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“La segregazione scolastica in epoca pandemica: analisi di un caso nel quartiere

di Aurora, Torino.”

Indice:
1) la segregazione scolastica
1.1 definizione
1.2 specificità italiane
1.3 la segregazione scolastica in Italia
1.4 Focus su Torino: intervista al maestro della classe quinta della scuola elementare del quartiere di
Aurora e interviste a qualche famiglia
2) la segregazione scolastica durante una pandemia ( effetti scolastici e abitativi durante il lockdown,
effetti sulla salute...)
1.1 descrizione delle situazioni familiare durante la pandemia con interviste alle famiglie della classe
quinta.
Conclusioni …...
Bibliografia......

Introduzione:
l’idea del lavoro è nata causalmente: insieme a due amiche, una fotografa e
un’illustrattrice abbiamo pensatato all’ideazione di un laboratorio artistico-
letterario da proporre nelle classe elementari delle scuole più periferiche
della città di torino.
Abbiamo iniziato il lavoro con la classe quinta elementare della scuola di
aurora.
Lo scopo del laboratorio era quello di creare un percorso di consapevolessa
dell’utilizzo di supporti di comunicazione quali la scrittura, l’illustrazione e la
fotografia, per analizzare la propria identità del contesto multiculturale della
classe.
Ecc ecce cc
Vivendo in centro e muovendomi praticamente solo in questo quartiere,
spospandomi in aurora mi sono resa conto di quanto la popolazione che
vivela li era diversa.
E ho subito percepito la ghettizzazione del quartiere. Entrando in classe
non potevo immaginare che su 24 alunni soltanto uno fosse italiano.
Accortami di cio ho penato di contattare il professore giovanni semi per
raccontargli di questo contesto, e da li ho …
L'obbiettivo di questo lavoro è presentare una ricostruzione del fenomeno
della segregazione scolastica italiana fino al febbraio 2020, partendo dalla
lettura accademica e successivamente analizzare come essa si sia
riarticola durante la pandemia da covid-19.
Per fare quest’analisi ho preso come campione una classe quinta della
scuola elementare del quartiere di Aurora di Torino studiando che tipo di
segregazione vivessero durante il mese di gennaio 2019 per poi vedere
quali sono stati gli effetti scolastici e abitativi del lockdown durante
l’emergenza sanitaria.
Il contributo viene dunque presentato inizialmente con la definizione del
quadro teorico, attraverso la lettura della letteratura accademica,
delineando il fenomeno in una prospettiva generale.
Nella seconda parte, basandomi sulla nuova letteratura osserviamo come
questo fenomeno si riarticola durante la pandemia.
Un focus su torino: effetti della segregazione durante la pandemia,
intervista al maestro della classe quinta elementare di aurora interviste alle
famiglie.
-dimensione dei problemi
-come si studia
-il mio caso
-segregazione spaziale nelle case
-effetti scolastici/abitativi del lockdown
-letteratura epidemiologica sulla salute

La segregazione scolastica è un fenomeno molto presente in Italia. Sul tema esiste però
scarsa letteratura, e questo lo rende un campo di studio le cui implicazioni socio-
economiche sono oggi poco considerate. L'obiettivo di questo lavoro consiste nel
presentare una ricostruzione del fenomeno della segregazione scolastica italiana fino al
febbraio 2020 e successivamente analizzare come essa si sia riarticolata durante la
pandemia da covid-19. Alla segregazione scolastica si è infatti accostata anche quella
abitativa e culturale. Per iniziare, è utile riportare un monitoraggio del numero di allievi
stranieri in Italia, in quali territori sono più presenti e in che percentuali rispetto ai vari
gradi di istruzione. Partendo dalla letteratura accademica esistente ho delineato il
fenomeno della segregazione scolastica in Italia, a cui ho poi accostato, basandomi anche
sulle più recenti analisi, uno studio specifico della classe quinta della scuola elementare
del quartiere di Aurora di Torino. Lo studio si è concentrato nella descrizione su come
vivessero gli alunni durante il mese di gennaio 2019 per poi vedere quali siano stati gli
effetti della segregazione scolastica e abitativa provocata dal lockdown durante
l’emergenza sanità. I bambini avevano infatti vive segregate ma potenzialmente avevano
la possibilità di creare altre relazioni, di interfacciarsi con altre realtà ma con il
confinamento nelle proprie case sono rimasti più esclusi e senza la possibilità di
condividere uno spazio comune: in alcuni casi non è stata organizzata la didattica a
distanza, e nei casi in cui è stata attivata alcuni studenti non disponevano del computer o
della connessione ad internet. Altri, abitando in case sovraffollate o con pochi spazi
personali, non hanno avuto la possibilità di concentrarsi per seguire le lezioni con
costanza. Ma anche avere o non avere i genitori in grado di dare loro una mano ha fatto la
differenza. Come metodologia ho utilizzato le interviste; sia al professore della classe
quinta che ad alcune famiglie degli alunni presenti nella classe. In conclusione, il
contributo vuole dimostrare come gli effetti già esistenti del fenomeno della segregazione
scolastica, successivamente alla pandemia, abbiano ulteriormente divaricato le
disuguaglianze già esistenti tra gli alunni di alcuni istituti. Se quindi la segregazione
scolastica presente nel caso-studio della classe quinta di Aurora minaccia di non garantire
pari opportunità, di perpetuare il peso delle condizioni iniziali di svantaggio e di esclusione
sociale, impedendola mobilità sociale da una generazione ad un’altra, il lockdown dovuto
alla pandemia ha ulteriormente esasperato e amplificato queste problematiche. E con
ogni probabilità queste stesse disuguaglianze si trasmetteranno negli ordini scolastici
superiori e quindi, nel tempo, nel mercato del lavoro e nella società̀ del futuro.

Capitolo primo:
1. Gli allievi stranieri in italia
Prendendo in considerazione il fenomeno della segregazione scolastica,
si ritiene utile fare una prima introduzione cercando di capire quanti sono gli
allievi stranieri in italia, in quali territori sono più presenti e in che
percentuali rispetto ai vari gradi di istruzione. Per fare quest’analisi ho
utilizzando i dati del rapporto Gli alunni con cittadinanza non
italiana, pubblicato dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca) con riferimento all’anno scolastico 2019/2019 ( aggiornati al
31 agosto 2019)
Ho fatto un quadro della situazione italiana utilizzando i dati relativo al
territorio nazionale grazie alla fonte: Ministero dell’Istruzione – Ufficio
Gestione Patrimonio Informativo e Statistica per poi approfondire la realtà
della città di Torino.
Secondo il MIUR, nell’anno scolastico 2018/2019 su oltre 8 milioni e mezzo
di studenti nelle scuole italiane circa 860.000 sono allievi con cittadinanza
non italiana. dunque gli studenti stranieri rappresentano il 10% degli
studenti.
La quota più consistente di questi(64,5%) è rappresentata da stranieri di
seconda generazione, ovvero alunni nati in Italia da genitori stranieri.
La percentuale più elevata di studenti stranieri (36,5%) frequenta la scuola
primaria.
La percentuale degli alunni stranieri, tuttavia, risulta in aumento anche
perché diminuisce la popolazione scolastica italiana con cui raffrontarla. Gli
studenti con cittadinanza italiana sono infatti diminuiti negli ultimi cinque
anni di quasi 350 mila unità (-4,3%).
La presenza straniera degli studenti non è omogenea sul territorio
nazionale.
Gli studenti stranieri tendono infatti a concentrarsi nelle regioni del centro-
nord, mentre nelle regioni meridionali l’incidenza è inferiore alla media
nazionale.
In particolare, il 65% degli studenti stranieri frequenta la scuola nelle regioni
settentrionali, il 22% in quelle centrali e poco più del 13% nel
Mezzogiorno.
La Lombardia è la regione con il più alto numero di studenti di origine
straniera, ospitando da sola un quarto del totale presente in Italia (circa 218
mila), mentre l’Emilia Romagna è quella con la più alta percentuale di alunni
stranieri sulla popolazione scolastica regionale (16,4%), seguita da
Lombardia (15,5%), Toscana (14,1%), Umbria (13,8%), Veneto (13,6%) e
Piemonte (13,5%). Le regioni del sud presentano percentuali che variano
tra il 7,5% dell’Abruzzo e il 2,6% della Sardegna.
Restringendo il campo alle province, in quella di Milano si trova il maggior
numero di studenti con cittadinanza non italiana (oltre 92 mila), seguita da
Roma (oltre 63 mila) e Torino (oltre 39 mila).
Se si guarda però la percentuale sulla popolazione scolastica locale la
classifica è un’altra e vede al primo posto Prato, con il 26,8% di studenti
stranieri, seguita da Piacenza (22,7%) e Mantova (18,5%). Più avanti, ma
sempre al di sopra della media italiana, troviamo Asti, Parma, Cremona e
Brescia.
A livello comunale i dati evidenziano come alcune comunità siano
particolarmente radicate in determinate aree.
Il record della presenza di allievi stranieri rispetto a quelli italiani arrivà però
da Torino, dove, nell’ istituto comprensivo Ilaria Alpi si sono formate due
classi prime di scuola primaria sono composte interamente da alunni
stranieri.

Nel tentativo di favorire l’inclusione scolastica Il Ministero dell’Istruzione,


dell’Università e della Ricerca ha fissato alcuni criteri organizzativi in una
nota contenete “indicazioni e raccomandazioni per l’integrazione di alunni
con cittadinanza non italiana”.

negli ultimi tempi si i è discusso molto della presenza crescente di alunni


stranieri nelle scuole e classi italiane, una presenza che talvolta ha
superato quella degli stessi studenti italiani..

In particolare, la nota prevede che


Nel tentativo di favorire l’inclusione scolastica il MIUR ha fissato alcuni
criteri organizzativi:
Le iscrizioni di minori non italiani non dovranno superare il 30% degli
iscritti e in particolare:
 il numero degli alunni stranieri presenti in ciascuna classe non
potrà superare di norma il 30% del totale degli iscritti, quale esito
di una equilibrata distribuzione degli alunni con cittadinanza non
italiana tra istituti dello stesso territorio;
 il limite del 30% entrerà in vigore dall’anno scolastico 2010-
2011 in modo graduale: verrà infatti introdotto a partire dalle
classi prime sia della scuola primaria, sia della scuola secondaria
di I e II grado;
 il limite del 30% potrà essere innalzato – con determinazione
del Direttore generale dell’ufficio scolastico regionale - a fronte
della presenza di alunni stranieri (come può frequentemente
accadere nel caso di quelli nati in Italia) già in possesso delle
adeguate competenze linguistiche;
 il limite del 30% potrà invece essere ridotto, sempre con
determinazione del Direttore generale dell’ufficio scolastico
regionale, a fronte della presenza di alunni stranieri che
dimostrino all’atto dell’iscrizione una padronanza della lingua
italiana ancora inadeguata a una compiuta partecipazione
all’attività didattica, e comunque a fronte di particolari e
documentate complessità.
(indicando di norma al 30% la quota di alunni con cittadinanza non italiana
e con ridotte conoscenze della lingua italiana iscritti in ciascuna classe. In
nessun caso, però, le scuole possono rifiutare l’iscrizione di un minore in
ragione del superamento di tale quota.)
I dati rilevati dal Ministero dell’Istruzione nell’anno scolastico 2018/2019
infatti, confermano una tendenza all’aumento delle scuole che superano la
soglia del 30%:
il 18,3% delle scuole non ha studenti stranieri , il 58,8% ha una quota di
studenti con cittadinanza non italiana inferiore al 15%, sono invece il 16,4%
le scuole con una quota di stranieri tra il 15 e il 30%
Le scuole con un numero di studenti con cittadinanza non italiana oltre la
soglia del 30% sono il 6,5% e sono triplicate negli ultimi 10 anni.
Oltre 800 scuole sono a maggioranza straniera, di cui la metà sono scuole
dell’Infanzia. Le scuole con un numero di studenti con cittadinanza non
italiana oltre la soglia del 30% sono il 6,5% e sono triplicate negli ultimi 10
anni.
Oltre 800 scuole sono a maggioranza straniera, di cui la metà sono scuole
dell’Infanzia.

Alcune criticità i sul cammino dell’ integrazione

Se osserviamo i percorsi di inserimento scolastico dei minori stranieri


rispetto a quelli italiani, notiamo che vi sono numerose differenze e
criticità tra gli alunni. I dati qui di seguito confermano che le differenti scelte scolastiche
degli studenti italiani e stranieri sono pesantemente influenzate, oltre ai fattori tradizionali , status
culturale ed economico e abilità scolastica, dal fatto stesso di essere stranieri.

Alcune delle problematiche più rilevanti, determinando disparità


nell’accesso all’istruzione che pregiudicheranno poi l’accesso nel
mondo del lavoro, sono:

1)le difficoltà di ingresso nella scuola,


: una parte dei ragazzi stranieri si “disperde” e non viene inserita nella
scuola subito dopo il loro arrivo , oppure trascorre un lasso di tempo
considerevole fra il momento del ricongiungimento familiare e quello
dell’ingresso nella classe.
Un ambito educativo in cui la scolarità degli studenti con cittadinanza non
italiana è nettamente inferiore a quella degli italiani è la scuola dell’infanzia.
Solo il 79,2% dei bambini stranieri residenti in Italia frequenta la scuola
dell’infanzia, contro il 96% dei bambini italiani.
Se la scuola dell’infanzia è il primo potente mezzo di inclusione e
integrazione (non solo per gli stranieri), la scarsa frequenza dei bambini con
cittadinanza non italiana è un’occasione mancata, a cominciare
dall’apprendimento della lingua e delle competenze relazionali che facilitano
l’ingresso alla scuola primaria.

2) il ritardo scolastico,
La regolarità dei percorsi scolastici è infatti un indicatore fondamentale
dell’integrazione. Il 39,4% dei quattordicenni stranieri è in ritardo scolastico,
spesso dovuto al precedente inserimento in classi inferiori rispetto all’età, a
cui si aggiungono i ritardi relativi alle bocciature e alle non ammissioni. La
situazione però è in miglioramento: nell’anno scolastico 2010/2011 i
quattordicenni stranieri in ritardo erano il 61,5%.
Il primo anno della scuola superiore risulta essere cruciale. È nel passaggio
tra i 14 e i 15 anni di età che l’incidenza dei ritardi cresce drasticamente (dal
39,4% al 51,9% nel 2018/2019). Il divario con gli studenti italiani è notevole:
nell’anno scolastico 2018/2019 gli studenti italiani in ritardo sono il 9,1%
contro il 30,1% degli studenti con cittadinanza non italiana.

Una conseguenza allarmante del ritardo scolastico è senz’altro costituita


dall’abbandono della frequenza scolastica. L’esame di questo fenomeno
attraverso l’indicatore europeo degli Early Leaving from Education and
Training evidenzia che gli alunni con cittadinanza non italiana sono
quelli a più alto rischio di abbandono, con il 37,6% nel 2018, a fronte di
una media nazionale del 14,5% e un obiettivo europeo del 10% da
raggiungere entro il 2020

Una parte consistente degli alunni stranieri viene inserita al momento dell’arrivo in
Italia in un classe non corrispondente all’età anagrafica , cumulando così un ritardo
scolastico , rispetto ai coetanei , di uno , due o più anni . La situazione di ritardo
penalizza in maniera particolare gli alunni inseriti nella scuola secondaria di primo e
secondo grado e pregiudica spesso la possibilità di prosecuzione nella carriera
scolastica. I dati raccolti dal MIUR indicano una percentuale preoccupante di
alunni in situazione di ritardo scolastico (MIUR 2010) . Sono in ritardo :
-il 19.3 % degli alunni stranieri nella scuola primaria ;
-il 49.2% nella scuola secondaria di primo grado ;
-il 71.3 % nella scuola secondaria di secondo grado

3) la prosecuzione degli studi

Una parte consistente degli alunni stranieri ha difficoltà a proseguire gli studi dopo la
secondaria di primo grado : ricerche a livello locale mostrano tassi elevati di
abbandono dopo il primo anno delle superiori , numerosi “scivolamenti” verso il basso
e un addensamento delle presenze nei percorsi di formazione brevi e meno esigenti . I
dati lo confermano : il 41% circa dei ragazzi stranieri si orienta verso gli istituti
professionali (si indirizza verso questo percorso di istruzione circa il 20% degli alunni
totali).
Quali scuole scelgono gli alunni stranieri in Italia
Nell’anno scolastico 2018/2019 l’89,5% dei diplomati alla secondaria di I grado (le
medie) ha deciso di proseguire gli studi. Di questi l’8,2% ha optato per la formazione
professionale regionale, mentre l’81,3% si è iscritto a una scuola secondaria di II grado.
Dai dati emerge che a influenzare la scelta del percorso di studi è soprattutto la
valutazione conseguita all’esame di licenza media. Come gli studenti italiani, gli studenti
con cittadinanza non italiana scelgono gli istituti professionali quando la votazione
conseguita alla licenza media è bassa e i licei quando la votazione è alta.
La differenza tra gli studenti con cittadinanza non italiana e gli italiani sta piuttosto nella
votazione stessa: il 68,8% degli stranieri ha conseguito il diploma di secondaria di I
grado con una votazione di 6 o 7, mentre la maggioranza degli italiani (54%) ha ottenuto
il diploma con una votazione uguale o superiore a 8.
Un altro fattore che influenza la scelta del percorso scolastico è il luogo di nascita. Gli
studenti stranieri nati in Italia sono più orientati verso gli istituti tecnici e i licei ,
mentre quelli nati all’estero verso gli istituti professionali e gli istituti tecnici

4)la competenza in italiano seconda lingua


dati relativi agli esiti scolastici degli alunni stranieri nel 2009/2010 (MIUR 2010)
hanno rilevato uno scarto significativo nei risultati degli scrutini tra il totale degli
alunni e gli alunni di altra nazionalità. E inoltre , il divario fra i tassi di promozione
degli stranieri e quello degli italiani aumenta in modo progressivo per ordine di scuola.
Nella classe prima della scuola primaria, il divario si attesta su un valore di circa 2
punti percentuali: viene promosso il 99.6% degli alunni italiani e il 97.7% degli
stranieri . Per la scuola secondaria di primo grado, il divario alla fine della classe prima
è molto consistente ed è pari a quasi 9 punti ( 95.7% di promozioni fra gli italiani e
88.9% fra i non italiani) . Al termine della prima classe della scuola secondaria di
secondo grado, lo scarto fra italiani e stranieri è di 4 punti: 91.6% sono i promossi fra gli
studenti autoctoni e 86.6% fra gli allievi stranieri
Alla base delle criticità descritte sopra viene spesso indicata una competenza ridotta
nella lingua italiana , non tanto per gli usi comunicativi , quanto per le abilità di studio
(Italstudio). Se l’acquisizione dell’italiano per comunicare avviene in tempi
relativamente brevi - grazie anche ai contatti numerosi e densi con i pari a scuola e nel
tempo libero - l’apprendimento della lingua veicolare richiede tempi lunghi , modalità
didattiche protratte di facilitazione e semplificazione,materiali didattici efficaci.
Dispositivi ,capacità e risorse di cui spesso le scuole non hanno la disponibilità .
A proposito di competenza linguistica , di recente sono stati presentati i risultati delle
prove INVALSI di italiano somministrate nelle scuole primarie nel maggio 2009 (
Rilevazione degli apprendimenti nella scuola primaria , a.s. 2008-09 , INVALSI ). Il
Rapporto si riferisce ai risultati rilevati fra 46.000 alunni di seconda e di quinta ; fra
questi una quota molto ridotta era costituita da bambini stranieri : il 3.5% del totale nelle
classi seconde e il 5.4% nelle quinte . I bambini di cittadinanza non italiana
ottengono punteggi inferiori nelle prove di matematica che di italiano : -nelle classi
seconde il divario è di circa 10 punti percentuali ( 55.4 è il punteggio degli
alunni stranieri e 65.6 quello medio degli italiani ) ;
-nelle cassi quinte , lo scarto in italiano è di 7.2 punti percentuali (55.6/62.8) .
Da una prima analisi dei dati possiamo trarre prime considerazioni , anche se il
numero di bambini stranieri osservati è molto ridotto e non si fa distinzione tra coloro
che sono nati qui e coloro che sono immigrati . La prima riguarda naturalmente la
differenza di punteggio che si registra fra i due gruppi di bambini e la necessità di
migliorare, approfondire e diffondere una proposta didattica di qualità
dell’insegnamento /apprendimento dell’italiano come seconda lingua . Nelle classi
quinte tuttavia il divario tra i bambini stranieri e i compagni di classe autoctoni si fa
meno marcato , rispetto alle classi seconde , sia in italiano che in matematica . Questo
ci spinge a sottolineare l’incidenza positiva del fattore “tempo” : più a lungo avviene
l’immersione nella seconda lingua e nei contenuti comuni , migliori sono i risultati .
Un’altra considerazione riguarda le differenze di punteggio che si notano a seconda
delle prove di lingua: sia i bambini autoctoni che , in misura più rilevante , i bambini
stranieri presentano difficoltà maggiori nella comprensione del testo narrativo , rispetto
alle prove che prevedono invece di verificare l’ampiezza del vocabolario , la capacità
di organizzare la frase o la comprensione di un testo espositivo nelle classi quinte .
Una scuola che include deve dunque dedicare grande attenzione all’educazione
linguistica e all’apprendimento dell’italiano L2 in situazione di plurilingusimo , dal
momento che “è la lingua che ci fa uguali” , come Don Milani affermava.

I dati sopra elencati mostrano le ragioni per cui il problema della


segregazione scolastica in Italia sia emerso di recente attraverso
l’interazione di diversi processi: la crescita del nu- mero di minori di origine
straniera in età scolare; l’esistenza di micro-concentrazioni di immigrati in
alcuni quartieri della città; le differenze nelle dinamiche demografi che tra
popolazione italiana e straniera; il delinearsi di strategie delle famiglie
italiane volte ad evitare scuole ritenute inadatte (Borlini, Memo, 2009).

1.2 E in piemonte ?e torino..


I dati a disposizione, sono quelli elaborati dall’Osservatorio Istruzione
Piemonte, che pubblica annualmente un report sulla base della rilevazione
effettuata dal MIUR presso gli istituti scolastici.
in questa sede si analizzeranno i che si riferiscono in particolare agli alunni
frequentanti le scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado del
Piemonte.

Il primo ciclo di istruzione, nel 2018/19, conta 303.500 iscritti tra primaria
(186mila bambini) e secondaria di primo grado (quasi 117.500 allievi)
Rispetto all’anno precedente mancano oltre 2.000 studenti, i numeri
diminuiscono a causa delle demografiche meno numerose che inoltre non è
più sufficientemente compensato dagli allievi di origine straniera.

Secondo i dati della Rilevazione scolastica della Regione Piemonte, gli


allievi con cittadinanza straniera nella scuola primaria sono 27.850. Sono
relativamente più presenti nel quadrante Sud Est del Piemonte (Asti e
Alessandria), dove costituiscono circa un quinto degli iscritti totali e,
all’opposto, meno presenti nelle province di Biella e del Verbano Cusio
Ossola (9,4% e 7,7%). Nelle altre province la percentuale di allievi con
cittadinanza straniera si attesta intorno alla media piemontese, pari al 15%.
Come per la scuola dell’infanzia, anche in questo livello di scuola si tratta
perlopiù di seconde generazioni: 8 bambini di origine straniera su 10 sono
nati in Italia (80,7%)3.

(?) dovrebbe essere su torino:


Gli indicatori di dispersione calcolati sia MIUR -riguardano l’interruzione di
frequenza durante il percorso scolastico- e da
Early leavers from education and training -in età successiva a quella di
frequenza dei percorsi secondari- mostrano come la dispersione scolastica,
in italia, non colpisca tutti nello stesso modo.
Si osservano infatti valori più elevati, il 12% degli iscritti con cittadinanza
straniera nati all’estero, mentre quota che si riduce al 7,2% nelle seconde
generazioni (nati in Italia), contro appena il 3,3% degli italiani.

Mentre Si stima abbandonino il 32% dei giovani 18-22enni con cittadinanza


straniera contro l’11,6% degli autoctoni per chi non risulta più in formazione
o in percorsi di istruzione.
Persiste un forte divario dello svantaggio tra i giovani per cittadinanza. Tra i giovani con citta-
dinanza italiana (dato nazionale) l’abbandono scolastico è all’11,3% mentre per i giovani con
cittadinanza straniera è oltre il triplo (36,5%). SUNTO
Stime IRES confermano le forti differenze nella quota di ELET per cittadinanza anche a livello
piemontese: nel 2018, nella fascia di età 18-24 anni, 13 residenti su 100 non hanno cittadinanza
italiana, per costoro la quota di ELET è al 32,3% contro l’11,6% che si osserva per gli autoctoni.
In Piemonte la quota di abbandoni è progressivamente e fortemente diminuita negli anni, pur tra
varie oscillazioni: nel 2004 era al 23% mentre nell’ultimo anno, con il 10,8%, torna a sfiorare
l’obiettivo europeo dopo un biennio in lieve rialzo.

Inoltre su 100 bambini figli di famiglie immigrate circa 12 non usufruiscono


delle opportunità educative offerte dalla scuola dell’infanzia, a differenza
della piena scolarizzazione che si osserva tra le famiglie italiane.

Permangono anche differenze di performance tra i diversi ordini di scuola


nella secondaria di II grado Si mantengono, inoltre, ben evidenti le differenze
di performance nei diversi ordini di scuola: il ritardo - ovvero la frequenza
con età più alta rispetto a quella canonica per frequentare - riguarda il 41%
degli iscritti negli istituti professionali, un quarto degli iscritti negli istituti
tecnici e appena il 12% dei liceali.

I divari socioeconomici incidono sui livelli di apprendimento .Tra ragazzi e


ragazze provenienti da famiglie piemontesi con elevato status
socioeconomico l’area del basso apprendimento al termine del primo ciclo di
studi riguarda quote limitate (il 14% in Italiano e il 20% in Matematica), tra
quelli maggiormente penalizzati sotto il profilo socioeconomico, la quota che
manifesta grandi difficoltà si amplia notevolmente: il 51% in Italiano e il 56%
in Matematica. Uno studente su due la cui famiglia si trova in difficoltà
socioeconomiche termina la scuola secondaria di primo grado con un
bagaglio di conoscenze insufficiente per affrontare il successivo ciclo di studi.

1.2 configurazione della città di Torino


Gli stranieri residenti a Torino al 31 dicembre 2019 sono 132.800 e
rappresentano il 15,2% della popolazione residente.
La comunità straniera più numerosa è quella proveniente
dalla Romania con il 37,4% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita
dal Marocco (12,7%) e dalla Repubblica Popolare Cinese (5,7%).

Poco più della metà dei cittadini stranieri in Piemonte risiede nel capoluogo
e nella sua città metropolitana.
Seguono con numeri nettamente inferiori le province di Cuneo (14,28%) e
Alessandria (10,95%)
le circoscrizioni in cui si registra il maggior numero di stranieri sono, in
ordine decrescente, la 6 (Barriera di Milano), la 5 (Borgo Vittoria), la 7
(Aurora) e la 8 (San Salvario).
Su 52.626 romeni presenti in città, 10.082 (il 19%) vivono nella
circoscrizione 5 (Borgo Vittoria). I marocchini in città sono 17.147 e 5.266
di loro (il 30%) abitano nella 6 (Barriera di Milano). I peruviani (7.529) e
i cinesi (7.498) sono forti, rispettivamente, nelle circoscrizioni 3 (San Paolo,
con il 21%) e 7 (Aurora, con il 28%). Gli albanesi (5.375 iscritti all’anagrafe
cittadina) prevalgono nella 6 (Barriera di Milano, con il 18% sul totale),
mentre la comunità dei nigeriani, in forte crescita, domina nella
circoscrizione 6 (Barriera di Milano, dove abita il 36%). E proprio la 6 (che
oltre a Barriera di Milano comprende Regio Parco, Barca, Bertolla,
Falchera, Rebaudengo e Villaretto) si conferma il territorio con la maggiore
concentrazione di abitanti stranieri, pari al 18,34% del totale di Torino.

A Torino, gli iscritti nelle scuole primarie diminuiscono negli ultimi 10 anni, passando
da 31.759 nel 2008-09 a 30.913 nel 2018-19, per effetto del calo degli iscritti italiani,
non del tutto compensato dalla crescita di quelli stranieri, che oggi rappresentano più di
un quarto degli iscritti (il 27,0%).

1.2 la segregazione scolastica


Per gli studiosi di scienze sociali
Esistono diverse forme di segregazione: spaziale, sociale, economica, scolastica e
molte altre.
La segregazione spaziale implica il concetto di segregazione e
concentrazione e separazione di uno o più gruppi rispetto al resto della
popolazione in un’area urbana, nella quale si manifesta una
sovrarappresentazione del gruppo stesso

La segregazione scolastica è un fenomeno assai presente nella realtà


territoriale italiana.
Per “segregazione scolastica” intendiamo un grado elevato di
concentrazione, superiore a una certa soglia critica, di studenti appartenenti
ad un medesimo gruppo sociale o etnico e frequentanti la medesima
scuola.” ( Ranci 2019, pag 4)
Un metodo classico per identificare questa soglia è quello di considerare
segregato un gruppo la cui distribuzione nelle scuole è significativamente
superiore a quella di un gruppo sociale di riferimento.
lo studio della segregazione si avvale di alcuni indicatori che misurano
l’intensità della segregazione:

l’indice di segregazione, di quoziente di locazione e di dissimilarità. Uno dei


metodi quantitativi piu diffusi per valutare il grado di integrazione spaziale di
una comunità è l’indice di dissimilarità. Questo indica la percentuale di
persone di un gruppo di popolazione che dovrebbe spostarsi in una diversa
area residenziale affinchè tale gruppo ottenga un’eugale distribuzione della
popolazione in determinati territorio.

Un aspetto che complica questo fenomeno è il fatto che la segregazione


scolastica italiana è spesso più elevata di quella territoriale.
Questo perché, la realtà italia, a differenza di quella degli usa, il canada o
della francia, o presenta dei veri e propri ghetti, in quanto la presenza
straniera negli spazi individuati non è monoetnica, ma al contrario vi
risiedono popolazioni di diverse nazionalita. le città sono un mosaico di
zone differenziate e polarizzate dove vi è una forte segmentazione etnica e
sociale nel territorio.
A Torino infatti livelli di segregazione spaziale degli immigrati in queste città
sono moderati e poco considerati. (Arbaci, 2004; Lanzani 2001, Motta

2005) quindi: in una citta in cui i quartieri mostrano una composizione sociale
relativamente mista e sono scarsi i territori in cui si assiste a dei reali fenomeni di
concentrazione degli abitanti di origine straniera4, è proprio la formazione delle
scuole ad evidenziare una dinamica segregante ben più radicale di quella
territoriale. Essa nasce l’interazione di diversi processi: la crescita del numero di
minori di origine straniera in età scolare; l’esistenza di micro-concentrazioni di
immigrati in alcuni quartieri della città;le differenze nelle dinamiche demografi che
tra popolazione italiana e straniera.

Essa è frutto anche di due elementi di carattere istituzionale: da un lato


dell’abolizione dell’obbligatorietà di mandare i figli nella scuola del bacino di
residenza scolastico, dall’altro dalla centralità dei principi dell’autonomia
scolastica. In questo senso, il fatto che la presenza di determinati gruppi
etnici si concentri in alcune scuole è dato dalla possibilità di scelta
dell’istituto da parte delle famiglie, che è la conseguenza dell’eliminazione
dell’obbligo di iscrivere il figlio nella scuola più vicina alla residenza. Inoltre,
dall’inizio di questo millennio, le istituzioni scolastiche, pur facendo parte del
sistema scolastico nazionale, hanno una propria autonomia amministrativa,
didattica e organizzativa. Ciò ha portato i vari istituti ad una concorrenza
reciproca, supportata dalla libertà nell’offerta scolastica extra e non
curricolare. Infatti, nel 1999 con l’emanazione del regolamento
sull’autonomia scolastica (Dpr. 275), venne definito il Pof, cioè il «Piano
dell’offerta formativa». Con esso le scuole possono ‘offrire’ il loro prodotto
educativo a tutti i potenziali destinatari senza alcun vincolo geografi (salvo
la disponibilità di aule, che dipende dall’ente locale, provincia o comune).
Il quadro istituzionale scolastico differisce a seconda dei diversi paesi
Europei, se in Italia, come anche ad esempio in Olando è scontato che
siano le famiglie a scegliere che scuola che preferiscono; in Francia vige
invece l’obbligo di mandare i figli nella scuola di quartiere e in Gran
Bretagna se ci è un eccesso di domande verso una determinata struttura,
gli studenti vengono ammessi sulla base della vicinanza tra residenza e
scuola.

È proprio per questa ragione che la letteratura internazionale ha posto una


particolare attenzione, sottolineando il ruolo delle pratiche di schooling – o
selezione mirata del contesto scolastico in cui inserire i propri figli – nei
processi di segregazione urbana nelle città europee (Oberti 2007, 2012;
Butler, Hamnett 2007, 2011).

(((((In se questo fenomeno potrebbe non essere negativo, se non fosse per
il fatto che divide i bambini, sia italiani che stranieri più svantaggiati dai
bambini appartenenti alla classi piu ricche,creando gli istituti degli
svantaggiati da quelli dei privilegiati.

Nel linguaggio comune la segregazione è connotata in modo


negativo;nasce come atto volontario di discriminazione e allontanamento )))

Il fattore che contribuisce in maniera significativa la segregazione scolastica


è rappresentato dalle scelte scolastiche delle famiglie: nelle scuole
elementari il 56% dei bambini italiani si sposta in una scuola elementare
diversa da quella del bacino scolastico di residenza nelle medie il 57%.
È dunque la scelta di mobilità degli italiani a il principale fattore di
segregazione.
essa va ascritta a due fenomeni: l’iscrizione di una scuola privata e la
mobilità all’interno del sistema della scuola pubblica dell’altro.
Oltre un quarto (23%) della popolazione scolastica italiana frequenta una
scuola privata, creando ambienti con un determinato background familiare,
esponendo le scuole pubbliche a maggiori rischi di segregazione etnica e
sociale.
Questo è un fenomeno esclusivamente italiano e diffuso soprattutto tra le
famiglie benestanti: tra gli stranieri le quote di iscrizioni a scuole private è il
4% per le primarie e il 3% per le medie.
Come abbiamo detto anche all’interno della scuola pubblica ci sono dei
flussi:oltre un terzo dei bambini delle scuole elementari o medie cambia
scuola di residenza pur restando nel sistema pubblico. Questa flusso
avviene soprattutto dai bambini che vivono nei quartieri periferici verso
scuole collocate in aree centrali ed è una strategia messa in atto piu dagli
italiani come fuga dalle scuole collocate in aree problematiche della città.

l contributo della letteratura internazionale


Studi americani ed europa soprattuto nel regno unito, la francia,e i paesi
bassi.
In Europa il fenomeno della segregazione scolastica esiste ma con una
considerevole variabilità tra i diversi paesi.
La geografia e gli studi urbani hanno prodotto una quantità rilevante di studi
suddivisibili in due filoni: Da un lato troviamo gli approcci quantitativi che si
concentrano sull’analisi spaziale del legame tra segregazione residenziale e
segregazione scolastica. Queste analisi si basano prevalentemente
sull’appartenenza etnica negli stati uniti, mentre in ambito europeo assume
maggiormente peso l’appartenenza di classe.
Dall'altra parte altri lavori privilegiano un’analisi qualitativa focalizzata sulle
scelte delle famiglie, dando rilevanza all’agency degli attori piuttosto che ai
fattori contestuali.
.

L’esperienza italiana, però,mette in evidenza la frammentazione dello


spazio metropolitano e urbano e l’assenza di veri e propri ghetti, in quanto
la presenza straniera negli spazi individuati non è comunque
esclusivamente monoetnico, nel senso che vi risiedono popolazioni
appartenenti a numerosi gruppi nazionali. Nelle città italiane ancora non
si osservano le concentrazioni etniche storicamente consolidate negli
USA, nel Canada, nella Gran Bretagna o nella Francia p
Torino:

Gli stranieri residenti nella città metropolitana di Torino al 31 dicembre 2019


sono 222.173 e rappresentano il 9,9% della popolazione residente.
https://www.tuttitalia.it/piemonte/provincia-di-torino/statistiche/cittadini-
stranieri-2019/ )
La popolazione straniera di Torino è cresciuta significativamente negli ultimi
vent’anni risultando ormai distribuita su tutto il territorio urbano, in
particolare nella corona più periferica e nell’area a nord di corso Regina
Margherita, nei quartieri di borgo Dora/Valdocco, Aurora e Barriera di
Milano, mentre risulta poco presente in particolare nelle aree centrali e
collinari, ma anche in un’area limitrofa ad Aurora, borgo Rossini.
Le nazionalità più presenti sono quella romena, che rappresenta il 38,5%
degli stranieri, marocchina (13,5%), cinese (5,6%), peruviana (5,5%),
nigeriana (4,1%).
Le diverse origini si distribuiscono in modo diverso sul territorio della città.
alcune nazionalità sono più distribuite su tutto l’arco della periferia urbana
(questo vale ad esempio per romeni e albanesi), altre nazionalità si
concentrano in modo particolare in alcuni quartieri: La popolazione
marocchina, ad esempio, presente un po’ in tutta la periferia urbana,
sembra privilegiare le zone di Aurora e Montebianco; la popolazione
peruviana è frequente nei pressi della stazione di Porta Nuova, in borgo S.
Paolo e in borgata Cenisia; la popolazione cinese si concentra nei quartieri
di Porta Palazzo, borgo Dora/Valdocco, Monterosa e Montebianco; i
filippini, probabilmente a causa dell’elevato tasso di persone che esercitano
la professione di collaboratori domestici, è particolarmente presente in zone
con prevalenza di gruppi sociali medio-elevati, come la Crocetta; la
popolazione egiziana e nigeriana è concentrata a San Salvario e in tutta
l’area a nord di Porta Palazzo

Il quartiere aurora:
Il quartiere Aurora è una delle zone più giovani, popolose e multiculturali
della città, pari a circa tre volte la media della città di Torino (istant,2011).
Questo grazie soprattutto alla popolazione immigrata.
Nel 2018 borgata Aurora presenta una percentuale di giovani con meno di
15 anni pari al 14,7% degli abitanti, superiore alla media cittadina (12,0%).
Aurora nel 2018 ha una percentuale di stranieri pari al 36,4%, più che
doppia rispetto alla media cittadina (15%)
Per quanto riguarda gli stranieri, la parte più consistente della popolazione
ha un’età compresa tra i 25 e i 55 anni, con un picco nella fascia compresa
tra i 30 e i 44 anni. Molto numerosa anche la fascia 0-10 anni, segno della
tendenza delle famiglie straniere ad avere un numero abbastanza elevato di
figli.

La scuole:

Le scuole di borgata Aurora fanno capo a due Istituti Comprensivi, l’I.C. Ilaria Alpi
(nato nel 2015) e l’I.C. Torino II che contano sul territorio di Aurora due scuole
d’infanzia, due primarie e due secondarie di primo grado. Le scuola primarie in aurora
sono due:
la scuola primaria “Aurora” dell’I.C. Torino II e la scuola primaria “Parini” dell’I.C.
Torino II.
A Torino, gli iscritti nelle scuole primarie diminuiscono vertiginosamente negli ultimo anni.
Questo è dovuto al calo degli iscritti italiani che non viene del tutto compensato dalla
crescita di quelli stranieri, che oggi rappresentano più di un quarto degli iscritti (il 27,0%).
Nell’anno scolastico 2018/2019 i due plessi di aurora contano complessivamente 594 alunni
(272 nel plesso Parini e 322 nel plesso Aurora), di cui 61 italiani e 533 stranieri che
costituiscono l’89,7% degli alunni.

I dati sulle percentuali di stranieri nelle scuole primarie di Torino all’anno 2018/2019
mettono in luce una distribuzione non omogenea degli alunni stranieri sul territorio
cittadino, con scuole primarie con percentuali elevate di studenti stranieri nei quartieri a
nord di corso Regina Margherita, in particolare nelle scuole primarie Aurora e Parini che
presentano percentuali di stranieri superiori al 74% degli iscritti .
In particolare nel plesso Aurora l’84,8%.
Viceversa, permangono alcune scuole dove la quasi totalità degli allievi è italiana.

Se si considera che ad Aurora la percentuale di popolazione straniera in età 6-10 rappresenta il 34,4%
della popolazione nella stessa fascia d’età, Stiamo dunque assistendo a un fenomeno di particolare
concentrazione di studenti di origine immigrata nelle scuole di questo quartiere.

( elaborazione di AuroraLAB su dati della Città di Torino, anno scolastico 2018/2019)

La popolazione con scolarità limitata alla scuola elementare ha a Torino una distribuzione
estremamente ineguale.
Dalla mappa della distribuzione della popolazione in base al titolo di studio emerge
nuovamente l’asse di corso Regina Margherita come spartiacque netto fra la popolazione
meno istruita (a nord) e quella più istruita (a sud), che sembra concentrarsi in centro e in
collina.
Come quella delle altre periferie torinesi, la popolazione di borgata Aurora ha un livello di
istruzione mediamente basso, che pregiudica l’accesso al mondo del lavoro: il 9,4% della
popolazione è priva del titolo di scuola secondaria di primo grado, dato collocato
decisamente sotto la media torinese (3,5%).
Il dato sulla percentuale di laureati colloca nuovamente Aurora, in cui solo il 46,9% della
popolazione è diplomata o laureata11, al di sotto della media cittadina (61,6%).

Complessità e multidimensionalità del concetto di segregazione


La segregazione è un fenomeno al centro egli studi geografici, sociologici e
urbanistici da diversi decessi. È un concetto importante della geografia e
delle scienze sociali .

La segregazione spaziale puoi in alcuni casi essere il risultato di


atteggiamenti discriminatori, dall’altro può però rappresentare anche una
strategia di aggregazione.
La segregazione è stata spiegata sia in termini negativi come la
conseguenza di un atteggiamento di rifiuto, di discriminazione, sia
positivamente come forme di solidarietà, assistenza reciproca all’interno di
un gruppo.
Nella tradizione sociologica

Il contributo della letteratura internazionale:

La disuguaglianza nelle opportunità di accesso all’istruzione in


relazione all’origine sociale è un tema che ha assunto, negli ultimi anni
una certa rilevanza anche nel dibattito pubblico europeo.
Il fenomeno della La segregazione scolastica infatti, che è stata per molti anni al centro
del dibattito degli stati uniti, è da poco diventata rilevante anche del dibattito pubblico
Europeo.
In Europa il fenomeno della segregazione scolastica esiste ma con una
considerevole variabilità tra i diversi paesi, nonché interesse e rilevanza nel
dibattito pubblico: in francia, inghilterra e nei paesi bassi c’è notevole crescente
interesse per il tema, mentre rimane inesplorato nei paesi dell’europa meridionaele.
Studiare i fenomeni concentrativi e segregativi è complicato in quanto sono
estremamente eterogenei, non si possono formulare paradigmi esplicativi generali:
questi infatti si differenziano all’interno delle stesse città, nei diversi paesi del mondo. I
fattori che interagiscono si differenziano a seconda della struttura urbanistica della
città, delle caratteristiche della popolazione immigrata.
Per studiare la Complessità e multidimensionalità del concetto di
segregazione sono stati adottati diversi approcci anche all’interno della stessa
disciplina e che hanno portato talvolta a conclusioni differenti.
Per quanto riguarda gli studi sociali urbani e la geografia, che hanno prodotto una
quantità rilevante di studi troviamo sia gli approcci quantitativi, che si concentrano
sull’analisi spaziale del legame tra segregazione residenziale e segregazione scolastica, sia
quelli qualitativi che si focalizzano invece sull’agency degli attori, ovvero sulla scelta delle
famiglie.
Questi schemi interpretativi sono stati formulati all’interno di due diverse tradizioni teoriche:
nella tradizione sociologica degli stati uniti le analisi si sono basate soprattutto attraverso gli
indicatori legati all’appartenenza etnica degli individui, mentre in quella europea
principalmente tramite il peso dell’appartenenza di classe, lo status socioeconomico, il livello
di istruzione della popolazione.

A fronte di questa riconfigurazione


Fra gli alunni inseriti nella scuola italiana , coloro che sono nati nel
nostro Paese costituiscono in media più del 40% del totale , ma sono
distribuiti in maniera diversa negli ordini di scuola : rappresentano in
fatti oltre l’80% dei piccoli frequentanti la scuola dell’infanzia , più del
50% degli alunni inseriti nella scuola primaria
(favaro)

ancora alte rimangono le differenze tra alunni italiani e stranieri se guardiamo alle
performance e ai ritardi scolastici, in
particolare relative alle scuole secondarie: questo differenziale
riguarda sia la decisione di interrompere la carriera scolastica,
sia le preferenze sulla scuola di secondo livello che segnalano
una ‘tendenza al ribasso’ per quello che riguarda i percorsi
formativi degli stranieri, anche a parità di abilità scolastiche
(Fondazione Cariplo, 2010).

a livello
nazionale, una carenza di dibattito pubblico sulle conseguenze
dell’autonomia scolastica e l’assenza di un chiaro orientamento
di governo da parte delle istituzioni6, anche a partire dall’introduzione
di uno strumento di valutazione come quello delle prove
Invalsi, che potrebbe, se ben applicato e osservato, introdurre
elementi di confronto sulle performance tra scuole; dall’altro,
negli ambiti locali, una debole capacità di coordinamento e
cooperazione tra le scuole e la totale mancanza di gestione dei fl ussi di iscrizione di uno
stesso quartiere o zona di Milano.
Quello che manca, rispetto alla gestione urbana, è un patto tra
le scuole della città (statali, comunali e paritarie) e gli enti locali,
definito per ambiti locali, affi nché il tema dell’ integrazione dei
minori stranieri sia condiviso e responsabilmente gestito da tutte
le istituzioni (Favaro, 2006)

in una città in cui i


quartieri mostrano una composizione sociale relativamente mista
e sono scarsi i territori in cui si assiste a dei reali fenomeni
di concentrazione degli abitanti di origine straniera4, è proprio
la formazione delle scuola ad evidenziare una dinamica segregante
ben più radicale.
( Francesca Cognetti, 2012)

. Se da un lato la democratizzazione dell’insegnamento superiore ha


consentito l’accesso a ogni livello e a ogni tipo di scuola anche ai figli
delle classi popolari, dall’altro questo processo non ha eliminato la
diversificazione dell’offerta in relazione al territorio, ai suoi abitanti e
ai suoi studenti. Di fatto è accaduto che le scuole migliori si sono
concentrate nei quartieri popolati da classi elevate, mentre gli istituti
più scadenti sono rimasti concentrati nei quartieri operai, popolari e a
elevata densità di immigrati

INVALSI:
A fronte di questa riconfi gurazione,
ancora alte rimangono le differenze tra alunni italiani e stra
nieri
se guardiamo alle performance e ai ritardi scolastici, in
particolare relative alle scuole secondarie: questo differenziale
riguarda sia la decisione di interrompere la carriera scolastica,
sia le preferenze sulla scuola di secondo livello che segnalano
una ‘tendenza al ribasso’ per quello che riguarda i percorsi
formativi degli stranieri, anche a parità di abilità scolastiche
(Fondazione Cariplo, 2010).

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