Sei sulla pagina 1di 60

Eurocodice 3

NORMA ITALIANA Progettazione delle strutture di acciaio UNI ENV 1993-1-4


S P E R I M E N TA L E Parte 1-4: Regole generali - Criteri supplementari per acciai
inossidabili

OTTOBRE 1999
Eurocode 3
Design of steel structures
Part 1-4: General rules - Supplementary rules for stainless steels

NORMA EUROPEA SPERIMENTALE


DESCRITTORI Edificio, ingegneria civile, costruzione di acciaio, acciaio, acciaio struttu-
rale, acciaio inossidabile, progettazione, criterio di calcolo, calcolo

CLASSIFICAZIONE ICS 91.040.01; 91.080.10

SOMMARIO La norma, sperimentale, fornisce indicazioni supplementari per la proget-


tazione degli edifici e delle opere di ingegneria che ampliano l’applicazione
della UNI ENV 1993-1-1 e della UNI ENV 1993-1-3 all’uso degli acciai
inossidabili austenitici e austeno-ferritici.
Informazioni sull’acciaio inossidabile e sulla sua durabilità sono date nelle
appendici A e B; aspetti di fabbricazione specifici per l’uso degli acciai
inossidabili sono dati nell’appendice C che sarà in futuro superata dalla
ENV 1090. Indicazioni per gli acciai inossidabili ferritici non sono incluse in
questa parte 1-4.

RELAZIONI NAZIONALI

RELAZIONI INTERNAZIONALI = ENV 1993-1-4:1996


La presente norma sperimentale è la versione ufficiale in lingua italiana della
norma europea sperimentale ENV 1993-1-4 (edizione settembre 1996).

ORGANO COMPETENTE Commissione "Ingegneria strutturale"

RATIFICA Presidente dell’UNI, delibera del 21 settembre 1999

RICONFERMA

UNI  UNI - Milano 1999


Ente Nazionale Italiano Riproduzione vietata. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del presente documento
di Unificazione può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza
Via Battistotti Sassi, 11B il consenso scritto dell’UNI.
20133 Milano, Italia

Gr. 14 Nº di riferimento UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina I di VI


PREMESSA NAZIONALE
La presente norma costituisce il recepimento, in lingua italiana, della nor-
ma europea sperimentale ENV 1993-1-4 (edizione settembre 1996),
che assume così lo status di norma nazionale italiana sperimentale.
La traduzione è stata curata dall’UNI.
La Commissione "Ingegneria strutturale" dell’UNI, che segue i lavori
europei sull’argomento, per delega della Commissione Centrale
Tecnica, ha approvato il progetto europeo il 30 settembre 1994 e la
versione in lingua italiana della norma il 26 maggio 1999.
La scadenza del periodo di validità della ENV 1993-1-4 è stata fissata
inizialmente dal CEN per settembre 1999. Eventuali osservazioni sulla
norma possono comunque pervenire all’UNI entro maggio 2000.

La presente norma contiene i valori dei coefficienti approvati dal


CEN/TC 250.
L’indicazione dei coefficienti da utilizzare a livello nazionale, previsti
alla voce "Documento di Applicazione Nazionale (NAD)", nella pre-
messa della presente norma, sarà data, ove ritenuto necessario,
dalla Autorità Nazionale competente, nel rispetto dei livelli di sicu-
rezza stabiliti dalle Regole Tecniche nazionali.

Per agevolare gli utenti, viene di seguito indicata la corrispondenza


tra le norme citate al punto "Riferimenti normativi" e le norme italia-
ne vigenti:
EN 10052 = UNI EN 10052
EN 10088-1 = UNI EN 10088-1
EN 10088-2 = UNI EN 10088-2
EN 10088-3 = UNI EN 10088-3
ENV 1993-1-1 = UNI ENV 1993-1-1
ENV 1993-1-2 = UNI ENV 1993-1-2
ENV 1993-1-3 = UNI ENV 1993-1-3
ENV 1998-1-1 = UNI ENV 1998-1-1

Le norme UNI sono revisionate, quando necessario, con la pubblicazione di nuove edizioni
o di aggiornamenti.
È importante pertanto che gli utenti delle stesse si accertino di essere in possesso
dell’ultima edizione e degli eventuali aggiornamenti.

Le norme sperimentali sono emesse, per applicazione provvisoria, in campi in cui viene
avvertita una necessità urgente di orientamento, senza che esista una consolidata espe-
rienza a supporto dei contenuti tecnici descritti.
Si invitano gli utenti ad applicare questa norma sperimentale, così da contribuire a fare
maturare l'esperienza necessaria ad una sua trasformazione in norma raccomandata.
Chiunque ritenesse, a seguito del suo utilizzo, di poter fornire informazioni sulla sua appli-
cabilità e suggerimenti per un suo miglioramento o per un suo adeguamento ad uno stato
dell'arte in evoluzione è pregato di inviare, entro la scadenza indicata, i propri contributi
all'UNI, Ente Nazionale Italiano di Unificazione.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina II di VI


INDICE

PREMESSA 2
Obiettivi degli Eurocodici ...................................................................................................................... 2
Cronistoria del programma degli Eurocodici .............................................................................. 2
Programma degli Eurocodici .............................................................................................................. 2
Documenti di applicazione nazionale (NAD) ............................................................................. 3
Argomenti di pertinenza specifica della presente norma sperimentale ....................... 3

1 GENERALITÀ 4
1.1 Scopo .............................................................................................................................................................. 4
1.2 Distinzione tra principi e regole di applicazione ....................................................................... 4
1.3 Riferimenti normativi ............................................................................................................................... 4
1.4 Definizioni...................................................................................................................................................... 5

2 MATERIALI 6
2.1 Acciai inossidabili strutturali ................................................................................................................ 6
prospetto 2.1 Valori nominali del carico unitario di snervamento fy e del carico unitario di rottura
a trazione fu per gli acciai inossidabili conformi alla EN 10088-1.............................................................7
2.2 Bulloni.............................................................................................................................................................. 8
prospetto 2.2 Valori nominali di fyb e fub per bulloni di acciaio inossidabile......................................................... 8
2.3 Elettrodi per saldature ............................................................................................................................ 8

3 DURABILITÀ 9

4 STATI LIMITE DI SERVIZIO 9


4.1 Generalità...................................................................................................................................................... 9
4.2 Determinazione degli spostamenti .................................................................................................. 9
prospetto 4.1 Valori indicativi di n ................................................................................................................................... 10

5 STATI LIMITE ULTIMI 11


5.1 Generalità................................................................................................................................................... 11
5.2 Classificazione delle sezioni trasversali .................................................................................... 11
figura 5.1 Massimi rapporti larghezza-spessore ................................................................................................. 11
prospetto 5.1 Rapporti massimi larghezza-spessore per elementi compressi ................................................ 12
5.3 Resistenza delle sezioni trasversali ............................................................................................. 16
5.4 Resistenza degli elementi all'instabilità ..................................................................................... 17
prospetto 5.2 Valori di a e λ 0 per l'instabilità flessionale ..................................................................................... 18
prospetto 5.3 Valori di aLT per instabilità flesso-torsionale ("lateral torsional") .............................................. 19
5.5 Resistenza a taglio ................................................................................................................................ 19
prospetto 5.4 Resistenza all'instabilità per taglio fbv ................................................................................................. 19
5.6 Resistenza dell'anima alle forze trasversali ............................................................................ 19
prospetto 5.5 Verifiche per la resistenza locale dell'anima..................................................................................... 20
5.7 Irrigidimenti trasversali d'anima...................................................................................................... 20
prospetto 5.6 Tensione iniziale d'instabilità per taglio .............................................................................................. 20

6 PROGETTAZIONE DEI COLLEGAMENTI 21


6.1 Generalità................................................................................................................................................... 21
6.2 Collegamenti bullonati ......................................................................................................................... 21
6.3 Giunzioni saldate.................................................................................................................................... 21

7 FABBRICAZIONE 21

8 PROGETTAZIONE ASSISTITA DALLE PROVE SPERIMENTALI 22

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina III di VI


9 FATICA 22

10 RESISTENZA AL FUOCO 22

APPENDICE A DATI SUI MATERIALI 23


(informativa)
A.1 Tipi di acciaio inossidabile .............................................................................................................. 23
figura A.1 Classificazione degli acciai inossidabili in funzione del contenuto di nichel e cromo ........ 23
A.2 Glossario dei termini utilizzati per i trattamenti...................................................................... 25
A.3 Assegnazione degli acciai inossidabili a classi di resistenza nominale ................... 25
prospetto A.1 Assegnazione dei comuni acciai austenitici e austeno-ferritici alle classi
di resistenza nominali .............................................................................................................................. 26
A.4 Designazione degli acciai inossidabili ........................................................................................ 26
A.5 Acciai inossidabili lavorati a freddo .............................................................................................. 27
prospetto A.2 Correlazione tra le designazioni degli acciai inossidabili ............................................................. 28
prospetto A.3 Valori delle tensioni nominali incrementate fyc e fuc per nastri e lamiere,
di acciaio inossidabile strutturale lavorato a freddo conforme alla EN 10088-2 .................. 29
prospetto A.4 Valori delle tensioni nominali incrementate fyc e fuc per barre, vergelle e profilati di
acciaio inossidabile strutturale lavorato a freddo conforme alla EN 10088-3 ....................... 29
prospetto A.5 Disponibilità di nastri e lamiere conformi alla EN 10088-2 nelle classi di resistenza
per lavorati a freddo ................................................................................................................................. 29
prospetto A.6 Disponibilità di barre, vergelle e profilati conformi alla EN 10088-3 nelle classi di
resistenza per lavorati a freddo ........................................................................................................... 30
A.6 Proprietà fisiche degli acciai inossidabili ................................................................................ 30
A.7 Condizioni speciali ............................................................................................................................... 30
prospetto A.7 Dati di riferimento su alcune proprietà fisiche degli acciai inossidabili ................................... 31
figura A.2 Resistenza degli acciai inossidabili ad elevata temperatura ...................................................... 31
prospetto A.8 Valori tipici della permeabilità magnetica relativa dei tipi selezionati
di acciai inossidabili austenitici in condizione di ricottura di solubilizzazione ....................... 32

APPENDICE B DURABILITÀ 33
(informativa)
B.1 Introduzione ............................................................................................................................................. 33
B.2 Tipi di corrosione .................................................................................................................................. 34
B.3 Livelli di rischio ....................................................................................................................................... 36
B.4 Scelta dei materiali .............................................................................................................................. 37
prospetto B.1 Tipi di acciaio suggeriti in funzione delle applicazioni ambientali ............................................. 38
B.5 Progettazione per il controllo della corrosione ...................................................................... 39
figura B.1 Evitare depositi di sporcizia ................................................................................................................... 40
figura B.2 Evitare interstizi.......................................................................................................................................... 40
B.6 Collegamenti ........................................................................................................................................... 40
figura B.3 Come evitare la corrosione galvanica nel caso di collegamenti tra materiali dissimili ...... 41

APPENDICE C ASPETTI DI FABBRICAZIONE 42


(informativa)
C.1 Generalità ................................................................................................................................................. 42
C.2 Immagazzinamento e trasporto .................................................................................................... 43
C.3 Lavorazione a freddo.......................................................................................................................... 44
C.4 Marcatura .................................................................................................................................................. 45
C.5 Taglio .......................................................................................................................................................... 45
C.6 Foratura ..................................................................................................................................................... 45
C.7 Saldatura ................................................................................................................................................... 46
prospetto C.1 Processi di saldatura e loro adeguatezza ......................................................................................... 47
prospetto C.2 Elettrodi austenitici per le saldature delle giunzioni di passaggio tra
acciai inossidabili e acciai al carbonio ............................................................................................... 48

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina IV di VI


prospetto C.3 Elettrodi a base di nichel per le saldature delle giunzioni di passaggio tra
acciai inossidabili e acciai al carbonio, soggetti a temperature superiori a 300 °C
o a trattamenti termici dopo la saldatura............................................................................................ 48
prospetto C.4 Elettrodi di acciaio inossidabile per processi di saldatura ad arco............................................ 48

APPENDICE D GUIDA ALLA PROGETTAZIONE CON GLI ACCIAI INOSSIDABILI


(informativa) FERRITICI 52

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina V di VI


UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina VI di VI
Eurocodice 3
PRENORMA EUROPEA Progettazione delle strutture di acciaio ENV 1993-1-4
Parte 1-4: Regole generali - Criteri supplementari per acciai
inossidabili

SETTEMBRE 1996

Eurocode 3
EUROPEAN PRESTANDARD Design of steel structures
Part 1-4: General rules - Supplementary rules for stainless steels
Eurocode 3
PRÉNORME EUROPÉENNE Calcul des structures en acier
Partie 1-4: Règles générales - Règles supplémentaires pour les aciers
inoxydables
Eurocode 3
EUROPÄISCHE VORNORM Bemessung und Konstruktion von Stahlbauten
Teil 1-4: Allgemeine Bemessungsregeln - Ergänzende Regeln zur Anwendung von
nichtrostenden Stählen

DESCRITTORI Edificio, ingegneria civile, costruzione di acciaio, acciaio, acciaio strutturale,


acciaio inossidabile, progettazione, criterio di calcolo, calcolo

ICS 91.040.01; 91.080.10

La presente norma europea sperimentale (ENV) è stata approvata dal CEN,


come norma per applicazione provvisoria, il 30 settembre 1994.
Il periodo di validità di questa ENV è limitato inizialmente a 3 anni. I membri
del CEN saranno invitati dopo 2 anni a sottoporre i loro commenti, in parti-
colare per quanto riguarda la sua trasformazione da ENV a norma europea
(EN).
I membri del CEN sono tenuti a rendere nota l’esistenza di questa ENV nel-
lo stesso modo utilizzato per una EN e a renderla prontamente disponibile
a livello nazionale in una forma appropriata. È possibile mantenere in vigo-
re, contemporaneamente alla ENV, altre norme nazionali contrastanti, fino
alla decisione finale sulla possibile conversione da ENV a EN.
I membri del CEN sono gli Organismi nazionali di normazione di Austria,
Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda,
Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spa-
gna, Svezia e Svizzera.

CEN
COMITATO EUROPEO DI NORMAZIONE
European Committee for Standardization
Comité Européen de Normalisation
Europäisches Komitee für Normung
Segreteria Centrale: rue de Stassart, 36 - B-1050 Bruxelles

 CEN 1996
I diritti di riproduzione sono riservati ai membri del CEN.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 1 di 54


PREMESSA

Obiettivi degli Eurocodici


(1) Gli "Eurocodici strutturali" comprendono un gruppo di norme per il progetto struttu-
rale e geotecnico di edifici ed opere di ingegneria civile.
(2) Essi trattano l'esecuzione e il controllo solo quando è utile ad indicare la qualità dei
prodotti da costruzione ed il livello di esecuzione necessari per conformarsi alle
ipotesi delle regole progettuali.
(3) Fino a quando non sarà disponibile il necessario insieme di norme tecniche unifi-
cate per i prodotti e per i metodi di prova, alcuni degli Eurocodici strutturali tratte-
ranno alcuni di questi aspetti solo in appendici informative.

Cronistoria del programma degli Eurocodici


(4) La Commissione delle Comunità Europee (CCE) ha cominciato a stabilire un insie-
me di regole tecniche per il progetto di edifici ed altre opere dell'ingegneria civile
che, inizialmente, sarebbero dovute servire da alternativa alle differenti norme in
vigore nei vari Paesi membri e che, infine, dovrebbero sostituire. Tali norme tecni-
che sono diventate note con il nome di Eurocodici strutturali.
(5) Nel 1990, dopo aver consultato i rispettivi Paesi membri, la CCE ha trasferito il la-
voro riguardante gli ulteriori sviluppi, la pubblicazione e l’aggiornamento degli Eu-
rocodici strutturali al CEN, ed il segretariato dell’EFTA ha acconsentito ad appog-
giare il lavoro del CEN.
(6) Il Comitato Tecnico del CEN, CEN/TC 250, è responsabile di tutti gli Eurocodici
strutturali.

Programma degli Eurocodici


(7) Sono in fase di redazione i seguenti Eurocodici strutturali, ognuno dei quali è divi-
so in un certo numero di parti:
ENV 1991 = Eurocodice 1 Basis of design and actions on structures [Basi di cal-
colo ed azioni sulle strutture]
ENV 1992 = Eurocodice 2 Design of concrete structures [Progettazione delle
strutture di calcestruzzo]
ENV 1993 = Eurocodice 3 Design of steel structures [Progettazione delle struttu-
re di acciaio]
ENV 1994 = Eurocodice 4 Design of composite steel and concrete structures
[Progettazione delle strutture composte acciaio-cal-
cestruzzo]
ENV 1995 = Eurocodice 5 Design of timber structures [Progettazione delle strut-
ture di legno]
ENV 1996 = Eurocodice 6 Design of masonry structures [Progettazione delle
strutture di muratura]
ENV 1997 = Eurocodice 7 Geotechnical design [Progettazione geotecnica]
ENV 1998 = Eurocodice 8 Design provisions for earthquake resistance of structures
[Indicazioni progettuali per la resistenza sismica delle
strutture]
ENV 1999 = Eurocodice 9 Design of aluminium alloy structures [Progettazione
delle strutture di alluminio]
(8) Il CEN/TC 250 ha costituito dei sottocomitati separati in relazione ai diversi Euro-
codici sopra citati.
(9) La presente parte 1-4 dell’Eurocodice 3 viene pubblicata dal CEN come norma
sperimentale europea (ENV) con una validità iniziale di tre anni.
(10) La presente norma sperimentale è intesa per applicazioni pratiche di tipo speri-
mentale e per la presentazione di commenti.
(11) Dopo circa due anni ai membri CEN sarà richiesto di inviare commenti formali da
prendere in considerazione per definire le future azioni.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 2 di 54


(12) Nel frattempo, suggerimenti e commenti sulla presente norma sperimentale do-
vrebbero essere inviati alla Segreteria del CEN/TC 250/SC 3 al seguente indirizzo:
BSI Standards
British Standards House
389 Chiswick High Road
London W4 4AL
England
o all’ente normatore nazionale.
(nota nazionale - per l'Italia: UNI
Via Battistotti Sassi, 11B
20133 MILANO
(tel. 02/70024.1 - fax. 02/70106106)

Documenti di applicazione nazionale (NAD)


(13) Considerando le responsabilità delle autorità nei Paesi membri in fatto di sicurez-
za, salute e altre questioni espresse nei requisiti essenziali della Direttiva CEE
Prodotti da Costruzione (CPD), ad alcuni elementi di sicurezza contenuti in questa
norma sperimentale sono stati assegnati valori indicativi che vengono indicati da
. Si prevede che l’autorità di ogni Paese membro riveda i valori incasellati e
possa sostituirli con i valori definitivi alternativi (a questi elementi di sicurezza) per
le applicazioni nazionali.
(14) Alcune delle norme di supporto non saranno disponibili per il periodo in cui verrà
pubblicata questa norma sperimentale. Si anticipa quindi che verrà pubblicato da
ciascun Paese membro o dall’organismo di normazione un Documento di Applica-
zioni Nazionale (NAD) che fornirà valori definitivi per gli elementi di sicurezza, farà
riferimento alle norme di supporto compatibili e rappresenterà una guida a livello
nazionale per l'applicazione di questa norma sperimentale.
(15) Resta inteso che questa norma sperimentale verrà usata congiuntamente al NAD
valido nel paese in cui vengono svolti i lavori di edilizia o ingegneria civile.

Argomenti di pertinenza specifica della presente norma sperimentale


(16) Le parti della ENV 1993 che sono attualmente considerate sono:
ENV 1993-1-1 General rules - General rules and rules for buildings [Regole ge-
nerali - Regole generali e regole per edifici]
ENV 1993-1-2 General rules - Structural fire design [Regole generali - Proget-
tazione della resistenza all'incendio]
ENV 1993-1-3 General rules - Supplementary rules for cold formed thin gauge
members and sheeting [Regole generali - Criteri supplementari
per l'impiego dei profilati e lamiere sottili piegati a freddo]
ENV 1993-1-4 General rules - Supplementary rules for stainless steels [Regole
generali - Criteri supplementari per acciai inossidabili]
ENV 1993-2 Steel bridges [Ponti di acciaio]
ENV 1993-3 Towers, masts and chimneys [Torri, antenne e ciminiere]
ENV 1993-4 Silos, tanks and pipelines [Silos, serbatoi e tubazioni]
ENV 1993-5 Piling [Pali e palancole]
ENV 1993-6 Crane supporting structures [Strutture per apparecchi di solleva-
mento]
ENV 1993-7 Marine and maritime structures [Strutture marine e marittime]
ENV 1993-8 Agricultural structures [Strutture per l'agricoltura]
(17) Le prescrizioni progettuali per gli acciai inossidabili ferritici non sono state ancora
inserite nella presente norma sperimentale, tuttavia una guida provvisoria per un
approccio progettuale conservativo per gli acciai inossidabili ferritici è fornita
nell'appendice D.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 3 di 54


(18) In futuro la norma europea EN 1090 "Execution of steel structures [Esecuzione di
strutture di acciaio]" è destinata a contenere prescrizioni per gli acciai inossidabili
che sostituiranno le informazioni sulla fabbricazione fornite nell'appendice C della
presente norma sperimentale.

1 GENERALITÀ

1.1 Scopo
P(1) La presente parte 1-4 della ENV 1993 fornisce le prescrizioni supplementari per il
progetto degli edifici e delle opere di ingegneria civile che estendono il campo di
applicazione delle ENV 1993-1-1 e ENV 1993-1-3 agli acciai inossidabili austeni-
tici e austeno-ferritici.
P(2) Le prescrizioni fondamentali delle ENV 1993-1-1 ed ENV 1993-1-3 risultano ancora
applicabili a meno che non sia diversamente specificato nella presente parte 1-4.
Nota 1 Le informazioni sugli acciai inossidabili e sulla loro durabilità sono fornite nelle appendici A e B.
Nota 2 Le regole che riguardano gli aspetti particolari della fabbricazione con gli acciai inossidabili sono for-
nite nell'appendice C. In futuro la EN 1090 è destinata a contenere le prescrizioni per la fabbricazio-
ne degli acciai inossidabili che sostituiranno le regole fornite nell'appendice C.
Nota 3 Le linee guida per gli altri trattamenti, inclusi quelli termici, sono fornite nella EN 10088.
(3) Le prescrizioni progettuali per gli acciai inossidabili ferritici non sono ancora state
incluse nella presente parte 1-4.
Nota Una guida provvisoria per un approccio progettuale conservativo per gli acciai inossidabili ferritici è
fornita nell'appendice D.
(4) Per le applicazioni in zona sismica, si deve fare riferimento alla ENV 1998.

1.2 Distinzione tra principi e regole di applicazione


P(1) A seconda della natura dei singoli punti, la presente parte fornisce una distinzione
tra principi e regole di applicazione.
P(2) I principi comprendono:
- affermazioni e definizioni generali per le quali non esistono alternative;
- requisiti e modelli analitici per i quali non è concessa alternativa, se non spe-
cificatamente dichiarato.
(3) I principi vengono identificati dalla lettera P prima dell’indicazione numerica del
punto.
P(4) In linea generale le regole di applicazione consistono in regole riconosciute che
seguono i principi e soddisfano i loro requisiti. È ammesso l’uso di regole di pro-
getto alternative diverse dalle regole di applicazione riportate nell’Eurocodice, se
è dimostrato che l’alternativa si accorda con i principi pertinenti e presenta almeno
lo stesso grado di affidabilità.
(5) La presente parte identifica le regole di applicazione attraverso un numero rac-
chiuso tra parentesi, come per questo punto.

1.3 Riferimenti normativi


La presente norma europea sperimentale rimanda, mediante riferimenti datati e non, a di-
sposizioni contenute in altre pubblicazioni. Tali riferimenti normativi sono citati nei punti
appropriati del testo e vengono di seguito elencati. Per quanto riguarda i riferimenti datati,
successive modifiche o revisioni apportate a dette pubblicazioni valgono unicamente se
introdotte nella presente norma europea sperimentale come aggiornamento o revisione.
Per i riferimenti non datati vale l'ultima edizione della pubblicazione alla quale si fa riferi-
mento.
EN 10052 Vocabulary of heat tratment terms for ferrous products [Vocabola-
rio del trattamento termico dei prodotti ferrosi]

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 4 di 54


EN 10088-1 Stainless steels - List of stainless steels [Acciai inossidabili - Lista
degli acciai inossidabili]
EN 10088-2 Stainless steels - Technical delivery conditions for sheet/plate and
strip for general purposes [Acciai inossidabili - Condizioni tecniche
di fornitura delle lamiere e dei nastri per impieghi generali]
EN 10088-3 Stainless steels - Technical delivery conditions for semi-finished
products, bars, rods and sections for general purposes [Acciai
inossidabili - Condizioni tecniche di fornitura dei semilavorati, bar-
re, vergella e profilati per impieghi generali]
ENV 1090-1 Execution of steel structures - General rules and rules for buildings
[Esecuzione di strutture di acciaio - Regole generali e regole per gli
edifici]
ENV 1090-2 Execution of steel structures - Rules for cold formed thin gauge
members and sheeting [Esecuzione di strutture di acciaio - Regole
supplementari per profilati e lamiere sottili formati a freddo]
ENV 1090-6 Execution of steel structures - Supplementary rules for stainless
steels [Esecuzione di strutture di acciaio - Regole supplementari
per gli acciai inossidabili]
ENV 1993-1-1 Eurocode 3 - Design of steel structures - Part 1-1: General rules -
General rules and rules for buildings [Eurocodice 3: Progettazione
delle strutture di acciaio - Parte 1-1: Regole generali - Regole ge-
nerali e regole per gli edifici]
ENV 1993-1-2 Eurocode 3 - Design of steel structures - Part 1-2: General rules -
Structural fire design [Eurocodice 3: Progettazione delle strutture
di acciaio - Parte 1-2: Regole generali - Progettazione della resi-
stenza all’incendio]
ENV 1993-1-3 Eurocode 3 - Design of steel structures - Part 1-3: General rules -
Supplementary rules for cold formed thin gauge members and
sheeting [Eurocodice 3: Progettazione delle strutture di acciaio -
Parte 1-3: Regole generali - Criteri complementari per l’impiego
dei profilati e lamiere sottili piegati a freddo]
ENV 1998 Eurocode 8 - Design provisions for earthquake resistance of structures
[Eurocodice 8: Indicazioni progettuali per la resistenza sismica delle
strutture]
ECISS-IC 10 Designation systems for steel - Additional symbols for steel names
[Sistemi di designazione per gli acciai - Simboli aggiuntivi per i no-
mi degli acciai]
ISO 3506 Corrosion-resistant stainless steel fasteners - Specifications [Ele-
menti di collegamento di acciaio inossidabile resistente alla corro-
sione - Specifiche]
ISO 7089 Plain washers - Normal series - Product grade A [Rondelle lisce -
Serie normale - Prodotti di classe A]
ISO 7090 Plain washers, chamfered - Normal series - Product grade A
[Rondelle lisce, a spigolo smussato - Serie normale - Prodotti di
classe A ]

1.4 Definizioni
A meno che non sia diversamente specificato, si applica il vocabolario del trattamento ter-
mico per i prodotti ferrosi utilizzato nella EN 10052.
Nota Definizioni e descrizioni sintetiche degli acciai inossidabili sono fornite nell'appendice A.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 5 di 54


2 MATERIALI

2.1 Acciai inossidabili strutturali

2.1.1 Generalità
P(1) Le prescrizioni fornite nella presente parte 1-4 si devono applicare soltanto per
progettare utilizzando acciai inossidabili austenitici e austeno-ferritici.
Nota Una guida per un approccio progettuale di tipo provvisorio con gli acciai inossidabili ferritici è fornita
nell'appendice D.
P(2) I valori nominali delle proprietà del materiale specificate in 2.1.2 devono essere
usati quali valori caratteristici nei calcoli del progetto strutturale.
(3) Per ulteriori informazioni sulle proprietà del materiale si deve fare riferimento alla
EN 10088.
Nota Un prospetto di correlazione tra le varie designazioni delle comuni classi di acciai inossidabili auste-
nitici ed austeno-ferritici è fornito nell'appendice A.
P(4) Le prescrizioni progettuali specificate nella presente parte 1-4 non si devono ap-
plicare per i materiali la cui resistenza nominale allo snervamento fy sia maggiore
di 480 N/mm2.
P(5) Se può essere dimostrato che il materiale presenta una resistenza maggiore (ve-
dere 2.1.3), tale resistenza può essere considerata nei calcoli di progetto sempre
che ciò risulti giustificato da appropriate prove sperimentali eseguite in conformità
al punto 8.

2.1.2 Proprietà del materiale per l'acciaio inossidabile trattato termicamente


P(1) Indipendentemente dalla direzione di laminazione, nei calcoli di progetto si devo-
no assumere i seguenti valori:
- carico unitario di snervamento fy: la tensione nominale corrispondente alla de-
formazione residua dello 0,2% riportata nel prospetto 2.1;
- carico unitario di rottura fu: la tensione di rottura per trazione nominale riporta-
ta nel prospetto 2.1.
Nota Le assegnazioni alle classi nominali di resistenza specificate nel prospetto 2.1 per i comuni acciai
inossidabili austenitici ed austeno-ferritici conformi alla EN 10088, sono fornite nell'appendice A.
P(2) Per le sezioni strutturali cave realizzate senza saldatura, si devono utilizzare i va-
lori specificati nel prospetto 2.1 per i materiali con spessore pertinente, a prescin-
dere dalla forma del prodotto del materiale di base. Per le sezioni strutturali cave
realizzate mediante saldatura, si devono utilizzare i valori specificati nel prospetto
2.1 per la forma del prodotto del materiale di base pertinente (strisce laminate a
freddo, strisce laminate a caldo o piastre laminate a caldo).

2.1.3 Proprietà del materiale per l'acciaio inossidabile in condizioni di incrudimento


P(1) Per materiale rientrante nelle condizioni di lavorazione a freddo specificate nella
EN 10088, si possono utilizzare i valori nominali incrementati della tensione di
snervamento fyc e della tensione di rottura per trazione fuc.
Nota I valori nominali di fyc e di fuc per vari livelli di lavorazione a freddo, ed altre informazioni sugli acciai
inossidabili austenitici ed austeno-ferritici conformi alla EN 10088, per tali livelli, sono forniti nell'ap-
pendice A.
P(2) In alternativa, si possono utilizzare i valori incrementati di fyc e di fuc per condizione
di incrudimento oltre che per le condizioni di lavorazione a freddo specificate nella
EN 10088, sempre che questi valori siano verificati mediante prove sulle sezioni
in scala reale eseguite in conformità al punto 8.
P(3) Non devono essere adottate proprietà meccaniche incrementate per condizione
di incrudimento per acciai inossidabili che sono forniti come lavorati a freddo o
trattati termicamente durante la produzione, come gli acciai soggetti a processi
di tempra e rinvenimento (QT), se si richiede che siano saldati o trattati a caldo

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 6 di 54


durante la fabbricazione, a meno che non possa essere dimostrato dalla speri-
mentazione, in conformità al punto 8, che il processo di fabbricazione non riduca
le proprietà meccaniche al di sotto dei valori da adottare.
prospetto 2.1 Valori nominali del carico unitario di snervamento fy e del carico unitario di rottura a trazione fu per
gli acciai inossidabili conformi alla EN 10088-11)

Classe Forma del prodotto


nominale di
resistenza Nastri laminati a freddo Nastri laminati a caldo Lamiere laminate a caldo Barre, vergella e profilati
Spessore nominale t
t ≤ 6 mm t ≤ 12 mm t ≤ 75 mm t ≤ 250 mm
fy fu fy fu fy fu fy fu
N/mm2 N/mm2 N/mm2 N/mm2 N/mm2 N/mm2 N/mm2 N/mm2
S 220 220 520 200 520 200 500 180 460
S 240 240 530 220 530 220 520 200 500
S 290 290 580 270 580 270 580 270 580
S 350 350 650 330 650 330 630 - -
2)
S 480 480 660 460 660 460 640 450 6502)
1) I valori nominali di fy ed fu forniti nel presente prospetto si possono usare nella progettazione senza che siano presi spe-
ciali precauzioni per portare in conto gli effetti dell’anisotropia o dell’incrudimento.
2) t ≤ 160 mm.

P(4) Non devono essere adottate proprietà meccaniche incrementate per condizioni di
incrudimento per acciai inossidabili che hanno subito incrudimento durante la fab-
bricazione, se si richiede che debbano essere saldati o trattati a caldo dopo la la-
vorazione a freddo, a meno che non possa essere dimostrato tramite prove spe-
rimentali e in conformità al punto 8, che la saldabilità o il trattamento termico non
riducano le proprietà meccaniche al di sotto dei valori da adottare.

2.1.4 Coefficienti del materiale


P(1) I seguenti valori dei coefficienti del materiale possono essere adottati per l'analisi
globale e per la determinazione delle resistenze degli elementi e delle sezioni:
- modulo di elasticità E = 200 000 N/mm2
- modulo di elasticità trasversale G = 77 000 N/mm2
Nota Valori tipici delle proprietà fisiche degli acciai inossidabili strutturali, a temperatura ambiente, in con-
dizioni di ricottura, sono forniti nell'appendice A.
(2) Per il calcolo degli spostamenti, si deve utilizzare il modulo secante determinato
con riferimento alla tensione nell’elemento corrispondente allo stato limite di ser-
vizio, vedere 4.2(8).

2.1.5 Resistenza alla rottura fragile


(1) Gli acciai inossidabili austenitici ed austeno-ferritici inclusi in questa parte 1-4 si
possono considerare adeguatamente resistenti e non suscettibili di rottura fragile,
per temperature di servizio fino a - 40 °C.

2.1.6 Applicazioni non magnetiche


(1) Qualora fosse richiesta un'applicazione non magnetica, si deve richiedere il pare-
re di persone esperte.
Nota Informazioni sulle applicazioni non magnetiche sono fornite nell'appendice A.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 7 di 54


2.2 Bulloni

2.2.1 Generalità
P(1) Bulloni e dadi di acciaio inossidabile devono essere conformi alla ISO 3506. Le
rondelle devono essere di acciaio inossidabile austenitico e devono essere con-
formi alla ISO 7089 o alla ISO 7090, con riferimento a quello maggiormente perti-
nente.
P(2) La tensione nominale di snervamento fyb e la tensione di rottura a trazione fub per
i bulloni di acciaio inossidabili devono essere ottenute dal prospetto 2.2.
(3) In attesa della pubblicazione di un’appropriata norma europea, le caratteristiche
fissate devono essere verificate usando un riconosciuto sistema di controllo qua-
lità, con provini prelevati da ciascun lotto degli elementi di collegamento.
prospetto 2.2 Valori nominali di fyb e fub per bulloni di acciaio inossidabile

Gruppi di materiale Classe di Campi dimensionali Carico unitario di Carico ultimo di


appartenenza conforme snervamento fyb trazione fub
alla ISO 35061) N/mm2 N/mm2
Austenitici e austeno- 50 ≤ M 39 210 500
ferritici
70 ≤ M 20 2)
450 700
80 ≤ M 20 2)
600 800
1) Oltre ai vari tipi di acciai trattati nella ISO 3506 nelle classi di appartenenza 50, 70 e 80, possono essere utilizzati altri tipi
di acciai conformi alla EN 10088-3.
2) Per bulloni di classe 70 e 80 con lunghezze maggiori di 8 volte il diametro, o con larghezze maggiori di quelle relative alla
classe M 20, i valori delle proprietà meccaniche devono essere forniti dal fabbricante di bulloni.

2.2.2 Bulloni precaricati


P(1) I bulloni ad alta resistenza realizzati con acciaio inossidabile non devono essere
utilizzati come bulloni precaricati progettati per una specifica resistenza allo scor-
rimento, a meno che la loro accettabilità in una particolare applicazione non possa
essere dimostrata da risultati di prove sperimentali.
(2) In tali casi devono essere presi in considerazione nel progetto gli effetti a lungo
termine applicando appropriati fattori di riduzione al precarico iniziale nel bullone,
al fine di ottenere il precarico di progetto Fp,Cd.
(3) In altre circostanze si possono usare i bulloni precaricati sempre che siano adot-
tate appropriate procedure di messa in trazione e si tenga conto in maniera appro-
priata del rilassamento tensionale con il tempo.

2.3 Elettrodi per saldature


P(1) Tutti gli elettrodi per le saldature devono essere conformi ai requisiti specificati nel
punto 3 della ENV 1993-1-1.
P(2) I valori specificati della resistenza allo snervamento e della resistenza a rottura
per trazione del metallo d'apporto devono essere entrambi maggiori o uguali ai
corrispondenti valori specificati in funzione della classe di acciaio da saldare.
P(3) Gli elettrodi per le saldature devono essere tali da poter produrre una saldatura
con resistenza alla corrosione adeguata alle condizioni ambientali di servizio,
sempre che sia utilizzato un corretto procedimento di saldatura.
(4) Gli elettrodi per saldatura si possono considerare adeguati se la resistenza alla
corrosione del metallo d'apporto non è minore di quella del materiale da saldare.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 8 di 54


3 DURABILITÀ
P(1) I requisiti per la durabilità forniti nel punto 2.4 della ENV 1993-1-1 si devono appli-
care anche agli acciai inossidabili.
P(2) Un appropriato tipo di acciaio inossidabile deve essere scelto conformemente alla
resistenza alla corrosione richiesta per la condizione ambientale nella quale gli
elementi strutturali devono essere utilizzati.
Nota Le indicazioni sulla selezione dei materiali in funzione della resistenza alla corrosione sono fornite
nell'appendice B.
P(3) Per gli usi estetici, devono essere tenuti in conto i possibili piccoli cambiamenti di
aspetto superficiale che si potrebbero presentare come risultato di depositi di
sporcizia (che in situazioni fortemente aggressive possono creare interstizi e por-
tare a piccole vaiolature superficiali). Deve essere utilizzato un adeguato tipo di
acciaio inossidabile resistente alla corrosione per assicurarsi che nella vita strut-
turale del componente si possano verificare solo attacchi superficiali.
(4) Se necessario, deve essere specificato un adeguato ciclo di pulizia per mantene-
re l'aspetto superficiale.
(5) Sebbene sotto condizioni favorevoli di esposizione atmosferica, i requisiti forniti in
P(3) possano essere soddisfatti dalla maggior parte degli acciai inossidabili che
contengono almeno il 12% di cromo, si deve ricercare il giudizio di esperti se si ri-
chiede che gli acciai inossidabili siano esposti in ambienti che contengono sostan-
ze chimiche, compresi ambienti associati a particolari processi industriali, ad acqua
marina e a spruzzi di sale necessari ad eliminare il ghiaccio dalle strade o a casi
analoghi.
Nota Informazioni aggiuntive sul progetto per il controllo della corrosione sono fornite nell'appendice B.

4 STATI LIMITE DI SERVIZIO

4.1 Generalità
P(1) I requisiti relativi agli stati limite di servizio specificati nel punto 4 della ENV 1993-1-1 si
devono applicare anche agli acciai inossidabili.
(2) Gli spostamenti devono essere valutati conformemente a 4.2.

4.2 Determinazione degli spostamenti


P(1) Nel valutare gli spostamenti devono essere considerati gli effetti di un comporta-
mento di non linearità del legame tensione-deformazione di acciai inossidabili e
l'efficacia della sezione trasversale.
P(2) Per limitare le deformazioni irreversibili in giunti bullonati, le tensioni nei bulloni e
nella sezione trasversale netta in corrispondenza dei fori dei bulloni sotto la com-
binazione di carico caratteristica (rara), devono essere limitate alla tensione di
snervamento.
(3) La sezione trasversale efficace può, a vantaggio di sicurezza, essere basata su
larghezze efficaci di elementi compressi con sezioni trasversali appartenenti alla
classe 4, determinate usando 5.2.3.
(4) Nel caso di elementi soggetti a taglio ("shear lag"), la sezione trasversale efficace
può essere, a vantaggio di sicurezza, basata sulle larghezze efficaci determinate
utilizzando 5.2.4.
(5) In alternativa, una stima più accurata può essere fatta utilizzando una sezione tra-
sversale efficace basata sulle larghezze efficaci di elementi compressi determina-
te utilizzando le tensioni dovute ai carichi di servizio.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 9 di 54


(6) Ciò può essere fatto ricavando il λ p da usare in 5.2.3 dalla relazione:

bp σ com, Ed, ser


λ p = 1, 052 ------ ---------------------------- [4.1]
t Ekσ
dove:
σcom,Ed,ser è la tensione di compressione nell'elemento considerato (calcolato
sulla base della sezione trasversale efficace) dovuta al relativo carico
di servizio.
(7) I valori di σcom,Ed,ser possono essere basati sulla sezione trasversale efficace de-
terminata in (3). Alternativamente, per ottenere una migliore approssimazione del-
la sezione trasversale efficace, può essere utilizzato un metodo iterativo.
(8) Gli spostamenti devono essere valutati utilizzando il modulo di elasticità secante
Es,ser determinato tenendo conto delle tensioni nell'elemento sotto la condizione di
carico corrispondente allo stato limite di servizio pertinente e dell'orientamento
della direzione di laminazione. Se non è noto l'orientamento della direzione di la-
minazione, o non può essere assicurato, allora si deve utilizzare il valore relativo
alla direzione longitudinale.
(9) Il valore del modulo di elasticità secante Es,ser si ottiene da:
Es,ser = (Es,1 + Es,2)/2 [4.2]
dove:
Es,1 è il modulo secante corrispondente alla tensione σ1 nell’ala tesa;
Es,2 è il modulo secante corrispondente alla tensione σ2 nell’ala compressa.
(10) I valori di Es,1 e Es,2 per l'assegnata tensione di servizio di progetto σi,Ed,ser e per
l'assegnato orientamento possono essere stimati utilizzando:
E
E s, i = ---------------------------------------------------------------------------------n- [4.3]
σ i, E d, s er
1 + 0, 002 --------------------  -------------------- 
E
σ i, E d, s er fy
con:
i = 1 o 2.
(11) Il valore del coefficiente n si deve basare sul limite di proporzionalità, definito co-
me tensione corrispondente alla deformazione residua dello 0,01%, e sulla ten-
sione di snervamento, definita come corrispondente alla deformazione residua
dello 0,2%. Il valore di n deve essere fornito dal fabbricante dell'acciaio. Un valore
indicativo si può ottenere dal prospetto 4.1.
(12) Per semplicità la variazione di Es,ser lungo la lunghezza dell’elemento può essere
trascurata e si può utilizzare il minimo valore di Es,ser per l'elemento (corrispon-
dente al massimo valore delle tensioni σ1,Ed,ser e σ2,Ed,ser nell'elemento stesso)
lungo tutta la sua lunghezza.
prospetto 4.1 Valori indicativi di n

Classe di Coefficiente n
resistenza
Direzione Direzione
longitudinale trasversale
S 220 5,5 7,5
S 240 6,0 8,0
S 480 4,0 4,0

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 10 di 54


5 STATI LIMITE ULTIMI

5.1 Generalità
P(1) Le prescrizioni fornite nel punto 5 della ENV 1993-1-1 si devono applicare anche
agli acciai inossidabili, salvo quando modificate o sostituite da speciali prescrizio-
ni fornite nella presente parte 1-4.
P(2) Il fattore di sicurezza parziale γM si deve ottenere da 5.1.1(2) della ENV 1993-1-1.
P(3) Non devono essere utilizzate analisi plastiche globali a meno che non ci sia suffi-
ciente evidenza sperimentale da assicurare che le assunzioni fatte nei calcoli sia-
no rappresentative dell'effettivo comportamento della struttura. In particolare deve
essere provato che le connessioni siano capaci di resistere agli incrementi di mo-
menti e forze interni, dovute all'incrudimento.
P(4) Non è necessario prendere in considerazione il fenomeno della fatica, a meno
che la struttura non sia soggetta a numerose e significative fluttuazioni di tensio-
ne. In tali casi la resistenza a fatica deve essere verificata utilizzando il punto 9
della ENV 1993-1-1.

5.2 Classificazione delle sezioni trasversali

5.2.1 Massimi rapporti larghezza-spessore


(1) Le prescrizioni per i calcoli di progetto fornite nella presente parte 1-4 si posso-
no applicare alle sezioni trasversali comprese nei limiti dimensionali forniti nella
ENV 1993-1-3, tranne quando i rapporti globali larghezza-spessore b/t e h/t co-
me definiti nella ENV 1993-1-3, non risultano maggiori di 400 mm, vedere figura 5.1.
(2) Qualora le distorsioni visibili degli elementi piani della sezione trasversale non
siano accettabili sotto i carichi di servizio, devono essere applicate, se necessa-
rio, appropriate riduzioni alle limitazioni dei rapporti globali larghezza-spessore.
figura 5.1 Massimi rapporti larghezza-spessore
Dimensioni in mm

5.2.2 Classificazione degli elementi compressi


(1) Gli elementi compressi delle sezioni trasversali devono essere classificati come
classe 1, 2 o 3 in funzione dei limiti specificati nel prospetto 5.1. Gli elementi com-
pressi che non soddisfano i criteri per la classe 3 dovrebbero essere classificati
come elementi di classe 4.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 11 di 54


prospetto 5.1 Rapporti massimi larghezza-spessore per elementi compressi

a) Anima: [elementi interni perpendicolari all’asse di flessione]

d = h - 3t (t = tf = tw)

Classe Anima soggetta a flessione Anima soggetta a compressione Anima soggetta a flessione
e compressione
Distribuzione degli sforzi
nell’elemento
(compressione positiva)

quando α > 0,5:


1 d / tw ≤ 56,0ε d / tw ≤ 25,7ε d / tw ≤ 308ε /(13α - 1)
quando a ≤ 0,5:
d / tw ≤ 28ε /α

quando α > 0,5:


2 d / tw ≤ 58,2ε d / tw ≤ 26,7ε d / tw ≤ 320ε /(13α - 1)
quando a ≤ 0,5:
d / tw ≤ 29,1ε /α
Distribuzione degli sforzi
nell’elemento
(compressione positiva)

3 d / tw ≤ 74,8ε d / tw ≤ 30,7ε d ⁄ t w ≤ 15,3 ε k σ

0, 5
235 E
ε = ------- ---------------- Per kσ vedere prospetto 4.1 della ENV 1993-1-3
f y 210 000

segue nella pagina successiva

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 12 di 54


continua dalla pagina precedente

b) Elementi di flangia interni: [elementi interni paralleli all’asse di flessione]

Classe Tipo Sezione soggetta a flessione Sezione soggetta a compressione


Distribuzione degli sforzi nell’elemento e nella sezione
(compressione positiva)

Sezione cava laminata (b - 3t)/t ≤ 25,7ε (b - 3t)/t ≤ 25,7ε


1
Altre b/t f ≤ 25,7ε b/t f ≤ 25,7ε

Sezione cava laminata (b - 3t)/t ≤ 26,7ε (b - 3t)/t ≤ 26,7ε


2
Altre b/t f ≤ 26,7ε b/t f ≤ 26,7ε
Distribuzione degli sforzi nell’elemento e nella sezione
(compressione positiva)

Sezione cava laminata (b - 3t)/t ≤ 30,7ε (b - 3t)/t ≤ 30,7ε


3
Altre b/t f ≤ 30,7ε b/t f ≤ 30,7ε

0, 5
235 E
ε = ------- ----------------
f y 210 000

segue nella pagina successiva

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 13 di 54


continua dalla pagina precedente

c) Ali sporgenti:

Sezioni formate a freddo Sezioni saldate

Classe Tipo di sezione Ala soggetta a compressione Ala soggetta a compressione e flessione

Bordo compresso Bordo teso


Distribuzione degli sforzi nell’elemento
(compressione positiva)

10 ε 10 ε
c / t f ≤ 10,0ε c / t f ≤ ------- c / t f ≤ ------------
Formata a freddo α α α
1 (laminata)
c / t f ≤ 9,0ε 9ε 9ε
Saldata c / t f ≤ ----- c / t f ≤ ------------
α α α

10,4 ε 10,4 ε
c / t f ≤ 10,4ε c / t f ≤ ------------ c / t f ≤ ------------
Formata a freddo α α α
2 (laminata)
c / t f ≤ 9,4ε 9, 4 ε 9, 4 ε
Saldata c / t f ≤ ---------- c / t f ≤ ------------
α α α
Distribuzione di tensione nell’elemento
(compressione positiva)

Formata a freddo c / t f ≤ 11,9ε c / t f ≤ 18,1 ε k σ


3 (laminata)
Saldata c / t f ≤ 11,0ε c / t f ≤ 16,7 ε k σ

0, 5
235 E
ε = ------- ---------------- Per Kσ vedere prospetto 4.2 nella ENV 1993-1-3
f y 210 000

segue nella pagina successiva

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 14 di 54


continua dalla pagina precedente

d) Angolari:

Riferirsi anche a c)
"Ali sporgenti"

[Non applicabile da angolari in contatto


con continuità con altri componenti]

Classe Sezione compressa

Distribuzione degli sforzi nella sezione


(compressione positiva)

h / t ≤ 11,9ε
3
(b + h)/2t ≤ 9,1ε
e) Sezioni tubolari:

Classe Sezione flessa e/o compressa

1 d / t ≤ 50ε2

2 d / t ≤ 70ε2

3 d / t ≤ 90ε2

0, 5
235 E
ε = ------- ----------------
f y 210 000

5.2.3 Larghezze efficaci delle sezioni trasversali di classe 4


(1) Le larghezze efficaci degli elementi compressi di sezioni trasversali di classe 4 de-
vono essere determinate come indicato nel punto 4 della ENV 1993-1-3, utilizzan-
do il fattore di riduzione ρ ottenuto dalle seguenti espressioni:
- se λ p ≤ 0,673:
ρ = 1,0 [5.1a]

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 15 di 54


- se λ p > 0,673:

ρ = (1,0 - 0,22/ λ p )/ λ p [5.1b]


con:

b γ M1 σ coṁ, Ed
λ p = 1, 052 -----p- ------------------------------- [5.1c]
t E kσ
dove:
bp è la larghezza nominale sul piano di un elemento piano come definito
nella ENV 1993-1-3, oppure ha il significato di b nella ENV 1993-1-1,
secondo quanto più appropriato;
E è il modulo di elasticità come indicato in 2.1.4P(1);
kσ è il fattore di instabilità relativo al prospetto 4.1 o 4.2 della ENV 1993-1-3,
secondo quanto più appropriato;
σcom,Ed è la maggiore tensione di compressione nell'elemento pertinente, cal-
colata sulla base della sezione trasversale efficace.

5.2.4 Effetti del taglio ("shear lag effects")


P(1) Gli effetti del taglio devono essere presi in considerazione come specificato nel
punto 5.4.3 della ENV 1993-1-3.

5.3 Resistenza delle sezioni trasversali

5.3.1 Utilizzazione dell'incrudimento


P(1) Quando si deve utilizzare una resistenza della sezione trasversale incrementata,
dall'incrudimento, conseguente ad operazioni di laminazione a freddo, le resisten-
ze della sezione trasversale devono essere calcolate utilizzando appropriati valori
incrementati della tensione di snervamento per il livello di incrudimento pertinen-
te, vedere 2.1.3.
P(2) In circostanze eccezionali, come per le travi in situazioni di progetto accidentali, i
benefici relativi alle caratteristiche di incrudimento degli acciai inossidabili auste-
nitici ricotti possono essere considerati nel progetto, subordinatamente alle stes-
se condizioni specificate in 2.1.3P(4) per l'incrudimento relativo alla fabbricazione.
(3) Ciò può essere conseguito utilizzando una tensione di snervamento incrementata
fyc al posto della tensione di snervamento fy ricavata dal prospetto 2.1. Le seguen-
ti condizioni devono essere rispettate:
- La sezione trasversale deve essere di classe 1 o di classe 2 se classificata uti-
lizzando il valore di ε riportato nel prospetto 5.1, calcolando la tensione incre-
mentata fyc al posto della tensione di snervamento fy dal prospetto 2.1.
- L’elemento deve essere soggetto solo a flessione retta.
- L’elemento non deve essere soggetto a instabilità flessionale, latero-torsiona-
le, torsionale, flesso-torsionale o distorsionale, quando per la verifica è utiliz-
zata fyc.
- Le connessioni dovrebbero essere capaci di sviluppare la resistenza incre-
mentata degli elementi.

5.3.2 Sezione trasversale netta


P(1) Le prescrizioni fornite in 5.4.2.2. della ENV 1993-1-1 si devono applicare anche
agli acciai inossidabili.

5.3.3 Resistenza a trazione in corrispondenza dei fori per bulloni


P(1) La resistenza a trazione della sezione trasversale deve essere presa pari al valo-
re minore tra la resistenza plastica della sezione trasversale lorda Npl,Rd e la resi-
stenza ultima Nu,Rd della sezione trasversale netta.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 16 di 54


(2) La resistenza plastica della sezione trasversale lorda si può determinare utilizzando:
Npl,Rd = A fy / γM0 [5.2]
(3) La resistenza ultima della sezione trasversale netta si deve determinare da:
Nu,Rd = 0,9 kr Anet fu/γM2 [5.3]
con:
kr = [1 + 3r (do/u - 0,3)] con la limitazione kr ≤ 1
r = [numero dei bulloni nella sezione trasversale]/[numero totale di bulloni
nella connessione]
u = 2 e2 con la limitazione u ≤ p2
dove:
Anet è l'area della sezione trasversale netta;
do è il diametro nominale del foro del bullone;
e2 è la distanza dal bordo, dal centro del foro del bullone all'estremità adia-
cente, misurata nella direzione perpendicolare alla direzione di trasferi-
mento di carico;
p2 è l’interasse tra i centri dei fori dei bulloni nella direzione perpendicolare
alla direzione di trasferimento del carico.

5.3.4 Angolari soggetti a trazione


(1) Nel caso di angolari collegati ad una sola ala, la resistenza a trazione si può de-
terminare trascurando l'eccentricità e trattando l'elemento come caricato assial-
mente, ma con un'area netta ridotta Ared ottenuta da:
Ared = A1,net + 0,5 A2 [5.4]
dove:
A1,net è l'area netta dell'ala collegata;
A2 è l'area lorda dell'ala non collegata, ma non maggiore di due volte l'area
lorda dell'ala collegata.

5.4 Resistenza degli elementi all'instabilità

5.4.1 Generalità
P(1) Le prescrizioni relative all'instabilità flessionale, latero-torsionale, torsionale, fles-
so-torsionale e distorsionale, fornite nelle ENV 1993-1-1 e ENV 1993-1-3 secon-
do quanto più appropriato, devono essere applicate anche agli acciai inossidabili,
a meno che non siano integrate o modificate in 5.4.2 o 5.4.3.
Nota In caso di compressione assiale, il modo torsionale o flesso-torsionale è più probabile che governi
la resistenza all'instabilità per gli acciai inossidabili che non per acciai al carbonio.
(2) Nel determinare la resistenza all'instabilità torsionale o flesso-torsionale di un an-
golare, l'asse y-y dovrebbe essere definito come specificato nella ENV 1993-1-3
piuttosto che come specificato nella ENV 1993-1-1.

5.4.2 Instabilità flessionale


P(1) Per l'instabilità flessionale il fattore di riduzione χ deve essere determinato utiliz-
zando i valori di α e λ 0 forniti nel prospetto 5.2, attraverso:

2 2 0,5
χ = 1 ⁄ φ + (φ – λ ) con la limitazione χ≤1 [5.5]

con:
2
φ = 0, 5 1 + α ( λ – λ 0 ) + λ

l f y βA 0, 5
λ = ------- - = ( λ ⁄ λ1) [ βA]
------------
i π E
2

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 17 di 54


λ = l⁄i
0, 5
λ1 = π [ E ⁄ f y]
βA = 1 per classi di sezioni trasversali 1, 2 o 3;
βA = Aeff/A per classe di sezioni trasversali 4.
dove:
E è il modulo di elasticità, vedere 2.1.4P(1);
i è il raggio d'inerzia intorno all'asse pertinente (iy, iz, iu o iv), calcolato in ba-
se alle proprietà della sezione trasversale lorda;
l è la lunghezza libera d'inflessione per instabilità flessionale intorno all'as-
se pertinente (ly, lz, lu o lv);
α è il coefficiente di imperfezione ricavabile dal prospetto 5.2;
λ0 è la snellezza adimensionale ricavabile dal prospetto 5.2.
(2) Per le informazioni circa la determinazione della lunghezza libera d'inflessione l
per instabilità flessionale di una membratura compressa, a partire dalla sua lun-
ghezza di sistema L, bisognerebbe far riferimento alla ENV 1993-1-1.
prospetto 5.2 Valori di α e λ 0 per l'instabilità flessionale

Tipo di membratura α λ0
Sezione aperta formata a freddo 0,49 0,40
Sezione cava profilata a freddo 0,49 0,40
Sezione aperta saldata 0,76 0,20

5.4.3 Instabilità flesso-torsionale ("lateral torsional")


P(1) Per l'instabilità flesso-torsionale il coefficiente di riduzione χLT deve essere deter-
minato utilizzando il valore di αLT dato dal prospetto 5.3, attraverso:
2 2 0, 5
χ LT = 1 ⁄ φ LT + ( φ LT – λ LT ) con la limitazione χ LT ≤ 1 [5.6]

con:
2
φ LT = 0, 5 1 + α LT ( λ LT – 0, 2 ) + λ LT

βW f y W
p l, y 0, 5
λ LT = ------------------------------ = ( λ LT ⁄ λ 1 ) [ β W ]
M cr
0, 5
λ1 = π [ E ⁄ f y]
βW = 1 per sezioni trasversali di classe 1 o 2;
βW = Wel /Wpl per sezioni trasversali di classe 3;
βW = Weff/Wpl per sezioni trasversali di classe 4.
dove:
αLT è il coefficiente di imperfezione definito nel prospetto 5.3;
Mcr è il momento critico elastico per instabilità flesso-torsionale.
Nota Informazioni per il calcolo di Mcr e λLT sono fornite nell'appendice F della ENV 1993-1-1.
(2) Non è necessario tenere in conto gli effetti dell'instabilità flesso-torsionale se
λ LT ≤ 0,4.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 18 di 54


prospetto 5.3 Valori di αLT per instabilità flesso-torsionale ("lateral torsional")

Tipo di membratura αLT


Sezione aperta formata a freddo 0,34
Sezione cava profilata a freddo 0,34
Sezione aperta saldata 0,76
Altri casi per i quali non sono disponibili dati 0,76
sperimentali

5.5 Resistenza a taglio


P(1) La resistenza a taglio dell'anima Vw,Rd deve essere presa come la minore tra la re-
sistenza all'instabilità per taglio Vb,Rd e la resistenza a taglio plastica Vpl,Rd.
(2) La resistenza plastica a taglio V pl,Rd dovrebbe essere verificata se la snellez-
za relativa d'anima λ w ≤ 0,2 (γM0/γM1) o, nel caso di anima non irrigidita, se
dw/tw ≤ 17,3 ε (γM0/γM1) in cui:
235 E
ε = ---------- ----------------------
f y 210 000
(3) La snellezza relativa d'anima λ w si dovrebbe ottenere da:

0,8 d fy
λ w = ----------------w- -----------
- [5.7]
tw kτ E
dove:
kτ è il fattore di imbozzamento per taglio, vedere 5.6.3 nella ENV 1993-1-1.
(4) La resistenza a taglio plastica Vpl,Rd si dovrebbe ottenere da:

V = d w t w ( f y ⁄ 3 ) ⁄ γ M0 [5.8]
l
p , Rd

(5) La resistenza all'instabilità per taglio Vb,Rd si dovrebbe ottenere da:


Vb,Rd = dwtwfbv / γM1 [5.9]
dove:
fbv è la resistenza all'instabilità per taglio ottenuta dal prospetto 5.4 per il va-
lore di λ w pertinente.
prospetto 5.4 Resistenza all'instabilità per taglio fbv

Snellezza relativa d’anima λ w Anima con soli irrigidimenti trasversali Anima con irrigidimenti intermedi ed
di estremità irrigidimenti trasversali di estremità

0, 2 < λ w ≤ 0, 6 1 – 0,63 ( λ w – 0,2 ) ( f y ⁄ 3 ) 1 – 0,63 ( λ w – 0,2 ) ( f y ⁄ 3 )

λ w ≤ 0, 6 1 – 0,42 λ w ( f y ⁄ 3 )
27 – λ w
- ( f y ⁄ 3)
----------------------
24 + 19 λ w

5.6 Resistenza dell'anima alle forze trasversali


(1) In assenza di migliori informazioni sulla resistenza delle anime d'acciaio inossida-
bile alle forze trasversali applicate attraverso le flange, si può fare riferimento alla
ENV 1993-1-1 e ENV 1993-1-3, secondo quanto più appropriato.
(2) La necessità di verificare una particolare modalità di collasso, in funzione del tipo
di sezione e del tipo di applicazione del carico, è indicata nel prospetto 5.5.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 19 di 54


prospetto 5.5 Verifiche per la resistenza locale dell'anima

Tipo di sezione e tipo di applicazione del carico Resistenza allo Resistenza Resistenza
schiacciamento all’imbozzamento all’instabilità
Sezioni aperte saldate:
- forze contrastate dall’azione resistente di taglio -
dell’anima
- forze trasferite attraverso apposite ali -
Sezione aperta formata a freddo -

5.7 Irrigidimenti trasversali d'anima


P(1) Gli irrigidimenti trasversali d'anima di estremità e nelle posizioni in cui sono appli-
cati significativi carichi alla membratura attraverso la flangia, dovrebbero avere
una resistenza all'instabilità non minore del carico applicato o della forza di reazione.
(2) Altri irrigidimenti trasversali d'anima intermedi dovrebbero essere calcolati per re-
sistere ad una forza di compressione Ns,Sd nell'irrigidimento data da:
Ns,Sd = VSd - dwtwτbb con la limitazione Ns,Sd ≥ 0 [5.10]
dove:
VSd è la forza di taglio nell'elemento in prossimità degli irrigidimenti;
τbb è la resistenza iniziale all'instabilità per taglio dell'anima.
(3) La resistenza iniziale d'instabilità per taglio τbb per il valore di λ w competente si
deve ottenere dal prospetto 5.6. I valori di τbb devono essere presi come i più bas-
si tra i valori dei due pannelli adiacenti all'irrigidimento.
(4) La resistenza all'instabilità dell'irrigidimento Nb,Rd deve essere determinata dalla
5.4.2 utilizzando α = 0,49 e λ 0 = 0,2. La lunghezza libera d'inflessione l dell'irrigi-
dimento deve essere appropriata alla condizione di vincolo, ma non minore di
0,75dw.
(5) Per la verifica d'instabilità, l'area efficace della sezione trasversale di un irrigidi-
mento deve comprendere l'irrigidimento stesso più una porzione d'anima di lar-
ghezza 11εtw da ciascun lato dell'irrigidimento. Alle estremità della membratura (o
in corrispondenza delle aperture nell'anima) la dimensione di 11εtw deve essere li-
mitata a quella effettivamente disponibile.
prospetto 5.6 Tensione iniziale d'instabilità per taglio

Snellezza relativa d’anima λ w Tensione iniziale dell’instabilità per taglio τbb

λ w ≤ 0, 2 ( f y ⁄ 3)

0, 2 < λ w ≤ 0, 75 1 – 0,63 ( λ w – 0,2 ) ( f y ⁄ 3 )

0, 75 < λ w ≤ 2, 2 3, 6 – λ w
- ( f y ⁄ 3)
-------------------------
3, 2 + 1, 6 λ w

λ w > 2, 2 ( 1 ⁄ λw2 ) ( f y ⁄ 3)

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 20 di 54


6 PROGETTAZIONE DEI COLLEGAMENTI

6.1 Generalità
P(1) Le prescrizioni fornite nel punto 6 della ENV 1993-1-1 devono essere applicate
anche agli acciai inossidabili, tranne quando modificate o sostituite da speciali
prescrizioni fornite nella presente parte 1-4.
Nota Le indicazioni sulla durabilità sono fornite nell'appendice B. Le informazioni sulla fabbricazione dei
collegamenti sono specificate nell'appendice C.
(2) La progettazione dei collegamenti per lamiere di acciaio inossidabile, utilizzando viti
autofilettanti con rondelle deve essere eseguito in conformità alla ENV 1993-1-3.

6.2 Collegamenti bullonati


(1) Sebbene la resistenza al rifollamento dei collegamenti bullonati di acciaio inossi-
dabile sia generalmente determinata dalla necessità di limitare l'ovalizzazione del
foro sotto il carico di servizio, la verifica separata allo stato di servizio può essere
evitata se si limita l'ovalizzazione del foro allo stato limite ultimo sostituendo fu con
un valore ridotto fu,red fornito da:
fu,red = 0,5 fy + 0,6 fu
(2) Se la distanza dal bordo e2 è minore di 1,5 do o l’interesse p2 misurato trasver-
salmente alla direzione di applicazione del carico è minore di 3,0 do, vedere
6.5.5(9) della ENV 1993-1-1, le riduzioni specificate nel punto 6.5.5(10) della
ENV 1993-1-1 devono essere applicate alla resistenza a rifollamento basata
su fu, non sulla resistenza ridotta basata su fu,red.
(3) Per bulloni soggetti ad azioni combinate di taglio e trazione, si deve utilizzare l'espres-
sione [6.6] della ENV 1993-1-1 invece dell'espressione [8.2] della ENV 1993-1-3.
(4) Laddove, nel punto 6.5.5 della ENV 1993-1-1, è fatta distinzione per bulloni d'ac-
ciaio al carbonio, tra bulloni più duttili di grado 4,6, 5,6 e 8,8 e bulloni meno duttili
di grado 4,8, 5,8, 6,8 e 10,9, i bulloni di acciaio inossidabile conformi alle classi di
appartenenza 50, 70 e 80 della ISO 3506, devono essere trattati come i bulloni di
classe più duttile.
(5) La resistenza a taglio dei bulloni si deve determinare dalle seguenti espressioni:
- se il piano di taglio passa attraverso la porzione non filettata del bullone:
Fv,Rd = 0,6 fub A /γMb [6.1]
- se il piano di taglio passa attraverso la porzione filettata del bullone:
Fv,Rd = 0,6 fub As /γMb [6.2]
dove:
A è l'area della sezione trasversale lorda del bullone;
As è l'area sollecitata a trazione del bullone;
fub è la resistenza a trazione ultima del bullone, vedere prospetto 2.2.

6.3 Giunzioni saldate


(1) Nel determinare la resistenza di progetto dei cordoni di saldatura, il valore del
coefficiente di correlazione βw si deve prendere pari a 1,0 per tutte le classi di re-
sistenza nominale di acciaio inossidabile, a meno che un valore più basso non
sia giustificato da prove sperimentali condotte in conformità al punto 8.

7 FABBRICAZIONE
P(1) Le prescrizioni per la progettazione mediante calcolo fornite nella presente parte
1-4 della ENV 1993 possono essere usate per strutture che soddisfano i requisiti
specificati nella ENV 1090-1 (e nel prENV 1090-2 nel caso di profili sottili sagoma-
ti a freddo) per le regole di esecuzione, per la fabbricazione e le tolleranze di mon-
taggio.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 21 di 54


(2) Si deve fare riferimento anche al prENV 1090-6 e al prEN … (CEN/TC 121/SC 4/WG 5,
Linee guida sulla saldatura per acciai inossidabili).
Nota Indicazioni su speciali aspetti della fabbricazione utilizzando acciai inossidabili sono fornite nell'ap-
pendice C.

8 PROGETTAZIONE ASSISTITA DALLE PROVE SPERIMENTALI


(1) Il punto 8 della ENV 1993-1-1 e il punto 9 della ENV 1993-1-3 possono essere ap-
plicate anche agli acciai inossidabili.
Nota L’appendice A della ENV 1993-1-3 fornisce indicazioni sulla scelta dello spessore e della resistenza
del materiale.
(2) I campioni di prova devono essere prodotti in maniera simile ai componenti della
struttura finale in modo da riflettere gli stessi livelli di incrudimento.
(3) Le stesse precauzioni e gli stessi requisiti adottati per le procedure di prove spe-
rimentali applicate agli acciai normali al carbonio devono essere applicati agli ac-
ciai inossidabili.
Nota 1 Gli acciai inossidabili hanno duttilità maggiore e maggiore attitudine all’incrudimento rispetto agli ac-
ciai al carbonio, quindi le attrezzature di prova possono richiedere maggiori capacità portanti e la
capacità di registrare deformazioni maggiori del campione, rispetto a quelle necessarie per le prove
su elementi di acciaio normale con tensione di snervamento simile.
Nota 2 Per carichi di prova più elevati, gli effetti della fessurazione "creep" cresceranno, le letture delle de-
formazioni e degli spostamenti non si stabilizzano in un tempo ragionevole.
(4) Poiché gli acciai inossidabili possono presentare anisotropia, i campioni estratti
da un piatto o lamiera devono essere disposti con lo stesso orientamento (per
esempio trasversale o parallelo alla direzione di laminazione) della struttura fina-
le. Se l'orientamento finale non è conosciuto o non può essere assicurato, prove
sperimentali devono essere eseguite per entrambe le direzioni e deve essere
adottato il risultato meno favorevole.

9 FATICA
(1) Il punto 9 della ENV 1993-1-1, incluse le tabelle di classificazione, si può utilizzare
anche agli acciai inossidabili.
(2) Si devono prendere in considerazione le variazioni di tensione dovute a carichi
vibranti legati a impianti o macchinari, fluttuazioni nei carichi da vento su torri,
pali e ciminiere e oscillazioni indotte dal vento. In ogni caso non è necessario
che siano incluse variazioni di tensione dovute alle normali fluttuazioni delle for-
ze imposte, dei carichi da neve o da vento su un edificio.

10 RESISTENZA AL FUOCO
P(1) Per la progettazione della resistenza all’incendio, si deve fare riferimento alla
ENV 1993-1-2.
(2) I dati per i legami tensioni-deformazioni e per le altre proprietà dei materiali ad ele-
vate temperature si possono ottenere dalla EN 10088 o dai produttori dell'acciaio.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 22 di 54


APPENDICE A DATI SUI MATERIALI
(informativa)

A.1 Tipi di acciaio inossidabile

A.1.1 Generalità
(1) Gli acciai inossidabili inclusi nella presente parte 1-4 della ENV 1993 possono es-
sere classificati in relazione alla loro struttura metallurgica ed alla loro composi-
zione chimica.
(2) La classificazione degli acciai inossidabili secondo il loro contenuto di nichel e
cromo è indicata nella figura A.1.
figura A.1 Classificazione degli acciai inossidabili in funzione del contenuto di nichel e cromo
Legenda
X Cr in %
Y Ni in %
1 Acciai austenitici
2 Acciai austenitico-ferritici
3 Acciai invecchiati
4 Acciai martensitici
5 Acciai ferritici

A.1.2 Acciai inossidabili ferritici, semi-ferritici e martensitici

A.1.2.1 Generalità
(1) Il cromo è il principale elemento di lega negli acciai inossidabili ferritici, semi-ferri-
tici e martensitici.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 23 di 54


A.1.2.2 Acciai ferritici e semi-ferritici
(1) Gli acciai inossidabili ferritici hanno un contenuto massimo di carbonio dello
0,08%. A causa di ciò non presentano indurimento significativo dopo trattamento
termico.
(2) La struttura ferritica in fase-alfa e in fase-delta (struttura residua da alte tempera-
ture) è magnetica. Tale struttura è duttile in particolari condizioni di lavorazione.
(3) I tipi di acciaio ferritico più comunemente utilizzati per le barre includono un'ag-
giunta di zolfo maggiore dello 0,15% per facilitare la lavorazione per asportazione
di truciolo. In alcuni casi lo zolfo può essere in parte sostituito da elementi della
stessa famiglia (selenio, tellurio, ecc.).
(4) In funzione della loro composizione chimica, alcuni tipi di acciaio possono subire
una parziale trasformazione martensitica e questi sono chiamati i tipi semi-ferritici.

A.1.2.3 Acciai martensitici


(1) Gli acciai inossidabili martensitici hanno i più alti contenuti di carbonio, variabili
dallo 0,08% a oltre l'1%. Le loro resistenze meccaniche possono essere incre-
mentate notevolmente attraverso trattamenti termici di tempra. La struttura mar-
tensitica ottenuta è magnetica e fragile e deve essere sottoposta ad un trattamen-
to di rinvenimento prima dell'uso.
(2) Alcuni gradi di acciaio comprendono aggiunte di zolfo, ed altri tipi comprendono
altri elementi della stessa famiglia (selenio, tellurio, ecc.), in quantità maggiore
dello 0,15% e sono adatti per lavorazioni per asportazione di truciolo.
(3) Oltre ai tipi di acciaio menzionati nella presente norma sperimentale, ci sono tipi
per applicazioni specifiche quali supporti e coltelleria.

A.1.3 Acciai austenitici


(1) Negli acciai inossidabili austenitici, il cromo e il nichel sono i principali elementi di
lega insieme al ferro.
(2) La struttura metallurgica di questi acciai è costituita da austenite in fase gamma,
che può essere metastabile, con possibile presenza di una fase delta ferritica, re-
sidua dalle alte temperature.
(3) L’austenite, in fase di gamma, è non-magnetica.
(4) L’austenite metastabile si può trasformare in martensite attraverso deformazioni
plastiche a freddo.
(5) La stabilità dell'austenite può essere aumentata aggiungendo i seguenti elementi:
carbonio, nichel, manganese, azoto, rame e cobalto.
(6) Gli acciai austenitici possiedono una buona resistenza alla corrosione generaliz-
zata. Non mostrano presenza di incrudimento dopo trattamenti termici a caldo;
d'altra parte la loro resistenza meccanica può essere considerevolmente aumen-
tata attraverso la lavorazione a freddo.
(7) Gli acciai austenitici possono essere classificati, secondo la loro composizione
chimica, come segue:
a) Acciai austenitici: Sono i tipi più comunemente utilizzati, perché rappresen-
tano un buon compromesso tra costo e resistenza alla corrosione. Sono più
difficili da lavorare alle macchine utensili rispetto ai tipi ferritici e martensitici e,
come in queste categorie, ci sono varianti con zolfo aggiunto (S > 0,15% con
possibilità di selenio, tellurio ecc.).
b) Acciai austenitici al molibdeno: L'aggiunta di molibdeno, in genere, incre-
menta la resistenza alla corrosione. Per non mettere a rischio tale effetto non
ci sono varianti con maggiore contenuto di zolfo. Le aggiunte di molibdeno so-
no piuttosto sfavorevoli in ambienti ricchi di azoto.
c) Acciai austenitici stabilizzati: L'aggiunta di titanio e/o niobio evita la precipi-
tazione di carburi di cromo legati a trattamenti termici e/o processi di saldatu-
ra. Questi acciai mostrano buone proprietà meccaniche fino a 600 °C.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 24 di 54


d) Acciai super austenitici: Questi acciai hanno una struttura austenitica stabi-
le con contenuti di cromo e nichel, integrati con aggiunta di elementi addizio-
nali fino ad un totale maggiore del 45%. Ciò fornisce loro eccellente resistenza
alla corrosione in ambienti aggressivi.

A.1.4 Acciai austeno-ferritici


(1) Gli acciai inossidabili austeno-ferritici generalmente presentano un alto contenuto
di cromo e un basso contenuto di nichel, con la particolare caratteristica di una
struttura metallurgica a due fasi a temperatura ambiente (contenuto di austenite
tra il 40% e il 60%).
(2) Le loro proprietà meccaniche sono migliori di quelle degli acciai inossidabili auste-
nitici (circa 1,2 volte maggiori per la resistenza ultima a trazione e circa 2 volte
maggiori per la resistenza di snervamento).
(3) Gli acciai austeno-ferritici usualmente hanno migliore resistenza alla corrosione
generalizzata, alla vaiolatura e alla tenso-corrosione rispetto agli acciai inossida-
bili austenitici.

A.1.5 Acciai indurenti per precipitazione


(1) Gli acciai inossidabili indurenti per precipitazione presentano maggiori resistenze
meccaniche e buona resistenza alla corrosione, ottenute in seguito al trattamento
termico eseguito dopo la loro messa in opera.
(2) L’incremento di resistenza è dovuto alla precipitazione di composti inter-metallici
durante il trattamento di indurimento finale. Le specifiche condizioni del trattamen-
to devono essere variate in funzione del livello di proprietà meccaniche desidera-
to, utilizzando i dati forniti dai produttori dell'acciaio.
(3) Come gli acciai inossidabili martensitici, gli acciai a struttura indurita, possono an-
che essere consegnati pronti per l'uso.

A.2 Glossario dei termini utilizzati per i trattamenti

A.2.1 trattamento termico: Una serie di operazioni nel corso delle quali un prodotto solido ferroso
è totalmente o parzialmente esposto a cicli termici per ottenere una variazione delle sue
proprietà meccaniche e/o della sua struttura metallurgica.

A.2.2 trattamento di solubilizzazione: Trattamento termico inteso a dissolvere costituenti precipi-


tati precedentemente e a mantenerli in soluzione.

A.2.3 ricottura: Trattamento termico consistente in riscaldamento ed imbibizione a temperatura


adeguata, seguiti da raffreddamento in condizioni tali che, dopo il ritorno a temperatura am-
biente, la struttura metallurgica si presenterà in uno stato prossimo a quello di equilibrio.

A.2.4 ricottura di solubilizzazione: Trattamento termico applicato ad acciai austenitici consisten-


te in un riscaldamento ad alta temperatura seguito da raffreddamento sufficientemente ra-
pido in modo che venga conservata una struttura omogenea austenitica quando si ritorna
a temperatura ambiente.

A.2.5 incrudimento: Incremento di durezza e delle caratteristiche tensili prodotto da deformazio-


ni a freddo e lavorazione meccanica.

A.3 Assegnazione degli acciai inossidabili a classi di resistenza nominale


(1) Le assegnazioni dei comuni acciai austenitici e austeno-ferritici conformi alla
EN 10088 alle classi di resistenza nominali specificate nel prospetto 2.1, sono for-
nite nel prospetto A.1.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 25 di 54


prospetto A.1 Assegnazione dei comuni acciai austenitici e austeno-ferritici alle classi di resistenza nominali

Classe di resistenza Micro-struttura Gradi d’acciaio conformi alla EN 10088


nominale
Sigla dell’acciaio Numero dell’acciaio
X5CrNi18-10 1.4301
X2CrNi19-11 1.4306
S 220 Austenitica X2CrNi18-9 1.4307
X6CrNiTi18-10 1.4541
X5CrNiMo17-12-2 1.4401
X2CrNiMo17-12-2 1.4404
X2CrNiMo17-12-3 1.4432
S 240 Austenitica X2CrNiMo18-14-3 1.4435
X1NiCrMoCu25-20-5 1.4539
X6CrNiMoTi17-12-2 1.4571
X2CrNiN18-10 1.4311
X2CrNiMoN17-11-2 1.4406
S 290 Austenitica X2CrNiMoN17-13-5 1.4439
X1NiCrMoCuN25-20-7 1.4529
S 350 Austenitica X2CrNiN18-7 1.4318
S 480 Austenitica-ferritica X2CrNiMoN22-5-3 1.4462

A.4 Designazione degli acciai inossidabili

A.4.1 Introduzione
(1) Il sistema di designazione utilizzato nella EN 10088 per gli acciai inossidabili è de-
finito nella EN 10027. Ulteriori informazioni sono fornite di seguito.

A.4.2 Sigle
(1) Le sigle utilizzano i principali elementi di lega degli acciai. Questi elementi sono ri-
portati in ordine decrescente di contenuto in peso. Quindi si ha:
- Acciai inossidabili al cromo }
in parte con elementi
- Acciai inossidabili al nichel-cromo }
aggiuntivi
- Acciai inossidabili al cromo-nichel-molibdeno }
(2) La prima lettera della designazione X indica un acciaio alto-legato, contenente al-
meno il 5% di uno degli elementi di lega. La X è preceduta da una G per i getti. Il
numero seguente la X corrisponde a 100 volte la percentuale media del contenuto
di carbonio, come specificato nella norma pertinente al prodotto, in questo caso la
EN 10088. Quindi seguono i simboli chimici delle leghe che caratterizzano l'acciaio.
Tali simboli sono seguiti da due o più numeri consecutivi che rappresentano la
percentuale media degli elementi chimici presenti nell’acciaio, nello stesso ordine
in cui sono forniti i simboli. Queste percentuali sono arrotondate per eccesso al
numero intero. Per esempio, un tipico acciaio austenitico al cromo-nichel è desi-
gnato con X5CrNi18-10.
(3) Il vantaggio di questo sistema è che un non specialista può immediatamente ca-
pire a che tipo di acciaio ci si riferisce. Per una descrizione più precisa, i numeri al-
la fine della sigla sono legati al contenuto degli elementi come percentuale in peso.

A.4.3 Numero del materiale


(1) Questo sistema è definito nella EN 10027-2. Si applica a tutti i tipi di acciaio, non
solo agli acciai inossidabili. Ogni designazione è costituita da 5 numeri. I dettagli
sulla composizione e proprietà degli acciai sono forniti nella norma pertinente al
prodotto.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 26 di 54


(2) Come esempio deve essere considerato il numero del materiale 1.4306:
- La prima cifra "1" conferma che il materiale è acciaio.
- Le seguenti due cifre "43" significano "acciaio inossidabile con percentuale di
nichel ≥ 2,5%, senza molibdeno, niobio e titanio".
- Le ultime due cifre "06" definiscono lo specifico tipo di acciaio.
(3) In aggiunta al "43" ci sono anche le seguenti designazioni per gli acciai inossidabili:
- "40" significa "con percentuale di nichel < 2,5%, senza molibdeno, niobio e ti-
tanio";
- "41" significa "con percentuale di nichel e molibdeno < 2,5%, ma senza niobio
e titanio";
- "44" significa "con percentuale di nichel ≥ 2,5%, con molibdeno, ma senza nio-
bio e titanio";
- "45" significa "con additivi speciali".

A.4.4 Correlazione tra differenti designazioni di acciaio


(1) La correlazione tra le designazioni di acciaio utilizzate nei vari Paesi per gli acciai
inossidabili comunemente utilizzati è fornita nel prospetto A.2.
Nota Si intende che il prospetto A.2 deve essere eliminato dopo che è trascorso il periodo di ENV.

A.5 Acciai inossidabili lavorati a freddo


(1) Per i materiali conformi alla EN 10088 consegnati in condizione di lavorazione a
freddo, si possono adottare per il progetto i valori nominali incrementati delle resi-
stenze fyc e fuc forniti nel prospetto A.3 per nastri e lamiere, e nel prospetto A.4 per
barre, vergelle e profilati.
(2) La disponibilità dei comuni acciai austenitici e austeno-ferritici conformi alla EN 10088
ai livelli di incrudimento dati nei prospetti A.3 e A.4 è indicata nei prospetti A.5 e
A.6.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 27 di 54


prospetto A.2

Classe di acciaio conforme alla EN 10088 Germania (DIN) UK Francia Italia Svezia Spagna USA

Sigla N° Sigla N° BSI AFNOR UNI SIS UNE AISI UNS


X5CrNi18-10 1.4301 X5 CrNi 18 10 1.4301 304 S 15 Z 6 CN 18-09 X5 CrNi 18 10 2332 3504 304 S 30400
304 S 16 2333
304 S 31

UNI ENV 1993-1-4:1999


X2CrNi19-11 1.4306 X2 CrNi 19 11 1.4306 304 S 11 Z 2 CN 18-10 X2 CrNi 18 11 2352 3503 304 L S 30403
X2CrNi18-9 1.4307 - - - - - - - - -
X6CrNiTi18-10 1.4541 X6 CrNiTi 18 10 1.4541 321 S 31 Z 6 CNT 18-10 X6 CrNiTi 18 11 2337 3523 321 S 32100
X5CrNiMo17-12-2 1.4401 X5 CrNiMo 17 12 2 1.4401 316 S 31 Z 6 CND 17-11 X5 CrNiMo 17 12 2347 3534 316 S 31600
X2CrNiMo17-12-2 1.4404 X2 CrNiMo 17 13 2 1.4404 316 S 11 Z 2 CND 17-12 X2 CrNiMo 17 12 2348 3533 316 L S 31603
X2CrNiMo17-12-3 1.4432 - - - - - - - - -
X2CrNiMo18-14-3 1.4435 X2 CrNiMo 18 14 3 1.4435 316 S 13 Z 2 CND 17-13 X2 CrNiMo 17 13 2353 3533 316 L S 31603
X1NiCrMoCu25-20-5 1.4539 X1 NiCrMoCuN 25 20 5 1.4539 - Z 1 CNDU 25-20 - 2562 - 904 L N 08904
Correlazione tra le designazioni degli acciai inossidabili

X6CrNiMoTi17-12-2 1.4571 X6 CrNiMoTi 17 12 2 1.4571 320 S 31 Z 6 CNDT 17-12 X6 CrNiMoTi 17 12 2350 3535 316 Ti S 31635
X2CrNiN18-10 1.4311 X2 CrNiN 18 10 1.4311 304 S 61 Z 2 CN 18-10 Az - 2371 - 304 LN S 30453
X2CrNiMoN17-11-2 1.4406 X2 CrNiMoN 17 12 2 1.4406 316 S 62 Z 2 CND 17-12 Az - - - 316 LN S 31653
X2CrNiMoN17-13-5 1.4439 X2 CrNiMoN 17 13 5 1.4439 - - - - - 317 LMN S 31726
X1NiCrMoCuN25-20-7 1.4529 X1 NiCrMoCuN 25 20 6 1.4529 - - - - - - -
X2CrNiN18-7 1.4318 X2 CrNiN 18 7 1.4318 - - - - - 301 LN -
(302 LN)
X2CrNiMoN22-5-3 1.4462 X2 CrNiMoN 22 5 3 1.4462 Duplex Z 2 CND 22-5 Az - 2377 - - S 31803
2205

Pagina 28 di 54
prospetto A.3 Valori delle tensioni nominali incrementate fyc e fuc per nastri e lamiere, di acciaio inossidabile strut-
turale lavorato a freddo conforme alla EN 10088-2

Classe di resistenza degli acciai Tensione di snervamento incrementata Tensione ultima di trazione incrementata
lavorati a freddo fyc fuc
N/mm2 N/mm2
C 700 350 700
1)
C 850 530 850
1)
C 1 000 750 1 000
1)
C 1 150 900 1 150
1)
C 1 300 - 1 300
1) Le prescrizioni per i calcoli di progetto fornite nella presente parte 1-4 riguardano gli acciai con fy ≤ 480 N/mm2.

prospetto A.4 Valori delle tensioni nominali incrementate fyc e fuc per barre, vergelle e profilati di acciaio inossida-
bile strutturale lavorato a freddo conforme alla EN 10088-3

Classe di resistenza degli acciai Tensione di snervamento incrementata Tensione ultima di trazione incrementata
lavorati a freddo fyc fuc
N/mm2 N/mm2
C 7001) 350 700
1) 2)
C 800 500 800
1) Il massimo diametro per la classe di resistenza è subordinato all’accordo stipulato quando l’acciaio è ordinato, ma in ogni
caso non dovrebbe essere maggiore di 35 mm per l’acciaio C 700 e maggiore di 25 mm per l’acciaio C 800.
2) Le prescrizioni per i calcoli di progetto fornite nella presente parte 1-4 riguardano gli acciai con fy ≤ 480 N/mm2.

prospetto A.5 Disponibilità di nastri e lamiere conformi alla EN 10088-2 nelle classi di resistenza per lavorati a
freddo

Classi di acciaio conformi alla EN 10088 Classi di resistenza disponibili per gli acciai lavorati a freddo
Sigla N° C 700 C 850 C 1000 C 1150 C 1300
X2CrNiN18-7 1.4318 - X X - -
X5CrNi18-10 1.4301 X X X X X
X6CrNiTi18-10 1.4541 X X - - -
1)
X5CrNiMo17-12-2 1.4401 X X - - -
X6CrNiMoTi17-12-2 1.4571 X X - - -
1) Per valori maggiori di fuc vedere la Euronorm 151-2.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 29 di 54


prospetto A.6 Disponibilità di barre, vergelle e profilati conformi alla EN 10088-3 nelle classi di resistenza per lavo-
rati a freddo

Classi di acciaio conformi alla EN 10088 Classi di resistenza Minima percentuale di


disponibili per gli acciai allungamento a rottura
Sigla N° lavorati a freddo
C 700 20
X2CrNi18-9 1.4307
C 800 12
C 700 20
X2CrNi19-11 1.4306
C 800 12
C 700 20
X5CrNi18-10 1.4301
C 800 12
C 700 20
X6CrNiTi18-10 1.4541
C 800 12
C 700 20
X2CrNiMo17-12-2 1.4404
C 800 12
C 700 20
X5CrNiMo17-12-2 1.4401
C 800 12
C 700 20
X6CrNiMoTi17-12-2 1.4571
C 800 12

A.6 Proprietà fisiche degli acciai inossidabili


(1) Le proprietà fisiche a temperatura ambiente ed in condizioni di ricottura dei gradi
di acciaio selezionati sono riportate nel prospetto A.7.

A.7 Condizioni speciali

A.7.1 Condizioni di alta temperatura


(1) Ciascuna delle tre ampie categorie di acciai inossidabili austenitici, ferritici e au-
steno-ferritici mostrano caratteristiche di resistenza relative leggermente differenti
ad elevate temperature, vedere figura A.2.
(2) In generale il valore del carico di proporzionalità allo 0,2% e all’1% alle alte tem-
perature è inferiore rispetto a quello a temperatura ambiente. Mentre gli acciai au-
stenitici ed austeno-ferritici sono caratterizzati da una rapida diminuzione della re-
sistenza fino a circa 200 °C, ciò è meno evidente per gli acciai ferritici. Al di sopra
di queste temperature, fino a circa 600 °C, la diminuzione di resistenza degli ac-
ciai austenitici è graduale. Oltre i 600 °C per gli acciai austenitici e oltre circa 400 °C
per gli acciai ferritici e austeno-ferritici, risultano valide le proprietà dipendenti dal
tempo (per esempio il "creep").
(3) L’idoneità degli acciai inossidabili a prolungate esposizioni ad elevate temperatu-
re deve essere verificata in casi particolari. Per esempio, alcuni acciai inossidabili
alto-legati austeno-ferritici e austenitici possono essere suscettibili di formazione
di fasi inter-metalliche dopo esposizioni di lunga durata.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 30 di 54


prospetto A.7 Dati di riferimento su alcune proprietà fisiche degli acciai inossidabili

Classi di acciaio conformi alla EN 10088 Densità Coefficiente di


dilatazione termica tra
Sigla N° Kg/m3 20 °C e 100 °C × 10-6 /K
X2CrNiN18-7 1.4318
X2CrNi18-9 1.4307
X2CrNi19-11 1.4306
7,9
X2CrNiN18-10 1.4311
X5CrNi18-10 1.4301 16,0
X6CrNiTi18-10 1.4541
X2CrNiMo17-12-2 1.4404
X2CrNiMoN17-11-2 1.4406
X5CrNiMo17-12-2 1.4401
X6CrNiMoTi17-12-2 1.4571 8,0 16,5
X2CrNiMo17-12-3 1.4432
X2CrNiMo18-14-3 1.4435 16,0
X2CrNiMoN17-13-5 1.4439
X1NiCrMoCuN25-20-7 4.4529 8,1 15,8
X2CrNiMoN22-5-3 1.4462 7,8 13,0

figura A.2 Resistenza degli acciai inossidabili ad elevata temperatura


Legenda
X Temperatura in °C
Y Percentuale di resistenza a temperatura ambiente
1 Ferritico
2 Austenitico-ferritico
3 Austenitico

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 31 di 54


A.7.2 Magnetismo
(1) Gli acciai inossidabili austenitici sono generalmente considerati non magnetici al-
lo stato solubilizzato. Comunque, piccole quantità di fase ferritica ferro-magnetica
rimangono dopo il trattamento termico. Un acciaio inossidabile completamente
austenitico ha una permeabilità magnetica relativa prossima all'unità, ma la pre-
senza di ferrite comporta l'incremento di tale proprietà di una quantità che è fun-
zione della composizione. Valori tipici della permeabilità magnetica relativa sono
forniti nel prospetto A.8 per i tipi selezionati di acciai inossidabili austenitici.
(2) L’incrudimento degli acciai inossidabili austenitici meno stabili (di solito quelli con
i più bassi contenuti di nichel) comporterà la formazione di una fase martensitica
ferro-magnetica. Ciò incrementerà considerevolmente anche la permeabilità ma-
gnetica relativa in modo proporzionale all’entità dell'incrudimento. Quando gli ac-
ciai austenitici sono usati in strutture dove è essenziale una bassa permeabilità
magnetica, allora è importante scegliere un tipo con un’adeguata analisi chimica
(per esempio alto valore della % di nichel) in modo che le caratteristiche di
permeabilità magnetica si possano ritrovare nella struttura finale.
(3) Gli acciai inossidabili martensitici e ferritici sono completamente ferro-magnetici.
Le loro induzioni magnetiche generalmente si riducono al crescere dei contenuti
di cromo e nichel. Perciò, questi acciai sono meno adatti per applicazioni magne-
tiche, rispetto ad altri gradi meno legati, a meno che altre proprietà determinino la
scelta per una particolare applicazione.
prospetto A.8 Valori tipici della permeabilità magnetica relativa dei tipi selezionati di acciai inossidabili austenitici
in condizione di ricottura di solubilizzazione

Tipo di acciaio Numero dell’acciaio Permeabilità magnetica relativa1)


X5CrNi18-10 1.4301 1,1
X2CrNi19-11 1.4306 1,05
X2CrNiN18-10 1.4311 1,005
X1CrNi25-21 1.4335 1,005
X5CrNiMo17-12-2 1.4401 1,1
X2CrNiMo17-12-2 1.4404 1,05
X2CrNiMo18-14-3 1.4435 1,05
X2CrNiMoN17-11-2 1.4406 1,005
X2CrNiMoN17-13-5 1.4435 1,005
X6CrNiMoTi17-2-2 1.4571 1,1
X6CrNiTi18-10 1.4541 1,2
X6CrNiNb18-10 1.4550 1,2
1) Piccole quantità di ferrite e/o martensite dovute a deformazioni a freddo incrementano significativamente la permeabilità
magnetica relativa.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 32 di 54


APPENDICE B DURABILITÀ
(informativa)

B.1 Introduzione
(1) La principale differenza tra l’uso di acciai inossidabili e l’uso di acciai al carbonio
è che:
- per gli acciai al carbonio la protezione dagli effetti ambientali, e quindi la dura-
ta di vita, può essere trattata separatamente dal progetto strutturale;
- per gli acciai inossidabili, la durata di vita non è determinata da trattamenti
protettivi, ma dalla scelta iniziale dei materiali, dalla progettazione e dalle pro-
cedure di fabbricazione e dalla loro idoneità alle condizioni ambientali.
(2) Per operare una giusta scelta di un’appropriata classe di acciaio inossidabile per
una particolare applicazione, o per applicare correttamente le norme disponibili
per la buona pratica costruttiva mirante ad evitare la corrosione, è importante ave-
re conoscenze riguardo al meccanismo di corrosione che interessa gli acciai inos-
sidabili.
(3) Tutti i comuni metalli strutturali formano patine di ossido superficiale quando sono
esposti ad aria secca. L’ossido formato sulla maggior parte degli acciai al carbo-
nio rapidamente si rompe e, in presenza di umidità, non è ripristinato. Quindi può
avvenire una reazione chimica tra l’acciaio, il vapore acqueo e l’ossigeno per for-
mare la ruggine. Esclusi gli acciai autopatinabili, questa ruggine non è protettiva e
non impedisce il processo di corrosione.
(4) Ossido si forma anche su acciai inossidabili. Questo è ricco di cromo ed è stabile,
non poroso e fortemente aderente al metallo. Comunque, a differenza di quello
formato sugli acciai al carbonio, se si rompe (per esempio per scalfittura o inta-
glio), è capace di una immediata auto-riparazione in presenza di aria o di ambien-
te ossidante. È anche notevolmente resistente all'attacco chimico. Per tali motivi è
conosciuto come "film di passibilità". Sebbene questa pellicola sia molto sottile
(circa 5 × 10-6 mm), fornisce all’acciaio inossidabile ottime proprietà di resistenza
alla corrosione, evitando all’acciaio di reagire con l’atmosfera.
(5) Il comportamento della pellicola passiva dipende dalla composizione dell’acciaio,
dal suo trattamento superficiale e dalla natura corrosiva dell’ambiente. La stabilità
della pellicola cresce al crescere del contenuto di cromo. La maggior parte degli
acciai inossidabili utilizzati nelle costruzioni contiene circa il 18% di cromo ed il
10% di nichel. Alcuni acciai inossidabili contengono anche molibdeno per incre-
mentare ulteriormente la resistenza alla corrosione.
(6) Questo concetto della formazione di una pellicola passiva è importante, perché
ogni condizione che impedisce la formazione della pellicola, oppure porta alla sua
rottura, condurrà alla riduzione della resistenza alla corrosione. La corrosione
dell’acciaio inossidabile si verifica, perciò, se la pellicola passiva è danneggiata e
non ne è consentita la riformazione.
(7) Gli acciai inossidabili sono generalmente molto resistenti alla corrosione e si com-
portano in modo soddisfacente nella maggior parte degli ambienti. Il limite della
resistenza alla corrosione per un dato acciaio inossidabile dipende dai suoi ele-
menti di lega, e ciò significa che ogni classe ha una risposta leggermente differen-
te quando è esposta agli ambienti corrosivi. È perciò necessario porre attenzione
nello scegliere la più appropriata classe d’acciaio per una data applicazione. Ge-
neralmente maggiore è il livello di resistenza alla corrosione richiesto, maggiore è
il costo del materiale.
(8) I possibili motivi per cui una particolare classe di acciaio inossidabile non risponda
alle aspettative di durabilità nei confronti della resistenza alla corrosione includono:
a) non corretta valutazione dell’ambiente, o esposizione a condizioni inaspettate
(come una inaspettata contaminazione di ioni cloruro);
b) introduzione di uno stato non previsto nella valutazione iniziale, per il modo in
cui l’acciaio inossidabile è stato lavorato o trattato.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 33 di 54


(9) Sebbene gli acciai inossidabili possono essere soggetti a marezzatura e macchia-
tura (spesso a causa di contaminazione di acciaio al carbonio), essi sono estre-
mamente durevoli negli edifici. In ambienti aggressivi industriali e marini, prove
sperimentali non hanno mostrato riduzioni nella resistenza dei componenti anche
quando si è verificata una piccola perdita di peso. Comunque, antiestetiche mac-
chie di ruggine sulla superficie esterna potrebbero anche essere considerate
dall’utente come anomalie. L’esperienza indica che ogni serio problema di corro-
sione è più probabile che appaia durante i primi due o tre anni di servizio.
(10) In certi ambienti aggressivi alcuni gradi di acciaio saranno suscettibili di attacchi
localizzati. Sei possibili tipi di corrosione sono descritti in B.2, ma è probabile che
si verifichino negli edifici solo la vaiolatura, la corrosione interstiziale e la corrosio-
ne galvanica.

B.2 Tipi di corrosione

B.2.1 Vaiolatura
(1) La vaiolatura è una forma localizzata di corrosione che si può verificare come ri-
sultato di un’esposizione ad ambienti particolari, in particolar modo quelli che con-
tengono ioni cloruro. La vaiolatura si verifica perché gli ioni cloruro penetrano la
pellicola passiva nei punti deboli. Questo fa sì che si formi una situazione tale che
la zona penetrata funge da anodo e la zona passiva circostante da catodo. Poiché
la zona di anodo è piccola e quella di catodo è ampia, l’intensità di corrente diven-
ta molto alta e perciò allo stesso modo cresce la velocità di corrosione sulla su-
perficie dell’anodo.
(2) Nella maggior parte delle applicazioni strutturali, la vaiolatura superficiale è pro-
babile che sia di lieve entità ed accettabile perché la riduzione della sezione del
componente sarà trascurabile. Comunque, i prodotti della corrosione possono ro-
vinare le caratteristiche architettoniche. Una minore tolleranza della vaiolatura de-
ve essere adottata per gli edifici di pubblica utilità come condotte, tubazioni e
strutture di contenimento. Se c’è un rischio conosciuto, dovrebbe essere scelta
una classe adatta di acciaio inossidabile; di solito questa presenterà una compo-
sizione con maggiori elementi di lega con l’aggiunta di molibdeno.

B.2.2 Corrosione interstiziale


(1) La corrosione interstiziale è una forma localizzata di attacco che è caratterizzata
da un differente livello di ossigeno tra le regioni interstiziali e quelle esposte. È im-
probabile che ci siano problemi di tal genere a meno che non ci siano soluzioni
stagnanti dove si può verificare un’aggregazione di cloruri. La severità della cor-
rosione interstiziale è fortemente dipendente dalla geometria dell’interstizio; più è
stretta e profonda la fessura, più severa è la corrosione.
(2) Gli interstizi tipicamente si verificano tra dado e rondella o attorno alla filettatura di
una vite o il gambo di un bullone. Le fessure si possono verificare anche nelle sal-
dature che non riescono a penetrare e sotto depositi sulla superficie dell’acciaio.
In principio, la vaiolatura e la corrosione interstiziale risultano fenomeni simili, ma
gli attacchi cominciano più facilmente in una fessura che sulla superficie libera.

B.2.3 Corrosione galvanica


(1) La corrosione galvanica si può verificare quando metalli dissimili risultano in con-
tatto elettrico attraverso qualsiasi elettrolita, inclusa l’acqua piovana, la condensa,
ecc. Se tra i due metalli si stabilisce una corrente elettrica, il metallo meno nobile
(l’anodo) si corrode ad una velocità maggiore di quella che si sarebbe verificata se
i metalli non fossero stati in contatto.
(2) La velocità di corrosione dipende anche dalle aree relative dei metalli in contatto,
dalla temperatura e dalla composizione dell’elettrolita. In particolare, maggiore è
l’area del catodo rispetto a quella dell’anodo, maggiore è la velocità dell’attacco. È
probabile che sfavorevoli rapporti di aree si verifichino in corrispondenza di unioni
meccaniche e giunzioni.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 34 di 54


(3) L’uso di bulloni di acciaio al carbonio deve essere evitato nelle membrature di ac-
ciaio inossidabile, perché il rapporto dell'area di acciaio inossidabile rispetto
all’acciaio al carbonio è elevato e i bulloni potranno subire un attacco. Al contrario,
la velocità di attacco di una membratura di acciaio al carbonio da parte di un bul-
lone di acciaio inossidabile è trascurabile. È generalmente utile basarsi su prece-
denti esperienze in ambienti simili, poiché metalli diversi possono spesso essere
accoppiati in modo sicuro, senza alcun effetto avverso in condizioni di condense
o di umidità occasionali, specialmente quando la conduttività dell’elettrolita è bassa.
(4) La previsione di questi effetti è difficile perché la velocità di corrosione è determi-
nata da una quantità di problemi complessi. L’uso delle tavole di potenziale tra-
scura la presenza di una pellicola di ossido superficiale e gli effetti dei rapporti tra
le aree e le differenze di composizione chimica dell’elettrolita. Di conseguenza,
l’uso senza informazioni di queste tabelle può condurre a risultati erronei. Tali pro-
spetti devono perciò essere usati con attenzione e solo per valutazioni iniziali.
(5) Gli acciai inossidabili austenitici di solito fungono da catodo in una coppia metalli-
ca e perciò non subiscono corrosione. Un’eccezione è rappresentata dall’accop-
piamento con il rame, che deve essere in genere evitato tranne che in condizioni
benigne. Il contatto tra gli acciai inossidabili austenitici e l’alluminio o lo zinco può
portare come conseguenza ulteriore corrosione degli ultimi due metalli. Questo
probabilmente non è significativo da un punto di vista strutturale, ma la polvere
grigio-bianca risultante potrebbe risultare sgradevole alla vista.
(6) La corrosione galvanica può essere evitata non permettendo la presenza di ac-
qua in corrispondenza dei particolari costruttivi (per esempio verniciando o rive-
stendo il giunto assemblato) oppure isolando elettricamente i metalli l’uno dall’al-
tro (per esempio verniciando le superfici di contatto di metalli diversi). L’isolamen-
to intorno alle connessioni bullonate può essere realizzato mediante plastica non
conduttiva o mediante guarnizioni di gomma o rondelle di teflon e guaine isolanti.
Questo sistema è un dettaglio da farsi in sito che richiede molto tempo. Inoltre di
solito non è possibile garantire il necessario livello di controllo in sito per verificare
che tutte le rondelle e i manicotti siano stati montati in modo appropriato.

B.2.4 Tenso-corrosione
(1) Lo sviluppo della tenso-corrosione richiede la simultanea presenza di sollecitazio-
ni di trazione e specifici fattori ambientali non riscontrabili negli ambienti in cui ge-
neralmente si trovano gli edifici. Non è necessario che le tensioni siano molto ele-
vate rispetto alla tensione di snervamento del materiale. Queste potrebbero esse-
re dovute a carichi o a tensioni residue dei processi di fabbricazione come salda-
ture o laminazione. Attenzione deve essere posta quando gli elementi di acciaio
inossidabile contenenti elevate tensioni residue (come quelle dovute a lavorazio-
ne a freddo) sono utilizzate in ambienti ricchi di cloruri come piscine o strutture
marine e marittime, incluse le piattaforme offshore.
(2) La possibilità di fessurazione per tenso-corrosione cresce al crescere della ten-
sione di trazione e al crescere della temperatura. Negli acciai inossidabili austeni-
tici al cromo-nichel, il nichel è l’elemento di lega che più fortemente riduce la sen-
sibilità alla fessurazione per tenso-corrosione.

B.2.5 Corrosione generalizzata


(1) La corrosione generale è molto meno severa negli acciai inossidabili che negli al-
tri acciai. Questa non si verifica a meno che l’acciaio inossidabile non sia ad un
valore di pH o molto basso (ambienti acidi) o molto alto (ambienti alcalini).
(2) Questa forma di corrosione non è un problema per i gradi di acciaio inossidabile
frequentemente utilizzati nelle normali applicazioni per edifici. Bisogna far riferi-
mento alle tabelle presenti nella letteratura dei produttori; alternativamente si de-
vono chiedere consigli ad ingegneri esperti di corrosione, specialmente se l’acciaio
inossidabile sarà posto in contatto con prodotti chimici.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 35 di 54


B.2.6 Corrosione inter-granulare e deterioramento della saldatura
(1) Quando gli acciai inossidabili austenitici sono soggetti a prolungati riscaldamenti
variabili tra 450 °C e 850 °C, il carbonio nell’acciaio migra ai bordi dei grani e pre-
cipita carburo di cromo. Ciò rimuove il cromo dalla soluzione solida e lascia un mi-
nore contenuto di cromo in prossimità dei bordi dei grani. Gli acciai in queste con-
dizioni vengono detti "sensibilizzati".
(2) I contorni del grano diventano zona di attacco preferenziale in caso di successive
esposizioni ad ambienti corrosivi. Questo fenomeno è noto come "deterioramento
della saldatura", dal momento che si verifica nella zona termicamente alterata di
una saldatura.
(3) Ci sono tre modi per evitare la corrosione inter-granulare:
- utilizzare acciaio a basso contenuto di carbonio;
- utilizzare acciaio stabilizzato con titanio o niobio, perché questi elementi si
combinano preferibilmente con il carbonio per formare particelle stabili, ridu-
cendo, quindi, il rischio di formazione di carburi di cromo;
- utilizzare un trattamento termico; comunque tale metodo è raramente utilizza-
to nella pratica.
(4) Tipi di acciai inossidabili con bassi contenuti di carbonio (circa 0,03%) non subi-
scono la corrosione intergranulare dopo la saldatura, anche per lamiere fino a
20 mm di spessore, se la saldatura è fatta con le comuni tecniche di saldatura ad
arco (che producono rapido riscaldamento e raffreddamento).

B.3 Livelli di rischio


(1) Il livello di rischio dipende dai materiali, dalla disposizione e dalle condizioni am-
bientali. Può essere fatta una distinzione tra tre livelli di rischio come segue:
- Primo livello di rischio: Si verifica solo attacco superficiale estetico (micro-
vaiolatura) nei 50 anni di vita di progetto. La manutenzione non è necessaria
per l’integrità strutturale, ma potrebbe essere richiesta per mantenere l’aspet-
to originario. La maggior parte dei normali acciai inossidabili rispetterà questi
requisiti per condizioni ambientali di corrosione leggermente o moderatamen-
te aggressive.
- Secondo livello di rischio: Rischio di corrosione per vaiolatura o di corrosio-
ne interstiziale che causano perdite di sezione o penetrazione, che potrebbe-
ro richiedere ispezioni o riparazioni per motivi di collasso strutturale o degli
elementi di contenimento nei 50 anni di vita di progetto. Questo è relativo ad
esposizioni ambientali che comprendono atmosfere contaminate chimica-
mente da ambienti marini e pesantemente industriali, o quelli all’interno di edi-
fici associati a particolari processi ed operazioni.
- Terzo livello di rischio: Rischio di attacco localizzato per mezzo di sostanze
aggressive (per esempio depositi di acido cloridrico o di zinco metallico liqui-
do) che potrebbe causare una perdita di integrità strutturale attraverso fessu-
razione localizzata per tenso-corrosione. La vita e la frequenza di ispezioni
sono determinate dalla combinazione della selezione dei materiali e dalla se-
verità e probabilità di esposizione a sostanze aggressive. Questo è relativo ad
esposizioni in ambienti specifici, come quelli che si ritrovano al di sopra di al-
cune piscine al coperto, dove si possono generare depositi aggressivi con alte
concentrazioni di cloruri. Ciò è valido anche se c’è un rischio di incendio in
strutture contenenti componenti metallici zincati.
(2) Sebbene indicazioni generali sulla selezione dei materiali possono essere dati per
i livelli di rischio primo e secondo, nel caso di terzo livello di rischio è essenziale ri-
chiedere il parere di un esperto.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 36 di 54


B.4 Scelta dei materiali

B.4.1 Generalità
(1) La scelta della più appropriata classe di acciaio inossidabile deve tenere conto
dell’ambiente dell’applicazione, del processo di fabbricazione, dell’abilità nel lavo-
rare il materiale, delle finiture superficiali e della manutenzione della struttura.
Sebbene gli acciai inossidabili abbiano bassi requisiti di manutenzione, è neces-
sario che siano fornite nel progetto dettagliate considerazioni sulla resistenza alla
corrosione quando un materiale è scelto per l'uso in un ambiente corrosivo.
(2) Deve essere data importanza, durante la vita di progetto della struttura, ai se-
guenti rischi:
- fessurazione per tenso-corrosione;
- corrosione interstiziale;
- corrosione galvanica;
- vaiolatura;
- presenza di macchie;
- perdita di spessore.
(3) Il primo passo è la caratterizzazione dell’ambiente di servizio. La corrosività
dell’ambiente è determinata da un numero di variabili quali l’umidità, la tempera-
tura dell’aria, la presenza di sostanze chimiche e loro concentrazione, contenuto
di ossigeno, ecc. La corrosione non si può verificare a meno che non sia presente
umidità. Per esempio, gli edifici riscaldati e ventilati possono essere classificati
come secchi, e non è probabile che la corrosione si possa verificare in questi am-
bienti. Il rischio di condensa è maggiore in aree quali cucine e lavanderie. Le zone
costiere sono fortemente corrosive per la presenza di alte concentrazioni di ioni
cloruro nell’aria, così le strutture esposte agli spruzzi marini sono particolarmente
soggette agli attacchi corrosivi.
(4) Avendo caratterizzato l’ambiente generale, è quindi necessario prendere in con-
siderazione l’effetto dell’ambiente nelle immediate vicinanze sull’acciaio inossida-
bile (per esempio elementi o sostanze che è probabile che vengano in contatto
con esso). La condizione della superficie, la temperatura dell’acciaio e le attese
tensioni di servizio possono risultare parametri importanti.
(5) Deve essere data importanza, quindi, alle proprietà meccaniche e agli effetti del ti-
po di carico, inclusi i carichi di servizio, i carichi ciclici, le vibrazioni, le forze sismi-
che e così via. Potrebbe essere necessario quantificare gli effetti di riscaldamenti
e raffreddamenti ciclici. Per la scelta finale è necessario prendere in considerazio-
ne anche la semplicità di fabbricazione, la disponibilità di forme del prodotto, le fi-
niture superficiali e i costi.
(6) La scelta dell’adeguatezza della classe di acciaio è perseguibile nel modo miglio-
re riferendosi ad esperienze su acciai inossidabili in applicazioni ed ambienti simi-
li. Per ambienti atmosferici, il prospetto B.1 fornisce informazioni per scegliere la
più adatta classe d’acciaio dal punto di vista della corrosione.
(7) Oltre alla classificazione degli acciai inossidabili rispetto alle applicazioni ambien-
tali, come riportato nel prospetto B.1, è necessario anche fare una distinzione tra:
- applicazioni estetiche: nelle quali la primaria importanza nella scelta del ma-
teriale è mantenere l’aspetto durante la vita del prodotto [in questo caso è ne-
cessario distinguere tra applicazioni interne ed esterne];
- applicazioni strutturali: nelle quali le proprietà meccaniche sono di primaria
importanza.
(8) In caso di applicazioni estetiche, è necessario prendere in considerazione non so-
lo le condizioni ambientali, ma anche la posizione delle varie parti e la possibilità
di una loro pulizia naturale per mezzo di agenti metereologici. Se le parti sono po-
sizionate sotto delle protezioni (per esempio tetti) devono essere pulite più spesso.
(9) Nel caso di applicazioni strutturali, per cui sono essenziali le proprietà meccani-
che, la maggior parte degli ambienti naturali non hanno effetti dannosi sugli acciai
inossidabili.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 37 di 54


(10) Gli acciai inossidabili austenitici sono adatti per molte applicazioni relative alle pi-
scine all’aperto e al coperto. Per le membrature portanti in ambienti contenenti
cloruri, come negli spazi al di sopra delle piscine, si dovrebbe prendere in con-
siderazione l’uso di acciai austenitici speciali al 6% di molibdeno conformi alla
EN 10088 (come 1.4529 o 1.4547), oltre alle tipiche classi 1.4439, 1.4539 o
1.4462.
(11) Informazioni più dettagliate dovrebbero essere ricercate per le applicazioni più
particolari, come per gli acciai inossidabili a contatto o immersi in sostanze chimiche.
prospetto B.1 Tipi di acciaio suggeriti in funzione delle applicazioni ambientali

Classe dell’acciaio Tipo di ambiente e categoria di corrosione


conforme alla EN 10088
Rurale Urbano Industriale Marino
Bassa Media Alta Bassa Media Alta Bassa Media Alta Bassa Media Alta

1.4301
1.4311
1.4541 ( ) ( ) ( ) X ( ) X
1.4318
1.4401
1.4404
1.4406 O O O O ( ) ( )
1.4571
1.4439
1.4462
1.4529 O O O O O O O O O O
1.4539
Condizioni di corrosione:
Bassa: La minore condizione di corrosione per quel tipo di ambiente. Per esempio casi mitigati da bassa umidità o basse temperature.
Media: Del tutto tipico per quel tipo di ambiente.
Alto: La corrosione è probabile che sia maggiore di quella caratteristica per quel tipo di ambiente. Per esempio, incrementata da persistente e forte umi-
dità, da alte temperature ambientali o sostanze inquinanti nell’aria particolarmente aggressive.
Legenda:
O Potenzialmente sovradimensionato dal punto di vista della corrosione.
Probabilmente la migliore scelta per resistenza alla corrosione e costo.
X Probabile che subisca corrosione eccessiva.
( ) Degno di considerazione sempre che siano prese opportune precauzioni [per esempio specificare una superficie relativamente liscia e quindi realizzare
rondelle regolari].

B.4.2 Bulloni
(1) Per i bulloni, la classe di materiale A4 conforme alla ISO 3506 è equivalente, in
termini della sua resistenza alla corrosione agli acciai 1.4401, 1.4404 e 1.4571 e
la classe A2 conforme alla ISO 3506 ha resistenza alla corrosione equivalente agli
acciai 1.4301 e 1.4541. La classe A1 è relativa alla più bassa resistenza alla cor-
rosione e non deve essere utilizzata per bulloni.
(2) Nel caso di classe di acciaio 1.4439, 1.4539, 1.4529 e 1.4462, si devono utilizzare
bulloni di una di queste stesse classi per raggiungere la stessa resistenza alla cor-
rosione.
(3) Si deve prestare attenzione quando si considera l’uso di acciai inossidabili lavorati
alle macchine utensili per collegamenti. L’aggiunta di zolfo nella composizione di
questi acciai (come la classe austenitica 1.4305) li rende maggiormente soggetti
alla corrosione, specialmente in ambienti industriali e marini.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 38 di 54


B.5 Progettazione per il controllo della corrosione
(1) Il più importante passo per evitare i problemi di corrosione è la selezione di un’ap-
propriata classe di acciaio inossidabile, con processi di trasformazione adatti al
dato ambiente. Comunque, anche dopo aver specificato un particolare acciaio, è
necessaria particolare attenzione per poter raggiungere pienamente la sua poten-
ziale resistenza alla corrosione.
(2) Nel promemoria di considerazioni fornito di seguito, alcuni punti potrebbero non
fornire la migliore indicazione per la resistenza strutturale, e alcuni non sono adat-
ti ad essere applicati in tutti gli ambienti. In particolare, molti non dovrebbero es-
sere richiesti in ambienti a bassa corrosività o dove è realizzata una manutenzio-
ne regolare.
(3) Deve essere raggiunto un equilibrio tra l’uso di saldature e bullonature per assicu-
rare il miglior comportamento contro la corrosione con la minima distorsione do-
vuta alle saldature. Si devono considerare i seguenti punti:
a) Evitare zone di deposito di sporcizia, vedere figura B.1, con:
- l’orientare gli angolari e profilati a C in modo tale da minimizzare le possi-
bilità di ritenzione di sporcizia;
- il fornire fori di drenaggio, assicurando che siano di dimensioni sufficienti
a prevenirne le ostruzioni;
- l’evitare le superfici orizzontali;
- il precisare una piccola inclinazione degli elementi di irrigidimento che in
genere giacciono in un piano orizzontale;
- l’utilizzare sezioni tubolari e a barre [tubi a tenuta con gas secchi o aria do-
ve c’è rischio di dannosa formazione di condensa];
- il precisare finiture levigate.
b) Evitare cricche, vedere figura B.2:
- utilizzando connessioni saldate piuttosto che bullonate;
- utilizzando cordoni aderenti o riempimenti di mastice;
- preferibilmente rivestendo o profilando le saldature;
- prevenendo le incrostazioni di natura biologica [da notare che la clorura-
zione dell’acqua può provocare vaiolatura].
c) Ridurre la probabilità di fessurazione per tenso-corrosione in quegli specifici
ambienti in cui potrebbe verificarsi:
- minimizzando le tensioni dovute alla lavorazione con un’attenta scelta del-
la sequenza di saldatura;
- pallinatura [evitare l’uso di pallini di acciaio al carbonio].
d) Le saldature devono essere sempre pulite per ripristinare la resistenza alla
corrosione. Ridurre la probabilità di vaiolatura con:
- la rimozione di scorie di saldatura;
- il decapaggio dell’acciaio inossidabile per rimuovere indesiderati prodotti
di saldatura [devono essere evitati fortemente cloruri ossidanti contenenti
reagenti come cloruro ferrico. Invece deve essere eseguito decapaggio
per bagnatura o attraverso pasta, entrambe contenenti una miscela di aci-
do nitrico e acido fluoridrico. Dopo il decapaggio dovrebbe essere esegui-
to un accurato risciacquo con acqua];
- evitare di contaminare con particelle di acciaio al carbonio [per esempio,
utilizzare zone di officina e attrezzi che sono destinate all’acciaio inossidabile];
- seguire un appropriato programma di manutenzione.
e) Ridurre la probabilità di corrosione galvanica mediante:
- isolamento elettrico;
- utilizzando vernici in modo appropriato;
- minimizzando i periodi di umidità.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 39 di 54


figura B.1 Evitare depositi di sporcizia

figura B.2 Evitare interstizi


Legenda
1 Corrosione
2 Saldatura a zig-zag
3 Saldatura o riempimento

B.6 Collegamenti

B.6.1 Generalità
(1) Il progetto dei collegamenti necessita, in particolare, di molta attenzione per con-
servare un’ottimale resistenza alla corrosione.
(2) Ciò è particolarmente vero per i collegamenti che si potrebbero inumidire a causa
delle condizioni metereologiche, di spruzzi, di immersioni, di condense, o per altre
cause. Deve essere verificata la possibilità di evitare o ridurre i problemi associati
di corrosione posizionando i collegamenti lontano dalla sorgente di umidità. In al-
ternativa si potrebbe rimuovere la sorgente di umidità; per esempio nel caso di
condensa, per mezzo di adeguata ventilazione o assicurando che la temperatura
dell’ambiente in cui si trova la struttura sia al di sopra della temperatura di rugiada.
(3) Se non è possibile evitare che un collegamento, in cui siano presenti sia l’acciaio
al carbonio che l’acciaio inossidabile, si inumidisca, deve essere posta attenzione
per evitare la corrosione galvanica.
(4) Le influenze dei carichi e della corrosione in condizioni di servizio devono essere
determinate ed indicate nel modo più completo ed esatto possibile.

B.6.2 Collegamenti bullonati


(1) Deve essere sempre evitato l’uso di bulloni di acciaio al carbonio con elementi di
acciaio inossidabile. Nei collegamenti bullonati che potrebbero essere soggetti ad
un inaccettabile grado di corrosione, si deve provvedere ad isolare elettricamente
l’acciaio al carbonio dalle membrature di acciaio inossidabile. Ciò generalmente
comporta l’uso di rondelle isolanti di materiale non metallico e possibilmente di

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 40 di 54


guaine isolanti. Un tipico dettaglio ben progettato è mostrato nella figura B.3. Il
materiale che costituisce l’isolamento deve essere sufficientemente robusto per
evitare che l’acciaio al carbonio e quello inossidabile entrino in contatto l’uno con
l’altro in condizioni di servizio.
(2) Per evitare la corrosione interstiziale nei giunti bullonati, si deve avere molta cura
nello scegliere materiali appropriati al dato ambiente.
(3) I bulloni devono essere resistenti alla corrosione, a lungo termine sotto le condi-
zioni di servizio, almeno quanto le parti collegate.
(4) Tutti i collegamenti bullonati devono essere levigati e senza alcuna discontinuità
tra le parti collegate.
(5) Tranne per il caso di collegamenti comprendenti acciai al carbonio ed inossidabili,
devono essere evitati strati intermedi che devono trasmettere carico.
(6) Si devono utilizzare rondelle di diametro maggiore rispetto al caso di acciai al carbonio.
figura B.3 Come evitare la corrosione galvanica nel caso di collegamenti tra materiali dissimili
Legenda
1 Dado e bullone di acciaio inossidabile
2 Rondella di acciaio inossidabile
3 Piatto di acciaio al carbonio
4 Piatto di acciaio inossidabile
5 Guaina isolante
6 Guarnizione isolante
7 Rondella di isolamento

B.6.3 Collegamenti saldati


(1) Per i collegamenti saldati che comprendono gli acciai al carbonio ed inossidabili,
è generalmente raccomandato che ciascun sistema di verniciatura applicato
all’acciaio al carbonio si estenda oltre la saldatura a ricoprire parte della zona di
acciaio inossidabile se il collegamento è potenzialmente soggetto alla corrosione.
(2) Le proprietà del materiale di base potrebbero risultare modificate dalla saldatura,
perciò si potrebbe ridurre la resistenza alla corrosione. Tale fenomeno è indicato
come "decadimento della saldatura". Il ciclo di riscaldamento e raffreddamento
prodotto dalla saldatura modifica la microstruttura di tutti gli acciai inossidabili, ma
alcune classi risultano più sensibili a tale fenomeno di altre. Ciò è particolarmente
importante per materiali austeno-ferritici. Per questo motivo è essenziale che sia-
no utilizzati appropriati procedimenti di saldatura e idonei elettrodi e che la salda-
tura sia eseguita da abili ed esperti saldatori.
(3) Saldature a singolo cordone a parziale penetrazione non devono essere utilizzati
in ambienti fortemente inquinati o in ambienti marini aggressivi. Le saldature di-
scontinue non devono essere utilizzate dove è probabile che si verifichi corrosio-
ne interstiziale.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 41 di 54


APPENDICE C ASPETTI DI FABBRICAZIONE
(informativa)
Nota La presente parte 1-4 della ENV 1993 è, alla fine, destinata agli acciai inossidabili ferritici, austeno-ferritici ed
austenitici, ma intende comprendere solo quei requisiti di fabbricazione che sono attinenti al progetto. Allo sta-
to attuale di stesura, in attesa della disponibilità di prescrizioni per gli acciai inossidabili nella EN 1090 "Execution
of steel structures [Esecuzione di strutture di acciaio]", l’appendice C temporaneamente contiene anche re-
quisiti che riguardano il processo di fabbricazione stesso, ma si applica solo agli acciai inossidabili austenitici
ed austeno-ferritici. Si ritiene che in futuro la EN 1090 conterrà appropriate prescrizioni per tutti i tipi di acciai
inossidabili che sostituiranno le presenti prescrizioni temporanee.

C.1 Generalità
(1) Lo scopo della presente appendice è evidenziare gli aspetti pertinenti alla fabbri-
cazione degli acciai inossidabili per il progetto ingegneristico, incluse le racco-
mandazioni per la buona pratica. Si intende anche rendere possibile che sia fatta
una valutazione sull’adeguatezza di un certo fabbricante a condurre il lavoro.
(2) L’acciaio inossidabile non è un materiale difficile con cui lavorare. Comunque, per
alcuni aspetti è diverso dall’acciaio al carbonio e deve essere trattato di conse-
guenza. Molti processi di fabbricazione e di montaggio sono simili a quelli utilizzati
per l’acciaio al carbonio, ma le differenti caratteristiche dell’acciaio inossidabile ri-
chiedono speciali attenzioni in un certo numero di settori. È importante che sia in-
staurata abbastanza presto un’efficace collaborazione tra il progettista ed il fabbri-
cante in modo da assicurare che appropriate regole di fabbricazione possano es-
sere e saranno adottate.
(3) Un obiettivo da non trascurare è mantenere la resistenza alla corrosione. È es-
senziale che siano prese precauzioni, in tutte le fasi di costruzione, trasporto del
materiale, di lavorazione e saldatura per minimizzare danni meccanici o di altro ti-
po della superficie (per esempio strati di ossido). Sebbene siano essenziali, le pre-
cauzioni sono semplici e generalmente questioni di buona pratica ingegneristica.
(4) È importante mantenere un buon aspetto della superficie degli acciai inossidabili
durante la fabbricazione. I difetti superficiali non sono solo sgradevoli alla vista,
ma sono generalmente inaccettabili e richiedono tempo e costi per essere corretti.
Mentre i difetti superficiali saranno normalmente coperti da vernice nelle strutture
di acciaio al carbonio, ciò si verificherà raramente nel caso di strutture di acciaio
inossidabile.
(5) La forma strutturale può essere imposta dalla disponibilità dei materiali. Bisogna
ammettere che il campo di sezioni disponibili in acciaio inossidabile laminato a
caldo è più limitato rispetto a quello relativo all’acciaio al carbonio. Ciò porta ad un
maggiore uso di elementi lavorati a freddo e saldati rispetto a quello che general-
mente si riscontra. Inoltre, a causa delle possibilità di lunghezza della pressa pie-
gatrice, sono disponibili solo lunghezze relativamente piccole e ciò porta ad un in-
cremento nell’uso delle giunzioni. Nel progettare i collegamenti, deve essere data
importanza al gioco dei bulloni vicino ai raggi di curvatura e ad illustrare potenziali
problemi dovuti alle distorsioni per le saldature.
(6) È necessario che gli elementi di acciaio inossidabile siano ricavate da un numero
maggiore di componenti più piccoli rispetto alle membrature di acciaio al carbonio,
che possono essere ottenute di grandi lunghezze senza problemi o ritardi. Di con-
seguenza è probabile che ci siano più giunzioni in una struttura di acciaio inossi-
dabile poiché le lunghezze disponibili degli elementi prodotti sono minori. Ciò ri-
chiede maggiore programmazione e attenzione nei dettagli costruttivi dell’edificio.
È necessario porre molta attenzione anche a vincolare tali nodi, in modo partico-
lare se ricadono all’interno di elementi compressi. Di conseguenza elementi com-
pressi tendono ad essere più deboli degli equivalenti elementi di acciaio al carbo-
nio a parità di snellezza e di ciò si deve tenere conto nel progetto.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 42 di 54


C.2 Immagazzinamento e trasporto
(1) Tutti gli acciai inossidabili devono essere immagazzinati attentamente, in modo
tale che le superfici siano protette da danni o contaminazioni. I luoghi di stoccag-
gio devono essere asciutti e puliti. L’uso di pellicole protettive può essere benefico
per applicazioni architettoniche.
(2) In genere, è richiesta una maggiore cura nell’immagazzinare e trasportare acciai
inossidabili rispetto a quelli al carbonio, per evitare di danneggiare l’aspetto su-
perficiale (specialmente nel caso di acciaio ricotto lucido o con finiture lucidate) ed
evitare contatti con acciaio al carbonio e ferro. Le modalità di immagazzinamento
e trasporto devono essere decise tra le parti interessate prima della fabbricazione
e in modo sufficientemente dettagliato da rispettare ogni speciale requisito.
(3) Queste modalità devono rispettare, per esempio, i seguenti requisiti:
- L’acciaio deve essere controllato immediatamente dopo la consegna per veri-
ficare ogni danno superficiale.
- L’acciaio può essere dotato di una plastica protettiva o altri rivestimenti. Que-
sti dovrebbero essere lasciati tanto a lungo quanto possibile, e rimossi appe-
na prima dell’installazione finale. Se si richiede un rivestimento protettivo, per
esempio per finiture lucide, ciò deve essere incluso nelle specifiche di progetto.
- Si deve evitare l’immagazzinamento in ambienti salini umidi.
- Gli scaffali di immagazzinamento non devono avere superfici di acciaio al car-
bonio ruvide, ma devono essere protetti da traversine o guaine in legno, gom-
ma o plastica.
- Le lamiere ed i piatti devono essere conservati preferibilmente in posizione
verticale, perché lamiere disposte in posizione orizzontale potrebbero essere
calpestate, con conseguente rischio di contaminazione con ferro e danno su-
perficiale.
- Si devono evitare attrezzature di sollevamento di acciaio al carbonio, come
per esempio catene, ganci e carrucole. Sistemi protettivi o materiali isolanti
devono essere utilizzati per evitare la contaminazione ferrosa. Le forchette dei
carrelli elevatori devono essere protette in modo simile.
- Si devono evitare contatti con sostanze chimiche, incluse le eccessive quan-
tità di oli e grassi (che potrebbero macchiare alcune finiture).
- Si devono preferibilmente usare aree separate per la fabbricazione degli ac-
ciai al carbonio ed inossidabili. Attrezzi separati devono essere destinati al so-
lo uso per gli acciai inossidabili, particolarmente gli ingranaggi e le spazzole
metalliche.
- Spazzole metalliche e lana metallica devono essere di acciaio inossidabile,
preferibilmente di classe austenitica. Spazzole di acciaio inossidabile ferritico
non devono essere utilizzate su acciai inossidabili austenitici.
- Per precauzione durante la fabbricazione ed il montaggio si deve rimuovere
ogni evidente sbavatura.
- Potrebbe essere necessario prendere speciali provvedimenti per proteggere i
manufatti di acciaio durante il trasporto.
(4) È necessario evitare il contatto della superficie dei componenti di acciaio inossi-
dabile con l’acciaio al carbonio in tutte le fasi di produzione, lavorazione, imma-
gazzinamento, trasporto e montaggio. In particolare, deve essere posta attenzio-
ne nel prevenire la contaminazione utilizzando aree di lavoro separate, per evitare
la contaminazione ferrosa durante la laminazione, o il contatto con frammenti o
con sfrido che si potrebbero arrugginire se esposti ad umidità e macchiare la su-
perficie.
(5) Quando sono utilizzate parti di attrezzature di sollevamento o di montaggio di ac-
ciaio al carbonio, come per esempio cinghie, ganci di sollevamento o rulli, deve
essere disposto del materiale protettivo tra l’acciaio inossidabile e quello al carbo-
nio per evitare danni. A tale scopo risultano materiali appropriati i cartoni pesanti
e puliti o i compensati leggeri.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 43 di 54


Gli attrezzi per il montaggio, come chiavi e punzoni devono essere di acciaio inos-
sidabile per assicurare che non avvenga contaminazione superficiale. Anche le
smerigliatrici devono essere riservate esclusivamente all’uso su acciai inossidabili.
(6) Il contatto con elementi contaminanti organici come oli, grassi, colle, nastri adesivi
e altri simili depositi, deve essere evitato. Quando è necessario utilizzare tali ele-
menti, la loro adeguatezza deve prima essere verificata con i loro produttori. Gli
acciai inossidabili possono essere deturpati da alcune sostanze chimiche e quindi
devono essere fatte verifiche per assicurare che ciascun segno fatto durante il
montaggio sulla superficie possa essere facilmente rimosso.
(7) Ciascun requisito estetico deve essere chiaramente stabilito nelle specifiche di
progetto, in modo che la dovuta attenzione possa essere posta al fine di proteg-
gere una particolare superficie.
(8) Se è necessario che alcuni componenti siano lucidi per motivi estetici, allora si
possono utilizzare spazzole abrasive con sapone, detergente. Gli acciai inossida-
bili devono essere sciacquati con acqua pulita dopo l’abrasione, quindi asciugati.
Per finiture architettoniche esterne, devono essere fatte ispezioni per scorgere
segni di danno meccanico, di contaminazione superficiale o incipiente attacco
corrosivo.
(9) Non deve essere consentito in nessun caso che alcune soluzioni fortemente aci-
de (per esempio soluzioni a base di acido cloridrico) utilizzate qualche volta per
pulire le murature e le piastrelle entrino in contatto con qualsiasi metallo, compre-
so l’acciaio inossidabile. Se si verificasse qualche contaminazione, la soluzione
acida dovrebbe essere sciacquata immediatamente con acqua in grandi quantità.

C.3 Lavorazione a freddo


(1) L’acciaio inossidabile è facilmente lavorabile con le comuni tecniche di lavorazio-
ne a freddo utilizzate, come la piegatura, la tornitura in lastra, lo stampaggio e
l’imbutitura. Per le applicazioni di tipo strutturale la tecnica più appropriata è quel-
la della piegatura alla pressa. Comunque, per grandi volumi di prodotti in parete
sottile, la profilatura a rulli può risultare più economica.
(2) Inoltre, la forza richiesta per la piegatura dell’acciaio inossidabile sarà maggiore
rispetto a quella necessaria per piegare gli elementi di acciaio al carbonio geome-
tricamente simili, a causa dell’incrudimento (circa 50% nel caso di acciai austeni-
tici o anche più nel caso di acciai austeno-ferritici 1.4462). Inoltre, per bilanciare
gli effetti di ritorno elastico, gli acciai inossidabili devono essere sovrapiegati di un
angolo leggermente superiore rispetto agli acciai al carbonio. Per le sezioni tra-
sversali complesse, è conveniente coinvolgere nella progettazione il fabbricante
dell’acciaio quanto prima possibile.
(3) L’alta duttilità dell’acciaio inossidabile rende possibili piccoli raggi di sagomatura,
fino alla metà dello spessore in materiali ricotti. Comunque, si raccomanda gene-
ralmente di adottare i seguenti valori come minimi:
- 2t per classi austenitiche 1.4301, 1.4401, 1.4404, 1.4541 e 1.4571;
- 2,5t per la classe austeno-ferritica 1.4462.
dove t è lo spessore del materiale.
(4) Nel caso di piegature di tubi tondi si devono osservare le seguenti indicazioni:
- per evitare una lavorazione costosa, il rapporto tra il diametro esterno e lo
spessore della parete non deve superare 15;
- il raggio di curvatura (in corrispondenza della linea media del tubo) non deve
essere minore di 2,5d, dove d è il diametro esterno del tubo;
- ciascuna giunzione saldata nella sezione trasversale deve essere posizionata
vicino all’asse neutro, per ridurre le tensioni normali da flessione in corrispon-
denza della saldatura.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 44 di 54


C.4 Marcatura
(1) Generalmente la marcatura deve essere fatta utilizzando penne o matite marcanti
che producono segni che siano facilmente rimovibili e non causino macchie. Se il
metodo della marcatura può influenzare la resistenza alla corrosione, la durabilità
o l’aspetto estetico dell’acciaio inossidabile, questo deve essere stabilito nella
specifica di progetto. Un’alternativa possibile è l’utilizzo di pellicole protettive e
l’applicazione di tutte le marcature solo su tale pellicola.

C.5 Taglio
(1) Gli acciai inossidabili possono essere tagliati utilizzando i metodi usuali come la
tranciatura e la segatura, ma i requisiti di potenza saranno maggiori rispetto al ca-
so di acciai al carbonio di spessore simile, a causa dell'incrudimento. Se è possi-
bile, il taglio (e la lavorazione in generale) deve essere eseguita quando il metallo
è in condizioni di ricottura, per limitare l’incrudimento e la conseguente usura degli
attrezzi.
(2) Per eseguire tagli lungo linee dritte, possono essere utilizzate tranciatrici a ghi-
gliottina. Utilizzando ghigliottine aperte agli estremi, si può ottenere un taglio con-
tinuo maggiore in lunghezza rispetto alla lama da taglio, sebbene con il rischio di
introdurre piccole discontinuità all’estremità del taglio.
(3) Possono essere utilizzate tecniche ad arco-plasma. Queste sono particolarmente
utili per tagliare piatti spessi e profili dove le estremità del taglio devono essere la-
vorate, per esempio per la preparazione alla saldatura. Il taglio all’ossiacetilene
non è soddisfacente per gli acciai inossidabili, a meno che non sia utilizzata la tec-
nica di polvere fondente aggiunta con polveri flussanti.
(4) Il taglio con il laser, può utilizzarsi, specialmente per elementi larghi e quando è
necessario ridurre la dimensione della zona termicamente alterata.
(5) Si può anche utilizzare il taglio per getto di acqua abrasiva. Tale metodo risulta uti-
le quando è necessario evitare nel materiale ogni variazione metallurgica indotta
dall’alterazione termica.

C.6 Foratura
(1) I fori possono essere realizzati mediante trapano o per punzonatura. Comunque,
la lavorazione a freddo associata al taglio o alla punzonatura, può incrementare la
suscettibilità del materiale alla corrosione e perciò si deve porre attenzione
nell’utilizzare fori punzonati in ambienti aggressivi, quali gli ambienti fortemente
industriali e marini. In tali ambienti, e in corrispondenza di carichi dinamici con ri-
schio di corrosione per fatica, i fori punzonati devono essere ricotti.
(2) È anche importante assicurare che le superfici di taglio e i fori punzonati siano
presi in considerazione in relazione alla valutazione della fatica. Se necessario,
devono essere opportunamente rifiniti. I fori soggetti a fatica devono essere sago-
mati in modo tale che la superficie interna sia liscia. Ciò deve essere fatto con la
trapanatura, ma si può anche utilizzare l’alesatura se il materiale riesce ad essere
tagliato.
(3) Le massime tolleranze nei fori di tipo standard sono:
- 1 mm per bulloni M12 ed M14;
- 2 mm per bulloni da M16 a M24;
- 3 mm per bulloni M27 e bulloni più grandi.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 45 di 54


C.7 Saldatura

C.7.1 Generalità
(1) Gli acciai inossidabili possono essere saldati con successo utilizzando gli usuali
processi di saldatura. I processi di saldatura sono gli stessi usati per acciai al car-
bonio, ma utilizzando attrezzature ed elettrodi adatti agli acciai inossidabili. Per la
designazione dei processi di saldatura si deve fare riferimento alla EN 24063.
(2) La pulizia generale e l’assenza di contaminazione sono importanti per ottenere
una buona qualità di saldatura. Oli ed altri idrocarburi e matite a cera per la mar-
catura devono essere rimossi per evitare la loro decomposizione e il rischio di
asportazione di carbonio. La saldatura deve essere libera dallo zinco nel caso di
connessioni tra acciai inossidabili e acciai al carbonio galvanizzati, compreso
quello risultante dai prodotti galvanizzati, e dal rame e le sue leghe. Deve essere
posta particolare attenzione quando si utilizzano barre di rame di appoggio; deve
essere prevista una scanalatura nella barra immediatamente adiacente alla zona
di fusione. Deve anche essere evitata la contaminazione del bagno di saldatura
da parte di residui di zolfo, per ridurre il rischio di cricche a caldo degli acciai inos-
sidabili austenitici.
(3) È più importante per gli acciai inossidabili, che non per quelli al carbonio, ridurre le
zone in cui si può innescare la corrosione interstiziale. I difetti di saldatura, come
rientranze, mancanza di penetrazione, spruzzi di saldatura, scoria ed inneschi di
archi vaganti sono tutte potenziali zone di corrosione e perciò devono essere mi-
nimizzate. Gli inneschi di archi vaganti o la formazione di archi attraverso collega-
menti a terra danneggiano anche lo strato passivo, e probabilmente danno luogo
a corrosione preferenziale, perciò possono alterare l’aspetto di un fabbricato.
Ogni sbavatura dovuta a questi "spruzzi di saldatura" deve essere rimossa se
causa macchie o intrappola sporcizia.
(4) Laddove risulta importante l’aspetto della saldatura, il profilo della saldatura e la
condizione superficiale richiesta devono essere stabilite nelle specifiche di pro-
getto. Ciò potrebbe influenzare il processo di saldatura scelto o il trattamento
post-saldatura. Deve essere posta attenzione anche alla posizione della saldatu-
ra, per assicurarsi che sia possibile applicare l’appropriato trattamento post-sal-
datura. Si devono evitare trattamenti a caldo su giunzioni saldate realizzati con gli
acciai inossidabili austenitici.
(5) È necessario che siano controllati il calore e le temperature tra le passate di sal-
datura per minimizzare la distorsione (vedere C.7.4) ed evitare potenziali proble-
mi metallurgici (vedere C.7.5).
(6) L’applicazione di un appropriato piano di saldatura è di fondamentale importanza.
La negligenza nel fare ciò potrebbe seriamente danneggiare il comportamento
strutturale delle saldature ed il comportamento nei riguardi della corrosione. Il
piano di saldatura scelto può essere stabilito dalla società produttrice, dalla so-
cietà o basato sul prodotto, o trarre l’origine dalle norme nazionali o internaziona-
li. Se non ci sono piani adatti disponibili, dovrebbe essere richiesto consiglio ad
un coordinatore del processo di saldatura. Il piano di saldature deve contenere i
seguenti elementi:
- verifica del metodo di saldatura con la descrizione dettagliata dell’origine e dei
requisiti di prova del processo di saldatura;
- l’approvazione dei saldatori;
- il controllo delle operazioni di saldatura durante la preparazione, la saldatura
effettiva e il trattamento post-saldatura;
- il livello di ispezione e le tecniche di prove non distruttive da applicare;
- i criteri di accettazione per il livello di imperfezione della saldatura consentito.
(7) Sempre che siano seguiti procedimenti di saldatura adeguati, non si dovrebbero
verificare problemi connessi alla saldatura. Comunque la distorsione per saldatu-
ra è generalmente maggiore nell’acciaio inossidabile rispetto all’acciaio al carbo-
nio, vedere C.7.4.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 46 di 54


C.7.2 Processi
(1) I comuni processi di saldatura per fusione possono essere utilizzati per gli acciai
inossidabili. L’adeguatezza dei vari processi di saldatura per campi di spessore e
per altri criteri è mostrata nel prospetto C.1.
prospetto C.1 Processi di saldatura e loro adeguatezza

Processo di saldatura Forme del prodotto Tipi di giunti saldati Spessore del materiale Posizione della Officina e condizioni
conforme alla EN 24063 saldatura del sito
111 Tutte Tutti ≥ 3 mm1) Tutte Tutte
121 Tutte Tutti ≥ 3 mm 1)
Piana Tutte
(preferibilmente)
13 Tutte Tutti ≥ 2 mm1) Tutte Tutte2)
141 Tutte Tutti ≤ 10 mm Tutte Tutte2)
Resistenza3) Lamiere Tutti ≤ 3 mm Tutte Tutte
1) In funzione del tipo di giunzione saldata utilizzata.
2) Più sensibile alle condizioni atmosferiche rispetto ad altri processi di saldatura, quindi è necessaria una migliore protezione dall’ambiente.
3) Punti di saldatura.

(2) Nella saldatura ad arco metallico con protezione di gas, il gas di protezione è ar-
gon puro o una miscela di argon e varie percentuali di elio, idrogeno, ossigeno o
qualche volta di diossido di carbonio, a seconda del metallo di base e della posi-
zione della saldatura in questione (per esempio è utilizzato argon puro per posi-
zioni verticali o soprattesta della saldatura.
(3) Per le saldature ad arco sommerso e filo continuo fondente, il gas di protezione
può essere argon (per tutte le posizioni), diossido di carbonio (solo per posizioni
piane) o una miscela di argon e diossido di carbonio.
(4) Nel caso di saldatura TIG (Tungsten Inert Gas), il gas di protezione è argon o una
miscela di argon e elio, qualche volta con l’aggiunta di idrogeno.
(5) In tutti i processi, l’argon o un gas di protezione a base di argon è utilizzato per
giunti saldati su un solo lato.
(6) La necessità di evitare il rischio di asportazione di carbonio deve essere presa in
considerazione nella scelta del processo di saldatura e del gas di protezione.
Questo è particolarmente importante per acciai inossidabili a bassissimo contenu-
to di carbonio. In questi casi non deve essere utilizzato gas di protezione al dios-
sido di carbonio.
(7) Quando si eseguono le saldature sugli acciai inossidabili austeno-ferritici, o su
certi acciai inossidabili ad alto contenuto di azoto, potrebbe essere necessaria
l’aggiunta di una piccola percentuale di azoto.

C.7.3 Elettrodi per saldature


(1) Gli elettrodi per le saldature sono stati concepiti in modo da fornire depositi di ma-
teriali di saldatura con resistenza meccanica e resistenza alla corrosione equiva-
lente al metallo base e per minimizzare il rischio di fessurazione per solidificazio-
ne. Indicazioni sulla designazione degli elettrodi sono fornite nei prospetti da C.2
a C.4. Per le applicazioni specialistiche, come in ambienti aggressivi non usuali o
quando sono richieste proprietà non magnetiche, deve essere richiesto il consi-
glio dei produttori di acciaio e dei produttori degli elettrodi. Tutti gli elettrodi devono
essere conservati lontano da agenti di contaminazione, e immagazzinati nel ri-
spetto delle istruzioni del fabbricante.
(2) Se le giunzioni saldate sono soggette a trattamenti termici dopo la saldatura, o se
utilizzati a temperature oltre 400 °C, per le giunzioni di passaggio tra acciai inos-
sidabili e acciai al carbonio si devono utilizzare elettrodi per saldature a base di
nichel.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 47 di 54


prospetto C.2 Elettrodi austenitici per le saldature delle giunzioni di passaggio tra acciai inossidabili e acciai al carbonio

Materiali del giunto Processi di saldatura e numeri degli acciai per gli elettrodi per saldatura
conformi alla EN 24063
Materiale A Materiale B 111 13 141
Elettrodi Filo di apporto Filo di apporto
Acciaio al carbonio Acciaio inossidabile 1.4370 1.4370 1.4370
conforme alla EN 10088

prospetto C.3 Elettrodi a base di nichel per le saldature delle giunzioni di passaggio tra acciai inossidabili e acciai
al carbonio, soggetti a temperature superiori a 300 °C o a trattamenti termici dopo la saldatura

Materiali del giunto Processi di saldatura e numeri degli acciai per gli elettrodi per saldatura
conformi alla EN 24063
Materiale A Materiale B 111 13 141
Elettrodi Filo di apporto Filo di apporto
Acciaio al carbonio Acciaio inossidabile 2.4620 2.4806 2.4806
conforme alla EN 10088 2.4621 2.4831 2.4831
Nota - Elettrodi per saldature basati sul nichel non dovrebbero essere utilizzati con elettrodi in acciai inossidabili quando si
salda una giunzione di passaggio.

prospetto C.4 Elettrodi di acciaio inossidabile per processi di saldatura ad arco

Materiale A Materiale B
X4CrNi18-10 X6CrNiTi18-10 X4CrNiMo17-12-2 X6CrNiMoTi17-12-2
1.4301 1.4541 1.4401 1.4571
Numeri degli acciai di appropriati elettrodi per saldature conformi alla EN 24063
X4CrNi18-10
1.4301 1.4316

X6CrNiTi18-10
1.4541 1.4551

X4CrNiMo17-12-2
1.4401 1.4430

X6CrNiMoTi17-12-2
1.4571 1.4576

C.7.4 Distorsione per saldatura


(1) Unitamente agli altri materiali, l’acciaio inossidabile soffre di distorsioni per salda-
ture. I tipi di distorsioni (angolare, curvatura, ritiro, ecc.) sono simili a quelli dell’ac-
ciaio al carbonio. Comunque l’entità della distorsione con gli acciai inossidabili,
specialmente per le classi austenitiche, è maggiore rispetto quella con acciaio al
carbonio, a causa dei maggiori coefficienti di dilatazione termica e minore condu-
cibilità termica (che portano ad eccessivi gradienti di temperatura). La distorsione per
saldatura per gli acciai austeno-ferritici è minore rispetto quella per gli acciai austenitici.
(2) La distorsione per saldatura può solo essere tenuta sotto controllo, non eliminata.
(3) Le seguenti precauzioni devono essere prese dal progettista per limitare la distor-
sione ed i suoi effetti:
- Eliminare la necessità delle saldature.
- Ridurre l’estensione delle saldature.
- Ridurre l’area delle saldature. Per esempio nelle sezioni spesse, specificare
saldature a doppia V, ad U o a doppia U, in preferenza alle saldature a V singola.
- Utilizzare collegamenti simmetrici.
- Progettare in modo da fornire più ampie tolleranze dimensionali.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 48 di 54


(4) Le seguenti precauzioni devono essere prese dal fabbricante per limitare la di-
storsione ed i suoi effetti:
- Utilizzare efficaci maschere di fissaggio. Se possibile l’attrezzatura deve com-
prendere barre di rame o alluminio per facilitare l’allontanamento del calore
dall’area saldata.
- Quando non è praticabile un’efficace lavorazione con maschere, utilizzare
saldature a tratti ravvicinate disposte secondo una sequenza equilibrata.
- Si deve assicurare che le parti combacino e che si sia ottenuto un buon
allineamento prima della saldatura.
- Utilizzare il più basso apporto termico in funzione del prescelto processo di
saldatura, fatta eccezione per il caso di saldatura tra due acciai austeno-ferritici.
- Utilizzare saldature bilanciate ed appropriate sequenze di saldatura, come per
esempio il "back stepping" e la sequenza a blocco.

C.7.5 Considerazioni metallurgiche

C.7.5.1 Generalità
(1) La specifica di progetto deve includere dettagli del procedimento da adottare per
l’esecuzione delle unioni saldate.
(2) Ogni limitazione sulla microstruttura nella zona di fusione, o nella zona termica-
mente alterata, deve essere fornita nella specifica di progetto.
(3) I procedimenti da utilizzare per unioni saldate devono essere elencati nella speci-
fica di progetto.
(4) Le procedure da utilizzare per le unioni saldate devono includere tutti i dettagli
pertinenti riguardanti:
- il processo di saldatura da utilizzare;
- la preparazione delle estremità da saldare;
- gli elettrodi da utilizzare (compresa la purezza di ciascun gas);
- il controllo del ciclo termico nella zona di fusione e nelle immediate vicinanze
del metallo base;
- ciascun trattamento post-saldatura del giunto saldato;
- ogni limitazione sulle azioni del fabbricante nel caso in cui venga richiesta una
ripresa di saldatura.
(5) Il procedimento deve essere redatto prendendo in considerazione:
- l’economia;
- l’aspetto;
- la semplicità di esecuzione;
- il buono stato, la resistenza meccanica, la rigidezza e la resistenza alla corro-
sione della zona di fusione;
- la resistenza meccanica, la rigidezza e la resistenza alla corrosione del metal-
lo base adiacente;
- la necessità di controllare le distorsioni indotte dalla saldatura.

C.7.5.2 Requisiti speciali per gli acciai inossidabili austenitici


(1) Il procedimento deve assicurare che ci sia un accettabile livello di rischio di fessu-
razione per solidificazione del metallo saldato.
(2) Il processo deve assicurare che ci sia un accettabile livello di rischio di sensibiliz-
zazione delle zone termicamente alterate.
(3) La fessurazione per solidificazione del metallo saldato può essere evitata fornen-
do un’adeguata proporzione di ferrite delta nella microstruttura del metallo d’apporto.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 49 di 54


(4) Nel redigere il procedimento di saldatura per stimare la proporzione di ferrite delta
nella microstruttura del metallo da saldatura può essere utilizzato ciascuno dei se-
guenti elementi:
- precedente esperienza in casi identici o strettamente correlati;
- informazioni dei produttori di acciaio o dei fabbricanti degli elettrodi;
- prove su saldature;
- calcoli basati sulle composizioni dei metalli fusi.
(5) Nel redigere il procedimento, per stabilire il rischio di sensibilizzazione delle zone
termicamente alterate può essere utilizzato ciascuno dei seguenti elementi:
- precedente esperienza in casi identici o strettamente correlati;
- informazioni dai produttori dell’acciaio o dai fabbricanti degli elettrodi;
- prove su saldature.
(6) Il rischio di sensibilizzazione delle zone termicamente alterate può essere ridotto
attraverso uno dei seguenti metodi:
- riduzione del tempo totale durante il quale la zona termicamente alterata su-
bisce temperature variabili tra 500 °C e 850 °C;
- scelta di un acciaio con contenuto di carbonio minore dello 0,03% in peso;
- scelta di un acciaio con deliberata aggiunta di elementi costituenti carburi co-
me il titanio o il niobio.

C.7.5.3 Acciai inossidabili austeno-ferritici


(1) Il procedimento deve assicurare che ci sia un sufficientemente basso rischio di in-
fragilimento.
(2) Nel redigere il procedimento per stabilire il rischio di infragilimento può essere
usato ciascuno dei seguenti parametri:
- precedente esperienza in casi identici o strettamente correlati;
- informazioni da produttori di acciaio o dai fabbricanti degli elettrodi;
- prove su saldature.
(3) In assenza di altre informazioni, il fenomeno conosciuto come "infragilimento a
475 °C" deve essere considerato un rischio quando l’acciaio è tenuto, o lasciato
raffreddare lentamente, in un campo di temperature variabili approssimativamen-
te da 550 °C a 440 °C.
(4) In assenza di altre informazioni, il fenomeno conosciuto come "infragilimento da
fase sigma" deve essere considerato un rischio quando l’acciaio è esposto ad un
campo di temperature variabili tra 565 °C e 900 °C per più di circa 30 min.
(5) In assenza di altre informazioni, entrambi i fenomeni di "infragilimento da fase sig-
ma" e "infragilimento a 475 °C" devono essere considerati un rischio quando sono
saldate sezioni pesanti, o quando è consentito che la temperatura tra le passate
superi i 200 °C.

C.7.6 Trattamenti post-saldatura


(1) È meglio, sia dal punto di vista tecnico che economico, che il processo di saldatu-
ra non renda necessari successivi trattamenti termici. Comunque, in alcuni casi
potrebbero essere necessari trattamenti post-saldatura, come discusso nei se-
guenti punti. È importante definire i trattamenti post-saldatura richiesti per evitare
costi eccessivi ed un possibile cattivo comportamento allo stato di servizio.
(2) I processi generalmente utilizzati per la levigatura della saldatura sono procedi-
menti mediante spazzole metalliche (di acciaio inossidabile), sistemi abrasivi e/o
la molatura. La levigatura deve essere minimizzata, e preferibilmente limitata
all’utilizzo di spazzole di acciaio inossidabile o di materiale inerte. Ciò perché il ca-
lore prodotto dalla finitura e dalla molatura può ridurre la resistenza alla corrosio-
ne. È da notare che le spazzole metalliche e gli abrasivi devono essere privi di re-
sidui ferrosi. Le spazzole metalliche e gli abrasivi o le ruote di molatura devono
essere rigorosamente utilizzati su materiale austenitico e non devono essere stati
precedentemente utilizzati su acciai ferritici.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 50 di 54


(3) Il requisito di base per ottenere una resistenza alla corrosione ottimale è avere
una superficie metallica pulita, per esempio la colorazione causata dalla saldatura
generalmente deve essere rimossa. Può essere solo un’eccezione il lasciarla tal
quale. Comunque non è necessario che sia rimossa quando l’acciaio offre un
buon margine di resistenza per il particolare tipo di ambiente. Tuttavia, dove ciò
non si verifichi, o dove la colorazione non è accettabile su superfici austenitiche,
la colorazione può essere rimossa attraverso decapaggio o per mezzo di sabbia-
ture con grani di vetro. Il decapaggio può essere eseguito per immersione in un
bagno, o utilizzando paste, secondo le istruzioni dei produttori.
(4) La pallinatura della superficie della saldatura costituisce un benefico trattamento
post-saldatura. Ciò introduce tensioni di compressione sulla superficie, che mi-
gliorano la resistenza alla fatica e alla fessurazione per corrosione da tensione,
così come l'aspetto estetico.
(5) Nel caso di consistenti lavorazioni per asportazione di truciolo o per deformazione
plastica a freddo, prima del processo di saldatura può essere consigliabile effet-
tuare un trattamento termico di distensione per evitare che le tensioni residue si
sommino a quelle derivanti dal processo stesso di saldatura, creando distorsioni
del prodotto saldato. Generalmente, ciò sarà possibile per componenti di piccola
dimensione e in tale caso, per evitare sensibilizzazione, solo per classi a basso
contenuto di carbonio o per classi stabilizzate.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 51 di 54


APPENDICE D GUIDA ALLA PROGETTAZIONE CON GLI ACCIAI INOSSIDABILI FERRITICI
(informativa)
Nota È previsto che in futuro la presente parte 1-4 della ENV 1993 contenga delle disposizioni appropriate riguar-
danti gli acciai inossidabili austenitici, austeno-ferritici e ferritici. Poiché, nell’attuale stato di stesura le dispo-
sizioni di progetto escludono gli acciai inossidabili ferritici, una guida temporanea per approccio di tipo con-
servativo alla progettazione è fornita nella presente appendice D. Si intende che quando saranno disponibili
le disposizioni concordate per la progettazione con gli acciai inossidabili, queste sostituiranno la guida prov-
visoria.
(1) In assenza di migliori informazioni, la progettazione con gli acciai inossidabili fer-
ritici può essere basata sulle disposizioni della ENV 1993-1-1 (inclusa l’appendice
D nell’emendamento ENV 1993-1-1/A1) e della ENV 1993-1-3.
(2) Informazioni sulle proprietà del materiale si possono ottenere dalla EN 10088.
(3) Per calcoli in cui si utilizzano combinazioni di carico per gli stati limite ultimi, la ten-
sione di snervamento fy può essere presa pari al valore specificato della tensione
corrispondente alla deformazione residua pari allo 0,2% sempre che:
- sia utilizzato il modulo di elasticità secante Es, relativo alla tensione corrispon-
dente alla deformazione residua dello 0,2% (invece del modulo di elasticità
tangente iniziale E );
- il valore di ε è ottenuto da:
Es 0, 5
235
ε = ---------- ---------------------
- [D.1]
f y 210 000
(4) Per la determinazione degli spostamenti sotto condizioni di carico per stati limite
di servizio, il modulo secante di elasticità, Es,ser si può determinare come in 4.2 e
le larghezze efficaci degli elementi compressi per gli stati limite di servizio si pos-
sono ottenere utilizzando il valore di ε ottenuto da:
235 E 0, 5
ε = ---------------------------- ---------------------- [D.2]
σ com,Ed,ser 210 000
dove:
σcom,Ed,ser è la tensione di compressione, determinata come in 4.2.

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 52 di 54


UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 53 di 54
PUNTI DI INFORMAZIONE E DIFFUSIONE UNI

Milano (sede) Via Battistotti Sassi, 11B - 20133 Milano - Tel. 0270024200 - Fax 0270105992
Internet: www.unicei.it - Email: diffusione@uni.unicei.it

Roma Via delle Colonnelle, 18 - 00186 Roma - Tel. 0669923074 - Fax 066991604
Email: uni.roma@uni1.inet.it

Bari c/o Tecnopolis CSATA Novus Ortus


Strada Provinciale Casamassima - 70010 Valenzano (BA) - Tel. 0804670301 - Fax 0804670553

Bologna c/o CERMET


Via A. Moro, 22 - 40068 San Lazzaro di Savena (BO) - Tel. 0516250260 - Fax 0516257650

Brescia c/o AQM


Via Lithos, 53 - 25086 Rezzato (BS) - Tel. 0302590656 - Fax 0302590659

Cagliari c/o Centro Servizi Promozionali per le Imprese


Viale Diaz, 221 - 09126 Cagliari - Tel. 070349961 - Fax 07034996306

Catania c/o C.F.T. SICILIA


Piazza Buonarroti, 22 - 95126 Catania - Tel. 095445977 - Fax 095446707

Firenze c/o Associazione Industriali Provincia di Firenze


Via Valfonda, 9 - 50123 Firenze - Tel. 0552707268 - Fax 0552707204

Genova c/o CLP Centro Ligure per la Produttività


Via Garibaldi, 6 - 16124 Genova - Tel. 0102476389 - Fax 0102704436

La Spezia c/o La Spezia Euroinformazione, Promozione e Sviluppo


Piazza Europa, 16 - 19124 La Spezia - Tel. 0187728225 - Fax 0187777961

Napoli c/o Consorzio Napoli Ricerche


Corso Meridionale, 58 - 80143 Napoli - Tel. 0815537106 - Fax 0815537112

Pescara c/o Azienda Speciale Innovazione Promozione ASIP


Via Conte di Ruvo, 2 - 65127 Pescara - Tel. 08561207 - Fax 08561487

Reggio Calabria c/o IN.FORM.A. Azienda Speciale della Camera di Commercio


Via T. Campanella, 12 - 89125 Reggio Calabria - Tel. 096527769 - Fax 0965332373

Torino c/o Centro Estero Camere Commercio Piemontesi


Via Ventimiglia, 165 - 10127 Torino - Tel. 0116700511 - Fax 0116965456

Treviso c/o Treviso Tecnologia


Via Roma, 4/D - 31020 Lancenigo di Villorba (TV) - Tel. 0422608858 - Fax 0422608866

Udine c/o CATAS


Via Antica, 14 - 33048 S. Giovanni al Natisone (UD) - Tel. 0432747211 - Fax 0432747250

Vicenza c/o Associazione Industriali Provincia di Vicenza


Piazza Castello, 2/A - 36100 Vicenza - Tel. 0444232794 - Fax 0444545573

UNI
Ente Nazionale Italiano La pubblicazione della presente norma avviene con la partecipazione volontaria dei Soci,
di Unificazione dell’Industria e dei Ministeri.
Via Battistotti Sassi, 11B Riproduzione vietata - Legge 22 aprile 1941 Nº 633 e successivi aggiornamenti.
20133 Milano, Italia

UNI ENV 1993-1-4:1999 Pagina 54 di 54

Potrebbero piacerti anche