Per “fatto giuridico” si intende qualsiasi avvenimento cui l'ordinamento ricolleghi delle
conseguenze giuridicamente rilevanti.
I fatti giuridici possono essere materiali, cioè riguardare un mutamento dello status quo
delle cose in natura, oppure riguardare omissioni, cioè il mancato esercizio di un diritto, o
fatti interni o psicologici, come la conoscenza di un determinato avvenimento (es. se un
individuo compra un oggetto rubato sapendo che era tale, sicuramente lo avrà acquistato in
mala fede).
I fatti giuridici in senso stretto vengono anche definiti “naturali” poiché il loro accadimento
si verificherà indipendentemente dall'azione umana (es. la fioritura degli alberi).
Gli atti giuridici, invece, sono fatti che producono conseguenze giuridiche soltanto per
volontà umana (es. conclusione di un contratto).
[ N.B. : la giuridicità di un fatto non dipende, quindi, dalla sua natura intrinseca, ma dalla
volontà dell'ordinamento di collegarvi delle conseguenze giuridicamente rilevanti! ]
Gli atti giuridici si distinguono a loro volta in atti leciti, cioè conformi ai dettami
dell'ordinamento giuridico, e atti illeciti, cioè conseguenti dei fini vietati per legge.
Gli atti leciti si dividono tra operazioni (ovvero atti reali, ovvero comportamenti) che
consistono nella modifica del mondo esterno, e dichiarazioni, che servono a comunicare il
proprio pensiero, la propria volontà.
Tra le dichiarazioni particolare importanza ha il negozio giuridico, espressione con la quale
si intende un tipo di dichiarazione con cui i privati esprimono la volontà di regolare un
determinato rapporto a modo proprio, autonomamente. Torneremo sul negozio giuridico tra
poco.
Un tipo particolare di dichiarazione è la dichiarazione di scienza, con la quale non si
esprime la volontà, bensì di essere a conoscenza di un fatto o un atto accaduto in passato (es.
pensiamo alla confessione del reo).
Tutti gli atti giuridici che non siano riconducibili al negozio giuridico vengono definiti “atti
giuridici in senso stretto” e producono effetti a norma di legge indipendentemente
dall'intenzione di colui che li pone in essere (es. l'intimazione per iscritto al debitore di
adempiere all'obbligazione fa scattare automaticamente la mora debendi).
Una particolare tipologia di atti sono gli atti dovuti, che si configurano come degli obblighi
per una parte, e che pertanto non possono essere considerati negozi giuridici (es. il
pagamento del canone di locazione per usufruire dell'immobile).
2) IL NEGOZIO GIURIDICO
La nozione di negozio giuridico è alquanto discussa. Essa ha auto origine nella Germania
del XIX secolo a opera della scuola dei Pandettisti, che lo intesero come una
<<dichiarazione di volontà>> delle parti per enunciare gli effetti che si vogliono produrre;
effetti che, se degni, vengono tutelati dall'ordinamento. Ancora oggi la dottrina tradizionale
accetta tale definizione.
Il concetto di negozio giuridico è nato per lasciare ai privati un ampio margine di
autonomia nella regolamentazione dei loro rapporti, questo anche perché in considerazione
del periodo storico in cui è nato il concetto stesso di negozio giuridico.
Nonostante la grande importanza dottrinale, tale argomento nel nostro Codice Civile non ha
un'apposita disciplina.