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Conclusioni

Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, anche se in Italia non si verificano le
formazioni veri e propri ghetti, come per esempio negli Stati Uniti, lungo l’arco della
disserzione è stato dimostrato che si verificano comunque episodi di segregazione
scolastica. Per questo motivo e per il fatto che vi sia scarso interesse da parte della
letteratura accademica a riguardo ho ritenuto fondamentale e di particolare interesse
approfondire questa tematica.
Questa tesi, partendo dalla revisione della letteratura internazionale accademica, vuole
corroborare in particolar modo un’ipotesi: quella dell'evitamento da parte delle famiglie
appartenenti alla classe media delle scuole fortemente etnicizzate o svantaggiate, situate
maggiormente in contesti periferici. Questa mobilità implica la possibilità di scelta da parte
di queste ultime, vista come un privilegio se contrapposta alla (non) scelta delle famiglie
straniere o della classi medio-basse che iscrivono i figli nella scuola più vicina
geograficamente.
Se è vero che le implicazioni della segregazione scolastica, in termini di capitale umano, di
livello di istruzione e di implicazioni socio-economiche e culturali, creano un forte divario,
le considerazioni nate durante il periodo della pandemia da diversi ricercatori sociali,
sottolineano come queste differenze si siano acuite.
L’elaborato si è concentrato maggiormente sulla tesi che vede protagonista la scelta della
della scuola primaria da parte della classe media, a discapito dell’impossibilità di scelta
delle famiglie svantaggiate, che invece iscrivono i figli nella scuola di residenza. Questa
tesi è stata avvalorata dai maestri che ho intervistato, i quali hanno voluto porre l’accento
su quanto il gran numero di stranieri nella scuola Aurora abbia pesato sulla scelta delle
famiglie. Come mi ha riferito il maestro Gianni, infatti “Da quando sono arrivati gli stranieri,
nel giro di tre/quattro anni gli italiani hanno smesso di iscriversi…” e ancora, come
sostiene il maestro Claudio: “I pochi italiani che sono rimasti appartenevano ad un
estrazione socio-economica molto bassa, erano famiglie svantaggiate.”
Quindi, se dapprima Aurora era la scuola del quartiere, punto di riferimento e approdo di
tutte le famiglie della zona, è solo da quando si sono manifestati i primi arrivi dei bambini
extracomunitari che la scelta è stata direzionata verso altri istituti: il corpo docenti è
rimasto lo stesso, il dirigente anche, così come l’offerta formativa.
Le famiglie autoctone danno maggior peso rispetto a un volta all’istruzione dei propri figli,
vedendola come un’importante porta d’accesso nel sempre più competitivo mondo del
lavoro, e come chance di futuro per i figli. Questo mette in moto una sorta di corsa per
raggiungere le scuole, le classi, le attività e gli insegnanti considerati, più per passaparola
che secondo statistiche ufficiali, i migliori. Questa corsa sembra portare come
conseguenza all’esclusione dei gruppi sociali più deboli.
Spesso capita che le aspettative sempre più alte dei genitori sulla scuola ricadano sul
lavoro degli insegnanti, a questo proposito la maestra Samantha mi ha detto: “I genitori si
intromettevano molto nel mio lavoro: venivano a dirmi come dovevo insegnare, dare i voti,
svolgere il programma, selezionare le attività... ”.
La segregazione scolastica si può leggere alla luce del più ampio discorso sulle
dicotomie, che pervade il mondo in ogni sua analisi, e che non mi aspettavo si
perpetuassero e insinuassero anche all’interno del sistema pubblico della scuola
dell’obbligo.
In conclusione, mi è sembrata esaustiva e suggestiva l’immagine che il maestro Claudio
mi ha lasciato: “Prova a fare un lavoro di immaginazione: entra nella casa di uno nei nostri
alunni: fatiscenti, sovraffollate, con cibo scadente quando non scaduto, dove non esiste
un angolo dedicato al bambino per la sua didattica, con genitori che lavorano giorno e
notte, e poi entra nella casa di uno dei bambini di una scuola del centro: la stanzetta
apposta per il bambino e con un angolo apposito per la didattica a distanza, poi c’è
questo, quello e quell’altro ancora. Prova a figurarti queste due situazioni e ad immaginare
chi è più avvantaggiato e chi è svantaggiato. Ho detto tutto”

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