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Eurocodice 8

NORMA ITALIANA Indicazioni progettuali per la resistenza sismica delle UNI ENV 1998-1-1
S P E R I M E N TA L E strutture
Parte 1-1: Regole generali - Azioni sismiche e requisiti generali
per le strutture
OTTOBRE 1997
Eurocode 8
Design provisions for earthquake resistance of structures
Part 1-1: General rules, seismic actions and general requirements for structures

NORMA EUROPEA SPERIMENTALE


DESCRITTORI Ingegneria civile, edificio, struttura, struttura antisismica, progettazione
antisismica, calcolo

CLASSIFICAZIONE ICS 91.120.25; 91.080.01

SOMMARIO La norma, sperimentale, contiene i requisiti fondamentali ed i criteri neces-


sari per soddisfarli, applicabili agli edifici e alle opere di ingegneria civile in
zona sismica.
Fissa le modalità di rappresentazione dell’azione sismica e la sua combi-
nazione con altre azioni.
Alcune particolari tipologie strutturali necessitano di regole specifiche pre-
sentate nelle parti da 2 a 5 di questo Eurocodice.

RELAZIONI NAZIONALI

RELAZIONI INTERNAZIONALI = ENV 1998-1-1:1994


La presente norma sperimentale è la versione ufficiale in lingua italiana
della norma europea sperimentale ENV 1998-1-1 (edizione ottobre 1994).

ORGANO COMPETENTE Commissione "Ingegneria strutturale"

RATIFICA Presidente dell’UNI, delibera del 22 settembre 1997

RICONFERMA

UNI  UNI - Milano 1997


Ente Nazionale Italiano Riproduzione vietata. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del presente documento può
di Unificazione essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza il con-
Via Battistotti Sassi, 11B senso scritto dell’UNI.
20133 Milano, Italia

Gr. 7 Nº di riferimento UNI ENV 1998-1-1:1997 Pagina I di IV


PREMESSA NAZIONALE
La presente norma sperimentale costituisce il recepimento, in lin-
gua italiana, della norma sperimentale europea ENV 1998-1-1 (edi-
zione ottobre 1994), che assume così lo status di norma nazionale
italiana.
La traduzione è stata curata dall’UNI.
La Commissione "Ingegneria strutturale" dell’UNI, che segue i lavori
europei sull’argomento, per delega della Commissione Centrale
Tecnica, ha approvato il progetto europeo il 10 marzo 1993 e la ver-
sione in lingua italiana della norma il 27 agosto 1997.
La scadenza del periodo di validità della ENV 1998-1-1 è stata fis-
sata inizialmente dal CEN per ottobre 1997. Eventuali osservazioni
sulla norma possono comunque pervenire all’UNI entro febbraio
1998.
La presente norma contiene i valori dei coefficienti approvati dal
CEN/TC 250.
L’indicazione dei coefficienti da utilizzare a livello nazionale, previsti
al punto 0.4 della presente norma, sarà data, ove ritenuto necessa-
rio, dalla Autorità Nazionale competente, nel rispetto dei livelli di si-
curezza stabiliti dalle Regole Tecniche nazionali.
L’uso di questa norma è da correlare con la legislazione vigente. At-
tualmente DM 16 gennaio 1996 (Supplemento Ordinario alla G.U.
n° 29 del 5 febbraio 1996) e suoi aggiornamenti.

Per agevolare gli utenti, viene di seguito indicata la corrispondenza


tra le norme citate al punto "Riferimenti normativi" e le norme italia-
ne vigenti:
EN 10025 = UNI EN 10025

Le norme UNI sono revisionate, quando necessario, con la pubblicazione sia di nuove edi-
zioni sia di fogli di aggiornamento.
È importante pertanto che gli utenti delle stesse si accertino di essere in possesso dell’ulti-
ma edizione o foglio di aggiornamento.

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INDICE

0 PREMESSA 2
0.1 Obiettivi degli Eurocodici ...................................................................................................................... 2
0.2 Cronistoria del programma degli Eurocodici .............................................................................. 2
0.3 Programma degli Eurocodici .............................................................................................................. 2
0.4 Documenti di applicazione nazionale (NAD) ............................................................................. 3
0.5 Argomenti specifici di questa norma sperimentale europea ............................................. 3

1 GENERALITÀ 3
1.1 Scopo .............................................................................................................................................................. 3
1.2 Distinzione fra principi e regole applicative ................................................................................ 4
1.3 Presupposti .................................................................................................................................................. 5
1.4 Definizioni...................................................................................................................................................... 5
1.5 Unità di misura del sistema internazionale (SI) ........................................................................ 6
1.6 Simboli ............................................................................................................................................................ 6
1.7 Riferimenti normativi ............................................................................................................................... 7

2 REQUISITI FONDAMENTALI E CRITERI PER SODDISFARLI 7


2.1 Requisiti fondamentali ............................................................................................................................ 7
2.2 Criteri per soddisfare i requisiti fondamentali ............................................................................ 8

3 CARATTERISTICHE DEL TERRENO 10


3.1 Generalità................................................................................................................................................... 10
3.2 Classificazione delle condizioni del sottosuolo ...................................................................... 10

4 AZIONE SISMICA 11
4.1 Zone sismiche.......................................................................................................................................... 11
4.2 Rappresentazione base dell’azione sismica ........................................................................... 12
figura 4.1 Spettro di risposta elastico................................................................................................................ 13
prospetto 4.1 Valori dei parametri che descrivono lo spettro di risposta elastico ............................. 13
prospetto 4.2 Valori di kd1 e kd2 ................................................................................................................................. 15
4.3 Rappresentazioni alternative dell’azione sismica................................................................. 15
prospetto 4.3 Durata Ts della parte stazionaria degli accelerogrammi generati in funzione
di γ I ⋅ α per zone prossime all’apicentro ................................................................................. 16
4.4 Combinazione dell’azione sismica con altre azioni ............................................................. 17

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Eurocodice 8
PRENORMA EUROPEA Indicazioni progettuali per la resistenza sismica delle ENV 1998-1-1
strutture
Parte 1-1: Regole generali - Azioni sismiche e requisiti generali
per le strutture
OTTOBRE 1994

Eurocode 8
EUROPEAN PRESTANDARD Design provisions for earthquake resistance of structures
Part 1-1: General rules - Seismic actions and general requirements for structures
Eurocode 8
PRÉNORME EUROPÉENNE Conception et dimensionnement des structures pour la résistance
aux séismes
Partie 1-1: Règles générales - Actions sismiques et exigences générales pour les
structures
Eurocode 8
EUROPÄISCHE VORNORM Auslegung von Bauwerken gegen Erdbeben
Teil 1-1: Grundlagen - Erdbebeneinwirkungen und allgemeine Anforderungen an
Bauwerke

DESCRITTORI Ingegneria civile, edificio, struttura, struttura antisismica, progettazione antisi-


smica, calcolo

ICS 91.120.20

La presente norma europea sperimentale (ENV) è stata approvata dal CEN,


come norma per applicazione provvisoria, il 17 dicembre 1993.
Il periodo di validità di questa ENV è limitato inizialmente a 3 anni. I membri
del CEN saranno invitati dopo 2 anni a sottoporre i loro commenti, in parti-
colare per quanto riguarda la sua trasformazione da ENV a norma europea
(EN).
I membri del CEN sono tenuti a rendere nota l’esistenza di questa ENV nel-
lo stesso modo utilizzato per una EN e a renderla prontamente disponibile
a livello nazionale in una forma appropriata. È possibile mantenere in vigo-
re, contemporaneamente alla ENV, altre norme nazionali contrastanti, fino
alla decisione finale sulla possibile conversione da ENV a EN.
I membri del CEN sono gli Organismi nazionali di normazione di Austria,
Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda,
Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spa-
gna, Svezia e Svizzera.

CEN
COMITATO EUROPEO DI NORMAZIONE
European Committee for Standardization
Comité Européen de Normalisation
Europäisches Komitee für Normung
Segreteria Centrale: rue de Stassart, 36 - B-1050 Bruxelles

 CEN 1994
I diritti di riproduzione sono riservati ai membri del CEN.

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0 PREMESSA

0.1 Obiettivi degli Eurocodici


(1) Gli Eurocodici strutturali costituiscono un gruppo di norme relative alla progettazio-
ne strutturale e geotecnica degli edifici e delle opere di ingegneria civile.
(2) Essi trattano esecuzione e controllo solo nella misura atta a definire la qualità dei
prodotti adoperati nella costruzione ed il livello di preparazione professionale ne-
cessario per soddisfare le ipotesi assunte nella progettazione.
(3) Fin quando non sarà disponibile la necessaria serie delle norme tecniche sui pro-
dotti e sui metodi di prova delle loro prestazioni, alcuni degli Eurocodici strutturali
tratteranno taluni di questi aspetti in specifiche appendici informative.

0.2 Cronistoria del programma degli Eurocodici


(4) La Commissione della Comunità Europea (CEC) assunse l'iniziativa di redigere un
insieme di norme tecniche per la progettazione di edifici ed opere di ingegneria ci-
vile che fosse inizialmente una alternativa ai diversi regolamenti in vigore nei vari
Paesi membri e, successivamente, sostituirli.
Queste norme tecniche sono state designate Eurocodici strutturali.
(5) Nel 1990, dopo aver consultato i rispettivi Paesi membri, la CEC ha incaricato il
CEN del lavoro di sviluppo ulteriore, emanazione ed aggiornamento degli Euroco-
dici strutturali; la Segreteria dell'EFTA ha accettato di dare supporto ai lavori del
CEN.
(6) Il Comitato Tecnico CEN/TC 250 è responsabile di tutti gli Eurocodici strutturali.

0.3 Programma degli Eurocodici


(7) Sono in fase di redazione i seguenti Eurocodici strutturali, ognuno dei quali gene-
ralmente consta di varie parti:
- ENV 1991 = Eurocodice 1 Basi di calcolo ed azioni sulle strutture
- ENV 1992 = Eurocodice 2 Progettazione delle strutture di calcestruzzo
- ENV 1993 = Eurocodice 3 Progettazione delle strutture di acciaio
- ENV 1994 = Eurocodice 4 Progettazione delle strutture composte acciaio-
calcestruzzo
- ENV 1995 = Eurocodice 5 Progettazione delle strutture di legno
- ENV 1996 = Eurocodice 6 Progettazione delle strutture di muratura
- ENV 1997 = Eurocodice 7 Progettazione geotecnica
- ENV 1998 = Eurocodice 8 Indicazioni progettuali per la resistenza sismica
delle strutture
- ENV 1999 = Eurocodice 9 Progettazione delle strutture di alluminio
(8) Il CEN/TC 250 ha costituito dei sottocomitati separati in relazione ai diversi Euro-
codici sopra citati.
(9) Questa parte 1-1dell’Eurocodice 8 viene pubblicata dal CEN come norma europea
sperimentale (ENV) per un periodo iniziale di tre anni.
(10) La presente norma sperimentale è utilizzata per applicazioni pratiche e per la pre-
sentazione di commenti.
(11) Dopo circa due anni ai membri CEN sarà chiesto di inviare commenti formali da
prendere in considerazione per definire le future azioni.
(12) Nel frattempo, suggerimenti e commenti sulla presente norma sperimentale do-
vrebbero essere inviati alla Segreteria del CEN/TC 250/SC 8 al seguente indirizzo:
IPQ c/o LNEC
Avenida do Brasil 101
P - 1799 LISBOA Codex
Portugal

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o all’ente normatore nazionale.
(nota nazionale - per l'Italia: UNI
Via Battistotti Sassi, 11B
20133 MILANO
(tel. 02/70024.1 - fax. 02/70.106.106)

0.4 Documenti di applicazione nazionale (NAD)


(13) Considerando la responsabilità delle autorità nei Paesi membri in fatto di sicurez-
za, salute ed altre questioni espresse nei requisiti essenziali della Direttiva "Pro-
dotti da Costruzione" (CPD), ad alcuni coefficienti di sicurezza contenuti in questa
norma sperimentale sono stati assegnati dei valori indicativi che vengono identifi-
cati da "valori incasellati". Si prevede che le autorità di ciascun Paese
membro rivedano tali "valori incasellati" e possano, per l'uso nelle applicazioni na-
zionali, sostituire ad essi dei valori definitivi alternativi per questi coefficienti di si-
curezza.
(14) Alcune delle norme europee o internazionali di supporto potrebbero non essere di-
sponibili al momento della publicazione di questa parte. Si anticipa quindi che ver-
rà pubblicato da ogni Paese membro o dall'ente di normazione un Documento di
Applicazione Nazionale (NAD), il quale fornirà i valori sostitutivi per i coefficienti di
sicurezza, farà riferimento alle norme di supporto compatibili e rappresenterà una
guida a livello nazionale per l'applicazione della presente norma sperimentale.
(15) Resta inteso che la presente norma sperimentale verrà utilizzata insieme al NAD
valido nel Paese in cui vengono svolti i lavori di edilizia o di ingegneria civile.

0.5 Argomenti specifici di questa norma sperimentale europea


(16) Lo scopo dell'Eurocodice 8 è dato nella ENV 1988-1-1, punto 1.1.1; e lo scopo di
questa parte dell'Eurocodice 8 è dato in 1.1.2. Le altre parti previste dell'Eurocodi-
ce 8 sono indicate in 1.1.3.
(17) Questa parte 1-1 è stata sviluppata partendo da una delle parti che erano incluse
nella bozza dell'Eurocodice 8 datata maggio 1988, pubblicata dal CEC e sottopo-
sta a pubblica inchiesta. Quella bozza conteneva anche le parti 1-2 e 1-3 che sono
ora presentate come parti separate.
(18) Come detto in 1.1.1, si deve porre particolare attenzione al fatto che per la proget-
tazione di strutture in zona sismica le disposizioni dell'Eurocodice 8 vanno applica-
te in aggiunta a quelle degli altri Eurocodici attinenti il problema in oggetto.
(19) Nell'utilizzo pratico di questa parte, va posta una particolare attenzione alle ipotesi
di base date in 1.3.
(20) Una finalità fondamentale di questa norma sperimentale è la definizione delle azio-
ni sismiche. Considerate le ampie differenze dei rischi sismici e della genesi delle
caratteristiche sismiche nei vari Paesi membri, le azioni sismiche vengono qui de-
finite come un numero di parametri sufficientemente ampio i cui valori numerici so-
no indicati con , in modo che le autorità di ciascun Paese membro possono
tarare le azioni alle loro condizioni reali. Si considera comunque che mediante
l’uso di un comune modello per la rappresentazione delle azioni sismiche, questa
norma sperimentale abbia raggiunto un importante livello di armonizzazione dei
criteri di calcolo.

1 GENERALITÀ

1.1 Scopo

1.1.1 Scopo dell’Eurocodice 8


P(1) L'Eurocodice 8 si applica alla progettazione ed alla costruzione di edifici ed opere
di ingegneria civile siti in regioni soggette ad attività sismica. La sua finalità è quel-
la di assicurare, al verificarsi di un evento sismico:

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- la salvaguardia delle vite umane;
- contenimento dei danni;
- il mantenimento della funzionalità delle strutture essenziali per la protezione ci-
vile.
Nota La natura aleatoria degli eventi sismici e la limitatezza dei mezzi disponibili per valutarne gli
effetti, sono tali per cui il raggiungimento di tali scopi sia inevitabilmente possibile solamente
in maniera parziale e misurabile in termini probabilistici.
Il grado di protezione in termini probabilistici che può essere applicato alle diverse categorie
di edifici è un problema di ottimizzazione delle risorse; esso varia perciò da paese a paese
in relazione all'importanza relativa del rischio sismico rispetto ai rischi di altra origine ed alle
risorse economiche generali.
Quindi, al fine di assicurare la necessaria flessibilità, l'Eurocodice 8 contiene una serie di
fattori di sicurezza i cui valori devono essere fissati dalle autorità nazionali cosicché esse
possano adeguare il livello di protezione rispetto al valore ottimale.
P(2) Strutture speciali con alto rischio per la popolazione quali, per esempio, centrali
nucleari, grosse dighe, sono escluse dallo scopo della ENV 1998.
P(3) L'Eurocodice 8 contiene solo quelle indicazioni che, in aggiunta a quelle già previ-
ste dagli altri Eurocodici, devono essere osservate per la progettazione di strutture
in zona sismica. In tal senso esso è complementare agli altri Eurocodici.
(4) L'Eurocodice 8 è suddiviso in diverse parti, l'una separata dall'altra (vedere 1.1.2 e
1.1.3).

1.1.2 Scopo della parte 1-1


(1) La parte 1-1 contiene i requisiti fondamentali ed i criteri necessari per soddisfarli,
applicabili agli edifici e alle opere di ingegneria civile in zona sismica.
(2) La parte 1-1, inoltre, fissa le modalità di rappresentazione dell'azione sismica e per
la sua combinazione con altre azioni.
P(3) Alcune particolari tipologie strutturali necessitano di regole specifiche presentate
nelle parti da 2 a 5 dell’Eurocodice 8.

1.1.3 Altre parti dell’Eurocodice 8


P(1) In aggiunta alla parte 1-1, l'Eurocodice 8 comprende le seguenti parti:
- Parte 1-2: regole generali di progetto attinenti in modo particolare agli edifici;
- Parte 1-3: regole specifiche per i diversi materiali ed elementi strutturali ine-
renti agli edifici;
- Parte 1-4: indicazioni per l'adeguamento e l'intervento di ripristino su edifici
preesistenti in zona sismica;
- Parte 2: indicazioni specifiche per i ponti;
- Parte 3: indicazioni specifiche per le torri, i tralicci e le ciminiere;
- Parte 4: indicazioni specifiche per i serbatoi, i silos e le condotte;
- Parte 5: indicazioni specifiche per le fondazioni, le strutture di sostegno e
gli aspetti geotecnici.

1.2 Distinzione fra principi e regole applicative


P(1) I punti trattati nel presente Eurocodice vengono distinti, a seconda del loro carat-
tere, in principi ed in regole applicative.
P(2) I principi comprendono:
- affermazioni generali e definizioni per le quali non vi è alternativa;
- requisiti e modelli analitici per i quali non è ammessa alternativa, se non diver-
samente stabilito.
P(3) Le regole applicative sono regole generalmente riconosciute che seguono i princi-
pi e ne soddisfano i requisiti.
(4) I punti in cui sono enunciati i principi sono preceduti dalla lettera P, in alternativa si
tratta, come nel caso di questo punto, di regole applicative.

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(5) È ammesso l'utilizzo di regole di progetto alternative alle regole applicative presen-
tate nell'Eurocodice 8, purché si dimostrino almeno equivalenti in termini di sicu-
rezza e comportamento in esercizio con i principi corrispondenti ed in accordo con
le regole applicative dell'Eurocodice 8.

1.3 Presupposti
P(1) Si applicano i seguenti presupposti:
- le strutture sono progettate da personale con la qualifica e l'esperienza neces-
sarie;
- gli stabilimenti, gli impianti ed i cantieri sono soggetti ad una supervisione ed a
un controllo adeguati;
- l'esecuzione della costruzione è realizzata da personale dotato dell'appropria-
ta abilità ed esperienza;
- i materiali da costruzione ed i prodotti sono impiegati secondo quanto specifi-
cato negli Eurocodici o nelle specifiche ad essi attinenti;
- la struttura viene sottoposta ad un'adeguata manutenzione;
- la struttura viene utilizzata in accordo alle specifiche progettuali.
(2) In questo Eurocodice i valori numerici che compaiono racchiusi tra hanno
valore indicativo. Le singole autorità nazionali possono specificare valori differenti.

1.4 Definizioni

1.4.1 Termini comuni a tutti gli Eurocodici


(1) Se non specificato diversamente, nel seguito si applica la simbologia stabilita dalla
ISO 8930.
(2) I seguenti termini sono adottati in tutti gli Eurocodici con i seguenti significati:
- costruzione: Qualsiasi cosa venga costruita o sia il risultato di operazioni di co-
struzione. Questo termine riguarda sia gli edifici che le opere di ingegneria ci-
vile. Esso si riferisce all'intera costruzione comprendendo elementi strutturali,
elementi non strutturali così come aspetti geotecnici.
- tipologia di edificio o di opera di ingegneria civile: Indica l'uso previsto per una
costruzione; per esempio: casa di abitazione, muro di sostegno, edificio indu-
striale, ponte stradale.
- sistema costruttivo: Indica il materiale costituente la struttura portante; per
esempio: costruzione di calcestruzzo armato, costruzione di acciaio, costruzio-
ne di materiale composito, costruzione di legno, costruzione di muratura.
- procedimento esecutivo: Indica il metodo con cui la costruzione viene realizza-
ta; per esempio: gettata in opera, prefabbricata, a sbalzo.
- materiale da costruzione: Materiale utilizzato nel processo costruttivo: calce-
struzzo, acciaio, legno, muratura.
- struttura: Insieme organizzato di parti interconnesse progettate al fine di assi-
curare una sufficiente rigidezza.
- tipo di struttura: Individua l'organizzazione e la disposizione dei diversi ele-
menti strutturali quali le travi, le colonne, gli archi, le pile. Tipi di struttura sono
per esempio i telai o i ponti sospesi.
- sistema strutturale: Indica gli elementi che reggono i carichi gravanti sull'edifi-
cio o su un'opera di ingegneria civile e la modalità in cui essi interagiscono
l'uno con l'altro.
- modello strutturale: Indica un'idealizzazione del sistema strutturale fatta per
consentirne l'analisi e la progettazione.
- esecuzione: Attività di creare un edificio o un'opera di ingegneria civile. Il termi-
ne copre l'attività di cantiere, ma può anche indicare la fabbricazione di com-
ponenti non in situ ed il loro successivo montaggio in cantiere.

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1.4.2 Altri termini utilizzati nella parte 1-1
(1) I seguenti termini sono utilizzati nella parte 1-1 con il seguente significato:
- fattore di comportamento: Fattore utilizzato in fase di progettazione per ridurre
le sollecitazioni ottenute da un'analisi lineare al fine di tener conto della rispo-
sta non-lineare della struttura, associato al materiale, al sistema strutturale ed
al procedimento di progettazione.
- metodo di progettazione secondo la capacità: Si tratta di un metodo di progetta-
zione in cui gli elementi del sistema strutturale sono scelti, appropriatamente
progettati ed ottimizzati al fine di dissipare energia sotto grandi deformazioni,
mentre tutti gli altri elementi strutturali sono caratterizzati da una resistenza
sufficiente così che gli elementi responsabili della dissipazione energetica pos-
sano lavorare in tal senso.
- regioni critiche: Vedere zone dissipative.
- struttura dissipativa: Struttura in grado di dissipare energia in virtù di un com-
portamento isteretico duttile.
- zone dissipative: Parti predefinite di una struttura dissipativa in cui sono parti-
colarmente concentrate le capacità dissipative (si parla anche di regioni criti-
che).
- unità dinamicamente indipendenti: Struttura o parte di una struttura che è sog-
getta direttamente al moto del terreno e la cui risposta non è influenzata da
quella di unità o strutture adiacenti.
- fattore di importanza: Fattore utilizzato per esprimere l'importanza di un edificio
o di un'opera di ingegneria civile.
- struttura non-dissipativa: Struttura progettata per rispondere ad una sollecita-
zione di tipo sismico senza tener conto del comportamento non-lineare del ma-
teriale.
- elemento non-strutturale: Elemento, sistema o componente architettonico,
meccanico o elettrico che, a causa delle scarse risorse di resistenza o per mo-
do in cui è inserito nella struttura, è considerato non-portante nel caso in cui si
verificasse un evento sismico.

1.5 Unità di misura del sistema internazionale (SI)


P(1) Nel seguito sono utilizzate le unità di misura del Sistema Internazionale come pre-
visto dalla ISO 1000.
(2) Per i calcoli si raccomanda di utilizzare le seguenti unità:
- carichi (forze) : kN, kN/m, kN/m2
- massa per unità di volume : kg/m3
- peso per unità di volume : kN/m3
- forze e tensioni : N/mm2 (= MN/m2 o MPa)
- momenti flettenti : kNm
- accelerazione : m/s2

1.6 Simboli

1.6.1 Generalità
(1) Per quanto riguarda i simboli inerenti i materiali e quelli non specificamente legati
ai terremoti si devono applicare le disposizioni degli Eurocodici ad essi attinenti.
(2) Altri simboli, utilizzati in relazione alle azioni sismiche, vengono per comodità defi-
niti nel testo quando necessario. Comunque, in aggiunta a ciò i simboli che più
spesso ricorrono nella parte 1-1 sono elencati e definiti in 1.6.2.

1.6.2 Altri simboli utilizzati nella parte 1-1


AEd valore di progetto dell'azione sismica per il periodo di ritorno di riferimento;
Ed valore di progetto degli effetti dell'azione;

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Q azione variabile;
Sd (T) ordinata dello spettro di progettazione per il periodo di ritorno di riferimento;
Se (T) ordinata dello spettro di risposta elastico all'accelerazione del terreno (detto anche
"spettro di risposta elastico") per il periodo di ritorno di riferimento;
S parametro del suolo;
T periodo di vibrazione per un sistema lineare ad un grado di libertà;
ag valore effettivo del picco di accelerazione del terreno (detto anche "accelerazione
del terreno di progetto") in terreno roccioso o stabile, per il periodo di ritorno di ri-
ferimento;
dg spostamento massimo del terreno;
g accelerazione di gravità;
q coefficiente di comportamento;
α rapporto tra il valore dell'accelerazione di progetto del terreno e quello dell'accele-
razione di gravità;
γI coefficiente di importanza;
ψ 2i coefficiente di combinazione per il valore quasi-permanente della i-esima azione
esterna variabile;
ψ Ei coefficiente di combinazione per la i-esima azione esterna variabile da considerare
quando si determinano gli effetti dell'azione sismica di progetto.

1.7 Riferimenti normativi


P(1) Nell'applicazione dell'Eurocodice 8 si fa riferimento agli altri Eurocodici: 1, 7 e 9.
(2) L'Eurocodice 8 fa di volta in volta riferimento anche ad altre normative richiamate
nel testo. Esse sono qui di seguito riassunte:
ISO 1000 Unità di misura del Sistema Internazionale e raccomandazioni ine-
renti all'utilizzo dei loro multipli e di alcune altre unità
ISO 8930 Principi generali sull'affidabilità delle strutture - Lista di termini
equivalenti
EN 1090-1 Esecuzione di strutture di acciaio - Regole generali e regole per gli
edifici
EN 10025 Prodotti laminati a caldo di acciaio strutturale non legato - Condi-
zioni tecniche per la distribuzione
prEN 1337-1 Appoggi strutturali - Requisiti generali

2 REQUISITI FONDAMENTALI E CRITERI PER SODDISFARLI

2.1 Requisiti fondamentali


P(1) Le strutture in zona sismica devono essere progettate e costruite in modo da sod-
disfare, con un adeguato margine di sicurezza, i seguenti requisiti:
a) requisito di non-collasso:
La struttura deve essere progettata e costruita per sopportare l'azione sismica
di progetto, definita in 4, senza che si manifestino fenomeni di collasso locale
o globale ed in modo da mantenere dopo l'evento sismico1) l'integrità struttura-
le ed una residua capacità portante.
b) requisito di limitatazione del danno:
La struttura deve essere progettata e costruita per sopportare un'azione sismi-
ca, che ha una probabilità di verificarsi molto più alta dell'azione sismica di

1) L’azione sismica di progetto è in generale definita sulla base di un dato periodo di ritorno e non è detto che coincida con
l’evento sismico di massima intensità che potrebbe verificarsi in un dato luogo. Si assume che mediante un’appropriata
scelta del valore del periodo di ritorno ed un’appropriata calibrazione delle procedure di progetto e degli associati coeffi-
cienti di sicurezza, sia soddisfatta una fissata probabilità di non-collasso.

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progetto senza che si verifichi un danneggiamento con conseguenti limitazioni
nell'utilizzo, i cui costi siano eccessivamente alti se rapportati con il costo della
struttura in se.
P(2) I livelli di affidabilità per il "requisito di non-collasso" ed il "requisito di limitatazione
del danno" sono stabiliti dalle autorità nazionali per i diversi tipi di edifici ed opere
di ingegneria civile sulla base delle conseguenze di un crollo. I valori numerici in-
trinseci ai relativi criteri di sicurezza (dati solo indicativamente in questo Eurocodi-
ce) dovranno essere coerenti con i livelli di affidabilità scelti.
P(3) La diversa richiesta di affidabilità si estrinseca nella classificazione delle strutture
secondo distinte categorie di importanza. Ad ogni categoria di importanza è asso-
ciato un coefficiente γI. Per quanto possibile questo coefficiente deve essere defi-
nito in modo da tradurre un valore più o meno alto, rispetto a quello di riferimento
[vedere 4.1(3)], del periodo di ritorno affinché sia appropriato al progetto di una
specifica categoria di strutture.
(4) I diversi livelli di affidabilità sono ottenuti modificando l'azione sismica di riferimen-
to (oppure - allorché si utilizzasse l'analisi lineare - le corrispondenti sollecitazioni
interne) con questo coefficiente di importanza. Dettagliate disposizioni normative
sulle categorie d'importanza e relativi coefficienti di importanza sono date nelle
parti dell'Eurocodice 8 ad esse attinenti.

2.2 Criteri per soddisfare i requisiti fondamentali

2.2.1 Generalità
P(1) Al fine di soddisfare i requisiti fondamentali stabiliti in 2.1, dovranno essere verifi-
cati i seguenti stati limite (vedere 2.2.2 e 2.2.3):
a) Stati limite ultimi sono quelli associati con il crollo o con altre forme di collasso
strutturale che potrebbero risultare pericolose per la sicurezza delle persone.
b) Stati limite di esercizio sono quelli associati al verificarsi di un danneggia-
mento che comprometta le specifiche richieste funzionali.
P(2) Al fine di limitare le incertezze legate al comportamento delle strutture sottoposte
all'azione sismica di progetto e di garantire un buon comportamento sotto azioni si-
smiche più gravose di quella di riferimento, si dovranno adottare una serie di spe-
cifiche misure (vedere 2.2.4).
(3) Per categorie di strutture ben definite, poste in zone caratterizzate da una bassa
sismicità (vedere 4.1), i requisiti fondamentali possono essere soddisfatti median-
te l'applicazione di regole più semplici di quelle riportate nelle parti pertinenti
dell’Eurocodice 8.
(4) Disposizioni specifiche per "semplici costruzioni di muratura" sono date nel punto
6 della ENV 1998-1-3. Rispettando queste disposizioni, i requisiti fondamentali per
le "semplici costruzioni di muratura" risulteranno soddisfatti senza che sia neces-
saria alcuna verifica analitica di sicurezza.

2.2.2 Stato limite ultimo


P(1) Si deve verificare che il sistema strutturale abbia le caratteristiche in termini di re-
sistenza e duttilità specificate nelle apposite parti dell'Eurocodice 8.
(2) La resistenza e la duttilità da assegnare alla struttura sono in relazione al maggio-
re o minore grado di risposta non-lineare che si intende sfruttare. In termini opera-
tivi il bilancio tra resistenza e duttilità è caratterizzato dai valori assunti dal coeffi-
ciente di comportamento q, i quali sono dati nelle rispettive parti dell'Eurocodice 8.
Come caso limite, si consideri il progetto di strutture classificate come non-dissipa-
tive: per queste non si tiene in alcun conto la possibilità di dissipare energia me-
diante un processo isteretico; il coefficiente di comportamento sarà in tal caso pari
ad 1,0. Per strutture dissipative il coefficiente di comportamento assume valori
maggiori di 1,0 in dipendenza della dissipazione isteretica di energia localizzata in
zone appropriatamente progettate, dette "zone dissipative" o "regioni critiche".

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P(3) Si deve verificare che la struttura nel suo insieme risulti stabile sotto l'effetto
dell'azione sismica di progetto. Si devono considerare sia la stabilità nei confronti
del ribaltamento che dello scivolamento. Regole specifiche per la verifica al ribal-
tamento di strutture (snelle) sono date in apposite parti dell'Eurocodice 8.
P(4) Si deve verificare che sia gli elementi di fondazione che il suolo di fondazione sia-
no in grado di resistere alle sollecitazioni dovute ad una risposta della sovrastrut-
tura senza sostanziali deformazioni permanenti. Nel determinare le reazioni si do-
vrà considerare la resistenza effettiva che può essere sviluppata dall'elemento
strutturale che trasmette le azioni.
P(5) Nell'analisi, la possibile influenza di effetti del secondo ordine sul valore delle sol-
lecitazioni deve essere tenuta in conto.
P(6) Si deve verificare che sotto l'azione sismica di progetto il comportamento degli ele-
menti non-strutturali non rappresenti un rischio per le persone e non vada a sfavo-
re della risposta degli elementi strutturali.

2.2.3 Stato limite di esercizio


P(1) Un adeguato grado di affidabilità contro un inaccettabile danneggiamento sarà as-
sicurato mediante il soddisfacimento di limiti sulle deformazioni ed altri pertinenti li-
miti definiti nelle relative parti dell'Eurocodice 8.
P(2) Per strutture importanti per la protezione civile, si deve verificare che il sistema
strutturale possieda una resistenza ed una rigidezza sufficienti a garantire la fun-
zionalità dei servizi vitali a seguito di un evento sismico caratterizzato da un perio-
do di ritorno.

2.2.4 Misure specifiche

2.2.4.1 Progettazione
(1) Le strutture dovrebbero avere forme semplici e regolari sia nello sviluppo in pianta
che in elevazione, vedere per esempio il punto 2 della ENV 1998-1-2. Se neces-
sario si può ottenere ciò dividendo la struttura con opportune giunzioni in unità di-
namicamente indipendenti.
P(2) Al fine di assicurare un comportamento globale di tipo duttile si devono evitare rot-
ture di tipo fragile o la prematura formazione di meccanismi instabili. A tal fine po-
trebbe essere necessario, come indicato nelle relative parti di questo Eurocodice,
far ricorso al criterio della capacità che è utilizzato per garantire la gerarchia delle
resistenze dei vari elementi strutturali. Essa è necessaria per portare ad una pre-
determinata configurazione caratterizzata da fissati elementi con funzione dissipa-
tiva e scongiurare così meccanismi che determinerebbero inevitabilmente una rot-
tura fragile.
P(3) Poiché il comportamento di una struttura sottoposta ad una sollecitazione di tipo
sismico è largamente influenzato dal comportamento delle sue zone ed elementi
critici, un accurato studio della struttura nel suo complesso e di queste zone ed
elementi in particolare, deve essere volto al mantenimento sotto carichi ciclici della
capacità di trasmettere le forze necessarie e di dissipare energia. A tal fine è ne-
cessario in fase di progetto uno studio approfondito dei collegamenti tra gli ele-
menti strutturali e delle zone in cui è prevedibile un comportamento di tipo non-li-
neare.
(4) Per limitare le conseguenze dell’evento sismico, le autorità nazionali possono spe-
cificare restrizioni per quanto riguarda l'altezza o altre caratteristiche di una strut-
tura in dipendenza dalla sismicità locale, dalla categoria di importanza, dalle carat-
teristiche del terreno, dell'urbanistica e della pianificazione del territorio.
P(5) L'analisi deve essere basata su un opportuno modello strutturale il quale, se ne-
cessario, deve poter tenere conto dell'influenza della deformabilità del suolo e del-
le parti non-strutturali.

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P(6) A meno di non fornire una appropriata giustificazione e verifica, non è permesso
apportare modifiche alla struttura durante la fase di costruzione o nel suo succes-
sivo periodo di vita. A causa della particolare natura della risposta alla sollecitazio-
ne di tipo sismico, quanto detto si applica anche al caso in cui gli interventi portino
ad un incremento della resistenza della struttura.

2.2.4.2 Fondazioni
P(1) La rigidezza delle fondazioni deve essere tale da garantire una trasmissione delle
azioni ricevute dalla struttura sovrastante il terreno che sia il più uniforme possibi-
le.
(2) In generale si deve utilizzare un'unica tipologia di fondazione per una data struttu-
ra, a meno che quest'ultima non sia composta da più unità dinamicamente indi-
pendenti.

2.2.4.3 Piano di controllo della qualità


P(1) I documenti di progetto devono indicare le dimensioni, i particolari e le caratteristi-
che dei materiali costituenti gli elementi strutturali.
Quando appropriato, i documenti di progetto devono anche includere le caratteri-
stiche dei dispositivi speciali da utilizzare e le distanze tra elementi strutturali ed
elementi non strutturali. Devono essere date anche le istruzioni per il controllo
qualità da effettuare.
P(2) Gli elementi di rilevante importanza strutturale che richiedono un particolare con-
trollo durante la loro costruzione dovranno essere chiaramente indicati sui disegni
di progetto. A tale proposito si devono altresì specificare le procedure di controllo
da seguire.
(3) In casi di alta sismicità e strutture di particolare importanza, un formale piano di
controllo della qualità riguardante il progetto, la costruzione e l'utilizzo deve essere
aggiunto alle procedure di controllo previste negli altri Eurocodici.

3 CARATTERISTICHE DEL TERRENO

3.1 Generalità
P(1) Si devono effettuare appropriate ricerche al fine di definire il terreno in accordo alla
classificazione data in 3.2.
(2) Ulteriori disposizioni sullo studio e la classificazione del terreno sono date nel pun-
to 4.2 della ENV 1998-5.
P(3) Il luogo della costruzione e la natura del terreno di fondazione dovrebbero essere
in generale al riparo da fenomeni di rottura, instabilità e cedimenti dovuti a fenome-
ni di liquefazione o addensamento a seguito di eventi sismici. La possibilità che tali
fenomeni si verifichino deve essere studiata in accordo con quanto previsto nel
punto 4 della ENV 1998-5.
(4) Per strutture di poca importanza (γI ≤ 1,0 ) poste in zone caratterizzate da una
bassa sismicità (vedere 4.1) si può tralasciare l'investigazione sulle caratteristiche
del terreno. In tale caso e comunque in assenza di informazioni accurate l'azione
sismica va determinata assumendo come caratteristica del terreno quella di un
sottosuolo appartenente alla classe B (vedere 3.2).

3.2 Classificazione delle condizioni del sottosuolo


P(1) L'influenza delle caratteristiche locali del terreno sul valore dell'azione sismica è
generalmente tenuta in conto considerando tre classi di appartenenza per il sotto-
suolo, dette A, B e C, definite sulla base dei differenti profili stratigrafici qui di se-
guito descritti:
- Sottosuolo di tipo A
- roccia o altra formazione geologica caratterizzata da una velocità di propa-
gazione delle onde di taglio, vs pari almeno a 800 m/s, includendo al

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massimo uno strato superficiale di materiale a più debole consistenza di 5 m;
- depositi compatti di sabbia, ghiaia o argilla sovraconsolidata con spessori
maggiori di diverse decine di metri, caratterizzati da un graduale incremen-
to delle proprietà meccaniche con la profondità (e da valori di vs pari ad al-
meno 400 m/s ad una profondità di 10 m).
- Sottosuolo di tipo B
- depositi profondi di sabbie mediamente addensate, ghiaia e argille media-
mente rigide con spessori che vanno dalle diverse decine di metri alle mol-
te centinaia, caratterizzati da valori minimi della vs che vanno da 200 m/s
ad una profondità di 10 m, fino a 350 m/s a 50 m.
- Sottosuolo di tipo C
- depositi privi di coesione con o senza qualche morbido strato coesivo, ca-
ratterizzati da valori di vs sotto ai 200 m/s nei primi 20 m;
- depositi di terreni coesivi caratterizzati da rigidezze basse/medie e con va-
lori di vs sotto ai 200 m/s nei primi 20 m.
(2) Aggiunte e/o varianti a questa classificazione possono essere necessarie per me-
glio adattarsi a particolari condizioni del suolo.

4 AZIONE SISMICA

4.1 Zone sismiche


P(1) Ai fini della presente norma i territori devono essere suddivisi dalle autorità nazio-
nali in zone sismiche sulla base del rischio locale. Per definizione si assume che
all'interno di una data zona sismica il rischio sismico sia costante.
(2) Per la maggior parte delle applicazioni di questo Eurocodice il rischio sismico è de-
scritto per mezzo di un unico parametro, cioè il valore ag del picco di accelerazione
in un terreno roccioso o comunque compatto; si parla quindi di "valore di progetto
dell'accelerazione del terreno". Altri parametri richiesti da specifici tipi di strutture
sono dati in un'apposita parte dell'Eurocodice 8.
Nota Il concetto di "valore effettivo del picco di accelerazione del terreno" rappresenta in generale
il tentativo di compensare l'inadeguatezza del reale singolo picco di accelerazione per de-
scrivere il potenziale danneggiamento dovuto al moto del terreno in termini di massima ac-
celerazione e/o velocità impressa alla struttura.
Non esiste una univoca definizione ed una corrispondente tecnica per ottenere ag studiando
le caratteristiche del moto del terreno, i metodi variano proprio in funzione di queste ultime.
In generale ag tende a coincidere con il reale picco di accelerazione per eventi sismici con
un'intensità da media ad alta e che si verificano ad una distanza medio-grande; questi, su
terreni compatti, sono caratterizzati da un ampio e approssimativamente uniforme spettro di
frequenze; negli altri casi di intensità e distanza lo spettro sarà più o meno ampio.
(3) Il valore di progetto dell'accelerazione del terreno, scelto dalle autorità nazionali
per ogni zona sismica, corrisponde ad un periodo di ritorno di riferimento di 475
anni. A questo periodo di ritorno di riferimento è assegnato un coefficiente di im-
portanza γI pari ad 1,0.
(4) Le zone sismiche caratterizzate da un valore di progetto dell'accelerazione del ter-
reno, ag, non maggiore di 0,10 . g sono quelle a bassa sismicità; in tale caso si
possono utilizzare procedure di progetto ridotte o semplificate per alcune tipologie
e categorie di strutture.
P(5) Nelle zone sismiche caratterizzate da un valore di progetto dell'accelerazione del
terreno, ag, non maggiore di 0,04 . g non è necessario che vengano osservate le
disposizioni date dall'Eurocodice 8.

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4.2 Rappresentazione base dell’azione sismica

4.2.1 Generalità
P(1) Per gli scopi che si prefigge l'Eurocodice 8 il moto dovuto ad un evento sismico in
un dato punto della superficie del terreno è generalmente rappresentato da uno
spettro di risposta elastico dell'accelerazione del terreno, detto anche "spettro di ri-
sposta elastico".
P(2) L'azione sismica orizzontale è descritta da due componenti ortogonali considerate
indipendenti e rappresentate mediante il medesimo spettro di risposta.
(3) A meno che studi specifici non diano indicazioni contrarie, la componente verticale
dell'azione sismica sarà modellata secondo lo spettro di risposta dell'azione sismi-
ca orizzontale, ma con i valori in ordinata ridotti nel seguente modo:
- per periodi di vibrazione T minori di 0,15 s, le ordinate vengono ridotte con un
coefficiente pari a 0,70 ;
- per periodi di vibrazione T maggiori di 0,50 s, le ordinate vengono ridotte con
un coefficiente pari a 0,50 ;
- per periodi di vibrazione T compresi tra 0,15 s e 0,50 s, le ordinate vengono ri-
dotte interpolando linearmente.
(4) In situazioni particolari, si possono usare spettri adatti a meglio rappresentare il ri-
schio sismico in una data zona. Questo può essere necessario quando i terremoti
che colpiscono detta zona sono generati da più sorgenti differenti in termini di di-
stanza, meccanismo che innesca l'evento e percorso attraverso gli strati geologici,
come si verifica per esempio nel caso di terremoti poco profondi e mediamente
profondi che si combinano. In tali circostanze è necessario definire diversi valori
per ag così come forme diverse dello spettro di risposta per ogni tipo di terremoto.
(5) Per strutture importanti site in zone caratterizzate da un'alta sismicità si consiglia
di tener conto degli effetti dell'amplificazione topografica così come spiegato
nell'appendice B della ENV 1998-5.
(6) Possono essere utilizzate altre rappresentazioni del terremoto come per esempio
quella in termini di spettro di potenza o in funzione del tempo (vedere 4.3).
(7) Modelli spaziali del moto sismico possono essere necessari per particolari tipi di
strutture (vedere ENV 1998-2, ENV 1998-3 e ENV 1998-4).

4.2.2 Spettro di risposta elastico


P(1) Lo spettro di risposta elastico Se (T) per il periodo di ritorno di riferimento è definito
mediante le seguenti espressioni (vedere figura 4.1):
T
0 ≤ T ≤ TB: S e ( T ) = a g ⋅ S ⋅ 1 + ------- ⋅ ( η ⋅ β o Ð 1 ) [4.1]
TB

TB ≤ T ≤ TC: S e ( T ) = a g ⋅ S ⋅ η ⋅ βo [4.2]
k1
T
TC ≤ T ≤ TD: S e ( T ) = a g ⋅ S ⋅ η ⋅ β o ⋅ ------C- [4.3]
T
k1 k2
T TD
TD ≤ T : S e ( T ) = a g ⋅ S ⋅ η ⋅ β o ⋅ ------C- ⋅ ------- [4.4]
TD T
dove:
Se(T) è l’ordinata dello spettro di risposta elastico;
T è il periodo di vibrazione di un sistema lineare ad un grado di libertà;
ag è il valore di progetto dell'accelerazione del terreno per il periodo di ri-
torno di riferimento;
βo è il fattore di amplificazione dell’accelerazione dello spettro per smorza-
mento viscoso pari del 5%;
TB, TC sono i limiti del tratto costante dello spettro di accelerazione;
TD è il valore definente l’inizio del tratto di spostamento costante dello
spettro;

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k1, k2 sono esponenti che modificano la forma dello spettro per un periodo di
vibrazione maggiore, rispettivamente, di TC e TD;
S è il parametro che caratterizza il sottosuolo;
η è il fattore correttivo dello smorzamento: assume un valore η pari ad
1,0 per uno smorzamento viscoso pari al 5% [vedere (6)].
figura 4.1 Spettro di risposta elastico

(2) Per i tre sottosuoli appartenenti alle classi A, B e C i valori dei parametri βo, TB, TC,
TD, k1, k2, S sono riassunti nel prospetto 4.1.
prospetto 4.1 Valori dei parametri che descrivono lo spettro di risposta elastico*

Classe S βo k1 k2 TB TC TD
sottosuolo [s] [s] [s]
A 1,0 2,5 1,0 2,0 0,10 0,40 3,0
B 1,0 2,5 1,0 2,0 0,15 0,60 3,0
C 0,9 2,5 1,0 2,0 0,20 0,80 3,0
* Questi valori sono stati definiti in modo che le ordinate dello spettro di risposta elastico avessero una uniforme probabilità di essere maggiorati, ad ogni
periodo, pari al 50% (rischio uniforme dello spettro).

(3) Quando il profilo stratigrafico del sottosuolo include uno strato superficiale alluvio-
nale caratterizzato da uno spessore che va dai 5 ai 20 m, con sottostanti depositi
più rigidi di classe A, si può utilizzare, a meno che non siano stati condotti studi più
dettagliati, la forma di spettro relativa al terreno di classe B corretta mediante il pa-
rametro S posto uguale a 1,2 .
(4) Per zone le cui condizioni del terreno non rientrino nelle tre classi A, B e C definite
in precedenza, possono essere necessari studi particolari per la definizione
dell'azione sismica.
(5) Si deve porre una particolare attenzione nel caso in cui si abbia a che fare con un
deposito di classe C composto - o contenente uno strato con uno spessore pari ad
almeno 10 m - di morbide argille/limi caratterizzate da un elevato indice di plastici-
tà (PI > 40) e con un elevato contenuto di acqua.
Questi terreni sono solitamente caratterizzati da valori estremamente bassi di vs,
basso smorzamento interno e da un comportamento lineare particolarmente esteso;
questi fattori possono produrre anomali fenomeni di amplificazione dell'azione sismi-
ca nonché effetti di interazione suolo-struttura (vedere punto 6 della ENV 1998-5).
In questo caso si deve effettuare un attento studio per la definizione dell'azione si-
smica; tale studio sarà volto a stabilire la dipendenza dello spettro di risposta dai

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valori dello spessore e di vs dello strato di morbida argilla/limo e dal contrasto in
termini di rigidezza che si ha tra questo strato ed i sottostanti depositi di altra natu-
ra.
(6) Il valore del coefficiente di correzione dello smorzamento η è dato dalla seguente
relazione:

η = 7 ⁄ ( 2 + ζ ) ≥ 0,7 [4.5]
dove ζ rappresenta il valore dello smorzamento viscoso della struttura, espresso
in percentuale. Se in particolari casi si deve utilizzare un valore dello smorzamento
viscoso diverso dal 5%, questo valore è dato in un'apposita parte dell'Eurocodice
8.

4.2.3 Massimo spostamento del terreno


(1) In mancanza di appositi studi basati sulle informazioni disponibili il valore di dg del
massimo spostamento del terreno, può essere stimato per mezzo della seguente
espressione:
d g = [ 0, 05 ] ⋅ a g ⋅ S ⋅ T C ⋅ T D [4.6]
con i valori per ag, S, TC e TD definiti in 4.2.2.

4.2.4 Spettro di progetto per analisi lineare


(1) La capacità dei sistemi strutturali di sopportare le azioni sismiche in campo non-li-
neare permette, in generale, di progettarli per forze sollecitanti minori di quelle che
si dovrebbero considerare nel caso si ipotizzasse una risposta puramente elastica.
(2) Per evitare di dover compiere analisi non-lineari in fase di progetto, la capacità di
dissipare energia propria di una struttura, essenzialmente mediante il comporta-
mento duttile dei suoi elementi e/o altri meccanismi, è tenuta in conto svolgendo
un'analisi lineare basata su uno spettro di risposta ridotto, detto perciò "spettro di
progetto". Questa riduzione è ottenuta introducendo il coefficiente di comporta-
mento q. Si possono inoltre utilizzare esponenti modificati kd1 e kd2.
(3) Il coefficiente di comportamento q rappresenta un'approssimazione del rapporto
tra le forze sismiche che la struttura dovrebbe sopportare se la sua risposta fosse
puramente elastica con uno smorzamento viscoso del 5% e le più piccole forze si-
smiche che potrebbero essere utilizzate in sede di progetto con un modello lineare
convenzionale che ancora garantisce una risposta soddisfacente da parte della
struttura. I valori del coefficiente di comportamento q, che tengono anche conto
dell'influenza di uno smorzamento viscoso diverso dal 5%, sono dati per i diversi
materiali, sistemi strutturali e livelli di duttilità nelle relative parti dell'Eurocodice 8.
P(4) Lo spettro di progetto Sd (T) per il periodo di ritorno di riferimento, normalizzato ri-
spetto all'accelerazione di gravità g, è definito mediante le seguenti espressioni:

T β 
0 ≤ T ≤ TB: S d ( T ) = α ⋅ S ⋅ 1 + ------- ⋅  -----o Ð 1  [4.7]
TB q

β
TB ≤ T ≤ TC: S d ( T ) = α ⋅ S ⋅ -----o [4.8]
q

 βo T C k d1
 = α ⋅ S ⋅ ----- ⋅ -------
TC ≤ T ≤ TD: Sd (T )  q T [4.9]
 ≥ [ 0, 20 ] ⋅ α

 βo T C k d1
TD k d2

 = α ⋅ S ⋅ -----
q TD
⋅ ------- ⋅ -------
T
TD ≤ T: Sd (T )  [4.10]
 ≥ [ 0, 20 ] ⋅ α

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dove:
Sd (T) è l’ordinata dello spettro di progetto, normalizzato rispetto a g;
α è il rapporto tra il valore di progetto dell'accelerazione del terreno ag e
l'accelerazione di gravità g (α = ag/g);
q è il coefficiente di comportamento;
kd1, kd2 sono esponenti che modificano la forma dello spettro di progetto per un
periodo di vibrazione maggiore, rispettivamente, di TC e TD.
(5) I valori dei parametri βo, TB, TC, TD ed S sono riportati nel prospetto 4.1 mentre
quelli di kd1 e kd2 sono definiti nel prospetto 4.2.
prospetto 4.2 Valori di kd1 e kd2

Classe
kd1 kd2
sottosuolo
A 2/3 5/3
B 2/3 5/3
C 2/3 5/3

P(6) Lo spettro di progetto, così come è stato definito in precedenza, non è sufficiente
per il progetto di strutture dotate di basi isolanti o di sistemi per la dissipazione
dell'energia.

4.3 Rappresentazioni alternative dell’azione sismica

4.3.1 Rappresentazione in termini di spettro di potenza


P(1) Il moto sismico in un dato punto della superficie del terreno può anche essere rap-
presentato come un processo stocastico, definito mediante uno spettro di potenza
- cioè la densità spettrale di potenza funzione dell'accelerazione - associato ad
una certa durata, coerente con l'intensità e le altre grandezze caratteristiche
dell'evento sismico.
P(2) Lo spettro di potenza deve essere considerato coerente con lo spettro di risposta
elastico utilizzato per la definizione base dell'azione sismica, come riportato in
4.2.2.
(3) La coerenza si considera raggiunta allorché i valori dei frattili al 50% dalla distribu-
zione dei massimi della risposta di un sistema ad un grado di libertà soggetto al
processo stocastico definito dallo spettro di potenza coincidono, con una tolleran-
za del ± 10% nell'intervallo dei periodi che vanno da 0,20 s a 3,50 s, con le ordi-
nate dello spettro di risposta elastico definito in 4.2.2.
P(4) Il moto sismico è composto da tre processi stocastici indipendenti che agiscono si-
multaneamente lungo due assi orizzontali ortogonali scelti arbitrariamente, x ed y,
e l'asse z verticale; quest'ultimo processo è in rapporto ai primi due secondo quan-
to detto in 4.2.1(3). Sono ammesse le semplificazioni previste dalle relative parti
dell'Eurocodice 8.

4.3.2 Rappresentazione in funzione del tempo

4.3.2.1 Generalità
P(1) Il moto sismico può anche essere rappresentato in termini di accelerazione del ter-
reno in funzione del tempo e delle altre quantità ad essa collegate (velocità e spo-
stamenti).
P(2) Allorché fosse necessario definire un modello spaziale, si assumerà che il moto si-
smico sia composto da tre accelerogrammi agenti simultaneamente. Il medesimo
accelerogramma non può essere utilizzato simultaneamente lungo le due direzioni
orizzontali. Sono ammesse le semplificazioni previste dalle relative parti dell'Euro-
codice 8.

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(3) In dipendenza dalla natura dell'applicazione e dalle informazioni effettivamente di-
sponibili, la descrizione del moto sismico può essere fatta mediante accelerogram-
mi teorici (vedere 4.3.2.2) o accelerogrammi registrati/simulati (vedere 4.3.2.3).

4.3.2.2 Accelerogrammi teorici


P(1) Gli accelerogrammi teorici sono generati in modo da uguagliare lo spettro di rispo-
sta elastico dato in 4.2.2.
P(2) La durata dell'accelerogramma deve essere coerente con l'intensità e le altre ca-
ratteristiche proprie dell'evento sismico di progetto ag.
(3) Allorché non fossero disponibili dati specifici, la durata minima Ts della parte sta-
zionaria degli accelerogrammi per zone prossime all'epicentro sarà scelta in rela-
zione al valore del prodotto γ I ⋅ α ( = γ I ⋅ a g ⁄ g ) come indicato nel prospetto 4.3.
prospetto 4.3 Durata Ts della parte stazionaria degli accelerogrammi generati in funzione di γ I ⋅ α per zone pros-
sime all’apicentro

γI ⋅ α 0,10 0,20 0,30 0,40


Ts 10 s 15 s 20 s 25 s

P(4) Il numero degli accelerogrammi da utilizzare deve essere tale da dare una misura
statistica stabile (media e varianza) delle quantità relative alla risposta che interes-
sano. Il contenuto in ampiezza ed in frequenza degli accelerogrammi deve essere
scelto in modo tale che il loro utilizzo dia un livello globale di affidabilità compara-
bile con quello che si avrebbe avvalendosi dello spettro di risposta elastico definito
in 4.2.2.
(5) Quanto richiesto in P(4) può ritenersi soddisfatto allorché si osservino le seguenti
regole:
a) si devono utilizzare almeno 5 accelerogrammi;
b) la media dei valori di accelerazione della risposta spettrale corrispondente a
periodo zero (calcolata dalle singole storie temporali) non deve essere minore
del valore dato da a g ⋅ S , per la zona in oggetto;
c) nell'intervallo di periodi dello spettro di risposta elastico che va da TB a TC, per
la zona in oggetto, la media dei valori dello spettro medio ottenuto da tutte le
storie temporali (calcolato con un adeguato numero di periodi di controllo) non
è minore del valore dato da a g ⋅ S ⋅ β o calcolato sullo spettro di risposta elasti-
co;
d) nessun valore dello spettro medio - ottenuto da tutte le storie temporali - deve
risultare al di sotto di più del 10% del corrispondente valore dello spettro medio
di risposta elastico.

4.3.2.3 Accelerogrammi registrati o simulati


P(1) L'utilizzo di accelerogrammi registrati - o di accelerogrammi generati attraverso un
processo di simulazione dell'origine, del percorso e delle modalità di propagazione
- è ammesso purché i modelli usati (non minori di 3 ) siano adeguatamente qua-
lificati per quanto concerne le caratteristiche sismologiche delle sorgenti e le con-
dizioni del terreno proprie del sito; la loro intensità deve essere rapportata al valore
a g ⋅ S per la zona in oggetto.
P(2) Per l'analisi di fenomeni di amplificazione dovuti al terreno e per le verifiche di sta-
bilità dinamica dei pendii, vedere il punto 2.2 della ENV 1998-5.

4.3.3 Modello spaziale dell’azione sismica


P(1) Per strutture con particolari caratteristiche, tali per cui l'ipotesi di una medesima
sollecitazione in corrispondenza di ogni appoggio non può più ritenersi valida, bi-
sogna adottare modelli spaziali per definire l'azione sismica [vedere 4.2.1(7)].
P(2) Questi modelli spaziali devono essere coerenti con gli spettri di risposta elastici uti-
lizzati per la definizione base dell'azione sismica data secondo quanto riportato in
4.2.2.

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4.4 Combinazione dell’azione sismica con altre azioni
P(1) Il valore di progetto di Ed, della sollecitazione prodotta dall'azione sismica, è otte-
nuto dalla combinazione con le altre azioni esterne secondo la seguente formula
(vedere parte 1 dell'Eurocodice 1):
∑ G kj '' + '' γ I ⋅ A Ed '' + '' P k '' + '' ∑ ( ψ 2i ⋅ Q ki ) [4.11]
dove:
"+" significa: "che deve essere combinato con";
∑ significa: "gli effetti combinati di";
Gkj è il valore caratteristico della j-esima azione permanente;
γI è il coefficiente di importanza, vedere 2.1(3);
AEd è il valore di progetto dell'azione sismica per il periodo di ritorno di riferi-
mento (per esempio lo spettro di progetto come definito in 4.2.4);
Pk è il valore caratteristico dell'azione dovuta alla precompressione, dopo il
verificarsi di tutte le perdite;
ψ 2i è il coefficiente di combinazione per valori quasi-permanenti della i-esima
azione variabile;
Qki è il valore caratteristico della i-esima azione variabile.
P(2) Gli effetti dell'azione sismica vanno valutati tenendo conto della presenza di tutti i
pesi propri che compaiono nella seguente combinazione di azioni:
∑ G kj '' + '' ∑ ψ Ei ⋅ Q ki [4.12]
dove:
ψ Ei è il coefficiente di combinazione per la i-esima azione variabile.
(3) I coefficienti di combinazione ψ Ei tengono conto della probabilità che i carichi
∑ ψ 2i ⋅ Q ki non agiscano contemporaneamente sulla struttura nel momento in cui
si verifica il terremoto. Questi coefficienti possono anche tenere conto della ridotta
partecipazione delle masse nel moto delle strutture a causa della non rigidezza dei
collegamenti tra di loro.
(4) I valori di ψ 2i sono dati nella parte 1 dell'Eurocodice 1, mentre i valori di ψ Ei sono
dati nella relativa parte dell'Eurocodice 8.

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