bien, asi que hala).

Ci sono contradizioni interne rispetto all’età.

Ogni volta che c’è un tempo, c’è un protagonista: chiesa, Millán; ricordo, Paco.

Paco viene considerato l’eroe, e Mosén Millán, l’antieroe. Adesso si vede la importanza del
titolo: e più suggestivo ma sposta il focus su Paco, l’eroe, un eroe granitico, senza sfaccettature
(facetas). Mosén Millán e molto più interessante, più profondo psicologicamente. Il
cambiamento ci porta ad aspettarci la storia di Paco, ma è più interessante quella del prete.

Quando il prete ricorda, viene scritto in stilo indiretto: “Mosén Millán dice, recuerda…”; con
ciò, il narratore approfitta per inserire degli episodi che Mosén non poteva sapere per dare più
informazione su Paco.

34
3.8. Il romance
Il romance si presenta disordinato, tipico della tradizione spagnola, viene del medioevo, si è
declinato in tante versioni.

Sappiamo che è molto conosciuto nel paese, perché addirittura Mosén Millán lo conosce e
trema che il chierichetto canti la parte in cui lui è menzionato. Ha avuto anche una diffusione
molo veloce, in meno di un anno.

La funzione è scandire le sequenze di presente e passato, ma l’altra sarà la funzione del coro
della tragedia greca, comento e giudizio delle vicende; è una voce collettiva, del popolo.

Il carasol svolge in vita la funzione di coro, anche se distorto e amplificatore, il che lo potrebbe
rendere pericoloso. Rappresenta la memoria collettiva, persino vediamo che i franchisti hanno
cercato di distruggerlo con una mitraglietta: muoiono tante donne, solo rimane la Jeronima,
che, turbata, acquisisce il ruolo di rappresentazione del coro (a volte parla e altre no, dice cose
senza senso…).

Il carasol rinasce in forma di romance, trasforma Paco in un eroe immortale, fuori dalla portata
(alcance) dei suoi nemici.

16/03/2023

3.9. Personaggi
IGUAL FALTA DAQUÉ

Mosén Millán

È fondamentale Mosén Millán perché traverso i suoi occhi lui conosciamo Paco. Si incentra su
3 momenti importanti: battesimo, cresima e morte.

Il rapporto tra lui non è sempre lo stesso: dopo la comunione il rapporto si interrompe (Paco
entra nell’età adulta), ritorna per sposarsi e riallontana quando Paco sperimenta l’acquisizione
di coscienza politica. C’è un ultimo riavvicinamento quando si confessa prima di morire.

Tuto il romanzo è un esame di coscienza del pentito Mosén Millán. Dice che voleva bene Paco,
tuttavia, non c’è niente più importante della fede. Quando aspetta i fedeli e non arrivano, si
rende conto che i cittadini sentono un forte disagio con lui, perché ha permesso l’assassinio di
Paco. Rappresentano l’allontanamento dei cittadini dalla chiesa. È una accusa molto forte di
Sender contro la Chiesa, che difende la dittatura, gli assassinati.

Si è interrotta la relazione tra il parroco e il paese, la gente lo condanna, e lui lo attribuisce alla
loro assenza nella chiesa.

Anche prima della morte di Paco cercherà di scusarsi a lui. Cerca di consolarsi dicendo che
Paco è stato sempre sul seno della Santa Madre Chiesa.

Mosén Millán sa benissimo che in qualche modo è colpa sua l’evoluzione di Paco. Sa che è
colpa sua da quando lo porta alle grotte. Alla fine, il figlio lo cerca e il padre spirituale lo
dimentica, fa finta di non conoscerlo. Paco si accorge che Mosén Millán l’ha tradito.

35
Mosén Millán è solo, non ci sono i fedeli, li ha abbandonati (appoggiava los señoritos) e di
conseguenza hanno abbandonato lui.

È la persona più profonda, di cui sentiamo il confronto interiore. È una rappresentazione della
chiesa spagnola in tutti i sensi.

I tre potenti

Tutti si offrono di pagare la messa (10 pesetas, 30 monete, la summa per la quale Giuda
tradisse Gesù).

Cástulo gli aveva prestato la macchina perché voleva avvicinarsi a quelli contrari al re quando
questo stava per cadere; quando arrivano i señoritos, gliela offre a loro, perché voleva
riavvicinarsi al potere.

Don Valeriano è l’amministratore delle terre del duca e dopo diventa sindaco. Quando arriva in
chiesa, dice a Mosén Millán quello di dimenticare. Sembra abbia subito qualche torto, cerca di
rovesciare (???)

Don Gumersindo, non si dice molto di lui.

Le donne: madre e moglie

La madre non rappresenta il modello di vita che Paco vuole imitare. Si dice solo che non vanno
d’accordo. È presente nella nascita.

La moglie appare nel matrimonio. Alla fine, sappiamo che aspetta un bambino.

Non sono molto importanti.

Zapatero

Nemico della chiesa, si dice che è una persona con ideas (idee di sinistra)

Jeronima

Levatrice, esperta di erbe, pozioni, filtri… connessa con la natura e le antiche conoscenze.

Nemica della chiesa (scapolario) e della scienza (repressa del medico). È la regina del carasol.

3.10. Ritratto della Spagna


Ritratto della campagna. La Spagna di quella epoca era rurale: gradi latifondi, pochi proprietari,
molti contadini pochi proprietari. Le zone contadine erano misere, povere, caratterizzate di
bestialità, animalismo, abbandono…

Paco è il primo a farsi domande: quello che hanno fatto gli uomini può essere cambiato. Prima
di avere opinione politica, farà delle domande ai suoi vicini.

36
Questa situazione aveva fatto problemi sociali (soprattutto in Andalucia). Quando arriva la
Repubblica, una delle prime leggi fu ridistribuire le terre tra i contadini, cioè la Reforma
Agraria. Nel 31, quando Paco e amministratore del comune, porta un momento di speranza
per i contadini.

Arriva la notizia che a Madrid avevano ricuperato le terre di señorío dei potenti.

Il romanzo è un romanzo tragico. Il carasol è un coro tragico, che amplifica e ingigantita le


opinioni del paese. Rappresenta il popolo.

L’altro elemento forte è il potro, la materializzazione dell’anima di Paco. Capisce che la chiesa
non è il posto giusto per stare.

Il tono utilizzato per la narrazione si modula secondo il posto della narrazione:

- La chiesa è un momento di tensione che non sparisce mai. Mai arrivano gli amici.
- Il ricordo ha un tono più sfaccettato, più salato, i momenti felici della vita di Paco.

Oltre ai termini del lessico rurale e aragonese, ci sono tanti altri del vocabolario della religione
e una sorta di modi di dire tipici del parlato.

Sender afferma rispetto al suo romanzo che “es simplemente el esquema de toda una guerra
civil nuestra…”. Dice che è giusta una interpretazione storica della sua opera, ma lui non pensa
che sia un documento storico, non e una recezione fedele della guerra.

Si allontana dei romanzi storici con parole non proprie della storiografia: non li chiama
franchisti, ma “señoritos”; tuttavia, esplicita il saluto romano. Nonostante, cerca di rendere il
romanzo generale, come una metafora di qualsiasi guerra civile, come una lotta contro la
ingiustizia.

Non bisogna definire Paco con una ideologia, semplicemente cerca di finire la ingiustizia: non è
giusta la vita nelle grotte, senza luce né acqua.

Mosén Millán è impotente, tenta di salvare Paco, ma non ci riesce. Dice che così lo ha voluto
Dio.

Visione antropologica

Si fa vedere la cultura più antica: la Jeronima come conoscitrice della natura, l’elemento
tellurico e le forze primigenie della natura. Una cultura ancestrale contra la sovrastruttura della
chiesa e il potere.

Quando comincia il conflitto, la convivenza si distrugge e Mosén Millán appoggia i forasteros,


abbandona il paese, il che lo farà rimanere solo per sempre.

37
La geografia viene chiamata Senderiana, geograficamente collocabile nell’Aragona che
presenta delle incongruenze con la realtà.

Altri dati curiosi tra romanzo e biografico

Il romanzo si colloca in un momento immediatamente passato a quello dove si svolge.

In altre opere, rievoca dei fatti che gli sono successi. L’assassinato del fratello ai 29 anni: ha
rievocato la biografia di suo fratello nel personaggio di Paco. In realtà, quando è morto aveva
31 ma Sender si sbaglia sull’età e dice che ha 29.

In Réquiem Sender romanza una vicenda personale tragica che diventa paradigmatico di tante
morte simili avvenute per motivi analoghi in Spagna. La morte di Manuel è fatta diventare
quella di Paco, è il simbolo del fallimento di chiunque cerchi di cambiare la storia.

Mosén Millán, solo, riflette sulla colpa. Quella più imperdonabile è tradire Paco, il fallimento
come padre spirituale.

Il parroco è la porta di ingresso della violenza, lo favorisce.

Paco si fida di Mosén Millán, si consegna perché glielo chiede lui. Si porta la storia di Paco ad
un livello più alto, il passaggio dalla prosa alla poesia (il romace). È popolare, non ha scrittore.

Paco viene eternizzato nel romance.

In un paesino vicino a Alcolea (3 km) ci fu una rivolta contra un duca, proprietario di alcuni
terreni. In questa rivolta, partecipò il padre di Sender, e arrivarono a uccidere il duca. Il
municipio vendette le terre e le condivise tra i contadini che ne avevano poche.

Ovviamente, poi, tutto venne ripristinato. Nel dicembre del 33, disturbi sociali in Aragona,
dove viene declarata una repubblica comunista, soffocata dalle guardie armate, ma senza un
bagno di sangue.

Questo è successo solo in Aragona, ed erano finiti in carcere i ribelli.

Nel romanzo, il zapatero è la persona che rappresenta questa situazione. È l’uomo con le idee
di sinistra, nemico del potere (civili e religiosi). È perfino uno dei primi a essere ucciso.
Rappresenta i movimenti anticlericali e anarchisti presenti in Spagna (era molto distante a
Millán).

I quattro pilastri che sostentano il romanzo sono: il moribondo della grotta, il bambino che
vede quel moribondo (Paco e i miseri); dall’altro lato, sono Mosén Millán e il potere (in tutte le
sue forme).

38
Elemento magico

Il romanzo è crudo, naturalista, però ha anche qualcosa di magico: sono elementi


soprannaturali.

Uno è il cavallo, è presente solo dopo la morte di Paco. È magico perché nessuno sa come è
entrato nella chiesa. Ogni volta che passa per la strada ricorda a tutti il crimine commesso
contra Paco. In chiesa, sembra si scivolare le coscienze di quelli che c’erano. Fanno molta fatica
a caciarlo fuori.

L’altro personaggio è la Jeronima, un personaggio tipico della geografia dell’Aragona. Si


oppone al mondo razionale. Non ha paura di cosa pensano gli altri, prende i piaceri della vita,
non teme ma pagherà, diventa il fantasma di sé stessa.

Questo romanzo è stato scritto su incarico, scrive un piccolo capolavoro. Carrasquer dice che è
più un romanzo di fortissima accusa alla chiesa piuttosto che sulla guerra civile.

27/03/2023

Il romance di Paco

Non racconta tutta la storia, ma la passione e morte (quando viene portato al cimitero, quando
piange, anche se non è vero; riferimenti al contesto naturale dove succede), tutta la strada fino
alla parete del cimitero.

3.11. Altri aspetti


Chiesa vuota

La domanda e la risposta continue del chierichetto rimandano all’abbandono del popolo. È una
dichiarazione di condanna da parte del paese nei confronti di Mosén Millán.

Quando Paco muore, Mosén Millán prende l’orologio e il pañuelo di Paco e ci viene detto che
ce li ha ancora, cioè, non ha avuto il coraggio. Se la famiglia si fosse presentata in chiesa, lui
sarebbe stato perdonato.

Il prezzo che paga la chiesa per aver appoggiato il potere è la disaffezione del popolo.

L’unico amico che entra in chiesa è il cavallo. Tutti i nemici di Paco lo fanno uscire.

Immobilismo di Millán

39
Mentre attende, prega con gli occhi chiusi. Ripete le stesse preghiere che aveva detto sempre,
poteva pregare e pensare ad altro (ricorda la storia di Paco). Non era una preghiera sincera,
non era vocazione  Millán ci viene presentato pregando quando non sa cosa fare.

Dipingerlo in questo modo è significativo, chi chiude gli occhi è perché non vuole vedere, fa
finta di non vedere, non reagisce, è passivo. È meglio disegnato di altri personaggi, non si
definisce tramite le azioni: ci viene presentato fisicamente e mentalmente immobile, codardo
(cobarde), interessato al denaro, non risponde alle domande chiave (“Dio vuole così”).

Quando los señoritos arrivano, lui rimane zitto. È un immobilismo morale, non risolve niente.

Gli occhi chiusi significano passività, immobilità; è sempre seduto in chiesa, si rifugia in chiesa
quando arrivano los señoritos. Lo spazio chiuso, il circolo di protezione del popolo, in chiesa si
rifugia solo lui.

La questione del denaro si menziona ogni tanto: Don Valeriano gli dà una quantità di denaro
per riparare la chiesa; quando la scelta dei numeri per i mili DAQUE HAY

Paco è invece uno spazio aperto: si nasconderà in montagna, in zone aperte; si bagna nel
carasol; sfida le leggi… Dice che tutto deve cambiare, al contrario di Millán.

Sender riesce, con una operetta brevissima scritta su commissione, a trasformare una banale
episodio di violenza quotidiana in un atto di accusa che poteva permettersi di fare e che
consegna a tutti quelli che possono leggere l’opera una immagine terribile della Spagna di
Franco.

3.12. Strutture mitico narrative cristologiche


Il romanzo iscrive la coppia maestro-discepolo, Mosén Millán-Paco è nel modello di Giuda-
Cristo.

La costruzione del personaggio di Paco si crea con l’obiettivo di fare della storia di Paco una
storia mitologica, con un valore cosmico, universale, che serva come punto di riferimento per
un gruppo.

Il romanzo breve ha una forma molto più vicina agli racconti che ai romanzi, cioè, una forma
più vicina al mito. I due fili temprali sono appunto due: presente e passato, che si attorcigliano
(enroscar/enrollan).

La storia di Paco ci viene raccontata come se Millán ci desse acceso alla su memoria. Solo i
lettori sanno quello che pensa Mosén Millán, tutti gli altri (chierichetto e potenti) l’unica cosa
che ascoltano è il romanzo, solo il lettore sa cosa pensa Millán.

Ricorda la storia di Paco dal passato. La racconta in un modo mitico, collocandola in un tempo
indefinito e remoto; sappiamo che un tempo vicino ma lo racconta come un tempo molto
lontano.

Mito epico

40
Alcuni dei presupposti della esistenza di un mito sono l’esistenza di un pubblico a cui
raccontarlo, formi che introducono narrazione e una persona che si mette a raccontare. In
questo caso non abbiamo un pubblico a cui racconta nulla, la chiesa è vuota, in silenzio, è
un’autoconfessione. Non contiamo i potenti come pubblico, sono i cattivi della storia, non i
destinatari. Ogni volta che arrivano, lui non li vuole vedere, tiene gli occhi chiusi in segno di
colpa. Chi racconta lo fa all’interno, diventa pubblico e narratore sé stesso, non abbiamo
cantore del mito, ma abbiamo il prete che tramite la anafora, introduce pezzi di mito, di storia.
Non avrebbe avuto senso raccontarlo a qualcuno che l’avesse vissuta, bensì agli altri, il lettore
diventa pubblico.

Il romanzo è raccontato per essere capito, è immediatamente comprensibile. La storia è


raccontata in tempo cronologico, con un tempo preciso. L’errore viene segnato fin dall’inizio
con un fine tragico. L’importane è il viaggio, non la destinazione, sappiamo che è morto. Il
modo e la causa dovranno essere indagati.

Il romance gli conferisce una parte epica, lo fa diventare una vicenda epica. Il romance è la
epica spagnola. Tuttavia, le vicende del romance non sono raccontate in ordine cronologico, il
chierichetto decide cosa cantare e la canta come la ricorda, ma sa che è proibita.

Paco è un eroe che è morto per fare giustizia. Le tappe della sua vita hanno a che vedere in
qualche modo con la morte: las cuevas, la passione, la propria morte… l’unico punto quando il
romance e il romanzo coincidono è nel momento della morte di Paco. Il romance è la versione
del popolo, non storica. Deve nobilitare l’eroe. Il romance è la ricostruzione del carasol.

È la rappresentazione popolare di un eroe denunciato dal suo padre spirituale, catturato sulle
montagne, condannato a morte, tradito da Mosén Millán.

La divisione tra autore omnisciente e la narrazione in prima persona di Millán. In teoria la


rievocazione di Paco è solo da mano di Millán, ma alcune cose vengono riempite dall’autore
omnisciente perché Millán non può conoscerle (??).

Le aspirazioni

Ogni tappa della vita di Paco coincide con un’aspirazione. La storia di Paco è raccontata come
la vita dei Santi, raccontando dei momenti centrali:

- Il battesimo coincide con la nascita, la aspirazione alla grazia, alla salvezza.

- Quando cresce e comincia a andare a scuola e fa il chierichetto, Paco segue la


aspirazione a conoscere; dal punto di vista dei sacramenti, sono la cresima e la
comunione, ma anche alla Settimana Santa; il più importante, l’esistenza
dell’ingiustizia. È una tappa in cui Millán è complice di Paco, il momento di maggior
vicinanza.

- Arriva l’adolescenza, la aspirazione all’amore, alla libertà, scopre le ragazze, il bagno


nudo, si allontana della chiesa. Rifiuta di fare il penitente in Settimana Santa, si fidanza,
toglie le armi alle guardie, ha contatti di confronto con Millán.

41
- Matrimonio, l’unione momentanea con la chiesa, tappa adulta, della maturità, la
aspirazione della giustizia sociale. Lui ha un ruolo istituzionale per fare giustizia ed
entra in conflitto con Millán.

- Tappa della morte, aspirazione alla sopravvivenza, tentativo di salvarsi, istinto di


sopravvivenza. Sacramento della estrema unzione.

Tutte le tappe sono autoescludenti, quando c’è una non c’è l’altra.

Il tre grandi anelli sono la tappa della religione, la tappa dell’amore e quella della giustizia
sociale. L’unica che se realizza è la salvezza della religione, riassicura Mosén Millán, per lo
meno “tutta la sua vita è trascorsa nella Chiesa”.

Il romano può essere letto da un punto di vista solo sociale: è la storia di un contadino che
dopo aver sperimentato una situazione di ingiustizia, cerca di trovare una certa giustizia ma
verrà fermato dai potenti che lo uccideranno. Può essere visto come contadino che lotta per la
libertà e contro la povertà.

Analisi religioso

È il mito di Paco come eroe sociale, ma può essere interpretato dal punto di vista religioso. Il
senso della vita che sarà trovare la grazia. Gli avversari sono il zapatero, la Jeronima, i
genitori… da questa prospettiva, Paco è nemico di sé stesso: rema contro la grazia. La giustizia
lo fa allontanarsi dalla grazia.

Nel battesimo questo confronto è già presente: le superstizioni e la religione; secondo Millán,
Paco poteva diventare un nuovo faro per la cristianità, ma la Jeronima e la famiglia vogliono
che sia contadino.

Il cammino contro la fede sarà lungo. Interrompe la relazione con Millán. Anche la moglie è
lontana della chiesa, non ferventi cattolici. Quando Paco si allontana, Millán solo si avvicina a
lui per criticarlo.

Il conflitto diventa massino nel momento i cui Paco fa qualcosa di ulteriore: espropriare le
terre e parlare con Don Valeriano. Nell’aumentare il senso di giustizia sociale, diminuisce il
sentimento religioso. Mosén Millán reagisce in modo inspiegabile, non continua ad avere il
ruolo di padre spirituale, si mette vicino al potere per mantenere lo status quo.

Quando Paco già adulto va trovare Don Valeriano e parla con Mosén Millán, lui reagisce con
immobilismo, non agitando gli animi; la spirazione di Paco si incontra con la grazia: la giustizia
è contraria alla grazia.

Quando alla fine muore Paco, la riflessione di Millán è che la sua fedeltà non è per Paco ma per
Dio (in realtà, per i potenti).

42
La Jeronima è vista come una incarnazione delle forze della natura, addirittura del diavolo. Non
muore ma perderà la ragione di essere. Si oppone alla religione e sarà altro ostacolo ad
eliminare per arrivare alla salvezza dell’anima.

Mosén Millán viene definito come “santo”, se lui è santo, Paco è martire, vittima sin dall’inizio.

Paco muore a Pasqua, quando si celebra la morte di Cristo. Molti aspetti della vita di Paco sono
quelli della vita di Cristo.

Il monaguillo funziona come riferente di Paco piccolo, giovane, riferito nella aspirazione alla
salvezza.

Nel momento del requiem, della messa di riposso eterno, vediamo che l’unico che ne ha
bisogno è Mosén Millán, isolato, condannato, che non trova pace. Così come l’uomo della
caverna morì da solo, Millán lascia Paco da solo e il paese lascia da solo Millán. Ha un aspetto
tragico, nessuno lo salverà di quella colpa. Non è un santo in realtà.

La storia di Paco ha un valore epico, traverso il romanzo, un’aura di racconto remoto anche se
si svolge un anno prima.

Il racconto di Sender contradice la visione del Franchismo sulla chiesa: una crociata contra i
nemici di Dio.

43
29/03/2023

4. Il recupero della memoria storica


4.1. Finale della dittatura
La Spagna si manteneva come una monarchia, poiché Franco aveva designato Juan Carlos
come re. Il 21 novembre del 75 muore Franco, il 26 Juan Carlos diventa re.

Quando arriva, che cosa ci si può aspettare? Diventa una figura fondamentale per passare alla
democrazia, è il periodo chiamato “Transizione”, un passaggio dalla dettatura alla democrazia.

Il primo discorso di Juan Carlos lo segna come re. Fa un appello all’unione: “la monarquía será
fiel guardian…”. Cerca di integrare tutti gli spagnoli traverso la monarchia.

Non ci sono state elezioni dal febbraio del 36.

I protagonisti sono Juan Carlos I de Borbón e Adolfo Suárez. Il re non ha sintonia con Arias
navarro, capo del governo e, sette mesi dopo la morte de Franco, gli chiederà la dimisione,

Viene approvata la Ley di Reforma Politica per smantellare le leggi franchisti e preparare la
strada per celebrare le libere elezioni. A meta del 77, in Pasqua, viene reso legale il PCE, che
era fuori legge dal 39 e vengono convocate le elezioni nel giugno del 77, le prime dal 36 (42
anni senza elezioni).

Vincerà una coalizione chiamata UCD (Union de Centro Democratico) liderata da Adolfo
Suárez. Dopo queste elezioni, vedremo al governo dare una amnistia totale, che riguarda tutti
quelli che sono in carcere, anche per terrorismo. Moltissimi esiliati tornano in Spagna dopo 40
anni.

Si inizia a lavorare per una nuova Costituzione, che verrebbe approvata il 6 dicembre del 78
(festa nazionale). Questa prende come punto di riferimento quella italiana in alcuni principi
fondamentali. Sancisce i diritti fondamentali.

Arriva un momento cruciale per la democrazia: il 23F del 81.

Dopo Adolfo Suárez, viene nominato Leopoldo Calvo-Sotelo come capo del governo. Nel
momento in cui Calvo-Sotelo giurava la costituzione, il parlamento viene preso da alcuni
militari armati. Sono comandati dal comandante Tejero tiene in ostaggio (tiene como rehénes)
tutti i deputati. Era un tentativo di un colpo di stato, erano stati avvisati militari in altri posti
della Spagna per far scoppiare un nuovo regime militare.

Il re, al corrente di questo che stava accadendo, esce in televisione dicendo che da qui non si
passa. Dopo il 23F, si può dire che al Spagna ha passato la prova. La Transizione si è compiuta.

Inizia un momento importane della storia di Spagna.

44
Nel 82 ci sono nove elezioni e per la prima volto vince con maggioria assoluta il PSOE. Vince
per 3 volte di fila. Non deve mettersi d’accordo con altri gruppi. Questa tendenza termina e
iniziano i governi del PP (bipartidismo).

Legge sulla amnistia del 77

Riguarda i prigionieri politici ma non solo: una vasta gamma di prigionieri per tanti motivi
(anche terrorismo). L’obiettivo era una riconciliazione, riparare la relazione con la gente che la
pensava in modo diverso.

Non si poteva dimenticare però che alcuni erano nazionalisti e altri repubblicani. Fu un modo
di salvare questa differenza.

Il patto del silenzio

Accordo tra certi uomini per cui le forze politiche considerarono che non era giusto giudicare. Il
Pacto del silencio o del olvido. Si rinunciava a cercare chi aveva ragione, si voleva iniziare da
zero, congelare il passato per iniziare a costruire una nuova realtà. Non poteva però durare per
sempre, duro per il periodo in cui fu necessario, ma arrivò un momento i cui i figli o nipoti
iniziavano a farsi domande su cosa era successo.

C’era una sorte di necessita di restituire la realtà dei fatti, una sorta di giustizia. Nel 2007, si
approva una legge detta Ley de la memoria histórica.

4.2. Ley de memoria histórica


Viene sancita dal re, chi esplica perché viene approvata. Cerca di chiudere le ferite della Guerra
Civile. Si rivolge a tutti quelli che hanno avuto un danno durante la GC, per motivi di
orientamento sessuale, religione, opinione politica…

Vengono dichiarate illegittime tutte le decisioni dei tribunali franchisti riguardo le opinioni
politiche. Stabiliva anche che bisognava fare sparire monumenti pubblici che celebravano
eventi o personaggi del Franchismo. Si proibiscono gli atti di omaggio nel Valle de los Caídos. Si
prevede anche un indennizzo economico per tutte le persone morte per la democrazia e che
non avevano avuto niente. A chiunque lo chieda, le ammin pubbliche dovevano dare aiuto a
trovare i familiari morti nelle “cunetas”.

Cos’è la memoria storica

In Spagna parla del periodo della GC. Il recupero del Memoria Histórica è un movimento nato
dalla società civile, non dalla legge. Persone individuali hanno costituito un movimento
spontaneo per cercare di scoprire cosa era realmente successo per avere una giustizia sociale.

La storia dei manuali non rappresentava la vera storia, poiché era stata controllata dai vincitori
della GC. Il franchismo stabilì una Commissione della Verità, che ebbe come compito indagare
le attività criminali commesse in Spagna dai repubblicani.

45
C’era una differenza qualitativa e quantitativa tra gli sbagli dei due bandi. La trappola
dell’equivalenza non è giusta, non entrambi i bandi avevano la stessa colpa.

Appare un movimento civile che chiede di sapere come sono andate le cose e stabilire la colpa
dei fatti. Pone alla attenzione della società cosa è la memoria. Nasce il Foro della Memoria.

30/03/2023

5. Il graphic novel

Llegue una hora tarde; entamó il graphic novel

5.1. Il graphic novel


È destinata a un pubblico adulto. È capace di inglobare tradizioni più ampie, narrative mondiali,
cioè, se ne sottolinea la qualità e durevolezza e gli autori di tradizioni culturali diverse
convergono in un unico luogo. Mondiale vuole anche dire che ci sono molte influenze dei paesi
su di altri (tradizione giapponese dei manga nelle graphic novel, tradizione statunitense).

Sicuramente è stato Maus a cambiare la percezione culturale dei fumetti. Gli venne dato il
Pulitzer. È stato tradotto in 35 lingue, ristampato, fatto studiare a scuola. È diviso in due
volumi: Mio padre sanguina storia e E qui sono cominciati i miei guai.

La storia si focalizza sulla vera storia dell’olocausto. Il primo volume fu premiato come miglior
biografia (1987) e lo stesso autore chiese al New York Times di togliere la sua opera dai
bestseller della finzione e metterli nella non finzione.

L’autore usa la metafora del topo per descrivere i ebrei che erano considerati animali da fogna
e lo fa mettendo nelle epigrafe una frase de Hitler: “gli ebrei sono una razza ma non sono
umani”.

In Maus II viene messo in epigrafe un testo in cui viene esplicitato la corrispondenza tra
Topolino e Maus.

5.2. Come funziona un gapchi novel


Ha una doppia codificazione. Elemento verbale ed elemento grafico, elemento linguistico a
elemento non linguistico. (Esistono anche romanzi senza parole)

Non tutti i fumetti sono graphic novel; queste però utilizzano anche didascalie, nuvolette,
vignette…

Seguono però la struttura che si può percorrere come un romanzo. È un sistema multimodale e
simultaneo: con una occhiata posso percepire una pagina intera. Le relazioni spaziali sono più
importanti rispetto alla dimensione temporale della storia: è un fluire generalmente veloce.

È richiesto un’attenzione diversa all’opera. È più vicino a un ipertesto multimediale per quanto
riguarda gli elementi che presenta. Normalmente è composte di 9 cornici rettangolari

46
(pannelli), cioè, la narrazione è multi panello, il cui può essere una striscia (orizzontale o
verticalmente) (será)

È uno spazio intericonico tipico. La pagina è un elemento temporale, indica una sequenza
temporale ed anche spaziale. Rispetto al fumetto, il grpahic novel è meno prevedibile: non
segue sempre una sequenza lineare come quelli dei bambini, a volte hanno una struttura
confusa. Presuppone un’attivazione nel lettore e una ricerca dietro alla pagina.

È stato detto che insieme ai videogame, il graphic novel ha unito a sé tutti i generi della
comunicazione. Il fumetto e il cinema nacquero allo stesso tempo, sono due arti molto
moderne e che hanno rapporti significativi. Facilmente si passa de disegno, al disegno animato
e al cinema. Molti graphic novel vengo adattate al cinema.

È una narrazione lunga ed auto conclusa.

03/04/2023

Possono esserci altri tipi di storie oltre alle solite storie, ci sono i reportage di viaggio,
reportage giornalistici. Sono un veicolo di storia nazionale, impegno civile, movimenti,
fenomeni…

Ci sono dei graphic novel proprio storiche, che spesso diventano ricorsi didattici.

Il romanzo grafico può competere con il romanzo trasfinzionale. Jimmy Corrand è l’unico
graphic novel che ha vinto SABE DIOS QUE premio che solo danno a romanzi. Possono aspirare
all’altezza del romanzo, strutturalmente e profondamente.

5.6. Il graphic novel in Spagna


Tutto vien dalla legge del 2007. Questa legge è la fine de un percorso iniziato nel 2000: cerca di
ricuperare la verità storica.

Gli anni precedenti alla GC sono stati un periodo di grande fermento del fumetto. È sempre
stato usato come mezzo id propaganda. Con la GC e i primi anni di dirittura, è diventato un
ricorso di propaganda nazionalista. Vengono creati de settimanali per l’infanzia (Flecha y
Pelayos) che hanno come funzione l’indottrinamento dei più piccoli sui nuovi valori del regime.

Chicos invece fu un fumetto che cerco di fare solo propaganda ampliando la parte più ?

Negli anni 40, riesce a entrare qualche critica velata al totalitarismo. Nasce Carpanta, che
nasconde delle strisce in una rivista che diventa poco a poco una storia a parte.

Il protagonista è un vagabondo che vive sotto un ponte. Nascondeva una critica a la miseria in
cui vivevano tanti spagnoli.

47
Si scopre quindi che il regime non capiva l’ironia, quindi il fumetto poteva essere una forma di
passare i messaggi contrari. Non solo i bambini leggevano i fumetti, ma iniziarono a essere
indirizzati a un pubblico più adulto: dentro di una faccia di intrattenimento con personaggi
caricatureschi, avevano modo di prendere coscienza di una serie di questioni critiche della
società spagnola.

Dopo la morte di Franco, quando no c’è più la censura, molto creatori decidono di usare
esplicitamene questo mezzo per fare una riflessione su quello che era accaduto.

Uno dei compiti della letteratura è di aiutare la storia, di colmare la storiografia ufficiale. Alcuni
aspetti erano in ombra per la storiografia spagnola (genocidio, eccecazioni in massa…), quindi
la letteratura può essere una buona maniera di vederlo.

Gli autori di comics presero questo impegno di investigare anche delle questioni del
Franchismo che la storia ufficiale aveva lasciato in ombra perché era impegnata con gli aspetti
più salienti (censura, repressione, fucilazione…). C’era bisogno però di uno sguardo meno
ufficiale su aspetti che ancora non erano stati indagati e che si potessero avvicinare un
pubblico più giovane, affinché prendesse coscienza di storie sconosciute.

Tutti i lettori che hanno letto dopo la morte di Franco, nessuno ha sperimentato quello che è
successo, è un racconto costrutto con quello che è successo.

Carlos Jiménez

C’è una parte di novela grafica che sceglie di raccontare storie meno raccontate dalla
storiografia ufficiale. Uno dei migliori è Carlos Jiménez: è convinto che quando si ricostruiscono
delle questioni storiche si può anche non riscostruire una linea cronologica degli eventi, ma
quella delle persone.

Lui afferma che non è storiatore, solo vuole contare quello che è la guerra. Lo racconta sulla
perspettiva di chi la vive.

Tra le sue opere più famose:

- Malos tiempos (36-39): si pubblica nel 2008, è l’insieme di quattro volumi disegnati tra
2007-2008.
Racconta la stori di una famiglia a Madrid furante gli anni dell’assedio. Sono venti
molto violenti che hanno la pretesa di raccontare la situazione di una citta assediata
per 3 anni.
Jimenez dice che non è imparziale. Mostra l’aspetto meno conosciuto della guerra,
sceglie di non menzionare figure storiche specifiche ma dimettersi dal punto di vista
delle persone normali.
Tutti i protagonisti saranno sconfitti. Il punto di vista privilegiato è quello di un
bambino.

- Paracuellos: viene pubblicato nel 2007, è la raccolta di 6 volumi pubblicati dalla fine
degli 70 agli inizi degli 90.

48
È la storia di bambini che si svolge in un orfanatrofio (Hogares de Auxilio Social). Hanno
teste sproporzionate, corpi emaciati (escuálidos) perché mangiano pochissimo. Sono
immagini molto forti.

Jorge García

Un altro aspetto indagato dalla novela grafica pe quello di Jorge Garcia en Cuerda de presas.

11 episodi all’interno di un volume che ha per protagonista le donne in carcere durante il


franchismo. Sono donne molto diverse accomunate per la condizione di essere donne
repubblicane nel franchismo.

Va dal 36 al 42 e sono madri, miliziani, donne o madri in carcere, donne condannate a morte.

Sono disegni in bianco e nero, figure molto stilizzate, non si distinguono le identità dei
personaggi, il destino era lo stesso senza importare chi fossero.

Tratta di temi come la violenza femminile, l’omosessualità femminile in carcere, il legame di


sorellanze che sorge tra le detenute. Ha l’obiettivo di riscattare dalla storia un gruppo di donne
che furono dimenticate dalla grande Storia. Non compaiono quasi uomini, e quando appaiono
sono sempre cattivi.

Un altro testo è El hijo (2009) che racconta la storia di un pugile confessionista che diventa
vittima della guerra. Era del blocco repubblicano, la madre è demenze e non riesce a tornare a
casa quindi il figlio va cercarla. Lei è confusa, non ricorda gli eventi, come metafora del popolo
che deve andare nella ricerca della verità.

Parte della opera e ambientata en un manicomio. Doveva servire di ----- al lettore le zone
marginali perché si scopre che ci sono persone per diversi motivi: omosessuali per
elettroshock, malati mentali…

Un metodo di tortura fu internarli forzatamente nei manicomi. Non se ne poteva uscire, si


dava a donne, avversari politici, contrari al regime…

Graphic novel su fatti reali

Ci sono dei fumetti dove la GC riproducono ricordi di persone esistite, non sono personaggi di
fantasia. A partire della realtà, l’autore le trasforma in vicende grafie: crea delle biografie di
questi personaggi. Sono romanzi in cui troviamo personaggi reali, storici.

Un largo sIlencio de Miguel Gallardo ricostruisce la storia di suo padre, la biografia. È un


omaggio del figlio al padre quando il padre gli racconta le sue vicende. Questo tipo di
narrazioni sono una mescolanza di fiction e realtà storica, una parte di creatività sulla realtà.
Non c’è solo la storia del padre, il figlio a volte racconta il suo punto di vista.

Si percorre dal 1909 agli anni 40, fermandosi più sulla vita del padre nella GC. Vengono portati
due punti di vista: chi l’ha vissuto in prima mano e chi solo l’ha sentito. Non sono memorie di
prima mano ma confluiscono due puti di vista diversi.

49
C’è una forte componente che pretende di essere fede e dopo ce la rielaborazione che il figlio
ne fa.

Un medico novato ricostruisce la storia di un medico che fu un carcere per le sue simpatie per i
repubblicani e lo stesso disegnatore dice che ispirato nelle memorie del medico Pablo Uriel,
cioè “basada en hechos reales”.

C’è tutto un’appendice che è lì per dire che la storia e reale. Vuole fornire una vera credibilità
nel lettore, con l’intenzione di avvicinarsi di più alla verità. Si cerca di corroborare questa
versione che non è univoca.

Ci sono una serie di altri romanzi nei quali la memoria della GC viene riprodotta in forma
grafica attraverso una manipolazione della storia dallo scrittore perché se vuole dare una
visione del passato dal punto di vista di chi la narra.

El arte de volar (2009): la storia è basata in un fatto reale, il suicidio del padre dell’autore (non
del disegnatore). Il padre si butta nel 2001 dal quarto piano di un ospizio. A partire di questo
fatto, ricostruisce la storia di suo padre, una storia che attraversa tutta la storia della Spagna
fino al 2001.

Nel prologo, il narratore della storia afferma che la finalità è ricontare la storia del padre dal
suo punto di vista e costruito in forma circolare. Inizia e finisce con la decisione di buttarsi della
finestra.

Il padre è anziano, deluso, traumatizzato e rappresenta un uomo che ha dovuto vivere come
sconfitto tutta la sua vita. Ha dovuto vivere una condizione di oppressione.

Il figlio mostra la decisione del padre come il primo atto di ribellione, che pero arriva in un
momento quando l’oppressione dei ricordi accumulati è cosi insostenibile che la morte diventa
l’unica forma di trovare la libertà.

Da una parte, c’è il racconto del padre che racconta la sua vita e dall’altra un figlio che deve
raccontare la storia del padre.

Il protagonista non è una persona storicamente importante, ma esistita. La esperienza


individuale può dare un po’ di luce sulla Storia.

Arrugas, di Paco Roca, è un romanzo sull’Alzheimer, sul ricordo. L’autore anche è famoso per
El invierno del dibujante, che parla della censura dei fumetti.

Los surcos del azar è l’opera più importante che ha di recupero della memoria. È la storia di un
soldato repubblicano che va in esilio in Nordafrica dopo la guerra. Si unisce a un gruppo di
excombattenti repubblicani che aiuta i francesi a luttare contro i tedeschi. È la storia dei
spagnoli che vanno in Francia e finiscono in campi di concentramento. Solo potevano uscirne
arruolandosi nell’esercito francese o internazionale.

50
Non viene raccontata solo la storia cronologica, inizia dal presente (2013) quando un
adolescente voleva fare una ricerca su una brigata che ha aiutato a sconfiggere i tedeschi,
racconta la storia dal su punto di vista. Ha una ambientazione militare, è un omaggio agli eroi
sconosciuti

Nel 2004 uscii El faro: pur essendo una storia dove non si vede la guerra, vediamo un militare
repubblicano che scappa dai franchisti e va in un faro. Viene accolto di un anziano e convivono
in un luogo fuori dal tempo e lo spazio. In questo luogo lontano dagli momenti satirici, si
raccontano le sue storie. Il ragazzo ricupera il desiderio di vivere.

Negli ultimi anni, le storie stano diventando un mezzo per diventare storie familiari, individuali.
Molte sono incentrate sulle donne.

El ala rota, incentrata su una donna; Estamos todas bien, su delle anziane sopravvissute alla GC
e al franchismo, anziane che hanno un tesoro di storie dietro.

Una mujer, un voto, è la storia di come si arriva al primer voto delle donne.

Altri tipi di narraioni: Jamás tendré 20 años y Sola

5.7. XXI secolo


Negli ultimi 20 anni c’è stato un boom. Il comic e stato utilizzare per dare voce alle singole
persone. C’è stata una crescita esponenziale, si sono creati dei premi specifici per questi
prodotti.

Nel 2000 è nata la Medalla de oro per le belle arti.

Nel 2007 viene creato il Premio Nacional de Cómic, a cui concorrono opere di questo tipo.
Questo ha contribuito al successo mediatico di queste opere. Alcune delle opere più famose
sono state inizialmente pubblicate in Francia, dove c’è una tradizione più lunga di novela
grafica. Si pubblicano prima in Francia: Arrugas lo acquista dall’editore francese e lo traduce;
Paracuellos vince un premio en Francia e poi l’editore decide di unirlo in un unico volume per
pubblicarlo in Spagna, dove ebbe un gran successo.

Oggigiorno, c’è una quantità enorme di opere dedicate alla GC.

Altro esempio è La balada del norte, ambientato nella Revolución d’Ochobre del 34.

In una recente analisi di alcune opere di arte del comic, un autore spagnolo analizza questi tre
opere di 3 culture diverse (Maus, Paracuellos y Persepolis). Dice che il fumetto è eccellente per
far vedere queste vicende (sorse in 3 culture diverse su un stesso argomento).

Quando si deve affrontare un tabù, il fumetto ha un valore aggiunto: dove non arrivano le
parole, arriva l’immagine.

Tutte e tre opere sono tutte in prima persona da un personaggio che è a contempo con lui che
sta scrivendo l’opera.

51
Tutti utilizzano il concetto di postmemoria: è la relazione che le generazioni successive hanno
rispetto a un trauma che riguarda chi è venuto prima. Quelle successive rielaborano le vicende
della generazione prima.

52
05/04/2023

6. Cosas Nuestras
È la conversazione tra una nipote e una nonna che salta una generazione (madre). Scopriranno
che non sono così distanti e ognuna rivelerà all’altra la propria storia.

6.1. Ilu Ros


La autrice, Resurreción Ilu Ros, nasce a Murcia nel 1985. In un’intervista dice che ha voluto
rendere omaggio a la generazione di sua nonna, il suo passato. Solo vedeva la nonna i
finesettimana. È una donna che nasce all’inizio del Franchismo, per cui vive tutta la sua vita
sotto la dittatura. Dovrà emigrare con la famiglia.

Ilu ros fa un paragone con la sua famiglia: è dovuta emigrare a Londra dov’è vissuta 8-9 anni.

Quando scrive l’opera, la donna era morta da 9 anni, la conversazione che hanno non è reale.

Vengono poste figure femminili che furono modello delle generazioni precedenti. Ilu Ros pone
i suoi modelli die riferimento.

Ilu ros non ha una grande biografia né bibliografia, ma ha qualche altra opera: la pima opera
grafica è Cosas Nuestras, molto bene accettata dalla critica. Viene nominata”Murciana del
año”.

Oltre a questa, pubblica nel 2021 una apprezzatissima biografia de Lorca. Questa idea le è stata
suggerita dalla casa editrice. Lo fa con grande timore poiché è il poeta più importante del 900.

L’anno scorso decide di portare un fumetto la trilogia rural de Lorca, tre opere teatrali: Bodas
de sangre, Yerma, La casa de Bernarda Alba. Tutti i disegni sono accompagnati di lunghe scene
disegnate come una descrizione del paesaggio. Ha anche pagine con solo lettera.

Lei avrebbe dovuto documentare le fonti ed essere rigorosa e fedele, ma in Cosas Nuestras
non è proprio così. In Federico, invece, sì.

Cosas nuestras è difficile di classificare: appartiene alla novela grafica, ma anche una
enciclopedia del 900 che mescola i giornali, i social media, la musica, il fumetto… secondo la
critica, è più di un “relato ilustrado”.

Parte da una conversazione tra due donne di due generazioni. Di volta in volta, attraversa la
storia recente, la musica, il femminismo…

Dove andremo a finire!: ¡dónde vamos a acabar!

È un tentativo di ricreare un interrogo rotto dalla vita (la nonna è morta). La nonna si prende
cura della casa e i figli, ma ha delle idee precise sulla vita e sé stessa.

53
Il titolo fa riferimento alla relazione intima tra le due: è un rapporto tra le due che esclude la
generazione intermedia. Anche allude a una sorta di “sororidad” (nun esiste in italiano), un
“empoderamiento” (nun se traduz en italiano).

6.2. Personaggi reali importanti


Concha Piquer

Parlano di musica, la nonna le chiede dov’è dormita la notte prima. Lei dice che è andata ad un
concerto di Rosalia (punxo musica).

Concha Piquer piace alla nonna, le piacciono altre ed inizia a snocciolarne tante. La nipote
conosce una delle canzoni. Parlano di lei e introduce la figura di questa donna trasgressore,
della sua storia. Ha due elementi contrastanti: il “mantón” tipico della tradizione andalusa e il
“vestido de lunares” e la sigaretta, un elemento riservato agli uomini in pubblico.

De bambina se ne parte de Valencia dalla madre, portata dalla barca perché la madre faceva la
sarta e lei cantava bene. Solo parla valenziano, ma impara l’inglese e inizia a cantare in
Broadway (epoca della mafia italo-americana). Canta una canzone in spagnolo che piacerà
tantissimo. A poco a poco diventa sempre più famosa, ha un figlio che affida alla madre che se
lo porta a Valenzia (poi morirà in Spagna). Farà tournée a Cuba e in tutta l’America fino a
quando rientrerà in Spagna, poco prima della GC. Avrà degli amori sia dello spettacolo sia dello
sport.

Torna in Spagna ricca e famosa, con machina nuova, come una diva. Arriva Valenzia e dopo si
trasferisce a Madrid durante la dittatura di Primo de Rivera. Inizia a lavorare a teatro ed è lì
dove Lorca se ne innamora: tende di contattarla.

Lei canterà anche a Barcellona, avrà problemi con la Chiesa per una rappresentazione di una
madonna.

Nel 1927 si strenna il primo suo film come protagonista. Si considera il primo film sonoro e
Concha Piquer la prima artista a cantare in un film sonoro (anche l’inventore lo certifica).

A Madrid c’è la Residencia de Estudiantes: un palazzo dove passano le menti più fecondi del
900 (nazionali e stranieri). Lorca continuava ad elogiare la sua arte. Lorca si nutre della cultura
popolare e trova in lei l’interprete migliore, veniva accusato di essere troppo andaluso da Dalí
e Buñuel. Avrà una tappa surrealista a New York.

Riesce finalmente a conoscerla di persona ma in un modo particolare: quando lei finisce una
rappresentazione a teatro e va via, lui sale sul palco e inizia a cantar una canzone. Lei lo sente e
si blocca, va sulla scena e lui le bacia i piedi. Va via vergognato e lascia una lettera per lei, dove
di disse che qualche giorno scriverà canzoni per lei.

Subito dopo va a New York a studiare con una borsa. Contemporaneamente, Dalì e Buñuel
faranno un film contro Lorca (Un chien andalou).

54
Arriva la Repubblica e lei continua con il teatro.

Scopia la GC e Concha Piquer e il suo amante se trovano a Sevilla, sotto il controllo dei
nazionalisti mentre la madre è a Madrid. Lei si rende conto di essere in cinta e non sposata in
zona non repubblicana. Aveva già perso due figli (uno in Spagna e altro a new york), nati tutti di
passioni. La terza opportunità è vissuta con grande paura.

Mentre è nel bando nazionalista, cerca di organizzare spettacoli per le troppe. Le viene
concesso farlo a Siviglia, nel frattempo sua madre more ed anche Lorca.

Durante il Franchismo, lei sarà sempre una attrice molto amata, ma resisterà tutto il possibile
al regime franchista. Il suo torero ammanto sarà il suo agente. Fara spettacoli in Spagna e
Sudamerica.

Era obbligatorio fare il saluto a Franco prima di tutto spettacolo, ma Concha Piquer si rivelò e
non lo faceva. Per esempi, a Donosti, suonò la trompa (indicava che stava per partire un
discorso dei Franco) e tutto il mondo si alzò e fece il saluto romano. Mentre suonava Franco lei
continua a cantare, come opposizione. Da questi momenti, iniziano i problemi con la censura.

Tuttavia, siccome era una famosa del franchismo, si diceva che fosse una protetta del regime
franchista. È focco di attenzione di persone importanti del regime. Nel 44 fece un tour
americano, ma le negano l’ingresso in Messico perché pensavano che fosse amante del
cognato di franco.

Lei rifiuta una onorificenza concessa da franco, El lazo de Isabel la Catolica, diventando
Ilustrisima. Lo rifiutò perché una sua rivale l’aveva prima e lei non voleva essere “la
secundona”.

Negli 50 è la più ascoltata da tutte le radio. È il momento in cui franco consolida il regime.

Nel 58 viene inaugurato il Valle de los Caídos e per la prima volta Concha Piquer ha un
abbassamento di voce in un concerto. Dopo questo, decise di smettere di cantare. Sospese
definitivamente la sua carriera.

È idolo della nonna di Ilu Ros, un modello femminile sovversivo, di grande libertà. El ABC, nel
33, rappresenta a delle donne votando, anno in cui Concha Piquer canta una canzone dive dice
che vuol essere donna e amare liberamente.

Juanita reina

Altra donna che piace alla donna fu Juanita Reina.

Rappresenta un tipo di donna molto diversa. Ilu ros racconta la sua storia.

55
Una artista famosa che balla e canta, una attrice che gira in tanti film che si sposa a 39 anni,
tardi per quell’epoca, con il gran amore della sua vita, Federico Casado, el caracolillo. Lo sposa
cosi tari perché il padre non accettava questa relazione, solo accedette quando la vide
disperata.

Antonio Márquez è l’amore di Concha Piquer, anche se era sposato e aveva un figlio. Concha
era l’amante, “la otra”; pur essendo l’altra, svolsero il loro amore sempre.

Juanita reincarnava a una donna tradizionale, devota e obbediente al modello di donna


franchista della spossa. A lei concede Franco il lazo di Isabel la Catolica prima di a Concha.

Concha non venne mai punita per queste prese di posizione contro il regime. Decide nel 58 dia
abbandonare le scene.

Terminato questo argomento, tornano a chiacchierare donna e nipote. Non ci sono ballons,
solo l’alternanza di colori e immagini. Vediamo alla nonna in cucina.

Corín Tellado è un elemento importante di riferimento. Fu molto prolifica, più di 5000 romanzi
tradotti in 17 lingue. Scriveva romanzi di avventura e amore, letteratura rossa, e serviva di
educazione sentimentale delle ragazze. Fu la scrittrice più letta dopo Cervantes in spagnolo.

13/04/2023

Nun tuvi

17/04/2023

Lola Flores y Nathy Peluso


Hai más pero nun tuvi

È referente della nonna.

Relaziona l’anno di morte di Lola Flores con l’anno di nascita di Nathy Peluso. Nathy aveva
detto di Lola Flores, “La Gran Diva”. Non hanno a che fare, ma sono icone della tradizione
spagnola.

Ha un uso particolare della lingua, un co-swicht tra inglese e spagnolo. È una persona che da
piccola era molta critica dal professore di educazione fisica perché era redondeta, e dopo
quando ebbe successo disse: “la chochona es famosa (?)”.

56
Iu Ros dice che franco viete l’uso di termini stranieri, la tradizione autoctona era sufficiente.
Questo si stende a livello culturale anche: prodotti nazionali e ostacolare prodotti stranieri.

Arriva il primo gran gruppo internazionale, i Beatles. Vogliono visitare la Spagna anche se
vengono pagati molto meno di quanto cabravano. Quando scendono dall’aereo, portano il
tipico cappello di torero. Fu un momento di apertura (anni del turismo).

Rocío Jurado

Se declaró feminista y proaborto en una época en la que estaba prohibido. Nunca tuvo miedo
de decir lo que pensaba.

Daqué más habrá.

La storia del femminismo ha un lungo percorso in Spagna: femminismo bianco, femminismo


rosso…Un certo anno, la Spagna non sapeva chi inviare al Congresso femminista di Ginevra a
causa della gran quantità di opinioni femministi.

19/04/2023

La nonna è nata nell’agosto del 36 e dopo viene introdotta una canzone di Concha Piquer (Ojos
verdes). È scritta da due scrittori di canzoni (Rafael de León y Salvador Valverde) e Manuel
López Quiroga.

Castigo: “la pelona”, cortar el pelo a cero

24/04/2023

Nun tuvi, vieno Isabel

57
26/04/2023

6.3. Situazione della donna


Patronato de protección a la mujer

Posto dove se inviavano le ragazze deviate

1939: l leggi sulla prostituzione divennero molto più flessibile benché Spagna fosse uno stato
cattolico. Per il franchismo, avere la valvola di scapo della prostituzione era molto importante
per rilassare gli uomini. Nel 41, si stabilisce la liberalizzazione della prostituzione.

Esiste dunque la figura della donna cattolica perfetta e la figura della prostituta perché esiste
una necessità (un mercato). Alcune di loro, anche se esercitano un lavoro legale, finiranno nel
patronato se qualcuno le denuncia.

Nel 56, una nuova legge la proibirà, essendo legale per 15 anni. Diventa illegale perché la
dittatura cede alle esigenze chiesa cattolica che volveva almeno una proibizione tacita (ma non
completa). Quando viene approvata la legge, la donna prostituta diventa fuori della morale
cattolica e può finire nel patronato ugualmente essendo considerata una persona deviata.

La donna perfetta

Per il franchismo c’erano due opzioni per le donne: santa o puta

La Santa è rappresentata dalle madri e le spose.

Le madri hanno una figura di riferimento, la Mater Dolorosa, la Madonna. Una madre dedicata
al sacrificio, all’abnegazione. Soffrire per la famiglia e i figli è la norma. È stata una figura
importante perché aveva come funzione fare figli della patria, forti ed educati in certi valori.
Addirittura, franco gli inviava un apposito premio.

La vocazione materna è vista come un modo per realizzare l’opera divina, ma sempre nel
dolore, deve soffrire, sacrificarsi.

C’erano delle regole anche per come dovevano vestire queste donne:

- La faja (guaina contenitiva ¿?), un vestito fastidioso estremamente caldo che non si
poteva togliere nemmeno in estate. Nelle spiagge e piscine neanche, dovevano
indossare un costume faja.
- I pantaloni erano vestiti che la II Repubblica aveva popolarizzato per tutto (sport,
guidare…). Le donne non potevano indossarli. La polemica dell’uso dei pantaloni
rimase per tutto il franchismo.
- Non potevano neanche fummare. Si diceva che i pantaloni e il tabacco togliessero la
femminilità delle donne.
- I capelli solti, non trattenuti in un “moño”, non erano ben visti. Dovevano essere
raccolti in vita pubblica e solo solti nella vita privata.
- Le sopracciglia non potevano essere neanche corte.

58
Il romanzo finisce con un riassunto di Ilu Ros: riassume in 10 riquadri (pannels) la traiettoria
della nonna (i figli, il primo lavoro, la messa, i gusti, la saggezza popolare…).

Ultima canción de Concha Piquer: “Y sin embargo te quiero”.

Ricordo della II Repubblica

Si parla di Lorca in vari punti, accennato come un fan di Concha Piquer e dopo con la sua morte
nella poesia di Machado. Anche di Miguel de Molina, che venne denunciato come omosessuale
e debbi andare in esilio.

Si parla anche di Salvador de León y Miguel (¿) Valverde.

Si parla della contrapposizione di Concha Piquer alle regole del franchismo. Non si parla
esplicitamente di Franco, ma attraverso i suoi oppositori.

Si mostra una prima pagina dell’ABC dove si vede le donne votare.

59
7. L’infanzia nel Franchismo
Va a collegarsi a due fenomeni contemporanei: bambini rubati del franchismo e le donne.

È una delle tante tematiche su cui gli storici non si sono occupati. Il tema dell’infanzia è uno dei
meno conosciuti, sono la fascia più invisibile della storia. Non hanno avuto importanza da parte
dagli storici. I primi lavori sull’innanzi vennero da persone che furono bambini nella guerra.

Alcune famiglie repubblicane, per metter a salvo i bambini, spedirono i figli nella Russia o in
Messico. Hanno avuto un destino poco noto, poco conosciuto.

Si è creata una storia dei bambini delle donne in carcere. Parliamo di figli dei nemici di Franco,
di repubblicani.

Con la espressione di “niños perdidos del Franquismo” si fa riferimento tutti i fligli separati per
forza dalle madri e affidati in adozione a famiglie franchisti o a istituzioni religiosi o orfanatrofi.
Furono bambini segnati sin dall’inizio di un colpo forte: esecuzione dei genitori, l’esilio, il
carcere…

7.1. El Auxilio Social


L’Auxilio Social franchista è l’istituzione ideale per vedere com’era la situazione dei bambini del
franchismo.

Nasce già durante la guerra civile. Viene dal desiderio di imitare un’istituzione tedesca (nome
en aleman) che nasce all’inizio come mensa per dare di magiare ai bambini. Però, divenne
sempre più grande e si aprì ad altri ambiti.

Pilar Primo de Rivera vede in questo progetto similitudini alla Sección Femenina. Era la forma
secondo la quale lo stato poteva aiutare l’infanzia senza la beneficenza. Aveva lo scopo di
controllare la patria per creare una nuova Spagna. Lo stato allontana la chiesa dagli orfani e
l’infanzia e lo invoca per sé. Inizialmente viene gestito da personale laico formato
appositamente per educare i bambini. Questo fu dal 37 al 39.

Con la vittoria di Franco, non si poteva avere la chiesa ai margini, voleva avere dei posti
importanti. Torna la presenza religiosa nell’Auxilio Social, che diventa una forma di carità
cristiana.

Per avere una patria forte, bisognava una “razza” forte (12 octubre, dia della razza, inizio
dell’impero spagnolo) e bambini forti. Questi bambini sono più manipolabili, allora bisognava
agire sull’educazione.

I bambini dell’Auxilio Social hanno passato tutta o gran parte della sua vita dietro lo stato
franchista. All’inizio del franchismo, è il progetto stella: si diffonde per tutta la Spagna e diventa
un’istituzione permanente. Grazie alla propaganda franchista, questi luoghi diventarono la
massima (de lo que taba más orgullosu franco) di Franco, che li fa crescere sani e buoni,
addirittura i figli dei contrari (ovviamente la maggior parte erano figli di repubblicani).

60
Il BOE diceva che non c’era distinzione nell’accoglienza rispetto a di chi erano figli. Traverso la
propaganda, si creava un’immagine benigna di un regime che era disponibile a rieducare i figli
con il pane bianco (molto costoso).

Per questi orfanotrofi passano migliaia di bambini. Non si sa ancore né il numero né l’origine
né la situazione. Nono esistono documenti senno le vicende di chi ci ha lavorato e ci è vissuto.
Tutte le notizie vengo dai “hijos del auxilio social”.

Tra il 2001 e il 2004, Carlos Jimenez, autor de Paracuellos, lasciò sulla sua pagina web la
possibilità di lasciare le vicende di chi avesse vissuto esperienze simili. Fu il primo documento
storico che parlò di questo argomento, prima del 97 nessuno sapeva dell’esistenza di questo
fenomeno.

I ricordi possono non essere affidabile, sono una rielaborazione della memoria, è una lettura
che si fa dal presente e basandosi esclusivamente su storie orali (non ci sono fonti scritte).
Tuttavia, ci sono tante concorrenze che fa sì che le storie siano affidabili.

Traverso questi racconti sappiamo la gerarchia di potere, chi pulisse, le figure religiose, la
situazione di vita. Si ha visto che, anche se erano in tempi e posti molto diversi, le vicende sono
abbastanza coincidenti.

Gli storici definisco questi bambini come vittime: hanno subito un danno per la guerra e la
dittatura. Tutti raccontano la storia dalla parte delle vittime. Queste testimonianze non
smentiscono questo.

Il lavoro si è incentrato su due aspetti: come sono arrivati e come si viveva.

Come sono arrivati

Entrano a causa dell’impossibilità delle famiglie per crescerli. C’erano tante ragioni: il capo di
famigli era stato ucciso o in esilio, la terribile miseria a causa della autarchia, la mancanza di un
elemento maschile (capofamiglia) (anche per i nazionalisti), l’impossibilità di far crescere i
figli…

La maggior parte venivano di famiglie apertamente repubblicane.

27/04/2023

Nun tuvi

03/05/2023

7.2. I bambini rubati


I bambini rubati sono di due tipi:

- Bambini rubati per bambini ideologici nel franchismo: il commercio di bambini era
compiuto dal personale medico o religioso.

61
- Bambini rubati durante franchismo e democrazia: prosegue dopo la fine della
dittatura, la questione ideologica sparisce però rimane quella economica.
Non chiamò mai attenzione della stampa né dalla legge (Pacto del silenzio), quindi
prosegue per tutti gli anni Novanta.

La presa di coscienza è molto recente e avviene in modo spontaneo dalle autorità, dalle madri,
dalle nonne… tutto è reso più difficile a causa della legge sull’iscrizione dei bambini
nell’anagrafe e il cambiamento di nomi.

Con la legge della memoria storica del 2007, la situazione cambia. Aiuta associazioni non solo
de vittime della guerra. Non viene però menzionata la menzione del furto di bambini. Solo nel
2008 escono casi di “niños robados”, grazie a una coppia che decide di fare dissotterrar suo
figlio e fargli la prova del DNA, per scoprire che non era suo.
Con la denuncia dei genitori, iniziano ad apparire altre famiglie con la stessa storia.
Si crea una banca di DNA per i bambini scomparsi.

La persona più famosa in questo ambito è Baltasar Garzón. Nel 2008 creò un’indagine contro
Franco e gli attribuì lo sterminio di 11.500 persone (quelle che se potevano provare).
Questo portò a la nascita di prodotti culturali: serie, film, romanzi, opere teatrali…

Arriviamo a chiudere il cerchio su alcune realità del franchismo meno note, anche dei meno
tutelati degli sconfitti: la donna e l’infanzia.

62
8. Paracuellos
Costituisce il Maus spagnolo.

Racconta i fatti traumatici della guerra e del dopoguerra. Sono fumetti bassati sull’esperienza
diretta dell’autore, Carlos Jiménez.

Carlos Jimenez nasce nel 41 e ai 5 anni venne messo nel Auxilio Social fino ai 14 anni. In
Paracuellos racconta la sua storia nell’orfanatrofio.

Piu avanti, decide di diventare cronista dei fatti che conosci.

Racconta la situazione di costante umiliazione e degrado che è riflesso di una situazione che
succedeva fuori dalle mura dell’orfanatrofio. La situazione non era molto diversa alla vita in
carcere neanche nelle strade.

Carlos Jimenez senza dirlo, stabilisce una relazione tra i bambini e tutti gli spagnoli.

Ci sono bambini che hanno tagli di capelli brutti, colpi, ferite a causa di maltrattamenti… allo
stesso tempo, però, fa ridere, sono strisce comiche.

I carnefici sono identificati con donne, che sono quelle che si prendono cura di loro. Si vede
come le donne si ridevano dei bambini, con crudeltà non necessaria.

I bambini dentro del Hogar imparano le lezioni per non morire fuori da quelle mura, come non
opporsi al potere.

L’emblema del Auxilio Social è un braccio forte con una freccia (del yugo y las flechas) che
uccide un’idra, come uno dei nemici del Franchismo.

8.1. introduzione
Carlos Jimenez dice che forse Paracuellos non è il miglior nome, ma è il nome del posto dove
era lui. La storia è vera, tutto è successo realmente. Fuori di questi posti, la Spagna era così
brutta come dentro.

Aggiunge che per disegnare questa opera, si è servito della memoria, di ricordi che aveva
(lettere, carte) e di documenti che gli sono stati dati da amici. La parte più importane fu le
storie che la gente raccontò nella sua pagina.

Nei 40 e 50 era normale che i maestri maltrattassero i bambini, i padroni staffeggiassero i


lavoratori, i padri picchiassero i figli e le mogli. I giochi dei bambini erano anche molto violenti.

Chiude l’introduzione dicendo qual era il motivo di scrittura: “podía, quería y debía contarlo”. È
un dovere etico pe sé e gli altri.

Paracuellos viene considerato il capolavoro di Carlos Jimenez e una delle più importanti opere
a livello internazionale.

63
8.2. La storia
Garcia García è il personaggio con cui si identifica Carlos Jimenez.

Sull’atenti: formar (mil)

Pantegana: aguarón

Pidocchio: pioyu

Rospo: sapu

Gli adulti sono solitamente donne anziane, che vengono caratterizzate con facce cattive,
rugose, arrabbiate, espressioni acide…

I bambini son timorosi, con grandi occhi, molto magri…

La situazione era brutale: siesta nel patio de banderas al sole in estate, punizioni fisiche… i
bambini sono obbligati a prendersi a schiaffi tra di loro, vengono picchiati dagli adulti…

Barrio

Oltre a Paracuellos, Jimenez inizia in 19??? a pubblicare Barrio, vignette che continuano
Paracuellos: il fratello maggiore di un bambino va cercarlo e lo porta con sé a casa. Carlos nel
54 torna a vivere a casa.

È un ritratto della storia silenziosa del paese. È la stira di un ragazzino per le strade di un
quartiere povero di Madrid.

García García fa commissioni in una officina dove lavora anche Bernardo, chi diventerà una
sorta di guida per García García, addirittura gli prestava libri. Bernardo e la sua fidanzata
collaborano a una rivista clandestina marxista. Avevano stato in prigione ma lui è uscito perché
non aveva antecedenti.

Un giorno che doveva portare i libri a Bernardo, la polizia li fermano e li portano in


commissariato per fare un interrogatorio a Bernardo. García Garíia capisce che stano per
vivere una situazione di pericolo. Dopo un po’ di ore, lasciano libero il bambino e lui chiede i
libri, però solo ne riceve uno poco importante (gli tolgono Dostoevskij, Tolstoj… autori russi).

______________________________________________________

Negli orfanatrofi i valori famigliari venivano cancellati per mettergli i valori franchisti. Tanti
repudiarono la famiglia e chiesero di andare con famiglie franchiste.

Quando venero creati i Hogar, vennero create figure religiose per prendersene cura. I bambini
vennero costretti a battezzassi, fare la comunione… Nel 1940, vengono battezzati circa 25.000
bambini.

L’istituzione mette in pratica la propaganda del regime che progetta una versione molto buona
dei Hogares.

64
Paracuellos assomiglia i campi di concentramento nazisti. La scelta di Jimenez è disegnare una
realtà che ricordi molto di vicino la realtà.

I capitoli iniziano con un titolo, una data e il ritratto fisico delle mura.

Il muro è l’elemento che separa l’interno e l’esterno. Mai si rappresenta l’esteriore e nessun
estraneo entra quasi mai. Sono posti lontani dai nuclei di popolazione, isolati, da cui i bambini
solo possono uscire salvo a Natale (non tutti). Dentro solo ci sono bambini e anziane. Non si
racconta niente dell’esteriore, solo vediamo i personaggi parlare di cosa faranno quando
usciranno.

All’interno ci sono vari spazi: mensa, cortile, bagni, camere… non c’è riservatezza, privacy.

Il corpo è oggetto di attenzioni violenti, tortura, fame, proibizione, rieducazione… vengono


obbligati a picchiarsi tra di loro. Come nei campi di concentramento, alcuni diventano
carcerieri.

Tutte le vignette sono impregnate di scenografia religiosa e militare: cuadrarse (schierati),


ordinarsi in file, pregare…

I guardiani hanno una fascia mezzo militaresca, le donne sono religiose.

I Hogares sono affollati, pieni di bambini.

65

Potrebbero piacerti anche