Sei sulla pagina 1di 5

Andy Warhol

Eclettico personaggio dalle parrucche argentate e dai lustrini colorati, fotografo e cineasta, promoter
di complessi musicali e soprattutto genio indiscusso della Pop Art; Andy Warhol è stato tutto questo
nell’arco di quei trent’anni nei quali ha imparato a farsi conoscere e che ne hanno consacrato una
carriera inimitabile. Scomparso nel 1987, il suo nome, la sua fama non sono mai caduti nel
dimenticatoio, anzi hanno continuato a vivere nell’immaginario collettivo di quanti, ancora oggi, ne
sanno apprezzare l’originale ispirazione e la tagliente ideologia. Per ricordalo e per celebrare il suo
lavoro, molte sono state le mostre che si sono succedute negli anni, ultima quella della Triennale di
Milano che ha allestito una mostra dal titolo "The Andy Warhol Show", per ripercorrere tutte le
tappe più importanti della creatività dell’artista, partendo dagli anni ’60 fino ad arrivare agli anni
’80 magnificamente rappresentati nella loro visione consumistica, attraverso le scatole dei Corn
Flakes e nelle serie delle Coca Cola. In un viaggio tematico e "mascherato" così come Warhol
amava presentarsi per celare il suo lato più intimo e riflessivo sulla labilità della bellezza e
l’inevitabile incombere della morte, le prime opere da ricordare sono quelle "pre-pop" degli anni
’50 che testimoniano gli esordi della sua carriera. Figlio di un emigrante cecoslovacco, Andy
Warhol era approdato a New York iniziando a lavorare come vetrinista, per diventare poi grafico
pubblicitario di alcune importanti riviste tra cui "Glamour" e "Interviw" fondata nel ’69 e della
quale restano una corposa serie di immagini. Ma il successo vero e proprio era arrivato solo con la
fondazione della "Silver Factory", insieme a Billy Name e i primi celebri lavori "collaboration",
realizzati con Clemente e Basquat. Ciò che venne dopo, traspare invece dagli occhi delle dive che
si fecero immortalare dal suo obiettivo: Marylin prima fra tutte e poi Liz taylor e Judith Green e
come non citare Jackie Kennedy, i suoi lineamenti freddi e il suo sorriso, spazzato via dal dolore nei
giorni bui dell’attentato. Occhi, sguardi, volti, anime comprese e reinterpretate dallo humor amaro
di Warhol e dai suoi colori sempre presenti, sempre accesi e in contrasto come nei ritratti dei vip,
Armani, Caroline di Monaco, Grace Jones, appartenenti al filone dei "volti multicolor", emblemi
delle mille facce del successo e della società. La vita come la pellicola di un film, come l’obiettivo
di una macchina fotografica come un’infinito "show" dove i personaggi si alternano, si aggiungono
e non scompaiono mai. Lo Show di Andy Wharol appunto, il guru della cultura moderna, e dell’arte
cromatica e senza tempo.
In seguito a un intervento chirurgico alla cistifellea, moriva Andy Warhol. Era il 22 febbraio 1987 e
il protagonista indiscusso dell'arte americana degli ultimi decenni lasciava un vuoto incolmabile.

Tanto che, ancora oggi, la sua opera è oggetto di importanti esposizioni e la sua figura, fra
trasgressione e jet set, continua a ispirare film di successo.

Inventore di un nuovo modo di fare arte, di quella 'Factory', che riuniva a New York, nel
segno della condivisione e del business, geni emergenti, fotomodelle, rock star, Andy Warhol
non si limitò a creare le celeberrime icone della società dei consumi, dalle bottiglie di Coca-
Cola ai barattoli di Soup Campbell o i ritratti famosi di Mao, Marilyn, Jackie, ma fu letterato,
regista, direttore di una rivista patinata come 'Interview' e produttore di una tv che portava il
suo nome.

Definendosi imprenditore dell'avanguardia creativa di massa, il padre della Pop Art dava l'impronta
indelebile agli ultimi decenni del XXI secolo. A dimostrarlo, ancora oggi le attuali, stellari
quotazioni delle sue innumerevoli opere. Eppure la vita di Warhol inizia in sordina. Nasce a
Pittsburgh, in Pennsylvania, il 6 agosto del 1928, da una famiglia di etnia rumena, emigrata dalla
Slovacchia negli Usa a cercare fortuna. Il vero nome è Andrew Warhola e trascorre l'adolescenza
nella comunità carpato-russa della sua città, frequentando con la madre Julia la chiesa uniate.
Un'abitudine che non smetterà mai e che gli studi più recenti sulla sua produzione artistica
sottolineano per evidenziare la religiosità sepolta sotto quelle immagini iconiche e seriali.

Dopo il diploma, decide di ascoltare il proprio talento e si iscrive al Carnegie Institute of


Technology di Pittsburgh, dove segue i corsi di pittura e design e laureatosi nel 1949, si trasferisce a
New York, dove in breve tempo si afferma nel mondo della pubblicità e lavora per riviste come
'Vogue' e 'Glamour'. La sua carriera nel mondo dell'arte inizia solo intorno al 1960, quando
comincia a realizzare i primi dipinti, che si rifanno ai fumetti e alle immagini pubblicitarie. L'opera
di Warhol si immette nel filone della Pop Art, che nasceva proprio in quegli anni in Inghilterra e
negli Usa ancora si mescolava all'informale e all'astrazione. Elementi che Warhol spazza via,
quando, nel '62, inizia a usare la tecnica della serigrafia e rivolge l'attenzione alle 'icone simbolo' del
suo tempo.
Il successo è travolgente. Warhol tratta anche temi di forte impatto e drammaticità, come nelle serie
dei 'Car Crash' e dell"Electric Chair', ma sono inquietanti anche i ritratti delle celebrità fermate sulla
tela con lo sguardo inespressivo di santi e madonne. Captando le molteplici suggestioni della
cultura underground, l'artista fonda la 'Factory', in cui negli anni '80 convergeranno le nuove
generazioni, da Keith Haring a Jean-Michel Basquiat. Negli anni '60 invece è soprattutto la musica
e il cinema a dominare, tanto che Warhol, per un certo periodo, si dedica solo alla regia.

Proprio alla Factory, nel '68 e' vittima di un attentato ad opera di Valery Solanas, membro dello
Scum, una società che si proponeva di eliminare gli uomini. Vivo per miracolo, riprende a
dipingere, ma fonda anche la rivista 'Interview', dedicata al mondo del cinema con la formula dei
famosi che intervistano famosi. Dagli anni '70 sino alla morte, Warhol esegue fra i 50 e i 100 ritratti
all'anno, e le sue immagini di Campbell's e Brillo vengono esposte nei musei di tutto il mondo. La
sua ultima sua meta è l'Europa, Parigi e Milano, dove, tra il 18 e il 24 gennaio 1987, presenta la sua
ultima ossessione, serie dedicata all"Ultima cenà di Leonardo. Tornato negli Usa, il 17 febbraio
viene colpito da una colica biliare. Operato alla cistifellea al New York Hospital il 21 febbraio,
muore il mattino successivo.

Il mondo non smette di ricordarlo

A partire dalla grande ineguagliata retrospettiva allestita nel 1989 dal Moma a due anni della morte, sono state tantissime in
questi vent'anni in tutto il mondo, le mostre dedicate ad Andy Warhol. Così come le aste miliardarie in cui sono state battute
sue opere, l'ultima qualche giorno fa con una B.B. aggiudicata per 8 milioni di euro, segno di un successo mai appannato.

E poi i film, i libri, il merchandising, le continue citazioni anche nella moda, che fanno del padre della pop art, ancora oggi, una
vera icona della modernità. Un numero di rassegne sterminato e poliedrico come del resto é stata la sua attività, dalla pittura
al cinema, dalla scultura alla pubblicità, all'editoria.

Tanto che ancora oggi non sono certo solo le sue opere a custodirne la fama. Richiami al suo stile tornano continuamente nel
design e nella moda (citatissimo anche nelle ultime collezioni uomo presentate a Milano). E di lui continua ad interessarsi il
cinema, quest'anno con Factory Girl, un film con Sienna Miller, che ha suscitato non poco scalpore ( e un'accusa di
diffamazione da parte di Bob Dylan) sulla storia di Edie Sedgwick, una delle sue modelle preferite. In Italia, in attesa della
grande esposizione di ottobre che porterà la "Pop Art 1956 1968", alle Scuderie del Quirinale, Wharol è stato protagonista solo
quest'anno almeno di due seguitissime esposizioni. A Roma, dove il Chiostro del Bramante ha ospitato 'Pentiti e non peccare
piu'', rassegna incentrata sul sottile legame con il mondo della trascendenza intravisto nelle sue opere dagli studi più recenti.

Ma anche a Trieste, con 'Andy Warhol Timeboxs', che ricreava in qualche modo la sua Factory, offrendo ai visitatori insieme
alle opere, le fonti dell'arte di Warhol, le foto di Marylin Monroe alle sue scarpe, i ritratti di Mao. Persino la registrazione della
voce dell'artista. Senza parlare delle tantissime mostre che lo citano, esponendone una o due opere, anche quando
l'argomento sembra lontano, come è stato per una rassegna romana dedicata al Vesuvio e per la grande mostra su San Nicola
aperta nelle ultime settimane a Bari.

Andy Warhol e la sua arte rimangono un punto fermo della cultura del ventesimo secolo e questa
mostra fornisce un quadro completo del suo lavoro.
Nella Sala delle Volte dell'ExMà di Cagliari sono state esposte circa ottanta opere dell'artista che
comprendono sia alcune delle sue prime creazioni, sia le più famose immagini di personaggi realmente
vissuti (come Marilyn, Mao e Liz Taylor) o esistenti solo nel mondo dei fumetti, come Superman o
Topolino, oltre a riproduzioni serigrafiche di oggetti come la Campbell's Soup presente nel vissuto
quotidiano di tutti gli americani.
Visi e oggetti prodotti in serie costituiscono una dissacrazione e una critica al consumismo.
L' opera d'arte come pezzo unico creato dall'artista diventa un prodotto di massa, una riproduzione del
tutto meccanica e senza alcuna apparente partecipazione personale. Per riprodurre immagini di
prodotti commerciali di largo consumo e di volti divinizzati dai media Warhol utilizza soprattutto la
serigrafia, ma mette anche a punto la tecnica della "blotted line", destinata ad esercitare un forte
influsso sul linguaggio della grafica pubblicitaria: è un procedimento che consiste nel tracciare un
disegno su un foglio poco permeabile, applicandolo poi quando è ancora umido, su una serie di altri
fogli che diventano così degli "originali".
Ne risulta un segno gracile ed interrotto, le cui irregolarità sono frutto del caso più che della volontà
dell'autore. Ma per comprendere appieno l'aspetto innovatore dell'artista bisogna considerare che a
meta' del secolo scorso la scena artistica americana è dominata dall'espressionismo astratto e dal
rifiuto di ogni controllo razionale, a favore di una profonda, personale spiritualità.
Lo stesso artista dice di rappresentare "le realtà più tenaci, sciatte e banali dell'inquinamento visuale
dell'America, quelle che farebbero digrignare i denti, nelle loro torri d'avorio agli esteti e ai creatori di
miti degli anni '50" ovvero il repertorio fumettistico americano, le stelle più popolari, gli alimenti in
scatola più conosciuti, le immagini positive della pubblicità o quelle negative della cronaca. La mostra
comprendeva non solo serigrafie, ma anche diversi preziosi cimeli come le copertine di alcuni dischi dei
Velvet Underground,il complesso da lui fondato negli anni '60, e di videocassette di film e
lungometraggi nei quali l'erotismo è l'elemento principe, e alcune copie della famosa rivista Interview
che riportava interviste delle celebrità del tempo.

In questa sezione si trovano delle spettacolari fotografie che Warhol scatta


lungo tutto l'arco della sua vita, durante e dopo i party al 54, per le strade, a
casa di amici, a casa sua, nei bar di New York. Personaggi famosi e non si
alterneranno davanti al suo obiettivo tra smorfie e sorrisi, tra realtà e
fantasia.

Potrebbero piacerti anche