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di Aurora, Torino.”
Indice:
1) la segregazione scolastica
1.1 definizione
1.2 specificità italiane
1.3 la segregazione scolastica in Italia
1.4 Focus su Torino: intervista al maestro della classe quinta della scuola elementare del quartiere di
Aurora e interviste a qualche famiglia
2) la segregazione scolastica durante una pandemia ( effetti scolastici e abitativi durante il lockdown,
effetti sulla salute...)
1.1 descrizione delle situazioni familiare durante la pandemia con interviste alle famiglie della classe
quinta.
Conclusioni …...
Bibliografia......
Introduzione:
l’idea del lavoro è nata causalmente: insieme a due amiche, una fotografa e
un’illustrattrice abbiamo pensatato all’ideazione di un laboratorio artistico-
letterario da proporre nelle classe elementari delle scuole più periferiche
della città di torino.
Abbiamo iniziato il lavoro con la classe quinta elementare della scuola di
aurora.
Lo scopo del laboratorio era quello di creare un percorso di consapevolessa
dell’utilizzo di supporti di comunicazione quali la scrittura, l’illustrazione e la
fotografia, per analizzare la propria identità del contesto multiculturale della
classe.
Ecc ecce cc
Vivendo in centro e muovendomi praticamente solo in questo quartiere,
spospandomi in aurora mi sono resa conto di quanto la popolazione che
vivela li era diversa.
E ho subito percepito la ghettizzazione del quartiere. Entrando in classe
non potevo immaginare che su 24 alunni soltanto uno fosse italiano.
Accortami di cio ho penato di contattare il professore giovanni semi per
raccontargli di questo contesto, e da li ho …
L'obbiettivo di questo lavoro è presentare una ricostruzione del fenomeno
della segregazione scolastica italiana fino al febbraio 2020, partendo dalla
lettura accademica e successivamente analizzare come essa si sia
riarticola durante la pandemia da covid-19.
Per fare quest’analisi ho preso come campione una classe quinta della
scuola elementare del quartiere di Aurora di Torino studiando che tipo di
segregazione vivessero durante il mese di gennaio 2019 per poi vedere
quali sono stati gli effetti scolastici e abitativi del lockdown durante
l’emergenza sanitaria.
Il contributo viene dunque presentato inizialmente con la definizione del
quadro teorico, attraverso la lettura della letteratura accademica,
delineando il fenomeno in una prospettiva generale.
Nella seconda parte, basandomi sulla nuova letteratura osserviamo come
questo fenomeno si riarticola durante la pandemia.
Un focus su torino: effetti della segregazione durante la pandemia,
intervista al maestro della classe quinta elementare di aurora interviste alle
famiglie.
-dimensione dei problemi
-come si studia
-il mio caso
-segregazione spaziale nelle case
-effetti scolastici/abitativi del lockdown
-letteratura epidemiologica sulla salute
La segregazione scolastica è un fenomeno molto presente in Italia. Sul tema esiste però
scarsa letteratura, e questo lo rende un campo di studio le cui implicazioni socio-
economiche sono oggi poco considerate. L'obiettivo di questo lavoro consiste nel
presentare una ricostruzione del fenomeno della segregazione scolastica italiana fino al
febbraio 2020 e successivamente analizzare come essa si sia riarticolata durante la
pandemia da covid-19. Alla segregazione scolastica si è infatti accostata anche quella
abitativa e culturale. Per iniziare, è utile riportare un monitoraggio del numero di allievi
stranieri in Italia, in quali territori sono più presenti e in che percentuali rispetto ai vari
gradi di istruzione. Partendo dalla letteratura accademica esistente ho delineato il
fenomeno della segregazione scolastica in Italia, a cui ho poi accostato, basandomi anche
sulle più recenti analisi, uno studio specifico della classe quinta della scuola elementare
del quartiere di Aurora di Torino. Lo studio si è concentrato nella descrizione su come
vivessero gli alunni durante il mese di gennaio 2019 per poi vedere quali siano stati gli
effetti della segregazione scolastica e abitativa provocata dal lockdown durante
l’emergenza sanità. I bambini avevano infatti vive segregate ma potenzialmente avevano
la possibilità di creare altre relazioni, di interfacciarsi con altre realtà ma con il
confinamento nelle proprie case sono rimasti più esclusi e senza la possibilità di
condividere uno spazio comune: in alcuni casi non è stata organizzata la didattica a
distanza, e nei casi in cui è stata attivata alcuni studenti non disponevano del computer o
della connessione ad internet. Altri, abitando in case sovraffollate o con pochi spazi
personali, non hanno avuto la possibilità di concentrarsi per seguire le lezioni con
costanza. Ma anche avere o non avere i genitori in grado di dare loro una mano ha fatto la
differenza. Come metodologia ho utilizzato le interviste; sia al professore della classe
quinta che ad alcune famiglie degli alunni presenti nella classe. In conclusione, il
contributo vuole dimostrare come gli effetti già esistenti del fenomeno della segregazione
scolastica, successivamente alla pandemia, abbiano ulteriormente divaricato le
disuguaglianze già esistenti tra gli alunni di alcuni istituti. Se quindi la segregazione
scolastica presente nel caso-studio della classe quinta di Aurora minaccia di non garantire
pari opportunità, di perpetuare il peso delle condizioni iniziali di svantaggio e di esclusione
sociale, impedendola mobilità sociale da una generazione ad un’altra, il lockdown dovuto
alla pandemia ha ulteriormente esasperato e amplificato queste problematiche. E con
ogni probabilità queste stesse disuguaglianze si trasmetteranno negli ordini scolastici
superiori e quindi, nel tempo, nel mercato del lavoro e nella società̀ del futuro.
Capitolo primo:
1. Gli allievi stranieri in italia
Prendendo in considerazione il fenomeno della segregazione scolastica,
si ritiene utile fare una prima introduzione cercando di capire quanti sono gli
allievi stranieri in italia, in quali territori sono più presenti e in che
percentuali rispetto ai vari gradi di istruzione. Per fare quest’analisi ho
utilizzando i dati del rapporto Gli alunni con cittadinanza non
italiana, pubblicato dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca) con riferimento all’anno scolastico 2019/2019 ( aggiornati al
31 agosto 2019)
Ho fatto un quadro della situazione italiana utilizzando i dati relativo al
territorio nazionale grazie alla fonte: Ministero dell’Istruzione – Ufficio
Gestione Patrimonio Informativo e Statistica per poi approfondire la realtà
della città di Torino.
Secondo il MIUR, nell’anno scolastico 2018/2019 su oltre 8 milioni e mezzo
di studenti nelle scuole italiane circa 860.000 sono allievi con cittadinanza
non italiana. dunque gli studenti stranieri rappresentano il 10% degli
studenti.
La quota più consistente di questi(64,5%) è rappresentata da stranieri di
seconda generazione, ovvero alunni nati in Italia da genitori stranieri.
La percentuale più elevata di studenti stranieri (36,5%) frequenta la scuola
primaria.
La percentuale degli alunni stranieri, tuttavia, risulta in aumento anche
perché diminuisce la popolazione scolastica italiana con cui raffrontarla. Gli
studenti con cittadinanza italiana sono infatti diminuiti negli ultimi cinque
anni di quasi 350 mila unità (-4,3%).
La presenza straniera degli studenti non è omogenea sul territorio
nazionale.
Gli studenti stranieri tendono infatti a concentrarsi nelle regioni del centro-
nord, mentre nelle regioni meridionali l’incidenza è inferiore alla media
nazionale.
In particolare, il 65% degli studenti stranieri frequenta la scuola nelle regioni
settentrionali, il 22% in quelle centrali e poco più del 13% nel
Mezzogiorno.
La Lombardia è la regione con il più alto numero di studenti di origine
straniera, ospitando da sola un quarto del totale presente in Italia (circa 218
mila), mentre l’Emilia Romagna è quella con la più alta percentuale di alunni
stranieri sulla popolazione scolastica regionale (16,4%), seguita da
Lombardia (15,5%), Toscana (14,1%), Umbria (13,8%), Veneto (13,6%) e
Piemonte (13,5%). Le regioni del sud presentano percentuali che variano
tra il 7,5% dell’Abruzzo e il 2,6% della Sardegna.
Restringendo il campo alle province, in quella di Milano si trova il maggior
numero di studenti con cittadinanza non italiana (oltre 92 mila), seguita da
Roma (oltre 63 mila) e Torino (oltre 39 mila).
Se si guarda però la percentuale sulla popolazione scolastica locale la
classifica è un’altra e vede al primo posto Prato, con il 26,8% di studenti
stranieri, seguita da Piacenza (22,7%) e Mantova (18,5%). Più avanti, ma
sempre al di sopra della media italiana, troviamo Asti, Parma, Cremona e
Brescia.
A livello comunale i dati evidenziano come alcune comunità siano
particolarmente radicate in determinate aree.
Il record della presenza di allievi stranieri rispetto a quelli italiani arrivà però
da Torino, dove, nell’ istituto comprensivo Ilaria Alpi si sono formate due
classi prime di scuola primaria sono composte interamente da alunni
stranieri.
2) il ritardo scolastico,
La regolarità dei percorsi scolastici è infatti un indicatore fondamentale
dell’integrazione. Il 39,4% dei quattordicenni stranieri è in ritardo scolastico,
spesso dovuto al precedente inserimento in classi inferiori rispetto all’età, a
cui si aggiungono i ritardi relativi alle bocciature e alle non ammissioni. La
situazione però è in miglioramento: nell’anno scolastico 2010/2011 i
quattordicenni stranieri in ritardo erano il 61,5%.
Il primo anno della scuola superiore risulta essere cruciale. È nel passaggio
tra i 14 e i 15 anni di età che l’incidenza dei ritardi cresce drasticamente (dal
39,4% al 51,9% nel 2018/2019). Il divario con gli studenti italiani è notevole:
nell’anno scolastico 2018/2019 gli studenti italiani in ritardo sono il 9,1%
contro il 30,1% degli studenti con cittadinanza non italiana.
Una parte consistente degli alunni stranieri viene inserita al momento dell’arrivo in
Italia in un classe non corrispondente all’età anagrafica , cumulando così un ritardo
scolastico , rispetto ai coetanei , di uno , due o più anni . La situazione di ritardo
penalizza in maniera particolare gli alunni inseriti nella scuola secondaria di primo e
secondo grado e pregiudica spesso la possibilità di prosecuzione nella carriera
scolastica. I dati raccolti dal MIUR indicano una percentuale preoccupante di
alunni in situazione di ritardo scolastico (MIUR 2010) . Sono in ritardo :
-il 19.3 % degli alunni stranieri nella scuola primaria ;
-il 49.2% nella scuola secondaria di primo grado ;
-il 71.3 % nella scuola secondaria di secondo grado
Una parte consistente degli alunni stranieri ha difficoltà a proseguire gli studi dopo la
secondaria di primo grado : ricerche a livello locale mostrano tassi elevati di
abbandono dopo il primo anno delle superiori , numerosi “scivolamenti” verso il basso
e un addensamento delle presenze nei percorsi di formazione brevi e meno esigenti . I
dati lo confermano : il 41% circa dei ragazzi stranieri si orienta verso gli istituti
professionali (si indirizza verso questo percorso di istruzione circa il 20% degli alunni
totali).
Quali scuole scelgono gli alunni stranieri in Italia
Nell’anno scolastico 2018/2019 l’89,5% dei diplomati alla secondaria di I grado (le
medie) ha deciso di proseguire gli studi. Di questi l’8,2% ha optato per la formazione
professionale regionale, mentre l’81,3% si è iscritto a una scuola secondaria di II grado.
Dai dati emerge che a influenzare la scelta del percorso di studi è soprattutto la
valutazione conseguita all’esame di licenza media. Come gli studenti italiani, gli studenti
con cittadinanza non italiana scelgono gli istituti professionali quando la votazione
conseguita alla licenza media è bassa e i licei quando la votazione è alta.
La differenza tra gli studenti con cittadinanza non italiana e gli italiani sta piuttosto nella
votazione stessa: il 68,8% degli stranieri ha conseguito il diploma di secondaria di I
grado con una votazione di 6 o 7, mentre la maggioranza degli italiani (54%) ha ottenuto
il diploma con una votazione uguale o superiore a 8.
Un altro fattore che influenza la scelta del percorso scolastico è il luogo di nascita. Gli
studenti stranieri nati in Italia sono più orientati verso gli istituti tecnici e i licei ,
mentre quelli nati all’estero verso gli istituti professionali e gli istituti tecnici
Il primo ciclo di istruzione, nel 2018/19, conta 303.500 iscritti tra primaria
(186mila bambini) e secondaria di primo grado (quasi 117.500 allievi)
Rispetto all’anno precedente mancano oltre 2.000 studenti, i numeri
diminuiscono a causa delle demografiche meno numerose che inoltre non è
più sufficientemente compensato dagli allievi di origine straniera.
Poco più della metà dei cittadini stranieri in Piemonte risiede nel capoluogo
e nella sua città metropolitana.
Seguono con numeri nettamente inferiori le province di Cuneo (14,28%) e
Alessandria (10,95%)
le circoscrizioni in cui si registra il maggior numero di stranieri sono, in
ordine decrescente, la 6 (Barriera di Milano), la 5 (Borgo Vittoria), la 7
(Aurora) e la 8 (San Salvario).
Su 52.626 romeni presenti in città, 10.082 (il 19%) vivono nella
circoscrizione 5 (Borgo Vittoria). I marocchini in città sono 17.147 e 5.266
di loro (il 30%) abitano nella 6 (Barriera di Milano). I peruviani (7.529) e
i cinesi (7.498) sono forti, rispettivamente, nelle circoscrizioni 3 (San Paolo,
con il 21%) e 7 (Aurora, con il 28%). Gli albanesi (5.375 iscritti all’anagrafe
cittadina) prevalgono nella 6 (Barriera di Milano, con il 18% sul totale),
mentre la comunità dei nigeriani, in forte crescita, domina nella
circoscrizione 6 (Barriera di Milano, dove abita il 36%). E proprio la 6 (che
oltre a Barriera di Milano comprende Regio Parco, Barca, Bertolla,
Falchera, Rebaudengo e Villaretto) si conferma il territorio con la maggiore
concentrazione di abitanti stranieri, pari al 18,34% del totale di Torino.
A Torino, gli iscritti nelle scuole primarie diminuiscono negli ultimi 10 anni, passando
da 31.759 nel 2008-09 a 30.913 nel 2018-19, per effetto del calo degli iscritti italiani,
non del tutto compensato dalla crescita di quelli stranieri, che oggi rappresentano più di
un quarto degli iscritti (il 27,0%).
2005) quindi: in una citta in cui i quartieri mostrano una composizione sociale
relativamente mista e sono scarsi i territori in cui si assiste a dei reali fenomeni di
concentrazione degli abitanti di origine straniera4, è proprio la formazione delle
scuole ad evidenziare una dinamica segregante ben più radicale di quella
territoriale. Essa nasce l’interazione di diversi processi: la crescita del numero di
minori di origine straniera in età scolare; l’esistenza di micro-concentrazioni di
immigrati in alcuni quartieri della città;le differenze nelle dinamiche demografi che
tra popolazione italiana e straniera.
(((((In se questo fenomeno potrebbe non essere negativo, se non fosse per
il fatto che divide i bambini, sia italiani che stranieri più svantaggiati dai
bambini appartenenti alla classi piu ricche,creando gli istituti degli
svantaggiati da quelli dei privilegiati.
Il quartiere aurora:
Il quartiere Aurora è una delle zone più giovani, popolose e multiculturali
della città, pari a circa tre volte la media della città di Torino (istant,2011).
Questo grazie soprattutto alla popolazione immigrata.
Nel 2018 borgata Aurora presenta una percentuale di giovani con meno di
15 anni pari al 14,7% degli abitanti, superiore alla media cittadina (12,0%).
Aurora nel 2018 ha una percentuale di stranieri pari al 36,4%, più che
doppia rispetto alla media cittadina (15%)
Per quanto riguarda gli stranieri, la parte più consistente della popolazione
ha un’età compresa tra i 25 e i 55 anni, con un picco nella fascia compresa
tra i 30 e i 44 anni. Molto numerosa anche la fascia 0-10 anni, segno della
tendenza delle famiglie straniere ad avere un numero abbastanza elevato di
figli.
La scuole:
Le scuole di borgata Aurora fanno capo a due Istituti Comprensivi, l’I.C. Ilaria Alpi
(nato nel 2015) e l’I.C. Torino II che contano sul territorio di Aurora due scuole
d’infanzia, due primarie e due secondarie di primo grado. Le scuola primarie in aurora
sono due:
la scuola primaria “Aurora” dell’I.C. Torino II e la scuola primaria “Parini” dell’I.C.
Torino II.
A Torino, gli iscritti nelle scuole primarie diminuiscono vertiginosamente negli ultimo anni.
Questo è dovuto al calo degli iscritti italiani che non viene del tutto compensato dalla
crescita di quelli stranieri, che oggi rappresentano più di un quarto degli iscritti (il 27,0%).
Nell’anno scolastico 2018/2019 i due plessi di aurora contano complessivamente 594 alunni
(272 nel plesso Parini e 322 nel plesso Aurora), di cui 61 italiani e 533 stranieri che
costituiscono l’89,7% degli alunni.
I dati sulle percentuali di stranieri nelle scuole primarie di Torino all’anno 2018/2019
mettono in luce una distribuzione non omogenea degli alunni stranieri sul territorio
cittadino, con scuole primarie con percentuali elevate di studenti stranieri nei quartieri a
nord di corso Regina Margherita, in particolare nelle scuole primarie Aurora e Parini che
presentano percentuali di stranieri superiori al 74% degli iscritti .
In particolare nel plesso Aurora l’84,8%.
Viceversa, permangono alcune scuole dove la quasi totalità degli allievi è italiana.
Se si considera che ad Aurora la percentuale di popolazione straniera in età 6-10 rappresenta il 34,4%
della popolazione nella stessa fascia d’età, Stiamo dunque assistendo a un fenomeno di particolare
concentrazione di studenti di origine immigrata nelle scuole di questo quartiere.
La popolazione con scolarità limitata alla scuola elementare ha a Torino una distribuzione
estremamente ineguale.
Dalla mappa della distribuzione della popolazione in base al titolo di studio emerge
nuovamente l’asse di corso Regina Margherita come spartiacque netto fra la popolazione
meno istruita (a nord) e quella più istruita (a sud), che sembra concentrarsi in centro e in
collina.
Come quella delle altre periferie torinesi, la popolazione di borgata Aurora ha un livello di
istruzione mediamente basso, che pregiudica l’accesso al mondo del lavoro: il 9,4% della
popolazione è priva del titolo di scuola secondaria di primo grado, dato collocato
decisamente sotto la media torinese (3,5%).
Il dato sulla percentuale di laureati colloca nuovamente Aurora, in cui solo il 46,9% della
popolazione è diplomata o laureata11, al di sotto della media cittadina (61,6%).
ancora alte rimangono le differenze tra alunni italiani e stranieri se guardiamo alle
performance e ai ritardi scolastici, in
particolare relative alle scuole secondarie: questo differenziale
riguarda sia la decisione di interrompere la carriera scolastica,
sia le preferenze sulla scuola di secondo livello che segnalano
una ‘tendenza al ribasso’ per quello che riguarda i percorsi
formativi degli stranieri, anche a parità di abilità scolastiche
(Fondazione Cariplo, 2010).
a livello
nazionale, una carenza di dibattito pubblico sulle conseguenze
dell’autonomia scolastica e l’assenza di un chiaro orientamento
di governo da parte delle istituzioni6, anche a partire dall’introduzione
di uno strumento di valutazione come quello delle prove
Invalsi, che potrebbe, se ben applicato e osservato, introdurre
elementi di confronto sulle performance tra scuole; dall’altro,
negli ambiti locali, una debole capacità di coordinamento e
cooperazione tra le scuole e la totale mancanza di gestione dei fl ussi di iscrizione di uno
stesso quartiere o zona di Milano.
Quello che manca, rispetto alla gestione urbana, è un patto tra
le scuole della città (statali, comunali e paritarie) e gli enti locali,
definito per ambiti locali, affi nché il tema dell’ integrazione dei
minori stranieri sia condiviso e responsabilmente gestito da tutte
le istituzioni (Favaro, 2006)
INVALSI:
A fronte di questa riconfi gurazione,
ancora alte rimangono le differenze tra alunni italiani e stra
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se guardiamo alle performance e ai ritardi scolastici, in
particolare relative alle scuole secondarie: questo differenziale
riguarda sia la decisione di interrompere la carriera scolastica,
sia le preferenze sulla scuola di secondo livello che segnalano
una ‘tendenza al ribasso’ per quello che riguarda i percorsi
formativi degli stranieri, anche a parità di abilità scolastiche
(Fondazione Cariplo, 2010).
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