MARZO 2002
Eurocode 9
Design of aluminium structures
Part 1-1: General rules - General rules and rules for buildings
RELAZIONI NAZIONALI
Le norme sperimentali sono emesse, per applicazione provvisoria, in campi in cui viene
avvertita una necessità urgente di orientamento, senza che esista una consolidata espe-
rienza a supporto dei contenuti tecnici descritti.
Si invitano gli utenti ad applicare questa norma sperimentale, così da contribuire a fare
maturare l'esperienza necessaria ad una sua trasformazione in norma raccomandata.
Chiunque ritenesse, a seguito del suo utilizzo, di poter fornire informazioni sulla sua appli-
cabilità e suggerimenti per un suo miglioramento o per un suo adeguamento ad uno stato
dell'arte in evoluzione è pregato di inviare, entro la scadenza indicata, i propri contributi
all'UNI, Ente Nazionale Italiano di Unificazione.
1 GENERALITÀ 1
1.1 Scopo e campo di applicazione ........................................................................................................ 1
1.2 Distinzione tra principi e regole applicative ................................................................................ 1
1.3 Riferimenti normativi ............................................................................................................................... 2
1.4 Ipotesi .............................................................................................................................................................. 5
1.5 Termini e definizioni................................................................................................................................. 5
prospetto 1.1 Elenco dei termini corrispondenti nelle varie lingue.......................................................................... 6
prospetto 1.1 Elenco dei termini corrispondenti nelle varie lingue (Continua) .................................................... 6
prospetto 1.1 Elenco dei termini corrispondenti nelle varie lingue (Continua) .................................................... 7
prospetto 1.1 Elenco dei termini corrispondenti nelle varie lingue (Continua) .................................................... 7
1.6 Unità di misura S.I. ................................................................................................................................... 7
1.7 Simboli usati nella presente norma europea ............................................................................. 7
figura 1.1 Sezioni in lega di alluminio ..................................................................................................................... 12
2 PRINCIPI DI PROGETTAZIONE 13
2.1 Requisiti fondamentali ......................................................................................................................... 13
2.2 Definizioni e classificazioni ............................................................................................................... 13
2.3 Requisiti di progetto .............................................................................................................................. 16
2.4 Durabilità .................................................................................................................................................... 18
2.5 Resistenza all’incendio ....................................................................................................................... 18
3 MATERIALI 18
3.1 Generalità................................................................................................................................................... 18
3.2 Alluminio per uso strutturale ............................................................................................................ 18
prospetto 3.1a Leghe di alluminio da lavorazione plastica per strutture .............................................................. 19
prospetto 3.1b Leghe di alluminio da fonderia per strutture ..................................................................................... 19
prospetto 3.2a Valori minimi garantiti della resistenza al limite elastico convenzionale f0,2
corrispondente alla deformazione residua dello 0,2% e della resistenza ultima di
trazione fu per leghe di alluminio da lavorazione plastica - Lamiere, nastri e piatti ............ 20
prospetto 3.2b Valori minimi garantiti della resistenza al limite elastico convenzionale f0,2
corrispondente alla deformazione residua dello 0,2% e della resistenza ultima di
trazione fu per leghe di alluminio da lavorazione plastica - Profili estrusi, tubi estrusi,
barre e tondi estrusi e tubi trafilati ....................................................................................................... 21
prospetto 3.2c Valori minimi garantiti della resistenza al limite elastico convenzionale f0,2
corrispondente alla deformazione residua dello 0,2% e della resistenza ultima di
trazione fu per leghe di alluminio da lavorazione plastica - Tubi saldati
elettricamente ............................................................................................................................................. 22
prospetto 3.2d Valori minimi garantiti della resistenza al limite elastico convenzionale f0,2
corrispondente alla deformazione residua dello 0,2% e della resistenza ultima di
trazione fu per leghe di alluminio da lavorazione plastica - Prodotti fucinati
(L: longitudinale) ........................................................................................................................................ 22
prospetto 3.3 Valori minimi garantiti della resistenza al limite elastico convenzionale f0,2
corrispondente alla deformazione residua dello 0,2% e della resistenza ultima di
trazione fu per leghe di alluminio da fonderia - Colate ................................................................. 23
3.3 Dispositivi di collegamento ............................................................................................................... 24
prospetto 3.4 Valori minimi garantiti della resistenza al limite elastico convenzionale f0,2
corrispondente alla deformazione residua dello 0,2% e della resistenza ultima
per bulloni, chiodi pieni e cavi .............................................................................................................. 24
prospetto 3.5 Raggruppamento delle leghe utilizzate nel prospetto 3.6 ............................................................ 25
prospetto 3.6 Scelta del metallo di apporto ................................................................................................................. 25
3.4 Durabilità e protezione dalla corrosione .................................................................................... 27
prospetto 3.7 Protezione generale dalla corrosione delle strutture di alluminio .............................................. 28
3.5 Criteri di selezione delle leghe di alluminio .............................................................................. 30
MAGGIO 1998
Eurocode 9
EUROPEAN PRESTANDARD Design of aluminium structures
Part 1-1: General rules - General rules and rules for buildings
Eurocode 9
PRÉNORME EUROPÉENNE Conception et dimensionnement des structures en aluminium
Partie 1-1: Règles générales - Règles générales et règles pour les bâtiments
Eurocode 9
EUROPÄISCHE VORNORM Bemessung und Konstruktion von Aluminiumbauten
Teil 1-1: Allgemeine Regeln - Allgemeine Bemessungsregeln und
Bemessungsregeln für den Hochbau
DESCRITTORI Ingegneria civile, struttura di acciaio, alluminio, progettazione, codice per l'edilizia,
calcolo, generalità
CEN
COMITATO EUROPEO DI NORMAZIONE
European Committee for Standardization
Comité Européen de Normalisation
Europäisches Komitee für Normung
Segreteria Centrale: rue de Stassart, 36 - B-1050 Bruxelles
© 1998 CEN
Tutti i diritti di riproduzione, in ogni forma, con ogni mezzo e in tutti i Paesi, sono
riservati ai Membri nazionali del CEN.
Fabbricazione ed esecuzione
La Sezione 7 della presente norma sperimentale ha lo scopo di indicare alcuni livelli
minimi di preparazione professionale e le normali tolleranze che si sono supposte nel
derivare le regole di progettazione specificate nella presente norma sperimentale.
Esse forniscono al progettista anche le informazioni relative ad una particolare struttura
necessarie a definire i requisiti di esecuzione.
Inoltre, essa definisce le approssimazioni ed altri pratici dettagli che il progettista ha
bisogno di usare nei calcoli.
1.1.2 Scopo e campo di applicazione della parte 1.1 della ENV 1999 - Eurocodice 9
(1) La presente norma europea sperimentale fornisce i principi generali per la progetta-
zione degli edifici, delle costruzioni civili e delle strutture di lega di alluminio.
(2) Nella presente versione iniziale della presente ENV, vengono trattati i seguenti
argomenti:
- Sezione 1: Generalità
- Sezione 2: Principi di progettazione
- Sezione 3: Materiali
- Sezione 4: Stati limite di servizio
- Sezione 5: Stati limite ultimi (membrature)
- Sezione 6: Collegamenti soggetti a carichi statici
- Sezione 7: Fabbricazione ed esecuzione
- Sezione 8: Progettazione integrata da prove
(3) La maggior parte dei contenuti della Sezione 1 e della Sezione 2 sono comuni a tutti
gli Eurocodici Strutturali, ad eccezione di alcune prescrizioni addizionali che risultano
specifiche per ciascun Eurocodice.
(4) Nella presente norma europea sperimentale non sono trattati:
- resistenza al fuoco
- casi in cui potrebbero essere necessarie misure speciali per limitare le conseguenze
di incidenti
- fatica.
1.3.1.1 Definizioni di composizione chimica, forma e tempra dei prodotti da lavorazione plastica
EN 573-1:1994 Aluminium and aluminium alloys - Chemical composition and form
of wrought products - Numerical designation system.
EN 573-2:1994 Aluminium and aluminium alloys - Chemical composition and form
of wrought products - Chemical symbol based designation system
EN 573-3:1994 Aluminium and aluminium alloys - Chemical composition and form
of wrought products - Chemical compositions
EN 573-4:1994 Aluminium and aluminium alloys - Chemical composition and form
of wrought products - Forms of products
EN 515:1993 Aluminium and aluminium alloys - Wrought products - Temper
designations
1.4 Ipotesi
(1) Si considerano le seguenti ipotesi di base:
- Le strutture sono progettate da personale adeguatamente qualificato e con sufficiente
esperienza.
- Negli stabilimenti, negli impianti e nei cantieri è garantito un adeguato livello di super-
visione e di controllo della qualità.
- La costruzione è eseguita da personale dotato della necessaria abilità ed esperienza.
- I materiali da costruzione ed i prodotti impiegati sono utilizzati così come indicato nel
presente Eurocodice oppure nelle relative specifiche dei materiali e dei prodotti.
- La struttura sarà sottoposta ad un adeguato livello di manutenzione (vedere 7.7).
- La struttura sarà impiegata in conformità alla destinazione d’uso prevista in progetto.
(2) I metodi di progettazione proposti sono validi soltanto alla condizione che anche i
requisiti dell’esecuzione e costruzione, specificati nella Sezione 7, siano soddisfatti.
(3) I valori numerici indicati con sono forniti a titolo indicativo. Valori differenti possono
essere specificati da ciascun Paese Membro.
prospetto 1.1 Elenco dei termini corrispondenti nelle varie lingue (Continua)
prospetto 1.1 Elenco dei termini corrispondenti nelle varie lingue (Continua)
1.7.5 Indici
A Accidentale; area
a Capacità locale di una sezione netta soggetta a trazione o compressione
a, b … Prima, seconda … alternativa
b Rifollamento, instabilità
b Bullone; trave; calastrello
C Capacità; conseguenze
c Sezione trasversale
c Calcestruzzo; colonna
com Compressione
cr Critico
d Progetto; diagonale
dst Instabilizzante
E Effetto delle azioni (con d o k)
E Eulero
eff Efficace
e Efficace (con ulteriore indice)
el Elastico
ext Esterno
f Ala; dispositivo di giunzione
fic Fittizio
g (oppure gr) Lordo
G Azione permanente
h Altezza; più alto; orizzontale
haz Zona alterata termicamente
i Interno
inf Inferiore; più basso
i, j, k Indici (in sostituzione di valori numerici)
j Giunto
k Caratteristica
(4) la convenzione usata per gli indici che indicano gli assi dei momenti è la seguente:
"Si indichi l’asse intorno al quale agisce il momento."
(5) per esempio, per una sezione ad I, il momento agente nel piano dell’anima è indicato
con My , in quanto esso agisce intorno all’asse della sezione trasversale parallelo alle
flange.
2.2.2 Azioni
†) Definizioni più complete dei valori rappresentativi sono riportate nella ENV 1991-1.
2.3.1 Generalità
(1)P Si deve verificare che nessuno dei relativi stati limite sia superato.
(2)P Devono essere considerate tutte le relative situazioni di progetto e condizioni di
carico.
(3)P Devono essere considerate le possibili variazioni di direzione o di posizione delle
azioni assunte.
(4)P I calcoli devono essere svolti usando appropriati modelli di progetto (integrati, se
necessario, da prove) coinvolgendo tutte le variabili pertinenti. I modelli devono essere
sufficientemente precisi per prevedere il comportamento strutturale, commisurati alla
prevista qualità della lavorazione ed alla affidabilità delle informazioni sulle quali il
progetto è basato.
‡) Le regole dettagliate sulle disposizioni dei carichi e sulle condizioni di carico sono fornite dalla ENV 1991-1.
2.4 Durabilità
(1)P Al fine di garantire una adeguata durabilità della struttura si devono considerare i
seguenti fattori tra loro interconnessi:
- l’impiego della struttura;
- la prestazione richiesta;
- le condizioni ambientali previste;
- la composizione, proprietà e prestazioni dei materiali;
- la forma delle membrature e dei dettagli strutturali;
- la qualità delle lavorazioni e l’entità dei controlli;
- le misure protettive particolari;
- la probabile manutenzione nel corso della vita prevista.
(2) Le condizioni ambientali interne ed esterne dovrebbero essere stimate durante la fase
di progetto, per valutare la loro influenza in relazione alla durabilità e per predisporre
adeguati provvedimenti da adottare per la protezione dei materiali (vedere 3.4).
3 MATERIALI
3.1 Generalità
(1) I valori delle proprietà dei materiali specificate nella presente Sezione sono i valori
minimi garantiti dei valori nominali, da assumersi quali valori caratteristici nei calcoli di
progetto (vedere 5.3.5).
(2) I valori relativi ad altre proprietà del materiale sono specificati nelle EN elencate
in 1.3.1.3 e 1.3.1.4, nei prEN e nelle norme ISO.
(2) Essa può anche essere impiegata per altre leghe di alluminio per uso strutturale
elencate nelle norme EN oppure ISO, purché esistano adeguati dati che servano a giusti-
ficare l’applicazione di regole di progettazione e fabbricazione pertinenti.
(3)P Se tali adeguati dati devono essere determinati attraverso prove, i procedimenti di
prova e la valutazione delle prove devono essere conformi a 6.5.9.5 e 6.8.3 della presente
norma europea sperimentale e i requisiti per le prove devono essere in linea con quelli
richiesti nelle EN e nei prEN elencati in 1.3.1.
(4)Per una indicazione sulla scelta delle leghe di alluminio, vedere appendice B.
da fino a
EN AW-3103 H14 0,2 25 120 140 2
H16 0,2 4 145 160 1
EN AW-5052 H12 0,2 4 160 210 4
H14 0,2 2 180 230 3
EN AW-5454 O/H111 0,2 8 85 215 12
H24/H34 0,2 25 200 270 4
EN AW-5754 O/H111 0,2 100 80 190 12
H24/H34 0,2 25 160 240 6
EN AW-5083 O/H111 0,2 50 125 275 11
50 80 115 270 14
H24/H34 0,2 25 250 340 4
EN AW-6061 T4 0,4 12,5 110 205 12
T6 0,4 12 240 290 6
EN AW-6082 T4 0,4 12 110 205 12
T6 0,4 6 260 310 6
6 12,5 255 300 9
T651 12 100 240 295 8
EN AW-7020 T6 0,4 12,5 280 350 7
T651 12,5 40 91)
1)
Basati su A e non su A50.
Nota I valori minimi dell'allungamento non si applicano all'intero campo degli spessori specificati, ma generalmente ai
materiali più sottili. Di solito, i valori più elevati dell’allungamento si applicano a materiali più spessi. Per gli effettivi
valori minimi, vedere EN e prEN elencati in 1.3.1.3.
prospetto 3.2d Valori minimi garantiti della resistenza al limite elastico convenzionale f0,2 corrispondente alla
deformazione residua dello 0,2% e della resistenza ultima di trazione fu per leghe di alluminio da
lavorazione plastica - Prodotti fucinati (L: longitudinale)
(3) In alternativa, quali valori caratteristici, per un'ampia serie di tempre e di spessori, in
aggiunta a quelli ricoperti dai prospetti da 3.2a a 3.2d, possono essere utilizzati i valori
limite specificati nelle EN e nei prEN elencati in 1.3.1.3.
(4) I valori minimi dell'allungamento specificati nei prospetti da 3.2a a 3.2d sono soltanto
di tipo informativo.
(2) In alternativa, per una serie di processi di fusione e di altre tempre, si possono
utilizzare i valori specificati nelle EN e nei prEN elencati in 1.3.1.4.
(3)P Le regole di progetto della presente norma europea sperimentale non devono essere
applicate alle colate. Le leghe da fonderia specificate nel prospetto 3.3 dovrebbero essere
usate per strutture portanti a patto che la loro adeguatezza e resistenza possa essere
determinata mediante prove, vedere 8.1(2). Inoltre, per la produzione delle colate, a
discrezione del progettista, devono essere eseguite procedure di controllo della qualità.
3.3.1 Generalità
(1)P I dispositivi di collegamento devono essere adeguati al loro uso specifico.
(2)P Tra i dispositivi di collegamento adatti allo scopo sono compresi i bulloni, i dispositivi
ad attrito, i chiodi pieni e cavi, i dispositivi di collegamento speciali, le saldature e gli
adesivi.
3.3.2.1 Generalità
(1)P Bulloni, dadi e rondelle devono essere conformi alle esistenti EN, prEN e ISO.
(2) Nel prospetto 3.4 sono riportati i valori minimi garantiti della resistenza al limite
elastico convenzionale corrispondente alla deformazione residua dello 0,2% e della
resistenza ultima fu da adottare quali valori caratteristici nei calcoli.
prospetto 3.4 Valori minimi garantiti della resistenza al limite elastico convenzionale f0,2 corrispondente alla
deformazione residua dello 0,2% e della resistenza ultima per bulloni, chiodi pieni e cavi
prospetto 3.6 Scelta del metallo di apporto (per i tipi di lega vedere il prospetto 3.5)
Parte 1 Parte 2
Al-Si Al-Mg Leghe della Altre leghe 5083 Leghe della 7020
da fonderia da fonderia serie 3000 della serie serie 6000
5000
7020 NR2) Tipo 5 Tipo 5 Tipo 5 5556A Tipo 5 5556A
Tipo 5 Tipo 5 Tipo 5 Tipo 5 Tipo 5 Tipo 5
Tipo 5 Tipo 4 Tipo 5 5556A Tipo 4 Tipo 44)
Leghe della Tipo 4 Tipo 5 Tipo 4 Tipo 5 Tipo 5 Tipo 5
serie 6000 Tipo 4 Tipo 5 Tipo 4 Tipo 5 Tipo 5 Tipo 4
Tipo 4 Tipo 5 Tipo 4 Tipo 5 Tipo 5 Tipo 4
5083 NR2) Tipo 5 Tipo 5 Tipo 5 5556A
Tipo 5 Tipo 5 Tipo 5 Tipo 5
Tipo 5 Tipo 5 Tipo 5 Tipo 5
Altre leghe NR2) Tipo 5 Tipo 5 Tipo 5
3)
della serie Tipo 5 Tipo 5
5000 Tipo 5 Tipo 5 Tipo 5
Leghe della Tipo 4 Tipo 5 Tipo 3
serie 3000 Tipo 4 Tipo 5 Tipo 3
Tipo 4 Tipo 5 Tipo 3
Al-Mg NR2) Tipo 5
da fonderia Tipo 5
Tipo 5
Parte 1 Parte 2
3.3.5 Adesivi
(1) Le famiglie di adesivi raccomandabili per l’assemblaggio delle strutture di alluminio
sono: gli epossidi modificati ad uno o due componenti, gli acrilici modificati, i poliuretani a
uno o due componenti; nel caso di assemblaggi a cerniera ed a collarino possono anche
impiegarsi gli adesivi anaerobici.
(2) Una volta ricevuti gli adesivi, prima dell’invecchiamento, può esserne verificata la
freschezza mediante i seguenti metodi:
- analisi chimica;
- analisi termica;
- misurazione della viscosità e dell’estratto a secco in conformità alle esistenti norme
EN, prEN ed ISO relative agli adesivi.
(3) La resistenza delle unioni realizzate mediante l’uso di adesivi dipende dai seguenti
fattori:
a) resistenza specifica dell’adesivo, che può essere misurata mediante le prove norma-
lizzate (vedere ISO 11003-2);
b) tipo di lega e, essenzialmente, la corrispondente tensione al limite elastico, quando la
tensione di snervamento del metallo è superata prima della rottura dell’adesivo;
c) il pre-trattamento della superficie: la conversione chimica e l’anodizzazione general-
mente garantiscono risultati a lungo termine migliori rispetto alla sgrassatura ed
all’abrasione meccanica; l’uso delle mani di fondo (primer) è possibile a condizione
che sia preventivamente verificata, mediante prove di collegamento, la compatibilità
tra il primer, la lega e l’adesivo;
d) l’ambiente e l’invecchiamento: la presenza dell’acqua, l’umidità dell’atmosfera o
l’aggressività dell’ambiente possono abbattere drasticamente la prestazione a lungo
termine del giunto (specialmente se il pre-trattatamento delle superfici è mediocre);
e) la configurazione del giunto e la relativa distribuzione delle tensioni, per esempio il
rapporto tra la massima tensione a taglio τmax e quella media τmean (τmax/τmean) ed il
rapporto tra la massima resistenza al distacco (peel stress) σmax e quella media a
taglio (σmax/τmean), con entrambi i valori massimi occorrenti all’estremità del giunto;
dovrebbero ridursi quanto più possibile le concentrazioni di tensioni; queste ultime
sono funzione della rigidezza dell’assemblaggio (spessore e modulo di Young del
materiale aderente) e della lunghezza di sovrapposizione del giunto.
3.4.1 Generalità
(1) In molte circostanze, i materiali di riferimento elencati nel prospetto 3.1a e 3.1b
possono essere utilizzati nel processo finale di fabbricazione come estrusi, saldati o
colate, senza la necessità di provvedere alla protezione della superficie.
(2) La buona resistenza alla corrosione dell’alluminio e delle sue leghe è attribuibile alla
pellicola protettiva di ossido che si forma sulla superficie del metallo immediatamente
dopo l’esposizione all’atmosfera. Questa pellicola è solitamente invisibile, relativamente
inerte e si forma in modo naturale per esposizione all’aria o all’ossigeno ed in molti altri
ambienti complessi contenenti ossigeno; pertanto, la pellicola protettiva è auto-sigillante.
(3) In un ambiente poco aggressivo una superficie di alluminio conserva il suo aspetto
originario per anni e per molte leghe non è necessaria alcuna protezione. In condizioni
industriali moderate, le leghe presentano un annerimento e irruvidimento della superficie.
Nel caso in cui l'atmosfera è più aggressiva, come in ambienti silicei o fortemente alcalini,
la decolorazione e l’irruvidimento della superficie sono più marcati, con la formazione di
visibili ossidi bianchi polverizzati e la possibilità che la pellicola protettiva di ossido sia
essa stessa solubile. Il metallo cessa di essere completamente protetto e risulta neces-
saria una protezione aggiuntiva. Queste condizioni possono anche verificarsi a livello
interstiziale per mezzo di elevate condizioni locali acide o basiche, ma gli agenti che
procurano tali estreme conseguenze sono relativamente pochi.
(4) Negli ambienti litoranei e marini, la superficie irruvidisce ed acquisisce un colore grigio,
con aspetto pietrificato. In tali casi è necessario provvedere alla protezione delle leghe.
Nei casi in cui l’alluminio è immerso in acqua, può essere necessario ricorrere ad alcune
precauzioni.
(5) Nei casi in cui si verifica l’attacco della superficie, le curve di corrosione nel tempo per
l’alluminio e le sue leghe seguono generalmente un andamento esponenziale, con una
perdita iniziale del fattore di riflessione dopo una lieve disgregazione. Dopo di che segue
un ulteriore cambiamento molto lieve per un periodo di tempo molto lungo. Durante
l’esposizione atmosferica, lo stadio iniziale può durare da alcuni mesi a due-tre anni,
seguito, eventualmente, da un ulteriore cambiamento in un periodo di venti-trenta o anche
ottanta anni. Il comportamento è di tal tipo per tutte le condizioni di esposizione esterna
naturale, o per tutte quelle interne e di protezione, eccetto quei casi in cui possono svilup-
parsi condizioni estreme di acidità o alcalinità. Gli ambienti tropicali per l’alluminio, in
generale, non sono più dannosi degli ambienti temperati, sebbene alcune leghe della
famiglia 5000 siano sensibili alla lunga esposizione in ambienti ad elevate temperature,
specialmente quando ciò accade in ambiente marino.
3.4.2 Durabilità
(1) Le leghe di alluminio elencate nei prospetti 3.1a e 3.1b sono raggruppate secondo tre
livelli di durabilità; A (eccellente), B e C in ordine decrescente di durabilità. Questi livelli
sono utilizzati per determinare la necessità ed il grado di protezione richiesto. Nelle
costruzioni in cui sono utilizzate più di una lega, incluso i metalli di apporto nelle costru-
zioni saldate, il grado di protezione dovrebbe essere determinato in relazione al minore
tra i relativi livelli di durabilità.
(2)P Qualora siano utilizzate altre leghe di alluminio strutturale di cui alle norme elencate
in 1.3.1, al fine di assegnare alla lega un livello di durabilità, devono essere ricercati dati
adeguati, così da giustificarne l’applicazione.
(3) Per informazioni sulla durabilità delle leghe di alluminio vedere appendice B.
(2) Nella scelta della giusta colonna del prospetto 3.7, relativamente al tipo di atmosfera,
nell’ambito delle condizioni ambientali, si deve considerare che possono esservi alcune
località all’interno di una regione con condizioni micro-climatiche significativamente diffe-
renti rispetto alle caratteristiche ambientali dell’intera regione. Una regione designata
come ‘rurale’, nelle aree vicine e sotto vento rispetto alle fabbriche, può presentare condi-
zioni ambientali locali più prossime a quelle relative al tipo di atmosfera industriale. Allo
stesso modo, un’area prossima al mare ma vicina ad insediamenti sulla costa, in condi-
zioni appropriate di vento prevalente, può avere le caratteristiche di tipo di atmosfera
industriale, piuttosto che marina. Per le strutture interne ad edifici, le condizioni ambientali
non sono necessariamente le stesse di quelle esterne.
(3) Il verificarsi della corrosione dipende non soltanto dalla suscettibilità del materiale e
dalle condizioni globali, ma in pratica soprattutto dal periodo di tempo durante il quale
l’umidità si manifesta congiuntamente alla sporcizia imprigionata ed agli agenti corrosivi.
Le parti delle membrature, o i dettagli strutturali, dove la sporcizia è imprigionata e
trattenuta, sono più critiche di quelle in cui la pioggia, o la pioggia trascinata dal vento,
pulisce la superficie e rapidamente sopraggiunge l’essiccamento.
(4) Nella valutazione della necessità e del livello di protezione richiesti si dovrebbe
prendere in considerazione la storia della vita di progetto della struttura. Per strutture con
vita breve si possono accettare condizioni meno restrittive o la assenza di protezione.
Qualora l’ispezione e la manutenzione programmata consentano di rilevare il soprag-
giungere della corrosione in uno stato prematuro, così da rendere possibile l’applicazione
dei dovuti rimedi, il livello iniziale di protezione previsto può essere ridotto. Al contrario, nel
caso in cui l’ispezione è impraticabile e l’attacco della corrosione non può essere rilevato,
(M) (B/R)
Rurale Urbano industriale Non industriale Industriale Acqua dolce Acqua salata
3.8
Alluminio 1 1
0 0 1 1 3 1 3 2 3 2 3
(3) (3)
O/X X
X X
inossidabile 0 0 X (Z)
a/z/g z/(g)
Acciaio Acciaio a a a a/z/g z
verniciato 0 (4) (4) 3 (4) (3) (4) 3 (4) 3 (4) 3 4 3 4
zincato
Nota 1 I dettagli dei procedimenti di protezione per la corrosione sopra indicati con i simboli O, X, Y, Z, 0,1,2,3,4 e con a,z,g sono in 7.7.3.
Nota 2 Laddove risulti indicato più di un solo procedimento, si devono applicare tutti i procedimentie, secondo quanto risulta appropriato.
Nota 3 Per la protezione delle lamiere usate in coperture e per le pareti laterali vedere prEN 508-2:1996.
© UNI
Nota 4 I valori in ( ) devono essere scelti dal progettista.
Nota 5 Per gli acciai inossidabili vedere anche Eurocodice 3 parte 1.4.
Pagina 31
Protezioni addizionali in corrispondenza delle superfici di contatto tra metalli per controllare la
4 STATI LIMITE DI ESERCIZIO
4.1 Basi
(1) Gli stati limite di esercizio per le strutture di alluminio sono:
- deformazioni o spostamenti che compromettono l'uso efficiente della struttura (inclu-
dendo il malfunzionamento dei macchinari e delle attrezzature);
- deformazioni o spostamenti che causano danni alle finiture o agli elementi non strut-
turali;
- deformazioni o spostamenti che compromettono l’aspetto esteriore della struttura;
- variazione di forma dovuta al graduale mutamento dimensionale nelle strutture
soggette frequentemente ad assemblaggio e smontaggio;
- vibrazioni che causano danni alle finiture o agli elementi non strutturali;
- vibrazioni che inducono fastidio agli utilizzatori delle strutture o danno alle attrez-
zature supportate dalla struttura.
4.2 Spostamenti
4.3 Vibrazioni
4.3.1 Risonanza
(1)P Le frequenze proprie della struttura o delle componenti strutturali devono risultare
sufficientemente differenti da quelle della sorgente di oscillazione al fine di evitare il
fenomeno della risonanza. Per la verifica di incompatibilità dell'ampiezza di vibrazione
devono essere utilizzati i carichi nominali. Nei casi in cui si ritiene che le vibrazioni costi-
tuiscano un potenziale problema, in particolare quando i fenomeni di vibrazione sono
indotti da raffiche e vortici dovuti al vento, si deve prendere in considerazione la possibilità
di collasso per fatica.
5.1 Basi
5.1.1 Generalità
(1)P Le strutture e le componenti di alluminio devono essere dimensionate in modo tale
che siano soddisfatti i requisiti per il rispetto dei principi della progettazione allo stato
limite ultimo descritti nella Sezione 2.
I requisiti di base di progetto per la fatica sono forniti nella parte 2. Le raccomandazioni di
progetto si riferiscono a strutture sottoposte a condizioni atmosferiche normali.
(2) I coefficienti parziali di sicurezza γM devono essere assunti come segue, per le
membrature saldate, chiodate, bullonate o incollate:
- resistenza delle sezioni trasversali di classe 1:1) γM1 = 1,10
- resistenza delle sezioni trasversali di classe 2 oppure 3:1)
γM1 = 1,10
- resistenza delle sezioni trasversali di classe 4:1)
γM1 = 1,10
- resistenza delle membrature all'instabilità: γM1 = 1,10
- resistenza delle sezioni nette in corrispondenza delle
forature per i bulloni: γM2 = 1,25
I valori di γM per le unioni chiodate, bullonate, saldate e gli incollaggi sono specificati nella
Sezione 6 (collegamenti soggetti a carichi statici).
(3) Le regole specificate per il progetto delle membrature si basano sul presupposto che
le sollecitazioni nelle stesse membrature siano state precedentemente valutate mediante
un’appropriata analisi globale della struttura. Le istruzioni sui metodi di analisi globale
sono fornite nella Sezione 5.2.
1) Per la classificazione delle sezioni trasversali, vedere 5.4.
5.1.4 Travi
(1)P Le membrature soggette a flessione devono essere verificate per:
- la resistenza a flessione (5.6.2);
- la resistenza a taglio (5.6.3);
- la resistenza all'azione combinata di flessione e taglio (5.6.4);
- la resistenza all'imbozzamento dell'anima (5.6.5);
- la resistenza all'instabilità flesso-torsionale (5.6.6).
5.1.6 Telai
(1)P I telai devono essere verificati per:
- la resistenza delle membrature;
- la resistenza dei collegamenti tra le membrature (Sezione 6);
- la resistenza all'instabilità globale.
5.1.7 Piastre
(1)P Le piastre irrigidite o non irrigidite che non costituiscono parte di travi a parete piena
devono essere verificate per:
- la resistenza delle sezioni trasversali per compressione uniforme (5.10.2 e 5.11.2);
- la resistenza a flessione nel piano o tensioni normali agenti in direzione longitudinale,
variabili linearmente in direzione trasversale (5.10.3, 5.10.4, 5.11.3, 5.11.4);
- la resistenza a taglio (5.10.5 e 5.11.5);
- la resistenza delle sezioni trasversali agli effetti combinati e la resistenza all'instabilità
agli effetti combinati (5.10.6).
(2)P Le travi a parete piene devono essere verificate per:
- la resistenza dei pannelli d’anima irrigiditi longitudinalmente e/o trasversalmente a:
flessione nel piano, taglio ed effetti combinati di flessione, taglio e forza assiale
(5.12.2, 5.12.3, 5.12.4 e 5.12.8);
- la resistenza degli irrigidimenti d'anima (5.12.5);
- la resistenza dei pannelli d'anima alle forze trasversali applicate attraverso la flangia
(5.12.6);
- la resistenza dei pannelli d'anima grecati oppure con nervature di irrigidimento ravvi-
cinate (5.12.7);
- la resistenza delle travi con nervature di irrigidimento agli appoggi (5.12.3).
5.1.10 Vibrazioni
(1)P La resistenza nei confronti delle vibrazioni deve essere valutata mediante una
verifica a fatica e un controllo delle caratteristiche di smorzamento relative alla struttura e
al materiale con cui essa è costituita. Ciò si applica, in particolare, a:
- strutture che supportano apparecchi di sollevamento o sono soggette a carichi mobili;
- strutture che supportano macchine vibranti;
- strutture soggette ad oscillazioni indotte dal vento;
- strutture soggette ad oscillazioni indotte dalla folla.
5.3.1 Generalità
(1) Tutte le membrature dovrebbero soddisfare i requisiti relativi agli stati limite ultimi e agli
stati limite di esercizio. Di solito, le membrature sono formate da prodotti estrusi, prodotti
fucinati, piatti, lamiere, tubi, oppure da loro combinazioni. I progettisti che desiderino
impiegare i prodotti di fonderia, dovrebbero farlo in stretta collaborazione con i relativi
fabbricanti.
(2) Laddove si faccia riferimento alle raccomandazioni progettuali in forma di espressioni
matematiche, al progettista è consentito utilizzare grafici o prospetti dedotti dalle espres-
sioni stesse. Le membrature possono essere progettate a vantaggio di sicurezza utiliz-
zando le raccomandazioni della Sezione 5, ma le indicazioni fornite nelle appendici
permettono di trattare in modo più completo certi aspetti relativi al comportamento della
membratura. La loro utilizzazione può condurre alla progettazione di strutture meno
costose e più leggere.
Qualora Av,net/Av sia minore di questo limite, si può assumere un’area a taglio efficace pari
a (fa/γM2)/(fo/γM1)Av, net. Il criterio del meccanismo di taglio a blocco (block shear), indicato
nella Sezione 6, dovrebbe essere soddisfatto alle estremità della membratura.
5.4.1 Generalità
(1)P La classificazione delle sezioni è necessaria quando si considera la resistenza delle
membrature nei confronti del momento flettente e delle combinazioni di flessione, taglio e
sforzo assiale. La classificazione è necessaria anche quando si considera la possibilità
che le membrature soggette a flessione o a compressione assiale possano avere una
resistenza ridotta, per effetto dei fenomeni di instabilità locale negli elementi snelli.
(a) ( b)
D
β = 3 ---- (5.12)
t
dove:
D diametro del piano medio del tubo
figura 5.4 Valori di η per elementi irrigiditi
Elementi β1 β2 β3
ε = 250 ⁄ f o
dove:
fo è espressa in N/mm2.
(3) Nel prospetto, un elemento è considerato saldato se contiene saldature in corrispon-
denza di un bordo o di un qualsiasi punto lungo lo sviluppo della sua larghezza.
Comunque, le sezioni trasversali di una membratura che non contengono saldature
possono essere considerate come non saldate anche se la membratura è saldata in
qualunque altro punto lungo lo sviluppo della sua lunghezza.
(4) Si noti che in un elemento saldato la classificazione non dipende dall’estensione
della HAZ.
(5) Nella classificazione degli elementi appartenenti alla flangia di una membratura
inflessa, se gli elementi stessi sono tensionalmente meno sollecitati rispetto alle fibre
maggiormente sollecitate presenti nell’intera sezione, è consentito utilizzare una diversa
250z 1
espressione di ε = ---------------- . In questa espressione, z1 è la distanza delle fibre maggior-
f oz 2
mente sollecitate dall'asse neutro elastico della sezione efficace, mentre z2 è la distanza
dell'elemento considerato dall'asse neutro elastico della sezione efficace. z1 e z2
dovrebbero essere valutati sulla sezione efficace mediante un procedimento iterativo
(almeno due passi).
5.5.1 Generalità
(1)P Nel progetto di strutture saldate in cui si utilizzano leghe strutturali ad alta resistenza,
è necessario tenere in conto la riduzione delle capacità di resistenza che ha luogo in
prossimità delle saldature. La riduzione riguarda maggiormente la tensione al limite
elastico convenzionale corrispondente alla deformazione residua dello 0,2% piuttosto che
la tensione ultima. La zona condizionata dall’addolcimento (softening) si estende nelle
immediate vicinanze della saldatura, al di là della quale le capacità di resistenza della lega
tornano rapidamente ai valori assunti nelle zone prive di saldature.
(2) Nei calcoli di progetto si assume che per tutta l’estensione delle zone termicamente
alterate (HAZ) le capacità di resistenza siano ridotte della stessa entità mediante un
fattore ρhaz costante. La severità dell’addolcimento (softening), così come definito attra-
verso il fattore ρhaz, è trattata in 5.2.2.
L’estensione della HAZ, definita mediante una distanza bhaz dal bordo della saldatura, è
valutata in 5.5.3.
(3)Talvolta è possibile mitigare gli effetti dell’addolcimento (softening) presente nelle HAZ
mediante processi di invecchiamento artificiale attuati a saldatura avvenuta.
(2) I valori forniti nel prospetto 5.2 sono validi solo dopo che è trascorso un assegnato
numero di giorni dall’esecuzione della saldatura, ammesso che il materiale sia stato
mantenuto ad una temperatura non minore di 10 °C:
leghe della serie 6xxx 3 giorni
leghe della serie 7xxx 30 giorni.
Se dopo l’esecuzione della saldatura il materiale è mantenuto ad una temperatura minore
di 10 °C, il tempo di recupero è prolungato. In questo caso, ci si dovrebbe avvalere della
consulenza del fabbricante.
(3) La severità dell’addolcimento (softening) può essere portata in conto o mediante il
valore assunto dalla resistenza caratteristica nelle HAZ, come fatto per il materiale di
base, oppure riducendo l'area su cui agisce lo sforzo. In tal modo, la resistenza caratteri-
stica nel caso semplice di una sezione rettangolare interessata dall’addolcimento
(softening) presente nelle HAZ, può essere espressa come (faρhaz)A oppure
come fa(Aρhaz).
Per tutte le leghe fornite sotto forma di prodotti estrusi, lamiere, piatti, tubi trafilati e prodotti fucinati negli stati O ed F,
ρhaz = 1,0.
Prodotti estrusi, lamiere, piatti, tubi trafilati e prodotti fucinati nelle leghe delle serie 6xxx e 7xxx e negli stati T4, T5 e T6:
Serie della lega Stato ρhaz (saldatura con procedi- ρhaz (saldatura con procedi-
mento MIG) mento TIG)
6xxxx T4 1,0 --
T5 0,65 0,60
T6 0,65 0,50
(3) Per una saldatura effettuata con procedimento tipo MIG su un materiale non trattato
termicamente, con raffreddamento fino a 60 °C o meno tra una passata di saldatura e
l’altra, i valori di bhaz sono i seguenti:
0 < t ≤ 6 mm: bhaz = 20 mm
6 < t ≤ 12 mm: bhaz = 30 mm
12 < t ≤ 25 mm: bhaz = 35 mm
t > 25 mm: bhaz = 40 mm
(4) Per spessori >12 mm, ci può essere un effetto della temperatura, in quanto il raffred-
damento tra una passata di saldatura e l’altra, può eccedere i 60 °C, a meno che non vi
sia uno stretto controllo della qualità del processo. Bisogna tener presente che l’ampiezza
della zona termicamente alterata è maggiore.
(5) Le figure sopra riportate sono valide per saldature continue di testa (con due validi
percorsi di diffusione del calore) o a saldature a cordone d’angolo per collegamenti a T
(con tre validi percorsi di diffusione del calore) nel caso di leghe delle serie 6xxx o 7xxx,
o leghe della serie 5xxx nello stato incrudito.
(6) Per saldature con procedimento TIG, l’estensione della HAZ è maggiore, in quanto la
quantità di calore fornita è maggiore di quella fornita per saldature con procedimento MIG.
Per saldature con procedimento TIG che siano continue di testa oppure a cordone
d’angolo, effettuate su leghe delle serie 6xxx, 7xxx oppure leghe della serie 5xxx allo stato
incrudito, il valore di bhaz è fornito da [vedere 6.6.1(2)]:
0 < t ≤ 6mm: bhaz = 30 mm
5.6.1 Generalità
(1)P Le seguenti resistenze devono essere generalmente verificate:
a) flessione (vedere 5.6.2), includendo, ove necessario, la riduzione indotta dal taglio
che accompagna la flessione (vedere 5.6.4);
b) taglio (vedere 5.6.3);
c) alla resistenza dell’anima (vedere 5.6.5);
d) all’instabilità flesso-torsionale (vedere 5.6.6).
(2)P Si deve tenere opportunamente in conto la classe della sezione trasversale (vedere
5.4), la presenza di eventuali zone termicamente alterate (vedere 5.5) e la necessità di
portare in conto la presenza di fori (vedere 5.3).
(3)P Per le membrature che devono resistere a combinazioni di momento flettente e
sforzo assiale, si deve fare riferimento a 5.9.
(4) Il caso della flessione biassiale è trattato in 5.6.7 oppure, se in combinazione con lo
sforzo assiale, in 5.9.
5.6.2.1 Basi
(1) In assenza di azione tagliante, il valore del momento resistente di progetto a flessione
MRd dovrebbe essere il minore tra Ma,Rd e Mc,Rd,
Nel prospetto 5.3 i vari moduli della sezione trasversale W e α3,u α3,w sono così definiti:
Wpl modulo plastico della sezione lorda;
Weff modulo elastico della sezione efficace, ottenuto adoperando uno spessore ridotto
teff per elementi di classe 4 (vedere 5.6.2.2);
Wele modulo elastico efficace della sezione lorda, ottenuto adoperando uno spessore
ridotto ρhazt per il materiale alterato termicamente (vedere 5.6.2.2);
Wple modulo plastico efficace della sezione lorda, ottenuto adoperando uno spessore
ridotto ρhazt per il materiale alterato termicamente (vedere 5.6.2.2);
Weffe modulo elastico della sezione efficace, ottenuto adoperando il minore tra lo
spessore ridotto teff relativo agli elementi di classe 4 e lo spessore ridotto ρhazt
relativo al materiale alterato termicamente (vedere 5.6.2.2);
α3,u = 1 oppure, in alternativa, può essere assunto come:
β 3 – β W pl
- ---------- – 1
α 3,u = 1 + ---------------- (5.15)
β 3 – β 2 W el
dove:
β è il parametro di snellezza dell’elemento della sezione maggiormente suscettibile
di instabilità;
β2 e β3 sono i valori limite per quello stesso elemento, in accordo al prospetto 5.1.
(2) Per la combinazione di momento flettente e taglio, fare riferimento a 5.6.4.
(3)P Oltre a ciò, deve essere verificata anche la resistenza della membratura all’instabilità
flesso-torsionale, vedere 5.6.6.
dove:
dz è l’altezza totale del materiale appartenente alle HAZ che si trova all’interno
dell’altezza netta dell’anima compresa tra le flange. Per sezioni non saldate,
ρhaz = 1;
D è l’altezza globale della sezione misurata tra le superfici esterne delle flange;
tw è lo spessore dell’anima;
N è il numero delle anime.
f ow = f 0 1 – ( V Ed ⁄ V pl, Rd ) 2 (5.20)
b) Nel caso di sezioni ad I inflesse a flange uguali e di classe 1, 2 o 3, il valore risultante
di Mv,Rd è pari a:
f 0 t w h w2 f ow
M v , Rd = t f b f ( h s – t f ) --------- + ------------ -------- (5.21)
γ M1 4 γ M1
(4) Per sezioni inflesse di classe 4 oppure per sezioni affette dall’addolcimento (softening)
presente nelle HAZ, il valore di α dovrebbe essere ricavato facendo riferimento alla
sezione di calcolo adoperata nella determinazione di Mc,Rd (vedere 5.6.2.2).
5.6.6.1 Generalità
(1)P Tutte le travi, a parte le dovute eccezioni elencate in 5.6.6.2, dovrebbero essere
verificate nei confronti di un possibile collasso per instabilità flesso-torsionale.
5.6.6.2 Eccezioni
(1) Non è necessario procedere alla verifica di instabilità flesso-torsionale ogni volta che
si verifichi una delle seguenti circostanze:
a) flessione intorno all’asse principale di inerzia minore;
b) trave completamente vincolata nei confronti degli spostamenti laterali per tutta la sua
lunghezza;
c) parametro di snellezza adimensionale λ LT (vedere 5.6.6.3), calcolato con riferimento
a tratti compresi tra sezioni efficacemente vincolate allo spostamento laterale, minore
di 0,4.
φ LT = 0,5 [ 1 + α LT ( λ LT – λ 0,LT ) + λ LT
2
] (5.25)
1 fo
λ LT = λ LT --- ----- (5.26)
π E
dove:
λLT = l/iz
l è la lunghezza di libera inflessione per l’instabilità flesso-torsionale;
iz è il minimo raggio di inerzia della sezione trasversale lorda.
(5) Per le sezioni a I e a C contemplate dal prospetto 5.4, il valore di λLT può essere
ricavato dall’espressione:
X L ⁄ iz
λ LT = ------------------------------------------ (5.27)
L ⁄ i 1
1 + Y ------------- 4
---
z
D ⁄ t 2
dove:
D è l’altezza globale della sezione;
t2 è lo spessore della flangia;
X e Y sono coefficienti ottenuti dal prospetto 5.4. È a vantaggio di sicurezza assumere
X = 1,0 e Y = 0,05.
Qualora l’irrigidimento di flangia in una sezione a I o a C non sia della stessa identica
forma mostrata nel prospetto 5.4 (irrigidimenti di bordo semplici), è ancora possibile
calcolare λLT ricorrendo all’espressione riportata sopra, ammesso che X e Y assumano lo
stesso valore che assumerebbero per un irrigidimento di bordo semplice equivalente,
avente la stessa altezza interna C, mentre iz è determinato in relazione alla sezione con il
suo effettivo irrigidimento.
Nei seguenti casi, per calcolare un valore appropriato di λLT o di Mcr, si dovrebbe fare riferi-
mento all’appendice H.
a) Travi a mensola.
b) Travi con sezioni trasversali dotate di simmetria soltanto rispetto all’asse minore.
c) Travi soggette a carichi verticali.
d) Travi soggette a differenti momenti di estremità.
Per tutti gli altri casi, si può assumere l pari alla distanza tra le sezioni efficacemente
vincolate allo spostamento laterale.
t1 = t2
X = 0,94 – D/B ( 0,03 – 0,07 C/B ) – 0,3 C/B
t1 = t2
X = 1,01 – D/B ( 0,03 – 0,06 C/B ) – 0,3 C/B
1) Le espressioni di X e di Y sono valide per 1,5 ≤ D/B ≤ 4,5, 1 ≤ t2/t1 ≤ 2 e 0 ≤ C/B ≤ 0,5.
5.7.1 Generalità
(1)P Per le membrature soggette a trazione assiale, il valore di progetto della forza di
trazione NSd in corrispondenza di ciascuna sezione trasversale deve soddisfare la
relazione:
NEd ≤ N t,Rd (5.28)
5.8.1 Generalità
(1)P Le membrature soggette a compressione assiale possono collassare secondo una
delle tre seguenti modalità:
a) Instabilità flessionale (vedere 5.8.4)
b) Instabilità torsionale (vedere 5.8.5)
c) Schiacciamento locale (vedere 5.8.6)
La verifica a) deve essere eseguita in ogni caso. La verifica b) generalmente è neces-
saria, ma è possibile evitarla in alcuni casi. La verifica c) è necessaria solo per puntoni
tozzi che sono significativamente indeboliti localmente da fori o saldature.
(2) Per le membrature soggette a carichi combinati di compressione e flessione,
vedere 5.9.
φ = 0,5 [ 1 + α ( λ – λ o ) + λ 2 ]
E
λ 1 = π ---------
ηf o
Ncr è il carico critico elastico per l’asse considerato;
η è il fattore che permette di portare in conto una qualsiasi sezione efficace, ridotta
rispetto a quella lorda per effetto della presenza di elementi di classe 4; esso è
fornito dalle seguenti relazioni:
η=1 per sezioni trasversali di classe 1, 2 o 3;
η = Ae/A per sezioni trasversali di classe 4, con Ae = A - Ac(1 - ρc), Ac = area
dell’elemento di classe 4, ρc = tef/t per ciascun elemento di classe 4;
k1 è un fattore che consente di portare in conto l’asimmetria della sezione
trasversale, ed è fornito dal prospetto 5.5;
k2 è un fattore che consente di portare in conto gli effetti dell’indebolimento indotto
dalle saldature, ed è fornito dal prospetto 5.5.
Nota Per le sezioni trasversali di classe 4 che contengano materiale termicamente alterato (HAZ), Ac dovrebbe
essere assunto pari al minore tra i valori precedentemente forniti o dedotti dal prospetto 5.5. Per le sezioni
trasversali che contengono più di un elemento di classe 4 o più di un elemento con materiale termicamente
alterato (HAZ), nell’effettuare la riduzione può risultare necessario considerare differenti valori di ρhaz oppure
di ρc per i diversi elementi piani.
γ max – γ min
Ψ = ---------------------------------
h
dove γmax e γmin sono le distanze tra i bordi della sezione e il baricentro nel piano in cui si verifica
l’instabilità della membratura e h è l’altezza della sezione trasversale
Lega α λo
trattata termicamente 0,20 0,10
non trattata termicamente 0,32 0,00
5.8.5.1 Eccezioni
(1) La possibilità che si possa verificare l’instabilità torsionale può essere ignorata nei
seguenti casi:
a) sezioni cave chiuse;
b) sezioni a I doppiamente simmetriche;
c) sezioni composte interamente da elementi sporgenti disposti in direzione radiale,
come per esempio angolari, elementi a T, elementi cruciformi, purché siano classificati
come elementi di classe 1 secondo quanto previsto in 5.4.4.
EA
λ = π -------- (5.35)
N cr
dove:
A è l’area della sezione lorda, senza considerare riduzioni per l’instabilità locale,
per l’addolcimento (softening) presente nelle HAZ o per la presenza di fori;
E è il modulo elastico;
Ncr è il carico critico elastico nei confronti dell’instabilità torsionale, che porti in conto
l’interazione con l’instabilità flessionale della colonna ove necessario.
b) Per le sezioni riportate nel prospetto 5.9:
λ = kλt (5.36)
dove il valore di k è letto nella figura 5.9 oppure può essere calcolato tramite l'espres-
sione:
2X s 2
k = --------------------------------------------------------------------- (5.36a)
2
1 + s 2 – ( 1 + s 2 ) – 4X s 2
nella quale i valori di X e s sono specificati nel prospetto 5.9.
λt è calcolato nel seguente modo:
1) per angolari, sezioni a T, sezioni cruciformi λt = λo (5.36b)
λo
2) per sezioni a C, sezioni a omega λ t = ----------------------------------
- (5.36c)
1 + Y λ 02 ⁄ λ y2
φ = 0,5 [1 + α( λ - λ 1) + λ 2] (5.37)
ed utilizzando per α e λ 1 i valori scelti in accordo al prospetto 5.8.
prospetto 5.8 Valori di α e λ 1 per l’instabilità torsionale
3 (Vedere nota 1) λo = 66
s = λu/λo
X = 0,61
Uguale
6 (Vedere nota 1) λo = 57
s = 1,4 λu/λo
Diverso X = 0,6
10 (Vedere nota 1) λo = 70
s = λz/λo
X = 0,83
Uguale
11 (Vedere nota 1) λo = 60
s = λz/λo
X = 0,76
Diverso
12 (Vedere nota 1) λo = 63
s = λz/λo
Diverso X = 0,89
14 (Vedere nota 1) λo = 65
s = λz/λo
X = 0,78
raccordo smussato ρ = R /t
raccordo a 45° ρ = 1,6 F /t
Nota 4 I valori forniti per λo, X e Y sono validi solo entro i limiti indicati. Nel caso di angolari accoppiati sui lati (casi
da 8 a 12), le espressioni non sono valide se la distanza tra gli angolari eccede il valore 2 t.
5.8.7.2 Aste composte mediante l’accoppiamento di due elementi disposti spalla a spalla
(1) Le aste compresse realizzate attraverso l’accoppiamento di angolari, con sezione a
C o a T, collegati su di un solo lato delle piastre nodali d’attacco, possono essere
progettate come una singola asta composta purché siano soddisfatte le seguenti condi-
zioni:
a) i due componenti sono collegati ai loro estremi in maniera sufficientemente affidabile;
b) i due componenti sono anche collegati tra loro in corrispondenza dei terzi della loro
lunghezza, utilizzando imbottiture di spessore pari a quello delle piastre nodali
d’attacco.
5.9.1 Generalità
(1) Il presente punto fornisce le formule di interazione per la verifica di membrature
soggette a una combinazione di sforzo normale e momento flettente intorno al maggiore
e/o al minore degli assi principali di inerzia.
(2) In generale sono necessarie due verifiche:
- all’instabilità flessionale;
- all’instabilità flesso-torsionale.
(3) Se vengono adoperati i metodi descritti in 5.9.3 e 5.9.4, la verifica della sezione è già
compresa nella verifica all’instabilità flessionale o flesso-torsionale.
5.9.2 Classificazione delle sezioni e fenomeni di instabilità locale in presenza di azioni combinate
(1)P La classificazione delle sezioni trasversali di membrature soggette ad una combina-
zione di azioni assiali e flessionali è effettuata separatamente, per ciascuna componente
del carico, secondo le indicazioni fornite in 5.4. Non viene fornita alcuna ulteriore classifi-
cazione per stati di sforzo combinati.
(2) Una sezione trasversale può appartenere a classi differenti, a seconda che l’azione
considerata sia lo sforzo assiale, la flessione intorno all’asse maggiore o la flessione
intorno all’asse minore. L’effetto combinato dei singoli stati di sforzo è introdotto per
mezzo delle formule di interazione fornite in 5.9.3 e 5.9.4. Queste formule di interazione
possono essere adoperate qualunque sia la classe della sezione trasversale. Quando
sono contemporaneamente presenti azioni assiali e flessionali, le influenze dell’instabilità
locale e dello snervamento sulla resistenza sono portate in conto mediante le resistenze
plastiche che compaiono al denominatore e mediante gli esponenti, i quali sono funzione
della snellezza della sezione trasversale.
dove Ψ = 2 per sezioni piene e 1,3 per sezioni cave. In alternativa, Ψ può essere calcolato
come il prodotto αy αz, ma con Ψ ≤ 2.
W pl,y z 1
α y1 = ------------------
-
ly
W pl,y z 2
α y2 = ------------------
-
ly
5.9.4.1 Generalità
(1)P Per membrature soggette a flessione e compressione assiale, le formule di intera-
zione opportune per:
a) instabilità flessionale e
b) instabilità flesso-torsionale
devono essere soddisfatte su ogni tratto non vincolato agli spostamenti laterali e suscet-
tibile di instabilità.
(2) Tutte le quantità che compaiono nelle formule di interazione dovrebbero essere
riguardate come positive.
Nelle espressioni 5.44 e 5.45 tutti gli esponenti possono essere assunti pari a 0,8 oppure,
in alternativa, a:
ηc = η0χz ma ηc ≥ 0,8
ξyc = ξ0χy ma ξyc ≥ 0,8
ξzc = ξ0χz ma ξzc ≥ 0,8
dove:
ηo e ξo sono valutati secondo 5.9.3.2(1);
ωx = ωo = 1 per travi-colonne prive di saldature localizzate. Altrimenti, vedere 5.9.4.5.
dove:
NEd è lo sforzo assiale;
My,Ed è il momento flettente intorno all’asse y. Nel caso di travi-colonne
incernierate alle estremità e nel caso di membrature appartenenti a telai a
nodi fissi, My,Ed è il momento flettente valutato mediante le teorie del primo
ordine. Per membrature appartenenti a telai che non sono a nodi fissi, My,Ed
è il momento flettente valutato mediante le teorie del secondo ordine;
Mz,Ed è il momento flettente intorno all’asse z. Mz,Ed è il momento flettente
valutato mediante le teorie del primo ordine.
NRd = Af0/γM1 o Aeff0/γM1 per sezioni trasversali di classe 4;
χz è il fattore di riduzione per l’instabilità da introdurre nel caso in cui una o
entrambe le flange si deformino lateralmente (instabilizzandosi
flessionalmente nel piano y-z oppure instabilizzandosi flesso-
torsionalmente);
My,R = αyWyf0/γM1 = momento plastico intorno all’asse y;
χLT è il fattore di riduzione per l’instabilità flesso-torsionale;
Mz,Rd = αzWzf0/γM1 = momento plastico intorno all’asse z;
ω0
ω xLT = -------------------------------------------------------- (5.50)
πχ
χ LT + ( 1 – χ LT )sin --------s-
lc
ρ haz f a ⁄ γ M2
ω 0 = ----------------------------
- ma ≤ 1,00 (5.51)
f o ⁄ γ M1
dove:
χ = χy o χz, a seconda della direzione secondo la quale si valuta l’instabilità;
χLT è il fattore di riduzione per l’instabilità flesso-torsionale della trave-colonna
soggetta soltanto a flessione;
xs è la distanza tra la saldatura localizzata e un vincolo o un punto di flesso della
deformata critica elastica relativa al solo sforzo assiale (si confronti quanto detto
con la figura 5.11);
lc è la lunghezza di libera inflessione.
(3) Il calcolo di χ e χLT dovrebbe essere basato sulla resistenza allo snervamento del
materiale base.
ω0
ω xLT = --------------------------------------------------------
- (5.53)
πx s
χ LT + ( 1 – χ LT )sin ---------
lc
Nella figura 5.11, A e B sono esempi di sezioni contrassegnate da linee trasversali in cui
sono state effettuate le verifiche. Per il calcolo della lunghezza libera d’inflessione lc = KL,
vedere prospetto 5.7.
5.10.1 Generalità
(1) In alcune tipologie strutturali, possono essere presenti piatti non irrigiditi come
elementi singoli soggetti a stati tensionali normali, tangenziali o dati da una combinazione
dei due. I piatti sono collegati alla struttura di supporto per mezzo di saldature, chiodature,
bullonature o adesivi, e la configurazione del collegamento può influenzare le condizioni
al contorno. I piatti sottili devono essere verificati agli stati limite ultimi di flessione sotto
carichi laterali e di instabilità sotto le tensioni agenti sul bordo del piatto nel suo piano
medio, nonché agli stati limite ultimi dati dalle combinazioni di quello per flessione e di
quello per instabilità. Le regole di progetto fornite nella presente Sezione si riferiscono
esclusivamente a piatti rettangolari.
5.11.1 Generalità
(1) Le seguenti prescrizioni riguardano i piatti vincolati su tutti e quattro i bordi ed irrigiditi
mediante uno o due irrigidimenti longitudinali centrali o eccentrici, oppure mediante tre o
più irrigidimenti longitudinali ad interasse costante oppure, infine, mediante ondulazioni
(vedere figura 5.13). In questa sezione sono fornite anche le regole generali per le piastre
ortotrope [figure 5.13 c), d) e 5.11.6]. Le prescrizioni relative ai profili estrusi con uno o
due irrigidimenti aperti sono fornite in 5.3.5.
(2) Gli irrigidimenti possono essere non vincolati per la loro intera lunghezza o anche
essere continui con irrigidimenti trasversali intermedi. La dimensione L dovrebbe essere
valutata come interasse tra i supporti, quando presenti. Una caratteristica essenziale del
progetto è che gli irrigidimenti longitudinali, ma non quelli trasversali, siano "subcritici",
cioè possano deformarsi insieme alla piastra in un modo instabile globale.
(3) La resistenza di tali piastre nei confronti di tensioni normali longitudinali nella direzione
dell’irrigidimento è fornita in 5.11.2, 5.11.3 e 5.11.4, mentre la resistenza a taglio è fornita
in 5.11.5. L’interazione tra i diversi effetti è portata in conto analogamente a quanto
indicato per i piatti non irrigiditi (vedere 5.10.6). Tali prescrizioni restano valide anche nel
caso in cui la sezione trasversale contenga elementi classificati come snelli.
figura 5.13 Piastre irrigidite e tipi di irrigidimenti
A ef f o
λc = ------------- (5.69)
N cr
dove:
Ncr è il carico critico di instabilità in condizioni di elasticità ortotropa, valutato con
riferimento alla sezione trasversale lorda, eccetto che per gli elementi sporgenti
snelli, per i quali dovrebbe adoperarsi lo spessore efficace.
(5) Per un piatto con irrigidimenti a sezione aperta:
2
π E l x L2 c El
N cr = --------------
2
- + --------
2
- quando L < π 4 --------x- (5.70)
L π c
dove c è il vincolo elastico del piatto valutato in accordo alle espressioni (5.72), (5.73) o
(5.74), mentre Ix è il momento di inerzia dell’area di tutti gli irrigidimenti compresi nella
larghezza b del piatto.
(6) Per un elemento con un irrigidimento centrato o eccentrico [figura 5.13 f)]:
3
0,27E t b
c = ------------------------
- (5.72)
b 12 b 22
(8) Per una piastra multi-irrigidita con irrigidimenti a sezione aperta [figura 5.13 h) e i)] e
con piccoli irrigidimenti torsionali
3
8,9E t
c = -----------------
- (5.74)
b3
(9) Per una piastra multi-irrigidita con irrigidimenti a sezione chiusa o parzialmente chiusa
[figura 5.13 j)]
Ncr è il carico critico di instabilità valutato in condizioni di elasticità ortotropa.
vedere 5.11.6.
(10) La semilunghezza d’onda per instabilità elastica è pari a:
El
lw = π 4 --------x- (5.75)
c
Questa semilunghezza d’onda è utilizzata quando l’azione applicata è variabile nella
direzione dell’irrigidimento o delle pieghe. Vedere 5.11.4(3).
2
2π L B
N cr = --------- [ B x B y + H ] quando --- ≥ 4 -----x- (5.78)
b b By
Le espressioni di Bx, By e H sono fornite, per differenti sezioni trasversali, nel prospetto
5.10, dove le Eq.1, Eq.2, Eq.3 e Eq.4 sono quelle di seguito specificate.
Eq. 1:
2Ba
B y = ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
- (5.79a)
2a 1 a 3 t 13 ( 4a 2 t 33 – a 3 t 23 )
2a 4 + -------------------------------------------------------------------------------------------------------------- -
a 3 t 13 ( 4a 2 t 33 – a 3 t 23 ) + a 1 t 33 ( 12a 2 t 33 – 4a 3 t 23 )
dove:
E t 13
B = --------------------------
2
-
12 ( 1 – v )
Eq. 2:
GI
---------T-
2a
H = 2B + ----------------------------------------------------------------------------------------
- (5.79b)
1,6GI T a 42 1
1 + ------------------------ - 1 + -------------------------------------
L 2 aB 10C 1 ⁄ L 4 + C 2
dove:
2
C 1 = 4 ( 1 – v ) ( a 2 + a 3 )a 12 a 42 h 2 t 2 ⁄ ( 3at 13 ) (5.79c)
E t 13
B = --------------------------
2
- (5.79d)
12 ( 1 – v )
4 ( a 1 + a 2 )a 1 a 4 [ 1 + a 1 ⁄ a 2 + a 2 ⁄ a 1 + a 2 ⁄ ( a 1 a 3 ) ] t 2 3
C 2 = ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- ---- (5.79e)
a 23 ( 3a 3 + 4a 2 ) t 1
Eq. 3:
E t 13 10b 2 at 33 + at 23 t 33 ⁄ t 13 + 6ht 23
B y = --------------------------
2
- ------------
-
2
---------------------------------------------------------------------------------------
2
- (5.80a)
12 ( 1 – v ) 32a at 33 + 2h ( t 13 + t 23 ) + 3h t 13 t 23 ⁄ ( at 33 )
Eq. 4:
2E t 13 t 23
H = ---------------------------3- --------------------------- + --------------------------- (5.80b)
t3 6t 1 6t 2
3 1 – ------ - 1 + ----------------- 1 + -----------------
2a 2a – t 3 2a – t 3
Sezione trasversale Bx By H
3 3
E IL Et Gt
--------- -----------------------------
- ----------
2a 2 6
12 ( 1 – v )
E IL Eq. 1 Eq. 2
--------
2a
E IL 3 3
-------- d Et d Gt
--- ------------------------- --- --------
d s 12 ( 1 – v 2) s 6
E IL 2 GI T
-------- E t 1t 2h ---------
2a ------------------
- 2a
t1 + t2
E IL Eq. 3 Eq. 4
--------
2a
E IL 0 GI T
-------- --------
d d
(2) La resistenza al taglio di una piastra ortotropa nei confronti dell’instabilità globale può
essere valutata secondo le indicazioni fornite in 5.12.7
L B
φ = --- 4 -----y- (valida per 0 < φ < 1,2) (5.83)
b Bx
H
η = ------------------ (valida per 0 < η < 1,5) (5.84)
B xB y
5.12.1 Generalità
(1) Una trave a parete piena è una trave alta prefabbricata, consistente in una flangia tesa,
una flangia compressa ed un piatto d’anima. L’anima è solitamente snella e può essere
irrigidita con supporti ed irrigidimenti intermedi trasversali. Può anche essere ulterior-
mente irrigidita mediante irrigidimenti longitudinali, come indicato nella figura 5.16.
(2) Le anime si instabilizzano per taglio in corrispondenza di valori relativamente bassi dei
carichi applicati, ma è possibile sviluppare una considerevole resistenza in campo post-critico
grazie all'effetto delle bande diagonali di trazione. Le travi a parete piena, talvolta, presentano
rinforzi trasversali d’anima sotto forma di pieghe o di irrigidimenti trasversali ravvicinati.
(3) Le travi a parete piena possono essere soggette a combinazioni di momento, taglio e
sforzo assiale, oltre ai carichi applicati localmente sulle flange. A causa della loro
snellezza, possono essere soggette ad instabilità flesso-torsionale [figura 5.16 p)], a
meno che non siano adeguatamente vincolate per tutta la loro lunghezza.
(4) Il metodo di calcolo qui fornito è generalmente applicabile anche agli elementi laterali
di travi a sezione scatolare.
(5) La resistenza delle anime delle travi a parete piena dipende dal rapporto altezza-spessore
bw/tw e dai dispositivi di irrigidimento dell’anima.
Nel prospetto 5.11, sono forniti i meccanismi di collasso ed i riferimenti alle prescrizioni
per la scelta delle relazioni da adoperare per la valutazione delle resistenze.
prospetto 5.11 Meccanismi di instabilità (figura 5.16) e corrispondenti punti per le espressioni di valutazione della
resistenza
5.12.3 Resistenza delle travi con irrigidimenti longitudinali del pannello d'anima
(1) L'instabilità di un elemento piano per effetto delle tensioni longitudinali di compres-
sione può essere portata in conto utilizzando una sezione trasversale efficace, riferibile ad
una sezione trasversale di classe 4.
(2) Le proprietà della sezione trasversale efficace dovrebbero essere valutate basandosi
sulle aree efficaci degli elementi compressi e sulla loro ubicazione nella sezione
trasversale efficace.
(3) Al primo passo del procedimento di calcolo, le aree efficaci dei sub-pannelli piani
compressi disposti tra due irrigidimenti consecutivi dovrebbero essere ottenute utiliz-
zando gli spessori efficaci, secondo le indicazioni fornite in 5.4.5. Vedere figura 5.18.
(4) L'instabilità globale della piastra, comprendendo l'instabilità degli irrigidimenti, è valutata
come l'instabilità per compressione di una colonna fittizia formata dagli irrigidimenti e dalla
metà della parte adiacente dell'anima. Se le tensioni cambiano di segno, passando da valori
di compressione a valori di trazione all’interno dello stesso sub-pannello, come facente parte
della colonna fittizia, si assume solo un terzo della parte compressa. Vedere figura 5.18 c).
(5) Al secondo passo del procedimento di calcolo, gli spessori efficaci delle diverse parti
della sezione della colonna fittizia sono ulteriormente ridotti mediante un fattore di
riduzione χc, ottenuto dalla appropriata curva di instabilità delle colonne, relativamente
all’instabilità della colonna fittizia, intesa alla stregua di una asta semplice, fuori dal piano
dell'anima.
(6) Nel calcolo del fattore di riduzione χc, il parametro di snellezza normalizzato λc è pari a:
A st,ef f o
λc = ----------------- (5.88)
N cr
dove:
Ast,ef è l'area efficace della colonna fittizia individuata al primo passo. Ncr è il carico
critico elastico fornito dalla seguente espressione:
I st t w3 b w
N cr = 1,05E ----------------------- se a > ac (5.89)
b1b2
2
π 2 EI st Et w3 b w a
N cr = ---------------
2
- + ------------------------------------------
2 2
- se a ≤ ac (5.90)
a 4 π ( 1 – v )b 12 b 22
(3) Il parametro di snellezza λw del prospetto 5.12 e della figura 5.20 è fornito da:
b f
λ w = 0,35 -----w- ----o- (5.93)
tw E
0,81 b f
λ w = ----------- -----w- ----o- (5.96)
kτ tw E
0,81 b w1 f o
λ w = ------------ --------
- ----- (5.100)
k τ1 t w E
dove il coefficiente kτ1 di instabilità per taglio fa riferimento al più grande sub-pannello, di
larghezza bw1 e lunghezza a, vedere figura 5.21. L’espressione in 5.12.5(5) può essere
utilizzata con kτst = 0.
(7) Se la resistenza delle flange non è completamente assorbita dal momento flettente
(MEd < Mf,Rd) esiste un contributo alla resistenza al taglio Vf,Rd fornito dalle flange e
valutabile mediante la relazione:
b f t f2 f of M Ed 2
V f,Rd = ----------------- 1 – ------------- (5.101)
c λ M1 M f,Rd
dove:
4,4b f t f2 f of
c = 0,08 + ------------------------- a
t w b w2 f ow
bf, tf sono quelli relativi alla flangia più piccola.
(8) Quando è applicata anche una forza assiale NSd, il valore di Mf,Rd dovrebbe essere
ridotto attraverso il fattore:
N Sd
1 – -----------------------------------------------
- (5.102)
( A f1 + A f2 )f of ⁄ λ M1
I st ≥ 0,75h w t w3 se a ⁄ h w ≥ 2 : (5.105)
k F I y f ow E 1 f ow
F Rd = 0,57t w2 ------------------------ --------- ma non maggiore di t w l y --------- (5.108)
bw γ M1 γ M1
dove:
fow è la resistenza caratteristica del materiale dell’anima, e
kF è specificato nella figura 5.23.
La lunghezza effettiva di carico ly dipende dalla lunghezza del tratto di contatto rigido ss e
dalle dimensioni della sezione trasversale.
figura 5.23 Modalità di applicazione del carico e coefficienti di instabilità
(7) La lunghezza ss del tratto di contatto rigido sulla flangia è la distanza sulla quale la
forza applicata è effettivamente distribuita e può essere determinata supponendo la diffu-
sione del carico attraverso le parti solide con una pendenza di 1:1 (vedere figura 5.24). La
lunghezza ss non dovrebbe essere assunta maggiore di bw.
(8) Qualora diverse forze concentrate siano disposte a distanza ravvicinata, la resistenza
dovrebbe essere verificata sia per ciascuna singola forza che per la forza totale. In
quest'ultimo caso, ss dovrebbe essere assunto pari alla distanza tra le forze esterne.
bw 2 ( s s + 4t f )b w f ow
m 2 = 0,02 ------ se --------------------------------------- > 0,2 altrimenti m2 = 0 (5.110)
tf k F Et w2
(10) Per le modalità di applicazione del carico a) e b) nella figura 5.23, ly è fornita da:
l y = s s + 2t f ( 1 + m 1 + m 2 ) (5.111)
(11) Per la modalità di applicazione del carico c) nella figura 5.23, ly è pari al minore tra i
valori risultanti dalle espressioni (5.111), (5.113) e (5.114). Si noti che ss = 0, nel caso in
cui il dispositivo di carico non segue il cambio di pendenza dell’estremità della trave.
k F Et w2
l ef = ------------------- ≤ s s + c (5.112)
2f ow b w
m l ef 2
l y = l ef + t f ------1- + ----- + m 2 (5.113)
2 tf
l y = l ef + t f m 1 + m 2 (5.114)
b w kE A w
------ ≤ ------- ------- (5.115)
t w f of A fc
dove:
Aw è l'area dell’anima;
Afc è l'area della flangia compressa.
Il valore del fattore k dovrebbe essere assunto nel seguente modo:
utilizzo della rotazione plastica: 0,3
utilizzo della resistenza del momento plastico: 0,4
utilizzo della resistenza sull’attingimento del momento resistente elastico: 0,55
b kE A w 1
-----w- ≤ ------- ------- -------------------------- (5.116)
t w f of A fc bwE
1 + ----------- -
3rf of
dove:
r è il raggio di curvatura della flangia compressa.
Qualora la trave sia provvista di irrigidimenti trasversali d’anima, il valore limite di bw/tw può
essere incrementato mediante il fattore 1 + (bw/a)2.
(2) La resistenza tagliante di elementi piani all’instabilità locale per taglio, è pari a
Vw,Rd = 0,7 ρvtwhwfow/γM1 (5.117)
dove:
bm f
ρv è fornito dal prospetto 5.12, per λ w = 0,35 ------- ----o- ;
tw E
bm è pari alla massima larghezza bo, bu o sw delle parti piane che costituiscono le
pieghe dell’anima.
(3) La resistenza a taglio, con riferimento all’instabilità globale per taglio, è determinata
mediante l’espressione
fo
V o,Rd = χ o h w t w --------- (5.118)
γ M1
hwt wf o
λ ow = ----------------- (5.120)
V 0,cr
60E
V 0,cr = ----------- 4 I z ⋅ I 3x (5.121)
hw
bd t w3
I z = ----------------------------------- ----------- (5.122)
b u + b o + 2s w 10,9
Ix è il momento di inerzia dell’anima grecata per unità di larghezza (vedere figura 5.25).
6.1.1 Introduzione
(1)P Tutti i collegamenti devono possedere una resistenza di progetto tale che la struttura
rimanga efficace e risulti in grado di soddisfare tutti i requisiti progettuali di base forniti
nella Sezione 2.
(2)P Il coefficiente di sicurezza parziale γM deve essere assunto nel modo di seguito
specificato:
- resistenza dei collegamenti bullonati: γMb = 1,25
- resistenza dei collegamenti chiodati: γMr = 1,25
- resistenza dei collegamenti con perni: γMp = 1,25
- resistenza dei collegamenti saldati: γMw = 1,25
- collegamenti ad attrito: γMs = vedere 6.5.9.3
- collegamenti con adesivi: γMa ≥ 3,0
- resistenza di membrature e sezioni trasversali: γM1 e γM2 vedere 5.1.1
(3)P I collegamenti soggetti a fatica devono soddisfare anche i requisiti specificati nella
ENV 1999-2.
6.4.1 Generalità
(1) Un collegamento è definito come il sistema che unisce meccanicamente una data
membratura alla rimanente parte della struttura. Esso dovrebbe essere distinto dal nodo,
che di solito indica il sistema composto dal collegamento stesso più la corrispondente
zona di interazione tra le membrature collegate (vedere figura 6.1).
figura 6.1 Definizione tra "collegamento" e "nodo"
Legenda
1 Colonna
2 Trave
3 Nodo
4 Collegamento
(2)P Le proprietà strutturali di tutti i collegamenti devono essere tali da corrispondere alle
ipotesi di progetto assunte nell’analisi della struttura e nel progetto delle membrature.
(3) Nel seguito i simboli "F" e "D" si riferiscono rispettivamente ad una forza generalizzata
(sforzo normale, taglio, momento flettente) ed alla corrispondente deformazione genera-
lizzata (allungamento, distorsione o rotazione). I pedici "e" ed "u" si riferiscono rispettiva-
mente allo stato limite elastico ed ultimo.
6.4.8.1 Generalità
(1) Con riferimento alla relazione momento-curvatura, i tipi di collegamenti adottati nelle
strutture intelaiate possono dividersi in:
- collegamenti nominalmente con perni;
- collegamenti incastro.
Metodi di analisi globale Tipo di collegamento da considerarsi per Tipo di collegamento che può essere
(vedere 5.2.1) ignorato
ELASTICA Collegamenti semi-rigidi (a completo o Collegamenti a completo ripristino di
parziale ripristino di resistenza, duttile o resistenza
non duttile, con o senza ripristino della
resistenza elastica della membratura) Collegamenti rigidi (a completo o parziale
ripristino di resistenza, duttile o non duttile)
Collegamenti a parziale ripristino di con ripristino della resistenza elastica della
resistenza (rigido o semi-rigido, duttile o membratura
non-duttile) senza ripristino della resistenza
elastica della membratura Collegamenti a parziale ripristino di
resistenza (rigidi, duttili o non-duttili) con
ripristino della resistenza elastica della
membratura
PLASTICA Collegamenti a parziale ripristino di Collegamenti a completo ripristino
(rigido-plastica resistenza (rigido o semi-rigido, duttile o
elasto-plastica non-duttile) senza ripristino della resistenza Collegamenti a parziale ripristino di
plastica-nonlineare) elastica della membratura resistenza, duttili (rigidi o semi-rigidi) con
ripristino della resistenza elastica della
membratura
6.5.1.1 Basi
(1)P La posizione dei fori per bulloni e chiodi deve essere tale da prevenire fenomeni di
corrosione e l’instabilità locale, nonché da facilitare l’installazione dei bulloni o dei chiodi.
(2)P La posizione dei fori deve risultare, inoltre, conforme ai limiti di validità delle regole
utilizzate per determinare le resistenze di progetto dei bulloni e dei chiodi.
6.5.2.1 Generalità
Per le regole dettagliate relative al progetto delle membrature con fori, vedere 5.6.2.2.
(2) Il valore di progetto della resistenza efficace a rottura per il meccanismo tipo della
rottura a taglio in prossimità di un gruppo di fori (block shear) Veff,Rd o Neff,Rd dovrebbe
essere determinata con la seguente relazione:
(a) Distribuzione proporzionale alla distanza dal (b) Possibile distribuzione plastica con un dispo-
centro di rotazione sitivo di giunzione resistente a taglio VEd e
quattro resistenti a momento ME
M Ed
F v,Ed = M Ed
----------
V Ed
- + ---------
- (6.11) F v,Ed = ----------
- (6.12)
5p 5 6p
0,6f ub A S
F t,Rd = -----------------------
- per bulloni di alluminio (6.18)
γ Mb
(5)P I bulloni soggetti alla combinazione di taglio e trazione devono, inoltre, soddisfare il
seguente requisito:
F v,Ed F t,Ed
- + --------------------- ≤ 1,0
------------ (6.20)
F v,Rd 1,4F t,Rd
(6)P Le resistenze di progetto a trazione ed a taglio attraverso la porzione filettata, speci-
ficate nel prospetto 6.4, sono limitate ai bulloni realizzati in conformità ai prEN o EN perti-
nenti, vedere appendice B (normativa) della ENV 1993-1-1:1992. Per altri tipi aventi filet-
tature ottenute per asportazione di truciolo, quali bulloni di ancoraggio o tiranti fabbricati
da barre tonde di acciaio dove le filettature siano ottenute per asportazione di truciolo dal
costruttore e non da un produttore di bulloneria specializzato, i relativi valori riportati nel
prospetto 6.4, come quello dell’area soggetta a trazione AS, devono essere ridotti attra-
verso un fattore pari a 0,85.
(4)P I valori della resistenza di progetto a rifollamento Fb,Rd forniti nel prospetto 6.5 devono
essere applicati solo quando la distanza dal bordo e2 sia non minore di 1,5 d0 e l’interasse
p2, misurato nella direzione perpendicolare a quella di applicazione del carico, sia almeno
pari a 3,0 d0.
(5)P Per valori minori di e2 e/o di p2 deve essere applicata a Fb,Rd la stessa riduzione
indicata in 6.5.5(10) per i bulloni.
(6) Come regola generale, la lunghezza di presa di un chiodo non dovrebbe eccedere
4,5 d per chiodature realizzate a martello e 6,5 d per chiodature realizzate alla pressa.
Resistenza a rifollamento:
2,5 α f u d 0 t
F b,Rd = ---------------------------
- (6.23)
γ Mr
dove α è il minore tra:
e 1 p 1 1 f ur
- ; ---------- – --- ; ------- oppure 1,0
--------- (6.24)
3d 0 3d 0 4 f u
fu è la resistenza caratteristica ultima a trazione del materiale costituente le parti collegate
Resistenza a trazione.
Non raccomandabile.
A è l’area del foro del chiodo;
d0 è il diametro del foro del chiodo;
fur è la resistenza specificata allo stato limite ultimo del chiodo;
e1, p1 vedere figura 6.4.
6.5.9.1 Generalità
(1) Il progetto può essere basato su calcoli nel caso di nodi per i quali la resistenza del
materiale delle parti collegate risulti maggiore di 200 N/mm2. Negli altri casi, la resistenza
dei nodi nei quali si utilizzino bulloni ad alta resistenza di qualsiasi classe dovrebbe
essere comprovata su base sperimentale. Nelle strutture di alluminio non si può ignorare
la riduzione della pretensione dei bulloni per effetto degli sforzi di trazione negli elementi
collegati.
(2) Non si può ignorare l’effetto delle forti variazioni di temperatura e/o delle elevate
lunghezze di presa che possono causare la riduzione o l’incremento della resistenza ad
attrito a causa dell’espansione termica differenziale tra l’alluminio e il bullone di acciaio.
6.5.9.4 Pretensione
(1)P Per bulloni ad alta resistenza conformi ai prEN o EN pertinenti, aventi coppia di
serraggio controllata in conformità alla sezione 7, la forza di progetto di pretensione Fp,Cd
da usarsi nei calcoli di progetto deve essere la seguente:
Fp,Cd = 0,65 fub AS per i bulloni di classe 8.8 (6.26a)
Fp,Cd = 0,7 fub AS per i bulloni di classe 10.9 (6.26b)
(2)P Qualora siano impiegati altri tipi di bulloni pretesi o altri tipi di dispositivi di giunzione
pretesi la forza di progetto di pretensione Fp,Cd deve essere concordata fra il cliente, il
progettista e le competenti autorità.
L’esperienza mostra che i trattamenti di protezione superficiale applicati prima della palli-
natura danno luogo a coefficiente di attrito più bassi.
(2) I calcoli per ogni altro tipo di trattamento superficiale o l’adozione di coefficienti di
attrito maggiori si devono basare su provini rappresentativi delle superfici impiegate nella
struttura, secondo la procedura definita nell’appendice A.
(3) Qualora nel progetto delle parti si tenga conto dell’effetto vantaggioso derivante dalla
forza indotta dall’effetto leva, tale forza dovrebbe essere determinata con un’analisi
idonea.
(2) Questa regola non si applica nei casi in cui si abbia una distribuzione uniforme della
forza trasmessa su tutta la lunghezza del giunto, per esempio nel caso di trasferimento
della forza di taglio dall’anima di una sezione alla flangia.
(3) Nel caso di bulloni ad alta resistenza, di classe 8.8 o 10.9, per i giunti a singola sovrap-
posizione di piatti aventi un unico bullone, si dovrebbe ricorrere all’impiego di adeguate
rondelle, anche in assenza di pretensione dei bulloni.
(2) Per i collegamenti a taglio doppi con piatti di imbottitura disposti su entrambi i lati del
giunto, tp dovrebbe essere assunto pari al maggiore degli spessori delle imbottiture.
(3) I dispositivi di giunzione addizionali richiesti in conseguenza dell’introduzione del
coefficiente riduttivo βp, si possono disporre estendendo l’imbottitura.
Criterio Resistenza
Taglio nel perno Fv,Rd = 0,6 A fup/γMp
Flessione nel perno MRd = 0,8 Wel fup/γMp
Combinazione di taglio e flessione nel perno [MEd /MRd ]2 + [Fv,Ed /Fv,Rd ]2 ≤ 1,0
Rifollamento della piastra e del perno Fb,Rd = 1,5 t d f0/γMp
(6.32)
6.6.1 Generalità
(1) Nel progetto dei nodi saldati dovrebbero essere considerate sia la resistenza delle
saldature che la resistenza delle zone termicamente alterate (HAZ).
(2)P Le istruzioni di progetto specificate nel seguito si devono applicare nei casi di:
- procedura di saldatura MIG, per tutti gli spessori, procedura di saldatura TIG, solo per
spessori di materiale fino a t = 6 mm, e per le riparazioni;
- saldatore e procedura di saldatura approvati in accordo con i requisiti di qualificazione
specificati, per esempio livello di qualità normale, vedere 7.5;
- combinazioni di metallo di base e di apporto specificate in 3.3.4;
- strutture soggette a carichi prevalentemente statici.
(3)P Nel caso di elementi strutturali, qualora le condizioni suddette non siano soddisfatte,
devono essere preparati mediante saldatura e sottoposti a prova appositi provini,
vedere 7.5.
(4)P Se per elementi parzialmente resistenti o non strutturali, è stato specificato dal proget-
tista un livello di qualità inferiore, quali resistenze di progetto si devono utilizzare valori più
bassi, correlati ad un γM = 1,65 , invece che ad un γM = 1,25 , vedere anche 6.1.1.
(5)P Al fine di assicurare la qualità della saldatura, i provini di qualificazione devono
essere preparati in conformità a procedure di saldatura regolamentate da specifiche
scritte. Ciò consente di approvare il saldatore ed il metodo di saldatura, nonché di deter-
minare i parametri della saldatura ed altri importanti dati che possono essere aggiunti alle
a) b)
(8)P L’altezza di gola efficace a deve essere determinata nel modo indicato nella
figura 6.18 (a è l’altezza del maggiore triangolo inscrivibile nella saldatura).
(9) Quando i provini di qualificazione mostrano una considerevole e favorevole penetra-
zione alla base di segno positivo, ai fini del progetto si può assumere quanto segue:
- L’altezza di gola può essere incrementata del più piccolo tra il suo 20% e 2 mm,
ammesso che sia stato definito una procedura di qualificazione. Così: a = 1,2 a
oppure a = a + 2 mm.
- Nelle saldature a cordone d’angolo con forte penetrazione, si può prendere in consi-
derazione un’altezza di gola addizionale, ammesso che l’esistenza della conside-
revole penetrazione sia stata dimostrata attraverso prove. Perciò: a = a + apen, vedere
figura 6.18.
figura 6.18 Altezza di gola efficace a; penetrazione alla base favorevole apen
(10) Le forze agenti su una saldatura a cordone d’angolo possono essere ridotte in
componenti di tensione rispetto alla sezione di gola, vedere figura 6.19. Queste compo-
nenti sono:
- una tensione normale σ⊥, perpendicolare alla sezione di gola;
(11)P Queste componenti di tensione si devono combinare per ottenere una tensione di
riferimento σc, nel modo di seguito indicato:
σc = σ ⊥2 + 3 ( τ ⊥2 + τ II2 ) (6.37)
dove:
per le tensioni di progetto si deve applicare quanto segue:
fw
σ c ≤ ---------
- (6.38)
γ Mw
fw
σ ⊥ ≤ ---------
- (6.39)
γ Mw
dove:
fw è la resistenza caratteristica del metallo di saldatura in accordo con il
prospetto 6.8;
γMw è il coefficiente parziale di sicurezza per giunti saldati, vedere 6.1.1.
(12)P Per i due seguenti casi ricorrenti si devono applicare le seguenti formule di progetto,
ricavate sulla base dell’approccio β:
- giunto a doppio cordone d’angolo, caricato perpendicolarmente all’asse della
saldatura (vedere figura 6.20). Per l’altezza di gola a si ottiene:
σt
a > 0,7 ------------------- (6.40)
f w ⁄ γ Mw
dove:
F
σ = ----- tensione normale nell’elemento collegato; (6.41)
tb
F carico di progetto nell’elemento collegato;
fw resistenza caratteristica del metallo di saldatura in accordo con il
prospetto 6.8;
t spessore dell’elemento collegato, vedere figura 6.20;
b larghezza dell’elemento collegato.
(2) Le precedenti linee guida per il progetto delle HAZ si riferiscono ai collegamenti
saldati. In 5.3 e 5.5 sono specificate le linee guida di progetto relativamente all’effetto
delle HAZ sul comportamento strutturale delle membrature.
6.8.1 Generalità
(1) I giunti strutturali di alluminio possono essere realizzati mediante incollaggio con
adesivo. Questo tipo di collegamento richiede una tecnica consolidata e dovrebbe essere
utilizzato con estrema cautela.
(2)P Le linee guida di progetto di seguito specificate si devono applicare solo a condizione
che:
- il progetto del giunto sia tale che debbano trasmettersi solo forze di taglio
(vedere 6.8.2.1);
- si applichino adesivi appropriati (vedere 6.8.2.2);
- le procedure per la preparazione della superficie prima dell’incollaggio rispettino le
specifiche richieste dall’applicazione [vedere 6.8.2.2(3)].
(3)P Non si deve contemplare l’uso di adesivo per i giunti strutturali principali, a meno che
la sua validità non sia stata verificata mediante una consistente sperimentazione, inclu-
dendo prove climatiche e prove a fatica, qualora esse risultino pertinenti.
(4) L’unione mediante adesivi può per esempio essere soddisfacentemente impiegata per
la combinazione di piatti ed irrigidimenti ed in altre condizioni di sollecitazione secondaria.
(5) I carichi dovrebbero essere distribuiti su un’area quanto più larga possibile. Solita-
mente, all’aumento della larghezza dei giunti corrisponde un proporzionale incremento
della resistenza. L’aumento della lunghezza risulta vantaggioso soltanto per sovrapposi-
zioni molto brevi. Lunghezze di sovrapposizione maggiori inducono concentrazioni di
tensione più severe, in particolare in corrispondenza delle estremità della sovrapposi-
zione.
(4) I tipi di adesivi menzionati nel prospetto 6.9 possono essere usati nelle applicazioni
strutturali nelle condizioni precedentemente specificate in 6.8.2.1 e 6.8.2.2. I valori indicati
nel prospetto 6.9 sono basati sui risultati di una estesa ricerca. Tuttavia, è concesso l’uso
di valori di resistenza a taglio più elevati di quelli specificati nel prospetto 6.9, sempre che
vengano condotte adeguate prove sperimentali, vedere 6.8.3.
6.8.3 Prove
(1) Si possono utilizzare valori della resistenza tangenziale caratteristica degli adesivi più
elevati rispetto a quelli specificati nel prospetto 6.9 qualora si effettuino prove a taglio sullo
spessore aderente, vedere figura 6.24. Per ottenere un valore affidabile della resistenza
tangenziale dell’adesivo applicato, i risultati di queste prove si devono valutare in accordo
a quanto indicato nel paragrafo 8.4.
figura 6.24 Provino per le prove a taglio sullo spessore aderente
Dimensioni in mm
(2) La resistenza dei giunti o elementi realizzati con adesivo può anche essere deter-
minata mediante prove sperimentali condotte in accordo alla Sezione 8. I campioni
dovrebbero essere realizzati in scala reale, utilizzando la stessa procedura di realizza-
zione adottata per la fabbricazione dei giunti. Questi giunti campione dovrebbero essere
sottoposti a prova in condizioni costruttive e di carico del giunto similari a quelle che si
verificano nella struttura reale.
7.1 Generalità
7.1.2 Requisiti
(1)P Tutte le leghe di alluminio strutturale, i dispositivi di giunzione e gli elettrodi per la
saldatura devono soddisfare i requisiti specificati nella Sezione 3.
(2)P Nel caso di utilizzo di qualche materiale alternativo o addizionale, i requisiti speci-
ficati in (1) devono essere integrati per quanto necessario in modo da assicurare un
uguale livello di sicurezza e di esercizio (durabilità).
7.3.1 Generalità
(1)P Le operazioni di fabbricazione ed assemblaggio per l'alluminio devono tenere conto
della leggerezza delle strutture e degli assemblaggi, della grande deformabilità delle
membrature, delle variazioni delle dimensioni dovute alla temperatura e della facilità con
cui l'alluminio può essere lavorato.
(2)P Durante l’esecuzione, la struttura deve essere resa sicura mediante opportuni dispo-
sitivi di giunzione. Se necessario, si devono utilizzare controventi temporanei per
assicurare la stabilità della struttura sotto tutte le forze e le condizioni di esecuzione,
incluse quelle derivanti dai macchinari per il montaggio e dalle loro operazioni.
7.3.4 Marcatura
(1)P Nelle zone di materiale sottile soggette a stati tensionali critici, non si deve eseguire
la tracciatura di linee sottili e, laddove si dovranno effettuare delle saldature, non deve
essere utilizzata pittura, gessetto, grafite o altro materiali di marcatura che possa conta-
minare le superfici.
(2)P Durante le operazioni di misurazione, marcatura ed assemblaggio, soprattutto nei
casi in cui si verifichino forti escursioni di temperatura, deve essere prestata la dovuta
cautela agli effetti del coefficiente di dilatazione termica dell’alluminio, che risulta relativa-
mente elevato.
7.3.5 Taglio
(1) Il taglio deve essere effettuato con mezzi meccanici, cesoia o all’arco. Le seghe a
nastro e le seghe circolari devono avere una forma ed un passo della dentatura adeguati
allo spessore del materiale da tagliare. Le superfici di taglio devono essere lisce, prive di
bavatura, distorsioni o altre irregolarità. Si deve prestare attenzione ad evitare l’uso di
utensili contaminati da altri metalli, in particolare rame ed ottone. Generalmente, il taglio
deve essere limitato ad elementi aventi spessore non maggiore di 6 mm. Il taglio all’arco
si deve applicare mediante un procedimento per il quale si sia dimostrato, mediante prove
la cui valutazione è affidata alla sensibilità del progettista, che non si inducano effetti
deleteri sul materiale. Non deve essere praticato il taglio alla fiamma, ma è possibile
eseguire il taglio con acqua.
(2) Le estremità tagliate con cesoia o all’arco devono successivamente essere lavorate
all’utensile o levigate se sono utilizzate come estremità da saldare in elementi strutturali.
Per le leghe della serie 7xxx , le estremità tagliate devono essere lavorate a rovescio per
eliminare le aree con tensioni residue.
(3)P La profondità della svasatura non deve eccedere lo spessore della parte svasata
meno 4 mm, salvo precisazioni del progettista. In nessun caso, la profondità deve
eccedere lo spessore della parte svasata meno 1 mm.
7.4.1 Bullonatura
(1)P Quando si deve fare affidamento sull'area totale del gambo del bullone o sull'area
resistente del gambo del bullone, la parte filettata del bullone non si deve estendere
all’interno dello spessore delle parti collegate. In aggiunta, la lunghezza del bullone deve
essere tale che almeno un intero filetto sporga al di sopra del dado dopo il serraggio e che
almeno un intero filetto più la parte terminale della filettatura sia libera fra il dado e la parte
non filettata del gambo del bullone.
(2)P Le rondelle devono essere previste sotto ogni testa e dado dei bulloni. Nel caso di
bulloni di acciaio si devono utilizzare rondelle di acciaio zincato. Nel caso di bulloni di
acciaio resistenti alla corrosione, si devono utilizzare rondelle di alluminio puro, oppure
dello stesso materiale costituente il bullone o la membratura.
(3)P I dadi devono essere serrati, ma non eccessivamente. I dispositivi di bloccaggio
devono essere utilizzati secondo quanto richiesto.
(4)P Se il giunto sarà successivamente smontato, la filettatura dei bulloni di alluminio e di
quelli di acciaio inossidabile devono essere lubrificate prima dell'assemblaggio.
Nota Per la filettatura dei bulloni zincati, si raccomanda il trattamento con lanolina.
7.4.2.3 Assemblaggio
(1)P Quando si utilizzano bulloni diversi da quelli conformi alle norme EN, prEN e ISO
relative ai bulloni, la procedura per raggiungere la trazione richiesta nel gambo deve
essere stabilita in accordo con il progettista.
(2)P Un giunto smontato non può essere riassemblato, a meno che non venga applicato
nuovamente il trattamento alle superfici di interfaccia.
7.4.3 Chiodatura
(1)P Gli elementi dei giunti chiodati devono essere mantenuti strettamente accostati
prima e durante la chiodatura. I chiodi devono essere disposti in modo da ricoprire
completamente i fori, includendo gli eventuali fori svasati. Le teste devono risultare
concentriche rispetto ai loro gambi ed in stretto contatto con le superfici chiodate.
(2)P I chiodi cavi e gli altri tipi di chiodi speciali devono essere formati a freddo utilizzando
gli utensili e le procedure specificate dal fornitore.
7.5 Saldature
7.5.1 Generalità
(1)P Per quanto possibile, devono essere evitate le saldature eseguite in cantiere. Esse
devono essere eseguite solo in condizioni di completa protezione, che simulano l’esecu-
zione in officina.
(2)P Le saldature non riportate sui disegni non devono essere consentite senza il
permesso scritto del progettista. Non si devono contemplare collegamenti saldati tempo-
ranei, a meno che non siano esplicitamente concordati con il progettista.
(3)P Le dimensioni devono tenere conto degli effetti del ritiro delle saldature. Le sequenze
di saldatura ed il calore trasferito devono essere bilanciati al fine di evitare l’ingobbamento
e la distorsione. Nel caso di strutture complesse, il progettista dovrebbe consultare, nella
fase iniziale, un esperto di saldature.
(4)P Quando si utilizzano le piattine di appoggio permanenti esse devono essere
realizzate con materiale compatibile con quello degli elementi collegati.
7.5.6.1 Generalità
(1) I requisiti principali per il controllo della qualità delle saldature sono:
a) approvazione della procedura (vedere 7.5.4);
b) approvazione dei saldatori (vedere 7.5.5);
c) esame non distruttivo delle saldature immediatamente prima e dopo l'esecuzione; e
prova dei provini di controllo della produzione dopo la saldatura (vedere 7.5.6.2).
7.7.1 Generalità
(1)P Quando l’alluminio richiede protezioni aggiuntive, il sistema di protezione applicato a
parti della struttura o all’intera struttura deve essere specificato dal progettista.
Nota Qualora l’opera strutturale abbia una precisa rilevanza estetica, la superficie di alluminio può essere
completata con finiture decorative, come la verniciatura, l’anodizzazione, o altri processi di conversione
chimica. Tali processi conferiscono anche vari gradi di protezione all’alluminio.
7.7.2 Verniciatura
7.7.2.1 Generalità
(1)P Quando la verniciatura è specificata dal progettista, si deve seguire la seguente
procedura.
(2)P La verniciatura deve essere preceduta da un adeguato pre-trattamento secondo le
operazioni indicate in 7.7.7.2 e 7.7.7.3, condotte in sequenza senza alcuna pausa inter-
media. La superficie deve essere completamente asciutta e la vernice applicata quando
la temperatura ambiente risulta maggiore di 4 °C, a meno che non si intraprenda con il
progettista un diverso accordo. Le superfici di contatto devono essere verniciate nel modo
indicato dal progettista.
7.7.2.2 Pulitura
(1)P La superficie deve essere pulita, asciugata, e completamente sgrassata mediante un
appropriato solvente organico. Non si deve ricorrere alla pulitura alla fiamma.
7.7.2.3 Pre-trattamento
(1)P Le superfici sgrassate e pulite devono essere trattate in modo da assicurare
l’adesione della vernice.
Nota 1 Il trattamento può consistere in un irruvidimento meccanico mediante carta abrasiva o con tamponi adesivi
impregnati al nylon oppure con un getto di abrasivo in pressione, ammesso che, in ogni caso, l’abrasivo sia
graniglia di allumina o di altro materiale non-metallico e privo di rame. L’irruvidimento meccanico può anche
essere effettuato mediante spazzole metalliche di acciaio resistente alla corrosione.
(2)P Per l’irruvidimento meccanico, non devono essere utilizzate la lana di acciaio
placcato rame e le spazzole metalliche.
Nota 2 Alternativamente, l’adesione della vernice si può ottenere mediante l’uso di appropriati rivestimenti per
conversione oppure mediante una mano di fondo di lavatura o di incisione, ammesso che la superficie del
metallo sia pulita e libera da strati di ossido spessi o irregolari.
7.7.3 Protezione delle superfici di contatto metallo-metallo e dei giunti bullonati e chiodati
7.7.3.1 Generalità
(1)P In corrispondenza delle superfici di contatto metallo-metallo si deve applicare una
protezione aggiuntiva rispetto a quella indicata in 7.7.2, come precisato nel prospetto 3.8
e specificato dal progettista. Le procedure del sistema di protezione precisate nel
prospetto 3.8 devono essere ottenute seguendo le procedure descritte in 7.7.3.2, 7.7.3.3
e 7.7.3.4 utilizzando quale notazione della procedura quella indicata nel prospetto 3.8.
Laddove si hanno contatti metallo-metallo che non risultino contemplati nel prospetto 3.8,
si deve ricorrere al parere di uno specialista.
(2) Le procedure indicate nel prospetto 3.8, si applicano: alle aree di contatto delle parti
strutturali, vedere 7.7.3.2; al trattamento relativo a bulloni e chiodi, vedere 7.7.3.3; ai
trattamenti addizionali, vedere 7.7.3.4.
(3)P Il metallo spruzzato, se specificato dal progettista quale ricoprimento per le parti di
acciaio a contatto con l’alluminio, come mezzo per la protezione dell’acciaio e
dell’alluminio a contatto, deve risultare conforme alla classe 1050A.
(4)P Le lamiere di alluminio, di copertura e di tamponatura laterale, devono essere
protette secondo quanto specificato nel prEN 508-2:1996.
8.1 Basi
(1) Le prescrizioni della presente Sezione forniscono una guida ai progettisti che possono
essere coinvolti nell’esecuzione di accertamenti sperimentali.
(2)P Quando i modelli di calcolo disponibili non sono sufficienti per l’analisi di una parti-
colare struttura o componente strutturale, deve essere intrapresa la verifica sperimentale
in sostituzione dei calcoli di progetto o ad integrazione dei calcoli di progetto.
(3) La verifica sperimentale può essere intrapresa anche quando le regole relative ai
calcoli di progetto specificate nel presente Eurocodice condurrebbero a risultati economi-
camente non validi. Tuttavia, non devono essere trascurate le ipotesi conservative degli
specifici modelli di calcolo (che intendono portare in conto gli effetti sfavorevoli che non
sono esplicitamente considerati nei modelli di calcolo prescritti).
(4)P La pianificazione, l’esecuzione, la valutazione e la documentazione delle prove
devono corrispondere ai requisiti minimi stabiliti nella presente Sezione.
(5) Poiché le circostanze e le attrezzature di prova variano fortemente, le procedure di
prova dovrebbero essere preventivamente concordate tra tutte le parti interessate.
8.5 Documentazione
(1)P Nel resoconto di prova deve essere fornita la seguente documentazione:
- programma di prova (inclusa qualsiasi eventuale revisione);
- descrizione e specifiche di tutti i provini;
- dettagli delle configurazioni di prova;
- dettagli sulla esecuzione delle prove;
- risultati necessari per la valutazione delle prove.
A.3 Provini
(1)P I provini devono avere dimensioni conformi ai dettagli mostrati in figura A.1 a) o b).
L’alluminio, utilizzato come materiale strutturale, deve essere conforme alle norme
EN 573, EN 515, EN 485, EN 586, EN 755, EN 52.1, prEN 132/10, prEN 190/110.
(2)P Al fine di assicurare che i due piatti interni abbiano lo stesso spessore, essi devono
essere realizzati tagliandoli consecutivamente dallo stesso pezzo di materiale e poi
essere assemblati nelle relative posizioni originarie.
(3)P I piatti non devono avere estremità tagliate termicamente. Essi devono essere suffi-
cientemente piani da consentire che le superfici preparate entrino pienamente a contatto
quando i bulloni sono stati precaricati.
(4)P La pretensione dei bulloni deve essere misurata e deve risultare pari a quella
specifica per la dimensione e la classe del bullone utilizzato.
(5)P Il trattamento superficiale e il rivestimento specificati devono essere applicati alle
superfici di contatto dei provini in maniera coerente con l’applicazione strutturale che si
intende realizzare. Lo spessore medio del rivestimento in corrispondenza delle superfici
di contatto dei provini deve essere di almeno 0,05 mm maggiore del massimo spessore
medio specificato per l’utilizzo nella struttura.
(6)P I provini devono essere assemblati in modo tale che i bulloni siano caricati nel verso
opposto a quello in cui è applicata la trazione.
B.1 Generalità
(1) La selezione di un materiale di alluminio idoneo o di un materiale di lega di alluminio,
per una qualsiasi applicazione nel campo strutturale, è determinata da una serie di fattori:
resistenza, durabilità, caratteristiche fisiche, saldabilità, formabilità e disponibilità della
lega nella particolare forma richiesta. Di seguito, è data descrizione delle leghe da
fonderia e di quelle da lavorazione plastica, tenendo separate le leghe trattabili termica-
mente e le leghe non trattabili termicamente.
(2) Le proprietà e le caratteristiche di queste leghe possono essere confrontate, in termini
generali, nel prospetto B.1, per le leghe di alluminio da lavorazione plastica, e nel
prospetto B.2, per le leghe da fonderia. Le proprietà e le caratteristiche possono variare
con la tempra della lega.
(3) Quando si devono realizzare collegamenti tra parti di alluminio e parti realizzate con
metalli differenti, riguardo le misure protettive da adottare per evitare la corrosione
galvanica, ci si dovrebbe avvalere della consulenza di uno specialista.
Resistenza meccanica
Tubi saldati elettricamente
Formabilità
Saldabilità
Prodotti fucinati
Barre/ Tubi Profili Tubi
tondi
Lega da Tipo di colata Colabilità Resistenza Lavorabilità alla Resistenza Decoratività Saldabilità
fonderia meccanica macchina alla del
utensile corrosione rivestimento
anodico
Designazione In In In Fluidità Resistenza Pressione di dopo
sabbia conchiglia pressione alle cricche di tenuta fusione HT
a caldo
EN AC-42100 • • II I II II - II II IV II
EN AC-42200 • • II I II II - II II IV II
EN AC-43200 • • I I II III III II III V II
EN AC-44100 • • I I I IV IV - II/III V I
EN AC-51300 • • III IV IV IV I - I I II
Legenda
I Eccellente.
II Buono.
III Discreto.
IV Scarso.
V Non raccomandabile.
• Indica il metodo di fusione più comunemente adoperato per ciascuna lega.
Nota 1 Queste indicazioni sono solo di massima e ciascuna classificazione si può applicare soltanto nella colonna alla quale si riferisce.
Nota 2 Le proprietà variano con le condizioni della colata.
B.2.2.2 EN AW-5083
(1) La EN AW-5083 è la più resistente tra le leghe per uso strutturale non trattabili termi-
camente generalmente disponibili in commercio, incluse le applicazioni marine, in quanto
possiede una buona saldabilità ed un’ottima resistenza alla corrosione in ambiente
marino.
È una lega duttile nello stato non incrudito, con buone proprietà di formabilità, ma perde la
sua duttilità in seguito alle lavorazioni a freddo, sicché può divenire dura, con bassi valori
della duttilità.
(2) Comunque questa lega può, in tutti gli stati, e specialmente negli stati H32 e H34(HX),
essere suscettibile di corrosione intergranulare, che in certe condizioni, e per carichi
elevati, può dare luogo a frattura per tenso-corrosione. Allo scopo di minimizzare questo
effetto, sono state sviluppate tempre speciali come la H116. Nonostante ciò, l’uso di
questa lega non è raccomandabile quando il materiale debba essere assoggettato ad
un’ulteriore rilevante lavorazione a freddo e/o quando la temperatura di servizio prevista
sia maggiore di 65 °C. In tali casi dovrebbe essere scelta la lega EN AW-5754.
(3) Però, quando vi sia una particolare richiesta per la scelta di una combinazione
lega/tempra che può risultare suscettibile di formazione di incrinature per tenso-corro-
sione in virtù delle sue condizioni di servizio, quando concordato tra produttore ed acqui-
rente e stabilito al momento della commessa, tale lega dovrebbe essere sottoposta ad
una prova di tenso-corrosione da condurre secondo procedure da definirsi.
(4) La lega EN AW-5083 è facilmente saldabile sia con il processo MIG che TIG, utiliz-
zando i metalli d’apporto specificati nel prEN 1011-4, ma deve essere tenuto presente che
quando i metalli incruditi vengono saldati, le loro proprietà meccaniche in corrispondenza
delle HAZ ritornano ai valori che avevano nello stato ricotto. Questa lega è disponibile
sotto forma di piatti, lamiere, tubi trafilati, fucinati. A causa dell’elevato contenuto di
magnesio è particolarmente difficile da estrudere in sezioni cave o di forma complessa,
sicché il suo impiego è limitato a sezioni estruse piene e di forma semplice. Essa
possiede buone proprietà di lavorabilità alla macchina utensile in tutte le tempre. Per le
chiodature si suggerisce la lega EN AW-5754-0 o H32.
B.2.2.3 EN AW-3103
(1) La lega EN AW-3103 è disponibile soltanto sotto forma di lamiere e di piatti. Essa è
leggermente più resistente meccanicamente e più dura dell’alluminio "commercialmente
puro", dotata di elevata duttilità, saldabilità e buona resistenza alla corrosione.
(2) Nel caso si utilizzi per il materiale il modello "Rigido-Perfettamente plastico", le defor-
mazioni elastiche delle sezioni trasversali, delle membrature e delle fondazioni possono
essere trascurate. Si assume che le deformazioni plastiche siano concentrate in corri-
spondenza delle cerniere plastiche.
(3) Nel caso si utilizzi per il materiale il modello "Elastico-Perfettamente plastico", il
comportamento delle sezioni trasversali rimane elastico finché non viene raggiunta la
tensione limite di elasticità nelle fibre maggiormente sollecitate. La transizione al campo
plastico è più o meno graduale in relazione sia alla condizione di carico che alla forma
della sezione trasversale. Si assume che le deformazioni plastiche siano concentrate in
corrispondenza delle cerniere plastiche.
(4) Nel caso si utilizzi per il materiale il modello "Inelasto-plastico", viene considerato
l’effettivo comportamento elastico non lineare sia del materiale che della sezione
trasversale nella valutazione delle deformazioni che hanno luogo in un’assegnata
membratura, prima della formazione della cerniera plastica. Le sezioni trasversali
rimangono interamente elastiche finché la tensione nelle fibre maggiormente sollecitate
C.2.1 Basi
(1) Le ipotesi formulate nell’analisi globale della struttura dovrebbero essere coerenti con
il tipo di comportamento dei collegamenti (vedere 6.4).
(2) Le ipotesi formulate nel progetto delle membrature dovrebbero essere coerenti con il
(oppure conservative in relazione al) metodo utilizzato per l’analisi globale e con il
comportamento dei collegamenti.
(3) I requisiti per i vari tipi di collegamenti sono forniti in 6.4.
(4) Il prospetto 6.4.1 indica il tipo di collegamento richiesto per i diversi tipi di intelaiature,
in relazione al metodo di analisi globale adoperato.
C.3.1 Strutture
(1) Il tipo di analisi globale dipende dal tipo di struttura, come di seguito indicato:
a) Elementi strutturali semplici:
Le travi a campata unica e le membrature singole tese o compresse sono isostatiche.
I telai a maglie triangolari possono essere isostatici o iperstatici.
b) Travi continue e telai a nodi fissi:
Per le travi continue e per i telai nei quali gli effetti degli spostamenti laterali risultino
trascurabili o siano eliminati con sistemi adeguati (vedere C.5), si dovrebbero
prendere in considerazione appropriate distribuzioni dei carichi variabili, al fine di
determinare le combinazioni più gravose delle sollecitazioni per le verifiche di
resistenza delle singole membrature e dei collegamenti.
C.4 Imperfezioni
C.4.1 Basi
(1) Nei calcoli dovrebbero essere introdotti adeguati margini che siano in grado di coprire
gli effetti delle imperfezioni reali, incluse le tensioni residue e le imperfezioni geometriche,
quali la mancanza di verticalità, la mancanza di rettilineità, la mancanza di accoppia-
mento e le inevitabili eccentricità secondarie presenti nei collegamenti reali.
(2) Si possono utilizzare adeguate imperfezioni geometriche equivalenti, i cui valori
rispecchino i possibili effetti di tutti i tipi di imperfezione.
(3) Gli effetti delle imperfezioni si dovrebbero considerare nei seguenti casi:
a) analisi globale;
b) analisi dei sistemi di controvento;
c) calcolo delle membrature.
A fo
λ > 0,5 ---------
- (C.1)
N Ed
dove:
NEd è il valore di progetto della forza di compressione;
λ è la snellezza nel piano adimensionalizzata (vedere 5.8.4), calcolata adottando
una lunghezza di libera inflessione pari all’interpiano.
ks = 0,5 + 1 ⁄ n s ma ks ≤ 1,0.
dove:
nc è il numero delle colonne per piano;
ns è il numero di piani.
(2) Nella valutazione di nc, si dovrebbero considerare solo le colonne soggette ad un
carico verticale NEd pari ad almeno il 50% del valore medio del carico verticale agente
sulle colonne del piano considerato.
(3) Nella valutazione di nc, si dovrebbero escludere le colonne che non si estendono attra-
verso tutti i piani considerati nel computo di ns. Nella determinazione di ns, si dovrebbero
escludere quei livelli di impalcato o di copertura che non risultano collegati a tutte le
colonne conteggiate in nc. Qualora più di una combinazione di nc ed ns soddisfi queste
condizioni, ognuna di queste combinazioni può essere utilizzata in sicurezza.
(4) Queste imperfezioni laterali iniziali si applicano in tutte le direzioni orizzontali, ma è
necessario che siano considerate in una direzione per volta.
(5) Dovrebbero essere considerati anche i possibili effetti torsionali indotti sulla struttura
da spostamenti laterali non simmetrici, relativamente a due lati opposti.
(6) L’imperfezione laterale iniziale può essere sostituita attraverso un sistema equilibrato
di forze orizzontali equivalenti, vedere figura C.5.
(7) Nei telai costituiti da travi e colonne, queste forze orizzontali equivalenti dovrebbero
essere applicate a ciascun livello di impalcato o di copertura, e dovrebbero essere definite
in proporzione ai carichi verticali applicati alla struttura a ciascun determinato livello,
vedere figura C.6.
(8) Le reazioni orizzontali di ciascun supporto dovrebbero essere determinate utilizzando
l’imperfezione laterale iniziale e non le forze orizzontali equivalenti. In assenza di carichi
orizzontali effettivi, la reazione orizzontale netta risulta nulla.
kr = 0,2 + 1 ⁄ n r ma kr ≤ 1,0;
in cui nr è il numero di membrature da vincolare.
(2) Per comodità, l’imperfezione di freccia iniziale delle membrature vincolate dal sistema
di controvento può essere sostituita dalla forza stabilizzante equivalente mostrata in
figura C.7.
(3) Qualora il sistema di controvento sia impiegato per stabilizzare una trave, si dovrebbe
ricavare la forza N indicata in figura C.7 mediante la relazione:
N = M/h (C.4)
Sistema di controvento
La forza N è assunta uniforme lungo la luce L del sistema di controvento. Nel caso in cui la forza non risulti uniforme,
l’ipotesi è leggermente conservativa.
Per una membratura con vincolo semplice:
L N
per ρ q ≤ --------------- : q = ----------
2 500 50 L
L N
per ρ q > ----------- : q = ------- ( 1 + σ )
2 500 60 L
dove:
ρq è lo spostamento nel piano del sistema di controvento indotto da q più gli eventuali carichi esterni.
σ = 500 ρqr ma σ ≥ 0,2.
Per membrature aventi vincoli multipli:
L ΣN
per ρ q ≤ --------------- : q = ------- ( k r + 0,21 ) ;
2 500 60 L
L ΣN
per ρ q > ----------- : q = ------- ( k r + σ ) .
2 500 60 L
φ / krφo
φo = 1/200
2φN = krNEd/100
Sistema di controvento
D.1 Generalità
(1) Per la classificazione generale dei metodi di calcolo delle strutture, fare riferimento alla
Sezione 5.2.1.
(2) A seconda che il comportamento strutturale della membratura sia noto o meno, i
metodi di analisi si suddividono in:
a) metodi che operano sulla struttura considerata come un assemblaggio di membrature
strutturali semplici (travi, colonne, piastre, ecc.), il cui comportamento strutturale
individuale sia completamente noto;
b) metodi che richiedono che la struttura sia discretizzata in elementi finiti, il cui compor-
tamento strutturale individuale sia definito attraverso adeguate modellazioni
numeriche.
(3) I metodi di analisi globale inquadrabili nell’ambito individuato al precedente punto a)
sono (vedere 5.2.1):
- Analisi elastica lineare;
- Analisi rigido-perfettamente plastica;
- Analisi elastico-perfettamente plastica;
- Analisi rigido-incrudente;
- Analisi elastico-incrudente.
(4) Tutti i metodi di analisi precedentemente elencati sono basati sull’assemblaggio di
elementi semplici per i quali è possibile esprimere la rigidezza o deformabilità nodale
mediante relazioni in forma chiusa.
(5) Si assume che le possibili deformazioni plastiche siano concentrate in corrispondenza
di singole sezioni (sezioni di estremità, sezioni caricate da forze concentrate, sezioni in cui
hanno luogo cambiamenti di sezione trasversale, ecc.) sotto forma di cerniere plastiche.
Nel tratto compreso tra due di queste sezioni, il comportamento rimane perfettamente
elastico. Per questo motivo, tutti i metodi di analisi elencati precedentemente, tranne
l’analisi elastica lineare, vengono indicati nel seguito come "metodi delle cerniere
plastiche". Per maggiori dettagli sull’applicazione di tali metodi, vedere sezione D.3.
(6) I metodi di analisi globale inquadrabili nell’ambito individuato al precedente punto b)
sono (vedere 5.2.1):
- Analisi elastica non lineare;
- Analisi inelastico-perfettamente plastica;
- Genericamente inelastica.
(7) Questi metodi permettono di considerare l’effettivo comportamento inelastico della
struttura, con un grado di accuratezza crescente con il livello di discretizzazione. In parti-
colare, si può assumere che l’analisi genericamente inelastica fornisca un’attendibile
rappresentazione del comportamento strutturale, sia con riferimento alla capacità
portante che alla richiesta di duttilità (vedere la Sezione D.2).
(8) Qualunque sia il metodo di analisi adoperato, le ipotesi che si formulano sulla
relazione generalizzata forza-spostamento per la sezione trasversale devono essere
coerenti con il legame tensione-deformazione assunto per il materiale. Le possibili combi-
nazioni sono indicate nel prospetto D.1, relativamente alle sezioni soggette a carico
assiale e flessione.
(6) Il coefficiente correttivo η viene calibrato in maniera tale che il metodo delle cerniere
plastiche fornisca l’effettiva capacità portante della struttura in funzione della duttilità
disponibile della lega. In generale, η è espresso dalla relazione:
1 2
η = ---------------------
c
- ( f 0,2 in N/mm )
a + bf 0,2
(8) Dal punto di vista della duttilità, si possono definire due gruppi di leghe, a seconda che
vengano raggiunti o meno i limiti di curvatura convenzionale sopra indicati:
- Leghe fragili,
se la deformazione ultima a trazione è sufficiente a sviluppare un curvatura
flessionale ultima pari a χu = 5 χe.
- Leghe duttili,
se la deformazione ultima a trazione è sufficiente a sviluppare una curvatura
flessionale ultima pari o maggiore a χu = 10 χe.
I valori di deformazione corrispondenti a χu pari a 5 χe e a 10 χe sono indicati nel
prospetto D.3, in funzione della tensione convenzionale di snervamento f0,2. Se si
assumono valori intermedi della curvatura ultima, si applica l’interpolazione lineare.
(9) Il coefficiente di sicurezza globale, valutato mediante il metodo delle cerniere plastiche
applicato con η < 1, non deve risultare maggiore di quello valutato mediante l’analisi
elastica lineare. Se si verifica tale circostanza, è necessario prendere in considerazione i
risultati dell’analisi elastica.
figura D.3 Valori della deformazione ultima εu
Leghe di alluminio fe Er µ m
N/mm2 N/mm2
AlZnMg 1 F36 290 68 000 0,85 4,0
AlMgSi 1 F32 270 68 000 0,85 4,0
AlMgSi 1 F28 210 65 000 0,80 4,0
AlMgSi 0,5 F22 170 65 000 0,85 4,5
EN AW 5083 230 65 000 0,80 5,0
AlMg4,5 Mn w/F28 150 65 000 0,85 5,0
tubi + profilati
AlMgMnF23 170 65 000 0,85 4,5
EN AW 5454
AlMgMnF20 110 60 000 0,80 5,0
AlMgMn w/F18 80 55 000 0,75 5,0
EN AW 5754
ε ε 2 ε 3
σ = f e -0,2 + 1,85 --- – --- + 0,2 ----e-
εl εl ε
Regione 3 per εl < ε ≤ εmax
f max f max εe
- – 1,5 ----------
σ = f e ---------- - – 1 -----
fe fe ε
dove:
fe è il limite elastico convenzionale;
fmax è la resistenza a trazione in corrispondenza del punto di picco della curva σ - ε;
εe è la deformazione corrispondente alla tensione fe;
εmax è la deformazione corrispondente alla tensione fmax;
E è il modulo elastico.
(3) In assenza di più accurate determinazioni dei parametri di cui sopra, è possibile
assumere i seguenti valori:
fe è il valore nominale di f0,2 (vedere Sezione 3);
fmax è il valore nominale di fu (vedere Sezione 3);
εmax = 0,5 εu;
εu è il valore nominale della deformazione ultima (vedere Sezione 3);
E è il valore nominale del modulo elastico (vedere Sezione 3).
figura E.3 Modelli continui del tipo σ = σ(ε)
(4) La scelta del secondo punto di riferimento (fx - ε0,x) dovrebbe essere effettuata in base
al campo di deformazione corrispondente al fenomeno in esame. È possibile individuare
i seguenti casi limite:
a) se l’analisi riguarda il campo delle deformazioni elastiche, si può assumere come
secondo punto di riferimento la tensione corrispondente ad una deformazione residua
dello 0,1% [vedere figura E.4 c)], ponendo:
fx = f0,1
εo,x = 0,001
e, pertanto,
log 2
n = -------------------------------
log f 0,2 ⁄ f 0,1
(5) In assenza di più accurate determinazioni dei parametri di cui sopra, è possibile
assumere i seguenti valori:
a) campo elastico (fx = f0,1)
log 2
n = -----------------------------
log ( 1 + k χ )
con:
k = 0,28 (mm2/N)
( f u – f 0,2 ) F u 2
χ = ------------------------ -------- ( N ⁄ mm )
10 ε u f 0,2
f0,2
è il valore nominale della tensione corrispondente ad una deformazione residua
dello 0,2% (vedere Sezione 3),
fu è il valore nominale della resistenza ultima (vedere Sezione 3),
εu è il valore nominale della deformazione ultima (vedere Sezione 3),
E è il valore nominale del modulo elastico (vedere Sezione 3);
b) campo plastico (fx = fmax)
log ( 0,002 ⁄ ε o,max )
n = -----------------------------------------------
log ( f 0,2 ⁄ f max )
con:
f0,2 è il valore nominale della tensione corrispondente ad una deformazione
residua dello 0,2% (vedere sezione 3);
fmax è il valore nominale di fu (vedere Sezione 3);
ε0,max = 0,5εu - fu/E;
εt è il valore nominale della deformazione ultima (vedere Sezione 3);
E è il valore nominale del modulo elastico (vedere Sezione 3).
F.1 Generalità
(1) Tutti i telai devono possedere un’adeguata resistenza al collasso. Non è tuttavia
richiesta alcuna ulteriore verifica all’instabilità quando sia dimostrato che il telaio è a nodi
fissi; vedere 5.2.5.2.
(2) Per tutti i telai, compresi quelli a nodi spostabili, deve essere inoltre verificato che essi
dispongano di una adeguata resistenza al collasso in assenza di spostamenti laterali.
(3) Nell’effettuare le verifiche si dovrebbe considerare l’eventualità che si sviluppino
meccanismi di collasso locali di piano.
(4) I telai con coperture a falda inclinate, che non sono realizzate mediante strutture trian-
golarizzate, devono inoltre essere verificati per l’instabilità a scatto.
(5) L’utilizzo dell’analisi plastica globale che prevede la formazione delle cerniere
plastiche nelle colonne deve essere limitato ai casi in cui può essere dimostrato che le
colonne siano in grado di sviluppare cerniere con sufficiente capacità rotazionale,
vedere F.4.
F.4 Requisiti delle colonne per l’analisi plastica (con o senza incrudimento)
(1) Nei telai è necessario assicurare che, qualora sia richiesta la formazione di cerniere
plastiche in membrature che risultano pure soggette a compressione, sia disponibile una
adeguata capacità rotazionale.
(2) Quando si impiega un’analisi globale plastica, si può ritenere che questo criterio sia
soddisfatto, a condizione che le sezioni trasversali soddisfino i requisiti indicati
nell’appendice D.
(3) Quando si incorre nella formazione di cerniere plastiche nelle colonne di telai
progettati attraverso l’analisi del primo ordine rigido-plastica, le colonne dovrebbero
soddisfare i seguenti criteri:
- nei telai controventati:
Af 0,2
λ ≤ 0,40 ------------
N Ed
- nei telai non controventati:
Af 0,2
λ ≤ 0,32 ------------
N Ed
dove:
λ è la snellezza adimensionalizzata nel piano calcolata assumendo la lunghezza di
libera inflessione pari alla lunghezza di sistema.
G.1 Generalità
(1) La presente appendice fornisce le prescrizioni per la valutazione del comportamento
oltre il limite elastico delle sezioni trasversali, in funzione delle proprietà meccaniche del
materiale e delle caratteristiche geometriche della sezione.
(2) L’effettivo comportamento delle sezioni trasversali oltre il limite elastico deve essere
tenuto debitamente in conto ogni volta che si ricorra ad un qualsiasi tipo di analisi inela-
stica, ivi comprese le semplici analisi elastiche con ridistribuzione delle azioni interne, ove
consentite (vedere Sezione 5.2.1). Inoltre, anche nei casi in cui si conducano analisi
elastiche su strutture realizzate con sezioni snelle, è necessario apportare adeguate
limitazioni alla resistenza elastica.
(3) La scelta della relazione generalizzata forza-spostamento per le sezioni trasversali
dovrebbe essere effettuata in maniera tale che essa risulti coerente con le ipotesi relative
alla legge del materiale e con le caratteristiche geometriche della sezione stessa
(vedere G.5).
(4) L’attendibilità delle ipotesi sul comportamento delle sezioni trasversali può essere
verificata mediante sperimentazione diretta.
(2) Le sezioni duttili (Classe 1) sviluppano la resistenza di collasso, così come definita al
punto (6) della Sezione G.2, senza esibire alcun fenomeno di instabilità locale. Il completo
sfruttamento dell’incrudimento del materiale è consentito fino al raggiungimento della
deformazione ultima, il cui valore dipende dal tipo di lega.
(3) Le sezioni compatte (Classe 2) sono in grado di sviluppare la resistenza limite plastica,
così come definita al punto (5) della Sezione G.2. Il completo sfruttamento delle capacità
incrudenti del materiale è impedito dallo sviluppo di fenomeni di instabilità locale in campo
plastico.
(4) Le sezioni semi-compatte (Classe 3) sono in grado di sviluppare la sola resistenza
limite elastica, così come definita al punto (4) della Sezione G.2, senza entrare nel campo
delle deformazioni inelastiche a causa dei fenomeni di instabilità. Nella sezione possono
avere luogo soltanto deformazioni plastiche di piccola entità, per cui il suo comportamento
rimane sostanzialmente fragile.
(5) Il comportamento delle sezioni snelle (Classe 4), sia in esercizio che agli stati limite
ultimi è governato da fenomeni di instabilità locale, i quali di fatto limitano la resistenza
ultima della sezione allo stato limite di instabilità elastica, così come definito al punto (3)
della Sezione G.2. Nella sezione non possono avere luogo deformazioni plastiche, per cui
il suo comportamento è spiccatamente fragile.
dove:
Aeff è l’area della sezione trasversale efficace, valutata portando in conto i fenomeni di
instabilità locale (vedere Sezione 5.4).
(3) La capacità portante ultima di una sezione soggetta a sforzo assiale, valutata secondo
la procedura sopra riportata, non include i fenomeni di instabilità globale, che devono
essere valutati secondo le indicazioni fornite nella sezione.
(4) Quando si valuta la capacità portante delle sezioni saldate, si deve utilizzare un valore
ridotto Ared dell’area della sezione trasversale, determinato in modo tale da portare in
conto l'effetto delle HAZ.
dove:
n = f0,2 (in daNmm-2) è l’esponente della legge di Ramberg-Osgood, rappresentativo
del comportamento del materiale (vedere appendice E);
α5 e α10 sono i fattori di forma generalizzati della sezione, corrispondenti ai
valori di curvatura ultima pari rispettivamente a χu = 5χel e 10χel,
essendo χel la curvatura al limite elastico;
α0 è il fattore di forma geometrico;
Z è il modulo plastico della sezione;
Wred è il modulo di resistenza della sezione, valutato tenendo conto dei
fenomeni di instabilità locale (vedere Sezione 5.4).
dove:
M0,2 e χ0,2 sono i valori al limite elastico convenzionale, corrispondenti al raggiungimento
della tensione di riferimento f0,2;
mek sono parametri numerici, che, per le sezioni puramente inflesse, sono forniti
dalle seguenti espressioni:
log [ ( 10 – α 10 ) ⁄ ( 5 – α 5 ) ]
m = ---------------------------------------------------------------
-
log ( α 10 ⁄ α 5 )
5–α 10 – α 10
k = --------------5- = --------------------
-
α5 m α 10 m
essendo α5 e α10 i fattori di forma generalizzati, corrispondenti a valori della
curvatura pari rispettivamente a 5 e 10 volte la curvatura al limite elastico.
(5) La parte stabile della capacità rotazionale R è definita come il rapporto tra la rotazione
plastica in corrispondenza dello stato limite di collasso Θp = Θu - Θel e la rotazione al limite
elastico Θel (figura G.2):
H.1.1 Basi
(1) Il momento critico elastico per instabilità flesso-torsionale di una trave, avente sezione
trasversale simmetrica uniforme con flange uguali, in condizioni normali di vincolo a
ciascun estremo, caricata attraverso il suo centro di taglio e soggetta a momento
uniforme, è dato dalla seguente relazione:
2
π EI z I w L GI t
2
M cr = --------------
2
- ----- + --------------
L I z π 2 EI
z
dove:
E
G = ---------------------
2(1 + v )
It è la costante di torsione;
Iw è la costante di ingobbamento;
Iz è il momento di inerzia rispetto all’asse minore;
L è la lunghezza della trave tra i punti vincolati allo spostamento laterale.
(2) Le condizioni normali di vincolo a ciascun estremo sono:
- vincolo allo spostamento laterale;
- vincolo alla rotazione intorno all’asse longitudinale;
- libero di ruotare nel piano.
H.1.2 Formula generale per sezioni trasversali simmetriche rispetto all’asse minore
(1) Nel caso di una trave avente sezione trasversale uniforme simmetrica rispetto all’asse
minore, soggetta a flessione rispetto all’asse maggiore, il momento critico elastico per
instabilità flesso-torsionale è dato dall’equazione generale:
2 0,5
π EI z k 2 I
2
( kL ) GI t
= C 1 --------------2- ------ ----w- + ----------------------
2
M cr - + (C 2z g – C 3z j) – (C 2z g – C 3z j)
( kL ) k I 2
π EI z
w z
dove:
C1, C2 e C3 sono i coefficienti che dipendono dalle condizioni di carico e di vincolo
all’estremo;
k e kw sono i coefficienti di lunghezza efficace
zg = za - zs
z j = z s – 0,5 ∫ ( y + z )z dA ⁄ I y
2 2
(2) Per la condizione di carico con momento agli estremi, risulta C2 = 0 e per carichi
trasversali applicati nel centro di taglio, risulta zg = 0. Per tali casi:
2 0,5
π EI z
2
k 2I ( kL ) GI t
M cr = C 1 --------------2- ------ ----w- + ----------------------
-
( kL ) k w Iz 2
π EI z
Condizioni di carico e di vincolo Diagramma del momento flettente Valori di Valori dei coefficienti
k
C1 C2 C3
ψ = +1
1,0 1,000 1,000
0,7 1,000 - 1,113
0,5 1,000 1,144
ψ = +3/4
1,0 1,141 0,998
0,7 1,270 - 1,565
0,5 1,305 2,283
ψ = +1/2
1,0 1,323 0,992
0,7 1,473 - 1,556
0,5 1,514 2,271
ψ = +1/4
1,0 1,563 0,977
0,7 1,739 - 1,531
0,5 1,788 2,235
ψ=0
1,0 1,879 0,939
0,7 2,092 - 1,473
0,5 2,150 2,150
ψ = -1/4
1,0 2,281 0,855
0,7 2,538 - 1,340
0,5 2,609 1,957
ψ = -1/2
1,0 2,704 0,676
0,7 3,009 - 1,059
0,5 3,093 1,546
ψ = -3/4
1,0 2,927 0,366
0,7 3,009 - 0,575
0,5 3,093 0,837
ψ = -1
1,0 2,752 0,000
0,7 3,063 - 0,000
0,5 3,149 0,000
Condizioni di carico e di vincolo Diagramma del momento flettente Valori di Valori dei coefficienti
k
C1 C2 C3
H.2 Snellezza
H.2.1 Generalità
(1) Il rapporto di snellezza λ LT per l'instabilità flesso-torsionale è dato da:
λ LT
λ LT = -------
- α
λ1
dove:
E
λ 1 = π ----- = 52,6 ε
fo
250 2
ε = ---------- ( f o in N/mm )
fo
E W el,y
λ LT = π -----------------
-
M cr
Iw
a LT = -----
It
oppure
0,9 L ⁄ i z
λ LT = -------------------------------------------------------------
-
0,5 1 L ⁄ i z 2 0,25
C 1 1 + ------ -----------
20 h ⁄ t f
(5) Per qualsiasi profilo con sezione aperta ad I oppure ad H con flange uguali, la
seguente relazione approssimata risulta conservativa:
L ⁄ iz
λ LT = -------------------------------------------------------------
-
1 L ⁄ i z 2 0,25
C 10,5 1 + ------ -----------
20 h ⁄ t f
(6) Si possono contemplare i casi con k < 1,0 e/o kw < 1,0 usando le relazione:
W pl,y 2 0,25
kL -------------
I zI w
λ LT = ---------------------------------------------------------------------
-
k 2 ( kL ) 2 GI t 0,25
C 10,5 ------ + ---------------------- -
kw π 2 EI w
oppure
kL ⁄ i LT
λ LT = -------------------------------------------------------------------------
-
k 2 ( kL ⁄ a LT ) 2 0,25
C 10,5 ------ + -------------------------- -
kw 25,66
oppure
0,9 kL ⁄ i z
λ LT = ----------------------------------------------------------------------------
-
0,5 k 2 1 kL ⁄ i z 2 0,25
C1 ------ + ------ --------------
kw 20 h ⁄ t f
oppure per un qualsiasi profilo con sezione aperta ad I oppure ad H con flange uguali:
kL ⁄ i z
λ LT = ----------------------------------------------------------------------------
-
k 2 1 kL ⁄ i z 2 0,25
C 10,5 ------ + ------ --------------
kw 20 h ⁄ t f
(7) Eccetto i casi in cui si è previsto uno specifico vincolo all’ingobbamento, si dovrebbe
assumere kw pari a 1,0.
(8) Si possono contemplare i casi con carico trasversale applicato al di sopra del centro di
taglio (zg > 0) o al di sotto il centro di taglio (zg < 0), utilizzando la relazione:
W pl,y 2 0,25
kL -------------
I zI w
λ LT = -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
-----------------------
0,5
-
k 2 ( kL ) GI t 2
2 Iz
0,5 I z 0,5
C 1 ------ + ----------------------
0,5 - + ( C 2 z g ) ----- – C 2 z g -----
kw π 2 EI w Iw Iw
k w 20 h ⁄ t f h s hs
oppure, per un qualsiasi profilo con sezione aperta ad I oppure ad H con flange uguali, la
relazione:
kL ⁄ i z
λ LT = -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
----------------
2 kL ⁄ i 2 2C z 2 0,5 2C z 0,5
k 1 z 2 g 2 g
C 10,5 ------ + ------ -------------- + -----------------
h s
– ---------------- -
kw 20 h ⁄ t f hs
in cui:
t è lo spessore corrente dell'elemento piano;
N è la dimensione del raccordo o del bulbo, vedere figura J.1;
p, q sono i coefficienti da ricavare dalla figura J.1;
b è la larghezza del piatto, misurata dal bordo dell’area annerita in figura J.1, nel
caso di un elemento piano adiacente ad un raccordo o ad un bullone.
Iw • 0 Iw • 0
3b
a2 b 2 t 1 c 2c
3
e = --------------
F +6 e = --------------- --- + ------- – ------------
-
I x 4 2b 3a 2 b
a 2 b 3 t 2 2F + 3
I w = ------------------ × -----------------
12 F +6
2
b t 3 2
I w = -------- ( 4 c + 6ac +
at 6
dove F = -------1-
bt 2 2
+ 3a c + a b ) – e I x
2 2
a2 b 2 t 1 c 2c
3
e = --------------- --- + ------- – ------------
-
I x 4 2b 3a 2 b
2
2 b t 3 2
a I I w = -------- ( 4 c + 6ac +
I w = ----------y- 6
4 2 2 2
+ 3a c + a b ) – e I x
y 1I 1 – y 2I 2
e = ----------------------------
-
Iy
2 2 2 2
a I 1I 2 a Iy
I x = ---------------
- I w = ----------
4
+ c--------------
b t
6
- ( 3a + 2c )
Iy
Dove I1 e I2 sono i
rispettivi momenti di
inerzia delle flange
rispetto l’asse y-y
2
b t
I w = ------------------------------------------ ×
12 ( 2b + a + 2c )
2 2
× [ a ( b + 2ba + 4bc + 6ac ]
2 2
a 2 b 3 t 2 2a + b + 4c ( 3ba + 3a + 4bc
I w = ------------------- × -----------------
12 a + 2b + 2ac + c
2
]