Sei sulla pagina 1di 32

Eurocodice 8

NORMA ITALIANA Indicazioni progettuali per la resistenza sismica delle UNI ENV 1998-5
S P E R I M E N TA L E strutture
Parte 5: Fondazioni, strutture di contenimento ed aspetti
geotecnici
FEBBRAIO 1998
Eurocode 8
Design provisions for earthquake resistance of structures
Part 5: Foundations, retaining structures and geotechnical aspects

NORMA EUROPEA SPERIMENTALE


DESCRITTORI Ingegneria civile, opera, edificio, struttura, struttura antisismica, progetta-
zione antisismica, fondazione, calcolo

CLASSIFICAZIONE ICS 91.080; 91.120.25; 93.020

SOMMARIO La norma, sperimentale, definisce i requisiti ed i criteri per posizionare le


fondazioni sul suolo, fornisce criteri di progettazione per i diversi tipi di fon-
dazione, strutture di contenimento terreni con riferimento alle sollecitazioni
dovute ai terremoti.

RELAZIONI NAZIONALI

RELAZIONI INTERNAZIONALI = ENV 1998-5:1994


La presente norma sperimentale è la versione ufficiale in lingua italiana
della norma europea sperimentale ENV 1998-5 (edizione ottobre 1994).

ORGANO COMPETENTE Commissione "Ingegneria strutturale"

RATIFICA Presidente dell’UNI, delibera del 20 gennaio 1998

RICONFERMA

UNI  UNI - Milano 1998


Ente Nazionale Italiano Riproduzione vietata. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del presente documento può
di Unificazione essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza il con-
Via Battistotti Sassi, 11B senso scritto dell’UNI.
20133 Milano, Italia

Gr. 9 Nº di riferimento UNI ENV 1998-5:1998 Pagina I di IV


PREMESSA NAZIONALE
La presente norma costituisce il recepimento, in lingua italiana, del-
la norma europea sperimentale ENV 1998-5 (edizione ottobre
1994), che assume così lo status di norma nazionale italiana speri-
mentale.
La traduzione è stata curata dall’UNI.
La Commissione "Ingegneria strutturale" dell’UNI, che segue i lavori
europei sull’argomento, per delega della Commissione Centrale
Tecnica, ha approvato il progetto europeo il 10 marzo 1993 e la ver-
sione in lingua italiana della norma il 30 ottobre 1997.
La scadenza del periodo di validità della ENV 1998-5 è stata fissata
inizialmente dal CEN per ottobre 1997. Eventuali osservazioni sulla
norma possono comunque pervenire all’UNI entro maggio 1998.
La presente norma contiene i valori dei coefficienti approvati dal
CEN/TC 250.
L’indicazione dei coefficienti da utilizzare a livello nazionale, previsti
al punto 0.4 della presente norma, sarà data, ove ritenuto necessa-
rio, dalla Autorità Nazionale competente, nel rispetto dei livelli di si-
curezza stabiliti dalle Regole Tecniche nazionali.
L’uso di questa norma è da correlare con la legislazione vigente. At-
tualmente DM 16 gennaio 1996 (Supplemento Ordinario alla G.U.
n° 29 del 5 febbraio 1996) e suoi aggiornamenti.

Le norme UNI sono revisionate, quando necessario, con la pubblicazione di nuove edizioni
o di aggiornamenti.
È importante pertanto che gli utenti delle stesse si accertino di essere in possesso
dell'ultima edizione e degli eventuali aggiornamenti.

Le norme sperimentali sono emesse, per applicazione provvisoria, in campi in cui viene
avvertita una necessità urgente di orientamento, senza che esista una consolidata espe-
rienza a supporto dei contenuti tecnici descritti.
Si invitano gli utenti ad applicare questa norma sperimentale, così da contribuire a fare
maturare l'esperienza necessaria ad una sua trasformazione in norma raccomandata.
Chiunque ritenesse, a seguito del suo utilizzo, di poter fornire informazioni sulla sua appli-
cabilità e suggerimenti per un suo miglioramento o per un suo adeguamento ad uno stato
dell'arte in evoluzione è pregato di inviare, entro la scadenza indicata, i propri contributi
all'UNI, Ente Nazionale Italiano di Unificazione.

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina II di IV


INDICE

0 PREMESSA 2
0.1 Obiettivi degli Eurocodici ...................................................................................................................... 2
0.2 Cronistoria del programma degli Eurocodici .............................................................................. 2
0.3 Programma degli Eurocodici .............................................................................................................. 2
0.4 Documenti di Applicazione Nazionale (NAD) ............................................................................ 3
0.5 Argomenti specifici di questa norma sperimentale europea ............................................. 3

1 ASPETTI GENERALI 3
1.1 Scopo della parte 5 dell'Eurocodice 8 ........................................................................................... 3
1.2 Definizioni...................................................................................................................................................... 4
1.2.1 Termini comuni a tutti gli Eurocodici ...................................................................................................... 4
1.3 Termini specifici usati nella parte 5 ................................................................................................. 4
1.4 Unità SI ........................................................................................................................................................... 4
1.5 Simboli ............................................................................................................................................................ 4

2 AZIONE SISMICA 5
2.1 Definizione dell'azione sismica .......................................................................................................... 5
2.2 Rappresentazione della storia temporale .................................................................................... 5

3 PROPRIETÀ DEL TERRENO 6


3.1 Parametri di resistenza .......................................................................................................................... 6
3.2 Parametri di rigidezza e smorzamento ......................................................................................... 6

4 REQUISITI PER LA SCELTA DEL PIANO DI POSA E DEL TERRENO


DI FONDAZIONE 6
4.1 Scelta del piano di posa ........................................................................................................................ 6
4.1.1 Vicinanza di faglie sismicamente attive ................................................................................................ 6
4.1.2 Stabilità dei pendii ........................................................................................................................................ 7
4.1.3 Terreni potenzialmente liquefacibili ........................................................................................................ 8
4.1.4 Addensamento del terreno sotto carichi ciclici ................................................................................ 10
4.2 Indagini e studi sui terreni di fondazione................................................................................... 10
4.2.1 Criteri generali ............................................................................................................................................ 10
4.2.2 Determinazione del profilo del terreno per la scelta dell’azione sismica ................................ 10
4.2.3 Dipendenza della rigidezza e dello smorzamento del terreno dall’ampiezza delle
deformazioni ................................................................................................................................................ 11
prospetto 4.1 Valori medi del fattore di smorzamento del terreno e del fattore medio di
riduzione (± una deviazione normale) della velocità di propagazione delle
onde di taglio vs e del modulo di taglio G entro 20 m di profondità ............................ 11

5 SISTEMA DI FONDAZIONE 11
5.1 Requisiti generali.................................................................................................................................... 11
5.2 Regole concettuali di progetto ........................................................................................................ 11
5.3 Sollecitazioni di progetto .................................................................................................................... 12
5.3.1 Dipendenza dal progetto strutturale .................................................................................................... 12
5.3.2 Trasmissione delle sollecitazioni al terreno ...................................................................................... 12
5.4 Verifiche e criteri di dimensionamento ....................................................................................... 13
5.4.1 Fondazioni dirette (superficiali o interrate) ........................................................................................ 13
5.4.2 Pali e pozzi di fondazione ....................................................................................................................... 14

6 INTERAZIONE TERRENO-STRUTTURA 15

7 OPERE DI SOSTEGNO 16
7.1 Requisiti generali.................................................................................................................................... 16
7.2 Criteri di scelta e considerazioni generali di progetto ........................................................ 16
7.3 Metodi di analisi ...................................................................................................................................... 16

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina III di IV


7.3.1 Metodi generali........................................................................................................................................... 16
7.3.2 Metodi semplificati: analisi pseudo-statica ....................................................................................... 17
prospetto 7.1 Fattori che influenzano il coefficiente sismico orizzontale r ........................................... 17
7.4 Stabilità e verifiche di resistenza................................................................................................... 18
7.4.1 Stabilità del terreno di fondazione ....................................................................................................... 18
7.4.2 Sistema di ancoraggio ............................................................................................................................. 19
7.4.3 Resistenza strutturale .............................................................................................................................. 19

APPENDICE A FATTORI DI AMPLIFICAZIONE TOPOGRAFICA 20


(informativa)

APPENDICE B GRAFICI EMPIRICI PER ANALISI SEMPLIFICATE DI LIQUEFAZIONE 21


(informativa)
figura B.1 Correlazione empirica tra lo sforzo ciclico normalizzato che provoca liquefa-
zione ed il valore di N1 (60) per sabbie pulite e limose, per terremoti di ma-
gnitudo M = 7,5.................................................................................................................................................................... 22
figura B.2 Correlazione empirica tra lo sforzo ciclico normalizzato che provoca liquefa-
zione e la velocità di propagazione normalizzata delle onde di taglio, per
terremoti di magnitudo M = 7,5............................................................................................................................ 22

APPENDICE C RIGIDEZZE STATICHE ALLA TESTA DEI PALI 23


(informativa)
prospetto C.1 Espressioni della rigidezza statica di pali flessibili interrati in tre modelli
rappresentativi di terreno .................................................................................................................. 23

APPENDICE D INTERAZIONE DINAMICA TERRENO STRUTTURA (SSI); EFFETTI


(informativa) GENERALI E SIGNIFICATO 24

APPENDICE E ANALISI SEMPLIFICATA DI STABILITÀ DI OPERE DI SOSTEGNO 25


(informativa)
figura E.1 Convenzioni per gli angoli da considerare nelle formule per la determina-
zione del coefficiente di spinta del terreno .............................................................................. 27

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina IV di IV


Eurocodice 8
PRENORMA EUROPEA Indicazioni progettuali per la resistenza sismica delle ENV 1998-5
strutture
Parte 5: Fondazioni, strutture di contenimento ed aspetti
geotecnici
OTTOBRE 1994

Eurocode 8
EUROPEAN PRESTANDARD Design provisions for earthquake resistance of structures
Part 5: Foundations, retaining structures and geotechnical aspects
Eurocode 8
PRÉNORME EUROPÉENNE Conception et dimensionnement des structures pour la résistance
aux séismes
Partie 5: Fondations, structures de soutènement et aspects géotechniques
Eurocode 8
EUROPÄISCHE VORNORM Auslegung von Bauwerken gegen Erdbeben
Teil 5: Gründungen, Stützbauwerke

DESCRITTORI Ingegneria civile, opera, edificio, struttura, struttura antisismica, progettazione


antisismica, fondazione, calcolo

ICS 91.060.00; 91.120.25

La presente norma europea sperimentale (ENV) è stata approvata dal CEN,


come norma per applicazione provvisoria, il 3 giugno 1994.
Il periodo di validità di questa ENV è limitato inizialmente a 3 anni. I membri
del CEN saranno invitati dopo 2 anni a sottoporre i loro commenti, in parti-
colare per quanto riguarda la sua trasformazione da ENV a norma europea
(EN).
I membri del CEN sono tenuti a rendere nota l’esistenza di questa ENV nel-
lo stesso modo utilizzato per una EN e a renderla prontamente disponibile
a livello nazionale in una forma appropriata. È possibile mantenere in vigo-
re, contemporaneamente alla ENV, altre norme nazionali contrastanti, fino
alla decisione finale sulla possibile conversione da ENV a EN.
I membri del CEN sono gli Organismi nazionali di normazione di Austria,
Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda,
Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spa-
gna, Svezia e Svizzera.

CEN
COMITATO EUROPEO DI NORMAZIONE
European Committee for Standardization
Comité Européen de Normalisation
Europäisches Komitee für Normung
Segreteria Centrale: rue de Stassart, 36 - B-1050 Bruxelles

 CEN 1994
I diritti di riproduzione sono riservati ai membri del CEN.

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 1 di 28


0 PREMESSA

0.1 Obiettivi degli Eurocodici


(1) Gli Eurocodici strutturali costituiscono un gruppo di norme relative alla progettazio-
ne strutturale e geotecnica degli edifici e delle opere di ingegneria civile.
(2) Essi trattano esecuzione e controllo solo nella misura atta a definire la qualità dei
prodotti adoperati nella costruzione ed il livello di preparazione professionale ne-
cessario per soddisfare le ipotesi assunte nella progettazione.
(3) Fin quando non sarà disponibile la necessaria serie delle norme tecniche sui pro-
dotti e sui metodi di prova delle loro prestazioni, alcuni degli Eurocodici strutturali
tratteranno taluni di questi aspetti in specifiche appendici informative.

0.2 Cronistoria del programma degli Eurocodici


(4) La Commissione della Comunità Europea (CCE) assunse l'iniziativa di redigere un
insieme di norme tecniche per la progettazione di edifici ed opere di ingegneria ci-
vile che fosse inizialmente una alternativa ai diversi regolamenti in vigore nei vari
Paesi membri e, successivamente, sostituirli.
Queste norme tecniche sono state designate Eurocodici strutturali.
(5) Nel 1990, dopo aver consultato i rispettivi Paesi membri, la CCE ha incaricato il
CEN del lavoro di sviluppo ulteriore, emanazione ed aggiornamento degli Euroco-
dici strutturali; la Segreteria dell'EFTA ha accettato di dare supporto ai lavori del
CEN.
(6) Il Comitato Tecnico CEN/TC 250 è responsabile di tutti gli Eurocodici strutturali.

0.3 Programma degli Eurocodici


(7) Sono in fase di redazione i seguenti Eurocodici strutturali, ognuno dei quali gene-
ralmente consta di varie parti:
ENV 1991 = Eurocodice 1 Basi di calcolo ed azioni sulle strutture
ENV 1992 = Eurocodice 2 Progettazione delle strutture di calcestruzzo
ENV 1993 = Eurocodice 3 Progettazione delle strutture di acciaio
ENV 1994 = Eurocodice 4 Progettazione delle strutture composte acciaio-calce-
struzzo
ENV 1995 = Eurocodice 5 Progettazione delle strutture di legno
ENV 1996 = Eurocodice 6 Progettazione delle strutture di muratura
ENV 1997 = Eurocodice 7 Progettazione geotecnica
ENV 1998 = Eurocodice 8 Indicazioni progettuali per la resistenza sismica delle
strutture
ENV 1999 = Eurocodice 9 Progettazione delle strutture di alluminio
(8) Il CEN/TC 250 ha costituito dei sottocomitati separati in relazione ai diversi Euro-
codici sopra citati.
(9) Questa parte 5 dell’Eurocodice 8 viene pubblicata dal CEN come norma europea
sperimentale (ENV) per un periodo iniziale di tre anni.
(10) La presente norma sperimentale è utilizzata per applicazioni pratiche per la pre-
sentazione di commenti.
(11) Dopo circa due anni ai membri CEN sarà chiesto di inviare commenti formali da
prendere in considerazione per definire le future azioni.
(12) Nel frattempo, suggerimenti e commenti sulla presente norma sperimentale do-
vrebbero essere inviati alla Segreteria del CEN/TC 250/SC 8 al seguente indirizzo:
IPQ c/o LNEC
Avenida do Brasil 101
P-1799 LISBOA Codex
Portugal

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 2 di 28


o all’ente normatore nazionale.
(nota nazionale - per l'Italia: UNI
Via Battistotti Sassi, 11B
20133 MILANO
(tel. 02/70024.1 - fax. 02/70.106.106)

0.4 Documenti di Applicazione Nazionale (NAD)


(13) Considerando la responsabilità delle autorità nei Paesi membri in fatto di sicurez-
za, salute ed altre questioni espresse nei requisiti essenziali della Direttiva "Pro-
dotti da Costruzione" (CPD), ad alcuni coefficienti di sicurezza contenuti in questa
norma sperimentale sono stati assegnati dei valori indicativi che vengono identifi-
cati da "valori incasellati". Si prevede che le autorità di ciascun Paese mem-
bro rivedano tali "valori incasellati" e possano, per l'uso nelle applicazioni naziona-
li, sostituire ad essi dei valori definitivi alternativi per questi coefficienti di sicurezza.
(14) Alcune delle norme europee o internazionali di supporto potrebbero non essere di-
sponibili al momento della pubblicazione di questa parte. Si anticipa quindi che
verrà pubblicato da ogni Paese membro o dall'ente di normazione un Documento
di Applicazione Nazionale (NAD), il quale fornirà i valori sostitutivi per i coefficienti
di sicurezza, farà riferimento alle norme di supporto compatibili e rappresenterà
una guida a livello nazionale per l'applicazione della presente norma sperimentale.
(15) Resta inteso che la presente norma sperimentale verrà utilizzata insieme al NAD
valido nel Paese in cui vengono svolti i lavori di edilizia o di ingegneria civile.

0.5 Argomenti specifici di questa norma sperimentale europea


(16) Lo scopo dell’Eurocodice 8 è dato nella ENV 1998-1-1 punto 1.1.1, mentre quello
di questa parte dell’Eurocodice 8 è definito al punto 1.1. Parti aggiuntive dell’Eu-
rocodice 8, ancora in fase di elaborazione, sono indicate al comma 1.1.3 della par-
te 1-1.
(17) Per il progetto di strutture in zona sismica, le disposizioni di questa parte di norma
sperimentale europea vanno applicate in aggiunta a quelle delle parti attinenti
dell’Eurocodice 8 e degli altri Eurocodici. In particolare, le disposizioni di questa
parte di norma sperimentale europea completano quelle dell’Eurocodice 7, che
non trattano i requisiti specifici della progettazione sismica.
(18) Data la combinazione delle incertezze inerenti alle azioni sismiche e alle proprietà
dei terreni, la parte 5 può non considerare in dettaglio tutte le situazioni di progetto;
l’uso adeguato può richiedere perciò conoscenze ed esperienze ingegneristiche
specializzate.

1 ASPETTI GENERALI

1.1 Scopo della parte 5 dell'Eurocodice 8


P(1) La parte 5 dell'Eurocodice 8 stabilisce i criteri, le regole ed i requisiti per la scelta
del piano di posa e del terreno di fondazione. Essa abbraccia il progetto di diversi
sistemi di fondazione ed opere di sostegno, nonché l’interazione terreno-struttura,
in presenza di azione sismica, e completa pertanto le regole dell'Eurocodice 7, che
non contemplano i requisiti specifici della progettazione sismica.
P(2) Le disposizioni della parte 5 si applicano in generale agli edifici (parti 1-1, 1-2, 1-3),
ai ponti (parte 2), alle torri, antenne e camini industriali (parte 3), ai silos, serbatoi
e condutture (parte 4).
P(3) Per i criteri da applicare al progetto di fondazioni di particolari tipi di strutture si ri-
manda, quando necessario, alle relative parti dell'Eurocodice 8.

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 3 di 28


1.2 Definizioni

1.2.1 Termini comuni a tutti gli Eurocodici


P(1) Per i termini comuni a tutti gli Eurocodici vale il punto 1.4.1 della ENV 1998-1-1.

1.3 Termini specifici usati nella parte 5


P(1) Per la definizione di terreno si rimanda al punto 1.4.2 dell'Eurocodice 7, mentre
viene riportata direttamente nel testo la definizione di altri termini geotecnici speci-
ficamente collegati ai terremoti, per esempio liquefazione.
(2) Altri termini specifici usati nella parte 5, inerenti al comportamento sismico delle
strutture, sono definiti al punto 1.4.2 della ENV 1998-1-1.

1.4 Unità SI
P(1) Devono essere usate le unità di misura SI, in accordo con la ISO 1000.
(2) Oltre alle unità di misura raccomandate al punto 1.5 della ENV 1998-1-1, occorre
fare riferimento al punto 1.5 dell'Eurocodice 7, per quanto riguarda i calcoli geotec-
nici.

1.5 Simboli
(1) Per comodità d'uso, tutti i simboli usati nella parte 5 sono definiti nel testo quando
compaiono per la prima volta. Viene inoltre riportata di seguito una lista dei simboli
impiegati.
Ed Spinta totale di progetto delle terre su opere di sostegno
Epd Resistenza sulla superficie laterale di un plinto di fondazione dovuta a
spinta passiva
ER Rapporto dell’energia misurata nella prova penetrometrica standard
(SPT), rispetto al valore teorico
FH Componente orizzontale della forza di inerzia sismica di progetto
FV Componente verticale della forza di inerzia sismica di progetto
Ffr,d Valore di progetto della resistenza a taglio orizzontale tra la base di un
plinto ed il terreno
G Modulo elastico di taglio
Gmax Modulo di taglio medio a piccole deformazioni
kh Coefficiente sismico orizzontale
kv Coefficiente sismico verticale
Le Distanza tra ancoraggio e parete di sostegno in condizioni dinamiche
Ls Distanza tra ancoraggio e parete di sostegno in condizioni statiche
Msd Azione di progetto in termini di momenti
Nspt Numero di colpi misurato nella prova penetrometrica standard
N1(60) Numero di colpi misurato nella prova penetrometrica standard, norma-
lizzato rispetto alla pressione di confinamento ed al rapporto ER
Nsd Azione normale di progetto sulla base orizzontale
PI Indice di plasticità del terreno
Rd Resistenza di progetto del terreno
S Coefficiente relativo al profilo stratigrafico
Sd Sollecitazione di progetto sul terreno
Vsd Azione di taglio orizzontale di progetto
W Peso della massa soggetta a slittamento
c Coesione del terreno in termini di sforzi totali
c' Coesione del terreno in termini di sforzi efficaci

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 4 di 28


cu Resistenza a taglio non drenata
d Diametro del palo
dr Spostamento dei muri di sostegno
g Accelerazione di gravità
qc Valore misurato della resistenza alla punta nella prova penetrometrica
statica
qc1 Valore della resistenza normalizzato alla penetrazione della punta per
la pressione efficace di confinamento
r Fattore di modifica dell’accelerazione di progetto del terreno
vs Velocità di propagazione delle onde di taglio
vs,max Valore medio di vs a piccole deformazioni (≤ 10-5)
α Coefficiente di accelerazione del terreno, calcolato come rapporto tra
l'accelerazione di progetto ag e l'accelerazione di gravità
γ Peso specifico del terreno
γw Peso specifico dell'acqua
δ Valore di progetto dell’angolo di resistenza a taglio tra terreno e plinto di
fondazione, o muro di sostegno
φ Angolo di resistenza a taglio in termini di sforzi totali
φ' Angolo di resistenza a taglio in termini di sforzi efficaci
σvo Pressione totale di confinamento, ovvero sforzo verticale totale
σ 'vo Pressione efficace di confinamento, ovvero sforzo verticale efficace
τe Sforzo di taglio sismico

2 AZIONE SISMICA

2.1 Definizione dell'azione sismica


P(1) L'azione sismica deve in generale essere conforme ai concetti di base ed alle de-
finizioni date al punto 4.2 della ENV 1998-1-1, tenendo conto di quanto disposto al
successivo punto 4.2.2.
P(2) La combinazione dell'azione sismica con altre azioni deve essere eseguita confor-
memente al punto 4.4 della ENV 1998-1-1.
(3) Alcune semplificazioni ammissibili nella scelta dell'azione sismica sono introdotte
laddove ciò risulti appropriato.

2.2 Rappresentazione della storia temporale


P(1) Per analisi nel dominio del tempo, possono essere usati sia accelerogrammi sinte-
tici che registrazioni di terremoti reali, i cui valori di picco e contenuto in frequenza
devono essere conformi a quanto specificato al punto 4.3.2 della ENV 1998-1-1.
(2) Per verifiche di stabilità dinamica che comportano il calcolo di deformazioni per-
manenti del terreno, l'eccitazione sismica dovrebbe preferibilmente essere costi-
tuita da accelerogrammi registrati in siti non rocciosi durante terremoti reali, in
quanto questi possiedono un contenuto realistico di basse frequenze nonché una
correlazione temporale corretta tra le componenti orizzontale e verticale del moto.
La durata del moto sismico dovrebbe essere scelta conformemente al prospetto
4.3 della ENV 1998-1-1.

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 5 di 28


3 PROPRIETÀ DEL TERRENO

3.1 Parametri di resistenza


(1) In presenza di azione sismica, possono essere generalmente usati i parametri di
resistenza del terreno in condizioni statiche non drenate, ovvero la coesione non
drenata cu, oppure i parametri agli sforzi totali c e tanφ. In alternativa, possono es-
sere usati i parametri di resistenza efficace, tenendo opportunamente conto delle
pressioni interstiziali generate dal carico ciclico.
(2) I valori raccomandati del fattore di sicurezza γm sono 1,3 per cu, 1,2 per c e
1,1 per tanφ. Per analisi agli sforzi efficaci, possono essere adottati i valori rac-
comandati al punto 2.4.3 dell'Eurocodice 7.

3.2 Parametri di rigidezza e smorzamento


(1) A causa della sua influenza sull’azione sismica di progetto, il parametro più signi-
ficativo di resistenza del terreno per analisi sismiche è il modulo di taglio G, dato
da:
γ
G = --- v s2 [3.1]
g
dove:
γ è il peso specifico del terreno;
vs è la velocità di propagazione delle onde di taglio;
g è l'accelerazione di gravità.
(2) I criteri per determinare vs, e la sua dipendenza dal livello di deformazione del ter-
reno, sono forniti ai successivi punti 4.2.2 e 4.2.3.
(3) Nel caso in cui debbano essere considerati gli effetti di interazione terreno-struttu-
ra, secondo quanto specificato nel punto 6, lo smorzamento dovrebbe essere con-
siderato come una ulteriore proprietà del terreno.
(4) Dovrebbero essere considerati separatamente lo smorzamento interno (radiation
damping), causato dal comportamento anelastico del terreno sotto carico ciclico, e
lo smorzamento da radiazione, causato dalla propagazione delle onde sismiche
dalla fondazione verso l’esterno.

4 REQUISITI PER LA SCELTA DEL PIANO DI POSA E DEL TERRENO DI FONDAZIONE

4.1 Scelta del piano di posa


P(1) Il sito di costruzione ed il terreno di fondazione devono essere tali da rendere mi-
nimo, in caso di terremoto, il pericolo di collasso, di instabilità del pendio, di lique-
fazione, nonché di eccessivo addensamento del terreno.
P(2) La possibilità che si verifichino questi fenomeni deve essere valutata secondo le
modalità specificate ai punti seguenti.

4.1.1 Vicinanza di faglie sismicamente attive


P(1) Gli edifici che rientrano nelle categorie di importanza I, II, III definite al punto
3.7 della ENV 1998-1-2 non devono in genere essere costruiti nelle immediate vi-
cinanze di faglie tettoniche che siano state riconosciute sismicamente attive in do-
cumenti ufficiali pubblicati dalle autorità nazionali competenti.
(2) Per la maggior parte delle strutture la cui funzione non sia critica per la sicurezza
pubblica, l'assenza di movimenti relativi nel Quaternario recente dovrebbe costi-
tuire il criterio per identificare faglie non attive.
P(3) Per studi di pianificazione urbana o progetti di strutture importanti in prossimità di
faglie potenzialmente attive in aree ad elevata sismicità, devono essere condotte
ricerche geologiche per determinare la pericolosità conseguente, in relazione alla
rottura del terreno ed alla severità dello scuotimento sismico.

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 6 di 28


4.1.2 Stabilità dei pendii

4.1.2.1 Requisiti generali


P(1) Nel progetto di strutture ubicate su pendii naturali od artificiali, od in prossimità di
essi, deve essere eseguita una verifica di stabilità del terreno, in modo da assicu-
rare la sicurezza e/o la funzionalità della struttura sotto l’azione del terremoto di
progetto.
P(2) In presenza dell’azione sismica, lo stato limite di un pendio è definito in relazione
a spostamenti permanenti della massa di terreno di entità inaccettabile, entro una
profondità che risulti significativa per gli effetti sulla stabilità e/o sulla funzionalità
della struttura.
(3) La verifica di stabilità può essere omessa per edifici che rientrano nella categoria
di importanza IV , nel caso in cui l’esperienza in casi simili mostri che il terreno
ed il sito di costruzione siano stabili.

4.1.2.2 Azione sismica


P(1) L'azione sismica di progetto per la verifica di stabilità deve essere conforme alle
definizioni date in 2.1.
P(2) La verifica di stabilità del terreno nel caso di strutture importanti ubicate su pendii
con inclinazione significativa, od in prossimità di essi, deve essere eseguita incre-
mentando opportunamente l'azione sismica di progetto. Ulteriori informazioni sono
riportate nell’appendice A.
(3) Le semplificazioni ammesse nella scelta dell'azione sismica sono riportate al se-
guente punto 4.1.2.3.

4.1.2.3 Metodi di analisi


P(1) La risposta di pendii al terremoto di progetto deve essere calcolata o mediante me-
todi accettati di analisi dinamica, come elementi finiti o modelli a blocchi rigidi, op-
pure mediante metodi pseudo-statici semplificati, soggetti alle limitazioni riportate
ai successivi punti (3) e (8).
P(2) Nella modellazione del comportamento meccanico dei terreni, si deve tenere con-
to tanto del rammollimento del materiale per livelli crescenti di deformazione,
quanto dei possibili effetti dell'aumento della pressione interstiziale indotta dal ca-
rico ciclico.
(3) Le verifiche di stabilità possono essere eseguite mediante metodi semplificati
pseudo-statici, nel caso in cui la superficie topografica ed il profilo stratigrafico del
terreno non presentino irregolarità molto marcate.
(4) I metodi pseudo-statici di analisi di stabilità sono analoghi a quelli indicati al punto
9.5 dell'Eurocodice 7, salvo per l'introduzione di forze di inerzia verticali ed oriz-
zontali applicate ad ogni porzione della massa di terreno e di eventuali forze di gra-
vità che agiscano sulla sommità del pendio.
P(5) Le forze di inerzia sismiche di progetto per analisi pseudo-statiche devono essere
assunte come:
FH = 0,5 α W in direzione orizzontale, e
FV = ± 0,5 FH in direzione verticale,
dove:
α è il coefficiente di accelerazione di progetto;
W è il peso della massa di terreno soggetta a slittamento.
Nella scelta di α si deve considerare un fattore di amplificazione topografica, come
specificato nell’appendice A.
P(6) Deve pertanto essere verificata la condizione di stato limite in corrispondenza del-
la superficie potenziale di scorrimento che risulti più sfavorevole per la sicurezza.
(7) La condizione di stato limite di esercizio può essere verificata calcolando lo spo-
stamento permanente della massa soggetta a scorrimento, mediante un modello
dinamico semplificato costituito da un blocco rigido in moto su un piano inclinato

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 7 di 28


con attrito. In questo modello l’azione sismica deve essere costituita da una storia
temporale, scelta in accordo con il punto 2.2, e basata sull’accelerazione di proget-
to senza riduzioni.
P(8) Metodi semplificati come quelli pseudo-statici non devono essere usati nel caso di
terreni soggetti allo sviluppo di pressioni interstiziali elevate o ad un degrado signi-
ficativo della rigidezza sotto carico ciclico.
(9) L'incremento di pressione interstiziale dovrebbe essere valutato mediante oppor-
tune prove sperimentali. In assenza di tali prove, e in fase di progetto preliminare,
tale incremento può essere stimato mediante correlazioni empiriche.

4.1.2.4 Verifiche di sicurezza con il metodo pseudo-statico


P(1) In presenza di terreni saturi, in zone con α > 0,15 , devono considerarsi gli effetti
del carico ciclico tanto sul possibile degrado di resistenza quanto sull'incremento
di pressioni interstiziali, con le limitazioni definite in 4.1.2.3(8).
(2) Nel caso di frane quiescenti, per le quali è maggiore il pericolo di riattivazione in
seguito a terremoto, i valori appropriati dei parametri di resistenza del terreno per
le verifiche di stabilità sono quelli corrispondenti a deformazioni elevate. Per mate-
riali non coesivi, suscettibili ad aumento ciclico delle pressioni interstiziali entro i li-
miti definiti in 4.1.2.3, tale aumento può essere tenuto in conto riducendo le forze
di attrito resistenti mediante un opportuno coefficiente proporzionale al massimo
incremento della pressione interstiziale; quest’ultimo può essere stimato come in-
dicato in 4.1.2.3(9).
(3) Non occorre applicare alcuna riduzione della resistenza a taglio per terreni non
coesivi fortemente dilatanti, quali le sabbie dense.
P(4) La verifica di sicurezza di un pendio deve essere eseguita secondo i principi
dell'Eurocodice 7.

4.1.3 Terreni potenzialmente liquefacibili


P(1) Si definisce liquefazione la riduzione di resistenza e/o di rigidezza causata durante
il moto sismico dall’aumento di pressioni interstiziali in terreni saturi non coesivi,
tale da provocare deformazioni permanenti significative o persino da indurre nel
terreno una condizione di sforzi efficaci quasi nulli.
P(2) Deve essere verificata la suscettibilità alla liquefazione quando la falda freatica si
trova in prossimità della superficie ed il terreno di fondazione comprenda strati
estesi o lenti spesse di sabbie sciolte sotto falda, anche se contenenti una frazione
fine limoso/argillosa. La verifica sarà eseguita per le condizioni di superficie libera
prevalenti nel corso della vita della struttura, in termini di quota del piano campa-
gna e della falda.
P(3) Le indagini richieste a questo scopo devono almeno comprendere prove penetro-
metriche normalizzate in sito di tipo dinamico (SPT) oppure statico (CPT), ed allo
stesso tempo la determinazione di curve granulometriche in laboratorio.
P(4) Per quanto riguarda la prova SPT, i valori misurati dell’indice di penetrazione NSPT,
espressi in colpi/30 cm, devono essere normalizzati rispetto ad una pressione ef-
ficace di confinamento di 100 kPa e ad un valore del rapporto tra l’energia di im-
patto e l’energia teorica di caduta libera pari al 60%. Per profondità minori di 3 m,
i valori misurati dell’indice SPT devono essere ridotti del 25%.
(5) La normalizzazione rispetto alla pressione di confinamento può essere eseguita
moltiplicando il valore misurato di NSPT per il fattore (100/σ 'vo )1/2, dove σ 'vo (kPa)
è la pressione efficace di confinamento alla profondità alla quale la misura SPT è
stata effettuata.
(6) La normalizzazione rispetto all’energia richiede semplicemente di moltiplicare l’in-
dice di penetrazione misurato nella prova per il fattore ER/60, dove ER = (rapporto
dell’energia misurato rispetto al valore teorico) × 100.
L’indice di penetrazione normalizzato della prova (SPT) verrà indicato nel seguito
con N1(60).

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 8 di 28


P(7) Per quanto riguarda la prova penetrometrica statica (CPT), i valori misurati di resi-
stenza alla punta qc devono essere normalizzati rispetto ad una pressione efficace
di confinamento pari a 100 kPa.
(8) Tale normalizzazione può essere compiuta moltiplicando il valore misurato qc per
il fattore (100/σ 'vo )1/2, dove σ 'vo è espresso in kPa.
(9) Il valore normalizzato della resistenza alla punta (CPT) verrà indicato nel seguito
con qc1.
(10) Nel caso di edifici aventi fondazioni superficiali, la verifica della suscettibilità a li-
quefazione può essere omessa se il terreno sabbioso saturo si trova a profondità
superiore a 15 m dal piano campagna. Si può inoltre trascurare il pericolo di li-
quefazione quando α < 0,15 e, al contempo, la sabbia in esame soddisfi almeno
una delle condizioni seguenti:
- contenuto di argilla maggiore del 20%, con indice di plasticità > 10;
- contenuto di limo maggiore del 10% e resistenza N1(60) > 20;
- frazione fine trascurabile e resistenza N1(60) > 25.
P(11) Quando nessuna delle precedenti condizioni è soddisfatta, la suscettibilità a lique-
fazione deve essere verificata come minimo mediante i metodi generalmente ac-
cettati dell’ingegneria geotecnica, basati su correlazioni di campagna tra misure in
sito e valori critici dello sforzo ciclico di taglio che hanno causato liquefazione du-
rante terremoti passati.
(12) Nell’appendice B sono riportati grafici empirici per la valutazione del pericolo di li-
quefazione mediante il metodo delle correlazioni di campagna, facenti uso di di-
versi tipi di misure in sito. Se si impiega tale metodo, lo sforzo sismico di taglio τe
può essere stimato con l’espressione semplificata:
τe = 0,65 α S σvo
dove:
α è il coefficiente di accelerazione di progetto;
S è il coefficiente di profilo stratigrafico, specificato al punto 4.2.2 della
ENV 1998-1-1;
σvo è la pressione totale di confinamento.
Questa espressione non dovrebbe essere applicata per profondità maggiori di
20 m.
P(13) Ove si usi il metodo delle correlazioni di campagna, un terreno deve essere consi-
derato suscettibile di liquefazione allorché lo sforzo di taglio generato dal terremo-
to supera l’ 80 % dello sforzo critico che ha provocato liquefazione durante terre-
moti passati; il livello di sforzo di taglio pari all’ 80 % implica un fattore di sicurezza
pari a 1,25 .
P(14) Se il terreno risulta suscettibile di liquefazione e gli effetti conseguenti appaiono tali
da influire sulla capacità portante o sulla stabilità delle fondazioni, il livello di sicu-
rezza adeguato deve essere ottenuto con metodi appropriati di consolidamento
del terreno e/o trasferendo il carico a strati di terreno non suscettibili di liquefazio-
ne tramite fondazioni su pali.
(15) Il consolidamento del terreno contro il pericolo di liquefazione dovrebbe essere ot-
tenuto addensando il terreno stesso con conseguente aumento della resistenza
alla penetrazione oltre la soglia di pericolo, oppure mediante opere di drenaggio
atte a ridurre la sovra-pressione interstiziale generata dallo scuotimento del terre-
no. La fattibilità di un addensamento adeguato del terreno dipende principalmente
dal contenuto di fini e dalla profondità.
(16) Il solo impiego di pali di fondazione dovrebbe essere considerato con cautela, dato
che la perdita di supporto del terreno negli strati soggetti a liquefazione genera nei
pali stessi sollecitazioni elevate, e date le inevitabili incertezze legate alla ubicazio-
ne precisa ed allo spessore di tali strati.

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 9 di 28


4.1.4 Addensamento del terreno sotto carichi ciclici
P(1) Deve essere tenuta in conto la suscettibilità del terreno di fondazione all’addensa-
mento ed ai cedimenti eccessivi causati dagli sforzi ciclici indotti dal terremoto, in
presenza di strati superficiali estesi o lenti di forte spessore di materiale non coe-
sivo sciolto in condizioni non sature.
(2) Cedimenti eccessivi possono verificarsi anche in argille molto tenere, a causa del
degrado ciclico della loro resistenza a taglio sotto scuotimento sismico di lunga du-
rata.
(3) Il potenziale di addensamento e di sviluppo di cedimenti nei terreni descritti sopra
dovrebbe essere valutato mediante i metodi disponibili dell’ingegneria geotecnica,
facendo ricorso, se necessario, ad opportune prove di laboratorio statiche o cicli-
che su campioni rappresentativi dei materiali studiati.
(4) Se i cedimenti provocati dall’addensamento, o dalla riduzione della resistenza del
terreno sotto carico ciclico, appaiono in grado di influire sulla stabilità della fonda-
zione, dovrebbe essere considerata l’esecuzione di interventi di miglioramento del
terreno, come descritto nel punto 5 dell’Eurocodice 7.

4.2 Indagini e studi sui terreni di fondazione

4.2.1 Criteri generali


P(1) Le indagini e gli studi sui terreni di fondazione in zona sismica devono in genere
soddisfare gli stessi criteri adottati in zone non sismiche, definiti al punto 3 dell’Eu-
rocodice 7.
(2) Tranne che per edifici di categoria IV , le indagini in sito dovrebbero comprende-
re quando possibile prove penetrometriche statiche, giacché queste descrivono
con continuità la variazione delle caratteristiche meccaniche del terreno con la
profondità.
P(3) Le indagini addizionali orientate al caso sismico che possono essere richieste nei
casi indicati al precedente punto 4.1 ed al seguente 4.2.2, devono conformarsi alle
indicazioni ivi fornite.

4.2.2 Determinazione del profilo del terreno per la scelta dell’azione sismica
P(1) Per il sito della costruzione devono essere raccolti dati geologici e geotecnici
in quantità sufficiente a definire un profilo stratigrafico medio, e il corrispon-
dente spettro di risposta, secondo quanto definito ai punti 3.2 e 4.2.2 della
ENV 1998-1-1.
(2) A questo scopo, i dati in sito possono essere integrati con quelli provenienti da
aree adiacenti che presentino caratteristiche geologiche simili.
(3) Si dovrebbe tenere conto delle mappe o criteri esistenti di microzonazione sismi-
ca, a patto che queste siano conformi agli scopi indicati al precedente punto (1), e
che vi sia il riscontro di indagini sul terreno del sito di costruzione.
P(4) Il profilo di velocità di propagazione vs delle onde di taglio nel terreno deve essere
considerato come il dato più affidabile per la previsione, in condizioni stabili,
dell’effetto di sito sull’azione sismica.
(5) Per strutture importanti in regioni ad elevata sismicità, specialmente in presenza di
condizioni di terreno di classe C, si raccomanda vivamente l’esecuzione di misure
in sito del profilo di velocità vs mediante metodi geofisici in foro.
(6) Qualora le misure in sito di vs non siano compatibili con l’importanza del progetto
e si debba determinare il periodo naturale di vibrazione del terreno, il profilo vs do-
vrebbe essere stimato sulla base di correlazioni empiriche, usando dati di resisten-
za penetrometrica misurata in sito o altre proprietà geotecniche, tenendo opportu-
namente conto della dispersione insita in tali correlazioni.
(7) Lo smorzamento interno del terreno dovrebbe essere misurato mediante opportu-
ne prove di laboratorio o in sito. In mancanza di misure dirette, e per valori di ac-
celerazione di progetto minori di 0,10 g, si userà un fattore di smorzamento pari a
0,03.

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 10 di 28


4.2.3 Dipendenza della rigidezza e dello smorzamento del terreno dall’ampiezza delle deformazio-
ni
P(1) In tutte le analisi che comportano l’uso delle proprietà dinamiche del terreno in
condizioni stabili, si deve tenere conto della riduzione dei valori di vs a piccole de-
formazioni, come quelli misurati da prove in sito, in funzione dell’ampiezza delle
deformazioni indotte dal terremoto di progetto.
(2) Nel caso di terreni di classe B e C con livello di falda prossimo alla superficie e che
non contengano materiali con indice di plasticità PI > 40, in mancanza di dati spe-
cifici, si può stimare tale riduzione usando i fattori di riduzione vs riportati nel pro-
spetto 4.1. Per profili di terreno più rigidi e livello di falda profondo, l’entità della ri-
duzione (ed il campo di variabilità) dovrebbero essere ridotti in proporzione.
(3) Quando l’accelerazione di progetto del terreno è maggiore di 0,1g, dovrebbero es-
sere usati, in assenza di misure specifiche, i fattori di smorzamento interno dati nel
prospetto 4.1.
prospetto 4.1 Valori medi del fattore di smorzamento del terreno e del fattore medio di riduzione (± una deviazione
normale) della velocità di propagazione delle onde di taglio vs e del modulo di taglio G entro 20 m di
profondità

Coefficiente di accelera- Coefficiente di smorzamento vs G


zione del terreno, α -------------
- --------------
v s, max G max

0,10 0,03 0,9 (± 0,07) 0,80 (± 0,10)


0,20 0,06 0,7 (± 0,15) 0,50 (± 0,20)
0,30 0,10 0,6 (± 0,15) 0,35 (± 0,20)

vs,max = valore medio di vs a piccole deformazioni (≤ 10-5), non maggiore di 300 m/s.
Gmax = valore medio del modulo di taglio a piccole deformazioni.

5 SISTEMA DI FONDAZIONE

5.1 Requisiti generali


P(1) In aggiunta alle regole generali previste dall’Eurocodice 7, le fondazioni di strutture
in zona sismica devono soddisfare i seguenti requisiti:
a) le forze trasmesse dalla sovrastruttura al terreno non devono provocare defor-
mazioni permanenti eccessive, secondo i criteri riportati in 5.3.2;
b) le deformazioni permanenti del terreno indotte dal sisma devono essere com-
patibili con i requisiti essenziali di funzionalità della struttura;
c) la fondazione va concepita, progettata e realizzata in modo da limitare i rischi
legati all’incertezza della risposta sismica. A tal fine, occorre seguire le regole
riportate in 5.2 e le misure minime previste in 5.4.
P(2) Si deve tenere conto opportunamente della dipendenza delle proprietà dinamiche
del terreno dall’ampiezza delle deformazioni (vedere 4.2.3), nonché degli effetti le-
gati alla natura ciclica del carico sismico. Qualora il miglioramento o la sostituzione
del terreno originario siano resi necessari dalla suscettibilità di quest’ultimo a li-
quefazione o ad addensamento, devono essere considerate le proprietà del terre-
no a seguito degli interventi di miglioramento.

5.2 Regole concettuali di progetto


P(1) Si deve in generale usare un unico tipo di fondazione per una stessa struttura, a
meno che questa non consista di unità indipendenti dal punto di vista dinamico. In
particolare, deve essere evitato l’uso contestuale di pali e di fondazioni dirette nel-
lo stesso edificio, a meno che studi specifici dimostrino che tale soluzione risulti
adeguata.

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 11 di 28


P(2) Nella scelta del tipo di fondazione, si devono considerare i seguenti aspetti:
a) la rigidezza della fondazione deve essere tale da trasmettere al terreno nel
modo più uniforme possibile le azioni localizzate ricevute dalla sovrastruttura;
b) la rigidezza della fondazione nel suo piano orizzontale deve essere scelta con-
siderando gli effetti degli spostamenti relativi orizzontali tra elementi verticali;
c) se si assume che l’ampiezza del moto sismico diminuisca con la profondità, ta-
le ipotesi deve essere giustificata con uno studio opportuno, e la diminuzione
non deve in nessun caso comportare un’accelerazione di picco minore del
65 % del valore di progetto in superficie.

5.3 Sollecitazioni di progetto

5.3.1 Dipendenza dal progetto strutturale


P(1) Strutture dissipative. Per fondazioni di strutture dissipative, le sollecitazioni de-
vono essere valutate sulla base di considerazioni di capacità di progettazione
(capacity design), tenendo conto del possibile sviluppo di sovraresistenza. Tale
valutazione dovrà essere in accordo con quanto prescritto nelle parti attinenti
dell’Eurocodice 8; inoltre, nel caso di edifici, vale la norma di cui al punto 4.2.6(2)
della ENV 1998-1-2.
P(2) Strutture non dissipative. Per fondazioni di strutture non dissipative, le solleci-
tazioni devono essere valutate in base alla combinazione delle azioni sismiche
di progetto definite al punto 4.4 della ENV 1998-1-1 senza considerazioni di ca-
pacità di progettazione (capacity design), vedere anche il punto 4.2.6(3) della
ENV 1998-1-2.

5.3.2 Trasmissione delle sollecitazioni al terreno


P(1) Per soddisfare i requisiti di cui in 5.1 a), la trasmissione al terreno della forza oriz-
zontale, di quella normale e del momento flettente, deve conformarsi ai criteri ri-
portati nel seguito. Criteri aggiuntivi da applicare al caso di fondazioni su pali o su
pozzi di fondazione vengono riportati in 5.4.2.
P(2) Forza orizzontale. La forza orizzontale a taglio di progetto Vsd deve essere tra-
smessa mediante uno dei meccanismi seguenti:
a) resistenza a taglio di progetto Ffr,d tra il terreno e la base orizzontale del plinto,
o platea di fondazione, come descritto in 5.4.1.1;
b) resistenza a taglio di progetto tra le facce verticali della fondazione ed il terre-
no;
c) spinta resistente di progetto del terreno sul lato della fondazione, con le condi-
zioni e restrizioni specificate in 5.4.1.1, 5.4.1.3 e 5.4.2.
P(3) È consentita la combinazione della resistenza a taglio con una frazione massima
del 30 % della resistenza corrispondente alla mobilizzazione completa della
spinta passiva del terreno.
P(4) Forza normale e momento flettente. Le sollecitazioni di progetto Nsd e Msd, calco-
late in modo opportuno, devono essere trasmesse al terreno mediante i seguenti
meccanismi (ne è consentita la combinazione):
a) resistenza verticale di progetto agente alla base della fondazione;
b) resistenza orizzontale a taglio di progetto tra le facce laterali degli elementi di
fondazioni profonde (fondazioni scatolari, pali, cassoni) ed il terreno, con le re-
strizioni di cui in 5.4.1.3 e 5.4.2, che può contribuire ulteriormente a contrasta-
re il momento flettente di progetto;
c) resistenza verticale a taglio di progetto tra le facce laterali degli elementi di fon-
dazioni interrate e profonde (fondazioni scatolari, pali, pozzi di fondazione,
cassoni) ed il terreno.

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 12 di 28


5.4 Verifiche e criteri di dimensionamento

5.4.1 Fondazioni dirette (superficiali o interrate)


P(1) Nel caso di fondazioni superficiali od interrate che trasmettono il carico direttamen-
te al terreno sottostante, devono applicarsi le verifiche ed i criteri di dimensiona-
mento seguenti.

5.4.1.1 Plinti di fondazione (progetto allo stato limite ultimo)


P(1) In conformità con i criteri di progetto allo stato limite ultimo, la stabilità dei plinti de-
ve essere verificata rispetto al collasso per slittamento e a quello per rottura gene-
rale.
P(2) Collasso per slittamento. Nel caso di fondazioni la cui base giaccia al di sopra del
livello di falda, si deve contrastare questo tipo di collasso sfruttando sia la resisten-
za ad attrito sia, sotto condizioni specificate, la spinta laterale del terreno.
(3) In assenza di studi specifici, la resistenza ad attrito di progetto può essere calco-
lata nel modo seguente:
Ffr,d = Nsd tanδ [5.1]
dove:
δ è il valore di progetto dell’angolo di resistenza a taglio alla base del plinto,
valutabile come descritto al punto 6.5.3 dell’Eurocodice 7.
P(4) Nel caso di fondazioni al di sotto del livello di falda, la resistenza a taglio di proget-
to deve essere valutata sulla base dei valori di resistenza non drenata (undrained
strength), in conformità al punto 6.5.3 dell’Eurocodice 7.
(5) La resistenza laterale di progetto Epd, derivante dalla spinta del terreno sulla faccia
laterale del plinto, può essere tenuta in conto come specificato al precedente pun-
to 5.3.2, a condizione che vengano presi adeguati provvedimenti in sito, quali la
compattazione del terreno di riporto ai lati del plinto, l’infissione di un muro vertica-
le di fondazione nel terreno, o il getto del calcestruzzo armato di un plinto diretta-
mente a contatto con una parete di scavo netta e verticale.
P(6) Per la verifica di sicurezza contro il collasso per slittamento su una base orizzon-
tale, deve essere soddisfatta la disuguaglianza seguente:
Vsd ≤ Ffr,d + Epd [5.2]
P(7) Collasso per rottura generale. La capacità portante della fondazione deve essere
verificata rispetto alla combinazione delle sollecitazioni di progetto Nsd, Vsd e Msd,
in modo tale da soddisfare i requisiti di cui in 5.1.1 a).
(8) Si richiama l’attenzione sul fatto che alcune argille sensitive possono essere sog-
gette ad un degrado di resistenza a taglio, e che i materiali non coesivi sono su-
scettibili di un incremento delle pressioni interstiziali per effetto delle sollecitazioni
cicliche. Inoltre, dopo il terremoto, essi possono anche essere interessati dalla dis-
sipazione verso l’alto delle pressioni interstiziali accumulate in strati sottostanti.
(9) La valutazione della capacità portante del terreno sotto carico sismico richiede di
mettere adeguatamente in conto eventuali meccanismi di degrado di resistenza e
di rigidezza, che possono insorgere anche per livelli di deformazione relativamen-
te bassi. Se questi fenomeni vengono considerati, si dovrebbero usare valori ridotti
dei fattori parziali di sicurezza relativi al materiale. Altrimenti, dovrebbero essere
usati i valori riportati in 3.1(2).
(10) La capacità portante della fondazione dovrebbe essere calcolata mediante oppor-
tuni grafici o formule che includano l’inclinazione e l’eccentricità del carico genera-
te dalle forze di inerzia sulla struttura (vedere appendice B dell’Eurocodice 7), co-
me pure i possibili effetti delle forze di inerzia agenti sullo stesso terreno di fonda-
zione. L’incremento di pressioni interstiziali sotto carico ciclico dovrebbe essere te-
nuto in conto in termini di resistenza non drenata, o esplicitamente in termini di
pressioni interstiziali in analisi agli sforzi efficaci. Nel caso di strutture importanti, si
dovrebbe tenere conto del comportamento non lineare del terreno per determinare
possibili deformazioni permanenti di origine sismica.

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 13 di 28


5.4.1.2 Connessioni orizzontali tra fondazioni
P(1) Si deve tenere conto delle azioni aggiuntive indotte sulla struttura da spostamenti
relativi orizzontali a livello della fondazione, adottando in tal caso opportune solu-
zioni di progetto, in armonia con le regole generali del punto 5.2.
P(2) Nel caso di edifici, il precedente requisito si deve ritenere soddisfatto se le fonda-
zioni insistono sullo stesso piano orizzontale ed i plinti o le testate dei pali sono
connessi da travi di collegamento o da una piastra di fondazione progettata in ma-
niera idonea. Queste misure non sono obbligatorie per siti su suolo rigido, o in
aree con α < 0,05 .
(3) La resistenza a trazione necessaria per questi elementi di connessione può esse-
re stimata con metodi semplificati.
P(4) Nel caso non siano disponibili regole o metodi più precisi, le connessioni fra fon-
dazioni devono ritenersi adeguate, se sono soddisfatte le regole riportate ai suc-
cessivi punti (5) e (6).
(5) Travi di collegamento
a) dimensionamento per una forza assiale, a trazione o a compressione, pari a:
- ± 0,3 α Nsd per profilo di terreno di classe A
- ± 0,4 α Nsd per profilo di terreno di classe B
- ± 0,6 α Nsd per profilo di terreno di classe C
dove:
Nsd è la media delle forze assiali di progetto (ottenute dalla combinazione
sismica delle azioni) agenti sugli elementi verticali connessi;
b) ancoraggio adeguato dell’armatura longitudinale all’interno del plinto o entro la
zona di convergenza delle travi di collegamento.
(6) Piastra di fondazione
a) dimensionamento delle zone di collegamento per forze assiali uguali a quelle
previste nel caso delle travi di collegamento in (5) a);
b) ancoraggio adeguato dell’armatura longitudinale delle zone di collegamento
all’interno del plinto o entro la piastra continua.

5.4.1.3 Fondazioni a platea


(1) Tutte le disposizioni di cui in 5.4.1.1 possono essere applicate anche al caso di
fondazioni a platea, con le seguenti precisazioni:
a) nel caso di un’unica piastra di fondazione, si può considerare il valore globale
della resistenza ad attrito. Nel caso di reticoli semplici di travi di fondazione, ad
ogni intersezione si dovrà considerare l’area di un plinto equivalente;
b) le travi e/o le piastre di fondazione possono fungere da elementi di connessio-
ne; le regole per il loro dimensionamento sono applicabili ad una larghezza ef-
ficace che corrisponde o alla larghezza della trave di fondazione o ad una lar-
ghezza della piastra pari a dieci volte il suo spessore.
(2) Nel caso di fondazione a platea, può essere necessaria anche una verifica nel pro-
prio piano per comportamento a diaframma, soggetto ai propri carichi inerziali la-
terali ed alle forze di inerzia orizzontali indotte dalla sovrastruttura.

5.4.1.4 Fondazioni scatolari


(1) Tutte le disposizioni di cui in 5.4.1.3 possono essere anche applicate a fondazioni
scatolari. Inoltre, la resistenza laterale del terreno, specificata ai punti 5.3.2(2) e
5.4.1.1(5), può essere tenuta in conto per tutte le classi di terreno, con le restrizioni
prescritte.

5.4.2 Pali e pozzi di fondazione


P(1) I pali e i pozzi di fondazione devono essere progettati in modo da resistere ai se-
guenti due tipi di sollecitazione:

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 14 di 28


a) forze inerziali, trasmesse dalla sovrastruttura. Tali forze, in combinazione con i
carichi statici, forniscono i valori di progetto Nsd, Vsd, Msd, specificati come in
5.3.2;
b) forze cinematiche, derivanti dalla deformazione del terreno circostante in se-
guito al passaggio di onde sismiche.
P(2) Le analisi per determinare le forze interne lungo il palo, così come lo spostamento
e la rotazione alla testa del palo, devono essere basate su modelli continui o di-
scretizzati capaci di riprodurre realisticamente, seppure in maniera approssimata:
- la resistenza flessionale del palo;
- le reazioni del terreno lungo il palo, tenendo nel dovuto conto gli effetti ciclici e
l’ampiezza delle deformazioni nel terreno;
- gli effetti di interazione dinamica tra palo e palo (noti anche come effetti dina-
mici "del gruppo di pali");
- il grado di libertà di rotazione della testa del palo, o della connessione tra palo
e struttura.
A questo proposito, possono essere usate come guida le espressioni riportate
nell’appendice C.
P(3) Si deve trascurare la resistenza laterale degli strati di terreno suscettibili alla lique-
fazione o ad una perdita significativa di resistenza.
(4) Non si dovrebbe far uso di pali inclinati per trasmettere al terreno carichi laterali.
Se tali pali vengono usati, essi devono essere progettati in modo tale da sostene-
re, entro i limiti di sicurezza, carichi sia assiali che flessionali.
P(5) I momenti flettenti di origine cinematica devono essere calcolati soltanto quando si
verificano simultaneamente almeno due delle seguenti condizioni:
- il profilo del terreno è di classe C, o peggiore, e contiene strati consecutivi con
forti contrasti di rigidezza;
- la zona è a media o elevata sismicità, ovvero α > 0,10 ;
- la categoria di importanza della sovrastruttura è I o II.
P(6) I pali devono essere progettati in modo da rimanere in campo elastico. Quando ciò
non sia possibile, le sezioni in corrispondenza delle potenziali cerniere plastiche
devono essere progettate secondo le regole riportate nella ENV 1998-1-3.
P(7) In tutti questi casi, se d è il diametro del palo, si deve ipotizzare la potenziale for-
mazione di cerniere plastiche per:
- un tratto di profondità 2d a partire dalla testa del palo;
- un tratto di estensione verticale ± 2d a partire da ogni frontiera tra due strati
con forte contrasto della rigidezza a taglio (rapporto tra i moduli di taglio > 6).
Tali tratti devono essere progettati in modo da presentare comportamento dut-
tile, usando un’adeguata armatura di confinamento secondo le regole della
ENV 1998-1-3.

6 INTERAZIONE TERRENO-STRUTTURA
P(1) Si deve tenere conto degli effetti di interazione dinamica terreno-struttura nel caso
di:
a) strutture in cui devono essere considerati gli effetti P-δ (secondo ordine);
b) strutture con fondazioni massicce o profondamente interrate, quali pozzi di
fondazione di ponti, cassoni di strutture offshore e silos;
c) strutture alte e snelle, come torri o camini industriali, trattate nella ENV 1998-3;
d) strutture fondate su terreno molto deformabile, con velocità media di propaga-
zione delle onde di taglio vs,max (definita nel prospetto 4.1) minore di 100 m/s.
(2) Gli effetti dell’interazione terreno-struttura sono descritti in termini generali nell’ap-
pendice D.

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 15 di 28


P(3) Gli effetti di interazione terreno-struttura sui pali devono essere studiati per tutte le
strutture secondo quanto riportato in 5.4.2.

7 OPERE DI SOSTEGNO

7.1 Requisiti generali


P(1) Le opere di sostegno devono essere concepite e progettate in modo tale da esple-
tare la loro funzione sia durante che dopo il terremoto di progetto, senza subire
danni strutturali significativi.
(2) Possono essere ammessi eventuali spostamenti permanenti, sotto forma di scor-
rimento combinato a rotazione, causati da deformazioni irreversibili del terreno di
fondazione, a patto che tali spostamenti siano compatibili con i requisiti funzionali
e/o estetici della struttura.

7.2 Criteri di scelta e considerazioni generali di progetto


P(1) La scelta del tipo strutturale deve essere di solito basata sulle condizioni di eserci-
zio, seguendo i principi generali del punto 8 dell’Eurocodice 7.
(2) Si deve prestare opportuna attenzione al fatto che il soddisfacimento degli ulteriori
requisiti richiesti dalla progettazione sismica può condurre al miglioramento del ti-
po strutturale, e talora ad una sua scelta più appropriata.
P(3) Il materiale di riporto dietro la struttura deve avere granulometria scrupolosamente
controllata ed essere addensato in sito, in modo da ottenere la maggiore continuità
possibile con la massa di terreno esistente.
P(4) I sistemi di drenaggio dietro la struttura devono essere in grado di assorbire movi-
menti transitori e permanenti, senza che venga pregiudicata la loro funzione.
(5) In particolare, nel caso di terreni non coesivi in presenza di acqua, il drenaggio do-
vrebbe risultare efficace fino ad una profondità ben maggiore di quella della super-
ficie potenziale di rottura dietro l’opera di sostegno.
P(6) Si deve assicurare che, sotto il terremoto di progetto, il terrapieno non giunga ad
una condizione prossima a quella di liquefazione.

7.3 Metodi di analisi

7.3.1 Metodi generali


P(1) Qualunque metodo consolidato basato sui procedimenti della dinamica dei terreni
e delle strutture e confortato dall’esperienza e da osservazioni sperimentali, deve
essere considerato in linea di principio idoneo per valutare la sicurezza di un’opera
di sostegno.
(2) Si dovrebbe tenere appropriatamente conto dei seguenti aspetti:
a) il comportamento generalmente non-lineare del terreno durante l’interazione
dinamica con l’opera di sostegno;
b) gli effetti inerziali associati alla massa del terreno e della struttura e a tutti gli al-
tri carichi di gravità che possono partecipare al processo di interazione;
c) gli effetti idrodinamici generati dalla presenza di acqua nel terrapieno e/o dalla
presenza di acqua sulla parete esterna del muro;
d) la compatibilità tra le deformazioni del terreno, del muro e dei tiranti, se pre-
senti.

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 16 di 28


7.3.2 Metodi semplificati: analisi pseudo-statica

7.3.2.1 Modelli di base


P(1) Il modello di base per l’analisi pseudo-statica deve essere costituito dall’opera di
sostegno e dalla sua fondazione, da un cuneo di terreno dietro la struttura che si
suppone in stato di equilibrio limite attivo (se la struttura è sufficientemente flessi-
bile), e, possibilmente, da una massa di terreno alla base dell’opera, da supporre
in stato di equilibrio limite passivo.
(2) Per generare lo stato di spinta attiva nel terreno, il movimento del muro di soste-
gno durante il terremoto di progetto deve essere sufficientemente ampio. Nel caso
di strutture flessibili, ciò può essere ottenuto tramite flessione, e nel caso di strut-
ture a gravità tramite slittamento o rotazione. Per quanto riguarda l’ampiezza di ta-
le movimento, si rimanda al punto 8.5.4 dell’Eurocodice 7.
(3) Nel caso di strutture rigide, come muri di cantinato o muri a gravità fondati su ter-
reno roccioso o su pali, si sviluppano spinte maggiori di quella attiva, ed è più op-
portuno ipotizzare il terreno che permanga a riposo, come mostrato in E.9 dell’ap-
pendice E. Lo stesso vale per muri tirantati, ove non sia consentito alcun movi-
mento.

7.3.2.2 Azione sismica


P(1) Nell’analisi pseudo-statica, l’azione sismica deve essere rappresentata da un in-
sieme di forze statiche orizzontali e verticali date dal prodotto delle forze di gravità
per un coefficiente sismico.
P(2) La componente verticale dell’azione sismica deve agire verso l’alto o verso il bas-
so, in modo da produrre gli effetti più sfavorevoli.
(3) L’intensità delle forze sismiche equivalenti così introdotte dipende, per un’asse-
gnata zona sismica, dall’entità dello spostamento permanente ammissibile ed allo
stesso tempo effettivamente consentito dalla soluzione strutturale adottata.
P(4) In assenza di studi specifici, i coefficienti sismici orizzontale (kh) e verticale (kv) che
interessano tutte le masse devono essere calcolati come:
kh = α/r kv = 0,5 kh [7.1]
dove:
α è il coefficiente di accelerazione di progetto ed il fattore r assume i valori
elencati nel prospetto 7.1. Si assume che i coefficienti sismici siano costanti
lungo l’altezza del muro, ad eccezione di quanto previsto in E.2 dell’appen-
dice E.
prospetto 7.1 Fattori che influenzano il coefficiente sismico orizzontale r

Tipo di struttura di contenimento r


Muri liberi a gravità con spostamento ammissibile dr ≤ 300 α (mm) 2
Muri liberi a gravità con spostamento ammissibile dr ≤ 200 α (mm) 1,5
Muri di calcestruzzo armato resistenti a flessione, muri tirantati o puntellati, muri in c.a. fondati su pali verti-
1
cali, muri di cantinato con movimento impedito e spalle di ponti

(5) In presenza di terreni non coesivi saturi, capaci di generare elevate pressioni inter-
stiziali:
a) il fattore r del prospetto 7.1 non dovrebbe essere maggiore di 1,0;
b) il fattore di sicurezza contro la liquefazione non dovrebbe essere minore di 2.
(6) Nel caso di opere di sostegno alte più di 10 m e per indicazioni aggiuntive sul fat-
tore r, vedere il punto E.2 dell’appendice E.
(7) Nel caso di muri non a gravità, gli effetti della componente verticale dell’accelera-
zione sulla struttura di sostegno possono essere trascurati.

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 17 di 28


7.3.2.3 Spinte di progetto del terreno e dell’acqua
P(1) La forza totale di progetto Ed agente sul muro in condizione sismica deve essere
calcolata considerando la condizione di equilibrio limite del modello descritto in
7.3.2.1.
(2) La valutazione di Ed può essere compiuta come indicato nell’appendice E.
(3) La forza di progetto Ed è considerata come la risultante delle spinte statiche e di-
namiche del terreno.
P(4) In assenza di uno studio più dettagliato che prenda in considerazione la rigidezza
relativa, il tipo di movimento e la massa dell’opera di sostegno, si deve assumere
che la forza dovuta alla spinta dinamica del terreno sia applicata a metà altezza
del muro.
(5) Nel caso di muri di sostegno liberi di ruotare intorno al piede, si può assumere che
la forza dinamica agisca nello stesso punto di quella statica.
P(6) Si deve assumere che la distribuzione lungo il muro delle pressioni dovute ad azio-
ni statiche e dinamiche agisca con un’inclinazione rispetto alla normale al muro
non superiore a (2/3) φ' , per lo stato di spinta attiva, ed uguale a zero per lo stato
di spinta passiva.
P(7) Per il terreno al di sotto del livello di falda, si deve distinguere tra condizioni di per-
meabilità dinamica, in cui l’acqua interstiziale è libera di muoversi rispetto allo
scheletro solido, e condizioni di impermeabilità, nelle quali non si verifica in pratica
drenaggio durante il terremoto.
(8) Nelle situazioni più comuni e per terreni con coefficiente di permeabilità minore di
5 × 10-4 m/s, l’acqua interstiziale non è libera di muoversi rispetto allo scheletro so-
lido; l’azione sismica avviene allora in condizioni essenzialmente non drenate, ed
il terreno può essere trattato come un mezzo monofase.
P(9) Per condizioni di impermeabilità dinamica, valgono tutte le regole precedenti, a
patto che il peso specifico del terreno ed il coefficiente sismico orizzontale venga-
no modificati come indicato ai punti E.6 ed E.7 dell’appendice E.
P(10) Quando il terreno di riporto è permeabile in condizioni dinamiche, gli effetti indotti
dall’azione sismica nel terreno e nell’acqua interstiziale devono considerarsi disac-
coppiati.
(11) Pertanto, si dovrebbe sommare alla pressione idrostatica dovuta all’acqua intersti-
ziale una distribuzione di pressioni idrodinamiche, come mostrato in E.7 dell’ap-
pendice E. Il punto di applicazione della forza dovuta alla pressione idrodinamica
si trova ad una profondità pari al 60% dell’altezza dello strato saturo, calcolata a
partire dal tetto di tale strato.
P(12) Le regole precedenti devono essere applicate solo se è rigorosamente impedito il
verificarsi di fenomeni di liquefazione nel materiale di riporto o nel terreno naturale
dietro la struttura, in accordo con i requisiti P(4) e (5) del punto 7.2.

7.3.2.4 Pressione idrodinamica sulla parete esterna del muro di sostegno


P(1) Si deve tenere conto delle fluttuazioni massime di pressione (positive o negative),
rispetto alla pressione idrostatica esistente, dovute all’oscillazione dell’acqua sulla
parete esposta del muro.
(2) La pressione idrodinamica può essere valutata come indicato in E.8 dell’appendi-
ce E.

7.4 Stabilità e verifiche di resistenza

7.4.1 Stabilità del terreno di fondazione


P(1) Si devono eseguire le seguenti verifiche:
- stabilità generale;
- rottura locale del terreno.
P(2) La verifica di stabilità generale deve essere eseguita secondo le regole di cui in
4.1.2.4.

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 18 di 28


P(3) La capacità portante ultima della fondazione deve essere verificata contro il collas-
so per scorrimento e contro il collasso generale, come indicato in 5.4.1.1. Si deve
inoltre fare riferimento ai punti 8.6.3 e 8.6.4 dell’Eurocodice 7.

7.4.2 Sistema di ancoraggio


P(1) Il sistema di ancoraggio (tiranti e piastre di ancoraggio) di muri di sostegno e di pa-
lancole deve avere resistenza sufficiente ad assicurare l’equilibrio del volume cri-
tico di terreno in condizione sismica (7.3.2.1), e possedere nello stesso tempo una
sufficiente capacità di adattamento alle deformazioni sismiche del terreno.
P(2) Si deve assicurare che il terreno conservi la resistenza necessaria per svolgere la
funzione di ancoraggio durante il terremoto di progetto e, in particolare, non si av-
vicini alla condizione di liquefazione.
P(3) La distanza Le della piastra di ancoraggio dal muro deve superare la distanza Ls ri-
chiesta per i carichi statici.
(4) Tale distanza può essere valutata in base all’espressione seguente:
Le = Ls (1 + 1,5 α) [7.2]

7.4.3 Resistenza strutturale


P(1) Si deve dimostrare che la combinazione dell’azione sismica con altri possibili cari-
chi garantisce l’equilibrio, senza che venga superata la resistenza di progetto del
muro e degli elementi strutturali di supporto.
P(2) A tal scopo, devono essere opportunamente considerate le modalità di raggiun-
gimento dello stato limite per collasso strutturale, illustrate al punto 8.6.6 dell’Eu-
rocodice 7.
P(3) Tutti gli elementi strutturali devono essere verificati in modo da soddisfare la con-
dizione
Rd ≥ Sd [7.3]
dove:
Rd è la resistenza di progetto dell’elemento, valutata in condizione non sismica;
Sd è la sollecitazione di progetto, ottenuta mediante l’analisi descritta in 7.3.

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 19 di 28


APPENDICE A FATTORI DI AMPLIFICAZIONE TOPOGRAFICA
(informativa)

A.1 In questa appendice vengono definiti alcuni fattori semplificati di amplificazione dell’azio-
ne sismica da impiegare per verifiche di stabilità di pendii. Tali fattori sono assimilati al pa-
rametro di sito S definito al punto 4.2.2 della ENV 1998-1-1, e andrebbero preferibilmente
applicati quando i pendii sono situati su rilievi topografici bidimensionali, come crinali este-
si e creste, con altezza superiore a 30 m.

A.2 Per angoli medi di inclinazione del pendio minore di circa 15° gli effetti topografici pos-
sono essere trascurati, mentre si raccomandano studi specifici nel caso di rilievo locale
fortemente irregolare. Per angoli di inclinazione superiori a 15° valgono le raccomanda-
zioni seguenti:
a) Scarpate e pendii isolati. Per siti prossimi alla sommità si dovrebbe usare un valore
S ≥ 1,2 .
b) Rilievi caratterizzati da una larghezza in cresta significativamente minore di quella di
base. Si dovrebbe usare un valore S ≥ 1,4 presso la sommità di pendii con angolo
medio di inclinazione > 30° , e S ≥ 1,2 per angoli di inclinazione minori.
c) Presenza di uno strato superficiale sciolto. In presenza di uno strato superficiale sciol-
to di spessore superiore a 5 m, il più piccolo tra i valori di S dato dai precedenti punti
a) e b) dovrebbe essere aumentato almeno del 20% , in conformità con il punto
4.2.2(5) della ENV 1998-1-1.
d) Variazione spaziale del fattore di amplificazione. Si può ipotizzare che il valore di S di-
minuisca linearmente in funzione dell’altezza dalla base del rilievo, diventando pari a
uno alla base.

A.3 In generale, anche l’amplificazione sismica dovuta al rilievo decresce rapidamente con la
profondità. Pertanto, gli effetti topografici da mettere in conto nelle analisi di stabilità sono
massimi lungo le creste dei rilievi ed interessano soprattutto gli strati più superficiali. Tali
effetti saranno invece molto più ridotti su frane con superfici di scorrimento profonde, pas-
santi vicino alla base del rilievo. In quest’ultimo caso, gli effetti topografici possono essere
trascurati se si fa uso di metodi di analisi pseudo-statici.

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 20 di 28


APPENDICE B GRAFICI EMPIRICI PER ANALISI SEMPLIFICATE DI LIQUEFAZIONE
(informativa)

B.1 I grafici usati in analisi semplificate di liquefazione rappresentano correlazioni empiriche


tra misure in sito e sforzi ciclici di taglio che hanno provocato liquefazione durante terre-
moti passati. Sull’asse orizzontale di tali grafici è riportata una proprietà del terreno misu-
rata in sito, per esempio il valore normalizzato della resistenza penetrometrica alla punta
o la velocità di propagazione delle onde di taglio vs, mentre sull'asse verticale è riportato
lo sforzo di taglio ciclico indotto dal terremoto (τe), solitamente normalizzato rispetto alla
pressione efficace di confinamento ( σ'vo ). In tutti i grafici in questione è rappresentata una
curva limite di resistenza ciclica, che separa la regione in cui non si verifica liquefazione
(a destra) da quella in cui la liquefazione è possibile (a sinistra e sopra la curva). Viene
talora fornita più di una curva, per esempio con riferimento a terreni con diverso contenuto
di fini, oppure a diversi valori di magnitudo del terremoto.
Ad eccezione dei criteri che fanno uso della resistenza penetrometrica statica (CPT), è
preferibile non applicare i metodi empirici di verifica alla liquefazione quando i terreni po-
tenzialmente liquefacibili si presentino in strati o lenti di spessore non superiore a poche
decine di cm.
In presenza di un contenuto rilevante di ghiaia, la suscettibilità a liquefazione non può es-
sere esclusa; tuttavia in questo caso le osservazioni sperimentali sono tuttora insufficienti
a costruire correlazioni empiriche affidabili.

B.2 Grafici basati sull’indice di resistenza penetrometrica dinamica (SPT)


Tra i grafici di più largo uso sono quelli illustrati in figura B.1 per sabbie pulite e sabbie li-
mose. L’indice normalizzato N1(60) si ottiene come indicato in 4.1.3.
È improbabile che si verifichi liquefazione al di sotto di una certa soglia di τe, poiché il ter-
reno ha comportamento elastico senza accumulo di pressioni interstiziali. Pertanto, la cur-
va limite nel grafico non viene estrapolata fino all’origine degli assi. Per applicare il criterio
a terremoti con magnitudo diverse da 7,5, le ordinate delle curve in figura B.1 dovrebbero
venire moltiplicate per un fattore CM specificato come segue.
M CM
5,5 2,86
6,0 2,20
6,5 1,69
7,0 1,30
8,0 0,67

B.3 Grafici basati sulla resistenza penetrometrica statica (CPT)


In base ai numerosi studi sulla correlazione tra la resistenza alla punta nella prova CPT e
l’indice SPT, i criteri descritti in B.2 possono anche venire espressi in termini della resi-
stenza normalizzata alla punta qc1 introdotta in 4.1.3.
Assumendo qc1/N1(60) = 5 per sabbie pulite, la scala dell’asse orizzontale in figura B.1
può essere modificata in termini di valori di qc1, e si può usare la stessa curva. Questo
procedimento è in ragionevole accordo con i pochi dati penetrometrici statici misurati di-
rettamente in siti che hanno subito liquefazione durante recenti terremoti.

B.4 Grafici basati sulla velocità di propagazione delle onde di taglio vs


Questa proprietà del terreno è un indice molto promettente per la valutazione della su-
scettibilità a liquefazione di terreni con difficoltà di campionamento (come sabbie e limi) o
di esecuzione di prove penetrometriche (ghiaie). Inoltre, i metodi per la misura sperimen-
tale di vs sono progrediti significativamente negli ultimi anni. È stata proposta la correla-
zione mostrata in figura B.2 tra lo sforzo ciclico normalizzato τe/σ 'vo e la velocità di propa-
gazione normalizzata:
vs1 = vs (Pa/σ 'vo )0,25

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 21 di 28


dove:
Pa è la pressione atmosferica espressa nelle stesse unità di σ 'vo .

figura B.1 Correlazione empirica tra lo sforzo ciclico normalizzato che provoca liquefazione ed il valore di
N1(60) per sabbie pulite e limose, per terremoti di magnitudo M = 7,5
Legenda
1 Per cento di fine 35
2 Per cento di fine 15
3 Per cento di fine minore di 5

figura B.2 Correlazione empirica tra lo sforzo ciclico normalizzato che provoca liquefazione e la velocità di pro-
pagazione normalizzata delle onde di taglio, per terremoti di magnitudo M = 7,5

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 22 di 28


APPENDICE C RIGIDEZZE STATICHE ALLA TESTA DEI PALI
(informativa)

C.1 La rigidezza di un palo è definita come la forza (o momento) che deve essere applicata
alla testa del palo per produrre uno spostamento (o rotazione) unitario nella stessa di-
rezione (essendo nulli gli spostamenti/rotazioni lungo le altre direzioni). Si indica con
KHH la rigidezza orizzontale, con KMM quella flessionale e con KHM = KMH le rigidezze
rotazioni/traslazioni accoppiate.
Nel prospetto C.1 vengono usati i simboli seguenti:
E = modulo di Young del modello di terreno; si assuma E = 3G
Ep = modulo di Young del palo
Es = modulo di Young del terreno ad una profondità pari al diametro del palo
d = diametro del palo
z = profondità
prospetto C.1 Espressioni della rigidezza statica di pali flessibili interrati in tre modelli rappresentativi di terreno

Modello di terreno K HH K MM K HM
------------ -------------
3
- -------------
2
-
dEs d Es d Es

 E p  0,35  E p  0,80  E p  0,60


E = Es z /d 0, 60  -------  0, 14  -------  Ð 0, 17  ------- 
 Es  Es  Es

 E p  0, 28  E p  0,77  E p  0,53
E = Es z ⁄d 0, 79  -------  0, 15  -------  Ð 0, 24  ------- 
 Es  Es  Es

 E p  0, 21  E p  0,75  E p  0,50
E = Es 1, 08  -------  0, 16  -------  Ð 0, 22  ------- 
 Es  Es  Es

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 23 di 28


APPENDICE D INTERAZIONE DINAMICA TERRENO STRUTTURA (SSI); EFFETTI GENERALI E
(informativa) SIGNIFICATO

D.1 Per effetto della SSI dinamica, la risposta sismica di una struttura su base flessibile, ov-
vero di una struttura fondata su terreno deformabile, differisce sotto vari aspetti da quella
della stessa struttura fondata su terreno rigido (base fissa) e soggetta ad un’identica ec-
citazione di campo libero. Le cause sono le seguenti:
a) il modo della fondazione della struttura su base flessibile è diverso da quello della su-
perficie libera, e può includere una componente importante di rotazione legata al moto
della struttura su base fissa;
b) il periodo fondamentale di vibrazione della struttura su base flessibile è superiore a
quello della struttura su base fissa;
c) i periodi naturali, le forme modali ed i fattori di partecipazione modale della struttura su
base flessibile sono diversi da quelli della struttura su base fissa;
d) lo smorzamento complessivo della struttura su base flessibile include sia quello da
"radiazione" che quello interno, generato all’interfaccia terreno-fondazione. Va inoltre
considerato lo smorzamento relativo alla sovrastruttura.

D.2 Nella maggior parte delle strutture per edifici, gli effetti di SSI tendono ad essere benefici,
in quanto riducono i momenti flettenti e le forze di taglio che agiscono nei vari membri della
sovrastruttura. Tali effetti possono essere invece negativi per i tipi di strutture elencate nel
punto 6.

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 24 di 28


APPENDICE E ANALISI SEMPLIFICATA DI STABILITÀ DI OPERE DI SOSTEGNO
(informativa)

E.1 Concettualmente, il fattore r è definito come il rapporto tra il valore di accelerazione che
produce lo spostamento permanente massimo compatibile con i vincoli esistenti ed il va-
lore che corrisponde allo stato di equilibrio limite (ovvero alla comparsa di spostamenti).
Perciò r è maggiore nel caso di muri che possono sopportare spostamenti maggiori.

E.2 Per opere di sostegno alte più di 10 m, è opportuno eseguire un’analisi monodimensio-
nale di propagazione di onde in direzione verticale in condizioni di campo libero. Tale ana-
lisi consente di ottenere una stima più raffinata di α, da usare nella formula [7.1], prenden-
do un valore medio delle accelerazioni di picco del terreno lungo l’altezza della struttura.

E.3 La spinta totale di progetto Ed esercitata dal terrapieno ed agente sull’opera di sostegno,
è data da:

1
E d = --- y * ( 1 −
2
+ k v ) K H + E ws + E wd
2
dove:
H è l’altezza del muro;
Ews è la spinta idrostatica;
Ewd è la spinta idrodinamica (definita di seguito);
y* è il peso specifico del terreno (definito ai punti da E.5 a E.7);
K è il coefficiente di spinta del terreno (statico + dinamico).

E.4 Il coefficiente di spinta del terreno può essere calcolato mediante la formula di Mononobe
e Okabe.
Per stati attivi
2
sen ( ψ + φ Ð θ )
β ≤ φ Ð θ: K = ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------2-
2 sen ( φ + δ ) sen ( φ Ð β Ð θ )
cos θ sen ψ sen ( ψ Ð θ Ð δ ) 1 + ----------------------------------------------------------------------
sen ( ψ Ð θ Ð δ ) sen ( ψ + β )
2
sen ( ψ + φ Ð θ )
β > φ Ð θ: K = ------------------------------------------------------------------------
2
-
cos θ sen ψ sen ( ψ Ð θ Ð δ )
Per stati passivi (resistenza a taglio nulla tra terreno e muro)
2
sen ( ψ + θ Ð φ )
K = ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------2-
2 sen φ sen ( φ + β Ð θ )
cos θ sen ψ sen ( ψ + θ ) 1 Ð -------------------------------------------------------------
sen ( ψ + β ) sen ( ψ + θ )
Nelle precedenti equazioni vengono usati i seguenti simboli:
φ è l’angolo di resistenza a taglio del terreno;
ψ, β sono gli angoli di inclinazione rispetto all’orizzontale rispettivamente della parete
del muro rivolta a monte e della superficie del terrapieno, come mostrato in figura
E.1;
δ è l’angolo di resistenza a taglio tra terreno e muro;
θ è l’angolo definito nei punti da E.5 a E.7.
La formula per stati passivi dovrebbe essere preferibilmente usata nel caso di muro a pa-
rete verticale ( ψ = 90°).

E.5 Livello di falda al di sotto del muro di sostegno - Coefficiente di spinta del terreno
Valgono le seguenti definizioni e relazioni:

y* = γ peso specifico del terreno

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 25 di 28


kh
tan θ = --------------
− k-
1+ v

Ewd = 0
In alternativa, si può far uso dei prospetti e dei grafici validi in condizioni statiche (presen-
za delle sole forze di gravità) con le seguenti modifiche:
kh kh
indicando con tan θ A = --------------- e tan θ B = ---------------
1 + kv 1 Ð kv
si applica all’intero sistema terreno-muro di sostegno una rotazione addizionale data dagli
angoli θ A o θ B.
L’accelerazione di gravità viene modificata come segue:
g ( 1 + k v) g ( 1 Ð k v)
g A = -------------------------
- o g B = -------------------------
-
cos θ A cos θ B

E.6 Terreno impermeabile in condizioni dinamiche al di sotto del livello di falda - Coefficiente
di spinta del terreno
Valgono le seguenti definizioni e relazioni:
γ∗ = γ Ð γ w

γ kh
tan θ = --------------- --------------
-
γ Ð γw 1 − + kv
Ewd = 0
dove:
γ è il peso specifico del terreno saturo e γw il peso specifico dell’acqua.

E.7 Terreno ad elevata permeabilità dinamica al di sotto del livello di falda - Coefficiente di
spinta del terreno
Valgono le seguenti definizioni e relazioni:
γ∗ = γ Ð γ w

γd kh
tan θ = --------------- --------------
-
γ Ð γw 1 − + kv

7 2
E wd = ------ k h γ w H '
12
dove:
H ' è l’altezza del livello di falda misurato dalla base del muro.

E.8 Pressione idrodinamica sulla parete esterna del muro


Tale pressione può essere calcolata come:
7
q ( z ) = --- k h γ w h z
8
dove:
h è la quota del pelo libero dell’acqua:
z è la coordinata verticale diretta verso il basso, con origine al pelo libero dell’ac-
qua.

E.9 Spinta del terreno nel caso di strutture rigide


Nel caso di strutture rigide completamente vincolate, in modo tale che non può svilupparsi
nel terreno uno stato di spinta attiva, nonché nel caso di muri verticali con terrapieno a
superficie orizzontale, l’incremento dinamico di spinta del terreno può essere calcolato co-
me:

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 26 di 28


2
∆P d = α γ H
dove:
H è l’altezza del muro. Il punto di applicazione va preso a metà altezza.
figura E.1 Convenzioni per gli angoli da considerare nelle formule per la determinazione del coefficiente di
spinta del terreno

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 27 di 28


PUNTI DI INFORMAZIONE E DIFFUSIONE UNI

Milano (sede) Via Battistotti Sassi, 11B - 20133 Milano - Tel. (02) 70024200 - Fax (02) 70105992
Internet: www.unicei.it - Email: diffusione@uni.unicei.it

Roma Piazza Capranica, 95 - 00186 Roma - Tel. (06) 69923074 - Fax (06) 6991604
Email: uni.roma@uni1.inet.it

Bari c/o Tecnopolis CSATA Novus Ortus


Strada Provinciale Casamassima - 70010 Valenzano (BA) - Tel. (080) 8770301 - Fax (080) 8770553

Bologna c/o CERMET


Via A. Moro, 22 - 40068 San Lazzaro di Savena (BO) - Tel. (051) 6250260 - Fax (051) 6257650

Brescia c/o AQM


Via Lithos, 53 - 25086 Rezzato (BS) - Tel. (030) 2590656 - Fax (030) 2590659

Cagliari c/o Centro Servizi Promozionali per le Imprese


Viale Diaz, 221 - 09126 Cagliari - Tel. (070) 349961 - Fax (070) 34996306

Catania c/o C.F.T. SICILIA


Piazza Buonarroti, 22 - 95126 Catania - Tel. (095) 445977 - Fax (095) 446707

Firenze c/o Associazione Industriali Provincia di Firenze


Via Valfonda, 9 - 50123 Firenze - Tel. (055) 2707268 - Fax (055) 2707204

La Spezia c/o La Spezia Euroinformazione, Promozione e Sviluppo


Piazza Europa, 16 - 19124 La Spezia - Tel. (0187) 728225 - Fax (0187) 777961

Napoli c/o Consorzio Napoli Ricerche


Corso Meridionale, 58 - 80143 Napoli - Tel. (081) 5537106 - Fax (081) 5537112

Pescara c/o Azienda Speciale Innovazione Promozione ASIP


Via Conte di Ruvo, 2 - 65127 Pescara - Tel. (085) 61207 - Fax (085) 61487

Torino c/o Centro Estero Camere Commercio Piemontesi


Via Ventimiglia, 165 - 10127 Torino - Tel. (011) 6700511 - Fax (011) 6965456

Treviso c/o Treviso Tecnologia


Via Roma, 4/D - 31020 Lancenigo di Villorba (TV) - Tel. (0422) 608858 - Fax (0422) 608866

Udine c/o CATAS


Via Antica, 14 - 33048 S. Giovanni al Natisone (UD) - Tel. (0432) 747211 - Fax (0432) 747250

Vicenza c/o Associazione Industriali Provincia di Vicenza


Corso Palladio, 15 - 36100 Vicenza - Tel. (0444) 232794 - Fax (0444) 545573

UNI
Ente Nazionale Italiano La pubblicazione della presente norma avviene con la partecipazione volontaria dei Soci,
di Unificazione dell’Industria e dei Ministeri.
Via Battistotti Sassi, 11B Riproduzione vietata - Legge 22 aprile 1941 Nº 633 e successivi aggiornamenti.
20133 Milano, Italia

UNI ENV 1998-5:1998 Pagina 28 di 28

Potrebbero piacerti anche