IL NEGOZIO GIURIDICO
DEFINIZIONE
Il negozio giuridico è una dichiarazione di volontà con la quale vengono enunciati gli effetti
perseguiti (il c.d. " intento empirico") ed alla quale l'ordinamento giuridico ricollega effetti
giuridici conformi al risultato voluto.
Il fenomeno negoziale, in sostanza, corrisponde alla necessità di lasciare ai singoli una sfera di
autonomia, entro la quale i privati possono decidere da sé come regolare i propri interessi.
Attenzione
Nonostante la grande importanza che il concetto di negozio giuridico riveste, il nostro codice civile
non dedica ad esso un'apposita disciplina. Nel codice sono regolati: il contratto (artt. 1321-1346), il
testamento (artt. 587-712), il matrimonio (artt. 84-142) e altre singole figure, ma non il negozio
giuridico in sé.
I negozi giuridici possono essere classificati in vari modi. In relazione alla struttura soggettiva si
possono avere:
• negozi unilaterali: il negozio è perfezionato con la dichiarazione di una sola parte (per esempio
il testamento)
• negozi pluri-personali: promanano da più persone, costituenti, per altro, una parte unica;
• negozi bilaterali: le parti sono due. Per parte si deve intendere un centro di interessi nel
negozio
• negozi plurilaterali: la manifestazione di volontà proviene da più di due parti (per esempio
contratto di società)
1
In relazione alla funzione si possono avere:
• causa morte (= negozi mortis causa): gli effetti presuppongono la morte di una persona,
(esempio è il testamento)
• negozi inter vivos: prescindono dal presupposto sopra indicato (esempio: contratto di vendita)
• causa rapporti famigliari: negozi di diritto famigliare, dove prevale sull'interesse del singolo
l'interesse superiore al nucleo famigliare;
• causa interessi economici: negozi patrimoniali;
• negozi a titolo oneroso, quando un soggetto, per acquistare qualsiasi tipo di diritto, beneficio o
vantaggio, accetta un correlativo sacrificio;
• negozi a titolo gratuito, per effetto del quale un soggetto acquisisce un vantaggio senza alcun
correlativo sacrificio.
Gli elementi del negozio giuridico si distinguono in elementi essenziali, senza i quali il negozio
sarebbe nullo (art. 1418 c.c.) , ed elementi accidentali, che le parti sono libere di apporre o meno.
Gli elementi essenziali si dicono generali se si riferiscono ad ogni tipo di negozio giuridico, in
questo caso sono: la volontà, la dichiarazione, la causa; particolari se si riferiscono a quel
particolare tipo considerato di negozio giuridico, ad es. in una vendita sono essenziali, oltre il
consenso e la causa, il prezzo e la cosa.
La volontà
La volontà del soggetto diretta a produrre effetti giuridici deve essere manifestata, esternata, deve
uscire dalla sfera del soggetto stesso, perché gli altri possano percepirla.
A seconda dei modi con cui la manifestazione avviene, essa si distingue, in dichiarazione espressa, (se fatta con parole,
cenni) e manifestazione tacita, consistente in un comportamento che, secondo il comune pensare e di agire, risulti
incompatibile con la volontà contraria.
Attenzione
Può verificarsi che la dichiarazione di volontà non sia conforme all'intenzione negoziale del dichiarante: in questo caso
si dovrebbe giungere alla nullità del negozio, ma non sempre questo avviene ( ci sono casi in cui la divergenza produce
ugualmente effetti giuridici).
In particolare si distinguono:
Esempio tipico è la simulazione (artt.1414-1417c.c). Infatti simulare significa fingere, e si parla allora di contratto
simulato per indicare l'ipotesi in cui la stipulazione dell'atto sia voluta dalle parti solo per creare una situazione giuridica
documentata di fronte ai terzi, sebbene sostanzialmente solo apparente, ma con l'accordo che in realtà, l'atto non debba
produrre effetto alcuno.
2
I vizi a cui la legge attribuisce rilevanza e a cui fa conseguire l'annullabilità del negozio sono: l'errore (artt. 1428-1433
c.c) che deve essere essenziale, cioè relativo ad una qualità o ad un elemento essenziale del negozio e riconoscibile (una
persona avrebbe potuto riconoscerlo usando l'ordinaria diligenza); il dolo, (art.1439c.c) i cui raggiri devono essere stati
determinanti per ottenere il consenso dal contraente, la violenza, (artt. 1434-1438c.c.), che deve essere stata di tal
natura da far impressione sopra una persona sensata. Il male minacciato deve essere notevole, ossia di certa entità, ed
ingiusto, ossia antigiuridico.
La causa
La causa è la funzione economico sociale dell'atto della volontà, è la "giustificazione dell'autonomia
privata".
Essa si distingue dai motivi: questi sono le ragioni soggettive che inducono le parti al contratto e sono irrilevanti, tranne
nel caso in cui siano illeciti (in questa situazione portano il contratto alla nullità).
Si ha nullità anche quando la causa è mancante o illecita ossia contraria a norme imperative,
all'ordine pubblico e al buon costume.
• negozi tipici, espressamente previsti dal legislatore, e atipici, non disciplinati nel codice ma
comunque tutelati dall'ordinamento come previsto dall'art. 1322 c.c;
• negozi misti, risultanti dalla fusione di due o più negozi;
• negozi causali, che vedono nella causa il loro elemento essenziale, e negozi astratti che
producono effetti indipendentemente dalla presenza della causa.
L'oggetto
L'oggetto è la cosa o il diritto reale o di credito, che il contratto trasferisce da una parte all'altra.
La forma
Principio generale del nostro ordinamento è quello della libertà delle forme: i contratti possono,
per regola generale, risultare da dichiarazioni espresse o essere contratti taciti, e i contratti espressi
possono a loro volta essere contratti orali oppure contratti scritti.
E' sufficiente perché il contratto sia valido, che la volontà delle parti si sia manifestata, qualunque
sia il modo o la forma della sua manifestazione.
In alcune situazioni, tuttavia, l'ordinamento prevede la forma scritta per sancire la validità del
negozio
3
GLI ELEMENTI ACCIDENTALI
La condizione
La condizione è un avvenimento futuro ed incerto, dal quale le parti fanno dipendere o la
produzione degli effetti del negozio, cui la condizione è apposta, o l'eliminazione degli effetti che il
negozio ha già prodotto (art. 1353 c.c. ).
La condizione è illecita quando è contraria a norme imperative di legge, all'ordine pubblico, al buon
costume (art. 1354 c.c.).
Circa gli effetti dell'illiceità, occorre distinguere fra negozi mortis causa, dove la condizione si considera non apposta
(art. 634 c.c) , e i negozi inter vivos che sono resi nulli (art. 1354c.c.).
La condizione è invece impossibile quando consiste in un avvenimento irrealizzabile, sia dal punto
di vista giuridico che dal punto di vista naturale.
Se la condizione impossibile è :
4
Avveramento della condizione
La condizione si dice avverata, quando si verifica l'evento dedotto. Quando la condizione
sospensiva si è verificata, si producono le conseguenze del negozio con effetto retroattivo al tempo
in cui è stato concluso; l'inverso avviene se la condizione è risolutiva, cioè viene preso in
considerazione il momento in cui l'avvenimento dedotto in giudizio ha avuto luogo.
Il termine
Il termine consiste in un avvenimento futuro e certo, dal quale (termine iniziale) o fino al quale
(termine finale) debbono prodursi gli effetti del negozio.
Il termine differisce dalla condizione per il carattere di certezza del verificarsi dell'avvenimento: questo è anch'esso
futuro (es. la morte di una persona), ma non v'è alcun dubbio circa il suo avverarsi. Anche per il termine come per la
condizione, vi sono dei negozi che non tollerano la sua apposizione.
È opportuno, dopo avere esaminato le caratteristiche del negozio soffermarsi sulle situazioni che
rendono invalido o inefficace un negozio giuridico.
Le cause di nullità
L'art. 1418 c.c. stabilisce che il contratto deve essere considerato nullo quando:
I tipi di nullità
La nullità può riguardare l'intero negozio, e in questo caso sarà una nullità totale, oppure può essere
parziale quando:
- riguarda una parte del contenuto del negozio che resta valido se la clausola ha carattere accessori
(nullità parziale oggettiva)
5
- riguarda il vincolo di una delle due parti; la nullità del negozio si avvera solo qualora tale vincolo
debba considerarsi essenziale (nullità parziale soggettiva)
Il contratto nullo non può essere convalidato se la legge non dispone diversamente; può invece
essere convertito come stabilito dall'art. 1424 c.c..
L’annulabilità
L'annullabilità deriva dall'inosservanza delle regole che mirano a proteggere particolarmente uno
dei soggetti, (incapacità del soggetto, o vizi della volontà).
Il negozio produce tutti gli effetti a cui era diretto, ma questi effetti vengono meno qualora venga
accettata l'azione di annullamento.
L’inefficacia
Per inefficacia si intende l'inettitudine del negozio a produrre i suoi effetti per un fatto estraneo al
negozio stesso.
L'inefficacia può essere: originaria o successiva, cioè dipende dall'impugnativa di una delle due
parti o di terzi.
L’impugnabilità
6
Si tratta di una categoria elaborata dalla dottrina, dove si comprendono tutti quei negozi che pur
essendo validi, possono essere distrutti nei loro effetti mediante azioni delle parti o dei terzi, su
circostanze esterne al negozio ma rilevanti per l'ordinamento.
IL CONTRATTO
DEFINIZIONE
Secondo l'art. 1321 del c.c. il contratto è l'accordo di due o più parti per costituire, regolare o
estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale.
Il contratto si distingue dalle altre due importanti figure del negozio giuridico (il testamento e il
matrimonio), da un lato perché è l'accordo di due o più parti e non può mai essere unilaterale,
dall'altro perché deve avere contenuto patrimoniale, cioè la prestazione deve essere suscettibile di
valutazione economica.
Le parti possono liberamente determinare il contenuto del contratto nei limiti imposti dalla legge
(art. 1322c.c.).
ELEMENTI ESSENZIALI
Per l'art. 1325 c.c. gli elementi essenziali del contratto sono:
a) l'accordo delle parti, che rappresenta l'incontro delle volontà dei contraenti;
b) la causa;
c) l'oggetto o contenuto degli accordi dei contraenti (art. 1346c.c.);
d) la forma quando è richiesta ad substantiam actus, e cioè per la validità del contratto.
• contratti tipici o nominati e contratti atipici o innominati, a seconda che alla singola figura
contrattuale il legislatore dedichi o meno una disciplina specifica;
• contratti commutativi, dove i reciproci sacrifici sono certi, e contratti aleatori nei quali vi è
incertezza sui reciproci sacrifici;
• contratti a efficacia reale che realizzano, per effetto del solo consenso, il risultato perseguito e
contratti a efficacia obbligatoria, che obbligano le parti ad attuare il risultato perseguito.
• contratti per adesione, predisposti dal proponente con clausole prestabilite il cui contenuto non
può essere discusso (sono valide le condizioni generali del contratto e quelle vessatorie sono
valide se approvate per iscritto). Tipici contratti di questo genere sono i contratti stipulati
mediante moduli o formulari (art. 1342 c.c.) (vedi contratto di conto corrente)
• il contratto del consumatore, art. 1469 bis e seg., introdotto con la legge del 6/2/ 1996 n. 52,
trova la sua ratio nell'esigenza di garantire il giusto equilibrio tra le posizione contrattuali a
fronte di possibili abusi provenienti dalla parte contrattualmente più forte, di solito i
professionisti.
LA PROPOSTA E L'ACCETTAZIONE
L' art. 1326 del c.c. stabilisce che il contratto è concluso nel momento in cui chi ha fatto la proposta
ha conoscenza dell'accettazione dell'altra parte.
Il proponente può ritenere efficace una accettazione tardiva, purché ne dia immediatamente avviso all'altra parte.
L'accettazione può essere revocata, purché la revoca giunga a conoscenza del proponente prima
dell'accettazione, e si reputa conosciuta nel momento in cui giunge all'indirizzo del destinatario;
(stesso principio vale per la proposta, la revoca, e ogni altra dichiarazione)
La proposta fatta nei confronti di più persone vale come offerta al pubblico, art.1336c.c.
IL CONTRATTO PRELIMINARE
Si dice preliminare il contratto con cui le parti si obbligano a stipulare un successivo contratto
definitivo di cui, peraltro, devono avere già determinato nel contratto preliminare il contenuto
essenziale.
Il preliminare deve cioè già precisare in modo sufficiente il contenuto del contratto definitivo che le
parti si impegnano fin d'ora a stipulare in futuro. L'art. 1351 c.c. stabilisce che la forma del
preliminare deve essere la stessa che è stabilita per il contratto definitivo.
Interpretare il contratto significa scoprire quale sia stata la comune intenzione delle parti e non
semplicemente fermarsi al senso letterale delle parole. Per valutare la comune intenzione delle parti
è necessario osservare il loro complessivo comportamento anche posteriore alla conclusione del
contratto (art. 1362c.c.).
- l'interpretazione complessiva delle clausole, le quali si interpretano le une per mezzo delle altre;
- le espressioni generali, che fanno riferimento agli oggetti sui quali le parti hanno contrattato;
- l'interpretazione secondo buona fede;
- il principio della conservazione del contratto, secondo cui le clausole devono essere interpretate secondo il senso in cui
possono avere effetto piuttosto che quello secondo cui non ne avrebbero alcuno;
- le espressioni che possono avere più senso si interpretano secondo il senso più favorevole per la natura e l'oggetto del
contratto.
Se, nonostante l'applicazione di questi principi il contratto rimanesse oscuro a livello interpretativo,
esso deve essere inteso nel senso meno gravoso per l'obbligato, e se è a titolo oneroso nel senso che
realizzi l'equo contemperamento degli interessi delle parti.
9
L'INTEGRAZIONE DEL CONTRATTO
Secondo l'art. 1374c.c, il contratto obbliga le parti non solo a quanto è in esso contenuto, ma anche
a tutte le conseguenze che ne derivano secondo la legge, gli usi e l'equità. Vi è insomma sempre la
presenza di un materiale suppletivo rispetto a quello voluto nel contratto che le parti devono sempre
prendere in considerazione quando stipulano un contratto.
La rescissione del contratto può chiedersi per anomalie genetiche, cioè coeve alla conclusione del
contratto, ovvero:
• rescissione per stato di pericolo ( art. 1447c.c.): avviene quando uno dei due contraenti o
un'altra persona si trovava in uno stato di pericolo che è stato ovviato con la conclusione del
contratto; in presenza di condizioni inique a cui il contraente ha dovuto soggiacere; la
conoscenza da parte dell'altro contraente dello stato di pericolo.
• rescissione per lesione ( art. 1448c.c.). I presupposti dell'azione di rescissione per lesione sono:
la sproporzione fra le due prestazioni delle parti; lo stato di vera e propria indigenza in cui si
trova la parte danneggiata; approfittamento dello stato di bisogno di una parte.
L'azione di rescissione si prescrive in un anno dalla conclusione del contratto, non si applica ai
contratti aleatori e non può essere convalidata, ma può essere modificata per ristabilire la
proporzione tra le prestazioni, art. 1450 c.c.
a) inadempimento.
Può essere chiesto nei contratti a prestazioni corrispettive quando uno dei contraenti non adempie:
l'altra parte può chiedere l'adempimento, la risoluzione del contratto e il risarcimento del danno (art.
1453 c.c.). La parte adempiente può intimare per iscritto all'altra parte di adempiere in un congruo
termine, scaduto il quale il contratto si considererà concluso (diffida ad adempiere), il termine
comunque non può essere inferiore a 15 giorni. La risoluzione del contratto per inadempimento ha
effetto retroattivo tra le parti .
10
Può essere totale, quando la parte liberata per la sopravvenuta impossibilità non può chiedere la
controprestazione ed è tenuta alla restituzione di ciò che ha già ottenuto. Parziale quando la
prestazione è divenuta solo parzialmente impossibile: in questo caso l'altra parte ha diritto ad una
riduzione della sua prestazione e può anche recedere dal contratto qualora non abbia un interesse
apprezzabile all'adempimento parziale art. 1464c.c.
c) eccessiva onerosità.
Nei contratti con prestazioni corrispettive la risoluzione avviene se: la prestazione è divenuta
eccessivamente onerosa per il verificarsi di avvenimenti imprevedibili e straordinari; la
sopravvenuta onerosità supera l'alea normale del contratto (la risoluzione può essere evitata
mediante una modifica equa delle condizioni del contratto dalla parte contro la quale è demandata la
risoluzione)
Attenzione
Diverse fattispecie di contratti tipici sono regolati dal codice civile. Si rimanda dunque allo
stesso codice per la loro analisi. Di seguito si prendono invece in considerazione due tipologie
di contratti strettamente legati alla attività di promotore finanziario
11
LA RAPPRESENTANZA
DEFINIZIONE
Il potere di rappresentanza può essere conferito dalla legge (art. 1387 c.c. ), e allora si ha la
cosiddetta rappresentanza legale, o può essere conferita dall'interessato: si avrà allora la
rappresentanza volontaria.
In entrambi i casi il contratto concluso dal rappresentante produce direttamente effetto nei confronti
del rappresentato (art. 1388c.c.)
TIPI DI RAPPRESENTANZA
diretta: è la rappresentanza vera e propria. Il rappresentante deve agire in nome e per conto del
rappresentato. E' caratterizzata dalla spesa del nome altrui e dal manifestarsi degli effetti del
negozio concluso immediatamente e direttamente nella sfera del rappresentato.
indiretta: si verifica quando una persona dichiara di agire nell'interesse altrui, ma non dichiara
di agire in nome altrui. In tale rappresentanza chi fa la dichiarazione acquista i diritti e gli
obblighi nascenti dal negozio ed occorrerà un altro negozio per trasmettere gli effetti dell'atto
nella sfera patrimoniale della persona nel cui interesse è stato concluso l'atto
LA PROCURA
Il negozio con il quale una persona conferisce ad un'altra il potere di rappresentarla si chiama
procura, perciò il rappresentante volontario si chiama procuratore.
La procura in sostanza è una rappresentanza volontaria; essa serve a render noto ai terzi, con i quali
il rappresentante dovrà venire a contatto per assolvere l'incarico, che egli è, ad esempio, da me
autorizzato a trattare in mio nome.
12
La procura può essere:
CAPACITÀ
L'art. 1389 del c.c. stabilisce che quando la capacità è conferita dall'interessato, per la validità del
contratto concluso dal rappresentante basta che questi abbia la capacità di intendere e di volere: in
ogni caso è necessario che il contratto concluso non sia vietato al rappresentato.
Anche nella rappresentanza, determinante per ottenere l'annullabilità del contratto, è la volontà
viziata del rappresentante (art. 1390 c.c.). Nei casi in cui è rilevante lo stato di buona o di male fede,
di scienza o di ignoranza, nei contratti conclusi, si considera la persona del rappresentante (salvo
che si tratti di elementi predeterminati dal rappresentato).
Conflitto di interessi
Se il rappresentante è portatore di interessi propri o di terzi in contrasto con quelli del rappresentato
si ha conflitto di interessi e il negozio è annullabile su domanda del rappresentato, ma soltanto se il
conflitto medesimo era conosciuto o poteva essere conosciuto con l'ordinaria diligenza dal terzo
(art. 1394c.c.).
Si ha il contratto con se stesso quando è unico il soggetto che assume le due parti: procuratore che
rappresenta contemporaneamente il compratore e il venditore. Tale contratto è di regola annullabile
su istanza del rappresentato (art. 1395c.c.).
13
Eccesso di potere
In entrambi i casi l'atto è inefficace, salvo che intervenga la ratifica a sanare l'atto medesimo (art.
1399 c.c.).
IL MANDATO
Nell'ambito della rappresentanza non si può non parlare del mandato, in quanto è un contratto che
può avvenire con rappresentanza (in questo caso viene utilizzata la spendita del nome e la
procura in base all’art. 1704 c.c.), o senza rappresentanza (il mandatario agisce in proprio e
assume gli obblighi derivanti dal contratto).
DEFINIZIONE
Più in particolare con il mandato ci si riferisce a quel contratto in cui, una parte, il mandatario, si
assume l'obbligo di compiere uno o più atti giuridici per conto e cioè nell'interesse dell'altra parte, il
mandante ( art. 1703 c.c.): il mandato può essere generale, se riguarda tutti gli atti di ordinaria
amministrazione o speciale, se si riferisce a determinati atti.
Per quanto concerne il mandato senza rappresentanza, il mandatario ha poi l'obbligo di trasferire
con un successivo negozio al mandante il diritto che ha acquistato in proprio nome
In particolare:
• per gli immobili e i beni mobili iscritti in pubblici registri, il mandatario ne diventa proprietario
e ha l'obbligo del trasferimento;
• per i mobili non registrati, se questi vengono acquistati dal mandatario ma nell'interesse del
mandante, il legislatore gli concede di rivendicarsi.
Il mandatario deve svolgere la propria attività usando la diligenza del buon padre di famiglia; non
risponde verso il mandante delle obbligazioni assunte dai terzi; non può superare i limiti fissati nel
contratto e deve rendere note al mandante le circostanze sopravvenute e dare il rendiconto finale.
14
Obblighi del mandante ( art. 1719-1720 c.c.)
Il mandante deve somministrare al mandatario i mezzi necessari per l'esecuzione del mandato,
rimborsagli le spese e pagargli l'eventuale compenso, risarcirgli i danni eventualmente subiti.
IL CONTRATTO DI AGENZIA
Il contratto di agenzia (art. 1742-1753 c.c.) prevede che una parte (agente) si assuma stabilmente
l'incarico di promuovere per conto dell'altra (preponente), verso retribuzione, la conclusione di
contratti in una zona determinata (art. 1742c.c.).
la stabilità dell'incarico;
la sua estensione ad una zona determinata;
la mancanza del vincolo di subordinazione.
Attenzione
Il contratto di agenzia si distingue dal mandato perché l’agente, di regola, non conclude contratti
ma ne promuove la conclusione
L’agente si distingue anche dal mediatore perché quest’ultimo svolge attività occasionale mentre
l’agente coopera stabilmente allo sviluppo della attività economica della impresa che lo ha
preposto.
L’agente è un professionista autonomo che opera a proprio rischio; ha diritto alla provvigione solo
per gli affari che hanno avuto regolare esecuzione ma non gli spetta il rimborso delle spese di
agenzia.
ESCLUSIVITÀ
Salvo patto contrario il contratto di agenzia è ispirato al criterio della esclusività: né il proponente
può avvalersi contemporaneamente di più agenti nella stessa zona per lo stesso ramo di attività, né
l’agente può assumersi l’incarico di trattare nella stessa zona e per lo stesso ramo di attività gli
affari di più imprese in concorrenza tra loro.
15
DURATA DEL CONTRATTO
Se è a tempo determinato = ciascuna parte può recedere dal rapporto prima della scadenza
solo per giusta causa
16
NOZIONI DI DIRITTO SOCIETARIO
Premessa
Di seguito vengono fornite informazioni basilari inerenti il diritto societario, ovvero la
regolamentazione delle società di persone e di capitale come prevista dal codice civile. Occorre,
tuttavia, sottolineare che la regolamentazione delle società quotate è stata ampliata, come noto, da
alcune norme specifiche dettate dal Testo Unico della Finanza: si invita dunque l’aspirante
promotore a prendere visione di tale normativa, in particolare per quanto attiene la disciplina della
contendibilità della proprietà delle società quotate (offerte pubbliche di acquisto, offerte pubbliche
di vendita, offerte pubbliche di scambio ecc..) e della cosiddetta corporate governance
(informazione societaria, tutela delle minoranze, assetti proprietari ecc..).
Si deve inoltre considerare che, a partire dal gennaio 2003 è entrata in vigore la nuova riforma del
diritto societario, cosiddetta Riforma Mirone poi legge Vietti.
Si tratta di una legge che ha sostanzialmente modificato la disciplina civilistica delle società a
responsabilità limitata (SRL) e delle società per azioni (SPA). Tale riforma costituisce la prima
parte di un processo evolutivo ancora a venire che, a compimento, dovrebbe portare alla seguente
tripartizione disciplinare:
LE SOCIETA' DI PERSONE
Come ben noto, le fattispecie societarie disciplinate dal codice, prevedono la distinzione tra società
di persone e società di capitali. Iniziamo la nostra disamina partendo dalle prime.
17
LA SOCIETÀ SEMPLICE
E' semplice nel sistema del codice civile, la società che non presenta elementi di identificazione
ulteriori rispetto a quelli previsti dall'art. 2247c.c. riguardante le società in genere.
La società è regolata dalle disposizioni sulla società semplice, specifica l'art. 2249 c.c., quando non
ha per oggetto l'esercizio di un'attività commerciale e quando, inoltre, le parti, non abbiano
adottato, come è loro consentito per l'esercizio delle attività non commerciali, le forme di una delle
società commerciali. La società semplice è diventata, nel sistema del codice civile vigente, il
prototipo dell'intera categoria delle società di persone; il codice rivolge alla società semplice norme
che sono, in linea di principio, destinate a regolare anche la società in nome collettivo, e la società
in accomandita semplice.
Caratteristiche fondamentali
Come si può dedurre dalla lettura dell'art. 2247 del c.c., l'oggetto della società semplice è costituito
da una attività non commerciale, ad esempio l'attività agricola.
Per quanto concerne il contratto di costituzione, l'art. 2251 c.c.. dispone che non è soggetto a forme
particolari (per esso vale il principio generale della libertà delle forme) anche se la forma scritta è
obbligatoria nei casi stabiliti dalla legge (per esempio nel caso di conferimento di godimento di beni
immobili). Fuori da queste ipotesi, il contratto di società può formarsi anche oralmente e
tacitamente, ossia desumersi da comportamenti concludenti delle parti (in questo caso si avrà la
società di fatto).
L'art. 2252 c.c inserisce il cosiddetto principio umanistico, secondo cui:
- per operare delle modificazioni al contratto sociale è necessario il consenso unanime di tutti i
soci;
- nessun socio può trasferire la propria partecipazione sociale senza il consenso degli altri soci, in
quanto si verrebbe a modificare la compagine societaria (contratto intuitu personae).
La società semplice non è soggetta all'iscrizione nel pubblico registro delle imprese, ed è priva di
personalità giuridica: i conferimenti che i soci sono obbligati a versare e che si dividono in, beni in
natura, denaro, crediti, attività lavorativa, sono fissati nell'atto costitutivo. In mancanza, i soci
devono conferire in parti uguali quanto è necessario per il conseguimento dell'oggetto sociale.
E importante menzionare l'art. 2269 c.c. che espressamente dichiara che: " chi entra a far parte di
una società già costituita risponde con gli altri soci per le obbligazioni sociali anteriori all'acquisto
della qualità di socio", perciò il nuovo socio assume una responsabilità che è diretta conseguenza
dell'appartenenza alla società,
La responsabilità dei soci, che non amministrano direttamente la società , non è inderogabile, in
quanto può essere esclusa ai sensi dell'art. 2267c.c. mediante il patto contrario.
di percepire periodicamente una parte degli utili, dopo l'approvazione del rendiconto se non è
diversamente stabilito, art. 2262 c.c;
di percepire gli utili in modo proporzionale ai conferimenti eseguiti ex art. 2263 c.c.;
di ottenere un rimborso dei conferimenti di capitale in sede di liquidazione;
di partecipare alla gestione sociale;
Infine ai sensi dell'art. 2266 c.c. la società acquista diritti ed assume obbligazioni per mezzo dei soci
che ne hanno la rappresentanza e sta in giudizio nelle persone dei medesimi. In mancanza di diversa
disposizione del contratto, la rappresentanza spetta a ciascun socio amministratore disgiuntamente e
si estende a tutti gli atti che rientrano nell'oggetto sociale.
Tipi di amministrazione
Il primo comma dell'art. 2257 c.c. stabilisce che nel silenzio dell'atto costitutivo l'amministrazione
si intende disgiuntiva cioè, il socio può amministrare da solo e in caso di opposizione promossa da
uno dei soci, si delibera in base alla maggioranza economica determinata dal diritto di ciascun socio
nel riparto degli utili.
L’art. 2258 c.c. dichiara che l'atto costitutivo può prevedere anche l'amministrazione congiuntiva.
E' necessario perché ciò avvenga, il consenso di tutti i soci amministratori per il compimento degli
affari sociali, anche, se può essere previsto dall'atto costitutivo, che sia sufficiente la maggioranza
economica degli amministratori.
La figura dell'amministratore
Per quanto concerne la posizione giuridica degli amministratori, vengono qualificati come dei
mandatari della società, e se muniti della firma sociale hanno normalmente la rappresentanza della
19
società (art. 2266 c.c.).Il codice non disciplina espressamente la nomina degli amministratori, perciò
si può desumere, che oltre il sistema legale di rappresentanza, il socio illimitatamente responsabile è
amministratore e quindi rappresentante. E' ammesso attribuire la rappresentanza solo ad alcuni degli
amministratori.
L'art. 2259 c.c. disciplina la revoca degli stessi, facendo una netta distinzione tra gli amministratori
nominati nell'atto costitutivo che sono revocabili solo per giusta causa, e gli amministratori che
sono stati nominati con atto separato, che sono revocabili secondo le norme sul mandato.
Per quanto riguarda l'aspetto delle responsabilità degli amministratori, essi sono solidalmente
responsabili verso la società nel caso di violazione di legge e dell'atto costitutivo. Nei casi in cui la
gestione viene affidata soltanto ad alcuni associati, in modo disgiunto o congiunto fra loro, il
legislatore prevede un ampio controllo sulla gestione sociale (cosiddetto diritto di informazione)
L'art. 2285 c.c. prevede il recesso del socio, che può essere:
- ammesso nei casi previsti dall'atto costitutivo o qualora sussista una giusta causa;
- per tutta la vita di uno dei soci se la società è a tempo indeterminato, altrimenti è ammesso previo
avviso di almeno tre mesi agli altri soci.
Il socio uscente ha diritto di ottenere la liquidazione della propria quota, che avviene mediante il
versamento di una somma di denaro nel termine di sei mesi.
20
L'esclusione è deliberata dalla maggioranza dei soci e il socio da escludere non può votare, ma può
fare opposizione davanti al tribunale entro trenta giorni dalla comunicazione dell'esclusione come
prevede l'art. 2287 c.c. L'esclusione può essere anche di diritto, art. 2288 c.c., ossia, riguardare il
socio dichiarato fallito, o il socio nei cui confronti un creditore particolare abbia ottenuto la
liquidazione della quota.
Tutte le cause di scioglimento operano di diritto: in caso di controversia ciascun socio ha il diritto
di presentare un ricorso all'autorità giudiziaria che pronuncerà una sentenza di accertamento.
La liquidazione
Lo scioglimento non determina l'immediata estinzione della società, ma fa scaturire una nuova
fase che è quella della liquidazione, dove la società stessa continua ad esistere e i soci
amministratori conservano il potere di amministrare limitatamente agli affari urgenti, art. 2274
c.c.. La liquidazione consiste in un procedimento diretto ad accertare la consistenza del patrimonio
sociale, a convertire in denaro l'attivo, a pagare i debiti sociali e a ripartire fra i soci l'attivo residuo.
Il procedimento di liquidazione deve avvenire nel modo previsto dall'atto costitutivo ovvero in
quello deliberato dai soci (procedimento convenzionale), in mancanza, la liquidazione è fatta da
uno o più liquidatori nominati dai soci con voto unanime o, in mancanza di accordo, nominati dal
presidente del tribunale ( procedimento legale art. 2275-2283 c.c.). Infine per quanto, concerne la
posizione giuridica dei liquidatori, essi sono dei mandatari della società e perciò devono
provvedere alla liquidazione della stessa e non possono intraprendere nuove operazioni sociali.
21
LA SOCIETÀ IN NOME COLLETTIVO ( S.N.C.)
La società in nome collettivo è quel tipo di società nella quale tutti i soci assumono una
responsabilità solidale, illimitata e sussidiaria per le obbligazioni sociali, responsabilità che non
può essere esclusa da patti contrari (art. 2291 c.c). Tale tipo di società costituisce il modello di
organizzazione societaria che si presume normalmente adottato per l'esercizio di un'attività
commerciale.
La società è soggetta all'iscrizione nel pubblico registro delle imprese, art. 2296 c.c., a cura degli
amministratori entro trenta giorni dalla sua costituzione: tale iscrizione ha funzione dichiarativa , in
caso di mancata iscrizione della società, sono applicabili le norme della società semplice, ferma
restando la responsabilità dei soci solidale e illimitata.
La ragione sociale deve contenere il nome di almeno un socio con l'indicazione "S.N.C."
L'autonomia patrimoniale di questo tipo di società assume un carattere rinforzato rispetto a quella
prevista dalla società semplice: si desume infatti dalla lettura dell'art. 2304 c.c., che la responsabilità
del singolo socio appare rigorosamente sussidiaria, pertanto i creditori sociali potranno agire sui
beni personali degli associati, solo dopo aver escusso il patrimonio sociale.
22
Invece il creditore particolare del socio, finché dura la società, non può chiedere la liquidazione
della quota del socio debitore, ma può agire esecutivamente solo sulla parte di utili spettanti al socio
debitore. Nel caso invece di proroga della società, il creditore può chiedere in qualsiasi momento la
liquidazione della quota del suo debitore, se si tratta di proroga tacita, altrimenti se è iscritta nel
registro delle imprese, il creditore deve fare opposizione entro tre mesi.
Amministrazione e rappresentanza
Ciascun socio illimitatamente responsabile ha il potere di amministrazione e di
rappresentanza.
I doveri degli amministratori si identificano, nel provvedere all'iscrizione della società nel
pubblico registro delle imprese e depositare la propria firma autografata entro 15 giorni dalla
nomina, devono tenere i libri e le altre scritture contabili ex art. 2214 c.c., ed inoltre devono
richiedere nel termine di 30 giorni, all'ufficio del registro delle imprese, l'iscrizione delle
modificazioni dell'atto costitutivo e degli altri fatti previsti dall'art. 2300 c.c.
Per quanto riguarda la rappresentanza, il socio amministratore può compiere tutti gli atti che
rientrano nell'oggetto sociale.
- la durata della società, che può prorogarsi espressamente mediante delibera scritta nel registro
delle imprese o tacitamente mediante atti concludenti;
- la riduzione del capitale art. 2306 c.c. che prevede due ipotesi: 1) riduzione del capitale per
perdite, 2) riduzione per esuberanza.
Anche per le cause di scioglimento della società, si deve far riferimento alla disciplina della società
semplice. In particolare per la s.n.c. lo scioglimento può avvenire: in caso di fallimento e di
provvedimento di liquidazione coatta amministrativa.
Il procedimento di liquidazione che è la fase successiva allo scioglimento, deve essere attuato a
mezzo di uno o più liquidatori nominati dai soci con consenso unanime; la loro nomina e le firme
autografe devono essere depositate entro 15 gg. nel pubblico registro delle imprese.
I liquidatori sono dei mandatari della società e non possono intraprendere nuove operazioni sociali
e devono prendere in consegna i beni e i documenti, redigere l'inventario con gli amministratori,
23
convertire i beni sociali in denaro, estinguere i debiti della società prima di effettuare qualsiasi
riparto tra i soci, chiedere la cancellazione della società dal registro. Cancellata la società, i creditori
insoddisfatti possono agire sul patrimonio dei soci e anche dei liquidatori se questi sono in colpa.
i soci accomandatari che per le obbligazioni sociali assumono una responsabilità solidale,
illimitata e sussidiaria, e si occupano della gestione societaria;
Le quote di partecipazione dei soci non possono essere rappresentate da azioni, e la società è
costituita per l'esercizio di attività commerciali e non commerciali. La sas è una società priva della
personalità giuridica.
La costituzione avviene mediante scrittura privata con firme autenticate ovvero con atto pubblico:
nel contenuto dell’atto devono essere inseriti i nomi dei soci accomandanti e accomandatari.
Inoltre vi è l'iscrizione obbligatoria nel pubblico registro delle imprese. La mancata iscrizione
attribuisce alla società la qualità di società irregolare ex art. 2317 c.c. e gli accomandanti
conservano la responsabilità limitata per le obbligazioni sociali.
La ragione sociale deve contenere il nome di almeno un socio accomandatario con l'indicazione di
s.a.s. e il socio accomandante che consente che il suo nome sia incluso nella ragione sociale,
assume una responsabilità solidale ed illimitata.
L'amministrazione e la rappresentanza
La carica di amministratore spetta esclusivamente agli accomandatari.
La loro nomina e la loro revoca deve avvenire con il consenso unanime degli accomandatari e con
l'approvazione di tanti soci accomandanti che rappresentino la maggioranza del capitale da essi
sottoscritto.
24
- la percezione degli utili;
- la comunicazione annuale del bilancio e del conto P.P.;
- la consultazione dei libri sociali;
- lo svolgimento di atti di ispezione e sorveglianza.
Lo scioglimento del rapporto sociale limitatamente alla figura del socio si verifica negli stessi casi
previsti per la società in nome collettivo. Le cause di esclusione dei soli soci accomandatari
riguardano:
25
Introduciamo ora la disciplina delle società per azioni e delle società a responsabilità limitata: si
tratta della relativa normativa alla luce della recente riforma del diritto societario (con qualche
richiamo alla precedente disciplina per meglio evidenziare le novità che la riforma ha apportato).
Innanzitutto va rilevato che la riforma del diritto societario, entrata in vigore a partire da gennaio
2003, ha agito essenzialmente su 5 punti:
Ci occupiamo di seguito delle Srl e delle Spa, che rappresentano l’aspetto più interessante in vista
dell’esame orale.
La s.p.a. è una società di capitale in cui, per le obbligazioni sociali, risponde esclusivamente il
capitale della società, essendo la responsabilità dei soci limitata a quanto conferito.
A differenza delle società di persone, nella s.p.a. il vincolo tra società e socio è impersonale ed
anonimo, in quanto l'elemento fondamentale non è la persona bensì il capitale; è per questo motivo
che tali società vengono anche definite anonime.
L'evoluzione della società per azioni, ha fatto si che il capitale della società risulti così composto:
- capitale dirigente, ossia quello del ceto imprenditoriale, che detiene la maggioranza delle azioni
della società,
- capitale monetario, ossia quello del ceto dei risparmiatori, che possiede la minoranza delle azioni,
- capitale finanziario, ossia quello della società di investimenti.
26
In sostanza tutta la disciplina delle s.p.a. è volta a garantire la maggior tutela delle minoranze,
evitando così, che i soci maggioritari abusino della loro posizione di comando, a danno degli
azionisti risparmiatori.
una limitata responsabilità dei soci che induce più facilmente il pubblico a partecipare a questo
tipo di società;
la spa è una persona giuridica, ossia il patrimonio sociale appartiene alla società e i rapporti
scaturenti dalla gestione sociale fanno capo alla società;
le azioni sono titoli di credito rappresentativi di una parte del capitale sociale, sono liberamente
trasferibili, hanno lo stesso importo, hanno un valore nominale rapportato al capitale sociale e
un valore reale rapportato al patrimonio sociale.
Con la riforma del diritto societario è stato modificato l’art. 2346 del Cod. Civ. in materia di
azioni, che attualmente dispone: “La partecipazione sociale e' rappresentata da azioni; salvo
diversa disposizione di leggi speciali lo statuto può escludere l'emissione dei relativi titoli o
prevedere l'utilizzazione di diverse tecniche di legittimazione e circolazione. Se determinato
nello statuto, il valore nominale di ciascuna azione corrisponde ad una frazione del capitale
sociale; tale determinazione deve riferirsi senza eccezioni a tutte le azioni emesse dalla società.
In mancanza di indicazione del valore nominale delle azioni, le disposizioni che ad esso si
riferiscono si applicano con riguardo al loro numero in rapporto al totale delle azioni emesse.
A ciascun socio e' assegnato un numero di azioni proporzionale alla parte del capitale sociale
sottoscritta e per un valore non superiore a quello del suo conferimento. L'atto costitutivo può
prevedere una diversa assegnazione delle azioni. In nessun caso il valore dei conferimenti può
essere complessivamente inferiore all'ammontare globale del capitale sociale. Resta salva la
possibilità che la società, a seguito dell'apporto da parte dei soci o di terzi anche di opera o
servizi, emetta strumenti finanziari forniti di diritti patrimoniali o di diritti amministrativi,
escluso il voto nell'assemblea generale degli azionisti. In tal caso lo statuto ne disciplina le
modalità e condizioni di emissione, i diritti che conferiscono, le sanzioni in caso di
inadempimento delle prestazioni e, se ammessa, la legge di circolazione.”
27
La novità più importante introdotta dalla riforma in tema di azioni è data dalla possibilità di avere
azioni senza l’indicazione del valore nominale (mentre prima non sarebbe stato possibile). Con
riferimento alle azioni e agli strumenti finanziari a favore dei prestatori di lavoro si prevede che
l’assemblea straordinaria possa deliberare l’assegnazione ai dipendenti della società di strumenti
finanziari diversi dalle azioni, forniti di diritti di partecipazione, escluso il diritto di voto in
assemblea. E’ previsto inoltre che la società possa emettere azioni fornite di diritti correlati ai
risultati economici della attività sociale in determinati settori.
Le fasi della costituzione sono: la stipulazione, l'omologazione del tribunale, l'iscrizione nel
registro delle imprese.
Da evidenziare la novità introdotta con il nuovo primo comma dell’articolo 2328, in base al quale la
società per azioni può essere costituita anche per atto unilaterale (prima della riforma ciò non
poteva avvenire); a tutela dei creditori è stata però introdotta una disciplina che ricalca quella delle
società a responsabilità limitata. Si tratta in pratica della responsabilità dell’unico fondatore per le
operazioni compiute prima dell’iscrizione della società, dell’obbligo di integrale esecuzione dei
conferimenti, della pubblicità e della disciplina delle società compiute tra società e unico socio.
Viene inoltre prevista la possibilità di società a tempo indeterminato (prima della riforma era
necessario indicare sempre una durata della società nell’atto costitutivo).
28
Forma e contenuto dell'atto costitutivo
La s.p.a. si costituisce per contratto, come ogni altro tipo di società, art. 2247c.c., e il contratto
medesimo risulta costituto da altri due documenti:
- l'atto costitutivo che riguarda l'esistenza della società, deve risultare da atto pubblico e deve
contenere ex art. 2328 c.c.:
La generalità dei soci e il numero delle azioni sottoscritte, la denominazione sociale che può
essere formata in qualunque modo, art. 2326 c.c.; la sede sociale e le sedi secondarie, art. 2299-
2330 c.c., l'oggetto sociale, art. 2329c.c. n. 3, 2332c.c. n. 4, 2361c.c., 2369c.c., 2369 bis c.c.,
2437c.c.; l'ammontare del capitale sottoscritto e versato (è importante sottolineare che alla luce
della riforma tale capitale non può essere inferiore a 120.000 euro, mentre prima il limite era di
100.000 euro); il numero e l'eventuale valore nominale delle azioni; il valore dei beni e dei
crediti conferiti in natura; le norme relative alla ripartizione degli utili; i benefici eventualmente
accordati ai promotori o ai soci fondatori; il sistema di amministrazione adottato, il numero
degli amministratori e i loro poteri; il numero dei componenti il collegio sindacale; la nomina
dei primi amministratori e sindaci; l'importo globale, almeno approssimativo, delle spese per la
costituzione poste a carico della società; la durata della società ovvero, se la società è costituita
a tempo indeterminato, il periodo di tempo, comunque non superiore ad un anno, decorso il
quale il socio potrà recedere.
I conferimenti possono avere ad oggetto, denaro, beni in natura come mobili o immobili, crediti;
vanno comunque distinti dai finanziamenti che il socio elargisce a favore della società anche se
l'atto costitutivo può prevedere che il socio si obblighi a fornire alla società "prestazioni
accessorie" non in denaro.
Va rilevato che con la riforma è divenuto possibile per i soci regolare l’incidenza delle rispettive
partecipazioni sociali sulla base di scelte contrattuali. L’articolo 2346 precisa, infatti, che il
principio di proporzionalità tra valore dei conferimenti e numero delle azioni assegnate al socio è
derogabile con scelta statutaria. Il valore dei conferimenti non può comunque essere inferiore
all’ammontare globale del capitale sociale. Direttamente conseguente a tale impostazione è la
possibilità di emettere azioni senza valore nominale. E in effetti l’accento viene posto, sia ai fini
della posizione dei soci sia ai fini della tutela del capitale sociale, non sulla cifra individuata come
valore nominale delle azioni ma sul numero di quelle emesse e quindi sulla percentuale che
ciascuna rappresenta rispetto al totale.
29
Effetti della stipulazione dell'atto costitutivo
L'obbligo di versare, presso un istituto di credito almeno il 25% dei conferimenti in denaro; in
caso di stipulazione simultanea il versamento avviene nel momento in cui è erogato l'atto, in
caso di stipulazione successiva, l'obbligo sorge alla richiesta di versamento da parte dei
promotori;
l'obbligo a carico degli amministratori e del notaio di depositare entro 30 gg. presso l'ufficio del
registro delle imprese nella cui circoscrizione vi è la sede sociale, l'atto costitutivo con i
documenti necessari, art. 2330 e 2626 c.c.
• costituzione simultanea : coloro che intendono costituire una società per azioni provvedono
essi stessi a formarla sottoscrivendo integralmente il capitale sociale ed adempiendo gli altri
obblighi imposti dalla legge;
• mediante soci promotori: sono coloro che hanno sottoscritto il programma nel caso di
costituzione per pubblica sottoscrizione;
• mediante soci fondatori: sono coloro che hanno sottoscritto l'atto costitutivo, sia nella
costituzione simultanea che in quella per pubblica sottoscrizione.
30
Omologazione ed iscrizione nel registro delle imprese
Dopo il deposito dell'atto costitutivo presso l'ufficio del registro delle imprese, ha luogo il
cosiddetto giudizio di omologazione: spetta al tribunale verificare l'adempimento delle condizioni
stabilite dalla legge per la costituzione della società, art. 2330 c.c.
Il decreto del tribunale, che omologa l'atto costitutivo, ordina l'iscrizione della società nel registro
delle imprese (art. 2330 c.c.); con l'iscrizione si conclude il procedimento costitutivo della s.p.a., la
durata massima del quale è predeterminata dalla legge: se entro un anno dal versamento dei decimi
non ha avuto luogo l'iscrizione, le somme versate debbono essere restituite ai sottoscrittori.
La s.p.a. esiste giuridicamente solo se iscritta nel registro delle imprese, ma cosa accade in
mancanza di tale iscrizione?
sono previste sanzioni a carico di chi, avendone l'obbligo, non provvede al deposito dell'atto
costitutivo presso il pubblico registro;
ciascun socio è autorizzato a provvedere all'iscrizione a spese della società o a far
condannare gli amministratori ad eseguirla, e può chiedere la restituzione dei decimi versati
se l'iscrizione non ha avuto luogo entro novanta giorni dalla stipulazione dell'atto
costitutivo;
gli amministratori prima dell'iscrizione non possono ritirare i decimi versati dai soci;
per gli atti compiuti in nome della società prima dell'iscrizione rispondono solidalmente e
illimitatamente coloro che li hanno compiuti; sono altresì solidalmente e illimitatamente
responsabili il socio unico fondatore e quelli tra i soci che nell'atto costitutivo o con atto
separato hanno deciso, autorizzato o consentito il compimento dell'operazione, art. 2331
c.c;
l'emissione e la vendita delle azioni prima dell'iscrizione sono nulle.
L'invalidità dell'atto costitutivo della s.p.a. è regolata secondo la disciplina generale dell'invalidità
dei contratti (art. 1418c.c.) salva l'applicazione di norme specifiche.
31
Questo avviene prima dell'iscrizione nel registro delle imprese: dopo tale iscrizione i motivi di
nullità sono tassativi e espressamente previsti dall'art. 2332 c.c. Schematicamente questi motivi
sono:
Ogni altra anomalia non prevista in questo elenco, viene definitivamente sanata con l'iscrizione nel
registro delle imprese.
La nullità può essere fatta valere da ogni interessato, d'ufficio dal giudice, e non è soggetta né a
termini di decadenza né a termini di prescrizione.
- gli atti compiuti dopo l'iscrizione nel registro delle imprese, sono validi ed efficaci, perciò la
nullità opera ex nunc (solo per il futuro);
- i soci restano obbligati a corrispondere i conferimenti fino a che tutti i creditori sociali non sono
stati pagati;
La nullità della spa si differenzia dalla nullità dei contratti in generale, in quanto rende possibile la
conservazione degli atti già compiuti e la sanatoria, ossia la nullità non può essere dichiarata
quando la causa di essa sia stata sanata per effetto di una modifica dell'atto costitutivo.
Per questo è intervenuta la legge, che con l'art. 2362 c.c., ha stabilito che quando le azioni risultano
appartenere ad una sola persona o muta la persona dell'unico socio, gli amministratori devono
depositare per l'iscrizione del registro delle imprese una dichiarazione contenente l'indicazione delle
generalità dell'unico socio.
In caso d'insolvenza della società, per le obbligazioni sociali sorte nel periodo in cui le azioni
risultano essere appartenute ad una sola persona, questa risponde illimitatamente.
La responsabilità sussidiaria prevista, non può essere esclusa mediante un'intestazione fittizia o
fraudolenta di azioni.
32
I CONTRATTI PARASOCIALI
I soci dispongono, per separato contratto, dei diritti che derivano loro dall'atto costitutivo,
impegnandosi reciprocamente ad esercitarli in modo predeterminato.
- l'impegno dei soci di ripartire gli utili con criteri diversi dal criterio legislativo della rigida
proporzionalità tra quota sottoscritta e dividendo;
- l'impegno dei soci di riconfermare nella carica di amministratore allo scadere di ogni triennio, la
medesima persona;
Le ipotesi più importanti di contratti parasociali che vanno sotto il nome di sindacati azionari sono:
- il sindacato di blocco, che è il patto mediante il quale tutti i soci o parte di essi si obbligano a non
vendere le proprie azioni; esso inoltre deve rispettare i principi contenuti nell'art. 1379 c.c. secondo
il quale il divieto di alienazione delle azioni ha effetto solo tra le parti e deve corrispondere ad un
apprezzabile interesse di una delle parti, e deve essere contenuto entro certi convenienti limiti di
tempo
- il sindacato di voto, ha invece per oggetto l'esercizio del voto in assemblea. Se ne conoscono tre
tipi:
1) i soci aderenti al sindacato si obbligano a concordare fra loro, prima di ogni assemblea, il
contenuto del voto;
2) si impegnano a votare in modo conforme a quanto, prima di ogni assemblea, avrà deciso la
maggioranza di essi;
3) si obbligano a rilasciare procura irrevocabile ad uno di essi o ad un terzo e ad astenersi dal
partecipare di persona alle assemblee.
Gli art. 2341 bis e ter introducono nel Cod. Civ. la disciplina dei patti parasociali (non considerati
dal c.c. prima della recente riforma del diritto societario). A tal proposito si ricorda che i patti
parasociali possono avere ad oggetto:
33
Se i patti parasociali sono stipulati a tempo determinato non possono avere una durata superiore a 5
anni (rinnovabili), invece se i patti parasociali sono stipulati a tempo indeterminato il socio ha
diritto di recesso con un preavviso di 6 mesi.
Non rientrano nella disciplina relativa ai patti parasociali, i patti strumentali agli accordi di
collaborazione nella produzione o nello scambio di beni e servizi relativi a società interamente
possedute dai partecipanti all’accordo.
Per questi patti è necessario riferirsi anche al Testo Unico della Finanza e alla delibera
Consob 11971 attuativa della parte dedicata agli emittenti
Il patrimonio sociale è formato dall'insieme di passività e attività della società in un dato momento.
Il capitale sociale invece è un'entità numerica, la quale esprime in termini monetari il valore
complessivo dei conferimenti promessi (capitale sottoscritto), o eseguiti dai soci (capitale
versato).
I FONDI DI RISERVA
Quando si hanno immobilizzazioni di utili che sono imposte dalla legge o dallo statuto della società
o sono creati volontariamente dall'assemblea al fine di assicurare la stabilità del capitale sociale di
fronte ad oscillazioni di valori o a perdite, si hanno dei fondi di riserva, che intervengono anche
per dotare la società di nuovi mezzi finanziari.
- la riserva legale, prevista dall'art. 2430c.c., dove si stabilisce che dagli utili netti annuali della
società deve essere dedotta ed accantonata una quota, in misura corrispondente ad almeno la
ventesima parte di essi, fino a raggiungere il quinto del capitale.
- la riserva facoltativa, che si ha quando la società decide di costituire ulteriori riserve, rispetto a
quelle legali, deliberate dall'assemblea ordinaria e sempre disponibili;
34
- la riserva statutaria, che può essere eventualmente prevista nello statuto in aggiunta di quella
legale al fine di rafforzare la posizione economica della società;
- la riserva da sovrapprezzo di azioni, che si identifica in una speciale riserva costituita da delle
somme riscosse per emissione di azioni ad un prezzo superiore al valore nominale. Tali riserve sono
però parzialmente indisponibili, perché non possono essere distribuite fino a quando la riserva
legale non abbia raggiunto il quinto del capitale, art. 2431 c.c
- che le operazioni devono essere controllate dall'assemblea che deve fissarne le modalità ed i limiti
quantitativi;
- che l'entità complessiva dell'acquisto di azioni proprie debba limitarsi ad una percentuale modesta
del capitale sociale: per l'acquisto è necessario che vengano rispettati i limiti degli utili distribuibili
e delle riserve disponibili risultanti dall'ultimo bilancio regolarmente approvato;
- in nessun caso il valore nominale delle azioni proprie acquistate può eccedere la decima parte del
capitale sociale, tenendosi conto a tal fine anche delle azioni possedute da società controllate.
Qualora la società abbia proceduto all'acquisto di azioni proprie, gli amministratori possono
disporre di queste soltanto previa autorizzazione dell'assemblea, che ne deve stabilire le modalità.
art. 2357 ter.
L'art. 2357 quater, stabilisce che, salvo quanto previsto dall'articolo 2357 ter, comma secondo, la
società non può sottoscrivere azioni proprie.
(Va rilevato che tale articolo è stato modificato a seguito della riforma del diritto societario: la
nuova versione non prevede più il divieto assoluto di sottoscrivere azioni proprie imposto prima
della riforma).
35
L’art. 2357-ter, comma secondo, recita che “Finché le azioni restano in proprietà della società, il
diritto agli utili e il diritto di opzione sono attribuiti proporzionalmente alle altre azioni;
l'assemblea può tuttavia, alle condizioni previste dal primo e secondo comma dell'articolo 2357,
autorizzare l'esercizio totale o parziale del diritto di opzione. Il diritto di voto e' sospeso, ma le
azioni proprie sono tuttavia computate nel capitale ai fini del calcolo delle quote richieste per la
costituzione e per le deliberazioni dell'assemblea.”
Le azioni sottoscritte in violazione del divieto previsto dall’art. 2357 quater si intendono sottoscritte
e devono essere liberate dai soci fondatori.
- accettare azioni proprie in garanzia, art. 2358, 2 c., al fine di tutelare l'integrità del patrimonio
sociale;
- accordare prestiti, né fornire garanzie per l'acquisto o la sottoscrizione delle azioni proprie, art.
2358 1c., al fine di impedire il mutamento degli assetti azionari.
36
Riduzione del capitale sociale
Negli altri casi di perdita oltre 1/3 del capitale, su istanza di amministratori e sindaci o altrimenti
disposta con decreto del tribunale, viene convocata un'assemblea, sia per accertare la situazione
esistente, sia per prendere gli opportuni provvedimenti. Infine se entro l'esercizio successivo la
perdita non risulta diminuita a meno di 1/3 , l'assemblea che approva il bilancio deve ridurre
proporzionalmente il capitale sociale con conseguente diminuzione del valore nominale.
La riduzione obbligatoria del capitale può avvenire anche: in caso dell'esclusione dell'azionista
moroso, art. 2344 c.c.; in caso di recesso dell'azionista, art.2437 c.c.; in caso di inferiorità dei
conferimenti dei beni in natura o di crediti oltre 1/5 rispetto al valore per cui avviene il
conferimento, art. 2343 c.c.
Il nuovo art. 2447 del c.c. introduce la disciplina dei patrimoni destinati ad uno specifico affare e
dispone che : “La societa' puo':
a) costituire uno o piu' patrimoni ciascuno dei quali destinato in via esclusiva ad uno specifico
affare;
b) convenire che nel contratto relativo al finanziamento di uno specifico affare al rimborso totale o
parziale del finanziamento medesimo siano destinati i proventi dell'affare stesso, o parte di essi.
Salvo quanto disposto in leggi speciali, i patrimoni destinati ai sensi della lettera a) del primo
comma non possono essere costituiti per un valore complessivamente superiore al dieci per cento
del patrimonio netto della società e non possono comunque essere costituiti per l'esercizio di affari
attinenti ad attività riservate in base alle leggi speciali.”
Del tutto nuova (prevista per la prima volta dopo la riforma) è dunque l’opportunità di destinare a
uno specifico affare parte del patrimonio di impresa. Si hanno qui due possibilità:
37
a) separazione del patrimonio di una parte per uno specifico affare = all’interno del patrimonio
della società ne viene identificata una parte (con deliberazione costitutiva) che è dedicata ad
una particolare operazione economica. In questo caso vi è una esclusiva responsabilità del
patrimonio separato per le obbligazioni contratte per la realizzazione dell’operazione
economica;
b) finanziamento di terzi rimborsato attraverso ricavi dell’affare = qui si tratta di un vero
finanziamento, con entrata di nuove risorse, che viene rimborsato con i ricavi rivenienti da
un affare specifico.
Dunque va rilevato che per quanto attiene le obbligazioni viene semplificato il procedimento di
emissione. La decisione sull’emissione di obbligazioni è propria dell’organo amministrativo,
salvo diversa previsione statutaria. Viene inoltre arricchito il panorama degli strumenti di
finanziamento dell’impresa, in quanto viene riconosciuta la possibilità di emettere prestiti
obbligazionari collegati al rischio di impresa.
Come abbiamo visto anche i limiti di emissione vengono modificati (art. 2412). Il limite può anche
essere superato se le obbligazioni emesse in eccedenza sono destinate alla sottoscrizione da parte di
investitori qualificati (ma in caso di successiva circolazione chi li ha sottoscritti risponde per la
solvenza della società).
Inoltre non è soggetta ad alcun limite l’emissione di obbligazioni garantite da ipoteca di primo
grado su immobili di proprietà della società sino a due terzi del valore degli immobili medesimi. Il
limite non è altresì posto per le emissioni di obbligazioni effettuare da società le cui azioni sono
trattate in mercati regolamentati, limitatamente però alle obbligazioni destinate, anch’esse, alla
quotazione sui medesimi mercati.
38
L'ASSEMBLEA
L'assemblea è l'organo collegiale e sovrano a cui spetta il compito di nominare gli altri organi
sociali e di deliberare sulle questioni più importanti in base al criterio maggioritario. E' composta
dai possessori delle azioni.
Tipi di assemblea
Le distinzioni delle assemblee si trovano nell'art. 2363 c.c. che espressamente ne identifica due tipi:
• l'assemblea ordinaria , che viene convocata almeno una volta all'anno entro quattro mesi
(eccez. 6 mesi) dalla chiusura dell'esercizio sociale, art. 2364, 2383, 2433, 2357 c.c. Tale tipo di
assemblea ha compiti che con la nuova riforma sono stati distinti a seconda che la società in
questione abbia o meno il consiglio di sorveglianza (si veda poi quanto riportato con riferimento
ai tre sistemi di amministrazione delle società per azioni).
• Infatti, ai sensi dell’art. 2364 del c.c., nelle società prive di consiglio di sorveglianza,
l'assemblea ordinaria:
- approva il bilancio;
- nomina e revoca gli amministratori; nomina i sindaci e il presidente del collegio sindacale e,
quando previsto, il soggetto al quale è demandato il controllo contabile;
- determina il compenso degli amministratori e dei sindaci, se non è stabilito dallo statuto;
- delibera sulla responsabilità degli amministratori e dei sindaci;
- delibera sugli altri oggetti attribuiti dalla legge alla competenza dell'assemblea, nonché sulle
autorizzazioni eventualmente richieste dallo statuto per il compimento di atti degli amministratori,
ferma in ogni caso la responsabilità di questi per gli atti compiuti;
- approva l'eventuale regolamento dei lavori assembleari.
• Ai sensi dell’art. 2364 bis del c.c., nelle ove è previsto il consiglio di sorveglianza, l'assemblea
ordinaria:
- nomina e revoca i consiglieri di sorveglianza;
- determina il compenso ad essi spettante, se non è stabilito nello statuto;
- delibera sulla responsabilità dei consiglieri di sorveglianza;
- delibera sulla distribuzione degli utili;
- nomina il revisore.
• l'assemblea straordinaria delibera sulle modificazioni dello statuto, sulla nomina, sulla
sostituzione e sui poteri dei liquidatori e su ogni altra materia espressamente attribuita dalla
legge alla sua competenza (dopo la recente riforma non è più di competenza dell’assemblea
straordinaria la decisione sull’emissione di obbligazioni).
Convocazione
39
L'assemblea è convocata di regola dagli amministratori o dal consiglio di gestione,
eccezionalmente dal collegio sindacale, dagli azionisti di minoranza, e anche dal presidente del
tribunale o dal tribunale stesso.
L'annuncio deve essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 15 giorni prima della data della
convocazione e deve contenere l'indicazione del giorno, ora e luogo dell'adunanza e l'elenco delle
materie da trattare art. 2366 c.c. Quando si verifichi che l'assemblea vada deserta o i soci intervenuti
non raggiungano il numero richiesto dalla legge, deve procedersi ad una seconda convocazione,
entro 30 gg. dalla prima e con le medesime formalità e l'avviso deve essere pubblicato almeno 8 gg.
prima di quello fissato per la riunione, art. 2369 c.c.
Attenzione: per le società quotate occorre ricordarsi anche degli articoli del Testo Unico della
Finanza relativi alla convocazione delle assemblee
Si rimanda agli articoli del codice civile (e del Testo Unico) per l’identificazione dei quorum
costitutivi e deliberativi.
Si evidenzia però che la nuova riforma del diritto societario ha modificato alcuni quorum costitutivi
e deliberativi della assemblea straordinaria. In particolare:
• l’assemblea straordinaria delibera con il voto favorevole di tanti soci che rappresentato più della
metà del capitale sociale se lo statuto non richiede una maggioranza più elevata;
• nelle società che fanno ricorso al mercato dei capitali l’assemblea straordinaria è regolarmente
costituita con la presenza di tanti soci che rappresentano almeno la metà del capitale sociale o la
maggiore percentuale prevista dallo statuto e delibera con il voto favorevole di almeno i due
terzi del capitale rappresentato in assemblea;
• in seconda convocazione l’assemblea straordinaria è regolarmente costituita con la
partecipazione di oltre un terzo del capitale sociale e delibera con il voto favore di almeno i due
terzi del capitale rappresentato in assemblea;
• nelle società che fanno ricorso al mercato dei capitali l’assemblea straordinaria è regolarmente
costituita, nelle convocazioni successive alla seconda, con la presenza di tanti soci che
rappresentino almeno 1/5 del capitale sociale.
Il voto all'interno dell'assemblea può essere esercitato personalmente dagli azionisti che devono
depositare le proprie azioni almeno 5 gg. prima, presso la sede sociale (ovvero i certificati forniti
dall’intermediario presso cui i titoli sono custoditi se si tratta di titoli dematerializzati)
L'art. 2372 c.c. stabilisce la possibilità d'intervento anche a mezzo di delegato: la delega non può
essere in bianco, mentre la rappresentanza deve avvenire per iscritto.
40
Particolare procedimento di voto è stato previsto dall'art. 127 del Tuf e dal regolamento Consob
attuativo, che disciplina il voto per corrispondenza , garantendo segretezza e possibilità di revoca.
Il TUF disciplina inoltre la sollecitazione delle deleghe di voto.
Il conflitto d'interessi, è il limite formale che il socio incontra nell'espressione del voto.
Tale socio non può votare ma le sue azioni sono calcolate ai fini della regolare costituzione
dell'assemblea.
L'art. 2377 c.c stabilisce che, in caso in cui il voto venga espresso ugualmente, la deliberazione può
essere impugnata qualora possa arrecare danno alla società e se senza il voto in questione non si
sarebbe raggiunta la maggioranza necessaria.
Può accadere che una deliberazione venga adottata al solo scopo di danneggiare i soci di minoranza
(es.: scioglimento della società per successiva ricostruzione senza il socio gradito). Tali
comportamenti possono essere repressi mediante il riferimento al principio della buona fede art.
1375c.c., dell'illiceità del motivo, art.1345c.c., che portano così all'annullabilità della delibera.
Il socio assente o dissenziente può recedere dalla società, ex art. 2437c.c., se la deliberazione
approvata in sua assenza o con il suo dissenso riguardava:
E' nullo ogni patto che esclude il diritto di recesso o ne rende più gravoso l'esercizio.
Le deliberazioni sono efficaci quando sono conformi alla legge e sono perciò vincolanti per tutti i
soci, anche per quelli assenti o dissenzienti. Le deliberazioni invalide possono essere:
Nulle, quando hanno oggetto impossibile o illecito. La nullità può essere fatta valere da
chiunque vi abbia interesse e senza termine di decadenza e prescrizione (art. 2379 c.c.)
41
Inesistenti. E' un concetto creato dalla giurisprudenza al fine di indicare i vizi radicali del
procedimento di formazione della delibera, tali vizi sarebbero talmente macroscopici da
rendere necessaria la sanzione della nullità.
GLI AMMINISTRATORI
Gli amministratori costituiscono il potere esecutivo della società per azioni: un esecutivo
particolarmente forte, dotato di estesi poteri decisionali. La loro competenza è di tipo generale, in
contrapposizione a quella speciale dell'assemblea.
L'organo amministrativo può essere formato da una sola persona, amministratore unico, o può
come più frequentemente accade essere formato da una pluralità di persone che vanno a comporre il
consiglio di amministrazione.
Gli amministratori possono essere soci o non soci ma debbono necessariamente essere persone
fisiche. Non può essere nominato amministratore, l'interdetto, l'inabilitato, il fallito, o chi è stato
condannato ad una pena interdittiva (art. 2382 c.c.) e non possono essere nominati da persone
estranee alla società, tranne che si tratti di nomine riservate dall'atto costitutivo allo stato o ad enti
pubblici ( art. 2458-2499c.c. ).
Nomina
La nomina viene effettuata generalmente dall'assemblea, fatta eccezione per i primi amministratori
che sono nominati nell'atto costitutivo (art. 2383 c.c.). Gli amministratori sono nominati per un
periodo di tempo non superiore a tre anni , ma sono rieleggibili, e dal momento in cui accettano
l'incarico, hanno tempo 30 gg. per iscriversi nel registro delle imprese; se hanno anche la
rappresentanza della società devono depositare le loro firme autografe.
- morte;
- scadenza del termine;
- rinunzia e decadenza;
- revoca.
Il consiglio di amministrazione
Anche il presidente è nominato dall'assemblea o in mancanza, dallo stesso consiglio, art. 2380 bis
c.c.
Il consiglio agisce collegialmente e delibera a maggioranza assoluta dei presenti; inoltre è vietato il
voto per rappresentanza.
Al consiglio spettano tutte quelle competenze che la legge rimette agli amministratori e cioè:
42
- la convocazione dell'assemblea, art. 2366c.c.;
- la deliberazione delle impugnazioni, art. 2377 c.c.
Nella s.p.a. grandi o medio grandi, il consiglio di amministrazione non attende di regola in modo
continuo alla gestione sociale: esso esprime dal proprio seno un più ristretto comitato esecutivo,
che è un organo collegiale che prende le proprie decisioni, in riunione convocate appositamente,
oppure conferisce ad uno o più amministratori la qualità di consiglieri delegati e delega all'uno o
agli altri le proprie attribuzioni, conservando però una funzione di sovrintendenza.
Non tutte le materie possono essere delegate a tali organi. Non lo sono, ad esempio: la redazione del
bilancio, l'aumento del capitale, la promozione dei provvedimenti ex art. 2446 e 2447 c.c.
Un'altra figura importante è il direttore generale, previsto dall'art. 2396 c.c, che è un semplice
dipendenti investito di qualità gestorie.
Gli amministratori devono esercitare tutti i poteri necessari al fine di compiere le loro funzioni: in
pratica sono dei mandatari della società. I loro doveri possono essere:
- generali, cioè devono chiedere l'iscrizione della propria nomina nel pubblico registro delle
imprese, e se hanno la rappresentanza depositare la firma autografa entro 15 gg. dalla nomina,
tenere i libri sociali e le altre scritture obbligatorie, art. 2421c.c., convocare l'assemblea e
predisporre il bilancio, art. 2423 c.c., gestire la società nell'ambito dell'oggetto sociale, dare
esecuzione alle delibera dell'assemblea, rappresentare la società nei rapporti con i terzi e vigilare
sull'andamento generale della gestione,
- specifici, cioè non devono esercitare un'attività concorrente per conto proprio o di terzi, nè
assumere la qualità di soci illimitatamente responsabili in società concorrenti ex art. 2390c.c., salvo
l'autorizzazione dell'assemblea. Sotto pena di revoca dell'ufficio devono astenersi dal partecipare
alle deliberazioni nelle quali vi sia un conflitto fra gli interessi propri e quelli della società, dandone
comunicazione agli altri amministratori ed al collegio sindacale; l'inosservanza di queste regole,
comporta l'obbligo del risarcimento del danno.
Rappresentanza
La rappresentanza della società spetta agli amministratori, il cui potere è stato conferito
dall'assemblea o dall'atto costitutivo, ex art.2328 c.c.; in particolare la rappresentanza spetta
all'amministratore unico, ai componenti il comitato esecutivo o all'amministratore delegato.
Tali soggetti, come specifica l'art. 2384 c.c., possono compiere tutti gli atti che rientrano
nell'oggetto sociale, salve le limitazioni che risultano dall'atto costitutivo, dalla legge o dalla
procura conferita.
43
IL COLLEGIO SINDACALE
Il collegio sindacale è l'organo di controllo della società per azioni: un organo interno alla società,
composto da membri nominati dall'assemblea (art. 2364 c.c.) al quale l’art. 2403 c.c attribuisce la
funzione di vigilare sull'osservanza della legge e dello statuto, sul rispetto dei principi di corretta
amministrazione ed in particolare sull'adeguatezza dell'assetto organizzativo, amministrativo e
contabile adottato dalla società e sul suo concreto funzionamento. Esercita inoltre il controllo
contabile nel caso previsto dall'articolo 2409 bis, terzo comma.
Da rilevare che con la riforma del diritto societario è stata poi introdotta nel Codice Civile una parte
relativa al controllo contabile sulle società per azioni (al riguardo si vedano gli articoli 2409-bis e
seguenti). L’art. 2409 bis prevede che: “Il controllo contabile sulla società è esercitato da un
revisore contabile o da una società di revisione iscritti nel registro istituito presso il Ministero della
giustizia.
Nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio il controllo contabile è esercitato
da una società di revisione iscritta nel registro dei revisori contabili, la quale, limitatamente a tali
incarichi, è soggetta alla disciplina dell'attività di revisione prevista per le società emittenti di
azioni quotate in mercati regolamentati ed alla vigilanza della Commissione nazionale per le
società e la borsa. Lo statuto delle società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio
e che non siano tenute alla redazione del bilancio consolidato può prevedere che il controllo
contabile sia esercitato dal collegio sindacale. In tal caso il collegio sindacale è costituito da
revisori contabili iscritti nel registro istituito presso il Ministero della giustizia”.
I sindaci
L'art.2397c.c., stabilisce che almeno un membro effettivo ed uno supplente del collegio sindacale
devono essere scelti tra gli iscritti nel registro dei revisori contabili. I restanti membri, se non
iscritti in tale registro, devono essere scelti fra gli iscritti negli albi professionali individuati con
decreto del Ministro della giustizia, o fra i professori universitari di ruolo, in materie economiche o
giuridiche.
I sindaci inoltre devono possedere requisiti di onorabilità, ossia devono avere l'idoneità psichica e
fisica richiesta per gli amministratori ex art. 2382c.c.; inoltre a norma del decreto lgs. 88/92, non
può rivestire la carica di sindaco chi:
- si trovi in uno stato di interdizione temporanea o di sospensione dagli uffici direttivi delle imprese;
- è stato sottoposto a misure di prevenzione o abbia riportato una condanna alla reclusione, anche se
con pena condizionalmente sospesa.
L'indipendenza dei sindaci nei confronti degli amministratori è rappresentata dal fatto che, non
possono essere eletti sindaci i parenti e gli affini degli amministratori entro il quarto grado, e i
dipendenti della società o di società da essa controllate.
44
Inoltre i sindaci non sono revocabili se non per giusta causa che deve essere accertata dal
tribunale e la loro retribuzione annuale, se non è stabilita dall'atto costitutivo, deve essere
determinata dall'assemblea all'atto della nomina per l'intero periodo di durata del loro ufficio, art.
2402c.c.
Il collegio sindacale si deve riunire almeno una volta ogni tre mesi, e le deliberazioni devono essere
prese a maggioranza assoluta e trascritte in un apposito libro: vi è la possibilità per i sindaci
dissenzienti, di iscrivere a verbale i motivi del loro dissenso.
a) la funzione di controllo, che deve essere di tipo interno, ispettivo e primario, si identifica nella
necessità di: controllare l'amministrazione della società, vigilare sull'osservanza della legge e
dell'atto costitutivo, accertare la regolare tenuta delle scritture contabili e la corrispondenza del
bilancio e del conto profitti e perdite alle risultanza dei libri e delle scritture contabili, redigere
una relazione sul bilancio proposto dagli amministratori; riunirsi ogni trimestre e prendere le
decisioni a maggioranza assoluta (art. 2404 c.c.) ed accertare almeno ogni trimestre, la
consistenza di cassa e l'esistenza dei valori e dei titoli di proprietà sociale; assistere alle
adunanze del consiglio di amministrazione e dell'assemblea dei soci,
I soci possono sempre denunziare fatti che ritengono censurabili al collegio sindacale, il quale deve
tenere conto della denuncia nella relazione annuale dell'assemblea,
- l'impugnazione delle deliberazioni illegittime prese dall'assemblea dei soci e dal consiglio di
amministrazione;
- la richiesta al tribunale della riduzione del capitale imposto dalla legge, ma non attuata
dall'assemblea;
- il sostituirsi agli amministratori inerti, nel richiedere le pubblicazioni prescritte dalla legge e
compiere tutti gli atti di ordinaria amministrazione, in caso di cessazione dalla carica di tutti gli
amministratori (art. 2386 c.c.).
Il sindaco del collegio sindacale può cessare la sua attività a causa di:
La continuità del collegio sindacale è assicurata dalla sostituzione automatica dei supplenti, art.
2401c.c.
45
La responsabilità dei sindaci
L'art. 2407 c.c, dichiara che la responsabilità dei sindaci è di tipo solidale con gli amministratori,
per i fatti e le omissioni di questi, quando il danno non si sarebbe prodotto se essi avessero vigilato
in conformità agli obblighi della loro carica. La responsabilità è esclusa per il sindaco esente da
colpa, che abbia fatto risultare il suo dissenso nel libro delle deliberazioni del collegio sindacale.
I controlli amministrativi
La legge del 7 giugno del 1974 n. 216, abrogata in parte dal Tuf, ha stabilito un controllo esterno
per le società quotate, affidandolo alla Consob e a società di revisione contabile, oltre a quello
stabilito a carico del collegio sindacale.
Per quanto riguarda in particolare le società di revisione, la legge 216/74 ha attribuito loro un
riscontro di tipo contabile. Tali tipi di società possono essere sia di persone che di capitali e il loro
oggetto sociale deve essere limitato all'organizzazione e alla revisione contabile di aziende.
Le società di revisione devono essere iscritte in un albo speciale tenuto dalla Consob che si occupa
anche di controllarle; la loro principale funzione si identifica in un controllo legale dei conti tenuti
dalla società conferente l'incarico. Inoltre, esse devono esprimere il proprio parere sulla congruità
del prezzo di emissione delle azioni, e sulla congruità del rapporto di cambio nel caso di
deliberazione di fusione con altre società.
Si rimanda agli articoli del Testo Unico della Finanza e delle delibere attuative
attinenti le società di revisione
Un novità di rilievo riguarda poi la responsabilità degli amministratori, che viene ampliata: essi
devono adempiere i doveri ad essi imposti dalla legge e dallo statuto con la diligenza richiesta
dalla natura dell’incarico (e non solo con la diligenza del mandatario), e sono solidamente
responsabili verso la società dei danni derivanti dalla inosservanza di tali doveri.
Il consiglio di sorveglianza sarà costituito da un minimo di tre membri oltre a due membri
supplenti. Esso è chiamato (come il collegio sindacale) a vigilare sul consiglio di gestione in merito
alla osservanza della legge e dello statuto, sul rispetto dei principi di corretta amministrazione e in
particolare sull’adeguatezza del sistema amministrativo e contabile adottato dalla società e sul suo
concreto funzionamento. Ma a differenza del collegio sindacale esso deve anche espletare altre
funzioni (per questo possiamo dire che si tratta di un organo di co-gestione, intermedio tra la
assemblea e il collegio sindacale):
Il comitato per il controllo sulla gestione, viene nominato all’interno del consiglio di
amministrazione (mai meno di due membri), ed è delegato al controllo sulla gestione. Il comitato
elegge al suo interno un presidente. Lo statuto stabilisce i requisiti di onorabilità e di professionalità
che devono possedere i membri del comitato di controllo (almeno uno dei membri deve essere
iscritto nel registro dei revisori). Il comitato è chiamato a svolgere la stessa attività normalmente
prevista per il collegio sindacale.
I LIBRI SOCIALI
47
Tutti i libri contabili obbligatori per le imprese commerciali sono previsti dall'art. 2214c.c. (inoltre
per l’imprenditore commerciale si deve tenere presente anche l’art. 2421c.c.):
- il libro dei soci, indicante il numero delle azioni , i trasferimenti e i vincoli ad esse relative, e il
nome e cognome dei titolari delle azioni nominative;
- il libro delle obbligazioni, indicante i vincoli i trasferimenti e l'ammontare delle stesse, i dati
relativi i titolari di obbligazioni;
- il libro delle adunanze e delle deliberazioni dell'assemblea;
- il libro delle adunanze e delle deliberazioni del consiglio di amministrazione, dove, come nel
precedente, vanno verbalizzate sia le deliberazioni sia le riunioni senza alcuna deliberazione.
- il libro delle adunanze e delle deliberazioni del collegio sindacale, dove è necessario
documentare tutta l'attività collegiale dell'organo di controllo, nonché le dichiarazioni di dissenso
dei singoli sindaci e gli accertamenti individualmente eseguiti,
Tutti questi libri devono essere numerati progressivamente in ogni pagina e bollati ex art. 2421 e
2219c.c.
IL BILANCIO D'ESERCIZIO
Il bilancio di esercizio comprende, a norma dell'art. 2423c.c., c. 1, tre documenti, due dei quali sono
veri e propri documenti contabili, che si esprimono cioè con il linguaggio dei numeri: lo stato
patrimoniale ed il conto economico, mentre il terzo, la nota integrativa, ha carattere esplicativo
dei primi due.
Deve inoltre essere redatto al termine di ogni esercizio annuale, secondo quanto dispone l'art.
2423c.c., " la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico"
Inoltre vanno allegate al bilancio anche le relazioni degli amministratori, dei sindaci e la
relazione sulla società di revisione, solo però per le società quotate nei mercati regolamentari.
48
- dimostrare a fine esercizio il valore del patrimonio sociale, soprattutto nell'interesse dei creditori
sociali;
- esporre gli utili distribuibili, nell'interesse degli azionisti, indicando il risultato economico
dell'esercizio, e rappresentare la situazione finanziaria della società;
- realizzare un'attività informativa i cui destinatari sono: i soci, i creditori sociali, lo Stato, e i terzi
in genere.
La redazione del bilancio si deve ispirare generalmente ai principi contenuti nell'art. 2423 c.c.
E' l'art. 2423 ter c.c. che indica le regole generali che devono essere rispettate nella redazione dei
documenti che costituiscono il bilancio. I documenti di cui è composto il bilancio sono:
Lo stato patrimoniale
In esso sono contenute le voci sia attive che passive del patrimonio sociale, secondo criteri
quantitativi e qualitativi, nonché la situazione finanziaria nel giorno della chiusura dell'esercizio.
Tali voci sono espressamente previste negli art. 2423ter, 2424, 2424bis, 2433 bis, 2323 bis, 2425,
2426, 2427 c.c., e schematicamente possono essere cosi raggruppate:
attivo: crediti verso soci per versamenti ancora dovuti, con separata indicazione della parte
già richiesta, immobilizzazioni, attivo circolante, ratei e risconti con separata indicazione del
disagio sui prestiti,
passivo: patrimonio netto, fondi per rischi e oneri, trattamento di fine rapporto di lavoro
subordinato, debiti, con separata indicazione, per ciascuna voce, degli importi esigibili oltre
l'esercizio successivo, ratei e risconti, con separata indicazione dell'" aggio" sui prestiti.
Il conto economico
Esso contiene una rappresentazione dinamica dei movimenti del patrimonio nel corso dell'esercizio
e fornisce spiegazioni circa il saldo nello stato patrimoniale.
La struttura adottata è di tipo scalare: essa rende possibile la suddivisione della gestione aziendale
in distinte aree operative, che sono: la gestione caratteristica, extra caratteristica, straordinaria,
finanziaria, le imposte sul reddito.
Le voci del conto profitti e perdite sono previste dall'art. 2425 bis c.c. e sono così raggruppate.
49
La nota integrativa
La nota integrativa ha una duplice funzione: offre le chiavi di lettura dei documenti contabili che
formano il bilancio di esercizio, illustrando i criteri applicati nella valutazione delle voci di bilancio
(art. 2427c.c.); fornisce inoltre informazioni ulteriori rispetto a quelle desumibili da stato
patrimoniale e conto economico, come:
Essa deve rappresentare la situazione della società e l'andamento della gestione, come
espressamente prevede l'art. 2428c.c., e nelle società quotate in borsa, la relazione deve aver
scadenza semestrale.
La formazione del bilancio d'esercizio coinvolge tutti gli organi e deve essere completata entro 4
mesi dalla chiusura dell'esercizio sociale (art. 2364)
b) il collegio sindacale redige una relazione nella quale controlla il progetto di bilancio, illustra
i risultati dell'esercizio sociale e formula proposte in ordine al bilancio ed alla sua
approvazione;
c) questi documenti insieme a delle copie integrali dell'ultimo bilancio delle eventuali società
controllate, devono rimanere depositati nella sede sociale durante i 15 gg. che precedono
l'assemblea;
d) l'assemblea ordinaria delibera sul progetto del bilancio e sulla distribuzione degli utili
e) una copia del bilancio deve essere depositata a cura degli amministratori entro 30 gg.
dall'approvazione presso l'ufficio del registro delle imprese. Nello stesso termine le società
non quotate in borsa devono depositare, l'elenco dei soci riferito alla data di approvazione
del bilancio, al fine dell'iscrizione del registro delle imprese, nonché dei soggetti diversi dai
soci che sono titolari di diritto o beneficiari di vincoli sulle azioni medesime.
50
L'art. 155 del Tuf , sottopone il bilancio delle società quotate in borsa e sugli altri mercati
regolamentati ad un giudizio di conformità alla scritture contabili e agli accertamenti da parte di
una società di revisione iscritta nell'apposito Albo.
Il giudizio della società può essere negativo, in caso di gravi violazioni, senza rilievi, se è
conforme alle norme e non necessita di nessuna motivazione, con rilievi, se necessita di chiarezza e
veridicità. Infine può esservi una dichiarazione di impossibilità a rilasciare un giudizio; in questo
caso bisogna dare immediata comunicazione alla Consob.
Il giudizio positivo o negativo rilasciato dalla società di revisione, non influisce sul potere
dell'assemblea di approvare il bilancio, mentre assume rilievo in relazione all'impugnabilità del
documento ex art. 157 Tuf.
Cause di recesso
• modifica sostanziale dell’oggetto sociale
• trasformazione della società
• trasferimento della sede all’estero
• revoca dello stato di liquidazione
• eliminazione di clausole di recesso previste
• modifica dei criteri di determinazione del valore dell’azione in caso di recesso
• modifiche allo statuto riguardanti diritti di voto
• proroga del termine
• introduzione o rimozione di vincoli alla circolazione dei titoli azionari
• ulteriori cause previste dallo statuto di società che non fanno ricorso al mercato dei capitali
51
Ricordiamo che se la società è contratta a tempo indeterminato il diritto di recesso può essere
esercitato in qualunque momento con un preavviso di almeno sei mesi, salva la possibilità di
prevedere nello statuto un periodo maggiore comunque non superiore all’anno.
Nella fase dello scioglimento, gli amministratori devono convocare l'assemblea per le deliberazioni
concernenti la liquidazione nel termine di 30 gg., non possono intraprendere nuove operazioni: in
caso contrario rispondono illimitatamente e solidalmente.
- redigere il bilancio finale, indicando la parte spettante a ciascuna azionista, redigere l'inventario
insieme agli amministratori, i sindaci a loro volta devono redigere una propria relazione;
- se i fondi sono insufficienti al pagamento dei creditori sociali, i soci sono tenuti al versamento dei
decimi ancora dovuti, e non possono essere ripartiti i beni sociali tra i soci finche non sono pagati
tutti i creditori della società.
I liquidatori sono sottoposti alle regole del mandato e devono agire con la diligenza del mandatario,
art. 1710c.c.
52
Cancellazione ed estinzione della società
Approvato il bilancio finale, i liquidatori devono chiedere la cancellazione della società dal
pubblico registro delle imprese ex art. 2456c.c. I libri della società devono essere depositati e
conservati per dieci anni presso il medesimo ufficio.
Dopo la cancellazione, i creditori sociali rimasti eventualmente insoddisfatti possono sempre agire :
- verso i soci limitatamente alle somme da questi riscosse in base al bilancio finale di liquidazione;
- verso i liquidatori, se il mancato pagamento è dipeso per colpa di questi;
- contro la società, rappresentata in giudizio dai liquidatori in carica al momento della liquidazione.
Ad essa si applicano in quanto compatibili, le norme relative alla s.p.a. (art. 2454c.c.): si
contrappone con ciò alla società in accomandita semplice, la quale è una società in nome collettivo
modificata dalla presenza di uno o più soci accomandanti, responsabili per le obbligazioni sociali
nei limiti della quota conferita.
La denominazione sociale, sotto la quale la società agisce, deve essere costituita dal nome di
almeno uno dei soci accomandatari, con l'indicazione di società in accomandita per azioni (art.
2453c.c.)
non si può essere amministratori senza essere soci accomandatari, né si può essere soci
accomandatari senza essere amministratori, come invece è possibile per l'accomandita semplice
(art. 2318c.c.)
L'atto costitutivo deve indicare le persone dei soci accomandatari (art. 2455c.c.) i quali assumono
di diritto, ossia indipendentemente da una nomina assembleare, la carica di amministratori e la
conservano, senza limiti di tempo, fino a quando l'assemblea non li abbia revocati, con
deliberazione di assemblea straordinaria (art. 2456c.c.) o non abbiano rinunciato alla carica, oppure
abbiano, per qualsiasi ragione (morte, recesso, vendita delle loro azioni) cessato di appartenere
alla società.
53
I nuovi amministratori, destinati a sostituire quelli venuti meno sono nominati dall'assemblea
straordinaria, con l'approvazione individuale degli amministratori rimasti in carica (art. 2457c.c.)
I loro poteri
- un diritto di veto alle modificazioni dell'atto costitutivo che devono essere approvate da tutti i soci
accomandatari, art. 2460c.c;
- un diritto di veto che è loro riconosciuto esplicitamente anche per quella specifica modificazione
dell'atto costitutivo che è la nomina dei nuovi amministratori.
I soci accomandanti
I soci accomandanti sono obbligati nei limiti delle azioni sottoscritte e sono dei veri e propri
azionisti; la loro prestazione si esaurisce con il pagamento della somma conferita in società.
Ad essi si applicano le regole della s.a.s, tranne l'art. 2320c.c.c (divieto di immistione).
La s.r.l. ha in comune con la s.p.a. la norma secondo la quale per le obbligazioni sociali risponde
soltanto la società con il suo patrimonio, ex art. 2462c.c. , ovvero i soci ne rispondono entro i limiti
della somma o del bene conferito.
Perciò questo tipo di società prevede una ripartizione del rischio fra più persone, una limitazione del
rischio all'ammontare del conferimento e una mobilizzazione del capitale, in quanto le quote sono
trasferibili e divisibili.
La differenza principale con la s.p.a la si identifica nel fatto che le quote di partecipazione dei soci
non possono essere rappresentate da azioni, art. 2468c.c.
La sua funzione economica si identifica nella sua capacità di fornire alle imprese sociali di ridotte
dimensioni uno schema societario che permetta di fruire del beneficio della responsabilità limitata.
54
Costituzione (art. 2463)
Il nuovo articolo 2463 del cc., redatto dopo la riforma del diritto societario, contempla la possibilità
di costituzione di una srl mediante contratto o atto unilaterale, purchè redatto per atto pubblico da
depositarsi entro dieci giorni presso l’ufficio del registro delle imprese a cura del notaio. L’atto
costitutivo dovrà contenere, oltre ai dati relativi all’identificazione dei soci, della società ecc.. le
norme relative al funzionamento della società, indicando quelle concernenti l’amministrazione, la
rappresentanza, e la ripartizione di competenze tra soci e amministratori. Da ciò deriva che nelle srl
atto costitutivo e statuto possano essere inclusi in un unico atto. Inoltre sarà possibile anche
contrarre società a tempo indeterminato pur prevedendo specifiche tutele in tema di recesso dei
soci.
Si applicano le stesse norme della s.p.a. per quanto riguarda:
- la sottoscrizione integrale dell'atto costitutivo, i conferimenti dei soci, il versamento del 25% dei
conferimenti, la stima dei conferimenti, il deposito dell'atto costitutivo presso l'ufficio del
registro delle imprese.
1) al momento della sottoscrizione dell’atto costitutivo dovrà essere versato presso una banca
almeno il 25% dei conferimenti in denaro (al minimo 2.500 euro), mentre nel caso di
costituzione attraverso atto unilaterale dovrà essere versato integralmente il capitale;
2) il versamento potrà essere sostituito dalla stipula di una polizza di assicurazione o di una
fideiussione bancaria (il socio potrà comunque sostituire in ogni momento tali documenti
con denaro);
3) tutti gli elementi dell’attivo patrimoniale suscettibili di valutazione possono costituire
oggetto di conferimento. Fra i conferimenti potranno quindi essere ricompresi obblighi
assunti dal socio aventi ad oggetto la prestazione d’opera o di servizi a favore della società
(conferimenti finora ammessi solo nelle società personali); tuttavia tali conferimenti
dovranno essere garantiti per l’intero valore ad essi assegnato mediante la prestazione di una
polizza o una fideiussione bancaria.
Ai sensi del nuovo articolo 2465, inoltre, chi conferisce beni in natura o crediti deve presentare la
relazione giurata di un esperto iscritto nell’albo dei revisori contabili o di una società di revisione.
L’obbligo di relazione giurata sussiste anche quando la società, entro il biennio successivo al
momento di iscrizione nel registro delle imprese acquisti per un corrispettivo superiore al 1/10 del
capitale sociale beni o crediti da soci fondatori e da amministratori.
Nel caso di mancata esecuzione dei conferimenti, gli amministratori diffidano il socio moroso ad
adempiere entro 30 giorni, oltre i quali, se non ritenuta utile l’azione di esecuzione forzata, gli stessi
potranno vendere le quote agli altri soci in proporzione, oppure la quota dovrà essere venduta
all’incanto. Il capitale dovrà essere ridotto se la vendita non può essere effettuata.
55
Il finanziamento dei soci (art. 2467)
Nel nuovo Cod. Civ. è stato poi introdotto l’art. 2467 in materia di finanziamento dei soci.
Il rimborso del finanziamento dei soci a favore della società è postergato rispetto alla soddisfazione
degli altri creditori e se avvenuto nell’anno precedente alla dichiarazione di fallimento della società
deve essere restituito. Per finanziamenti dei soci si intendono quelli in qualsiasi forma effettuai
concessi in un momento in cui, anche in considerazione del tipo di attività esercitata dalla società,
risulta un eccessivo squilibrio dell’indebitamento rispetto al patrimonio netto oppure in una
situazione finanziaria della società in cui sarebbe stato ragionevole un conferimento
La s.r.l. unipersonale
Questo tipo di società è stato introdotto dal D.lgs 3 marzo 1993 n. 88, che ha reso possibile ad un
imprenditore, di svolgere un'attività economica limitando la sua responsabilità a una parte del
proprio patrimonio, usando lo schema societario.
L’art. 2462 del c.c. dispone che in caso di insolvenza della società, per le obbligazioni sociali sorte
nel periodo in cui l'intera partecipazione è appartenuta ad una sola persona, questa risponde
illimitatamente quando i conferimenti non siano stati effettuati secondo quanto previsto
dall'articolo 2464, o fin quando non sia stata attuata la pubblicità prescritta dall'articolo 2470.
- la necessità di menzionare l'esistenza del socio unico negli atti e nella corrispondenza;
- per le operazioni e gli atti compiuti in nome della società prima della sua iscrizione non sono
responsabili solo coloro che hanno agito in solido, ma anche i fondatori;
- deve essere depositata una dichiarazione contenente le generalità del socio unico dagli
amministratori al fine dell'iscrizione;
- nell'atto della costituzione della società il capitale deve essere interamente versato e tutti i
contratti e le operazioni riguardanti il socio unico devono essere trascritti nel libro delle adunanze
del consiglio di amministrazione, infine delle obbligazioni sociali risponde la società con il suo
patrimonio.
Il nuovo articolo 2469, invece, dopo avere ribadito la piena trasferibilità delle quote sia per atti tra
vivi che “mortis causa” prevede anche la possibilità di blocco di tale trasferibilità per specifica
disposizione dell’atto costitutivo. In questi casi, tuttavia, il socio e i suoi eredi possono esercitare il
diritto di recesso.
56
Il trasferimento delle quote deve avvenire con sottoscrizione autenticata: il notaio ha l'obbligo di
depositare l'atto entro 30gg. presso l'ufficio del registro delle imprese dove è iscritta la società;
l'iscrizione del trasferimento nel libro dei soci ha luogo nei 30 gg da tale deposito (art. 2470c.c.).
Infine i creditori particolari possono espropriare la quota con la conseguenza che questa venga
sottoposta a vendita forzata o assegnata al creditore procedente.
Gli obblighi dei soci sono analoghi a quelli della s.p.a., l'unica eccezione è rappresentata dall'art.
2466c.c. che considera la mora del socio nel versamento dei conferimenti.
L’atto costitutivo può prevedere infine specifiche ipotesi di esclusione del socio per giusta causa
(art.2473 bis c.c.).
1) l’atto costitutivo potrà prevedere che l’amministrazione sia conferita ai singoli membri
congiuntamente o disgiuntamente (principio nuovo);
2) qualora sia costituito un cda l’atto costitutivo potrà prevedere che le decisioni siano adottate
mediante consultazione scritta o sulla base di consenso espresso per iscritto (si tratta di una
novità rilevante, perché in futuro, previo eventuale consulto telefonico, sarà possibile inviare
una proposta gestionale o organizzativa via fax o email da un componente dell’organo agli
altri, i quali potranno rispondere con gli stessi mezzi ratificando la decisione ma senza
necessità di una vera riunione).
Per quanto attiene, invece, i poteri degli amministratori la riforma non ha introdotto rilevanti
cambiamenti: tuttavia è stato previsto che l’atto costitutivo possa attribuire agli amministratori la
facoltà di aumentare il capitale sociale o di emettere titoli di debito (novità, quest’ultima,
significativa).
Si ricorda infine che ad ogni socio è riconosciuto il diritto di ottenere notizie dagli amministratori in
merito allo svolgimento degli affari sociali e di procedere a una diretta ispezione dei libri sociali e
dei documenti concernenti l’amministrazione della società. L’azione di responsabilità contro gli
amministratori è promossa da ciascun socio il quale può altresì chiedere in caso di gravi irregolarità
nella gestione della società, che sia adottato provvedimento cautelare di revoca degli amministratori
medesimi.
1) in primo luogo il controllo del socio potrà avvalersi a riguardo anche di un consulente di
fiducia;
2) il controllo dei soci potrà estendersi non solo ai libri sociali ma anche alla documentazione.
Per quanto attiene, invece, il controllo dei conti con l’articolo 2477 si è sostanzialmente conservata
la normativa precedente, secondo la quale è obbligatoria la nomina del collegio sindacale quando il
58
capitale non è inferiore a quello minimo previsto per le Spa oppure quando vengono superati
determinati limiti dimensionali.
In caso di mancanza del collegio sindacale, il controllo della gestione sociale si trasforma in potere
del singolo socio e questi può chiedere notizie agli amministratori, consultare libri e far eseguire la
revisione della gestione sociale.
- l'assemblea è convocata per lettera raccomandata visto il numero limitato di soci; ciascun socio
dispone di un voto che vale in misura proporzionale alla sua partecipazione; le maggioranze
richieste sono più elevate che nella s.p.a.; non esiste distinzione tra prima e seconda convocazione.
Anche le assemblee dei soci potranno essere surrogate da decisioni dei soci adottate mediante
consultazione scritta o sulla base del consenso espresso per iscritto con le modalità descritte per
l’organo decisorio (vedi sopra). In alcuni casi, però, il metodo in questione non potrà comunque
essere applicato e si dovrà ricorrere alla tradizionale assemblea.
Molto interessanti sono invece le novità in materia di quorum decisionali, che si differenziano a
secondo che vi sia decisione dei soci o delibera dell’assemblea:
a) Nel caso di decisione dei soci l’articolo 2479 prevede che le stesse siano prese con il voto
favorevole della maggioranza dei votanti che rappresentano almeno la metà del capitale
sociale;
b) Nel caso di decisioni assembleari, invece, l’organo si intenderà regolarmente costituito con
la presenza di tanti soci che rappresentino la metà del capitale sociale e delibera a
maggioranza assoluta dei presenti. Per le modifiche dell’atto costitutivo o per il compimento
di operazioni che comportino una sostanziale modificazione dell’oggetto sociale la
deliberazione necessita del voto favorevole di almeno metà del capitale sociale;
c) Viene infine abolita la distinzione fra assemblea ordinaria e straordinaria per ciò che
concerne i quorum deliberativi; le decisioni ad oggi demandate all’assemblea straordinaria
saranno adottate con il voto favorevole della maggioranza del capitale sociale e non più con
i due terzi.
59
NOZIONI DI DIRITTO TRIBUTARIO
In queste parte della dispensa si affrontano i principali temi in materia di diritto tributario. Si tenga
presente che, generalmente, le domande delle commissioni orali sulla fiscalità riguardano,
essenzialmente, la tassazione delle attività finanziarie in capo a persone fisiche1. In particolare
occorre sapere come vengono tassati i piccoli risparmiatori quando comprano e vendono strumenti
finanziari quali azioni, obbligazioni, titoli di stato, fondi comuni di investimento ecc.. Si consideri,
peraltro, che la normativa in materia fa riferimento, in principal modo, al D.lgs 21-11-1997, n. 461
in vigore dal 1° luglio 1998 che ha riformulato l'intero impianto normativo della tassazione delle
attività finanziarie, ma che è stato successivamente modificato ed integrato nel corso del tempo.
Inoltre, il testo di legge principale in tema di diritto tributario è sicuramente il Testo Unico delle
Imposte sui Redditi (TUIR): si tratta di una legge soggetta a continue modifiche, in quanto ogni
anno, a secondo delle Leggi finanziarie introdotte dai governi, molti articoli del TUIR vengono
cambiati. E’ buona cosa, dunque, avere a disposizione un TUIR aggiornato!!
Nozioni generali
La prima fonte del diritto tributario è senza dubbio la Costituzione e in special modo l'art. 23 che
espressamente dichiara: "nessuna prestazione patrimoniale o personale può essere imposta se non in
base alla legge". Si fa esplicito riferimento, cioè, al principio di legalità prevedendo che solo in
base a specifiche norme di legge si possono applicare imposte ai cittadini.
Ancora più importante l'art. 53, che individua un fondamentale dovere di solidarietà stabilendo che..
"tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in base alla capacità contributiva e che il sistema
tributario è informato a criteri di progressività":
1
Non possiamo tuttavia escludere totalmente che vengano richieste nozioni più generalizzate sul diritto tributario!!!
Purtroppo l’orale presenta sempre una qualche incertezza.
60
Sono tre gli aspetti fondamentali dell’articolo 53 su cui occorre porre attenzione
• Il termine tutti, che fa riferimento non solo ai cittadini italiani ma anche agli stranieri, e agli
apolidi che operano sul territorio dello Stato. Si tenga inoltre presente che i cittadini italiani
sono tassati su tutti i redditi prodotti, anche quelli prodotti all’estero!!2
• Il termine capacità contributiva
• Il concetto di progressività
La capacità contributiva
Nella elaborazione che ne ha fatto la giurisprudenza costituzionale, la capacità contributiva va
intesa come una manifestazione determinata di ricchezza, comprensiva di reddito, patrimonio,
consumo e trasferimento, che costituisce la giustificazione, la causa, del prelievo tributario e ne
contiene la misura, nel senso che l'entità del tributo deve essere una parte (aliquota) di essa. In altre
parole la capacità contributiva è data sia dal fatto che una persona produce dei redditi (di varia
natura, come diremo oltre), sia dal fatto che una persona possieda un patrimonio, ovvero consumi la
ricchezza a sua disposizione, ovvero la trasferisca: basti pensare che esistono imposte su beni
patrimoniali (ad esempio la casa), ovvero imposte sul consumo (l’imposta sul valore aggiunto,
IVA), o ancora imposte applicate su trasferimenti di ricchezza quali la successione.
• ad importo fisso
• proporzionale alla reddito prodotto
• progressiva rispetto al reddito prodotto
I tipi di progressività
Il criterio della progressività (ossia, in parole semplici, far pagare più tasse a chi ha più soldi) si può
raggiungere in diversi modi. In particolare si può avere:
- Progressività per scaglioni: è il modo più tradizionale per garantire la progressività. In pratica
per ogni classe di reddito imponibile è prevista un'aliquota che si applica solo allo scaglione
2
E’ il cosiddetto principio della world wide taxation, ossia se sono un italiano ma ottengo dei redditi in Giappone, ad
esempio, sono comunque tassato in Italia.
61
compreso in quella classe. Man mano che si passa a scaglioni di reddito più alti l’aliquota
applicata aumenta.
Si noti che gli scaglioni di reddito, e le aliquote ad essi applicate, possono variare di anno in anno a
secondo delle decisioni prese dai governi in carica. Il precedente governo (Governo Berlusconi, per
intenderci), aveva previsto di arrivare, a regime, a tre scaglioni di reddito e a tre aliquote. L’attuale
governo (governo Prodi), ha preferito ritornare ai classici cinque scaglioni di reddito che sono oggi
previsti dall’articolo 11 del TUIR. Si ha dunque la seguente situazione.
“L’imposta lorda è determinata applicando al reddito complessivo, al netto degli oneri deducibili
indicati nell’articolo 10 del Tuir, le seguenti aliquote per scaglioni di reddito:
Ricapitolando:
3
Si noti, peraltro, che il precedente governo aveva puntato soprattutto sulla progressività per deduzione, mentre
l’attuale governo ha preferito insistere soprattutto sulle detrazioni.
62
L'IMPOSTA è definibile come il prelievo coattivo di ricchezza a carico dei cittadini al fine di
soddisfare un interesse generale. L'imposta è cioè un dovere consistente nel concorrere alle spese
pubbliche generali in ragione della propria capacità contributiva.
Più specificatamente l'imposta è una parte, detta aliquota, di una somma definita, detta imponibile,
che un soggetto passivo, il contribuente, deve corrispondere ad un ente pubblico, soggetto attivo,
al verificarsi di una determinata situazione di fatto, il presupposto.
• dirette, quando colpiscono la capacità contributiva nella sua immediatezza (ad esempio l’Irpef);
• indirette, quando, come indice rilevatore di una capacità contributiva, si usa una manifestazione
indiretta di questa, come può essere il trasferimento del bene (ad esempio IVA).
LA TASSA è invece il corrispettivo di talune attività dello Stato che riguardano il singolo
contribuente, sicché la giustificazione di essa viene ravvisata nella utilità che il singolo ricava da
un'attività dell'ente pubblico che lo riguardi. La tassa dunque è il corrispettivo di uno specifico
servizio di cui il cittadino usufruisce
IL TRIBUTO è invece richiesto a quei soggetti che traggono vantaggio dalla realizzazione di opere
o dalla fornitura di servizi di utilità generale
Notate che si parla di possesso di redditi, ossia possibilità di fruire del reddito (che deve
materializzarsi in denaro o natura). Possesso e non per forza produzione di redditi (ad esempio i
redditi fondiari, di cui oltre, si basano sul semplice possesso di alcuni beni quali terreni e fabbricati,
anche se non sono dati in affitto). Inoltre è importante considerare che i redditi di una persona fisica
sono tutti ricompresi in una delle specifiche categorie stabilite dall’articolo 6.
63
L'IRPEF dunque si applica a tutte le persone fisiche, residenti e non residenti.
“Si considerano residenti le persone che per la maggior parte del periodo d’imposta (183
giorni) sono iscritte nelle anagrafi della popolazione residente o hanno nel territorio dello
stato il domicilio o la residenza ai sensi del codice civile.
“Si considerano altresì residenti, salvo prova contraria, i cittadini italiani cancellati dalle
anagrafi della popolazione residente ed emigrati in stati o territori aventi un regime fiscale
privilegiato”
Si noti, dunque, che per non essere residente non basta cancellarsi dall’anagrafe!!! Se infatti emigro
in un paese a fiscalità privilegiata (cosiddetti paradisi fiscali o paesi della Black List) vengo
considerato comunque residente, e tassato in Italia, a meno che non dimostri il contrario, cioè non
dimostri di essermi effettivamente staccato dall’Italia (ma sono io che devo dimostrarlo, non il
fisco!!!)
Si noti la distinzione. Per i residenti si considerano tutti i redditi posseduti. Per i non residenti solo
quelli prodotti nel territorio dello stato. Per i soggetti residenti vige quindi un principio di
"attrazione" per cui sono imponibili in Italia i redditi ovunque prodotti con il riconoscimento, a
determinate condizioni, di un credito d'imposta per le eventuali imposte pagate in via definitiva
all'estero.
64
Sono tuttavia esclusi dalla base imponibile i redditi soggetti a tassazione separata, indicati
dall'art. 17 del TUIR. Attenzione. Si tratta di una precisazione importante, perché alcuni redditi
derivanti dal possesso di strumenti finanziari sono appunto indicati in dichiarazione ma soggetti a
tassazione separata, ossia non vanno ad accrescere l’imponibile come si dice in gergo!!
Un altro concetto importante riguarda invece i redditi soggetti ad imposta sostitutiva che,
anch’essi, non formano imponibile. La sostituzione di imposta può essere vista sotto due aspetti:
Oggettiva crea i cosiddetti ‘regimi sostitutivi’, in cui cioè una data fattispecie reddituale viene
sottoposta, in via derogatoria, ad un regime fiscale diverso da quello ordinario (ovvero
dichiarazione e tassazione progressiva a scaglioni). In pratica significa che alcuni redditi non
rientrano negli scaglioni di cui abbiamo detto sopra;
Soggettiva si manifesta qualora l’obbligazione tributaria (o altri debiti tributari) sono posti a
carico di un soggetto (SOSTITUTO D’IMPOSTA) diverso da colui che realizza il presupposto. La
sostituzione soggettiva si può presentare sia come ‘sostituzione a titolo d’imposta’ sia come
‘sostituzione a titolo d’acconto’. In pratica significa che per alcuni redditi non è il contribuente che
paga le imposte, ma un terzo soggetto che agisce da sostituto4.
Attenzione. In generale i redditi derivanti dal possesso di strumenti finanziari sono soggetti ad
imposizione sostitutiva
- redditi fondiari,
- di capitale,
- di lavoro dipendente,
- di lavoro autonomo,
- di impresa,
- redditi diversi.
Tutti i redditi qui elencati, vengono sommati algebricamente, dando luogo al reddito complessivo
lordo; da tale reddito vanno poi detratti gli oneri deducibili, per ottenere il reddito complessivo
4
Il SOSTITUTO è, di solito, una società che corrisponde redditi da capitale o da lavoro: egli, nel caso di applicazione di
ritenute a titolo d’imposta, è debitore unico verso il fisco. Tra fisco e sostituito, invece, non vi è alcun rapporto:
quest’ultimo non deve neppure dichiarare i redditi. In caso di sostituzione a titolo d’acconto il sostituto non è debitore in
luogo del soggetto che sarebbe obbligato secondo i criteri generali della soggettività passiva dell’obbligazione, ma è
soggetto passivo di un obbligo di versamento al quale non è riferibile alcuna idea di sostituzione.
65
netto. A tale reddito si applicano le aliquote progressive a scaglioni previste dall'art. 11 del TUIR,
ottenendo così l'imposta lorda, alla quale si applicheranno le detrazioni d'imposta previste per
giungere all’imposta netta. La somma così determinata costituisce l'oggetto dell'obbligazione
tributaria, dovuta da ogni soggetto in rapporto alla propria situazione. Una volta ottenuta l'imposta
netta, viene detratto l'importo dei crediti d'imposta spettanti al contribuente e le ritenute
d'acconto effettuate dai sostituti d'imposta a suo carico, che riguardano i redditi da lavoro
dipendente, da lavoro autonomo e altre ritenute. Vige il principio dell'autotassazione, cioè è lo
stesso contribuente che determina l'imposta e provvederà a versarla.
Vediamo ora in cosa consistono le categorie di redditi previste dall’articolo 6 del Tuir. Si tenga
subito presente che i redditi derivanti dal possesso di attività finanziarie, di cui diremo oltre,
rientrano o tra i redditi di capitale, o tra i redditi diversi
Si tratta essenzialmente di redditi di natura immobiliare derivanti dal possesso (a titolo di proprietà,
enfiteusi, usufrutto o altro diritto reale) di terreni o fabbricati:
1) Redditi dominicali: sono costituiti dalla parte dominicale del reddito medio ordinario
ritraibile dai terreni attraverso l'esercizio delle attività agricole ;
2) Redditi agrari: sono costituiti dalla parte del reddito medio ordinario dei terreni imputabile
al capitale d'esercizio e al lavoro di organizzazione impiegati, nei limiti della potenzialità del
terreno, nell'esercizio di attività agricole su di esso;
3) Redditi dei fabbricati: rappresentano la parte del reddito medio ordinario ritraibile da
ciascuna unità immobiliare urbana. Per unità immobiliare urbana si intende ogni fabbricato
o altra costruzione stabile o loro porzione suscettibile di reddito autonomo.
66
Redditi di capitale (Art. 44 TUIR)
Diversamente dal caso dei redditi fondiari, il TUIR non propone alcuna definizione generica di
reddito da capitale procedendo, invece, ad una definizione puntuale delle singole fattispecie. Tale
scelta è motivata dal fatto che in questa categoria reddituale rientra essenzialmente ogni provento
derivante dall’impiego di denaro per finalità di risparmio o in ottica d’investimento (non effettuato
nell’esercizio di un’attività d’impresa).
- gli interessi e altri proventi derivanti da mutui, depositi, obbligazioni e titoli similari, le
rendite perpetue e le prestazioni annue perpetue , il pegno l'ipoteca la fideiussione ecc., gli utili
derivanti da contratti di associazione in partecipazione, dalla partecipazione in società o in enti
soggetti all'IRPEG, gli utili corrisposti ai mandanti e fiduciari dalle società ed enti che hanno
per oggetto la gestione patrimoniale di denaro o beni affidati da terzi,
- i proventi derivanti da contratti di riporto e pronti contro termine, derivanti dal mutuo di titoli
garantito, redditi dei capitali corrisposti in dipendenza di contratti di assicurazione e gli interessi
derivanti dall'impiego di capitale, esclusi quelli realizzati in dipendenza di un evento incerto.
- Interessi e altri proventi di obbligazioni e titoli similari, di altri titoli diversi sa azioni, di
certificati di massa
- Rendite perpetue e prestazioni annue perpetue
- Utili derivanti dalla partecipazione in società
- I proventi derivanti dalla gestione, nell’interesse collettivo di pluralità di soggetti, di masse
patrimoniali costituite con somme di denaro e beni affidati a terzi o provenienti dai
relativi investimenti; - i proventi derivanti da riporti e pronti contro termine su titoli e
valute
- Redditi compresi nei capitali corrisposti in dipendenza di contratti di assicurazione sulla
vita e di capitalizzazione ……..
Il reddito di lavoro dipendente è costituito da tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo
percepiti nel periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di
lavoro.
Sono redditi di lavoro autonomo quelli che derivano dall'esercizio di arti e professioni. Per esercizio
di arti e professioni si intende l'esercizio per professione abituale, ancorché non esclusiva, di attività
di lavoro autonomo che non determinano reddito d’impresa. Tali attività possono essere svolte
anche da associazioni senza personalità giuridica costituite fra persone fisiche.
67
- le partecipazioni agli utili spettanti ai promotori e ai soci fondatori di società per azioni, in
accomandita per azioni e a responsabilità limitata;
- etc…
Attenzione
Come gli agenti e rappresentanti di commercio e assicuratori, i promotori iscritti al relativo albo
svolgono un’attività oggettivamente d’impresa (R.M. 11/11/1995, n. 267).
La categoria dei redditi diversi comprende diverse fattispecie. A titolo puramente esemplificativo si
propone una riaggregazione il più possibile omogenea delle varie voci che sono richiamate dall’art.
67 del TUIR:
• i redditi che non costituiscono i redditi di capitale, se sono conseguiti nell'esercizio di arti e
professioni, di imprese commerciali o di società di persone, o se non sono conseguiti in
relazione alla qualità di lavoro dipendente;
• le plusvalenze da lottizzazione terreni;
• le plusvalenze derivanti dalla cessione a titolo oneroso di immobili;
• le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni qualificate e non;
• i redditi derivanti dalla cessione di strumenti derivati……
c-bis) le plusvalenze, diverse da quelle imponibili ai sensi della lettera c), realizzate
mediante cessione a titolo oneroso di azioni e di ogni altra partecipazione al capitale o al patrimonio
di:
- s.s., s.n.c., s.a.s. residenti;
- le società per azioni e in accomandita per azioni, le società a responsabilità limitata, le società
cooperative e le società di mutua assicurazione residenti nel territorio dello Stato;
68
- gli enti pubblici e privati, diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato, che hanno per
oggetto esclusivo o principale l'esercizio di attività commerciali;
- gli enti pubblici e privati, diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato, che non hanno
per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di attività commerciali;
- le società e gli enti di ogni tipo, con o senza personalità giuridica, non residenti nel territorio
dello Stato;
nonché di diritti o titoli attraverso cui possono essere acquisite le predette partecipazioni;
c-ter) le plusvalenze, diverse da quelle di cui alle lettere c) e c-bis), realizzate mediante
cessione a titolo oneroso ovvero rimborso di titoli non rappresentativi di merci, di certificati di
massa, di valute estere, oggetto di cessione a termine o rivenienti da depositi o conti correnti, di
metalli preziosi, sempre ché siano allo stato grezzo o monetato, e di quote di partecipazione ad
organismi d'investimento collettivo. Agli effetti dell'applicazione della presente lettera si considera
cessione a titolo oneroso anche il prelievo delle valute estere dal deposito o conto corrente;
Importante
Mentre l’art. 44 TUIR riferito ai redditi da capitale stabilisce che gli eventuali proventi non
ammettono alcun tipo di deduzione, la regola generale in relazione ai redditi diversi di natura
finanziaria (Art. 68 TUIR) prevede che, nella individuazione dei medesimi, si debba tenere conto
anche delle minusvalenze e degli altri differenziali negativi scaturenti dalle operazioni che hanno
generato i redditi stessi.
69
Certi nel quando sono percepiti (scadenza o cedola periodica)
A volte certi (interessi) a volte incerti (dividendi) nel loro ammontare
Collegati al passare del tempo
In altri termini i redditi di capitale derivano dal semplice fatto che una persona compra uno
strumento finanziario e lascia trascorrere il tempo!! I redditi di capitale derivano in automatico.
In altri termini i redditi diversi sono le plusvalenze che si possono realizzare comprando e vendendo
strumenti finanziari. In pratica si hanno quando c’è una transazione sul mercato, quando si
determina un prezzo.
Si noti, peraltro, che l’innovazione finanziaria, e l’apertura dei mercati a strumenti provenienti
dall’estero, ha recentemente portato alla creazione e alla diffusione di strumenti finanziari ibridi,
cioè a meta strada tra obbligazioni e azioni. Da un punto di vista fiscale è importante dunque sapere
come vengono definiti i cosiddetti titoli similari alle obbligazioni e i titoli similari alle obbligazioni,
e cioè….
i titoli e gli strumenti finanziari la cui remunerazione è costituita totalmente dalla partecipazione ai
risultati economici della società emittente o di altre società appartenenti allo stesso gruppo o
dell’affare in relazione al quale i titoli e gli strumenti finanziari sono stati emessi. Le partecipazioni
al capitale o al patrimonio delle società e degli enti non residenti nel territorio dello Stato,
rappresentate e non rappresentate da titoli, si considerano similari alle azioni a condizione che la
relativa remunerazione sia totalmente indeducibile nella determinazione del reddito nello Stato
estero di residenza del soggetto emittente; a tal fine la indeducibilità deve risultare da una
dichiarazione dell’emittente stesso o da altri elementi certi e precisi.
i buoni fruttiferi emessi da società esercenti la vendita a rate di autoveicoli; i titoli di massa che
contengono l'obbligazione incondizionata di pagare alla scadenza una somma non inferiore a quella
in essi indicata, con o senza la corresponsione di proventi periodici, e che non attribuiscono ai
possessori alcun diritto di partecipazione diretta o indiretta alla gestione dell'impresa emittente o
dell'affare in relazione al quale siano stati emessi, né di controllo sulla gestione stessa.
70
Interessi
L’art. 44 TUIR individua tra le fattispecie reddituali:
a) gli interessi e altri proventi derivanti da mutui, depositi e conti correnti;
b) gli interessi e gli altri proventi delle obbligazioni e titoli similari, degli altri titoli diversi
dalle azioni e titoli similari, nonché dei certificati di massa…
La modalità di tassazione applicata ai proventi corrisposta sotto forma di interessi risulta influenzata
da tre elementi:
- soggetto emittente;
- soggetto percettore;
- tipologia e durata dello strumento.
Regime impositivo
Soggetto Soggetto Sostituto
emittente percettore d’imposta
Durata < 18 mesi Durata > 18 mesi
Intermediario
Imposta Imposta
NETTISTA intervenuto nella
sostitutiva 27% sostitutiva 12,5%
GRANDE riscossione
EMITTENTE
Ritenuta Ritenuta
NETTISTA Emittente
NO d’imposta 27% d’imposta 12,5%
GRANDE
EMITTENTE
71
All’atto pratico, in modo molto semplificato, sono considerate ‘nettiste’ tutte le persone fisiche che
non agiscono in ottica d’impresa, mentre sono considerate ‘lordiste’ le società commerciali e tutti
gli esercenti attività d’impresa.
In base a quanto stabilito dal D. Lgs. 239/96 possiamo definire ‘GRANDI EMITTENTI’ i seguenti
soggetti giuridici:
1) banche;
2) società per azioni con azioni negoziate in mercati regolamentati italiani;
3) enti pubblici economici trasformati in S.p.A. in base a disposizione di legge;
4) enti territoriali;
5) Stato.
- del 12,5% se il titolo presenta durata ≥ 18 mesi e tasso non superiore al tasso di riferimento
aumentato di 2/3;
- del 27% se il titolo presenta durata < 18 mesi e/o tasso superiore al limite di cui sopra
Attenzione
I Titoli di Stato sono sempre soggetti ad un’aliquota del 12,5% indipendentemente dalla scadenza.
Qualora non ricorrano i presupposti per l’individuazione di un ‘grande emittente’ viene applicato
l’art. 26 del D.p.r. 600/73. Esso prevede un regime di ritenute alla fonte liquidante dall’emittente
all’atto del pagamento dei proventi ai legittimi destinatari.
Infine, le ritenute sono a titolo d’imposta (cioè non richiedono conguaglio) qualora il percettore
appartenga alla categoria dei ‘NETTASTI’, mentre sono a titolo d’acconto qualora i proventi
vengano incassati da un ‘LORDISTA’ (cioè il percettore dovrà versare l’eventuale maggiore
imposta risultante dai calcoli effettuati in sede di dichiarazione).
Riportiamo di seguito una piccola tabella con le indicazioni sulla tassazione degli interessi derivanti
dai principali strumenti finanziari
72
Strumento di investimento Tipologia di Aliquota
provento
Conti correnti bancari e postali, depositi a risparmio, certificati di deposito Interessi 27%
Titoli di Stato ed equiparati e buoni postali fruttiferi Interessi 12,5%
Cedole
Obbligazioni con durata inferiore ai 18 mesi Interessi 27%
Cedole
Obbligazioni emesse da banche ed istituiti di credito, enti di partecipazione Interessi 12,5%
statale con durata pari o superiore a 18 mesi Cedole
Obbligazioni emesse da imprese private con durata pari o superiore a 18 Interessi 12,5%
mesi cedole
Sempre in relazione agli interessi è bene ricordare che il D.Lgs.18/04/2005 N.84 ha dato attuazione
in Italia alla Direttiva 2003/48/CE del 3 giugno 2003 in materia di tassazione dei redditi da
risparmio sotto forma di pagamenti di interessi. Le nuove disposizioni si applicano dal 1° luglio
2005. Finalità della Direttiva è permettere che i redditi da risparmio sotto forma di pagamenti di
interessi corrisposti in uno Stato membro a persone fisiche che siano effettive beneficiarie degli
stessi, residenti ai fini fiscali in un altro Stato membro, vengano assoggettati ad imposizione
secondo la legislazione interna di quest'ultimo Stato membro.
La finalità della Direttiva viene realizzata attraverso uno scambio di informazioni automatico tra le
Amministrazioni fiscali degli Stati membri. Belgio, Lussemburgo ed Austria (e, tra i Paesi extra
UE, la Svizzera) hanno la possibilità di applicare, per un periodo transitorio, in luogo dello scambio
di informazioni, una ritenuta sui redditi da risparmio indicati dalla direttiva.
• per i primi 3 anni nella misura del 15%;
• per i successivi 3 anni nella misura del 20%;
• per gli anni a seguire nella misura del 35%;
E’ stato, inoltre, concordato che tali Stati membri trasferiranno il 75% delle entrate percepite a titolo
di ritenuta allo Stato di residenza dell’investitore.
Sotto il profilo oggettivo la Direttiva riguarda solo il pagamento di interessi nelle varie forme
possibili (da conti bancari, da obbligazioni ecc.). Sotto il profilo soggettivo riguarda solo il
pagamento di interessi a persone fisiche, effettive beneficiarie degli interessi, residenti in Stati della
Unione Europea. Lo scambio di informazioni viene realizzato attraverso obblighi di comunicazione
da parte del soggetto che effettua il pagamento degli interessi (c.d. "agente pagatore") alla
Amministrazione Finanziaria del proprio Stato che a sua volta li comunica all'Amministrazione
Finanziaria dello Stato di residenza fiscale dell'effettivo beneficiario.
73
Dividendi
Lo svolgimento di una qualsiasi attività produttiva raramente è possibile individualmente. Si dà vita
così a forme di aggregazione economica che possono scaturire nella creazione di società in cui più
soggetti collaborano al fine di raggiungere un obiettivo comune.
Quando l’attività svolta risulta proficua si crea, in aggregato, un plusvalore che di norma viene
chiamato utile. Tuttavia, i partecipanti alla società non hanno un diritto autonomo su tale plusvalore,
almeno fino a quando esso non viene imputato, secondo criteri prestabiliti, ai soggetti che hanno
partecipato all’attività produttiva (ad esempio, fornendo i capitali necessari). A ripartizione
avvenuta, i soci risultano titolari di proventi che vengono chiamati ‘dividendi’.
a) le società per azioni e in accomandita per azioni, le società a responsabilità limitata, le società
cooperative e le società di mutua assicurazione residenti nel territorio dello Stato;
b) gli enti pubblici e privati diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato, che hanno
per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di attività commerciali;
c) gli enti pubblici e privati diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato, che non
hanno per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di attività commerciali;
d) le società e gli enti di ogni tipo, con o senza personalità giuridica, non residenti nel territorio
dello Stato.
La base imponibile dell’IRES è rappresentata dal reddito complessivo netto mentre l’aliquota è
unica ed è pari al 33% .
Con l’IRES sono stati introdotti nel TUIR anche nuovi istituti quali:
- art. 87: l’esclusione dalla base imponibile delle plusvalenze realizzate su cessioni di
partecipazioni (cosiddette “participation exemption”) in società (con o senza personalità
giuridica, residenti o non residenti);
- art. 98: la previsione di norme finalizzate a contrasto della sottocapitalizzazione delle
imprese (cosiddetta “thin capitalization”);
- artt. 115 e 116: l’opzione per la “tassazione per trasparenza” in capo ai soci del reddito
prodotto dalle società di capitali a ristretta base azionaria;
- artt. 117-142: la tassazione consolidata a livello di gruppo (consolidato nazionale o
mondiale).
Ma torniamo alla tassazione: nel momento in cui i redditi prodotti dalla società (e tassati come tali
mediante l’IRES) vengono distribuiti ai soci si viene a creare per il percettore un secondo
74
presupposto d’imposta, ovvero si verifica il realizzo di un reddito di capitale e in quanto tale
sottoposto a prelievo a norma dell’art. 44 TUIR.
Doppia imposizione economica si ha quando un soggetto viene tassato due volte al verificarsi di
due presupposti d’imposta diversi ma economicamente coincidenti.
Esempio: Quando una S.p.A. produce un utile viene tassata mediante l’applicazione dell’IRES.
Quel medesimo utile, una volta distribuito concorre a formare reddito imponibile per il percettore, il
quale, come già visto, dovrebbe essere tassato a norma dell’art. 44 TUIR. I due presupposti
d’imposta sono diversi (reddito d’impresa reddito da capitale) ma l’attività produttiva da cui
deriva il reddito è la medesima.
Doppia imposizione giuridica si ha quando un soggetto viene tassato due volte al verificarsi del
medesimo presupposto d’imposta.
Esempio: Il TUIR prevede che vengano sottoposti a tassazione in Italia tutti i residenti, per i redditi
ovunque prodotti, e i non residenti, per i redditi prodotti in Italia. Supponiamo che il medesimo
sistema impositivo sia applicato anche in un altro stato (Francia). Se un italiano (cioè con residenza
fiscale in Italia) ricevesse un dividendo da una società francese, pur realizzando un solo presupposto
d’imposta, verrebbe tassato due volte:
- territorialmente dalla Francia;
- in base alla residenza fiscale in Italia.
Naturalmente, in questi casi, esiste la possibilità di recuperare la tassazione subita all’estero; si tratta
però di un recupero non sempre di facile attuazione. In particolare, per quanto attiene la tassazione
subita all’estero, occorre vedere se lo stato estero è un paese con cui l’Italia ha siglato precisi
accordi ovvero se è un paese della Black List
Attenzione
Alla luce della recente riforma fiscale il nuovo TUIR ha abolito il meccanismo del credito
d’imposta (meccanismo che attenuava la doppia imposizione) per quanto riguarda la tassazione dei
dividendi. In pratica, esisteva in precedenza la possibilità di optare per un sistema di tassazione che
permetteva di recupera le imposte pagate dalla società che distribuiva il dividendo e portare poi il
dividendo in dichiarazione: ora non c’è più questo meccanismo e, quindi, i dividendi percepiti dai
risparmiatori sono tassati due volte (in capo alla società e in capo al risparmiatore)
75
• quelli percepiti da partecipazioni non qualificate
• quelli percepiti nell’ambito di una impresa individuale
Il dividendo derivante da partecipazioni qualificate concorre invece alla base imponibile del
percettore per il 40% del suo ammontare, mentre il dividendo per le partecipazioni non qualificate è
soggetto alla ritenuta a titolo d’imposta definitiva del 12,5% degli utili percepiti (non esiste più
l’opzione di inserire anche i dividendi da partecipazioni non qualificate nella dichiarazione dei
redditi); infine, i dividendi riscossi da imprenditori individuali nell’attività d’impresa e da società di
persone sono sempre tassati, indipendentemente dalla natura della partecipazione, sul 40% degli
utili percepiti.
PARTECIPAZIONE Redditi di impresa (A) Concorre al reddito imponibile Concorre al reddito imponibile per
NON per il 40% del loro ammontare il 40% del loro ammontare
QUALIFICATA
PARTECIPAZIONE Fuori dal reddito di impresa Imponibile al 100% con Imponibile al 100% con tassazione
NON (Reddito di capitale) (B) tassazione sostitutiva del 12,5% sostitutiva del 12,5%
QUALIFICATA
PARTECIPAZIONE Redditi di impresa (A) Concorre al reddito imponibile Concorre al reddito imponibile per
QUALIFICATA per il 40% del loro ammontare il 40% del loro ammontare
PARTECIPAZIONE Fuori dal reddito di impresa Concorre al reddito imponibile Concorre al reddito imponibile per
QUALIFICATA (Reddito di capitale) (B) per il 40% del loro ammontare il 40% del loro ammontare +
tassazione del 12,5% a titolo di
acconto
76
- regime della dichiarazione;
- regime del risparmio amministrato;
- regime del risparmio gestito.
Il primo viene considerato quello ordinario per l’assoggettamento a tassazione dei redditi in
questione, mentre gli altri due sono opzionali, in quanto il contribuente deve effettuare un’apposita
scelta in tal senso. L’opzione può essere esercitata all’atto della stipula del contratto e, nel caso dei
rapporti in essere, anteriormente all’inizio del periodo d’imposta (1° gennaio). Per i contratti
derivati l’opzione può anche essere esercitata all’atto della conclusione del primo contratto nel
periodo d’imposta da cui l’intervento dell’intermediario trae origine. L’opzione ha effetto per tutto
il periodo d’imposta e può essere revocata entro la scadenza di ciascun anno solare, con effetto per
il periodo di imposta successivo.
In realtà, tuttavia, le scelte dell’investitore non possono cadere indistintamente su una qualsiasi
delle precedenti alternative (dichiarato, amministrato, gestito), essendo la decisione vincolata al tipo
di rapporto che lega il contribuente con l’intermediario.
In base a quanto stabilito dall’art. 67, comma 1), lettera c) si configura una partecipazione
qualificata nel momento in cui si vengono a detenere diritti di voto o una partecipazione al capitale
per percentuali superiori a quelle indicate nella tavola seguente.
77
Tavola 1
Le partecipazioni qualificate
Più complicato è invece stabilire quando un soggetto pone in essere una cessione di partecipazione
qualificata.
Attenzione
Concorrono al raggiungimento delle percentuali suindicate anche la cessione di diritti o titoli
attraverso cui possono essere acquisite le predette partecipazioni.
78
- partecipazioni non qualificate: non si registrano cambiamenti rispetto al passato, infatti
resta la compensabilità tra plusvalenze e minusvalenze (rilevanti al 100%) e
l’assoggettamento a imposta sostitutiva del 12,5% della quota imponibile.
Attenzione
In pratica, un soggetto che realizza una cessione di partecipazione qualificata non può usufruire, per
i redditi in tal modo prodotti, di alcun regime opzionale: egli sarà obbligato a sottostare al regime
della dichiarazione.
Vediamo dunque come funzionano i tre regimi della tassazione per i redditi diversi
Si presenta come una sorta di bricolage finanziario fiscale che vede il contribuente impegnato dalla
determinazione del guadagno di capitale, al calcolo dell'imposta da versare. Il cliente dovrà tenere
memoria di tutte le operazioni di acquisto per confrontarle con le operazioni di vendita. Questo tipo
di regime può essere utilizzato senza l'intervento di un intermediario finanziario e prevede:
Ciò significa che il contribuente viene tassato solo se effettivamente realizza una plusvalenza, cioè
compra e vende uno strumento finanziario durante l’anno. Facciamo un esempio: se io compro una
azione a 10 euro a maggio e la vendo a 12 euro a luglio ho realizzato una plusvalenza!! Se invece
non vendo l’azione ma la tengo in portafoglio non pago imposte. Si noti, inoltre, che la tassazione
sulla plusvalenza realizzata viene pagata in sede di dichiarazione dei redditi, con tassazione separata
al 12,5%: cioè il contribuente deve tenere la documentazione dell’acquisto e della vendita effettuati,
portare tutto in dichiarazione, e pagare una imposta separata del 12,5% (cioè la plusvalenza non va
ad imponibile, a meno che non sia relativa alla cessione di partecipazioni qualificate).
- il monitoraggio fiscale. L'utilizzo di banche o SIM per l’attuazione di questo regime impone
loro l'obbligo di informare l'anagrafe tributaria delle operazioni svolte. Contrariamente agli altri
due regimi, quindi, quello della dichiarazione comporta la perdita dell’anonimato del
contribuente.
L’imposta eventualmente dovuta deve essere versata nei termini e nei modi previsti per il
versamento delle imposte sui redditi. I guadagni di capitale sono determinati dalla somma algebrica
tra le plusvalenze, differenziali positivi ed altri proventi, da un lato e minusvalenze, differenziali
negativi e spese di produzione del reddito, dall'altro.
Attenzione
Come più volte sottolineato i regimi di tassazione che si stanno illustrando in questa parte della
dispensa riguardano esclusivamente i CAPITAL GAIN. Non è ammessa dunque la compensazione
dei redditi di capitale (interessi, cedole, dividendi, ecc.) con eventuali minusvalenze realizzate a
fronte di operazioni in titoli.
79
Le caratteristiche del regime della dichiarazione sono dunque le seguenti.
Come funziona = Il cliente non delega alla banca l’attività di gestione dei propri soldi e provvede
personalmente agli adempimenti fiscali dovuti. La banca si limita ad effettuare gli adempimenti
fiscali sui redditi di capitale (cioè le imposte su dividendi e interessi continua ad applicarle la
banca!!)
Come si viene tassati = I redditi diversi devono essere indicati nella dichiarazione dei redditi ed
ogni risparmiatore provvederà a pagare l’imposta sostitutiva del 12,50% sulle plusvalenze da
partecipazioni non qualificate. Per quanto attiene le plusvalenze derivanti da partecipazioni
qualificate concorrono alla formazione del reddito in misura pari al 40% del loro ammontare e sono
sommate algebricamente alla corrispondente quota delle relative minusvalenze
È un regime semplice per i risparmiatori che intendono intervenire sui mercati finanziari tramite gli
intermediari.
Esso è in sostanza il regime per il quale è naturale aderire da parte dei soggetti che detengono
attività finanziarie in custodia o amministrazione (in dossier) senza aver conferito
all’intermediario l’incarico di gestire il patrimonio.
Il contribuente ha quindi la facoltà di optare per l'applicazione dell'imposta sostitutiva del 12,5% su
ciascuno dei proventi o delle plusvalenze realizzate ai sensi delle lettere da c-bis) e c-quinquies) del
comma 1 dell'articolo 67 del TUIR.
Esattamente come nel regime della dichiarazione, in regime di risparmio amministrato è impossibile
compensare redditi di capitale (interessi, cedole, dividendi, ecc.) con eventuali minusvalenze
realizzate a fronte di operazioni in titoli.
Tuttavia, qualora siano realizzate minusvalenze, perdite o differenziali negativi gli intermediari
computano in deduzione, fino a loro concorrenza, l'importo delle predette minusvalenze, perdite o
differenziali negativi dalle plusvalenze, differenziali positivi o proventi realizzati nelle successive
operazioni poste in essere nell'ambito del medesimo rapporto, nello stesso periodo d'imposta e nei
successivi ma non oltre il quarto.
80
Qualora ciò accada, le minusvalenze, perdite o differenziali negativi possono:
- essere portati in deduzione, non oltre il quarto periodo d'imposta successivo a quello del
realizzo, dalle plusvalenze, proventi e differenziali positivi realizzati nell'ambito di altro
rapporto di custodia e amministrazione, intestato agli stessi soggetti intestatari del rapporto o
deposito di provenienza;
- essere portati in deduzione, fino a concorrenza, dalle plusvalenze e dagli altri redditi di natura
finanziaria dei periodi d'imposta successivi ma non oltre il quarto, a condizione che sia indicata
nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d'imposta nel quale le minusvalenze e le
perdite sono state realizzate (cioè possono essere portate nel regime dichiarativo, ma attenzione,
si possono compensare solo con altri redditi diversi, non con le tasse che normalmente paga il
contribuente)
I soggetti incaricati rilasciano al contribuente apposita certificazione dalla quale risultino i dati e le
informazioni necessarie a consentire la deduzione delle predette minusvalenze, perdite o
differenziali negativi.
Il versamento dell’imposta dovuta deve avvenire entro il quindicesimo giorno del secondo mese
successivo a quello in cui è stata applicata, trattenendone l’importo su ciascun reddito realizzato o
ricevendone provvista dal contribuente.
Attenzione
Per i soggetti non residenti l'imposta sostitutiva è applicata dagli intermediari, anche in mancanza
di esercizio dell'opzione, salva la facoltà del contribuente di rinunciare a tale regime con effetto
dalla prima operazione successiva.
Come funziona = il cliente incarica la banca di provvedere a tutti gli adempimenti fiscali derivanti dai propri
investimenti liberandosi dagli obblighi della dichiarazione
Come si viene tassati = I redditi di capitale sono tassati alla fonte. I redditi diversi sono tassati dalla banca che applica
l’aliquota del 12,50% sulle plusvalenze in occasione di ogni operazione, provvedendo di volta in volta a compensare
con eventuali minusvalenze di operazioni precedenti
L’imposta è pagata solo sulle plusvalenze realizzate e non su quelle semplicemente maturate
81
Compensazione = Non è possibile compensare redditi di capitale e redditi diversi. Si compensano solo minusvalenze
con plusvalenze realizzate successivamente. L’imposta è pagata per ogni singola operazione e non cumulativamente a
fine periodo
In caso di revoca dell’opzione per il regime di amministrazione o di chiusura del rapporto di custodia e
amministrazione, le minusvalenze eccedenti possono essere scomputate dalle plusvalenze realizzate nell’ambito di un
altro rapporto di deposito, custodia e amministrazione titoli intestato allo stesso soggetto del rapporto di provenienza,
ovvero sono portate in deduzione in sede di dichiarazione dei redditi. (non posso però portarle in regime di gestione
Si assume come costo di acquisto il costo medio ponderato di ciascuna categoria omogenea di titoli.
Si considera come cessione a titolo oneroso il trasferimento di titoli ad altro rapporto di custodia e amministrazione
intestato ad un soggetto diverso dall’intestatario di provenienza, nonché ad un rapporto di gestione (no se invece passo
alla dichiarazione)
Avere più depositi titoli presso diverse banche significa non poter compensare le plusvalenze realizzate da una parte con
le minusvalenze realizzate altrove, con la conseguenza si sostenere un maggior carico fiscale complessivo. Diviene più
vantaggioso allora accentrare i rapporti presso una sola banca, semplificando il quadro degli adempimenti
amministrativi e fiscali.
È il più semplice e conveniente per i risparmiatori che non desiderino intervenire personalmente sui
mercati finanziari. Essi consegnano, infatti, all’intermediario un capitale, il quale provvede a farlo
fruttare (come nel caso delle gestioni patrimoniali) e a compiere tutti gli adempimenti fiscali
relativi. In pratica è il regime che posso scegliere se apro una gestione di portafoglio presso una
banca (cioè il servizio di cui all’articolo 1, comma 5, lettera d del Testo Unico della Finanza!!!)
- l'incarico può essere conferito solo relativamente a operazioni finanziarie suscettibili di essere
oggetto di una gestione individuale;
E’ questa una caratteristica fondamentale di questo regime. Infatti mentre negli altri due si è tassati
al momento del realizzo, in questo regime il contribuente paga ogni anno in base ai guadagni
maturati!!! Ciò comporta che se a fine anno il mio patrimonio è aumentato pago l’imposta
sostitutiva, ma se poi il mercato scende è vendo in perdita intanto ho già pagato!!!!;
- i redditi esenti e quelli soggetti a ritenuta a titolo definitivo e i proventi che concorrono alla
formazione del reddito complessivo, sono esclusi dal risultato della gestione (vedi più avanti
come si calcola la base imponibile per le determinazione dell’imposta sostitutiva)
- l'opzione è automatica, salvo espressa rinuncia entro il 31-12 e per i rapporti in essere dal 1-7
1998 vale la regola del silenzio assenso (per i contratti cointestati a più soggetti è richiesto
l'assenso della totalità dei cointestatari). Nell'ipotesi in cui il patrimonio gestito includa, titoli,
82
quote, certificati, rapporti, partecipazioni non negoziati in mercati regolamentari e il cui valore
annuo superi il 10% , l'investitore può revocare l'opzione limitatamente alle predette voci.
Il risultato maturato della gestione e soggetto ad imposta sostitutiva delle imposte sui redditi con
l'aliquota del 12,50 per cento da versare entro il 16 febbraio di ciascun anno (ovvero entro il
sedicesimo giorno del secondo mese successivo a quello in cui è stato revocato il mandato di
gestione). Il risultato della gestione si determina, indipendentemente dall’effettivo realizzo, nel
modo seguente:
Il risultato è computato al netto degli oneri e delle commissioni relative al patrimonio gestito. Si
noti che i proventi sono percepiti al lordo, in quanto tassati solo alla fine del periodo d’imposta, e
possono quindi essere reinvestiti momentaneamente per intero. Le commissioni percepite dal
gestore vanno a ridurre la base imponibile
Attenzione
Dalla modalità di calcolo della base imponibile è intuitivo ricavare come sia ammessa
la compensazione fra dividendi, interessi sui titoli pubblici e dei grandi emittenti, sui
pronti contro termine con le eventuali minusvalenze conseguite.
83
Il cliente non deve indicare nulla nella dichiarazione dei redditi. Il principale svantaggio di tale
regime è dovuto al pagamento dell’imposta sul risultato di gestione anche se non ancora realizzato;
In linea di massima le prime due categorie di OICR sono fiscalmente coincidenti e caratterizzate dai
seguenti elementi comuni:
Questo sovrapporsi di regimi sostitutivi, tuttavia, può portare, se non attentamente corretti, a
fenomeni di duplicazione d’imposta.
84
Cosa succede se un fondo comune di diritto italiano presenta risultati negativi?
b) Nel caso in cui alla cessazione del fondo il risultato della gestione sia negativo ed esso non sia
utilizzabile dalla società di gestione, quest’ultima rilascia ai partecipanti apposita
certificazione. Tale risultato negativo:
- rileva come minusvalenza utilizzabile in diminuzione delle plusvalenze e dagli altri redditi diversi
in sede di dichiarazione dei redditi;
- può essere utilizzato in diminuzione di eventuali proventi prodotti in seno ad un rapporto di
custodia e amministrazione (o gestione) per il quale sia stato optato per il regime del risparmio
amministrato (o gestito).
Attenzione
L’aliquota d’imposta sostitutiva si attesta al 27% (in luogo del 12,5% ordinario) per quegli OICR
che, congiuntamente, presentino le seguenti caratteristiche:
- investano in partecipazioni qualificate (più del 10% dei diritti di voto di società quotate,
più del 50% negli altri casi);
- dispongano di un numero di partecipanti inferiore a 100.
Naturalmente l’imposta al 27% grava solo sulla parte del risultato di gestione riferibile a tali
partecipazioni.
In termini semplici possiamo dire che la tassazione degli OICR di diritto italiano prevede che venga
applicata in monte l’imposizione sul risultato della gestione e cioè direttamente sugli OICR
(aliquota del 12,50%). Anche se la norma prevede un calcolo annuale dell’imposta, il calcolo
dell’imposta sostitutiva sul risultato della gestione deve essere fatto giorno per giorno, per
consentire la corretta determinazione del debito tributario e quindi del valore delle quote da
utilizzare per regolare le sottoscrizioni e i rimborsi. IN DEFINITIVA IL VALORE DELLA
QUOTA DEVE COMPRENDERE ANCHE L’ONERE FISCALE CHE SI MANIFESTA IN
CAPO AL FONDO
In pratica:
Se dal calcolo emerge un incremento del patrimonio netto, su tale incremento dovrà essere
applicata l’imposta sostitutiva che diminuisce il valore della quota (il valore della quota è
quindi al netto del debito di imposta)
Se dal calcolo dovesse emergere un decremento del patrimonio netto, un risultato di gestione
negativo, sorge in capo al fondo il diritto di portare in diminuzione il risultato medesimo dai
risultati positivi successivamente conseguiti. Ciò si traduce in un credito di imposta che
incrementa il valore della quota
85
O.I.C.R. ARMONIZZATI (Non italiani)
1) Collocati in Italia
Sui proventi derivanti dalla partecipazione a organismi di investimento collettivo in valori mobiliari
di diritto estero, situati negli Stati membri dell'Unione europea, conformi alle direttive comunitarie
e le cui quote sono collocate nel territorio dello Stato, i soggetti residenti incaricati del pagamento
dei proventi medesimi, del riacquisto o della negoziazione delle quote o delle azioni operano una
ritenuta del 12,50 per cento.
La ritenuta si applica sui proventi distribuiti in costanza di partecipazione all'organismo di
investimento e su quelli compresi nella differenza tra il valore di riscatto o di cessione delle quote
od azioni e il valore medio ponderato di sottoscrizione o di acquisto delle quote. In ogni caso come
valore di sottoscrizione o di acquisto si assume il valore della quota rilevato dai prospetti periodici
relativi alla data di acquisto delle quote medesime.
La ritenuta calcolata nel modo suddetto è applicata a titolo d'acconto nei confronti di:
a) imprenditori individuali, se le partecipazioni sono relative all'impresa;
b) società in nome collettivo, in accomandita semplice ed equiparate;
c) le società per azioni e in accomandita per azioni, le società a responsabilità limitata, le
società cooperative e le società di mutua assicurazione residenti nel territorio dello Stato;
d) gli enti pubblici e privati, diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato, che hanno
per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di attività commerciali;
e) stabili organizzazioni nel territorio dello Stato delle società e degli enti non residenti.
Nei confronti di tutti gli altri soggetti, compresi quelli esenti o esclusi dall'imposta sul reddito delle
persone giuridiche, la ritenuta è applicata a titolo d'imposta.
2) Collocati all’estero
Nel caso in cui le quote o azioni di OICR armonizzati siano collocate all'estero, o comunque i
relativi proventi siano conseguiti all'estero senza l'applicazione della ritenuta, detti proventi sono
assoggettati a tassazione separata ai sensi dell'articolo 17 del TUIR, se percepiti al di fuori
dell'esercizio di imprese commerciali.
86
Attenzione
Nel caso in cui i proventi suddetti siano percepiti in Italia tramite soggetti residenti incaricati del
pagamento dei proventi medesimi, del riacquisto o della negoziazione delle quote o delle azioni,
tali soggetti operano una ritenuta del 12,50 per cento a titolo d'acconto delle imposte sui redditi.
La disciplina di riferimento dei Fondi di investimento immobiliari e contenuta nell'Art.12 bis del
Regolamento approvato con DM 24.05.1999 N. 228. In particolare: i fondi comuni di investimento
immobiliari sono quelli il cui patrimonio e' investito esclusivamente o prevalentemente in beni
immobili, diritti reali immobiliari e partecipazioni in società immobiliari; i Fondi comuni di
investimento immobiliare devono essere istituiti in forma chiusa. Il requisito della "prevalenza"
dell'investimento presuppone che il patrimonio del Fondo sia investito in misura non inferiore ai 2/3
del valore complessivo del Fondo in beni immobili, diritti reali immobiliari e partecipazioni in
società immobiliari; detta percentuale è ridotta al 51% qualora il patrimonio del Fondo sia altresì
investito in misura non inferiore al 20% del suo valore in strumenti finanziari rappresentativi di
operazioni di cartolarizzazione aventi ad oggetto beni immobili, diritti reali immobiliari o crediti
garantiti da ipoteca immobiliare. I suddetti limiti devono essere raggiunti entro 24 mesi dall'avvio
dell'operatività.
• la soppressione della imposta sostitutiva del 1% del valore netto contabile del Fondo
che veniva applicata in precedenza;
• l'applicazione di una ritenuta del 12,50% sui proventi derivanti dalla partecipazione
al Fondo al momento della loro percezione.
La società di gestione del Fondo deve applicare una ritenuta alla fonte del 12,50%:
87
• a titolo di imposta se il partecipante al Fondo non opera nell'esercizio di impresa
commerciale (e quindi ad es, nei confronti dei privati investitori).
Consigliamo, tuttavia, tutti coloro che devono affrontare l’esame orale a tenersi aggiornati
sull’argomento, prestando attenzione a quanto emergerà prossimamente sulla stampa
specializzata!!!
88