Oggi trattiamo la seconda parte della virologia speciale. Tra i vari virus di cui ci interessa
parlare è il coronavirus. Tempo fa erano dei semplici virus del raffreddore, avevamo già tanti
coronavirus all’interno della popolazione. Si chiama coronavirus perché quando lo vado a
vedere al microscopio elettronico ha una struttura a corona.
Caratteristica che:
● Struttura a corona se visualizzato al microscopio
● È un virus con envelope, attorno ad esso ci sono delle proteine chiamate spike
fondamentali per il riconoscimento del recettore cellulare e che visivamente lo fanno
assomigliare ad una corona.
● Virus a RNA+ singolo filamento
● Causa raffreddore sia negli adulti che nei bambini
● Possono causare polmonite : -polmonite virale diretta
-polmonite batterica secondaria, quindi associata ad un
batterio
● Esistono 4 generi di coronavirus (alfa,beta,gamma e delta), i coronavirus che infettano
l’uomo sono della famiglia beta: betacoronavirus . Il serbatoio iniziale di queste
infezioni sono stati i pipistrelli, quindi i betacoronavirus derivano come pool genico
dai pipistrelli che hanno fatto salto di specie per arrivare all’uomo.
Se si parla di coronavirus non si può parlare solo di quello che infetta adesso l’uomo ma
come è già stato detto c’erano già corona virus che infettano l’uomo con dei semplici
raffreddori, ma già recentemente il coronavirus aveva cercato di entrare nella popolazione
mondiale sin dal 2002/2003. La prima epidemia di coronavirus é stata quella da SARS Cov-
1 partita dalla Cina proveniente sempre dai pipistrelli e la caratteristica di questa grave
infezione è che si diventava infetti nel momento in cui appariva il quadro clinico di un forte
deficit respiratorio che portava direttamente ad essere ospedalizzato. Questo è un grande
vantaggio perché essere immediatamente ospedalizzati significa identificare
immediatamente i soggetti infetti e quindi fare quello che si definisce “cordone sanitario”,
ovvero limitare il contatto con il soggetto infetto e quindi come conseguenza finale prevenire
che questa epidemia diventasse una pandemia. Quindi tra il 2002/2003 c’è stata
un’epidemia localizzata nella zona asiatica.
Nel 2012 un altro coronavirus ha cercato di fare la stessa cosa e di entrare nella
popolazione mondiale. In questo caso il punto di partenza è stata l’Arabia Saudita, la via di
trasmissione e quindi il serbatoio erano i cammelli quindi siamo in una zona dove c’è uno
stretto contatto tra l’uomo e il cammello e anche in questo caso ha fatto un salto di specie.
Anche in questo caso la sindrome respiratoria era molto importante e la fase di infettività del
soggetto coincideva con il quadro clinico e quindi si è riusciti anche in questo caso a fare
cordone sanitario. Questa infezione esiste ancora ma è facilmente identificabile e quindi è
rimasta epidemia e non è diventata pandemia.
Arriviamo a SARS Cov-2 dove il passaggio del virus è sempre dal pipistrello, sempre in Cina
ed è stata riconosciuta come infezione degna di allerta mondiale nel 2019, definendo la
patologia associata a questa infezione COVID-19. Il problema principale di questo virus è la
sua capacità di essere infettivo prima dell’insorgenza del quadro clinico e di infettare
persone che non si accorgevano di essere infette e quindi asintomatiche. Questo è un
problema perché in questo caso non riesco a fare cordone sanitario, non riesco ad
identificare tutti i soggetti malati. È un problema perché non riesco a limitare la trasmissione
dell’infezione. R0 (R con 0) è quante altre persone riescono ad infettarsi da un soggetto
infetto, il soggetto infetto quante persone può contagiare. Il SARS Cov-2 ha un'alta capacità
infettante, ma soprattutto inizialmente e quindi la forma Wuhan perché attualmente la forma
omicron ha aumentato la sua contagiosità, è comunque intermedia rispetto ad altri virus, un
po’ di più rispetto al virus dell’influenza ma molto meno rispetto al virus del morbillo. Il
morbillo ha un R0 di 18, vuol dire che un soggetto infetto può infettare 18 persone. SARS
Cov-2 nella forma tra la Wuhan è la Delta ha una capacità infettiva di 2-3 persone. Questo
ha portato alla possibilità di espandersi tra la popolazione con una velocità esponenziale
tanto più soggetti asintomatici erano presenti,perché tutti quei soggetti asintomatici non
sapendo di esserlo continuavano a infettare altre persone. Quindi viene da qui il concetto di
esponenzialità dell’infezione, quindi partendo da un primo infetto quanto questa si riesce ad
espandere nella popolazione se non riesco a fare cordone sanitario, ovvero non riesco a
limitare e a identificare chi è infetto.
Come per tutti i virus anche SARS Cov -2 necessità di un recettore sulla membrana per
riuscire ad entrare nella cellula, quindi sono quelle fasi di assorbimento e di riconoscimento.
Da una parte abbiamo le proteine presenti sull’envelope del virus che si chiamano spike,
sulla cellula il recettore prevalente è il recettore ACE2, ma ce ne possono essere altri, è
l’enzima che converte l’angiotensina 2. Quindi in realtà la funzione di ACE 2 è quella di
convertire l’angiotensina 2 ma SARS Cov-2 ha evoluto la proteina spike che riusciva a
riconoscere in modo specifica l’ACE 2 umano. Molto spesso anche per altri virus il serbatoio
è in un’altra specie animale, la proteina spike nel caso del covid si lega bene all’ACE 2 del
pipistrello. Successivamente dal pipistrello è passato ad un ospite intermedio, ad un animale
che vive in zone adiacenti al sito in cui vive il pipistrello e a forza di vari e vari tentativi è
stato selezionato un virus che per sue mutazioni che avvengono continuamente si è riuscito
ad adattare bene anche all’ospite intermedio. Successivamente è successa la stessa cosa
con l’uomo, successive modificazioni sempre della proteina spike del virus l’hanno portato
ad essere specifico all’ACE 2 dell’uomo. Il problema di questa infezione era il fatto di perla
passare anche tra soggetti asintomatici e l'induzione di una forte risposta infiammatoria che
porta all’indebolimento della risposta immunitaria del soggetto e l’induzione di polmonite
interstiziale. Il
primo coronavirus, quindi Wuhan aveva queste caratteristiche. Infettiva soprattutto persone
sopra i 65 anni, persone con comorbidità ovvero con altre patologie che portava alla
necessità di terapia intensiva. Non era tanto l’infezione che portava alla morte ma questa
grave infiammazione e delle co-infezioni batteriche che portavano ad aggravare la
condizione respiratoria del soggetto. La replicazione di SARS Cov-2 è una tipica
replicazione di un virus a RNA+:
● interagisce con il recettore ACE2
● entra dentro alla cellula e rilascia RNA che può diventare mRNA e produrre proteine e
avrò bisogno di RNA- per formare nuovi virioni che possono uscire dalla cellula
È un virus con envelope quindi si porterà un pezzo di membrana sulla quale si saranno già
posizionate le proteine spike.
Si sono evoluti vari sistema per cercare di arginare questa infezione:
● Vaccini
● Terapie, quindi utilizzare dei farmaci
● Utilizzo di sieri immuni
● Contenimento:mascherine,distanziamento…..
Per quanto riguarda le terapie si è parlato diversi tipi che potevano andare ad interagire con
diversi siti di questo virus, per la fretta di dover fare terapia in velocità sono stati fatti i drugs
re-proposing, ovvero farmaci che già esistevano eli riutilizzo per una patologia diversa.
Questo rende tutto più facile perché sono già disponibili sul mercato, tra questi vi sono i
farmaci in grado di prevenire l’attivazione delle cellule in seguito a presenza di una citochina
chiamata interluchina 6 che è una delle citochine più espresse in seguito a infezione da
SARS Cov-2, quella causa della cascata citochinica collegata all’ingravescenza della
malattia. Questi farmaci sono monoclonali, ovvero sono anticorpi ricombinanti umani. Sono
stati pensati anche dei farmaci che potevano bloccare l’ingresso del virus della cellula, quelli
che bloccano l’interazione tra ACE 2 e la proteina spike. Sono stati pensati anche altri
farmaci che interagiscono con enzimi virali, ad esempio con RNA polimerasi RNA
dipendente del virus,quindi è importante sapere che è un virus a RNA. Quindi gli scienziati
hanno subito pensato che poteva essere un buon target perché l’uomo non ha al suo interno
un RNA polimerasi RNA dipendente quindi se la distruggo non faccio del male all’uomo.
Questi erano farmaci aspecifica, ovvero molecole studiate per altre patologie ma non
specifiche per il covid. Con nessuno di questi farmaci si è riusciti ad avere grandi risultati
terapeutici. Attualmente vi sono due farmaci approvati per la terapia specifica contro SARS
Cov-2 che sono Paxlovid che inibisce una proteasi virale che é l’mPRO, riduce
l’ospedalizzazione e la mortalità, somministrato per via orale. L’altro farmaco è Molnupiravir
attualmente utilizzato in UK ha dimostrato una sua capacità di interagire con la replicazione
virale in quanto è un analogo dei nucleotidi e sia inserire nella nuova catena di sintesi dell’
RNA virale e blocca la replicazione del virus. Oltre a questi farmaci importanti sono anche i
vaccini ad RNA che hanno evitato le forme gravi, i sieri immuni facendo immunizzazione
passiva ovvero uso dei sieri con degli anticorpi preformati contro il virus, quindi aiuto il
soggetto che in quel momento non riesce a rispondere all’infezione. Il problema che stiamo
riscontrando ultimamente è l’insorgenza di nuove varianti, ovvero mutazioni a livello della
spike , questo significa avere dei virus che hanno delle caratteristiche di superficie diverse
che significa difficoltà nel riconoscimento, quindi i vaccini devono essere aggiornati. Il
coronavirus essendo un virus respiratorio
come l’influenza ha la caratteristica di mutare e creare varianti.
EPATITI VIRALI
Sono virus presenti nella popolazione umana molto frequentemente per i quali è importante
conoscere le caratteristiche perché ce ne sono di vario tipo. Non esiste un unico virus che
da epatite virale ma ne esistono diversi. I sintomi iniziali di un epatite virale sono simili a
quelli di un influenza quindi:
● Spossatezza
● nausea
● diarrea
● febbre
Il primo segnale che ci dice che siamo in presenza di infezione da epatite è l’itero che è
l’ingiallimento dell’occhio e della pelle dovuto all’accumulo di bilirubina nel sangue. Questi
sono i primi sintomi poi si attiva alla progressione della malattia con danno epatico. Quando
ho il danno epatico vedo degli innalzamenti della bilirubina nel sangue e l’aumento degli
enzimi epatici soprattutto la alanina aminotransferasi ALT e l’aspartato aminotransferasi
AST. Non esistono solo epatiti virali ma alcune epatiti possono derivare da abusi di alcol,
tossicità di farmaci quindi per essere sicuri che la malattia è causata da un virus devo
cercare il virus, quindi devo fare dei test virologici.
5 sono i virus che possono causare epatiti nell’uomo, 4 di questi sono virus a RNA polarità
positiva. Uno è un virus con dna circolare segmentato. Si chiamano con le lettere
dell’alfabeto quindi avremo Epatite A, B, C, D e E. Ricordiamoci che le infezioni da epatite A
e E hanno trasmissione oro-fecale; i virus ad epatite B, C e D hanno trasmissione parentale
ovvero attraverso il sangue.
EPATITE A: è un picornavirus. È un virus a rna polarità positiva, è senza envelope e questo
lo rende più resistente e ci spiega perché è un virus a trasmissione oro-fecale, risponde e
resiste molto meglio nell’ambient esterno, e soprattutto resiste agli acidi gastrici. Quindi le
vie di trasmissione sono cibo e acqua contaminata. Dopo le ingestioni il virus arriva
all’intestino e inizia a replicare, abbiamo la prima replicazione. Poi attraverso il sangue arriva
al fegato, dove da un’epatite acuta, associata a febbre, nausea, vomito e ittero. Può anche
essere asintomatica e non rendermi conto di aver incontrato questa infezione. Il virus può
essere presente nelle feci dai 6/7 giorni prima dei sintomi fino a una settimana dopo dalla
guarigione, quindi la finestra di infettività è estremamente ampia. Sappiamo quindi che se i
cibi e l’acqua non sono trattati correttamente, diventano un facile veicolo di infezione.
Questo tipo di epatite è un’epatite acuta, non cronicizza, si risolve spontaneamente.
Chiaramente in alcuni soggetti può creare danni importanti, anche se è acuta, quindi è
comunque da tenere ben sotto controllo. Infatti esiste un vaccino. È a virus inattivato, vuol
dire che è ho preso il virus e l’ho reso inattivo, quindi non è in grado di infettare, di replicare,
ma ha tutte le caratteristiche di superficie del virus originale, quindi stimolerà comunque una
risposta immunitaria specifica. È consigliato a chi viaggia in zone a rischio in cui abbiamo
infezione da epatite A endemica. Questo è motivo per cui quando andiamo all’estero non si
beve l’acqua di rubinetto, lavati anche i denti con l’acqua da bottiglia, non bere cibi crudi,
prediligi cibi cotti; questo perché cibo e acqua contaminata sono un facile veicolo di
infezione.
Questa è un po’ la distribuzione di virus a epatite A; vedete che è prevalentemente presente
nell’Africa e nella zona asiatica, come India e Arabia. Nel resto del mondo è abbastanza
controllata, soprattutto per l’autocontrollo delle acque ovvero la capacità di tener le acque
incontaminate, e ovviamente un controllo maggiore sui cibi, sulla loro pulizia.
EPATITE B: è un hepadnavirus, quindi come dice il nome è un virus a dna. Il suo genoma è
a dna circolare frammentato, quindi non è un unico genoma circolare ma presenta al suo
interno una porzione che si porta dietro una dna polimerasi, quindi si porta dietro il proprio
enzima per replicarsi. È un virus con envelope, sulla cui superficie è presente una proteina,
la HBsAg, che è un antigene di superficie (vengono analizzati per vedere la fase di infezione
del virus). Il capside è formato da proteine del core che si chiamano HBcAg. La trasmissione
è orizzontale, per via parentale, quindi prevalentemente per scambio di fluidi biologici, che
possa essere per punture accidentali, emoderivati o per via sessuale. È possibile però
anche per via verticale, dalla madre al feto, per via trasplacentale, perinatale o attraverso
l’allattamento.
Caratteritiche: la prima manifestazione è acuta, molto simile all’epatite A ma con sintomi più
gravi e prolungati nel tempo. quindi avremo febbre, rash, nausea, ittero. Questa epatite
acuta normalmente si risolve, e non crea più problemi. Molto raramente è un’epatite
fulminante quindi arriva a provocare la morte perché è molto severa nel soggetto che la
contatta. In alcuni casi può cronicizzare e diventare epatite cronica. Ovviamente ottengo dei
soggetti che cronicamente diventano infettanti, quindi mantengono al loro interno il virus e
rimangono veicolo di infezione. La cronicizzazione dell’epatite B può portate a cirrosi o al
carcinoma epatocellulare primario, quindi trasformarsi in forma tumorale. I soggetti che
hanno epatite cronica B hanno 100 volte più rischio di sviluppare un tumore epatico rispetto
ai soggetti che non hanno un’infezione da virus epatite B.
Come faccio a sapere che ho un’infezione da virus dell’epatite B?
Si va a ricercare la presenza degli antigeni di cui abbiamo parlato prima, in particolar modo
l'antigene di superficie HBsAg che è il principale marcatore di infezione da epatite B sia
acuta che cronica perchè mantiene la sua presenza nel soggetto; ovvero se ho un’epatite
acuta che si risolve, prima ho la presenza dell’antigene di superficie HBsAg che poi
scompare perché il virus non sta più replicando: manterrò gli anticorpi per quella proteina
(diventerò immune) ma non trovo più l’antigene virale.
Se invece l’epatite si cronicizza, continuo a vedere la presenza dell’antigene. Quindi posso
distinguere quei soggetti che stanno risolvendo l’infezione rispetto ai soggetti che stanno
cronicizzando l’infezione, quindi la semplice analisi della presenza dell’antigene e degli
anticorpi contro quell’antigene mi consente di andare ad identificare quali sono quei soggetti
che sono a rischio di cronicizzazione (?) o hanno già cronicizzato l’infezione rispetto a quei
soggetti che hanno una forma acuta che si sta risolvendo.
Questo è molto importante perché va a differenziare le terapie in quanto faccio dei follow up
con quel soggetto.
Come faccio a passare da un’infezione acuta ad un’infezione cronica?
Normalmente è tutto collegato all’efficienza della risposta immunitaria del soggetto infettato:
è ovvio che se ho una risposta immunitaria efficiente, andrò ad uccidere le cellule infettate
quindi limiterò l’infezione e la eliminerò completamente - se invece la risposta immunitaria
non è efficiente, la patologia si può cronicizzare; in alcuni casi può passare anche ad altri
organi, per esempio dal fegato ai reni e quindi chiaramente, diventando un’infezione
sistemica rende ancora più grave il quadro clinico del paziente.
VIRUS DELL’EPATITE D
è un delta virus, infetta le cellule già infettate dal virus dell’epatite B; quindi nei pazienti già
infettati dal virus dell’epatite B fa una super infezione.
Necessita di fare una coinfezione all’interno della cellule con altro virus dell’epatite, in
particolare il virus dell’epatite B. Questo è perchè è un virus defettivo: manca di alcune
informazioni e per replicare necessita che all’interno della stessa cellula ci sia già un altro
virus che sta controllando la produzione di proteine e la replicazione all’interno della cellula.
Come il virus dell’epatite B, anche il virus dell’epatite D ha una via di trasmissione
parenterale , quindi attraverso soprattutto sangue, scambi di fluidi biologici (via sessuale),
per trasfusione, punture d’ago.
Ovviamente la coinfezione tra virus dell’epatite B con il virus dell?epatite D porta ad
aggravare ulteriormente la malattia nel soggetto che ha già un’infezione da virus dell’epatite
B.
VIRUS DELL’EPATITE C
è un flavivirus, è un virus a RNA a polarità positiva a singola elica
ha l’envelope - esistono almeno 6 genotipi diversi del virus dell'epatite c quindi che hanno
delle caratteristiche diverse tra di loro ma che tutte danno un'epatite acuta simile a quella
dell'epatite B e A (quindi sempre febbre, nausea, vomito, ittero) e in alcuni è asintomatica;
anche il virus dell’epatite C può cronicizzare, nell’80% dei casi sintomatici può sviluppare
epatite cronica (molto più frequente rispetto all’epatite B) - anche in questo caso è fattore
predisponente per il carcinoma epatico.
Le vie di trasmissione sono sempre orizzontali ma anche verticale (tra madre e feto
prevalentemente attraverso fluidi biologici infettI)
Anche per l’epatite C si usa l’interferone come terapia per limitare la presenza di virus in
circolo e farmaci che sono in grado di bloccare enzimi virali e quindi anche questi limitano la
replicazione del virus.
Ad oggi non esiste un vaccino contro l’epatite C
EPATITE E E’ un hepevirus ad RNA positivo a singola elica. Non ha envelope.
La via di trasmissione è oro-fecale (acqua contaminata). Da solamente epatite acuta (non
cronicizza), molto simile a quella causata da HAV.
L’epatite E è prevalentemente nei paesi in cui l’acqua potabile scarseggia (quindi è più facile
il passaggio dell’infezione).
RIASSUNTO EPATITI VIRALI
I virus dell’epatite A ed E non cronicizzano, hanno una via di trasmissione oro-fecale e sono
entrambi ad RNA a polarità positiva. I virus dell’epatite B, C e D cronicizzano e hanno una
via di trasmissione parenterale (sessuale, sangue infetto, trasfusione, aghi). La differenza è
che l’epatite B è un virus ad RNA, mentre quelli C e D sono ad RNA a polarità positiva.
RICORDARE → il virus dell’epatite D necessita dell’infezione simultanea con il virus
dell'epatite B per potersi replicare. Quindi solo le epatiti con trasmissione oro-fecale non
cronicizzano (A ed E).
Le altre hanno tutte le caratteristiche per poter passare a forma cronica in una percentuale
variabile di soggetti. La causa è legata ad una limitazione della capacità della risposta
immunitaria dei soggetti di controllare la replicazione virale.
HIV - Human Immunodeficiency Virus
E’ il virus dell'immunodeficienza umana. Agente eziologico dell’AIDS, ovvero dalla sindrome
dell'immunodeficienza acquisita. E’ un retrovirus (retrotrascrivere il proprio genoma da RNA
a DNA e integrarsi nel genoma cellulare). Si ritiene che derivi da lentivirus dei primati
(soprattutto da SIV), ha fatto il salto di specie quindi è passato all’uomo intorno agli anni ‘60.
Forse c’è stato un contatto con cuti, mucose e sangue di animali infetti e per questo è
avvenuto il salto di specie. HIV non è un problema risolto, infatti continua ad infettare circa
40 milioni di persone al mondo. In Italia ci sono più di 50.000 mila casi conclamati, ma
probabilmente i soggetti contagiati sono il doppio perchè il 50% di questi soggetti non sa di
essere HIV positivo, finchè non c’è un segnale clinico (non è un segnale immediato). HIV
può rimanere silente anche per anni.
Se consideriamo una popolazione mondiale di 5-7 miliardi di persone, una persona su 190 è
infetta da HIV. Caratteristiche di HIV: E’ un retrovirus, caratterizzato dalla presenza di
envelope, quindi ha una struttura esterna con inserite proteine gp120 e gp41. Il genoma è
formato da 2 molecole di RNA a polarità positiva identiche. E’ caratterizzato da enzimi virali:
● trascrittasi inversa → DNA polimerasi ed RNA dipendente, faccio DNA a partire da RNA
● integrasi
● proteasi
Questi ultimi due sono importanti e fondamentali per integrarsi all’interno del genoma della
cellula infettata.
Fasi di replicazione:
1. assorbimento (riconoscimento di gp120 e gp41 con il recettore cellulare) e penetrazione
2. spoliazione
3. retrotrascrizione
4. migrazione nel nucleo e integrazione
5. trascrizione
6. assemblaggio di nuovi virioni
7. uscita
Approfondimento Fase 1:
Gp120 contenuto a livello dell'envelope del virus HIV intercetta un recettore cellulare detto
CD4. CD4 è espresso sui linfociti T helper, ovvero quei linfociti T che producono citochine.
Quindi queste proteine virali legano tale recettore e grazie a questa interazione si ha la
possibilità da parte del virus di fondersi con la membrana cellulare e rilasciare all’interno
della cellula il proprio genoma.
A questo punto il virus è all’interno, la retrotrascrittasi quindi retro-trascrive il dna virale a dna
a doppia elica, che si integrerà nel genoma cellulare in zone di omologia per mezzo di
porzioni esterne, dette LTR o “long terminal repeat” che trovano appaiamento nel genoma
cellulare e consentono l'integrazione di genoma virale in quello cellulare; tutto questo per
mezzo di un sistema tagliacuci grazie agli enzimi del virus (integrasi, elicasi..) in grado di
srotolare il genoma cellulare tagliare e inserire all’interno il genoma virale.
All'interno della cellula, il virus sfrutterà l’RNA polimerasi DNA dipendente cellulare per
produrre i propri RNA messaggeri e le proteine precoci e tardive, oltre a replicare nuovi
genomi a polarità positiva.
Il carattere principale di HIV è l'ingresso in uno stato di latenza, ovvero in seguito allo
sviluppo dell’infezione il virus tende a rimanere all'interno della cellula in cui si è integrato in
modo silente per diversi anni, definita come latenza clinica.
Rimane nelle cellule linfocitarie CD4 che quando replicano replicano anche il genoma virale.
Per cui posso non accorgermi di essere infetto in quanto privo di sintomi particolari, però in
questo periodo il risulto comunque infettante, per cui non ho ancora l’AIDS, ma sono
sieropositivo.
Per sviluppare la malattia associata all’infezione sono necessari anche anni a causa dei
lunghissimi tempi di incubazione (10-12anni); per poi avere l’insorgenza del quadro clinico
collegato alla morte e distruzione delle CD4 e conseguentemente sviluppare l’incapacità di
rispondere alle infezioni.
Per valutare la presenza dell'infezione generalmente si cercano gli anticorpi contro il virus
oppure si cerca il genoma virale mediante sistemi di biologia molecolare, che riescono a
identificare anche una bassissima carica virale, soprattutto nelle prime fasi dell'infezione,
quando la concentrazione di anticorpi nel sangue non è rilevabile; il che mi permette di agire
tempestivamente e mantenere bassa la replicazione del virus oltre che mantenere bassa la
perdita di linfociti CD4 favorendo una condizione di efficienza immunologica.
Coloro nati da madri sieropositive, hanno anticorpi per il virus per trasferimento passivo, ma
non sempre si infettano.
Non si trasmette con sudore, lacrime, urine o saliva, nonostante il virus ne risulti talvolta
isolabile, non si sono mai registrati casi di contagio per mezzo di questi fluidi corporei, per
cui non vi è alcun rischio in ambienti comuni, familiari, scolastici, lavorativi ecc.
Inoltre non si trasmette attraverso insetti ematofagi nel quali sopravvive per un lasso di
tempo brevissimo e non ha la capacità di replicarsi.