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Corpi estesi
1
2 CAPITOLO 1. CORPI ESTESI
La forza F~i cui è soggetta l’i−esima particella nel punto Pi è causata dall’in-
terazione della particella con le altre costituenti il sistema e da forze esterne,
dovute cioè all’interazione con corpi esterni al sistema. Indichiamo con
(I)
• F~i la risultante delle forze interne esercitate sulla particella i−esima
da tutte le altre particelle del sistema.
Evidentemente
N 0
(I)
X
F~i = F~ij (1.1)
j=1
con
1. Il vettore risultante
Esso è definito come la somma vettoriale
N
X
~ =
R F~i (1.4)
i=1
Notare che non si tratta di una forza risultante, dal momento che non
è applicato ad una particella specifica del sistema, cioè la somma non
riguarda forze con lo stesso punto di applicazione.
Nel caso di un sistema di particelle possiamo calcolare il vettore R ~ (I)
1.1. SISTEMA DI PUNTI MATERIALI 3
N N X
N 0
X X
~ (I) =
R F~i = F~ij = 0 (1.5)
i=1 i=1 j=1
2. Il momento risultante
Definiamo momento risultante del sistema di forze rispetto al polo fisso
O come
XN
~
MO = (Pi − O) × F~i (1.8)
i=1
N
X
~ O0 =
M (Pi − O0 ) × F~i
i=1
XN N
X
= (Pi − O) × F~i + (O − O0 ) × F~i
i=1 i=1
~ O + (O − O0 ) × R
=M ~ (1.9)
3. Coppia di forze
Considero due punti materiali P1 e P2 su cui agiscono rispettivamente
la forza f~1 e f~2 . Supponiamo che le forze abbiano lo stesso modulo,
e agiscano con verso opposto su due rette parallele. In questo caso
il vettore risultante è nullo. Ne consegue che il momento risultante
può essere calcolato rispetto a qualunque punto perchè il risultato non
4 CAPITOLO 1. CORPI ESTESI
nelle 3N incognite
Ora osserviamo che la quantità di moto iniziale, cioè prima dello sparo,
del sistema cannone+ proiettile in direzione orizzontale è nulla. Segue
da ciò che la velocità iniziale del cannone è data
mv0
M Vc + mv0 = 0 Vc = −
M
Infatti la separazione del sistema in due parti è conseguenza di sole
forze interne al sistema cannone+particella, e pertanto la quantità di
moto si deve conservare. Solo dopo la separazione entra in gioco la
forza esterna F degli amortizzatori che deve frenare il cannone fino ad
azzerarne la velocità su una distanza orizzontale d.
Il lavoro di tale forza deve essere pari all’energia cinetica iniziale cam-
biata di segno, vale a dire
1
−F d = − M Vc2
2
1.2. DINAMICA DI UN SISTEMA DI PARTICELLE 7
ovvero
1 m2 v 2
F = M 20
2 M d
1 m2 D2 g
=
2 2hM d
2. Disintegrazione
Un corpo di massa m viene lanciato all’istante t = 0 verticalmente
verso l’alto con velocità 9.8 m/s. Durante il moto, a causa di un’e-
splosione, il corpo si divide in due frammenti di massa m1 = m/3 e
m2 = 2m/3. I due frammenti arrivano contemporaneamente al suolo
e la distanza del primo frammento dal punto di lancio è d1 = 6 m.
Determinare a quale distanza dal punto di lancio arriva il secondo
frammento.
Poniamo che il moto avvenga nel piano Oxz e prendiamo il punto di
m1 v1 = −m2 v2 v1 = −2v2
1
z = h − gt2 (1.17)
2
8 CAPITOLO 1. CORPI ESTESI
q
2h
pertanto arrivano al suolo al tempo t = g .
Lo spostamento lungo x sarà
s
2h
d1 = v1
g
s
2h
= −2v2
g
s
2h
d2 = v2
g
da cui ottengo
d2 1
=− d2 = −3 m
d1 2
3. Esercizio
Una grande slitta di massa M è ferma su una pista di ghiaccio rettilinea
con a bordo n persone, aventi la stessa massa m, ferme a un’estremità
della slitta. Le n persone possono abbandonare la slitta in due modi:
(i) corrono tutte da un’estremità all’altra e saltano giù simultanea-
mente con le stessa velocità v rispetto alla slitta;
(ii) possono saltare una alla volta con la stessa velocità.
Determinare quale dei due metodi impartisce alla slitta maggiore ve-
locità rispetto al ghiaccio.
Soluzione
(i) Indichiamo con u la velocità della slitta rispetto alla pista e con V
quella dei passeggeri. La conservazione del momento angolare impone
che
nm
M u + nmV = 0 u=− V
M
D’altra parte la velocità dei passeggeri rispetto alla slitta è
v =V −u
per cui
nm M + nm
v = V (1 + )= v
M M
Pertanto
M nm
V = v u=− v
M + nm M + nm
(ii) Nel caso del primo passeggero che attraversa la slitta la conser-
vazione della quantità di moto impone
[M + (n − 1)m]u1 + mV1 = 0
1.2. DINAMICA DI UN SISTEMA DI PARTICELLE 9
v = V1 − u1
m
= (1 + )V1
M + (n − 1)m
M + nm
= V1
M + (n − 1)m
Si ottiene
m M + (n − 1)m
u1 = − v
M + (n − 1)m M + nm
m
=− v
M + nm
che è giustamente una frazione 1/n della velocità precedente.
Per il secondo passeggero che lascia la slitta il bilancio della quantità
di moto è
Ricordando che
V2 = v + u2
otteniamo
mv
u2 = − + u1
M + (n − 1)m
mv mv
=− v−
M + (n − 1)m M + nm
mv
=− [M + nm + M + (n − 1)m]
(M + nm)[M + (n − 1)m]
mv
=− [2M + 2(n − 1)m + m]
(M + nm)[M + (n − 1)m]
2mv m2 v
=− −
M + nm (M + nm)[M + (n − 1)m]
ovvero
dm
d~v = − ~vsc (1.22)
m
Segue da ciò che
d~v dm
m = −~vsc (1.23)
dt dt
Questa equazione mette in relazione la variazione della massa del veicolo
con quella della velocità del veicolo in un intervallo infinitesimo di tempo.
Essa mostra che il veicolo è sottoposto all’accelerazione dovuta alla forza
di propulsione
dm
F~ = −~vsc (1.24)
dt
1.2. DINAMICA DI UN SISTEMA DI PARTICELLE 11
che evidenzia come la forza propulsiva sia proporzionale alla velocità di scari-
co e alla variazione di massa per unità di tempo. Quest’ultima grandezza
dipende dalla rapidità di combustione del carburante nel motore del veicolo.
Se sono presenti forze esterne, come la forza peso e l’attrito del mezzo in cui
il veicolo si muove, esse andranno incluse in questa equazione. La dinamica
del veicolo sarà pertanto data da
~ − ~vsc dm = m d~v
R (1.25)
dt dt
Naturalmente se il veicolo viene lanciato da Terra (come per un razzo propul-
sore) occorre che F > mg. Di solito sistemi di questo tipo sviluppano in
partenza valori pari a tre-quattro volte l’accelerazione di gravità.
Per ottenere la relazione tra la velocità impartita all’aeromobile e la massa di
gas scaricata per un intervallo finito, occorre integrare l’equazione del moto
tra il valore delle grandezze all’inizio e alla fine del processo di espulsione.
Supponiamo di considerare un moto unidimensionale e che non ci siano forze
esterne. Se all’inizio la massa del veicolo è mi e la velocità vi , e alla fine la
massa è mf e la velocità vf , avremo
Z vf Z mf
1 dm
dv = − (1.26)
vsc vi mi m
ovvero
vf − vi mi
= ln (1.27)
vsc mf
mi
∆v = vsc ln (1.28)
mf
che è la formula di Ciolkovsky . Essa indica che, per una buona propul-
sione, occorre massimizzare
• la velocità di scarico;
• il rapporto tra la massa del veicolo a pieno carico con la massa del
veicolo vuoto.
1.2.4 Esempio
Un razzo a pieno carico ha una massa di iniziale mi = 21000 kg di cui
15000 kg di carburante. Il combustibile è espulso dal razzo ad un ritmo
dm
dt = 190 kg/s ad una velocità di scarico vsc = 2800 m/s . Nell’ipotesi che
il razzo sia lanciato verso l’alto e si trascurino le forze di attrito, ma non la
12 CAPITOLO 1. CORPI ESTESI
ovvero
~O
dL
=M ~ (E) (1.30)
O
dt
che va sotto il nome di seconda equazione cardinale della dinamica
dei corpi estesi . Essa ci dice che ad ogni istante il momento totale delle
forze esterne rispetto ad un polo O è uguale alla derivata rispetto al tempo
del momento angolare totale riferito allo stesso polo.
1.2.6 Esempio
Due particelle P1 e P2 di massa uguale ad m si muovono nel piano Oxy sotto
la sola azione delle forze di interazione reciproca. All’istante t = 0 s lo stato
del sistema binario è dato da
x2 (τ ) = 2xCM − x1 (τ ) = l
3
y2 (τ ) = 2yCM − y1 (τ ) = − l
2
Per determinare la velocità v usiamo la conservazione del momento angolare.
Al tempo t = 0 abbiamo
~ = m(P1 − O) × ~v1 (0) + m(P2 − O) × ~v2 (0)
L
= mlî × v0 ĵ + mlĵ × v0 ĵ
= mv0 lk̂
~ = m l ĵ × v î − m(lî − 3 lĵ) × v î
L
2 2
1 3
= − mlv k̂ − mlv k̂ = −2mlv k̂
2 2
Uguagliando questa espressione alla precedente si ottiene
1
v = − v0
2
Definiamo configurazione del sistema il suo stato di moto, vale a dire l’in-
sieme delle posizioni e delle velocità dei punti materiali che lo costituiscono.
Il lavoro per passare da una configurazione A ad una B è dato da
(E) (I)
WAB = WAB + WAB (1.33)
che definisce l’energia cinetica totale del corpo in una data configurazione
come somma delle energie cinetiche delle singole particelle. Questa equazione
è la versione del teorema delle forze vive per un sistema di particelle.
Nel caso in cui le forze sia interne sia esterne siano conservative, si
definisce l’energia potenziale UiA della i − esima particella come la som-
ma dell’energie potenziali relative ad ogni forza nel punto Pi in cui si trova
la particella nella configurazione A. Il lavoro associato al passaggio dalla
configurazione A alla configurazione B è dato da
N
X N
X
WAB = WiAB = (UiA − UiB ) (1.36)
i=1 i=1
KA + UA = KB + UB (1.39)
1.3.1 Applicazioni
1. Esercizio
Una granata lanciata verticalmente esplode in tre frammenti nel punto
di massima altezza h. Due di questi frammenti di massa m = 10 kg
volano in direzioni orizzontali perpendicolari tra di loro con velocità
v = 30 m/s. Il terzo frammento ha massa 3m. Determinare:
(i) modulo e direzione della velocità del terzo frammento dopo la col-
lisione;
(ii) l’energia cinetica totale impartita dall’esplosione ai tre frammen-
ti; (iii) l’energia cinetica interna quando i tre framnmenti arrivano al
suolo.
Soluzione
1.3. LAVORO ED ENERGIA 17
da cui si ottiene
1
v3x = v3y = v = 10 m/s
3
I tre frammenti non hanno al momento della collisione componente
della velocità lungo z. Questa viene acquistata quando essi cadono.
(ii) Nel punto di massima altezza prima della collisione la velocità della
granata è nulla e quindi è nulla l’energia cinetica totale del sistema.
L’energia cinetica impartita dall’esplosione è la somma delle energie
cinetiche dei tre frammenti
1
K = mv 2 + 3mv32
2
1 2
= mv + 3m v 2
2
2 9
mv 2 4
= mv 2 + = mv 2 = 12 kJ
3 3
(iii) L’energia cinetica dei tre frammenti all’arrivo al suolo è data dalla
energia cinetica iniziale più il lavoro della forza peso. Per ogni fram-
mento si ha, indicando con h l’altezza massima raggiunta dal centro
di massa,
1
K1 = K2 = mv 2 + mgh
2
mv 2
K3 = + 3mgh
3
D’altra parte la energia cinetica del centro di massa al suolo è
KCM = 5mgh
4mv 2
K 0 = KCM − (K1 + K2 + K3 ) =
3
18 CAPITOLO 1. CORPI ESTESI
2. Esercizio
Due blocchi di legno A eB identici di massa M , connessi da una molla
di costante elastica k, sono posti a riposo su un piano orizzontale con la
molla in configurazione di equilibrio. Un proiettile di massa m << M
viene sparato dentro A con velocità v. Esso viene assorbito dal blocco
in un tempo molto breve, tale cioè che questo non si sposta in modo
apprezzabile prima che il proiettile si fermi al suo interno.
Tenendo conto che la molla ha massa trascurabile e in assenza di
1 m2 v 2 1
= kd2
2 (m + 2M )(m + M ) 2
ovvero s
M
d = nv
k(m + M )(m + 2M )
Se m << M si ha r
1
d ≈ mv
2kM
(vii) La pulsazione è data da
s s
k k(m + 2M )
ω= =
µ M (m + M )
che porta a s
2π M (m + M )
T = = 2π
ω k(m + 2M )
F~i = 0 (1.40)
cioè si annulli la somma della risultante delle forze. Si noti che nel con-
teggio delle forze vanno incluse anche le reazioni vincolari , cui la
particella in considerazione sia eventualmente soggetta.
Se imponiamo che tutto il sistema sia in equilibrio, tale relazione deve valere
per tutte le particelle, ovvero
N
X
F~i = 0 (1.41)
i=1
Tenendo conto che nella somma le forze interne si annullano e che ciò vale
anche per reazioni vincolari interne, questa condizione di traduce nella
~ (E) = 0
R (1.42)
1.4. EQUILIBRIO DI UN CORPO ESTESO 21
Anche per questa condizione solo le forze esterne (tra queste anche le reazioni
vincolari esterne) entrano in gioco. Possiamo pertanto scriverla
~ (E) = 0
M (1.44)
O
Centro di massa di un
sistema
• separare i moti interni del sistema dal moto del centro di massa;
possiamo scrivere
N
X mi
~rCM = ~ri (2.3)
M
i=1
che evidenzia come il centro di massa sia calcolato con una media pesata
sulle diverse posizioni delle particelle, ove hanno maggiore peso quelle che
23
24 CAPITOLO 2. CENTRO DI MASSA DI UN SISTEMA
avremo che
P~ = M~vCM (2.7)
cioè la quantità di moto totale del sistema è quella che avrebbe
una particella con massa pari alla massa totale e velocità pari a
quella del centro di massa, ovvero la quantità di moto del sistema
è uguale a quella del centro di massa.
Procedendo in modo analogo per l’accelerazione si ottiene
N
d2~rCM 1 X
~aCM = = mi~ai (2.8)
dt2 M
i=1
ovvero
~ (E)
M~aCM = R (2.10)
il moto del centro di massa è determinato dal vettore risultante
delle forze esterne.
2.2. CENTRO DELLE FORZE PARALLELE 25
che mostra come il momento sia ortogonale alla direzione delle forze e del
loro vettore risultante.
Ci poniamo ora la domanda se esista un punto C ove applicare il vettore R~
in modo che
~ O = (C − O) × R
M ~ = ~rC × R
~ (2.16)
Uguagliando questa espressione alla precedente otteniamo
N
X XN XN
( Fi~ri ) × û = ~rC × ( Fi )û = ( Fi )~rC × û
i=1 i=1 i=1
cioè il centro di massa coincide con il centro delle forze peso del
sistema di particelle (baricentro).
Segue da ciò che il momento risultante della forza peso è
N
X
~ O = ~rCM ×
M mi~g = ~rCM × M~g (2.19)
i=1
Possiamo quindi pensare il peso totale del sistema come una forza applicata
nel centro di massa.
Poichè
0 0
~rCM = 0 ~vCM = 0
valgolo le seguenti relazioni
N
0
X
mi~ri = 0 (2.24)
i=1
N
0
X
mi~vi = 0 (2.25)
i=1
che mostra come il centro di massa sia in equilibrio sotto l’azione delle forze
esterne e della forza fittizia.
Se si calcola il momento delle forze nel sistema del centro di massa
prendendo come polo il centro di massa, si ottiene
N N N
0 (E) 0 (I) 0
X X X
~ CM =
M ~ri × F~i + ~ri × F~i − ~ri × mi~aCM
i=1 i=1 i=1
N
0
~ (E) − ~ (E)
X
=M CM (mi~ri ) × ~aCM = M CM (2.28)
i=1
28 CAPITOLO 2. CENTRO DI MASSA DI UN SISTEMA
Con questo nome si indicano le relazioni che intercorrono tra l’energia ci-
netica e il momento angolare totale di un sistema di particelle calcolati nel
sistema di riferimento di laboratorio e le stesse grandezze calcolate nel sis-
tema di riferimento del centro di massa.
1. Energia cinetica
Dall’espressione nel sistema di laboratorio
1
K = mi vi2
2
otteniamo
N
1X 0
K= mi (~vi + ~vCM )2
2
i=1
N N
1X 02 1X 2
X 0
= mi vi + mi vCM +( mi~vi ) · ~vCM
2 2
i=1 i=1 i=1
1X 0 1
= mi vi2 + M vCM
2
2 2
i=1
1
= K 0 + M vCM
2
(2.29)
2
Corpi continui
3.1 Densità
31
32 CAPITOLO 3. CORPI CONTINUI
dm. Definiamo densità del corpo nel punto P il valore del rapporto
dm
ρ(x, y, z) = (3.1)
dV
Questa grandezza è una funzione del punto P . Il calcolo per un identico
volume centrato in un diverso punto P 0 può dare un valore diverso. Quando
la densità è la stessa in ogni punto il corpo è omogeneo (densità
uniforme).
La massa totale del corpo sarà data dalla somma delle masse dei singoli
volumetti. Poichè trattiamo il corpo come un continuo la somma diventa
un integrale esteso a tutto il volume del corpo
Z Z
M= dm = ρ(x, y, z)dV (3.2)
V V
cioè l’integrale esteso a coprire il volume somma di tutti i volumi elementari
dV .
Se abbiamo a che fare con corpi con dimensionalità ridotta, in cui ad es-
empio la massa è distribuita su una superficie S (membrane, dischi, bolle,etc.)
o su una curva l (fili, circonferenze, aste, etc.) dobbiamo definire rispettiva-
mente una densità superficiale
dm
ρ= (3.3)
dS
o una densità lineare
dm
ρ= (3.4)
dl
Si avrà in questo casi
Z Z
M= ρdS M= ρdl (3.5)
S l
Se la superficie o la linea sono omogenee la densità è costante.
Z Z
ρ 1
~rCM = ~rdV = ~rdV (3.8)
M V V V
ovvero
Z
1
xCM = ρ(~r)xdS
M S
Z
1
yCM = ρ(~r)ydS
M S
Z
1
xCM = ρ(x)xdx (3.10)
M l
3.2.1 Esempi
l
1 l2
Z
1 l
xCM = ρ xdx = =
M 0 l 2 2
Z
ρ
xCM = xdS
M S
1 l
Z Z l
= dy xdx
S 0 0
1 l2 l
= 2
l =
l Z2 2
ρ
yCM = = ydS
M S
1 l
Z Z l
= dx ydy
S 0 0
1 l2 l
= 2
l =
l 2 2
Z πR
ρ
xCM = xdl
M 0
Z π
1
= R2 cos φdφ
πR 0
R π
Z
= cos φdφ = 0
π 0
Z πR
ρ
yCM = ydl
M 0
Z π
1
= R2 sin φdφ
πR 0
R π
Z
= sin φdφ
π 0
2R
= = 0.637 R
π
Notare che il fatto che xCM = 0 poteva arguirsi sulla base della simme-
tria del sistema, dato che il contributo della massa dm in x è opposto
a quello in −x. Non altrettanto avviene lungo y.
minare Z
1
yCM = ρ ydS
M S
Per il calcolo dell’integrale considero la superficie elementare di base
2x e altezza dy come in figura. Si ha
dS = 2xdy
ho Z R
4 4
yCM = x2 dx = R
πR2 0 3π
ab
M = ρS = ρ
2
La massa elementare è dm = ρdS possiamo scegliere l’area elementare
ds come quella di una sottile striscia parallela all’asse x, di altezza
infinitesima dy e base x, vale a dire
dm = ρxdy
3.3. UN TEOREMA MOLTO UTILE 37
vale a dire
XCM = YCM = 0
Possiamo vedere il centro di massa del disco pieno come il centro di
massa di due corpi: quello di un disco pieno di centro O0 e raggio r e
3.3. UN TEOREMA MOLTO UTILE 41
Indicando con xCM e yCM le coordinate del centro di massa del disco
forato, devo avere
M 0 xCM + mx0CM
XCM = =0
M
M 0 yCM + myCM
0
YCM = =0
M
ovvero
mx0CM 0
myCM
xCM = − yCM = −
M0 M0
da cui otteniamo
ρπr2 d r2 d
xCM = − = −
ρπ(R2 − r2 ) R2 − r 2
yCM = 0
xCM = −0.67 cm