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Epidemiologia
L’emoglobinuria parossistica notturna è una patologia rara la cui insorgenza varia da 1 a 6 su
1.000.000 di abitanti.
È più frequente nelle aree in cui è presente anemia aplastica, come le regioni rurali della Thailandia.
L'emoglobinuria parossistica notturna è più frequente nei maschi di 20-30 anni, ma può manifestarsi
in entrambi i sessi e ad ogni età.
Patogenesi
L'emoglobinuria parossistica notturna è una malattia clonale causata da una mutazione acquisita
nel gene PIGA delle cellule staminali ematopoietiche.
Le alterazioni alla base della malattia comportano, quindi, un deficit funzionale di PIG-A,
importante per la sintesi di un complesso glicolipidico (glicosil-fosfatidil-inositolo, GPI) che
permette l'ancoraggio sulla membrana cellulare delle proteine CD55 e CD59, fondamentali nel
proteggere le cellule ematiche dall'azione litica del complemento. Sebbene sia frequente il
coinvolgimento di tutte le linee cellulari, questo fenomeno si traduce nella manifestazione clinica
maggiore dell'emoglobinuria parossistica notturna, rappresentata dall'emolisi intravascolare, dovuta
all'incrementata sensibilità dei globuli rossi alla lisi mediata dal complemento.
L'emoglobinuria parossistica notturna è più frequente nei maschi di 20-30 anni, ma può manifestarsi
in entrambi i sessi e ad ogni età.
Clinica
-leucopenia,
-trombocitopenia,
-Il deficit moderato-grave dell'emopoiesi può esitare in pancitopenia; l'insufficienza del midollo
osseo può evidenziarsi durante le fasi iniziali o può rappresentare una complicazione tardiva della
malattia.
-anemia aplastica
Diagnosi
anemia emolitica acquisita test di Coombs negativa
Terapia
L’eculizumab è un anticorpo monoclonale IgG umanizzato, prodotto con la tecnologia del DNA
ricombinante, che inibisce il complemento terminale.
CRIOAGGLUTINEMIE
Epidemiologia
La malattia da agglutinine fredde è una forma di anemia emolitica autoimmune (si veda questo
termine) caratterizzata dalla presenza di autoanticorpi freddi (autoanticorpi attivi alle temperature
inferiori ai 30°C).
Le agglutinine fredde sono autoanticorpi prodotti dal sistema immunitario in grado di riconoscere
erroneamente i globuli rossi. La presenza delle agglutinine causa, in seguito all'esposizione alle
basse temperature, l'aggregazione dei globuli rossi. L'agglutinazione può comportare la distruzione
dei globuli rossi operata dall'organismo. Questo test rileva e misura la quantità di agglutinine fredde
nel sangue.
La malattia da agglutinine fredda rappresenta il 16-32% dei casi di anemia emolitica autoimmune,
la cui incidenza annuale è compresa tra 1/35.000 e 1/80.000 nel Nord America e nell'Europa
occidentale. Insorge spesso dopo i 55 anni.
Clinica
EMOFILIA A
L'emofilia A è la forma più comune di emofilia (si veda questo termine) ed è caratterizzata da
emorragie spontanee o prolungate da deficit del fattore VIII della coagulazione (malattia Xlinked
recessive)
La prevalenza è stimata in circa 1:6.000 maschi. L'emofilia colpisce prevalentemente i maschi, anche
se è stata descritta una forma sintomatica di emofilia A nelle femmine portatrici (si veda questo
termine), che comporta un quadro clinico di solito più lieve.
In genere, l'esordio delle emorragie si verifica quando i neonati affetti iniziano a camminare. La
gravità dei segni clinici dipende dall'entità del deficit del fattore VIII.
Se il livello del fattore VIII è inferiore all'1%, l'emofilia è grave e si presenta con emorragie
spontanee frequenti e sanguinamenti anomali, che originano a seguito di lievi traumi, o sono
secondari a interventi chirurgici o ad un'estrazione dentale (emofilia A grave; si veda questo termine).
Se l'attività biologica del fattore VIII è compresa tra l'1% e il 3%, l'emofilia è moderatamente grave
con sanguinamenti anomali secondari a piccoli traumi o a interventi chirurgici o a estrazioni dentali,
anche se l'emorragia spontanea è rara (emofilia A moderatamente grave; si veda questo termine).
Se l'attività biologica del fattore VIII è compresa tra il 5% e il 40%, l'emofilia è lieve con
sanguinamenti anomali secondari a piccoli traumi, a interventi chirurgici o a estrazioni dentali, con
possibilità di emorragie spontanee (emofilia A leggera; si veda questo termine).
Le emorragie si localizzano spesso nelle regioni periarticolari (emartrosi) e nei muscoli (ematomi),
ma può essere coinvolta ogni sede anatomica a seguito di traumi o di lesioni.
L'ematuria spontanea è abbastanza frequente e costituisce un segno fortemente suggestivo della
malattia.
L'emofilia A viene trasmessa come carattere recessivo legato all'X ed è dovuta alle mutazioni del
gene F8 che codifica per il fattore VIII della coagulazione.
Diagnosi
La diagnosi si basa sui test della coagulazione che rivelano un allungamento dei tempi di
coagulazione del sangue e può essere confermata dal dosaggio del fattore VIII. La diagnosi
differenziale si pone con la malattia di von Willebrand (si veda questo termine) e con altre anomalie
della coagulazione associate ad allungamento dei tempi della coagulazione. La diagnosi prenatale è
possibile mediante analisi molecolare dei villi coriali. Le analisi dei fattori della coagulazione
possono essere effettuate sul sangue venoso e del cordone ombelicale.
Il trattamento si basa sulla terapia sostitutiva con derivati plasmatici o fattore VIII ricombinante.
Il trattamento può essere effettuato in seguito a emorragie (trattamento a richiesta) o per prevenire il
sanguinamento (trattamento profilattico).
La complicazione più frequente è la produzione di anticorpi inibitori rivolti contro il fattore della
coagulazione somministrato. Possono essere effettuati interventi chirurgici, soprattutto di chirurgia
ortopedica, preferibilmente presso centri specializzati. Il decorso della malattia ne suggerisce la
gravità. Se non trattata, l'emofilia A grave è di solito fatale durante l'infanzia o l'adolescenza.
Un trattamento inappropriato o inadeguato delle emartrosi e degli ematomi ricorrenti può causare
deficit motori, che si associano a disabilità grave con rigidità, deformazione delle articolazioni e
paralisi. Gli attuali approcci terapeutici consentono comunque di prevenire queste complicazioni
rendendo la prognosi favorevole: tanto prima viene somministrata la terapia sostitutiva e tanto più
adatto è il trattamento al quadro clinico del paziente, tanto migliore è la prognosi.
EMOFILIA B
L'emofilia B è una forma di emofilia (si veda questo termine) caratterizzata da emorragie spontanee
e prolungate da deficit del fattore IX della coagulazione.
La prevalenza è stimata in circa 1:30.000 maschi. L'emofilia colpisce prevalentemente i maschi,
anche se è stata descritta una forma sintomatica di emofilia B nelle femmine portatrici (si veda
questo termine) caratterizzata da un quadro clinico di solito più lieve. In generale, le emorragie
esordiscono quando i neonati affetti iniziano a deambulare. La gravità dei segni clinici dipende
dall'entità del deficit del fattore IX.
(STESSE COSE EMOFILIA A) Se l'attività biologica del fattore IX è inferiore a 1%, l'emofilia è
grave e si presenta con emorragie spontanee frequenti e sanguinamenti patologici secondari a
piccoli traumi, oppure a interventi chirurgici o a estrazioni dentali (emofilia B grave; si veda questo
termine). Se l'attività biologica del fattore IX è compresa tra 1% e 3%, l'emofilia è moderatamente
grave con sanguinamenti patologici secondari a piccoli traumi, oppure a interventi chirurgici o a
estrazioni dentali, mentre l'emorragia spontanea è rara (emofilia B moderatamente grave; si veda
questo termine). Se l'attività biologica del fattore IX è compresa tra 5% e 40%, l'emofilia è lieve con
sanguinamenti secondari a piccoli traumi, oppure a interventi chirurgici o a estrazioni dentali, ma
sono anche possibili le emorragie spontanee (emofilia B leggera; si veda questo termine). Le
emorragie si localizzano spesso intorno alle articolazioni (emartrosi) e nei muscoli (ematomi), ma
può essere coinvolto ogni organo o apparato a seguito di traumi o di lesioni. L'ematuria spontanea è
abbastanza comune e costituisce un segno altamente suggestivo della malattia.
L'emofilia B viene trasmessa come carattere recessivo legato all'X ed è dovuta alle mutazioni del
gene F9 (Xp27) che codifica per il fattore IX della coagulazione.
La diagnosi si basa sui test della coagulazione che mostrano un allungamento dei tempi della
coagulazione e può essere confermata dai dosaggi specifici del fattore IX. La diagnosi differenziale
si pone con la malattia di von Willebrand (si veda questo termine) e con altre anomalie della
coagulazione, associate all'allungamento dei tempi della coagulazione. La diagnosi prenatale è
possibile con le analisi molecolari sui villi coriali. Le analisi dei fattori della coagulazione possono
essere effettuate sul sangue venoso e del cordone ombelicale. Il trattamento si basa sulla terapia
sostitutiva mediante derivati plasmatici o con farmaci che utilizzano la proteina ricombinante. Il
trattamento può essere somministrato dopo emorragia (trattamento a richiesta) o per prevenire il
sanguinamento (trattamento profilattico). La complicazione più frequente è la produzione di
anticorpi inibitori rivolti contro il fattore della coagulazione somministrato. Possono essere utili gli
interventi chirurgici, soprattutto di natura ortopedica, da effettuarsi preferibilmente presso centri
specializzati. Il decorso suggerisce la gravità della malattia. Se non trattata, l'emofilia A grave è di
solito fatale durante l'infanzia o l'adolescenza. Il trattamento improprio o inadeguato delle emartrosi
e degli ematomi recidivanti può esitare in un deficit motorio, associato a grave disabilità con
rigidità, deformazione delle articolazioni e paralisi. Tuttavia, gli attuali approcci terapeutici
consentono di prevenire queste complicazioni e la prognosi è favorevole: tanto prima viene
somministrata la terapia sostitutiva e tanto più è adatto il trattamento in rapporto al quadro clinico
del paziente, tanto migliore è la prognosi.
CID
Questa patologia, un po’ paradossale, accomuna fenomeni emorragici e trombotici. Ciò si vede
anche nei pazienti Covid che progrediscono in maniera severa e che sviluppano microangiopatie
trombotiche sistemiche che poi sono la vera causa di morte in questi pazienti.
È una patologia molto spesso non curabile. Si può arrivare in alcuni casi fino all’80% di pazienti
persi. In questa patologia si esagera nella produzione di alcuni fattori spingendo troppo il sistema
dell’emostasi e in maniera sistemica portando poi ad una patologia da consumo di piastrine e fattori
della coagulazione, che portano il paziente ad emorragie perché è stato consumato tutto il
necessario per fare emostasi.
Dunque, alla base della patogenesi della CID c’è una produzione di trombina (fattore che
trasforma il fibrinogeno in fibrina) esagerata che porta a depositi di fibrina nel microcircolo di quasi
tutto il corpo.
A questa microangiopatia trombotica consegue un danno ischemico a vari organi (ad es. rene,
intestino, cuore). Tanta fibrina, inoltre, vuol dire tanta fibrinolisi e quindi i vasi diventano più
deboli e l’aggregazione piastrinica “soffre”.
Si formano tanti dimeri che sono i prodotti di degradazione di fibrina. Quindi la prima diagnosi di
CID, che si fa in reparto, si fa misurando i livelli di dimeri.
Successivamente, una volta esaurite tutte le scorte di piastrine e fattori della coagulazione, il fegato
e il midollo non fanno in tempo a produrre fattori della coagulazione e piastrine e quindi si arriva ad
un paziente che mentre prima aveva una microangiopatia trombotica diffusa, ora ha un rischio
elevato di emorragie.
Tutto questo fa capire perché è molto difficile la terapia: all’inizio si vorrebbero sciogliere i trombi,
ma se lo si fa con troppo ritardo il paziente muore perché gli si causano ulteriori emorragie, in
quanto si è in una fase di “consumo” (si sono consumati i vari fattori).
Perché si genera tanta trombina?
Perché c’è un insulto che genera una quantità esagerata di Tissue Factor, all’inizio della cascata
coagulativa. Il TF è poco prodotto dall’endotelio, ma molto prodotto da monociti, periciti, piastrine
e in generale da condizioni infiammatorie e infettive.
Cause più comuni:
• Sepsi, perché questa produce una tempesta citochinica e a volte un danno vascolare;
• Cancro (neoplasie ematologiche)
• Complicazioni ostetriche
• Morsi di serpente
• Reazioni trasfusionali (cioè reazioni emolitiche di incompatibilità ABO)
• Lesioni massicce dei tessuti: traumi gravi, ustioni, ipertermia, rabdomiolisi, chirurgia estesa
P.S. Le microangiopatie trombotiche sono condizioni morbose caratterizzate dall’occlusione
trombotica della microcircolazione (arteriole e capillari) con segni di sofferenza ischemica a carico
di vari organi. In alcune di queste condizioni i trombi sono prevalentemente costituiti da fibrina, in
altre da piastrine, più spesso sono a composizione mista. Non sono naturalmente da confondere con
le vasculiti, in cui l’interessamento patologico primario è a carico della parete del vaso, non del
lume. Tra le microangiopatie trombotiche è compresa la coagulazione intravascolare disseminata
(CID).
La coagulazione intravascolare disseminata è diagnosticata dimostrando le alterazioni significative
di alcuni parametri laboratoristici: trombocitopenia, prolungamento del tempo di protrombina (PT)
e del tempo di tromboplastina parziale (PTT), aumento dei livelli plasmatici dei prodotti di
degradazione della fibrina e riduzione del fibrinogeno plasmatico.
AMILOIDOSI
L’amiloidosi è una malattia rara in cui proteine che hanno assunto una configurazione
anomala formano fibrille amiloidi che si accumulano in vari tessuti e organi, causando
talvolta disfunzioni, insufficienze organiche e la morte del soggetto.
• Il tipo e la gravità dei sintomi dell’amiloidosi dipendono dagli organi vitali colpiti.
• Esistono molte forme di amiloidosi e sono necessari ulteriori esami per individuare
la forma e la causa specifica.
Cause
In tutti i tipi di amiloidosi una proteina presenta una conformazione anomala (tutte le proteine
sono lunghe catene di molecole che si ripiegano assumendo forme particolari e la forma corretta
di ogni proteina è fondamentale per il suo funzionamento).
Questa proteina anomala si raggruppa e si accumula in vari tessuti, formando depositi chiamati
depositi di amiloide o fibrille amiloidi. Esistono molte proteine diverse che possono ripiegarsi in
modo anomalo formando depositi di amiloide. Tutte queste proteine sono prodotte all’interno
dell’organismo e non provengono dall’alimentazione. Alcune proteine amiloidi sono versioni
mutate di proteine normali, mentre altre sono proteine normali che tendono semplicemente a
ripiegarsi in modo anomalo. Alcune proteine sono prodotte da diverse patologie.
Forme amiloidosi
La gravità della patologia dipende dagli organi interessati dai depositi di amiloide.
Amiloidosi sistemica
L’amiloidosi sistemica può essere classificata in quattro gruppi principali:
Quando è colpito il cuore, il soggetto può presentare alterazioni del ritmo cardiaco o insufficienza
cardiaca, che causano respiro affannoso, debolezza o svenimento.
Quando sono colpiti i nervi, il soggetto può presentare formicolio o intorpidimento delle dita delle
mani e dei piedi o vertigini nello stare in piedi. Quando sono colpiti i reni, il soggetto può
presentare tumefazioni (edemi) su piedi e gambe e talvolta sull’addome.
Quando è interessata la pelle è comune la tendenza alle ecchimosi, che possono talvolta comparire
intorno agli occhi. Talvolta la lingua si ingrossa (macroglossia).
Diagnosi
• Biopsia
L’amiloidosi talvolta può risultare difficile da diagnosticare, perché determina patologie molto
diverse tra loro. Tuttavia, il medico sospetta l’amiloidosi quando il soggetto manifesta sintomi in
diversi organi o presenta insufficienza cardiaca, renale o epatica inspiegata. La macroglossia non
è un sintomo comune, ma quando insorge è un segnale di amiloidosi. Se diversi membri della
famiglia sono affetti da problemi cardiaci o neurologici, potrebbe essere un segnale di amiloidosi
familiare. Sintomi cardiaci inspiegati negli uomini anziani sono indicativi di amiloidosi ATTRwt.
Una volta posta la diagnosi di amiloidosi, il medico esegue altri esami per stabilire il tipo di
amiloidosi e per individuare eventuali patologie che potrebbero averla causata. Vengono inoltre
eseguiti esami per verificare quali organi siano stati colpiti.
La prognosi dipende dal tipo di amiloidosi e dagli organi colpiti. Il coinvolgimento del cuore è il
più pericoloso e può avere una prognosi infausta.
Trattamento
È una particolare sindrome autoimmune sistemica caratterizzata dalla presenza di questi anticorpi
anti-fosfolipidi → i più importanti da ricordare sono gli anti-cardiolipina e gli anti-beta 2
glicoproteina I (che sono però contro proteine che legano i fosfolipidi).
EPIDEMIOLOGIA
- Malattia rara
- Avere gli anticorpi non vuol dire necessariamente avere la malattia (si trovano nel 2-5%
della popolazione, possono essere trovati a basso titolo nelle persone anziane, affette da
malattie croniche e in maniera transiente) → la malattia si ha se oltre ad avere gli anticorpi
si hanno:
- Eventi di trombosi vascolare → legate a uno stato trombofilico acquisito
- Complicanze ostetriche inattese
Come fanno in questa patologia i linfociti B a ricevere help dai linfociti T per produrre anticorpi
verso strutture non proteiche?
La realtà è che la maggior parte di questi anticorpi non attacca in realtà i fosfolipidi negativi in sé,
ma li attacca nel momento in cui questi sono legati a proteine (come b2-glicoproteina I) → questa
ha un ruolo nel limitare il processo di coagulazione legando appunto i fosfolipidi carichi
negativamente e, nel momento in cui legano questi (in seguito a varie situazioni come apoptosi,
extravasione leucocitaria, attivazione endoteliale e piastrinica) espongono gli epitopi che vengono
riconosciuti e attaccati da questi anticorpi.
VARIANTI CLINICHE
Esistono 3 varianti:
- Primaria
- Secondaria (ad altre forme di autoimmunità) → LES
- Sindrome catastrofica da anticorpi anti-fosfolipidi → grave, si deve intervenire subito →
somiglia ad una DIC (coagulazione disseminata intravascolare) → quando almeno 3 organi
sono colpiti dalla trombosi simultaneamente in un periodo di giorni o poche settimane (
rene/polmoni/pelle)
C’è un trigger (parto, gravidanza, trauma importante) → cascata di eventi:
1- Attivazione del complemento
2- Attivazione endoteliale
3- Stato di ipercoagualibità → consumo dei fattori della coagulazione e anticoagulazione →
danno d’organo importante
PATOGENESI
Avere gli anticorpi positivi è il primo hit per sviluppare la malattia. Il secondo hit è trovare qualcosa
che li attivi.
Gli anticorpi hanno bisogno di un trigger → ovvero di qualcosa che faccia esporre i fosfolipidi
carichi negativamente sulla membrana consentendo il legame con la B2-glicoproteina I, che
solitamente circola in forma chiusa, ma nel momento in cui trova fosfolipidi esposti da legare si
srotola e li lega.
Quando li lega fisiologicamente lo fa per limitare il processo di attivazione dell’endotelio.
Quando al complesso fosfolipide carico negativamente e b2-glicoproteina I si lega l’autoanticorpo
questo porta all’effetto opposto → fissazione del complemento, richiamo neutrofili, monociti e
linfociti → che instaura uno stato pro-coagulativo.
MANIFESTAZIONI CLINICHE
- Trombosi: riscontrabili a qualsiasi livello → vene, arterie o distretto capillare → arteriose
più negli uomini, venose più nelle donne → ci può essere trombosi delle piccole arterie
distali degli arti → necrosi ischemica della punta delle dita → patognomica nella giovane
donna
- Lieve piastrinopenia o lieve trombocitopenia (tra 80000 e 100.000 unità)
- Emicrania non altrimenti spiegata → cefalea (in una giovane donna con emicrania forte e
senza familiarità è giustificato misurare gli anticorpi
- Endocardite sterile o di Libman-Sacks, pericardite, miocardite sterili
- Aterosclerosi cardiaca
- Problemi valvolari
- Danno renale trombotico microangiopatico (solo rilevabile alla biopsia)
- Manifestazioni dermatologiche → ulcere, livedo reticularis, piccole emorragie dovute al
danno capillare
- Multiple organ failure → microangiopatia trombotica
DIAGNOSTICA
CRITERI DI SAPPORO (si analizzano per la diagnosi di questa sindrome)
A. Trombofilia
B. Criteri ostetrici:
1. Tre aborti nel primo trimestre
2. Un aborto dopo la 10ima settimana (raro)
3. Insufficienza placentare con IUGR o resistente vascolari aumentare al doppler placentare
ESAMI LABORATORISTICI
TERAPIA
1. Anticoagulanti a vita → WARFARIN e COUMADIN → i NAO non funzionano
2. Cardioaspirina → il pz appare piastrinopenico ma è a rischio trombotico (piastrine
intrappolate negli organi) → non si sospende in gravidanza! In gravidanza si danno eparina
e cardioaspirina a basso peso molecolare → WARFARIN TERATOGENO (chi ha la
sindrome ostetrica fa terapia solo in gravidanza)
D D: con trombofilia congenita e altre che compaiono in gravidanza e post partum.