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Classificazione di HIV secondo CDC

I pazienti con infezione da HIV vengono classificati dal CDC (Center for Disease Control e Prevention) di
Atlanta.
Ogni paziente con malattia da HIV viene indicato:

Con una lettera (A B C) che indica Categorie cliniche


lo stadio clinico della malattia;
- A infezione retrovirale acuta, infezione asintomatica o
presenza di linfoadenomegalia generalizzata persistente (fase
iniziale – infezione primaria);
- B condizioni sintomatiche non incluse nella categoria A né
in quella C (fase di latenza);
- C presenza di condizioni cliniche indicative di AIDS (fase
avanzata – AIDS conclamato).

Con un numero (1 2 3) che indica il Categorie di conta delle cellule CD4


numero dei linfociti T CD4+.
- Categoria 1: numero di cellule CD4 superiore a 500
cellule/millimetro cubo;
- Categoria 2: numero di cellule CD4 tra 200-499
cellule/millimetro cubo;
- Categoria 3: numero di cellule CD4 inferiore a 200
cellule/millimetro cubo.
Questa tabella consente di inquadrare il paziente affetto da HIV sia sotto l’aspetto clinico sia in relazione al numero di cellule CD4.

I soggetti pertanto vengono distinti in 9 categorie tenendo conto di 3 categorie che distinguono lo stadio
clinico della malattia incrociato con 3 categorie che tengono conto del numero dei linfociti CD4.
Quest’ultima è importante per definire:
 prognosi del paziente
 protocollo terapeutico e osservazionale (che sarà differente a seconda della categoria di AIDS del
paziente).

CDC A
I quadri clinici appartenenti alla classe A

 Sindrome retrovirale La sindrome retrovirale acuta, avente un’incidenza del 50-80%, si


acuta caratterizza per una serie di manifestazioni cliniche, immunologiche e
virologiche che accompagnano o precedono la sieroconversione
anticorpale. Le manifestazioni cliniche (sindrome simil-
mononucleosica) compaiono dopo 1-2 settimane dal contagio. Molto
spesso, a meno che il paziente pensa che ci sia stata un’esposizione al
rischio, il quadro sintomatologico viene attribuito all’infezione da HIV
quasi sempre a posteriori, in quanto caratterizzato da sintomi aspecifici
quali:
- Esordio acuto: febbre, malessere, mialgie, faringodinia, cefalea,
sudorazione notturna;
- Linfoadenopatia prevalentemente laterocervicale (70%);
- Rush maculo-papuloso (25-50%);
- Ulcerazioni multiple della mucosa orale e della regione
perianale e peniena (60%);
- Meningite asettica, mielopatie, encefaliti, neuropatie;
- Talora infezioni opportunistiche tipiche della fase avanzata.
 Infezione asintomatica Varia da 6 a 12 mesi dopo l’infezione acuta, si stabilisce un equilibrio
immuno-virologico (set point), definito dal valore di carica virale
plasmatica di HIV associato ad un lento e graduale compromissione
del SI, ma che clinicamente il pz si presenta asintomatico. In questa
fase, viene considerato marcatore predittivo del tempo di evoluzione
verso l’AIDS.
All’infezione acuta segue lo stadio della latenza clinica, che
corrisponde alla fase asintomatica della malattia, con una durata
media di 10 anni.
 La fase asintomatica non corrisponde, però ad uno stato di
quiescenza del virus. In questo periodo, infatti, la
replicazione virale plasmatica e linfonodale continua in
maniera tumultuosa.
 Linfoadenopatia La Linfoadenopatia Generalizzata Persistente (PGL – LAS) si
generalizzata caratterizza per:
persistente  Linfoadenopatia di dimensioni superiori al cm che interessano
almeno due stazioni linfoghiandolari contigue, escluse quelle
inguinali (spesso correlate ad altre condizioni) con persistenza
superiore ai 3 mesi.
Ovviamente fondamentale è:
 Avere una sierologia positiva per HIV
Fare diagnosi differenziale con altri agenti come mononucleosi
infettiva, infezione da CMV, toxoplasmosi linfoghiandolare,
coxsackiosi B, sifilide secondaria.

CDC B
I quadri clinici appartenenti alla classe B sono anch’essi aspecifici. In questo soggetto si osserva una
condizione di infezione sintomatica precoce caratterizzata da:

 Sintomi costituzionali: febbre (>38.5°) o diarrea per > 1 mese;

 Candidosi orofaringea;

 Candidosi vulvovaginale persistente (>1 mese) o poco responsiva alla terapia;

 Leucoplachia orale;

 Porpora idiopatica trombocitopenica;

 Displasia cervicale moderata o severa o carcinoma in situ;

 Neuropatia periferica;
 Herpes zoster ricorrente o multi-dermatomerico;

 Altre infezioni minori ad eziologia batterica (otiti, sinusiti, polmoniti).


E ‘importante nei soggetti che talvolta hanno piastrinopenie non attribuibili a nessuna causa ematologica è
importante effettuare l’esame dell’HIV, sottovalutato come causa di piastrinopenia

CDC C
In questo soggetto si assiste ad una infezione sintomatica tardiva caratterizzata da:

 Malattia Conclamata: presenza di una delle infezioni opportunistiche maggiori o delle


neoplasie indicate come rivelatrici di AIDS

 CD4< 200/mmc

 Rischio di infezioni opportunistiche aumenta proporzionalmente al declino dei CD4

 Tempo di sopravvivenza compromesso alla diagnosi di AIDS influenzato da diversi fattori:


 patologia d’esordio dell’AIDS,
 età del paziente alla diagnosi,
 terapia antiretrovirale.
In questa fase, come abbiamo detto, vi sono delle infezioni opportunistiche definite Patologie indicative:

- Polmonite da P. carinii;

- Candidosi esofagea, tracheale, bronchiale;

- Infezione da CMV (qualsiasi organo escluso fegato, milza, linfonodi);

- Micobatteriosi extrapolmonare da M. avium e M. kansasii;

- Tubercolosi polmonare ed extrapolmonare;

- Toxoplasmosi cerebrale;

- Encefalopatia da HIV;

- Polmoniti batteriche ricorrenti (> 2 episodi/anno);

- Leuco-encefalopatia multifocale progressiva;


- Cachessia da HIV (wasting syndrome);

- Criptococcosi extrapolmonare;

- Criptosporidiosi intestinale cronica (> 1 mese);

- Sarcoma di Kaposi;

- Linfoma primitivo cerebrale;

- Linfoma non-Hodgkin a cellule B;

- Carcinoma invasivo cervice uterina, carcinoma retto-anale (soggetti omosessuali), carcinoma cavo-
orale, carcinoma del testicolo, mieloma multiplo e melanoma.

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