Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
GIUGNO 2002
SOMMARIO La norma fornisce prescrizioni sulle tecniche di impiego delle terre per la
costruzione e la manutenzione delle strade, con particolare riferimento alla
classificazione delle terre, alle opere di difesa dalle acque, al costipa-
mento, alla preparazione del sottofondo, alla costruzione dei rilevati e delle
trincee, alle fondazioni e agli strati superficiali di terra stabilizzata.
La norma fornisce inoltre prescrizioni per la qualificazione dei materiali
provenienti dal riciclaggio degli scarti delle attività di costruzione e demoli-
zione, anche in miscela con altri rifiuti minerali non pericolosi, dei quali sia
ammesso il recupero per impieghi stradali ed assimilati.
RELAZIONI INTERNAZIONALI
Le norme UNI sono elaborate cercando di tenere conto dei punti di vista di tutte le parti
interessate e di conciliare ogni aspetto conflittuale, per rappresentare il reale stato
dell’arte della materia ed il necessario grado di consenso.
Chiunque ritenesse, a seguito dell’applicazione di questa norma, di poter fornire sug-
gerimenti per un suo miglioramento o per un suo adeguamento ad uno stato dell’arte
in evoluzione è pregato di inviare i propri contributi all’UNI, Ente Nazionale Italiano di
Unificazione, che li terrà in considerazione, per l’eventuale revisione della norma stessa.
0 INTRODUZIONE 1
1 TERMINI E DEFINIZIONI 1
1.1 Terra................................................................................................................................................................. 1
1.2 Terreno ........................................................................................................................................................... 1
1.3 Terreno vegetale ....................................................................................................................................... 1
1.4 Granuli o grani ............................................................................................................................................ 1
1.5 Dimensione dei granuli .......................................................................................................................... 1
1.6 Frazione di una terra ............................................................................................................................... 1
1.7 Ciottolo o pietra .......................................................................................................................................... 2
1.8 Ghiaia o breccia ......................................................................................................................................... 2
1.9 Ghiaietto o breccetta ............................................................................................................................... 2
1.10 Ghiaino o brecciolino .............................................................................................................................. 2
1.11 Sabbia ............................................................................................................................................................. 2
1.12 Limo.................................................................................................................................................................. 2
1.13 Argilla............................................................................................................................................................... 2
1.14 Umidità............................................................................................................................................................ 2
1.15 Peso specifico apparente di una terra (peso-volume, detto anche densità) ............ 2
1.16 Peso-volume del secco (detto anche densità del secco) .................................................... 2
1.17 Soprastruttura o pavimentazione ..................................................................................................... 2
1.18 Sottofondo (terreno di) ........................................................................................................................... 2
1.19 Fondazione................................................................................................................................................... 3
1.20 Strato di usura ............................................................................................................................................ 3
1.21 Strato di collegamento ........................................................................................................................... 3
1.22 Manto............................................................................................................................................................... 3
1.23 Terra stabilizzata ....................................................................................................................................... 3
1.24 Costipamento .............................................................................................................................................. 3
1.25 Consolidazione........................................................................................................................................... 3
1.26 Solido stradale ............................................................................................................................................ 3
1.27 Grado di costipamento relativo (detto anche densità relativa) ......................................... 3
5 COSTIPAMENTO 15
5.1 Generalità................................................................................................................................................... 15
5.2 Macchine per il costipamento.......................................................................................................... 15
5.3 Controllo dei risultati ............................................................................................................................. 15
APPENDICE C BIBLIOGRAFIA 36
(informativa)
1 TERMINI E DEFINIZIONI
Ai fini della presente norma valgono i seguenti termini e definizioni:
1.1 Terra
Per terra si intende ogni roccia sciolta, ogni roccia frammentaria, cioè incoerente per
natura o che diviene tale in seguito a più o meno prolungato contatto con acqua. I singoli
frammenti possono avere dimensioni da qualche decimetro alla frazione di micron.
1.2 Terreno
Per terreno si intende la roccia, sia essa sciolta sia lapidea, considerata nel suo ambiente
naturale.
1) Definizione compilata dalla Commissione per lo studio delle norme di accettazione dei materiali stradali dal CNR.
2) Il testo di quest’ultimo capoverso è condizionato alla successiva normalizzazione della prova per trascinamento in
acqua.
1.11 Sabbia1)
Frazione di una terra compresa fra 2 mm e 0,05 mm3).
1.12 Limo1)
Frazione di una terra compresa fra 0,05 mm e 0,005 mm3).
1.13 Argilla1)
Frazione di una terra avente dimensioni minori di 0,005 mm3).
1.14 Umidità1)
Rapporto percentuale fra il peso dell’acqua eliminata per essiccamento fino a peso
costante a (105 ÷ 110) °C ed il peso della terra così essiccata.
1.15 Peso specifico apparente di una terra (peso-volume, detto anche densità)
Rapporto tra il peso di un campione di terra e il suo volume.
3) Le definizioni da 1.7 a 1.13 incluso, vanno intese in senso strettamente granulometrico. Esse, quindi, ai fini della pre-
sente norma, sono applicabili a qualsiasi terra, indipendentemente dalla sua origine, nonché ai prodotti di frantumazione;
in quest’ultimo caso, le frazioni corrispondenti ai punti 1.8, 1.9 e 1.10 assumono rispettivamente le denominazioni di pie-
trisco, pietrischetto e graniglia (vedere norme CNR per l’accettazione dei materiali stradali - Fascicolo n. 4).
4) Alcuni autori chiamano pavimentazione soltanto la parte più superficiale della soprastruttura.
1.22 Manto
Insieme dello strato di usura e di collegamento di conglomerato bituminoso nelle
pavimentazioni bituminose. Nelle pavimentazioni di calcestruzzo il termine viene usato
per indicare la lastra di calcestruzzo.
1.24 Costipamento6)
Operazione meccanica di addensamento di una terra.
1.25 Consolidazione
Graduale diminuzione di volume di una terra satura dovuta ad espulsione di acqua dai
pori a seguito dell’applicazione prolungata di un carico.
2.1 Generalità
Si assumono 8 gruppi di terre come fondamentali e si indicano con la lettera A e con un
indice numerico da 1 a 8.
Ai primi tre gruppi (A1-A2-A3) appartengono le terre ghiaio-sabbiose, individuate
dall’avere un passante allo staccio 0,075 UNI 2332 non maggiore del 35%.
Ai secondi 4 gruppi (da A4 a A7) appartengono le terre limo-argillose le quali invece
hanno un passante allo staccio 0,075 UNI 2332 maggiore del 35%.
5) Nelle pavimentazioni con strato superficiale di macadam non protetto o di calcestruzzo, lo strato di usura è costituito
dallo strato più superficiale di macadam o di calcestruzzo. Nelle pavimentazioni di macadam protetto, lo strato di usura è
costituito dal trattamento superficiale. Nei manti di conglomerato bituminoso, lo strato di usura è costituito dallo strato più
superficiale di conglomerato.
6) Definizione compilata dalla Commissione per lo studio delle norme di accettazione dei materiali stradali del CNR.
7) L’indice di gruppo si può definire come un coefficiente di qualità di una terra espresso dalla seguente relazione:
Ig = 0,2a + 0,005a c + 0,01 b d
dove:
a è la percentuale di passante allo staccio 0,075 UNI 2332 meno 35. Se tale percentuale è maggiore di 75 si indica
sempre con 75, se è minore di 35 si indica sempre con 35;
b è la percentuale di passante allo staccio 0,075 UNI 2332 meno 15. Se tale percentuale è maggiore di 55 si indica
sempre con 55, se è minore di 15 si indica sempre con 15:
c è il valore del limite liquido LL meno 40. Se tale valore è maggiore di 60 lo si indica sempre con 60, se è minore di 40
lo si indica sempre con 40;
d è il valore dell’indice di plasticità IP meno 10. Se tale valore è maggiore di 30 lo si indica sempre con 30, se è minore
di 10 lo si indica sempre con 10.
Sia i valori di a, b, c, d sia quelli dell’indice di gruppo vengono approssimati al numero intero più vicino.
I valori dell’indice di gruppo possono essere ricavati graficamente dal diagramma della figura seguente.
Nel diagramma di destra si riporta in ascisse la percentuale di passante allo staccio 0,075 UNI 2332 e si conduce una
verticale fino al valore del LL posseduto dalla terra, leggendo il valore dell’ordinata in corrispondenza del punto così
trovato.
Nel diagramma di sinistra si riporta in ascisse la percentuale di passante allo staccio 0,075 UNI 2332 e si traccia una
verticale fino al valore che individua l’IP della terra, leggendo il valore dell’ordinata in corrispondenza del punto così
trovato.
La somma dei due valori delle ordinate fornisce l’indice di gruppo della terra.
Indice di gruppo lg
Somma delle ordinate dei due diagrammi
(LL = limite liquido; IP = indice di plasticità)
Esempio
Passante allo staccio 0,075 UNI 2332 = 52%
LL = 47 IP = 23
lg = 4 + 4,8 = 8,8 ~ 9
Classificazione A7-6 (9)
2.2.1 Terre ghiaio-sabbiose (percentuale di passante allo staccio 0,075 UNI 2332 non maggiore
del 35%
2.2.1.1 Gruppo A1
Costituiscono questo gruppo le ghiaie, le brecce, le ghiaie e brecce sabbiose, i detriti di
cava provenienti da frantumazioni di pietrame, le sabbie grosse, le pomici e le ceneri
vulcaniche (pozzolane) aventi una granulometria più o meno ben assortita, talora con
materiale fino legante (passante cioè alla staccio 0,075 UNI 2332) in quantità non
maggiore del 25% in peso del totale e di natura prevalentemente limosa, in quanto l’indice
di plasticità deve essere non maggiore di 6.
2.2.1.3 Gruppo A3
Tipica del gruppo è la sabbia fina, costituita per oltre il 50% da grani di dimensioni minori
di 0,40 mm con una percentuale di limo non maggiore del 10%. Il materiale non è plastico.
2.2.1.4 Gruppo A2
Costituiscono questo gruppo le terre dei due gruppi precedenti, contenenti peraltro
quantitativi maggiori (ma non maggiori del 35%) di limo o argilla, appartenenti ai gruppi
A4, A5, A6, A7 che seguono nella classifica, e che possono conferire all’insieme caratte-
ristiche di plasticità anche elevate.
2.2.2 Terre limo-argillose (percentuale di passante allo staccio 0,075 UNI 2332 maggiore del 35%)
2.2.2.1 Gruppo A4
Tipico del gruppo è il limo, non plastico o di ridotta plasticità, poco compressibile.
Ne fanno anche parte i limi sabbiosi, i limi ghiaiosi o i limi con ghiaia e sabbia che si diffe-
renziano però dai terreni simili del tipo A2-4 per la maggiore percentuale di passante allo
staccio 0,075 UNI 2332.
La percentuale di sabbia e ghiaia influenza l’indice di gruppo il cui valore può giungere
fino a 8.
2.2.2.2 Gruppo A5
Tipico di questo gruppo è il limo fortemente compressibile (come indicato dall’elevato
limite liquido) spesso contenente mica. Fanno anche parte del gruppo i limi anzidetti
contenenti quantità variabili di sabbia e ghiaia, in percentuale però minore del 65%, il che
li differenzia dalle terre simili A2-5.
L’indice di gruppo è influenzato dal contenuto di sabbia e ghiaia e il suo valore può
giungere fino a 12.
2.2.2.3 Gruppo A6
Terre tipiche di questo gruppo sono le argille di limitata compressibilità (come indicato dal
limite liquido ridotto).
Vi appartengono anche le argille limose contenenti sabbia e ghiaia, in quantità però
minore del 65%, il che le differenzia dalle terre A2-6.
L’indice di gruppo può assumere valori fino a 16 ed è influenzato dalla plasticità del
materiale e dalla percentuale di ghiaia e sabbia contenuta.
2.2.2.4 Gruppo A7
Le terre che appartengono a questo gruppo sono costituite dalle argille ad elevato limite
liquido, e quindi fortemente compressibili, che rigonfiano a contatto con l’acqua.
2.2.3.1 Gruppo A8
Appartengono a questo gruppo le torbe e le terre organiche fortemente compressibili.
Sono terre caratterizzate da un contenuto di acqua naturale elevatissimo (maggiore
del 100%) e rilevano, sia a vista sia all’odore, la struttura fibrosa ed il contenuto di materia
organica.
Sono decisamente da scartare quali terreni di appoggio di soprastrutture o di rilevati.
La classificazione è riportata nel prospetto 1, nel quale sono anche indicate le qualità
portanti della terra quale sottofondo in assenza di gelo, l’influenza di quest’ultimo sulle
qualità portanti stesse, nonché l’indicazione se la terra è soggetta a ritiro, rigonfiamento e
la sua plasticità.
Sono altresì riportate alcune proprietà elementari che ne facilitano il riconoscimento in
sito e la classificazione rapida.
4.1 Generalità
4.1.1 Le acque, la cui azione interessa le costruzioni stradali, possono distinguersi in:
a) acque superficiali: quelle scorrenti e raccolte in superficie, le cui opere di difesa e di
raccolta ed allontanamento sono trattate nel punto 2 della CNR-UNI 10007;
b) acque sotterranee: quelle di falde o vene filtranti attraverso il terreno o percolanti e
che, comunque, impregnano il terreno stesso.
4.1.3 I casi più significativi nei quali si richiedono opere di difesa dalle acque profonde possono
così raggrupparsi:
a) presenza di acque di falda o di vene che interessino direttamente il corpo stradale;
b) presenza di acque di capillarità provenienti da falde sottostanti; deve essere tenuto
presente che il livello di tali falde, e quindi quello delle relative frange capillari, può
variare per oscillazioni stagionali;
c) presenza di acque di percolazione, che hanno imbibito il terreno precedentemente
alla costruzione del corpo stradale, ovvero che potrebbero imbibire il corpo stradale
stesso, a costruzione ultimata, attraverso banchine, scarpate, pavimentazioni, ecc.;
d) movimenti di acqua da strato a strato dovuti a cause diverse dalle precedenti:
tensione pellicolare, differenza di potenziale elettrico, gradiente termico, ecc.
UNI 10006:2002
0,075 UNI 2332 % ≤15 ≤25 ≤10 ≤35 ≤35 ≤35 ≤35 >35 >35 >35 >35 >35
Caratteristiche della
frazione passante allo
staccio 0,4 UNI 2332
Limite liquido - - ≤40 >40 ≤40 >40 ≤40 >40 ≤40 >40 >40
Indice di plasticità ≤6 N.P. ≤10 ≤10 max. >10 >10 ≤10 ≤10 >10 >10 >10
(IP ≤ LL - 30) (IP > LL - 30)
Indice di gruppo 0 0 0 ≤4 ≤8 ≤12 ≤16 ≤20
Tipi usuali dei materiali Ghiaia o breccia, Sabbia Ghiaia e sabbia limosa o argillosa Limi poco Limi Argille poco Argille forte- Argille forte- Torbe di recente o
caratteristici costituenti il ghiaia o breccia fina compres- fortemente compres- mente com- mente com- remota forma-
gruppo sabbiosa, sabbia sibili compres- sibili pressibili pressibili zione, detriti orga-
grossa, pomice, sibili mediamente fortemente nici di origine
scorie vulcaniche, plastiche plastiche palustre
pozzolane
Qualità portanti quale Da eccellente a buono Da mediocre a scadente Da scartare come
terreno di sottofondo in sottofondo
assenza di gelo
Azione del gelo sulla Nessuna o lieve Media Molto elevata Media Elevata Media
qualità portante del ter-
reno di sottofondo
Ritiro o rigonfiamento Nullo Nullo o lieve Lieve o medio Elevato Elevato Molto elevato
Permeabilità Elevata Media o scarsa Scarsa o nulla
© UNI
Pagina 10
prospetto 1 Classificazione delle terre (Continua)
UNI 10006:2002
prospetto 2 Instabilità interessanti il corpo stradale: cause e rimedi
Causa della instabilità Effetti dovuti a cause singole o concomitanti Opere consigliabili
Cause I. Provocate a Acque sotterranee: falde e vene Erosioni profonde più o meno estese; avvallamenti, Drenaggi longitudinali e trasversali - Pozzi drenanti - Opere
interne o di da acque crolli in formazioni pseudocarsiche, instabilità di di sostegno con muri a secco o gabbionate
predisposi- grandi masse
zione
b Acque per tensione superfi- Plastificazione del piano di posa di rilevati o di sotto- Drenaggi nella massa del terreno su cui è posato il rilevato
migranti ciale (capillarità, ecc.) fondi - Diaframma anticapillare, costituito da uno strato di
materiale grosso o impermeabile sul piano di posa
per elettrosmosi Movimento di acqua fra zone a potenziale diverso; Mezzi per ridurre il potenziale elettrocinetico (per esempio
plastificazione di strati superficiali o profondi infissione di pali metallici, diaframmi anche con funzione
drenante)
II. Dovute a a Pendio dell’ammasso Smottamenti, scorrimenti e scivolamenti Riduzione del pendio, terrazzamenti con muri a secco o
particolari gabbionate; drenaggi ed opere di scolo
condizioni
b Disposizione ed inclinazione degli Scivolamenti e scorrimenti; frane ad uncino Opere per limitare l’influenza delle cause determinanti;
geologiche e
strati (Hakenwerfen) gabbionate, drenaggi, protezioni superficiali
stratigrafiche
c Presenza di fratture e faglie Crolli, avvallamenti Ci si limita ad opere riguardanti le cause determinanti
© UNI
Pagina 11
prospetto 2 Instabilità interessanti il corpo stradale: cause e rimedi (Continua)
Causa della instabilità Effetti dovuti a cause singole o concomitanti Opere consigliabili
Cause III. Dovute al a Acqua pio- a1) superficiali Erosioni superficiali, plastificazione fino a fluidifica- Gradonature con raccolta delle acque fino agli impluvi -
esterne clima vana zione di strati superficiali, maggiori su falde montane Fossi di guardia - Seminagioni di erba a radici profonde -
determinanti ove esistono crepe o spacchi per il ritiro Rivestimenti superficiali (pietrame a secco, manti protettivi)
- Viminate - Gabbionate
a2) di infiltrazione Azione lubrificante lungo superficie preesistenti con Come sopra, con aggiunta di drenaggi profondi fino alla
riduzione della coesione e dell’attrito, scivolamenti superficie di scorrimento
lungo superficie di neoformazione
b Corsi d’acqua, mare Erosioni di sponda o del letto negli alti corsi di fiumi o Briglie e difese di sponde per gli alti corsi. Sistemazioni di
torrenti - Erosioni semplici o con spostamenti di sponde (pennelli) - Piantagioni di pioppi o salici per i bassi
UNI 10006:2002
sponda, infiltrazioni con scorrimenti nei bassi corsi - corsi - Difese marine (scogliere frangiflutti, muri)
Erosioni marine
c Essiccazione (ritiro, perdita di coe- Spacchi e fessure anche profonde, che permettono Drenaggi superficiali; gradonature per piantagioni o semi-
sione) l’accesso delle acque superficiali, provocando la suc- nagioni
cessiva plastificazione della massa con scoscendi-
menti o fluidificazione con colamenti - Disfacimento
per perdita di coesione
d Gelo Fessurazioni superficiali e sgretolamenti particolar- Protezioni con strati insensibili al gelo e drenaggi - Muri, reti
mente temibili quando il gelo segue a periodi di piog- o gallerie paramassi
gia - Erosioni superficiali e caduta di massi al disgelo
- Rigonfiamenti e successiva plastificazione del sot-
tofondo per formazione di lenti di ghiaccio
e Vento Erosioni, specialmente se il vento trascina sabbia, Piantagioni - Muri di schermo o viminate
che funziona da smeriglio
IV. Dovute a Disboscamento Favorisce le instabilità per le cause di predisposi- Rimboschimento, anche con terrazzamenti o viminate
all’azione zione
dell’uomo
b Apertura di trincee o costruzione di Scorrimenti o scivolamenti per squilibrio dei carichi Esecuzione di opere atte a ristabilire l’equilibrio dei
rilevati su superficie preesistenti o di neoformazione momenti dei carichi agenti - Riduzione della pendenza
delle scarpate, gradonature delle stesse e del terreno
sovrastante, rilevati di contrappeso - Opere sussidiarie
(drenaggi, fossi di guardia) per le cause concomitanti
c Variazioni del regime idraulico per Come per il gruppo III a Drenaggi - Fossi di guardia - Cunette - Tombini con briglie -
© UNI
la costruzione di una nuova opera Sistemazione del terreno con opere idrauliche e piantagioni
d Cattiva esecuzione delle opere o Cedimenti di muri e di rilevati Ricostruzione, rafforzamento o sostituzione dell’opera
errata progettazione tenendo conto di tutti gli elementi di valutazione delle forze
agenti
Pagina 12
4.2 Esemplificazione di alcuni casi tipici
4.2.1 Qualora nei pendii la falda si trovi al di sotto del piano viabile, a profondità così limitata da
inficiare la stabilità del sottofondo, la si deve intercettare a monte con drenaggio verticale.
Quest’ultimo, se può economicamente essere spinto fino ad interessare tutto lo spessore
della falda, deve essere ubicato a monte della scarpata (rilevato o trincea); in caso
contrario deve essere disposto il più vicino possibile al sottofondo e quindi nella zona di
cunetta o di banchina, giacchè in tal caso la sua funzione si limita ad abbassare il pelo
libero della falda senza tagliarla del tutto.
Drenaggi aventi questa funzione sono descritti nel punto 4 della CNR-UNI 10007.
Ove si tema che il dreno possa subire un rapido intasamento è consigliabile adottare per
il materiale di riempimento una granulometria rispondente a quanto indicato in 4.3.
4.2.2 Altro esempio è quello di falda permanentemente superficiale o che diviene tale in deter-
minati periodi, in zone di pianura. Il tal caso il sistema più consigliabile è quello di tenere
il corpo stradale in rilevato; ove questo provvedimento non fosse sufficiente o possibile
deve provvedersi alla costruzione di due dreni verticali o di due cunettoni, posto ai lati del
corpo stradale, in maniera da abbassare la falda nella zona sottostante al piano viabile.
4.2.3 Se, nell’esecuzione di una trincea, ci si trova in presenza di falda o di vena superficiale,
può accadere che questa sia tagliata dalla scarpata e che quindi l’acqua si trovi a scorrere
lungo essa. In tal caso, al fine di evitare erosioni sulla scarpata, è consigliabile raccogliere
l’acqua nei punti sorgivi, per incanalarla mediante scivoli, cunette o tubazioni di raccolta e
portarla fuori dalla sede stradale. Ove sia compromessa la stabilità della scarpata si
costruirà un muro di sostegno il cui vespaio andrà studiato con particolare riguardo alla
funzione drenante cui deve assolvere.
Talvolta nelle condizioni sopra esposte l’esecuzione della trincea può turbare l’equilibrio
statico dell’ammasso a monte, in modo particolare se questo è impregnato, direttamente
o per capillarità, dall’acqua della falda o vena; occorrono allora opere più impegnative:
sterri o drenaggi profondi, gallerie e tubazioni filtranti, ecc. La scelta dipende da diversi
fattori: natura dei terreni, portata dell’acqua, profondità della trincea, pendenza degli
strati, ecc.
4.2.4 I rilevati possono essere protetti dalla risalita delle acque capillari, provenienti da sotto il
loro piano di posa, mediante diaframmi anticapillari costituiti da sabbie grosse, da
materiale grosso (ciottoli, pietrame), oppure da membrane impermeabili.
Di solito tale diaframma viene posto sul piano di posa, talvolta invece nel corpo del
rilevato, a quota variabile o immediatamente sotto il piano di sottofondo, in modo da
risultare sempre al di sopra del livello di eventuali acque di ristagno.
4.2.5 In presenza di un sottofondo di materiali plastici, per assicurare la stabilità della fonda-
zione, possono prevedersi due provvedimenti distinti secondo che sia possibile o meno
evitarne la plastificazione;
a) nel caso in cui la plastificazione non possa evitarsi, si dispone uno strato di sabbia
che agisce come schermo distributore dei carichi sul sottofondo, impedendo al
tempo stesso il rifluimento del materiale plastico entro i vuoti della fondazione sopra-
stante;
b) nel caso in cui la plastificazione possa eliminarsi o ridursi assicurando l’aerazione
della superficie del sottofondo, si dispone di uno strato drenante, lateralmente in
comunicazione con l’esterno, avente lo scopo di attivare l’aerazione sulla superficie
del sottofondo ed evitare la condensazione del vapore d’acqua al di sotto della
pavimentazione. Questa funzione può anche essere esercitata dallo strato di fonda-
zione, ove abbia caratteristiche idonee (scapoli di pietrame, misti granulari aridi,
ecc.).
Talora i due compiti possono essere abbinati ponendo lo strato di sabbia in comunica-
zione laterale con l’esterno (vedere anche 6, 7 e 8).
5.1 Generalità
È l’operazione meccanica di addensamento di una terra. Essa viene eseguita essenzial-
mente allo scopo di diminuire la compressibilità della terra stessa e di ridurne la permea-
bilità e la suscettibilità all’acqua.
La densità che una terra raggiunge quando è sottoposta a costipamento varia, per
ciascuna terra, secondo il tipo di apparecchiatura usato, l’energia cui è sottoposta ed il
grado di umidità posseduta. In particolare si osserva che la densità raggiunta cresce, a
parità delle altre variabili, con la percentuale di umidità fino ad un determinato valore di
questa (densità massima, umidità ottima), dopo di che comincia a diminuire.
5.2.4 Ciascun tipo di macchina deve essere impiegato su una determinata categoria di terreni
perché la sua azione risulti efficace. E precisamente:
- per i terreni incoerenti a grana grossa quali: ghiaia, ghiaie miste a sabbia, pietrischi,
detriti misti di cava, ecc. il mezzo costipante più efficace è costituito dalle piastre e
dai rulli vibranti di peso e potenza commisurati allo spessore dello strato da costipare
(di solito non maggiore di 60 cm sciolto); seguono i rulli lisci, con i quali peraltro lo
spessore dello strato sciolto non deve essere maggiore di 20 cm;
- i terreni sabbiosi, limosi, sabbio-limosi devono essere costipati con i rulli gommati e
le macchine vibranti;
- i terreni prevalentemente argillosi devono essere costipati con i rulli a punti, i rulli a
rete ed i rulli gommati.
Le macchine agenti per urto possono venire impiegate con soddisfacenti risultati in tutti i
tipi di terreni: però, specialmente nei terreni argillosi, riescono più efficaci quelle di peso
maggiore (piastre a caduta libera).
8) Per tale motivo tali macchine vengono spesso chiamate impropriamente macchine ad azione statica.
9) Trattasi di un valore minimo che conviene, quando sia possibile, superare per i riflessi economici che comporta sul costo
della pavimentazione.
10) Vedere CNR-UNI 10005 sulle caratteristiche geometriche delle strade.
11) Le caratteristiche che la terra deve possedere sono principalmente una adeguata capacità portante e la insensibilità
all’azione dell’acqua e del gelo se essa deve essere impiegata in fondazione, unita ad una certa resistenza all’usura se
essa deve essere impiegata in strato superficiale destinato ad essere direttamente sottoposto al traffico.
12) Non viene considerata come correzione la semplice vagliatura con vaglio sgrossatore per eliminare i ciottoli di dimen-
sioni eccessive.
9.1.2.1 Granulometria
a) La dimensione massima dei grani non deve essere maggiore della metà dello
spessore finito dello strato costipato, ed in ogni caso non maggiore di 71 mm negli
strati di fondazione e di 30 mm nello strato superficiale di usura non protetto13).
b) La granulometria, allorquando si tratti di terre di tipo I (elementi duri e tenaci), prima
e dopo il costipamento deve essere compresa entro i limiti del prospetto 3 tipo A, B,
secondo le dimensioni massime possedute dall’aggregato grosso.
Allorquando si tratta di terre di tipo II, costituite da elementi teneri, la granulomateria di
partenza ha tanto minore importanza quanto più teneri, e quindi frantumabili sotto
rullatura, sono gli elementi.
13)
prospetto 3 Prescrizioni granulometriche per strati di fondazione e per strati superficiali di usura di terra stabiliz-
zata non corretta di tipo I e di terra stabilizzata granulometrica
Tipo A Tipo B
71 100 -
30 70 ÷ 100 100
Crivello UNI 2334............. 15 - 70 ÷ 100
10 30 ÷ 70 50 ÷ 85
5 23 ÷ 55 35 ÷ 65
2 15 ÷ 40 25 ÷ 50
Staccio UNI 2332............. 0,4 8 ÷ 25 15 ÷ 30
0,075 2 ÷ 15 5 ÷ 15
Rapporto fra passante allo staccio
0,075 UNI 2332 e passante allo stac-
cio 0,4 UNI 2332................................ <2/3 <2/3
Nota 1 Le percentuali di passante allo staccio 0,075
UNI 2332 devono essere ridotte allorquando si pre-
vede che ciò sia consigliabile per evitare l’azione del
gelo sul materiale.
Nota 2 Allorquando il materiale deve essere impiegato in
strato superficiale di usura destinato a rimanere per-
manentemente non protetto13) si devono adottare
miscele di tipo B la cui percentuale di passante allo
staccio 0,075 UNI 2332 deve essere compresa fra
l’8% ed il 20%.
13) Con il termine "non protetto" si vuole indicare uno strato di usura di terra stabilizzata destinato ad essere sottoposto
all’azione del traffico senza essere protetto da un manto o da un trattamento superficiale impermeabile.
Nota Per strati superficiali di usura destinati a rimanere permanentemente non protetti, la percentuale di passante
allo staccio 0,075 UNI 2332 deve essere compresa fra l’8% ed il 20% (curva tratteggiata).
9.1.2.5 Gelività
In zone in cui gli strati devono sottostare a lungo all’azione del gelo, è necessario
accertare che la percentuale di elementi di dimensioni minori di 0,02 mm non ecceda il
6% del peso totale, e che l’aggregato grosso non contenga elementi teneri derivanti da
rocce gelive in quantità maggiore del 7% in peso del totale.
9.1.3.1 Umidificazione
La terra deve essere omogeneamente umidificata (o, nel caso fosse troppo umida,
aereata) ad un contenuto di acqua il più possibile vicino alla umidità ottima di costipa-
mento relativa al tipo di mezzo costipante adoperato.
9.1.3.2 Omogeneità
Il materiale, una volta steso, deve presentarsi omogeneo, con assenza assoluta di zone
ghiaiose o limose o di toppe di argilla.
9.2.2.1.1 Granulometria
a) La dimensione massima dei grani non deve essere maggiore di metà dello spessore
finito dello strato costipato, ed in ogni caso non maggiore di 71 mm negli strati di
fondazione e di 30 mm nello strato superficiale di usura.
9.2.2.2.1 Umidificazione
La terra deve essere omogeneamente umidificata (o, nel caso fosse troppo umida,
aereata) ad un contenuto di acqua il più possibile vicino alla umidità ottima di costipa-
mento relativa al tipo di mezzo costipante adoperato.
9.2.2.2.2 Miscelazione
Indipendentemente dal fatto che il rimescolamento venga effettuato in sito o in centrale, e
qualunque sia il macchinario all’uopo impiegato, la miscela, una volta stesa, deve presen-
tarsi uniformemente rimescolata, con assenza assoluta di zone ghiaiose, sabbiose o
limose o di toppe di argillla.
9.2.2.2.3 Costipamento
Il costipamento deve essere eseguito in strati di spessore adeguato al tipo ed al rendi-
mento dei mezzi costipanti adoperati, ma in ogni caso non maggiore di 30 cm sciolto.
Il costipamento è terminato allorquando sono raggiunti i valori di capacità portante o di
densità in sito di cui in 9.1.3 per le terre stabilizzate non corrette.
9.3.1.1.1 Granulometria
a) La dimensione massima dei grani non deve essere maggiore di 1/3 dello spessore
finito dello strato costipato, ed in ogni caso non maggiore di 50 mm.
b) Il passante allo staccio 0,075 UNI 2332 non deve essere maggiore del 50% in peso.
9.3.1.4.1 Umidificazione
La miscela di terra-cemento deve essere convenientemente umidificata (o, nel caso fosse
troppo umida, aereata) in modo che a mescolamento avvenuto, all’atto del costipamento,
essa si trovi ad un contenuto di umidità il più possibile vicino alla umidità ottima, deter-
minata quest’ultima mediante la relativa prova di laboratorio.
9.3.1.4.2 Miscelazione
Indipendentemente se il rimescolamento viene effettuato in sito o in centrale, e qualunque
sia il macchinario all’uopo impiegato, la miscela, una volta stesa, deve presentarsi unifor-
memente rimescolata, con assoluta assenza di zone ghiaiose, sabbiose o limose, o di
toppe di argilla.
9.3.1.4.4 Stagionatura
Dopo effettuato il costipamento, la terra-cemento deve essere lasciata riposare e
stagionare per almeno 7 giorni in ambiente umido o addirittura sott’acqua, impiegando
tutti quegli accorgimenti in uso per la stagionatura dei getti di calcestruzzo.
A.0 Introduzione
Gli aggregati provenienti dal riciclaggio degli scarti delle attività di costruzione e demoli-
zione possono essere considerati equivalenti alle terre di origine naturale, ai fini degli
impieghi cui si riferiscono le CNR UNI 10006, CNR 169/1994, CNR 139/1992 e
CNR 176/1995, se soddisfano sia le prescrizioni ivi indicate, sia le prescrizioni integrative
definite nella presente norma.
Dalle attività di costruzione e demolizione (C&D) vengono generati materiali assortiti di
varia natura16), suscettibili di essere reimpiegati come aggregati, anche in miscela con
aggregati naturali e con rifiuti minerali di altre attività dei quali sia ammesso il recupero
nelle costruzioni stradali per effetto della vigente legislazione. La sostituzione, totale o
parziale, di aggregati di cava con materiali da C&D può consentire benefici economici ed
ambientali.
A.5 Campionamento
Il campionamento deve essere eseguito dal laboratorio che effettua le prove sul materiale
e redige il relativo resoconto di prova.
Durante l’esecuzione del campionamento devono essere annotate e riportate in apposito
verbale di prelevamento tutte le notizie che possono concorrere a fornire utili indicazioni
sulla rappresentatività dei prelevamenti stessi, sulla loro ubicazione e sulle condizioni dei
cumuli.
Ciascun campione, della massa minima di 50 kg, deve essere essere rappresentativo del
materiale presente in tutto lo spessore del cumulo piatto.
prospetto A.2 Requisiti da utilizzare per strati posti ad oltre 50 cm dal piano di posa della sovrastruttura
I costituenti della frazione trattenuta allo staccio da 63 mm devono essere compatti e privi
di vuoti interni (blocchi di roccia, mattoni pieni, calcestruzzo senza armatura sporgente):
non possono essere accettati mattoni forati, blocchi forati e simili, se non frantumati fino a
risultare passanti anche nel seguito allo staccio da 63 mm.
prospetto A.3 Requisiti degli aggregati da utilizzare per lo strato di sottofondo, fino alla profondità di 50 cm misu-
rati a partire dal piano di posa della sovrastruttura
L’indice portante CBR della miscela, determinato in laboratorio (secondo prEN 13286-47
o CNR UNI 10009) su campioni costipati al 94% della massa volumica massima AASHO
Modificato con umidità compresa entro il ±2% del valore ottimo, deve avere, sia immedia-
tamente dopo il costipamento, sia dopo 4 giorni di imbibizione in acqua, un valore non
minore di 30.
r /Rmax N° Prelievi
3 4 5
A 0 x x x
AB 0,55 x x
AC 0,85 x x
AD 0,72 x x
AE 0,96 x x x
A.7.1.2 Apparecchiatura
A.7.1.2.1 Staccio 4 mm conforme alla UNI EN 933-2 e una spazzola per stacci.
A.7.1.3 Procedimento
Il materiale prelevato (almeno 50 kg) deve essere ridotto mediante quartatura in modo da
ottenere un campione di prova della massa secca di almeno 6 kg utilizzando uno dei
metodi descritti nella UNI EN 932-2.
Se durante la quartatura si individuano, nel campione globale, elementi deperibili o cavi di
dimensioni eccedenti i 32 mm, questi devono essere aggiunti al campione di prova. Il
campione di prova deve essere asciugato fino a massa costante in una stufa ventilata ad
una temperatura compresa tra (50 e 60) °C.
Il campione secco deve essere lasciato raffreddare fino alla temperatura ambiente, quindi
pesato e diviso in porzioni sufficientemente piccole da non causare sovraccarico degli
stacci e tali che, al termine della vagliatura, la massa trattenuta sullo staccio da 4 mm non
risulti maggiore dei valori indicati nel prospetto A.5.
La stacciatura deve essere prolungata per almeno 2 min e comunque fino a quando si
possa ritenere che non più dell’1% del trattenuto possa ancora passare attraverso lo
staccio.
Completata la stacciatura di tutte le porzioni in cui è stato suddiviso il campione, si
procede alla pesatura dei trattenuti e le quantità risultanti devono essere sommate.
Mediante riconoscimento visivo, il trattenuto deve essere manualmente suddiviso nelle
differenti categorie previste dalla presente appendice per l’ambito di utilizzo al quale si
intende destinare il materiale. Il gesso deve essere riconosciuto e differenziato dai
carbonati, o dagli altri componenti con i quali possa essere confuso, mediante l’osserva-
zione del cromatismo, il saggio della durezza e l’esame della reazione provocata da
gocce di una soluzione composta da una parte di acido cloridrico e due parti di acqua
(assenza di effervescenza).
Si procede quindi separatamente alla pesatura delle categorie così ottenute. Per le
categorie con limite di accettazione minore dell’1% si utilizza la bilancia di sensibilità
di 0,5 g.
I risultati devono essere espressi in percentuale, con l’approssimazione al punto percen-
tuale per i costituenti principali e al centesimo di punto percentuale per i componenti
minori dell’1%.
B.0 Introduzione
Per ottenere con maggiore certezza costanti risultati in opera, il materiale di riciclo deve
mantenere elevati livelli di costanza granulometrica e di composizione.
Le modalità di trattamento e di miscelazione dei residui delle attività dalle quali viene
generato l’aggregato possono influire notevolmente sulla qualità del prodotto finale.
Qualora sia mantenuto un controllo efficace sulla produzione, nel capitolato può essere
prevista la riduzione della numerosità delle prove su campioni di prodotto.