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A. A. 2019/2020
Dimensionamento di un plinto di fondazione
Obiettivo dell’esercizio
Dati
Svolgimento
1. Materiali utilizzati:
Per il seguente esercizio sono stati utilizzati i seguenti materiali a cui verranno associate le
rispettive caratteristiche:
Si è scelto un calcestruzzo di classe C25/30:
𝛾𝑠 1,15 -
𝑓𝑦𝑘 450 N/mm2
2. Normativa di progetto:
Seguendo quanto riportato nella normativa NTC 2018 si fa riferimento all’approccio agli stati
limite necessari per il dimensionamento e la verifica degli elementi progettati.
L’approccio agli stati limite prevede che sia rispettata la seguente condizione:
𝐸𝑑 ≤ 𝑅𝑑
Dove con 𝐸𝑑 si intendono le sollecitazioni di progetto, mentre con 𝑅𝑑 le rispettive resistenze.
Per una maggior cautela, la normativa prevede che le azioni siano amplificate e le resistenze
ridotte con specifici coefficienti di sicurezza. In questo caso si fa riferimento ai paragrafi 6.2 e
6.4 per le fondazioni superficiali.
Non avendo a che fare con una verifica di stabilità globale, si verificherà l’opera secondo
l’approccio 2. Tale approccio prevede un’unica combinazione di coefficienti parziali di
sicurezza che penalizza le resistenze geotecniche lasciando però i carichi molto grandi
(A1+M1+R3). Di seguito si riportano le tabelle prese dalla normativa che mostrano i
coefficienti da utilizzare.
3. Dimensionamento e verifica del pilastro:
La prima verifica da effettuare è quella relativa al piede del pilastro e alle sollecitazioni a cui è
sottoposto. Queste vengono calcolate utilizzando le combinazioni di carico nel caso
sfavorevole fornite in precedenza:
𝑁𝐸𝑑 = (1,3 ∗ 𝑁𝑔𝑘 ) + (1,5 ∗ 𝑁𝑞𝑘 ) = (1,3 ∗ 930) + (1,5 ∗ 365) = 1756,5 𝑘𝑁
𝑀𝐸𝑑 = (1,3 ∗ 𝑀𝑥𝑔𝑘 ) + (1,5 ∗ 𝑀𝑥𝑞𝑘 ) = (1,3 ∗ 185) + (1,5 ∗ 220) = 570,5 𝑘𝑁𝑚
Ai fini del dimensionamento, seguendo le indicazioni della normativa NTC 2018 al paragrafo
4.1.6.1.2, si calcolano le aree necessarie per il calcestruzzo e per l’acciaio del pilastro nel
seguente modo:
𝑁𝐸𝑑 1756,5 𝑘𝑁
𝐴𝑐𝑙𝑠,𝑛𝑒𝑐 = = = 123959 𝑚𝑚2
𝑓𝑐𝑑 14,17 𝑀𝑃𝑎
𝑁𝐸𝑑 1756,5 𝑘𝑁
𝐴𝑠,𝑛𝑒𝑐 = 0,1 ∗ = 0,1 ∗ = 449 𝑚𝑚2
𝑓𝑦𝑑 391,3 𝑀𝑃𝑎
Dopo alcuni tentativi di verifica si è scelto di procedere con una sezione del pilastro
leggermente ingrandita e portata dalle dimensioni minime iniziali di 30x45 cm alle
dimensioni di 40x60 cm e ad un’armatura longitudinale pari a 8φ20 con un copriferro pari a
4 cm:
𝜋(202 )
𝐴𝑠,𝑒𝑓𝑓 = 8 ∗ = 2513 𝑚𝑚2
4
A questo punto vengono eseguite le verifiche agli stati limite per pressoflessione del pilastro
tramite l’uso del dominio resistente N-M, che ci permette di stabilire se il
predimensionamento è accettabile o meno.
Il dominio resistente consiste in un’area geometrica delimitata da due curve formate dalle
coppie resistenti di sforzo normale e momento flettente. La verifica consiste nel constatare se
la coppia sollecitante ricade dentro tale dominio. Se la verifica è positiva si può procedere,
altrimenti bisogna ridimensionare il pilastro.
In questo caso faremo l’uso del dominio resistente semplificato, utilizzabile se le armature
sono disposte simmetricamente, che fornisce, inoltre, risultati più cautelativi rispetto al
dominio resistente classico.
Il dominio viene definito semplificato in quanto è tracciabile grazie alla conoscenza di cinque
particolari punti così calcolati:
+ −
Punti 𝑁𝐸𝑑 [𝑘𝑁] 𝑀𝐸𝑑 [𝑘𝑁𝑚] 𝑀𝐸𝑑 [𝑘𝑁𝑚]
1 −2𝐴𝑠 𝑓𝑦𝑑 0 0
+ −
Punti 𝑁𝐸𝑑 [𝑘𝑁] 𝑀𝐸𝑑 [𝑘𝑁𝑚] 𝑀𝐸𝑑 [𝑘𝑁𝑚]
1 −1966,89 0 0
2 0 511,39 −511,39
5 5366,89 0 0
Qui di seguito si riporta il diagramma che raffigura proprio il dominio resistente e le coppie N-
M sollecitanti. Oltre a mettere in evidenza la coppia con momento e sforzo normale massimi,
si è deciso di mostrare anche le coppie con sforzo assiale massimo e momento flettente
minimo e viceversa. Per ottenere i valori di sforzo e momento minimi sono state usate le
combinazioni favorevoli prese dalla normativa nella tabella 6.2.I, che in questo caso
prevedevano di moltiplicare i valori caratteristici per un valore unitario.
Le due coppie aggiuntive sono state calcolate in quanto il momento sollecitante massimo
risulta molto alto, dunque per essere maggiormente sicuri che la verifica fosse soddisfatta.
600,0
Momento Flettente [kNm]
2 4
400,0
(Nmax ; Mmin)
200,0 Med+
1 5
0,0 Med-
-3000,0 -2000,0 -1000,0 0,0 1000,0 2000,0 3000,0 4000,0 5000,0 6000,0 (Nmax ; Mmin)
-200,0
(Nmin ; Mmax)
-400,0 (Nmax ; Mmax)
2
-600,0
4
-800,0 3
-1000,0
Per quanto riguarda l’armatura trasversale del pilastro, si è scelto di disporre delle staffe
seguendo i criteri proposti dalle NTC 2018 al paragrafo 4.1.6.1.2: “Le armature trasversali
devono essere poste ad interasse non maggiore di 12 volte il diametro minimo delle barre
impiegate per l’armatura longitudinale, con un massimo di 250 mm. Il diametro delle staffe non
deve essere minore di 6 mm e di ¼ del diametro massimo delle barre longitudinali”.
In base a quanto appena riportato, avendo:
𝑖 = 12 ∗ 𝜙 = 216 𝑚𝑚 ≤ 250 𝑚𝑚
6 𝑚𝑚
𝜙𝑠𝑡𝑎𝑓𝑓𝑒 ≥{ 1
𝜙 = 4,5 𝑚𝑚
4 𝑚𝑎𝑥
ℎ𝑐 0,6
𝐿=𝐵 =𝐵 = 𝐵 ∗ 1,5
𝑏𝑐 0,4
Per quanto riguarda, invece, la direzione y, la situazione è più complessa per la presenza del
momento. Infatti possiamo schematizzare il caso nel seguente modo:
La presenza del momento fa sì che l’andamento delle tensioni sia trapezoidale, dunque non c’è
più simmetria dei carichi come nel caso precedente ma avremo due diverse reazioni del
terreno 𝑅1𝑑 e 𝑅2𝑑 e due diversi valori di 𝑇1𝑑 e 𝑇2𝑑 . Il calcolo verrà eseguito per la metà del
plinto che risulta più sollecitata (nell’immagine, quella a sinistra) e che quindi richiederà uno
sforzo di trazione maggiore, in modo tale che tutta la sezione poi risulti verificata.
La formula per determinare 𝑇1𝑑 è la seguente:
(𝑥1 − 0,25 ∗ 𝑏)
𝑇1𝑑 = 𝑇𝑠𝑑,𝑦 = 𝑅1𝑑 ∗
(0,85 ∗ 𝑑)
Dove 𝑥1 rappresenta la distanza dal punto di applicazione di 𝑅1𝑑 rispetto all’asse del plinto, e
cioè la distanza dal baricentro del trapezio che va dal lembo sinistro fino a metà plinto; 𝑏
rappresenta la larghezza del pilastro e 𝑑 è l’altezza utile.
Nell’immagine precedente a sinistra, le tensioni 𝑞𝑚𝑎𝑥 e 𝑞𝑚𝑒𝑑𝑖𝑎 sono rispettivamente:
Il primo passo è quello di determinare la distanza 𝑥1 . Questo viene fatto vedendo il trapezio
come la somma di un rettangolo e un triangolo, calcolando i loro rispettivi baricentri, e dopo,
utilizzando i momenti statici per calcolare la coordinata x del baricentro finale.
𝐵
𝐴𝑟𝑒𝑡𝑡𝑎𝑛𝑔𝑜𝑙𝑜 = ∗ 𝑞𝑚𝑒𝑑𝑖𝑎 = 292,75 𝑘𝑁/𝑚3
2
𝐵
∗ (𝑞𝑚𝑎𝑥 − 𝑞𝑚𝑒𝑑𝑖𝑎 )
𝐴𝑡𝑟𝑖𝑎𝑛𝑔𝑜𝑙𝑜 =2 = 142,63 𝑘𝑁/𝑚3
2
𝐵⁄2
𝑥𝐺,𝑟𝑒𝑡𝑡𝑎𝑛𝑔𝑜𝑙𝑜 = = 0,50 𝑚
2
𝐵⁄2
𝑥𝐺,𝑡𝑟𝑖𝑎𝑛𝑔𝑜𝑙𝑜 = = 0,333 𝑚
3
I calcoli appena riportati sono stati eseguiti prendendo come origine degli assi cartesiani lo
spigolo in basso a sinistra del plinto.
Ora si procede con il calcolo dello sforzo 𝑅1𝑑 , che è dato dall’area del trapezio moltiplicata per
la lunghezza in direzione y del plinto, in quanto lo sforzo si sviluppa su tutta la dimensione del
plinto:
A questo punto abbiamo tutti i dati necessari per calcolare lo sforzo di trazione 𝑇1𝑑 :
𝑇𝑠𝑑,𝑦 1050580
𝐴𝑠,𝑦 𝑛𝑒𝑐 = = = 3158,6 𝑚𝑚2
𝑓𝑦𝑑 450
0,85 ∗ 𝛾 0,85 ∗
𝑠 1,15
450
𝑇𝑅𝑑,𝑥 = 0,85 ∗ 3054 ∗ = 1015,8 𝑘𝑁 > 𝑇𝑠𝑑,𝑥 = 810,7 𝑘𝑁
1,15
450
𝑇𝑅𝑑,𝑦 = 0,85 ∗ 3563 ∗ = 1185,1 𝑘𝑁 > 𝑇𝑠𝑑,𝑦 = 1050,6 𝑘𝑁
1,15
È stato aggiunto, lungo la direzione x, in zona inferiore, un ferro di armatura centrale in modo
da stabilizzare i ferri di ripresa del pilastro e rinforzare la parte centrale del plinto e sono
state disposte delle armature superiori simmetriche a quelle inferiori per creare una gabbia
che confini il calcestruzzo. Si veda la tavola in allegato per la disposizione finale dei ferri.
Dato che la sezione risulta interamente compressa, è possibile utilizzare la formula di Navier
per determinare le tensioni massime e minime che agiscono sul terreno:
𝑁𝑠𝑑 𝑀𝑠𝑑
𝜎𝑠𝑑 = ±
𝐴 𝑊
Questi valori andranno poi confrontati con la capacità portante del terreno.
7. Verifica al punzonamento:
𝑁𝑝,𝑆𝑑 ≤ 𝑁𝑝,𝑅𝑑
Dove 𝑁𝑝,𝑆𝑑 è lo sforzo di punzonamento sollecitante dato dallo sforzo normale proveniente dal
pilastro meno quello scaricato al suolo sotto la proiezione a 45° del pilastro stesso. Viene
calcolato come segue:
𝜎𝑡,𝑆𝑑 è la sollecitazione di trazione del pilastro escluso però il peso proprio del plinto che
scarica direttamente sul terreno. In questo caso allo sforzo normale è stato aggiunto anche il
contributo dovuto alla presenza del momento flettente:
𝑀 570,5
(𝑁𝑆𝑑 + 𝑒𝑆𝑑 ) (1756,5 + 0,301)
𝜎𝑡,𝑆𝑑 = = = 0,608 𝑀𝑃𝑎
𝐴 2∗3
Dove 𝑓𝑐𝑡𝑑 è la resistenza di calcolo a trazione del calcestruzzo ed è stata ricavata in base al tipo
di calcestruzzo utilizzato.
Infine 𝑢 è il perimetro del contorno ottenuto mediante una ripartizione a 45° dello sforzo
normale del pilastro, misurato a partire dal contorno effettivo fino a metà altezza del plinto.
Viene calcolato come segue:
A questo punto possiamo scrivere rispettivamente i valori calcolati per 𝑁𝑝,𝑆𝑑 e 𝑁𝑝,𝑅𝑑 :
𝑁𝑝,𝑆𝑑 ≤ 𝑁𝑝,𝑅𝑑
La verifica risulta soddisfatta, per cui si sceglie di non disporre alcuna armatura a
punzonamento.
8. Verifica della capacità portante del terreno:
Come prima cosa, tramite il calcolo dell’indice di rigidità critico ed effettivo, controllo il
meccanismo di rottura del terreno:
′
𝐵′ 𝜋 𝜙
[(3,3−0,45∗ ′ )∗cot( − 𝑑 )]
𝐿 4 2
𝐼𝑅,𝑐𝑟𝑖𝑡𝑖𝑐𝑜 = 0,5 ∗ 𝑒 = 245,98
𝐺
𝐼𝑅,𝑒𝑓𝑓 = = 425,33
𝑐′ 𝑑 + 𝑑𝑓 ∗ 𝛾′ 𝑠𝑢𝑝,𝑑
∗ tan 𝜙 ′ 𝑑
𝐸 42000
𝑐𝑜𝑛 𝐺 = = = 16154 𝑘𝑃𝑎
[2 ∗ (1 + 𝜈)] [2 ∗ (1 + 0,3)]
In quanto 𝐼𝑅,𝑒𝑓𝑓 > 𝐼𝑅,𝑐𝑟𝑖𝑡𝑖𝑐𝑜 possiamo dedurre che il meccanismo di rottura è di tipo generale,
per cui, per il calcolo del carico limite del terreno possiamo utilizzare la formula di Vesic
espressa come segue:
1
𝑞𝑙𝑖𝑚 = 𝑐 ∗ 𝑁𝑐 𝑠𝑐 𝑏𝑐 𝑑𝑐 𝑖𝑐 𝑔𝑐 + 𝑞0 ∗ 𝑁𝑞 𝑠𝑞 𝑏𝑞 𝑑𝑞 𝑖𝑞 𝑔𝑞 + ∗ 𝛾 ∗ 𝐵 ′ ∗ 𝑁𝛾 𝑠𝛾 𝑏𝛾 𝑑𝛾 𝑖𝛾 𝑔𝛾
2
𝑁𝑅𝑑 = 𝑞𝑙𝑖𝑚 ∗ 𝐵 ′ ∗ 𝐿′
Questi valori andranno poi opportunamente ridotti tramite il coefficiente parziale di sicurezza
previsto dall’approccio 2, e cioè 𝛾𝑅 = 2,3.
Considerando che la coesione 𝑐 è pari a zero, tutto il termine che moltiplica si annulla. Inoltre
il piano campagna e il piano di posa non sono inclinati, per cui i fattori 𝑏 e 𝑔 sono unitari. Per
tutti gli altri fattori si sono utilizzate le seguenti formule:
𝜙′
𝑁𝑞 = 𝑒 𝜋∗tan 𝜙′ tan2 (45 + )
2
tan 𝜙 tan 𝜙
𝑁𝛾 = 2 ∗ (𝑁𝑞 − 1) ∗ tan 𝜙 ′ 𝑐𝑜𝑛 tan 𝜙 ′ = = = tan 𝜙
𝛾𝜙 ′ 1
𝐵′ 𝐵′ = 𝐵 − 2 ∗ 𝑒
𝑠𝑞 = 1 + ∗ tan 𝜙 ′ 𝑐𝑜𝑛
𝐿′ 𝐿′ = 𝐿
𝐵′
𝑠𝛾 = 1 − 0,4 ∗
𝐿′
𝐵′
𝐻 𝑚 2+ 𝐻 𝑚+1
𝑖𝑞 = (1 − ) 𝑐𝑜𝑛 𝑚 = 𝐿′ 𝑖𝛾 = (1 − )
𝑉 𝐵′ 𝑉
1+
𝐿′
𝑑𝑞 = 1 𝑑𝛾 = 1
𝑁𝑞 42,920 𝑖𝑞 0,823
𝑁𝛾 63,178 𝒊𝜸 0,732
tan𝜙′ 0,754 𝒎 1,628
𝑠𝑞 1,351 𝑯 = 𝑻𝑬𝒅 207,5 kN
𝑠𝛾 0,814 𝑽 = 𝑵𝑬𝒅 1893,0 kN
𝐵′ 1,397 m 𝒅𝒒 1
𝑳′ 3,000 m 𝒅𝜸 1
Da cui si è ricavato:
1
𝑞𝑙𝑖𝑚 (𝑞0 ∗ 𝑁𝑞 𝑠𝑞 𝑑𝑞 𝑖𝑞 + 2 ∗ 𝛾 ∗ 𝐵 ′ ∗ 𝑁𝛾 𝑠𝛾 𝑑𝛾 𝑖𝛾 )
= = 1285,337 𝑘𝑃𝑎
𝛾𝑅 𝛾𝑅
𝑁𝑅𝑑 𝑞𝑙𝑖𝑚 ∗ 𝐵 ′ ∗ 𝐿′
= ( ) = 5387,822 𝑘𝑁
𝛾𝑅 𝛾𝑅
𝑞𝑙𝑖𝑚
> 𝜎𝑠𝑑,𝑚𝑎𝑥 = 505,7 𝑘𝑃𝑎
𝛾𝑅
𝑁𝑅𝑑
> 𝑁𝑆𝑑 = 1893 𝑘𝑁
𝛾𝑅
Per il criterio di rottura di Mohr-Coulomb per terreni non coesivi (𝑐 = 0), la massima tensione
tangenziale resistente di un terreno vale:
2
𝜏𝑅𝑑 = 𝜎𝑆𝑑 ∗ tan 𝜙 ′ 𝑐𝑜𝑛 𝜙 ′ = ∗ 𝜙′
3
𝑇𝑅𝑑 = 𝜏𝑅𝑑 ∗ 𝐵 ∗ 𝐿
La tensione sollecitante 𝜎𝑆𝑑 viene presa come la media del valore minimo e quello massimo, di
seguito calcolati:
𝑇𝑅𝑑
𝑇𝑆𝑑 ≤
𝛾𝑅
Dove 𝛾𝑅 vale 1,1.
Si ha che:
𝑇𝑅𝑑 475,1
= = 432 𝑘𝑃𝑎 > 𝑇𝑆𝑑 = 207,5 𝑘𝑃𝑎
𝛾𝑅 1,1
Il calcolo del cedimento viene eseguito con il metodo di Burland e Burbridge, il quale consente
di utilizzare i risultati delle prove penetrometriche dinamiche di cui disponiamo.
Per determinare il cedimento utilizzeremo la formula seguente:
2
𝑤 = 𝑤 ′ ∗ 𝛼𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒𝑡𝑡𝑖𝑣𝑜 = {[𝑞 ′ − ( ) ∗ 𝜎 ′ 𝑣0 ] ∗ 𝐵 0,7 ∗ 𝐼𝑐 } ∗ 𝛼𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒𝑡𝑡𝑖𝑣𝑜
3
Bisognerà considerare anche in questa situazione l’eccentricità 𝑒 data dalla presenza del
momento sollecitante, che ci porterà ad avere una lunghezza effettiva 𝐵′ pari a:
𝑀𝐸𝑑 405
𝐵 ′ = (𝐵 − 2 ∗ 𝑒) = (𝐵 − 2 ∗ ( )) = (2 − 2 ∗ ( )) = 1,421 𝑚
𝑁𝐸𝑑 1400
𝐴′ = 𝐵 ′ ∗ 𝐿 = 1,421 ∗ 3 = 4,264 𝑚2
Procediamo al calcolo delle due pressioni 𝑞 ′ e 𝜎 ′ 𝑣0 . Per quanto riguarda 𝑞 ′ , vista la presenza
del momento flettente, avrà un andamento trapezoidale (o al limite triangolare), per cui si
sceglie di considerare il valore massimo dello sforzo in modo da lavorare a favore di sicurezza.
Il calcolo viene eseguito nel seguente modo:
𝑁𝐸𝑑 𝑀𝐸𝑑
𝑞 ′ = 𝜎𝑆𝑑,𝑚𝑎𝑥 = ( + ) = 729,21 𝑘𝑃𝑎
𝐴′ 𝑊
0,7
𝑍𝑖𝑛𝑓𝑙𝑢𝑒𝑛𝑧𝑎 = 𝐵 ′ = 1,4210,7 = 1,28 𝑚
Per cui considereremo il numero dei colpi al piede della prova dinamica alla quota data dalla
somma del piano di posa della fondazione più la zona di influenza, vale a dire a 3,68 m.
I valori di cui disponiamo che più si avvicinano alla quota, però, fanno riferimento alle
profondità di 3 e 4 metri, per cui si decide di prendere il valore medio fra i due.
𝑁𝑠𝑝𝑡,3 + 𝑁𝑠𝑝𝑡,4 37 + 42
𝑁𝑠𝑝𝑡 = = = 39,5
2 2
1,71
𝐼𝑐 = = 0,010
𝑁𝑠𝑝𝑡 1,4
Possiamo a questo punto calcolare il cedimento 𝑤 ′ , a cui poi andremo a moltiplicare il fattore
correttivo 𝛼.
2 2
𝑤 ′ = {[𝑞 ′ − ( ) ∗ 𝜎 ′ 𝑣0 ] ∗ 𝐵 0,7 ∗ 𝐼𝑐 } = {[729,21 − ( ) ∗ 50,4] ∗ 1,28 ∗ 0,010} = 8,90 𝑚𝑚
3 3
𝛼𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒𝑡𝑡𝑖𝑣𝑜 = 𝑓𝑠 ∗ 𝑓ℎ ∗ 𝑓𝑡
Dove 𝑓𝑠 è un fattore relativo alla forma della fondazione, 𝑓ℎ è un fattore relativo allo spessore
dello strato comprimibile, ed 𝑓𝑡 è un fattore relativo al tempo.
Tralasciando il fattore 𝑓ℎ che in questo caso non è presente e che quindi si porrà pari ad 1, gli
altri due vengono calcolati come segue:
2
𝐿 2 3
1,25 ∗ 1,25 ∗ 1,421
𝑓𝑠 = [ 𝐵′ ] = [ ] = 1,249
𝐿 3
0,25 + 0,25 + 1,421
𝐵′
𝑡 𝑅3 = 0,3
𝑓𝑡 = [1 + 𝑅3 + 𝑅 ∗ log ( )] = 1,544 𝑐𝑜𝑛 { 𝑅 = 0,2
3
𝑡 = 50 𝑎𝑛𝑛𝑖
A questo punto si può determinare il coefficiente correttivo e verificare che il cedimento finale
non superi il valore stabilito inizialmente, e cioè pari a 30mm.
Obiettivo dell’esercizio
Dati
Strato argilla
Fondazione Strato sabbia Falda
normalconsolidata
2,8 3,0 1,1 200,0 3,0 17,6 18,0 11,5 17,8 0,8 0,2 2,0 9,81
Svolgimento
Analizziamo prima il caso più semplice, ossia quello in cui prendiamo la diffusione del carico
2:1 e non suddividiamo l’argilla in sottostrati ma la considereremo come un unico blocco di
terreno. La situazione in esame è schematizzata di seguito:
La tensione litostatica efficace a metà dello strato d’argilla viene determinata come segue:
ℎ𝑎
𝜎′𝑣𝑜 = (ℎ𝑤 ∗ 𝛾𝑠 ) + ((ℎ𝑠 − 𝑧𝑤 ) ∗ (𝛾𝑠,𝑠𝑎𝑡 − 𝛾𝑤 )) + ( ∗ (𝛾𝑎 − 𝛾𝑤 )) = 89,33 𝑘𝑃𝑎
2
Supponendo una diffusione del carico 2:1 avremo che l’incremento di pressione per via della
sollecitazione della fondazione calcolato nel baricentro dello strato di argilla vale:
Dove 𝑧 rappresenta la distanza che c’è tra il piano di posa della fondazione e il baricentro dello
strato di argilla normalconsolidata.
A questo punto determiniamo l’aliquota di cedimento per consolidazione con la formula:
Questo metodo consiste nel considerare il terreno come un solido elastico, semi-infinito,
omogeneo ed isotropo. Inoltre si fa l’ipotesi che la deformazione dell’ammasso sotto
l’applicazione del carico non modifica la distribuzione dei carichi stessi e che la distribuzione
della pressione di contatto q sia uniforme su tutta la superficie di carico.
Ai fini pratici, la differenza con il metodo a diffusione sta nella valutazione della variazione
della tensione, in quanto, in questo caso, è stata determinata grazie all’uso di un opportuno
𝑧
diagramma, riportato in seguito, che mette in relazione il rapporto 𝐵 con un coefficiente di
𝐿
variazione di pressione 𝐼𝑠 noto il rapporto 𝐵. La determinazione del coefficiente è
fondamentale, in quanto lo sforzo 𝑞𝑣 alla profondità 𝑧 è definito come:
𝑞𝑣 = 𝑞 ∗ 𝐼𝑠
Lo sforzo 𝑞𝑣 altri non è che la variazione tensionale relativa al baricentro dello strato
considerato ∆𝜎′𝑣 .
Di seguito viene riportato il diagramma utilizzato:
𝑧
In questo caso il rapporto 𝐵 , dove z è da intendersi come la differenza tra il baricentro dello
strato e il piano di posa della fondazione, vale:
𝑧 𝑧𝑚 − 𝐷 8,75 − 1,1
= = = 2,73
𝐵 𝐵 2,8
𝐿
Entrando nel diagramma con la curva 𝐵 = 3, otteniamo un valore stimato di 𝐼𝑠 pari a 0,165.
Per cui ∆𝜎′𝑣 vale:
La tensione litostatica efficace si determina come differenza tra la tensione totale 𝜎𝑣0 e quella
idrostatica 𝑢0 :
A questo punto non ci resta che applicare la formula del cedimento per consolidazione
utilizzata anche in precedenza per il metodo a diffusione per determinare il cedimento dello
strato:
𝑐𝑐 𝜎 ′ 𝑣0 + ∆𝜎 ′ 𝑣 0,2 89,53 + 33
𝑆𝑐 = ℎ𝑎 log = 11,5 ∗ log = 0,174 𝑚 = 174,13 𝑚𝑚
1 + 𝑒0 𝜎 ′ 𝑣0 1 + 0,8 89,53
In questo caso il terreno viene suddiviso in opportuni strati. Gli estremi dello strato di argilla
si trovano rispettivamente alle quote di 3 m quello superiore e 14,5 m quello inferiore.
È stato scelto di considerare dieci strati dallo spessore di 1,15 m l’uno, non considerando lo
strato di sabbia superiore.
Il calcolo delle tensioni e dei relativi cedimenti verrà eseguito in corrispondenza del
baricentro di ogni strato e in corrispondenza della linea d’asse della fondazione.
I valori relativi ai vari strati sono i seguenti:
Spessore di ogni
Strato Profondità 𝑧 [m] Baricentro Strati 𝑧𝑚 [m] 𝑧𝑟𝑒𝑙𝑎𝑡𝑖𝑣𝑎 [m]
strato [m]
1 4,150 3,575 0,575 1,150
2 5,300 4,725 1,725 1,150
3 6,450 5,875 2,875 1,150
4 7,600 7,025 4,025 1,150
5 8,750 8,175 5,175 1,150
6 9,900 9,325 6,325 1,150
7 11,050 10,475 7,475 1,150
8 12,200 11,625 8,625 1,150
9 13,350 12,775 9,775 1,150
10 14,500 13,925 10,925 1,150
Nel risultato finale del cedimento non sarà considerato il contributo relativo allo strato di
sabbia, in accordo con le indicazioni fornite inizialmente.
Di seguito si riporta uno schema che raffigura la situazione in esame:
2.1 Diffusione del carico 2:1:
I calcoli sono esattamente gli stessi effettuati in precedenza per entrambi i metodi, ma
vengono eseguiti per ogni strato ottenendo poi il cedimento totale come la somma dei
cedimenti di ogni strato. I dati vengono riportati nella tabella di seguito:
Allo stesso modo di quanto fatto per il metodo a diffusione, riportiamo la tabella con i dati
riassuntivi del procedimento eseguito con il metodo di Boussinesq: