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LA RAPPRESENTANZA

NOZIONE
La rappresentanza è, appunto, l’istituto per cui ad un soggetto (rappresentante) è
attribuito (dalla legge o dall’interessato) un apposito potere di sostituirsi ad un altro
soggetto (rappresentato) nel compimento di attività giuridica per conto di
quest’ultimo e con effetti diretti nella sfera giuridica di lui.

Colui che emette la dichiarazione è il rappresentante, ma gli effetti dell’atto si


producono nella sfera giuridica della persona fisica rappresentata.

La figura del rappresentante differisce da quella del nuncius. Il nuncius è colui che
trasmette materialmente la dichiarazione altrui: un mero portavoce.

Invece il rappresentante partecipa all’atto, come si diceva, con la volontà propria.

RAPPRESENTANZA DIRETTA E INDIRETTA


Perché si abbia la figura della rappresentanza vera e propria, o rappresentanza
diretta, non basta che una persona agisca per conto (e, cioè, nell’interesse) di
un’altra: essa deve anche agire in nome di colui che intende rappresentare.

Se una persona agisce nell’interesse altrui (acquista, ad esempio, per altri), ma non
dichiara di agire in nome altrui, si ha la cosiddetta rappresentanza indiretta. Mentre
nel caso della rappresentanza di- retta gli effetti del negozio si producono
immediatamente e diretta- mente nella sfera del rappresentato, nella
rappresentanza indiretta colui che emette la dichiarazione acquista i diritti e
diventa correlativamente soggetto degli obblighi nascenti dal negozio, ed
occorrerà un altro negozio per trasmettere gli effetti dell’atto nel patrimonio della
persona nel cui interesse l’atto è stato compiuto.

La rappresentanza indiretta, perciò, richiede due negozi affinché gli effetti giuridici
si producano nella sfera giuridica del dominus dell’affare.

Figura particolare, che si avvicina alla rappresentanza indi- retta, è l’autorizzazione,


con cui una persona (autorizzante) conferisce ad altra (autorizzato) il potere di
compiere negozi giuridici, diretti ad influire nella sfera dell’autorizzante, in nome,
tuttavia, dell’autorizzato.

NEGOZI PER I QUALI E’ ESCLUSA LA


RAPPRESENTANZA.
Non in tutti i negozi è ammessa la rappresentanza: essa, di regola, è esclusa nei
negozi che, per la loro natura, si vogliono riservare esclusivamente alla persona
interessata e, perciò, in quelli di diritto familiare (ad es. nel matrimonio: art. 111
c.c.) e nel testamento. NEL MATRIMONIO VI E’ LA FIGURA DEL NUNCIUS.

L’incapace legale (nella specie un interdetto) possa compiere a mezzo del


rappresentante legale tutti gli atti personalissimi, anche se di straordinaria
amministrazione e inerenti ad interessi non patrimoniale.

FONTI DELLA RAPPRESENTANZA


Il potere rappresentativo può derivare dalla legge (rappresentanza legale) o essere
conferito dall’interessato (rappresentanza volontaria).

La rappresentanza legale ricorre quando il soggetto è incapace): il minore è


rappresentato dai suoi genitori (art. 320 c.c.), ovvero, qualora gli sia stato nominato
un tutore (art. 343 c.c.), da quest’ultimo (art. 357 c.c.); l’interdetto è rappresentato
dal tutore (art. 424 c.c.) e il beneficiario di amministrazione di sostegno dal-
l’amministratore (art. 405, comma 4, n. 3 c.c.).

Un fenomeno particolare è la c.d. rappresentanza organica, ossia il potere di


rappresentare un ente (società, associazione, fondazione) che spetta all’organo (e
quindi alla persona fisica che ne è titolare) che, in base allo statuto dell’ente
stesso, ha la competenza ad esternare la volontà di quest’ultimo.

PROCURA RAPPRESENTANZA VOLONTARIA


Il negozio con il quale una persona conferisce ad un’altra il potere di
rappresentarla si chiama procura. Il rappresentante si chiama procuratore.

Nel conferimento della procura vi sono due aspetti da non confondersi: il rapporto
interno che è a discapito delle parti se a titolo gratuito o oneroso e il lato esterno.

La procura riguarda, infatti, il lato esterno: essa serve a render noto ai terzi, con i
quali il rappresentante dovrà venire a contatto per assolvere l’incarico, che egli è
da me autorizzato a trattare in mio nome. Perciò, la procura consiste in un negozio
unilaterale recettizio per la cui efficacia non occorre l’accettazione dei procuratore.
E’ da evitare ogni confusione tra procura e mandato. Quest’ultimo è un contratto,
che regola i rapporti tra il mandante e il mandatario.

Il mandato stesso può essere accompagnato o meno da una procura e può quindi
essere con o senza rappresentanza (artt. 1704, 1705 c.c.), dando luogo
alternativamente alla figura così della rappresentanza diretta come di quella
indiretta.

La procura può essere espressa o tacita. Di regola, per la procura non è richiesta
ad substantiam alcuna forma particolare. Fa eccezione l’ipotesi in cui tale forma sia
richiesta per il negozio da concludere: allora il requisito si comunica alla procura
(art. 1392 c.c.). Per la validità del negozio concluso mediante rappresentanza, è
necessaria la capacità legale del rappresentato (art. 1389, comma 1, c.c. ).

Egli può servirsi come rappresentante anche di un incapace legale, purché questi
abbia capacità d’intendere e di volere (art. 1389 c.c.).

La procura può essere speciale (solo un affare o un tot di affari) o generale (tutti gli affari
del rappresentato).

Il contraente ha diritto di esigere dal rappresentante la giustificazione dei suoi


poteri e, se la procura è conferita per atto scritto, di ottenerne copia (art. 1393
c.c.); il rappresentante, inoltre, è tenuto a restituire il documento attestante i suoi
poteri quando questi sono cessati (art. 1397 c.c.).

L’atto con il quale il rappresentato fa cessare gli effetti della procura si chiama
revoca della procura. Anche la revoca è un negozio unilaterale. Non è tuttavia
revocabile la procura conferita anche nell’interesse di terzi o del rappresentato.

Se non si è provveduto a portare a conoscenza del terzo la revoca o la


modificazione, il negozio concluso dal rappresentante resta vincolante per il
rappresentato (art. 1396 c.c.).

VIZI DELLA VOLONTA’ E STATI SOGGETTIVI NEL


NEGOZIO RAPPRESENTATIVO.
Ha importanza lo stato soggettivo della persona, la sua situazione psicologica di buona o
mala fede. In questi casi, il negozio rappresentativo sorge dalla volontà del
rappresentante, è alla persona del rappresentante che deve aversi riguardo.

Il negozio concluso dal rappresentante sarà, perciò, annullabile, se egli versava in


errore, o è stato vittima di dolo o violenza.

Si fa eccezione nel caso in cui l’anomalia della volontà o lo stato soggettivo


rilevante si riferiscano ad un elemento predeterminato dal rappresentato, cioè,
incidano sulle istruzioni da lui date. Si ha riguardo alla buona o mala fede del
rappresentante nel caso in cui questa abbia rilevanza. In ogni caso, peraltro, la
mala fede del rappresentato inquina il negozio.

CONFLITTO D’INTERESSI FRA RAPPRESENTANTE E


RAPPRESENTATO.
In generale il potere di rappresentanza è conferito nell’interesse del rappresentato,
ma non è sempre così, (art 1723) può anche essere conferito nell’interesse del
rappresentante (caso dei creditori).

Se il rappresentante è portatore di interessi propri o di terzi in contrasto con quelli


del rappresentato si ha conflitto d’interessi. L’atto posto in essere dal
rappresentante è viziato.

Se il rappresentante agisce in conflitto con il rappresentato il negozio è annullabile


su richiesta di quest’ultimo.

Naturalmente il conflitto di interessi è irrilevante se il dominus, essendone a


conoscenza, autorizzi il rappresentante a concludere egualmente il negozio.

Rientra nello schema del conflitto d’interessi la figura del contratto con se stesso,
che ricorre quando un unico soggetto svolge contemporaneamente il ruolo delle
due parti: un procuratore che rappresenta al tempo stesso sia il compratore sia il
venditore; oppure un rappresentante del venditore che acquista per sé la merce
che il venditore intende alienare. Il contratto con se stesso è, di regola, annullabile;
è valido quando il rappresentato abbia autorizzato espressamente la conclusione
del contratto oppure il contenuto del contratto sia stato determinato
preventivamente dallo stesso rappresentato in guisa da escludere la possibilità di
conflitto (art. 1395 c.c.).

RAPPRESENTANZA SENZA POTERE.


Si può anche verificare il caso che lo svolgimento di attività negoziale in nome
altrui non sia preceduto dal conferimento del potere di rappresentanza da parte
dell’interessato. Il negozio compiuto da chi ha agito come rappresentante senza
averne il potere (difetto di potere) o eccedendo i limiti delle facoltà conferitegli
(eccesso di potere) non produce alcun effetto nella sfera giuridica dell’interessato.
Il negozio è perciò inefficace.

Secondo l’art. 1399 c.c., l’interessato può ratificare (con effetti retroattivi) il negozio
stipulato per lui dal c.d. falsus procurator.
La ratifica è una procura successiva. Ha effetto retroattivo. Il terzo può invitare
l’interessato a chiarire definitivamente se intenda o meno ratificare il negozio
stipulato dal falsus procurator, assegnandogli un termine entro il quale dovrà
pronunziarsi, perché altrimenti, scaduto tale termine, il suo silenzio viene
equiparato dal legislatore ad un rifiuto della ratifica.

Se l’interessato non ratifica il negozio stipulato in suo nome dal falsus procurator,
l’atto resta inefficace, non potendo produrre i suoi effetti né nei confronti del
dominus, perché quest’ultimo non aveva concesso il potere di stipulare quell’atto
in nome suo, né nei confronti del falsus procurator. Il terzo può chiedere il
risarcimento del danno allo pseudo rappresentante.

Si parla di rappresentanza apparente nei casi in cui un soggetto agisca, senza aver
ricevuto una formale investitura, come rappresen- tante di un altro soggetto, il
quale, con il proprio comportamento, concorra a creare la situazione di apparente
potere rappresentativo, in modo da generare nei terzi l’incolpevole affidamento
circa l’effettiva sussistenza di potere rappresentativo.

GESTIONE DI AFFARI ALTRUI


Talvolta l’occuparsi delle cose altrui può essere utile dal punto di vista sociale.

Es: caso di una persona in stato transitorio di incapacità naturale a causa delle
lesioni riportate in un incidente stradale.

L’abstentia domini non va intesa in assoluta impossibilità del titolare di curare i


propri interessi: l’istituto in questione è perciò ritenuto applicabile in tutti i casi in
cui il gestore operi spontaneamente, cioè in assenza di un rapporto giuridico in
forza del quale sia tenuto ad intervenire nella cura dell’interesse altrui, e senza
opposizione o divieto del titolare.

Perciò la legge (art. 2028 c.c.), nel caso in cui taluno senza esservi obbligato e,
quindi, spontaneamente, assuma la gestione di affari altrui, dispone che, in primo
luogo, il gestore non può dismettere a proprio piacimento la gestione, ma deve
continuarla e condurla a termine, finché l’interessato non sia in grado di riprendere
il governo dei propri interessi. In tale attività, il gestore è sottoposto alle norme sul
mandato. L’interessato deve adempiere le obbligazioni che il gestore ha assunto in
nome di lui (art. 2031 c.c.) e deve altresì tenerlo indenne dalle obbligazioni assunte
dal gestore in nome proprio.

CONTRATTO PER PERSONA DA NOMINARE


Nel momento della conclusione di un contratto una parte può riservarsi la facoltà
di nominare la persona nella cui sfera giuridica il negozio deve produrre effetti (art.
1401 c.c.). Se segue entro tre giorni la dichiarazione di nomina, si producono gli
stessi effetti che si sarebbero verificati se fosse stata conferita la procura
anteriormente al negozio. Le parti possono convenire che la dichiarazione di
nomina possa essere effettuata entro un termine maggiore dei tre giorni previsti
dalla legge, purché si tratti di un termine certo e determinato.

Il contratto per persona da nominare si distingue dalla rappresentanza indiretta, in


quanto non occorre un nuovo negozio perché gli effetti si producano a favore
dell’interessato: basta la dichiarazione unilaterale di nomina.

La nomina e l’accettazione devono rivestire la stessa forma che le parti hanno


usato per il contratto, anche se tale forma non sia prescritta dalla legge (art. 1403
c.c.).

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