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FRATELLI.

ANALISI DEL TESTO.

Introduzione.
La poesia Fratelli di Giuseppe Ungaretti appartiene alla raccolta Allegria di naufragi e viene
composta durante il periodo della prima guerra mondiale, quando il poeta si trovava
volontario al fronte.
Da un incontro casuale avvenuto al fronte, il poeta elabora una riflessione valida per tutta
l’umanità: anche nelle situazioni di maggior sofferenza, l’unico sentimento che può salvare
l’uomo dalla fragilità della sua esistenza è la fratellanza.
La parola “fratelli” diventa un rivolta contro gli orrori causati dalla guerra e acquisisce la
qualità di “involontaria” perché non conseguenza di un ragionamento logico, bensì di una
reazione spontanea dell’uomo che trovandosi a contatto con una possibile morte, cerca un
conforto in chi sta vivendo la medesima situazione.

Comprensione.
Il componimento si apre con la domanda “Di che reggimento siete, fratelli?”: questa
interrogativa sta a significare che in una guerra pur essendo tutti fratelli (perché uomini), la
cosa più importante da sapere dei fratelli che si incontrano è se sono amici o nemici del
reggimento con cui si sta combattendo. Attraverso questa parola viene espressa la
solidarietà per la condivisione di un’esperienza così dolorosa. La domanda, quindi, mostra il
sentimento di fraternità che nasce dalla stretta convivenza e dal dolore che provoca
l’esperienza della guerra.
La parola fratello trema nella notte perché in una guerra, luogo in cui è stata scritta questa
poesia e che trae da esso il senso della precarietà della vita, nessuno è fratello di qualcun
altro. Ognuno combatte per sé, vive e muore per sé. Questa parola è tremante perché
esprime la ricerca di un calore umano dove si è consapevoli di non riuscire a trovare.
Nel verso 7, il poeta allude al involontaria ribellione dell’uomo che, pronunciando la parola
fratello, si mostra consapevole della propria fragilità e cerca la salvezza nella solidarietà dei
suoi simili.

Analisi.

STILE: In questa poesia sono presenti pochissimi segni di punteggiatura: troviamo, infatti,
soltanto una virgola al primo verso ed un punto interrogativo al verso 2. Ungaretti non
utilizza la punteggiatura perché la ritiene in qualche modo inutile: egli, infatti, riesce a
rendere lo stesso effetto di pausa reso dalla punteggiatura, con altri mezzi.
Sono proprio gli spazi bianchi e gli a capo frequenti che fungono da silenzio, da pausa.
Questi servono a rendere l’effetto della punteggiatura, ma più sentito. Creano un silenzio
“che parla”, un silenzio che esprime dolore e solitudine e solidarietà.

METRICA: versi liberi, disposti in cinque strofe, due delle quali composte in un sola unità.
FIGURE RETORICHE:
Personificazione = "tremante" (v. 3). Come se la parola fosse una persona che trema per
l'emozione e per la paura (le parole non tremano, siamo noi a far tremare la voce), che quasi
non osa essere pronunciata perché parlare di fratelli dove ci si ammazza quotidianamente è
un'assurdità.

Metafora = "foglia appena nata" (v. 5). Si riferisce sempre alla parola "fratelli" che "trema"
come una fogliolina appena nata.

Allitterazione di F - R = "fragilità fratelli" (vv. 9-10).

Enjambement = "tremante / nella notte (vv. 3-4); rivolta / dell'uomo (vv. 7-8), alla sua /
fragilità (vv. 8-9)".

Interpretazione complessiva e approfondimenti.

Ungaretti è uno di quei “poeti nuovi” che propongono una nuova poesia radicalmente diversa
dalla tradizione letteraria. Ungaretti apre la strada dell’ermetismo.
Puntano sulla essenzialità della parola e sull'analogia. Le due cose stanno in un rapporto
reciproco.
L'essenzialità nasce dall'esigenza di restituire valore alla parola e porta al ripudio del
linguaggio poetico tradizionale. Per raggiungere maggiore essenzialità il poeta fa ricorso
all'analogia, che mette in contatto immagini lontane, senza un nesso logico-discorsivo.
Il ripudio dei moduli espressivi della tradizione nasceva innanzitutto dalla constatazione che
il poeta non ha più certezze o miti da proporre, ma solo qualche “relitto di un naufragio” .

Nelle prime raccolte poetiche Ungaretti risente dell'esperienza del Futurismo.


In queste prime raccolte poetiche Ungaretti opera una vera e propria rivoluzione espressiva,
una radicale rottura nei confronti della tradizione; questo perché, di fronte al dolore, alla
umiliazione, all'offesa arrecata alla dignità umana a cui quotidianamente assiste durante la
guerra, il poeta sente di non potere adoperare i consueti modi della poesia tradizionale.
Perciò:
● Adopera un lessico povero, essenziale;
● Spezza e frantuma il verso riducendolo a pochissime sillabe: dagli endecasillabi e dai
settenari tipici della poesia tradizionale passa a “versicoli” brevissimi di tre, due e persino di
una sola sillaba, con l'obiettivo di mettere in evidenza il valore della parola e la sua carica di
significati ed eliminare la facile musicalità del verso tradizionale;
● Isola la parola all'interno della pagina bianca (e in questo ha alle spalle la lezione dei
Futuristi), una parola che, così isolata nello spazio bianco della pagina, sembra emergere
dal silenzio carica di significato, conferendole essenzialità;
● Riduce il periodo a proporzioni minime, aderendo con ciò alla proposta futurista di
distruggere la sintassi;
● Elimina la punteggiatura, aderendo anche in questo ad una proposta futurista, ma
mantiene la lettera maiuscola quando va ”a capo”;
● Elimina le rime.
Dall’esperienza della guerra nasce così una poesia nuova, una poesia intima, soggettiva,
emersa dalla meditazione di un uomo di pena (così come il poeta si definisce in una sua
poesia), una poesia nella quale è strettissimo il legame con l'esperienza biografica.

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