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QUAGLI

CAPITOLO 1
CLAUSOLA GENERALE DI BILANCIO x5
- RAPPRESENTAZIONE CHIARA, VERITIERA E CORRETTA= Il bilancio deve essere reda o con chiarezza e deve
rappresentare in modo veri ero e corre o la situazione patrimoniale e nanziaria della società e il
risultato economico dell’esercizio.
VERITA’= i reda ori devono operare corre amente le s me e devono rappresentare il risultato senza
falsi cazioni malgrado il condizionamento dell’inevitabile sogge vità. Il bilancio non potrà mai esprimere
valori che aspirino all’esa ezza matema ca in quanto nelle valutazioni vi sono numerosi giudizi sogge vi,
ciò nonostante gli amministratori devono presentare un bilancio a endibile che rispecchi la realtà
ges onale.
CORRETTEZZA= Da interpretarsi come onestà, neutralità ossia gli amministratori devono redigere il bilancio
senza privilegiare nessuna categoria di sogge par colare.
CHIAREZZA=Da intendersi come sinonimo di comprensibilità del bilancio per un utente esterno.
La rappresentazione veri era e corre a deve essere intesa come una prescrizione di coerenza nella
formulazione delle s me u lizzate nella formazione di bilancio.
PRINCIPIO DELLA CONTINUITÀ AZIENDALE= secondo questo postulato la redazione del bilancio deve essere
eseguita secondo la prospe va della con nuità aziendale negli esercizi successivi; per cui tu e le
valutazioni vanno fa e tenendo presente le evoluzioni future a cui parteciperanno i beni ogge o di
valutazione. Il venir meno di questa prospe va comporterebbe un cambiamento a monte nei criteri di
redazione del bilancio, il quale non sarebbe più proie ato alla con nuazione dell’a vità (going concern),
ma alla cessazione della stessa (dying concern).
La valutazione circa l’esistenza o meno del principio di con nuità rappresenta quindi una pre-condizione per
applicare le regole di redazione ed i criteri legali di valutazione del bilancio d’esercizio.
RAPPORTO CON LA CLAUSOLA GENERALE= Dall’impostazione del codice civile risulta chiaramente l’intenzione del
legislatore di porre il principio di con nuità, in un’ipote ca scala gerarchica, al secondo posto rispe o alla
clausola generale de ata dall’art. 2423 c.c.. Tu avia tale rigida impostazione gerarchica che vede al ver ce
l’ar colo 2423 c.c. non appare del tu o condivisibile.
PRINCIPIO DI SIGNIFICATIVITÀ E RILEVANZA= Bisogna privilegiare nel processo di redazione del bilancio le
informazioni più rilevan e signi ca ve per i des natari.
• dire va UE: “lo stato dell’informazione è rilevante quando la sua omissione potrebbe in uenzare le
decisioni prese dagli u lizzatori sulla base del principio dell’impresa“. Questa dire va il principio della
rilevanza viene considerato un principio di redazione del bilancio, similmente al principio della prudenza,
della competenza, della sostanza sulla forma.
• codice civile: il legislatore nazionale inserito tale principio NON nell’elencazione dei principi di redazione
del bilancio (art.2423 bis) ma, invece, nell’ar colo 2423 comma qua ro: “non occorre rispe are gli
obblighi di rilevazione, valutazione, presentazione e informa va quando la loro osservanza non produca
e e rilevan al ne di una rappresentazione veri era e corre a“
• OIC 11: Considera il principio della rilevanza nell’ambito dei postula so ostan alla redazione del
bilancio di esercizio (prudenza, con nuità aziendale, competenza, comparabilità…).
L’OIC precisa che bisogna tener conto sia di elemen qualita vi che quan ta vi:
- i fa ori QUANTITATIVI prendono in considerazione la dimensione degli e e economici della transazione,
privilegiando gli elemen di bilancio che maggiormente interessano ai primary users;
- i fa ori QUALITATIVI trascendono gli aspe quan ta vi dal momento che riguardano cara eris che
peculiari (par colari) dell’operazione la cui importanza è tale da poter ragionevolmente in uenzare le
decisioni economiche dei primary users del bilancio.

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PRINCIPIO DELLA PRUDENZA (x8)= Secondo l’ar colo 2423 bis del codice civile: “La valutazione delle voci di
bilancio deve essere fa a secondo prudenza, quindi ado ando una ragionevole cautela delle s me in
condizioni di incertezza“. Di fa o il legislatore impone un evidente asimmetria nel tra amento dei
componen economici con prevalenza del principio della prudenza su quello della competenza: “nel
bilancio devono essere rappresenta solo gli u li realizza alla data di chiusura dell’esercizio mentre deve
essere tenuto conto dei rischi e delle perdite di competenza anche se palesa dopo la chiusura dell’esercizio
e non de ni vi“.
- di erenze tra OIC e IAS =
OIC —> CONSERVATISM —> ASYMMETRIC PRUDENCE
IAS —> PRUDENCE —> CAUTION PRUDENCE
• Nell’OIC (come nel codice civile) abbiamo una visione ASIMMETRICA del principio di prudenza
secondo la quale gli u li spera non devono essere invia al conto economico ad in uire sul reddito
d'esercizio, mentre i cos anche se non e e vamente sostenu ma solo temu devono devono
trovarvi collocazione;
• Lo IASB, invece, ha un impostazione SIMMETRICA secondo la quale la prudenza è l’esercizio della
cautela nell’eme ere un giudizio su tu o condizioni di incertezza. Si implica che gli assets (a vità) e
i ricavi non debbano essere sovras ma e le passività e i cos non debbano essere so os ma .
- eccesso di prudenza= gli eccessi di prudenza rendono il bilancio ina endibile e non corre o. Il
principio di prudenza pertanto, non deve rappresentare l'arbitraria riduzione di reddito e di
patrimonio, bensì quella qualità di giudizi a cui deve ispirarsi il procedimento valuta vo di
formazione del bilancio. Inoltre un’altra possibile problema ca potrebbe riguardare l’esistenza la
di ormità dei principi contabili che genera problemi a livello compara vo e, quindi, anche in fase di
analisi.
- Conserva sm = Valutazione asimmetrica di perdite e u li che comporta una sistema ca so os ma
del patrimonio ne o :
• CONDITIONAL CONSERVATISM: In seguito al manifestarsi di even sfavorevoli (ex post) (es. La
rilevazione di un accantonamento per perdite future e presunte successivo al veri carsi di un
evento che impa a nega vamente sull’azienda).
• UNCONDITIONAL CONSERVATISM: Prima e indipendentemente dal fa o che si veri chi un evento
nega vo (ex ante) (es. la predisposizione di un piano di ammortamento accelerato
indipendentemente dall’e e vo svolgimento della vita dell’azienda).
C’è una relazione nega va tra il Condi onal Conserva sm e l’Uncondi onal Conserva sm: essendo
l’uncondi onal conserva sm un approccio ex ante conserva vo, an cipa e limita il condi onal
conserva sm, approccio ado ato ex post e dunque solo successivamente. All’aumentare
dell’uncondi onal conserva sm, il condi onal conserva sm diminuisce.

SOSTANZA SULLA FORMA x5 con esempio= nel codice civile, la rilevazione e la presentazione delle voci
deve essere e e uata tenendo conto della sostanza dell'operazione o del contra o. Con ciò si vuole dire
che si deve guardare più all'aspe o economico delle operazioni che all'aspe o formale. Nell’OIC, molto
similmente, il tra amento contabile dei fa aziendali deve basarsi sulla reale sostanza economica
dell'operazione più che sugli aspe formali.
ESEMPIO: un contra o di vendita con un pa o di risca o che giuridicamente consiste in una vendita e in un
successivo riacquisto a prezzo prestabilito, ma nella realtà è un'operazione di nanziamento garan ta da
toli.
ECCEZIONE: NON è applicato al leasing. Se la forma dice che il bene diventa di proprietà solo al momento del
risca o, la sostanza dice che il bene è già giuridicamente dell'impresa al momento della so oscrizione del
contra o perché esso si conclude sempre con il risca o del bene.

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COMPETENZA ECONOMICA x4= si deve tener conto dei proven e degli oneri di competenza dell'esercizio,
indipendentemente dalla data di incasso o di pagamento. Il postulato della competenza economica da
sempre cos tuisce il fondamentale principio di redazione di bilanci.
È necessario focalizzarsi su modelli di determinazione del reddito di esercizio, che rappresenta “l’incremento
o decremento subito dal capitale dell’impresa in capo ad un certo periodo amministra vo per e e o della
ges one“,quindi, la determinazione del reddito di esercizio non è altro che la riclassi cazione dei cos ricavi
per a ribuirli corre amente la determinazione del reddito di periodo, essa segue due modelli:

- MODELLO DEI CICLI CONCLUSI: “sono di competenza dell’esercizio i ricavi nanziariamente consegui
nel periodo e i ricavi per i quali è intervenuto lo scambio di beni o la prestazione del servizio”. Il
reddito si palesa al momento della conclusione di un ciclo produ vo. Deve quindi valere il principio
della correlazione intendendo cioè: riconoscimento dei ricavi (cri cal event), correlazione dei cos .
I ricavi pertanto saranno considera di competenza quando sono realizza cioè quando il processo
produ vo dei beni è stato completato. Una volta riconosciu i ricavi di competenza si procede ad
individuare i cos correla vi, ovvero quelli che sono sta sostenu ed u lizza per conseguire quei
ricavi, ques sono de ni di competenza; gli altri, se in grado di contribuire a futuri ricavi, vengono
sospesi.

- MODELLO DEI CICLI IN CORSO DI SVOLGIMENTO: valorizza i processi in corso di svolgimento,


considerando la ricchezza creata o distru a nel periodo, assegnando al periodo anche le quote di
ricchezza maturata nei cicli in corso. In questo modello l’obie vo è una rappresentazione quanto
più realis ca delle realtà aziendale. Le a vità e le passività, infa , vengono valutate al fair Value.
- Fa intervenu dopo la chiusura dell’esercizio:

➢ Sono quei fa che modi cano condizioni già esisten alla data di riferimento del bilancio ma che si
manifestano solo dopo la chiusura e RICHIEDONO MODIFICHE ai valori delle a vità e passività in bilancio in
conformità del principio di competenza (OIC 29)
• La de nizione dopo la chiusura dell'esercizio di una causa legale per un importo diverso da quello
prevedibile a tale data;
• fallimento di un debitore dopo la data di chiusura;
• La vendita di prodo giacen in magazzino a ne anno a prezzi inferiori rispe o al costo corrispe vo di
a vità vendute, prima della data di chiusura dell'esercizio di riferimento;
• La determinazione, dopo la chiusura dell'esercizio, di un premio da corrispondere a dipendenti quale
ricompensa per le prestazioni rela ve all'esercizio chiuso;
• La scoperta di un errore o di una frode;

➢ Sono quei fa che indicano situazioni sorte dopo la data di bilancio, che NON RICHIEDONO MODIFICHE dei
valori di bilancio in quanto competenza dell'esercizio successivo:
• La diminuzione del valore di mercato di strumen nanziari in periodo successivo alla chiusura
dell'esercizio;
• La perdita derivante dalla variazione dei tassi di un cambio con valuta esterne;
• La distruzione di impian di produzione causata da calamità.
• La sos tuzione di un pres to a breve con uno a lungo termine conclusasi nel periodo tra la data di
chiusura dell’esercizio e quello di formazione del bilancio.

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CAMBIAMENTO STIME CONTABILI E PRINCIPI CONTABILI x2= il legislatore impone il divieto del
cambiamento dei criteri di valutazione ado a ; l’OIC è intervenuto sulla ques one con OIC 29 nel quale
viene imposta la dis nzione tra:

1. CAMBIAMENTO DEI PRINCIPI CONTABILI:


• variazione del principio contabile ado ato rispe o all'esercizio precedente: questo processo deve avere
e e o retroa vo, salvo i casi in cui non sia possibile calcolare ragionevolmente l'e e o pregresso di
questo principio;
• è ammesso solo se validamente mo vato e se ado ato per una migliore rappresentazione in bilancio
dei fa e delle operazioni della società.

2. CAMBIAMENTO DI STIME CONTABILI:


riguardano l'aggiornamento delle previsioni sulla realizzabilità futura di elemen patrimoniali, fanno
parte del normale processo di redazione di bilancio. Le s me possono riguardare:
• le cara eris che di elemen presen alla data di bilancio (es. incidenza di spese che concorrono alla
formazione del costo d’acquisto di un bene);
• l’evolversi di even futuri che potrebbero in uenzare il valore da assegnare ad una determinata voce di
bilancio (es. la s ma del valore di futuro realizzo di un credito o di un prodo o in magazzino, la vita u le
futura di un impianto produ vo o di un bene immateriale).

COMPARABILITÀ FORMALE E SOSTANZIALE x6= Costanza nel tempo di applicazione sia degli aspe
sostanziali, come applicazione dei principi contabili ed in par colare dei criteri di valutazione, sia nella
stru ura formale, come, oltre alla stru ura dei prospe contabili componen il bilancio, l'obbligo di
mostrare per ogni voce il corrispondente importo dell'esercizio precedente e se le voci non sono
comparabili, quelle rela ve all'esercizio precedente devono essere ada ate.

LIMITI DEL BILANCIO = Uno dei limi del bilancio e che si esprime a raverso poste monetarie, invece mol
aspe della ges one non sono esprimibili in termini monetari, se non con rilevan incertezze. Non si può
de nire il bilancio un documento ogge vo ma un documento che viene interpretato sia da chi ha il compito
di redigerlo, sia dei sogge che lo leggono. Il reda ore di bilancio deve fornire le informazioni in modo
chiaro, veri ero e corre o ma il problema sta nell’a tudine dell’analista di fornire tali informazioni. “La
discrezionalità insita nel processo valuta vo non dovrebbe essere u lizzata da parte di chi redige il bilancio
al ne di “ges re“ le informazioni, per propri scopi speci ci o per conto di chi governa l’impresa“. Questa
discrezionalità assume un aspe o nega vo rispe o alla funzione di informazione del bilancio di fornire
nozioni u li ai sogge esterni, dato che è u lizzata per delle valutazioni “non corre e“ ovvero per favorire
gli interessi aziendali.

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CAPITOLO 2
Analisi per ussi (x3)= L’analisi per ussi si basa sullo studio dinamico delle operazioni aziendali.
Per comprendere la terminologia bisogna prima di tu o de nire i due termini chiave dell’analisi: fondo e
usso.
Per fondo si intende il movimento di risorse nanziarie cioè un insieme di liquidità o enu in modi diversi.
Il usso è il movimento del fondo, cioè l’aumento o la diminuzione di quelle risorse nanziarie dopo un
certo periodo. L’analisi per ussi si può quindi sinte zzare come lo studio delle movimentazioni delle risorse
nanziarie.
L’analisi per ussi si sinte zza nel rendiconto nanziario.
RENDICONTO FINANZIARIO x4= È il documento che viene reda o per far comprendere ai le ori del
bilancio come e perché le disponibilità liquide dell’azienda si sono modi cate nel tempo. Esso deve quindi
mostrare alla direzione tu i ussi nanziari in uscita e in entrata delle disponibilità liquide avvenute
nell’esercizio.
La do rina economico aziendale ne ha promosso la sua di usione n dagli anni ‘70, ma è divenuto
obbligatorio solo nel 2016, probabilmente in seguito alla crisi nanziaria iniziata nel 2007 che ha portato al
collasso tante aziende ed ha fa o render conto che ci fosse poca a enzione sulla ges one monetaria/
nanziaria all’interno delle aziende. Esso è obbligatorio per tu i pi di impresa ecce o le micro-imprese e
le imprese di piccole dimensioni che redigono il bilancio in forma abbreviata. Il Rendiconto è ar colato in tre
zone:
1. Un primo usso di cassa derivante dalla ges one reddituale, cioè il usso di cassa lordo (la di erenza tra
ricavi e cos che hanno avuto manifestazione monetaria). Tale di erenza non coincide con il reddito di
esercizio, poiché quest’ul ma grandezza comprende anche i ricavi e i cos non monetari;
2. Un secondo usso promana dalle operazioni di inves mento e disinves mento rela ve alle
immobilizzazioni materiali, immateriali e nanziarie (acquis e vendite di macchinari, partecipazioni,
pres ). Se un’azienda espande la propria stru ura, il usso degli inves men avrà segno nega vo, se
invece si avrà un usso posi vo signi ca che l’azienda si contrae disme endo i suoi inves men
stru urali;
3. Un terzo usso concerne i movimen di liquidità causa dalle operazioni di nanziamento a tolo, sia di
mezzi propri sia di debi di nanziamento. Vi si troveranno entrate di liquidità, acquisizione di nuovi
nanziamen , sia a breve che a lungo termine, e uscite di liquidità causate da rimborsi di pres o enu
oppure di capitale ai soci.

La somma dei ussi parziali derivan dalle aree sopra citate, determina la variazione (posi va o nega va)
ne a subita dalle disponibilità liquide nell’arco dell’esercizio. Possono essere ado a due metodi di
rilevazione del usso di liquidità:
metodo dire o—> si so raggono dei ricavi monetari e cos monetari;
metodo indire o —> si procede a ritroso aggiungendo al risultato economico dell’esercizio, preso con il suo
segno algebrico, i cos non monetari e so raendo ai ricavi non monetari.

Lo IAS 7 consiglia di u lizzare il metodo dire o, il quale evidenzia più chiaramente l’origine delle variazioni
di denaro anche se nella prassi risulta ancora molto di uso il metodo indire o.

Ricavi monetari - cos monetari = risultato di esercizio + cos non monetari - ricavi non monetari
Si ha un equivalenza tra i 2 metodi (sinistra metodo dire o, destra metodo indire o)

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NOTA INTEGRATIVA x3= È il documento che riporta informazioni integra ve rispe o a quelle che troviamo
nel conto economico e nello stato patrimoniale. Esso è nato grazie all’esigenza di fornire una spiegazione
accurata dei criteri di valutazione ado a e maggiori de agli sulle singole poste di bilancio.
La Nota assolve diverse funzioni:
• spiegazione dei criteri di valutazione ado a per le valutazioni di bilancio;
• fornire il de aglio di certe voci inserite nel conto economico o nello stato patrimoniale, o di speci care
l’inserimento di determina elemen entro certe voci;
• fornire il de aglio delle variazioni quan ta ve che hanno subito gli elemen contenu nello stato
patrimoniale;
• inserimento di da aggiun vi, che non rappresentano commen di voci già inserite negli schemi contabili,
ma che perme ono agli uten di cogliere informazioni u li, come eventuali e e signi ca vi, impegni,
garanzie, passività potenziali non risultan dallo stato patrimoniale, oppure obie vi economici,
rimanenze in magazzino ecc..;
• fornire spiegazioni sull’adozione di cer comportamen contabili che coinvolgono valutazioni sogge ve e
in quanto tali possono presentarsi ad interpretazioni n troppo elas che da parte degli amministratori,
tali da poter determinare una lesione del principio di prudenza;

• MODIFICHE DEI CRITERI VALUTATIVI DA UN ESERCIZIO ALL’ALTRO= esse sono consen te solo in casi eccezionali
(quando la costanza di applicazione condurrebbe alla violazione dei principi della rappresentazione
veri era e corre a), in tali casi però la nota integra va deve mo vare la deroga e indicarne l’in uenza
sulla rappresentazione della situazione patrimoniale e nanziaria del risultato economico; ciò riguarda
anche l’eventuale non comparabilità delle voci che deve essere segnalata e commentata nel documento.

RELAZIONE SULLA GESTIONE x4= impone l'obbligo agli amministratori di redigere una relazione sulla
ges one, da allegare al bilancio d’esercizio. La relazione ha contenuto discorsivo, di sintesi, ma ada o a
collegare passato, presente e futuro dell’azienda per consen re ai diversi stakeholder di orientarsi tra le
cifre esposte negli altri prospe . La proiezione al futuro è ra orzata anche dalla obbligatoria descrizione dei
rischi e delle incertezze cui la società è esposta. Essa deve contenere informazioni sulla ges one appena
trascorsa, sulla situazione della società e sulle strategie per il futuro. Oltre a tali informazioni generali, la
relazione sulla ges one deve includere anche una serie di informazioni accessorie, quali:
- L’a vità di ricerca e sviluppo
- I rappor con le imprese controllate, collegate e controllan
- L’elenco delle sedi secondarie della società
- Fa di rilievo accadu dopo la chiusura e prima della redazione materiale del bilancio
nel de aglio quali sono le cose obbligatorie= temi ambientali, sociali, a nen al personale, al rispe o dei
diri umani, alla lo a contro la corruzione a va e passiva.

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CAPITOLO 3
Le immobilizzazioni sono gli elemen patrimoniali des na ad essere u lizza durevolmente all'interno
dell’azienda.
• Immobilizzazioni immateriali: elemen patrimoniali intangibili (breve , marchi, oneri pluriennali)
• Immobilizzazioni materiali: elemen patrimoniali tangibili (terreni, fabbrica , impian )
• Immobilizzazioni nanziarie: elemen patrimoniali nanziari ( toli, nanziamen concessi)
IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI x4= Le immobilizzazioni immateriali sono elemen patrimoniali des na
ad essere u lizza durevolmente e sono cara erizza dalla mancanza di tangibilità. Si tra a di cos che
esauriscono la loro u lità lungo un arco temporale di più esercizi. Cara eris che:
1. assenza di tangibilità;
2. u lità pluriennale intesa come bene cio economico futuro.

- ISCRIZIONE= al costo di acquisto o produzione, nel caso di ACQUISIZIONE esterna saranno iscri e al
costo d'acquisto comprensivo di tu gli oneri accessori (cos notarili); nel caso di PRODUZIONE INTERNA
verranno iscri e al costo di produzione, nel quale si includeranno tu i cos dire amente imputabili
e altri cos per la quota ragionevolmente imputabile (periodo di produzione, no al momento nel
quale l’immobilizzazione è pronta per essere u lizzata). I cos dire amente imputabili possono
essere dire , quando partecipano ad una speci ca area di ges one di a vità d’azienda (costo
materie prime); indire , quando partecipano a più aree dell’azienda (costo dello s pendio del
dire ore generale).
- Di erenza immob. in corso e acquisite: le immobilizzazioni in corso di realizzazione si riferiscono
generalmente agli elemen immateriali sviluppa internamente, prima che sia completata la loro
ul mazione. In ragione di tale fa o, non può esservi ammortamento sulle immobilizzazioni in corso,
ma solo un graduale processo di accumulo di cos e successiva capitalizzazione. Le immobilizzazioni
acquisite esternamente in genere sono già pronte per essere u lizzate e sono sogge e ad
ammortamento.
ammortamento= L’ammortamento consiste nella ripar zione del costo dei vari esercizi al quale
l’immobilizzazione o re un contributo ai processi produ vi. Il costo delle immobilizzazioni, la cui
u lizzazione è limitata nel tempo, deve essere sistema camente ammor zzato, in ogni esercizio, in
relazione con la residua possibilità di impiego. Il processo di ammortamento inizia quando il cespite inizia a
produrre bene ci economici per l’impresa. Tale processo presuppone la de nizione di tre elemen :
- Il valore da ammor zzare: cos tuito dalla di erenza tra costo originario e valore residuo al termine
della vita u le del bene;
- La vita u le: periodo di tempo durante il quale l'impresa prevede di poter u lizzare
l'immobilizzazione;
- Il criterio di ripar zione del valore: tra cui, quello a quote costan come metodo più immediato in
ragione della maggiore semplicità e in alcune circostanze il metodo a quote decrescen (ipotesi che
l'immobilizzazione o re il contributo maggiore nei suoi primi esercizi di vita);
Contabilizzazione ammortamento: La quota di ammortamento è riepilogato in CE nella voce B 10 a mentre
il fondo ammortamento è inserito nello SE a dire a re ca della immobilizzazione cui si riferisce
valore recuperabile x2 = Il valore d’iscrizione (al costo) delle immobilizzazioni immateriali non può eccedere
il valore recuperabile, de nito come il maggiore tra il suo valore d’uso e il suo fair value (valore equo): il
primo è il valore dei ussi di cassa a esi dall’a vità, il secondo è l’ammontare o enibile dalla vendita di
un’a vità in una transazione ordinaria tra operatori di mercato alla data di valutazione. Il valore
recuperabile coinciderà con il valore di realizzo indire o se il bene des nato ad essere impiegato nei
processi produ vi interni, o con il valore di realizzo dire o se invece la des nazione è quella di una
cessione a terzi sogge .

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Svalutazione = In ogni momento della vita u le, il valore al quale l'immobilizzazione è iscri a in contabilità
non può superare il valore recuperabile. Le immobilizzazioni devono essere svalutate in caso di perdita
durevole emergente alla data di chiusura dell'esercizio. Per perdita "durevole" intesa come priva di segnali
che lasciano presagire un eventuale futuro recupero di valore. Le cause di svalutazione devono assumere
cara ere di straordinarietà e di gravità altrimen ricadrebbero nell'ordinario processo di ammortamento.
SVALUTO SE VALORE RECUPERABILE < VALORE NETTO CONTABILE . CE B10c “altre svalutazioni delle
immobilizzazioni” e SP fondo svalutazione a detrazione dire a del valore dell’immobilizzazione.
- processo di svalutazione= per rilevare le perdite durevoli di valore bisogna innanzitu o veri care se
esiste un indicatore di perdita, nel caso esso esista bisogna veri care se il fair value è superiore al
valore ne o contabile; se la risposta è sì non si procede a e e uare ulteriori veri che, se la risposta
è no bisogna veri care se il valore d'uso è superiore al valore ne o contabile; nel caso esso è
inferiore si svaluta, invece nel caso esso sia superiore non si svaluta.
- rivalutazione di immobilizzazioni = se le cause che avevano determinato la svalutazione vengono
meno, il codice civile stabilisce che si deve stanziare una rivalutazione a conto economico. Serve per
riportare il valore dell’immobilizzazione no al massimo del costo residuo prima della svalutazione.
Non si può e e uare sugli oneri pluriennali e sull’avviamento in quanto per queste immobilizzazioni
non può veri carsi il presupposto della variazione degli elemen che ne avevano determinato la
svalutazione.
CALCOLO DEL VALORE D’USO = È determinato in base a 2 approcci:
1.APPROCCIO ORDINARIO: calcolo del valore d’uso basato sul VALORE ATTUALE DEI FLUSSI FINANZIARI FUTURi che si
prevede abbiano origine da un'a vità. Tale logica prevede che siano individua e s ma i ussi di cassa In
entrata e uscita che derivano dall’uso con nua vo dell’a vità e della sua dismissione nale e, in seguito,
applicare il tasso di a ualizzazione, che è il tasso al lordo delle imposte che ri e e le valutazioni corren nel
mercato del valore temporale del denaro e dei rischi speci ci dell'a vità per i quali le s me dei ussi
nanziari futuri non sono state re cate. Se non è possibile s mare il valore recuperabile della singola
immobilizzazione, la società determina il valore recuperabile della CGU alla quale l'immobilizzazione
appar ene. Se si usano le CGU e dal calcolo emerge che il valore recuperabile sia inferiore al valore
contabile si deve svalutare.
2.APPROCCIO SEMPLIFICATO: per le aziende di minori dimensioni, il calcolo del valore d'uso si basa, non più sui
ussi di cassa futuri, ma sulla CAPACITÀ DI AMMORTAMENTO, intesa come il margine economico che la ges one
me e a disposizione per la copertura degli ammortamen . La capacità di ammortamento è determinata
so raendo al risultato economico dell’esercizio, gli ammortamen delle immobilizzazioni.

CGU (CASH GENERATING UNIT) x4= É l’unità generatrice di ussi di cassa. Lo IAS 36 de nisce il CGU "Il più
piccolo gruppo iden cabile di a vità che genera ussi nanziari in entrata che sono ampiamente
indipenden dai ussi nanziari in entrata genera da altre a vità o gruppi di a vità".
- ESEMPIO PRESO DALLO IAS 36: una società di autobus fornisce per contra o servizi a un Comune, il quale
richiede un servizio minimo su ciascuno di cinque dis n percorsi. Le a vità impiegate in ciascun percorso
e i ussi nanziari derivan da ciascun percorso possono essere iden ca separatamente. Uno di ques
percorsi opera con una signi ca va perdita. Poiché l'en tà non ha la facoltà di chiudere uno qualsiasi dei
percorsi degli autobus, il livello più basso di ussi nanziari in entrata iden cabili, che sono ampiamente
indipenden dai ussi nanziari in entrata derivan dalle altre a vità o gruppi di a vità, è il usso
nanziario in entrata generato dai cinque percorsi insieme. L'unità generatrice di ussi nanziari per ciascun
percorso è la società di autobus nel suo insieme.
IMPAIRMENT TEST x5 (OIC 9) = l'impairment test veri ca che le a vità in bilancio siano inscri e a un valore
non superiore a quello e e vamente recuperabile. Tale esame avviene mediante il confronto del valore
contabile con il valore recuperabile. Il valore d'uso è determinato a raverso la metodologia del
DISCAUNTED CASH FLOW ossia l'a ualizzazione dei ussi di cassa opera vi futuri genera dalla CASH
GENERATING UNIT (CGU).

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ONERI PLURIENNALI x3= Consistono in cos aven u lità pluriennale. Possono essere iscri nell'a vo
dello SP se: è dimostrata la loro u lità futura; esiste una correlazione ogge va con i rela vi bene ci futuri
di cui godrà la società; è s mabile con ragionevole certezza la loro recuperabilità rispe ando il principio
della prudenza.
DIFFERENZA TRA ONERI PLURIENNALI:
Cos di impianto e ampliamento= Con l’espressione “cos di impianto e di ampliamento” si indicano alcuni
oneri che vengono sostenu in modo non ricorrente dall’azienda in precisi e cara eris ci momen della vita
dell’impresa. I cos di impianto e di ampliamento comprendono:
- I COSTI PRE-OPERATIVI sia di po legale che di po più pre amente opera vo. Capitalizzabili.
- I COSTI PER GLI AMPLIAMENTI SUCCESSIVI, come cos per l’aumento di capitale sociale o per l’ammissione
alla quotazione in borsa. Capitalizzabili.
Cos di ricerca e sviluppo = Cos pluriennali il cui scopo è quello di far acquisire nuove conoscenze
all’impresa al ne di migliorarne i processi produ vi o i prodo . L’ OIC 24 dis ngue tali cos in tre
categorie:
- SPESE PER LA RICERCA DI BASE: si tra a di studi e ricerche che non hanno una nalità de nita, ma sono
da considerarsi di u lità generica all’impresa e non sono capitalizzabili;
- SPESE PER LA RICERCA APPLICATA: si tra a di studi e ricerche collega alla realizzazione di uno speci co
proge o, sono capitalizzabili;
- SPESE PER LO SVILUPPO: consiste nell’applicare i risulta della ricerca prima della produzione o
dell’u lizzazione. è la fase di applicazione dei risulta di ricerca o di altre conoscenze acquisite
prima dell’inizio della produzione. È la fase successiva alla ricerca poiché in quest’ul ma non sono
dimostrabili i probabili bene ci futuri. Sono capitalizzabili.
Ammortamento di Oneri Pluriennali = riferi a cos di ampliamento è massimo 5 anni; riferito invece a
cos di sviluppo e ricerca l’ammortamento è legato alla loro vita u le e nel caso non sia s mabile sarà
comunque 5 anni.
i cos di sviluppo possono essere capitalizza ? I cos di sviluppo sono capitalizzabili solamente se
ricorrono i seguen requisi :
1) si riferiscono ad un prodo o o ad un processo chiaramente de nito
2) il proge o deve essere tecnicamente fa bile, quindi realizzabile
3) devono essere recuperabili tramite i ricavi del proge o
Sono capitalizzabili, ad esempio, i cos del personale impegnato nell’a vità di sviluppo, i cos dei materiali
e servizi impiega nell’a vità di sviluppo ecc..

DIFFERENZA BENI IMMATERIALI E ONERI PLURIENNALI=


Gli ONERI PLURIENNALI generalmente hanno cara eris che più di cilmente determinabili, con riferimento alla
loro u lità pluriennale. Essi comprendono i cos di impianto e di ampliamento, i cos di sviluppo e altri cos
simili. Sono capitalizzabili se hanno una nalità de nita.
I BENI IMMATERIALI sono beni non monetari, individualmente iden cabili, privi di consistenza sica e sono, di
norma, rappresenta da diri giuridicamente tutela . Essi sono breve , marchi, concessioni, licenze ecc.. ;
sono diri giuridicamente tutela e vengono iscri in SP solo se sono individuabili separatamente
dall’azienda (quindi anche cedibili o locabili) e se il loro costo di acquisizione è s mabile con a endibilità.
Sono capitalizzabili solo i cos sostenu per l’acquisto o la produzione di nuovi beni immateriali e per
migliorare, modi care o rinnovare beni immateriali già esisten , purché tali cos producano un incremento
signi ca vo e quindi ne prolunghino la vita u le. Non capitalizzabili se ricevu a tolo gratuito.

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AVVIAMENTO x14= L'avviamento può essere de nito come quel plusvalore a ribuito ad un azienda, nel
momento in cui deve essere acquistata da un’ altra azienda, rispe o all’ordinaria somma di tu i singoli
beni aziendali. Rappresenta la di erenza tra il capitale economico e il capitale ne o di bilancio. In linea
generale i fa ori che determinano l'avviamento sono: la delizzazione della clientela, il pres gio, la
reputazione dell'azienda. È cos tuito da cos a u lità di erita nel tempo, i quali si prevede che vengano
recupera con il bene cio economico futuro derivante dagli stessi elemen patrimoniali acquisi .
L’ Avviamento può essere:
—INTERNAMENTE GENERATO —> fru o di una ges one aziendale e ciente;
—ACQUISITO A TITOLO ONEROSO —> originato dall'acquisizione di un'azienda o di un ramo d’azienda.
L’AVVIAMENTO È ISCRITTO TRA LE IMMOBILIZZAZIONI, con il consenso del collegio sindacale, se:

• è acquistato a tolo oneroso;


• ha un valore quan cabile;
• è cos tuito all'origine da oneri e cos che garan scono nel tempo bene ci economici futuri;
• è soddisfa o il principio della recuperabilità del rela vo costo.

ISCRIZIONE x3= Prima di tu o c’è da dire che l’avviamento può essere iscri o solo se acquistato a tolo
oneroso e NON se internamente generato. Innanzitu o bisogna valutare se la di erenza tra costo sostenuto
e valore corrente dei beni acquisi è dovuto ad un bene cio economico futuro, poi si iscrive a SP nelle
immobilizzazioni immateriali voce B dell’a vo, se invece la di erenza è dovuta ad altre mo vazioni come
ca vo a are o mo vazioni personali allora non verrà capitalizzato ma verrà addebitato a CE.
AMMORTAMENTO= deve essere ammor zzato secondo la sua vita u le stabilita dalla società in base al
piano di recupero tramite ricavi. Nel processo di s ma di tale periodo possono rappresentare u li pun di
riferimento: il periodo di tempo entro il quale la società si a ende dei bene ci economici addizionali lega
alle prospe ve reddituali della società.
- di erenza norma civilis ca e scale (TUIR) x2 =La norma scale (TUIR) disciplina che il valore
dell’avviamento iscri o nell’a vo del bilancio sia deducibile in misura non superiore a 1/18 dello
stesso (18 anni). Secondo la norma civilis ca l’avviamento deve essere ammor zzato secondo la sua
vita u le; nei casi eccezionali, in cui non è possibile s mare in modo a endibile la vita u le, esso è
ammor zzato in un periodo non superiore a 10 anni, anche se l’OIC dice 20.
- per quale mo vo risulta conveniente aumentare la vita u le dell’avviamento= Le condizioni che
possono gius care l’adozione di un periodo superiore sono ricollegabili dire amente alla realtà e
alla pologia dell’impresa in cui l’avviamento si riferisce, ad esempio imprese la cui a vità
necessita di lunghi periodi di tempo per essere portata a regime, oppure imprese i cui cicli opera vi
sono di lungo periodo. Se si decide di e e uare l’ammortamento in un periodo superiore ai 10 anni
i mo vi di tale scelta devono essere spiega in Nota integra va.
- Teorie Amedeo e Amaduzzi: Amaduzzi ri ene che l'avviamento sia dato dalla di erenza tra capitale
economico e capitale di funzionamento espresso a valori CORRENTI; mentre Amodeo ri ene che
l'avviamento sia dato dalla di erenza tra capitale economico e capitale di funzionamento espresso a
valori CONTABILI. Secondo Amaduzzi l'avviamento risente delle relazioni che intercorrono tra gli
elemen del capitale

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CAPITOLO 4
IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI= rappresentano beni che cedono la loro u lità economica per più periodi.
Le immobilizzazioni materiali contribuiscono alla produzione del reddito di più esercizi, tra i quali va
ripar to il costo sostenuto per la loro acquisizione. Tale cara eris ca non dipende dalla natura del bene, ma
dalla des nazione che gli viene a ribuita. Il tra amento contabile delle immobilizzazioni materiali è
contenuto nello IAS 16. Il principio ha ad ogge o quei beni tangibili che soddisfano contemporaneamente le
seguen condizioni:
— i beni sono detenu per essere u lizza nel corso della produzione per la fornitura di beni o servizi
— da essi ci si a ende che siano u lizza per più di un esercizio.
- ISCRIZIONE= al costo di acquisto o produzione, nel caso di ACQUISIZIONE esterna saranno iscri e al
costo d'acquisto comprensivo di tu gli oneri accessori (cos notarili); nel caso di PRODUZIONE INTERNA
verranno iscri e al costo di produzione, nel quale si includeranno tu i cos dire amente imputabili
(periodo di produzione, no al momento nel quale l’immobilizzazione è pronta per essere u lizzata).
I cos dire amente imputabili possono essere dire , quando partecipano ad una speci ca area di
ges one di a vità d’azienda (costo materie prime); indire , quando partecipano a più aree
dell’azienda (costo dello s pendio del dire ore generale).
- capitalizzazione oneri accessori: è obbligatoria per la registrazione; andranno ad accrescere il valore
dell’immobilizzazione e poi andranno a partecipare al processo di ammortamento.

ONERI FINANZIARI = Rappresentano componen nega vi di reddito non straordinari e di competenza


dell’esercizio, al ne o dei riscon ;
SI CAPITALIZZANO QUANDO: • sono sta e e vamente sostenu e ogge vamente determinabili; •cos tuiscono
cos dire amente imputabili al bene, ovvero presi a pres to speci catamente per nanziare la costruzione
del bene; • se riguardano un bene con un periodo di costruzione signi ca vo, ossia da quando iniziano le
costruzioni no a quando si arriva al pronto u lizzo.
NON SI CAPITALIZZANO QUANDO: • il periodo di costruzione risulta prolungato per cause estranee all’a vità di
costruzione; • lo sviluppo del bene viene volontariamente interro o.
ammortamento = L’ammortamento consiste nella ripar zione del costo dei vari esercizi al quale
l’immobilizzazione o re un contributo ai processi produ vi. Il costo delle immobilizzazioni, la cui
u lizzazione è limitata nel tempo, deve essere sistema camente ammor zzato, in ogni esercizio, in
relazione con la residua possibilità di impiego. Il processo di ammortamento inizia quando il cespite inizia a
produrre bene ci economici per l’impresa. Tale processo presuppone la de nizione di tre elemen :
- Il valore da ammor zzare: cos tuito dalla di erenza tra costo originario e valore residuo al termine
della vita u le del bene;
- La vita u le: periodo di tempo durante il quale l'impresa prevede di poter u lizzare
l'immobilizzazione;
- Il criterio di ripar zione del valore: tra cui, quello a quote costan come metodo più immediato in
ragione della maggiore semplicità e in alcune circostanze il metodo a quote decrescen (ipotesi che
l'immobilizzazione o re il contributo maggiore nei suoi primi esercizi di vita);
Contabilizzazione ammortamento: La quota di ammortamento è riepilogato in CE nella voce B 10 a mentre
il fondo ammortamento è inserito nello SE a dire a re ca della immobilizzazione cui si riferisce

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MANUTENZIONE E RIPARAZIONI=
ORDINARIA: manutenzione o riparazione di natura ricorrente. Non sono capitalizzabili e vengono rileva a CE
nell’esercizio in cui sono sostenu .
STRAORDINARIA: ampliamen , modi che, sos tuzioni e altri miglioramen riferibili al bene che producono un
aumento signi ca vo o di produ vità o di sicurezza o un prolungamento della vita u le del cespite. Sono
capitalizzabili e dunque entrano a far parte del processo di ammortamento delle immobilizzazioni a cui si
riferiscono. Il processo di ammortamento andrà quindi rivisto e rivalutato.
RICAMBI E IMBALLAGGI= possono dis nguersi tra:
PREZZI DI BASSO COSTO UNITARIO E DI USO RICORRENTE: assumono le cara eris che dei veri e propri beni di
consumo. Sono rileva come cos al momento dell’acquisto (es. bulloni);
PEZZI DI RICAMBIO DI ALTO COSTO UNITARIO E USO NON RICORRENTE: cos tuiscono dotazione necessaria
dell’impianto. Sono classi ca tra le immobilizzazioni materiali e ammor zza ;
PEZZI DI ALTO COSTO UNITARIO DI USO RICORRENTE: sono u lizza in breve tempo e hanno normalmente un
valore globale signi ca vo alla chiusura dell’esercizio. Sono inclusi tra le rimanenze di magazzino.

CONTRIBUTI PUBBLICI = Un contributo si de nisce come una qualsiasi somma di denaro ricevuta dall’erario
per una determinata funzione e des nazione. Nel caso delle immobilizzazioni materiali sono contribu
pubblici quelle somme di denaro ricevute per alleggerire I cos di acquisizione sostenu dalle imprese.
Dis nguiamo tre pi di contribu :
1. Contribu in conto esercizio (regolamenta dall’OIC 12) -> aiu des na a fronteggiare le esigenze di
ges one, ossia rivol alla copertura dei cos o all’integrazione dei ricavi. Vengono registra in Conto
Economico nella voce A5 come credito verso lo stato o entrata di cassa.
2. Contribu in conto capitale (regolamenta dall’OIC 16) -> aiu , rivol a potenziare, accrescere o
ristru urare il patrimonio aziendale
3. Contribu in conto impian (regolamenta dall’OIC 16) -> aiu vol a fornire I mezzi per l’acquisizione di
speci ci beni ammor zzabili.
I contribu in conto capitale e in conto impian fanno riferimento a inves men durevoli, sono quindi aiu
eroga per accrescere la capacità delle imprese come, ad esempio, per o enere impian oppure per
invogliare comportamen ecosostenibili.
Contabilizzazione=
1. CONTRIBUTI IN CONTO ESERCIZIO
Sono dovu sia in base alla legge sia in base a disposizioni contra uali, rileva interamente come ricavi di
competenza dell’esercizio, da riportare nella so ovoce della voce A5 (CE) indipendentemente dalla data di
accredito sul conto corrente (manifestazione nanziaria).
Deve tra arsi di contribu che abbiano natura di integrazione dei ricavi delle a vità cara eris che o delle
a vità accessorie diversa da quella nanziaria o di riduzione dei rela vi cos ed oneri.
Per contabilizzarli possiamo u lizzare due metodologie, che sono anche le metodologie cara eris che della
contabilizzazione dei contribu stessi:
• Registra il ricavo dal contributo in A5 e lo so rae al costo per intero: la di erenza è il costo
rimanente (È LA METODOLOGIA PREFERITA)
• Vengono u lizza i con per movimentare le di erenze e a conto economico si registra solo il costo
già re cato del contributo

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2. CONTRIBUTI IN CONTO CAPITALE
I contribu in conto capitale rappresentano dei trasferimen a fondo perduto des nato a nanziare beni ad
uso durevole per l'impresa o comunque a potenziarne la disponibilità patrimoniale.
Tali contribu presentano natura di ricavi e sono di solito riepiloga nella voce A5 (CE).
Come facciamo a capire se un contributo in conto capitale è un contributo di competenza?
Così come si ripar sce in più anni un costo, così si ripar rà anche il contributo che fa riferimento a un bene
durevole. Infa , il ricavo registrato in A5 nel CE verrà ripar to per l’importo di competenza tenuto conto
della vita u le del bene.
In che modo si può ripar re il ricavo dato dal contributo?
Per contabilizzarli possiamo u lizzare due metodologie:

➢ Metodo del risconto passivo (o indire o) -> i contribu imputa al conto economico tra gli “altri ricavi e
proven ” (voce A5), vengono rinviate per competenza esercizi successivi a raverso l'iscrizione dei riscon
passivi. Si calcola la quota di competenza (tramite vita u le), si contabilizza il contributo per intero e al
31/12 si re ca il rinvio al futuro tramite risconto passivo la quota non di competenza.
con questo metodo la quota di ammortamento è calcolata al lordo del contributo ricevuto mentre la quota
di contributo di competenza imputata ogni anno al conto economico.

➢ Metodo della riduzione del costo (o dire o) -> i contribu vengono porta a riduzione del costo dei
cespi a cui si riferiscono
Quindi:
1. Si iscrive nell’A vo patrimoniale il bene a fronte del debito
2. Una volta o enuto il contributo si iscrive il credito nell’a vo dello stato patrimoniale
3. Si riduce il valore del bene per il valore del contributo, quindi diminuirà anche l’ammortamento

con questo metodo la quota di ammortamento è calcolata al ne o del contributo ricevuto di conseguenza
non appare alcun valore di contributo tra le componen posi vi di reddito.
Confronto tra i due metodi: Si tra a di due metodi alterna vi: ai ni economici cambiano i valori interni al
conto economico delle voci A e B, ma i risulta nali e dunque l'u le (o perdita) non cambiano. Il primo
metodo inoltre rappresenta uno SP più alto e di conseguenza un diverso impa o sugli indicatori di bilancio,
mentre il secondo metodo presenta un a vo patrimoniale più basso, poiché parte da un valore inferiore del
cespite acquistato. Ovviamente l’impiego di un metodo piu osto che dell'altro è a discrezione dell'azienda
Fasi di contabilizzazione
La contabilizzazione del contributo e del bene per cui ha ricevuto, prevede tre fasi ben precise:
1. RICEZIONE DEL BENE: si iscrive il bene nello SP a fronte del Debito

2. RICONOSCIMENTO RISCOSSIONE DEL CONTRIBUTO: non è de o che il contributo sia riconosciuto subito;
3. PAGAMENTO DEL BENE: che si sdoppia in base a quale metodo di contabilizzazione dei contribu si
impiega:
→ epilogo dei componen nega vi e posi vi e chiusura dei con (con il metodo del risconto passivo)
→ epilogo dei componen nega vi e chiusura dei con (con il metodo della riduzione del costo)

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LEASING = È un contra o di locazione nanziaria, per mezzo del quale il locatore trasferisce al locatario, in
cambio di un canone, il diri o all'u lizzo di un bene per un periodo di tempo prestabilito. Difa il bene non
viene ceduto in vendita, bensì in locazione nanziaria. In altre parole, rappresenta un contra o di locazione
nanziaria a raverso il quale un sogge o si impegna al pagamento di un determinato canone prestabilito in
cambio della disponibilità di bene ciare di un certo bene. È una forma di nanziamento ma non un
nanziamento.
leasing opera vo e nanziario =
• Un leasing è classi cato come OPERATIVO (per godimento) se non trasferisce, sostanzialmente tu rischi e
bene ci derivan dalla proprietà del bene al locatario. Deve essere contabilizzato dal locatario solo a conto
economico evidenziando tra i cos i canoni corrispos al locatore.Il locatore deve invece rilevare i canoni tra
i ricavi e ammor zzare il bene in conformità a quanto previsto dagli standard rela vi al bene locato.
•Un leasing è classi cato come FINANZIARIO (per l’acquisto) se trasferisce, sostanzialmente, tu i rischi e i
bene ci derivan dalla proprietà del bene al locatario. Il diri o di proprietà può essere o meno trasferito al
termine del contra o. Tale cara ere può essere individuato in presenza di alcune condizioni:
1. Trasferimento della proprietà: trasferimento automa co al termine del contra o;
2. Opzione di acquisto: opzione di acquisto da parte del locatario a un prezzo che si presume inferiore al fair
value del bene alla data in cui l'opzione potrà essere considerata;
3. Durata del contra o: la durata del leasing copre la maggior parte della "Vita economica" del bene;
4. Valore a uale dei canoni: il valore a uale dei corrispe vi previs dal contra o di leasing equivale
almeno al fair value del bene locato;
5. Natura del bene: bene locato di natura così par colare che solo il locatario può u lizzarli senza apportare
importan modi che
METODI DI CONTABILIZZAZIONE X5
La classi cazione tra leasing nanziario e opera vo deve essere fa a all’inizio del rapporto, perché le due
pologie di leasing hanno delle modalità di contabilizzazione diverse:
METODO PATRIMONIALE(OIC)= In questo caso il bene viene considerato di proprietà della società di leasing.
PER IL LOCATORE nello SP apparirà il bene iscri o al suo valore ne o contabile: costo di acquisto al ne o degli
ammortamen ; Nel CE vi saranno le quote di ammortamento del bene, rela ve ad ogni esercizio e i canoni
leasing riscossi; PER IL LOCATARIO, nello SP non viene riportato niente perché il bene si trova nello SP del
locatore essendo di sua proprietà; nel CE invece verranno registra periodicamente i canoni di leasing
paga , a fronte di un’uscita di denaro, ovvero di un debito, a SP.
METODO FINANZIARIO(IASB)= In questo caso il bene viene considerato già di proprietà del locatario.
PER IL LOCATORE nello SP va indicato il credito v/locatario di un valore uguale all’inves mento ne o nel
leasing; PER IL LOCATARIO nell’a vo dello SP va indicato il bene in leasing a fronte di un debito di
nanziamento v/società di leasing; e nel CE riportato il canone di anno in anno.

CAPITOLO 5
RIMANENZE x4= le rimanenze di magazzino includono i beni des na alla vendita o che concorrono alla
loro produzione nella loro a vità d'impresa. Le rimanenze di magazzino sono cos imputabili a beni ancora
in giacenza che si rinviano in quanto possono essere recupera tramite i ricavi di futuri periodi:
1. materie prime, sussidiarie e di consumo;
2. prodo in corso di lavorazione e semilavora ;
3. lavori in corso su ordinazione;
4. prodo ni e merci;
5. accon .

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ISCRIZIONE x3= si collocano in SP nell’a vo alla voce C “a vo circolante” nella classe rimanenze “lavori in
corso su ordinazione”.
valutazione delle rimanenze beni fungibili: CMP, FIFO, LIFO=
— COSTO MEDIO PONDERATO: tale metodo prevede due alterna ve: quella per periodo e quella per
movimento.
L'alterna va per periodo è basata sulla media dei prezzi di acquisto dei beni ponderata con le quan tà
acquistate nel periodo. In pra ca, la somma dei prezzi di acquisto del periodo viene rapportata alle quan tà
acquistate nello stesso periodo (inteso come esercizio amministra vo).
L'alterna va per movimento, invece, si basa sul calcolo di un prezzo ponderato, che varia ogni qualvolta si
e e ua un nuovo acquisto
— FIFO(primo entrato-primo uscito, rst in- rst out): il metodo fo si basa su una movimentazione delle
rimanenze più razionale e concreta, in quanto vengono vendute o u lizzate prima quelle da più tempo
disponibili, mentre restano in magazzino gli acquis o le produzioni più recen .
— LIFO (ul mo a entrare-primo a uscire, last in- rst out): il metodo LIFO prevede l'uscita dal magazzino
prima degli acquis più recen , rimanendo in deposito beni acquista nei primi periodi.
La valutazione più prudente è realizzata ado ando il criterio LIFO che a ribuisce il valore più alto ai prelievi
e il valore più basso alle rimanenze nali. Il LIFO conduce generalmente ad una so ovalutazione delle
rimanenze dello stato patrimoniale. Al contrario gli scarichi di magazzino, che avvengono al valore
maggiore, determinano sul conto economico l'e e o contrario di incrementare il costo del venduto. Nella
nota integra va bisogna indicare lo scostamento del valore delle rimanenze rispe o ai cos corren alla
chiusura dell'esercizio.
Svalutazione= Quando le rimanenze nali hanno valore inferiore a quello di mercato occorre e e uare una
svalutazione, che va a detrazione del valore delle rimanenze esposte nell’a vo dello SP, mentre il costo per
la svalutazione operata va a CE voce B11 “variazione delle rimanenze di materie prime, sussidiarie e di
consumo”; la svalutazione può essere dire a, inserendo un minor valore delle rimanenze nali, oppure
indire a, scrivendo nell'a vo dello SP il valore delle rimanenze nali originario e creando poi un fondo di
svalutazione che servirà da re ca per il suo valore. Per conferire maggior chiarezza al bilancio, è
consigliabile operare la svalutazione indire a, inserendo le rimanenze nali al loro costo e svalutarle
mediante un apposito fondo di re ca. Se al termine dell’esercizio successivo gli stessi beni presentano un
valore di mercato superiore al costo, allora la svalutazione deve essere eliminata, ripris nando il bilancio il
costo originario (rivalutazione).
LAVORI IN CORSO SU ORDINAZIONE (LICSO) (x3)= Sono dei contra che vincolano una parte a creare e
fornire un bene ad una controparte; sorgono quando il bene da costruire richiede più esercizi e dunque la
costruzione non avviene in maniera immediata, quindi c’è una contabilizzazione dei cos che va a pari passo
con la creazione del bene e la cessione che avviene al termine. Secondo il documento numero OIC 23 i
lavori in corso su ordinazione presentano le seguen cara eris che:
• cara ere formale: deve esistere un apposito contra o s pulato con il commi ente;
• durata: la durata delle a vità è ultrannuale;
• ogge o: realizzazione di opere (beni o servizi) risultan di un unico proge o, eseguite su ordinazione del
commi ente, secondo le speci che tecniche da queste richieste.
L’aspe o determinante risiede nel fa o che le cara eris che tecniche dell’ogge o richiesto derivino da
speci che del commi ente, tali da richiedere un proge o unico e non des nato a sviluppare una
produzione di serie.

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Valutazione= I lavori in corso su ordinazione prevedono due metodi di valutazione: quello della percentuale
di completamento e quello della commessa completata.

— METODO DELLA PERCENTUALE DI COMPLETAMENTO: tramite questo metodo viene a ribuito ad ogni esercizio
una quota del reddito pa uito dal contra o, in modo da distribuire il margine reddituale lungo tu gli
esercizi nei quali si protrae la costruzione dell'opera. Rilevo cos , ricavi e risultato di commessa negli
esercizi in cui sono esegui , non viola il principio della prudenza.

— METODO DELLA COMMESSA COMPLETATA: invece con questo metodo, il margine reddituale è imputato ad un
solo esercizio, che è quello in cui avviene la cessione dell’opera (ul mo). Questo metodo genera andamen
irregolari. Vi sono tre casi in cui è applicabile il criterio della commessa completata:
1. quando il criterio della percentuale di completamento non è a endibile
2. quando la commessa è infrannuale
3. quando l'azienda pur potendo u lizzare il criterio della percentuale di completamento preferisce
adoperare quello della commessa completata per conseguire dei vantaggi scali
È preferibile u lizzare il metodo della percentuale di completamento.
Una volta scelto il metodo l'azienda non può più cambiarlo se non in casi eccezionali; tu avia è possibile la
coesistenza di entrambi i metodi quando:
1. si u lizza la percentuale di completamento per le s me a endibili e la commessa completata per le s me
ina endibili;
2. si u lizza la percentuale di completamento per le commesse ultrannuali e la commessa completata per
quelle infrannuali.

oneri nanziari su percentuale di completamento= Sia gli oneri che i proven non vengono considera
come ricavi e cos di commessa e vengono rileva dire amente a CE nel momento in cui maturano. Gli
oneri possono essere capitalizza tra i cos di commessa quando sono recuperabili con i ricavi di
commessa, quando l’appaltatore non riceve an cipi.

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CAPITOLO 6
CREDITI= I credi rappresentano il diri o a ricevere determinate somme ad una data scadenza da sogge
iden ca . Possono avere origine da operazioni di ges one cara eris ca cara eris ca o da pres e
nanziamen concessi da consociate.
Iscrizione= a Stato Patrimoniale:
• CREDITI V/SOCI PER VERSAMENTI ANCORA DOVUTI (A): credi che la società vanta nei confron dei soci con
riferimento ai conferimen di denaro delibera e so oscri in sede di cos tuzione ma non ancora versa ;
una volta che i soci versano per intero il capitale (entro 6 mesi), questa voce si azzera.
• IMMOBILIZZAZIONI FINANZIARIE (B3): si collocano solo i credi di nanziamento evidenziando la quota
esigibile oltre l’esercizio;
• ATTIVO CIRCOLANTE (C2): si collocano i credi commerciali (di funzionamento) evidenziando la quota
esigibile entro l’esercizio e quella oltre.
Contabilizzazione (CRITERIO COSTO AMMORTIZZATO) x8= Il costo ammor zzato di un’a vità o una
passività nanziaria è il valore a cui è stata valutata al momento della rilevazione iniziale, al ne o dei
rimborsi di capitale, aumentato o diminuito dell’ammortamento cumulato u lizzando il criterio
dell’interesse e e vo su qualsiasi di erenza tra il valore iniziale e quello a scadenza, e dedo a qualsiasi
riduzione a seguito di una riduzione di valore o di irrecuperabilità.
Con tale criterio, quindi, i credi sono inizialmente contabilizza all'importo e e vamente erogato.
Successivamente, ad ogni ne esercizio, il loro valore tenderà a crescere no a giungere al loro valore
nominale alla data di rimborso in una misura de nita dall’ “Interesse E e vo”(tasso di interesse reale):
ovvero l’interesse che si dovrebbe ricevere (o pagare) in condizioni ordinarie di mercato. Calcolato dal TIR
ossia il Tasso Interno di Rendimento.
Svalutazione= il codice civile sos ene che i credi debbano essere iscri al valore di presumibile
realizzazione (no nominale). Ciò signi ca che in sede di redazione del bilancio si devono valutare i RISCHI DI
INESIGIBILITÀ rela vi ai credi già contabilizza . L’azienda deve stanziare un fondo di svalutazione dei credi ,
da portare a dire a re ca dei credi a cui si riferisce, nei casi in cui:
• si siano già palesate perdite per inesigibilità (fallimento dei debitori, debitori irreperibili, contestazioni..)
• ci sia rischio di insolvenza futura (incapacità patrimoniale di remunerare le proprie obbligazioni), sia per i
credi in portafoglio sia per i credi cedu per i quali sussiste ancora possibilità di azione di regresso.
In base a tale norma, il fondo svalutazione deve essere unico sia per le perdite già manifestate, sia per
quelle temute. Il fondo verrà u lizzato nel momento in cui la perdita sia da ritenersi de ni va.

FACTORING PRO SOLUTO E PRO SOLVENDO= Il Factoring cos tuisce un'operazione in cui un'impresa, de a
"Factor", acquista dalle imprese venditrici i credi non ancora esigibili che queste vantano presso la propria
clientela, an cipandone in tu o o in parte l'importo. Il factor acquista il credito "pro soluto" quando si
assume il rischio di insolvenza del debitore; “pro solvendo“ quando non si assume il rischio di inadempienza
del debitore.
CREDITI CEDUTI SENZA AZIONE DI REGRESSO (PRO SOLUTO): nel caso in cui si scelga di cedere i credi pro soluto
il rischio di insolvenza è nella sostanza trasferito dal cedente al cessionario. Il cedente non risponde in caso
di mancato adempimento da parte del debitore.
CONTABILIZZAZIONE: il credito ceduto alla società di factoring deve essere rimosso dal bilancio. L'u le o la
perdita su credi devono essere riconosciu per la di erenza tra il valore ricevuto il valore a cui erano
iscri in bilancio.
CREDITI CON AZIONE DI REGRESSO (PRO SOLVENDO): nel caso in cui si scelga di cedere il credito con la formula
pro solvendo, il credito può essere ceduto alla società di factoring con accredito a scadenza o an cipato.
Il rischio di insolvenza non viene trasferito alla società di factoring, ma rimane in capo all'azienda.
CONTABILIZZAZIONE (2 criteri): • CRITERIO PREFERITO: rimuovere dallo stato patrimoniale il credito ceduto;
iscrivere l'an cipo e per la di erenza il credito verso factor. • CRITERIO CONSENTITO: non rimuovere i credi
cedu ; addebitare l'importo ricevuto dal factor sul conto corrente bancario; contabilizzare il debito nei
confron del factor per un importo pari all'an cipo.

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CAPITOLO 7
POSTE IN VALUTA ESTERA (OIC 26)= Secondo l’OIC e il Codice Civile l’euro è la cosidde a moneta di conto
ed è u lizzato come parametro di riferimento per la redazione del bilancio. Talvolta debi e credi possono
essere in una valuta diversa dalla nostra e quindi si genera una problema ca nel codice civile, poiché spesso
c’è bisogno di trasformarli in euro ed inoltre subentrano le u uazioni dei tassi di cambio. Secondo il codice
civile, il criterio da u lizzare per la conversione della moneta di conto dell’operazione dipende da una serie
di aspe :
- se le a vità e passività sono NON MONETARIE (immobilizzazioni, partecipazioni, toli), devono essere
iscri e al cambio corrente al momento del loro acquisto;
- se le a vità e passività sono MONETARIE (credi e debi , disponibilità liquide), sono iscri e al
cambio a pron alla data di chiusura dell’esercizio (al 31-12 vedo quale è il tasso di cambio e faccio
variare il mio credito in base alla variazione del tasso di cambio).
Quindi la rilevazione iniziale è sempre al cambio storico a prescindere dell’a vità/passività monetaria e
non. Le a vità/passività non monetarie non prevedono valutazioni successive salvo svalutazioni non
dipenden dal tasso di cambio. Mentre solo le poste monetarie al 31-12 vengono prima svalutate a seconda
del criterio valuta vo e poi conver to il cambio corrente.
I tassi di cambio nel tempo possono generare e e posi vi o nega vi che vengono poi rimandar sul
futuro se le voci debito credito sono a dilazione.
Quando si generano u li nel cambio valuta=
L’oscillazione dei tassi che siologicamente si veri ca tra il momento in cui un'operazione in valuta estera è
e e uata il momento della sua regolazione nanziaria (incasso o pagamento), genera u li o perdite su
cambi realizza . L'importo dell'eventuale u le ne o derivante dall'adeguamento ai cambi concorre alla
formazione del risultato d’esercizio ed è iscri o in un apposita riserva non distribuibile no al realizzo, ma è
u lizzabile per copertura di perdite riguardo esercizi preceden ; quindi questa riserva non può essere
distribuita ai soci, ma se si veri casse una perdita da esercizi preceden si potrebbe usare una riserva u li
su cambi per coprire le perdite preceden .
LICSO RELATIVO A POSTE IN VALUTA ESTERA x3 =
Nel caso di adozione del criterio della commessa completata, la rimanenza è valorizzata al costo di
produzione. Si tra a dunque di poste non monetarie e come tali sono iscri e al loro cambio storico.
Se si usa invece il criterio della percentuale di completamento, le rimanenze di lavori in corso su ordinazione
sono valutate in base ai ricavi. La procedura di conversione dei lavori in corso su ordinazione in valuta in
caso di adozione della percentuale di completamento è:
1. Determinazione del valore dei lavori esegui nella moneta contra uale in funzione della percentuale di
completamento;
2. Detrazione dal valore delle opere eseguite determinato nella moneta contra uale, degli impor , espressi
nella stessa moneta, già contabilizza a ricavo e fa ura . L'importo ne o risultante da questa di erenza
rappresenterà il valore delle rimanenze, che occorre conver re nella moneta nazionale;
3. Conversione della parte di tale valore, a fronte del quale vi siano an cipi e accon iscri nel passivo, al
cambio in cui gli stessi sono sta contabilizza ;
4. Conversione al cambio a pron alla data di bilancio della parte residua del valore delle opere eseguite.

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CAPITOLO 8
TITOLI OBBLIGAZIONARI/TITOLI DI DEBITO= I toli di debito sono toli che a ribuiscono al possessore il
diri o di ricevere un usso di liquidità senza a ribuire il diri o di partecipazione dire a o indire a alla
ges one dell'en tà che li ha emessi (creditore e non socio). Non si ammor zzano.
Iscrizione= I toli di debito sono contabilizza alla data di regolamento, ossia alla consegna del tolo.
Una prima possibilità, nel caso si voglia mantenerli nel patrimonio aziendale per un tempo rela vamente
lungo, è di collocarli nell’a vo dello SP classe B.3 (immobilizzazioni nanziarie);
Una seconda possibilità, nel caso lo scopo sia rivenderli sul mercato, è di collocarli nell’a vo dello SP classe
C.3 (a vità nanziarie che non cos tuiscono immobilizzazioni).
L’ OIC 20 prevede che i toli di debito, sia immobilizza sia circolan , sono valuta tolo per tolo (per
pologia), ossia a ribuendo a ciascun tolo il costo speci camente sostenuto.
L’iscrizione avviene al costo di acquisto, includendo in esso gli oneri accessori dire amente imputabili
(spese di consulenza, imposte di bollo), alla data di regolamento con contabilizzazione immediata.
L'unica eccezione sono gli zero coupon Bond ( toli privi di cedola che a ribuiscono la di erenza tra prezzo
di emissione e valore rimborsato; sono emessi ad un valore molto più basso di quello nominale ma al
rimborso conferiscono all'acquirente il valore nominale) in cui si registra il costo e non il valore nominale.
Per i toli obbligazionari con cedola l’acquisto avviene al corso tel quel, ossia pagando al venditore non solo
il valore in linea capitale del tolo ma anche la cedola in corso di maturazione, che poi l’acquirente incasserà
la prima data di godimento successiva. Tale costo aggiun vo non fa parte del costo del tolo, ma deve
essere rilevato in conto separato, denominato “rateo interessi“.
Valutazione= il Codice Civile dispone che i toli immobilizza sono rileva in bilancio con il criterio del
costo ammor zzato, ove applicabile, mentre i toli non immobilizza si valutano al minore tra costo di
acquisto e valore di mercato.
Tu avia, l’OIC 20 sos ene che tu i toli obbligazionari debbano essere valuta al costo ammor zzato
(indipendentemente se rappresentano immobilizzazioni o a vità circolan ). Il COSTO AMMORTIZZATO è una
metodologia che consente di tu e le eventuali plusvalenze e minusvalenze che derivano dall’acquisto di un
tolo oggi ad un valore più alto o più basso rispe o al valore al termine. Esso richiede di calcolare un nuovo
tasso di interesse (TIR) ed applicare una di erenza tra l’interesse e e vamente pagato e l’interesse
calcolato con il TIR. Questa di erenza che va ad incrementare o a decrementare il valore dei toli, e di anno
in anno è come se si ripar sse la plusvalenza “spalmata“ sulla durata del possesso dei toli stessi.
Applicando poi l’interesse calcolato con il TIR al costo storico o al valore del costo di anno in anno, si è in
grado di o enere un interesse e e vo e di capire se c’è un incremento o decremento del valore del tolo.
Questo metodo viene impiegato per eliminare la pra ca passata che prevedeva l’iscrizione di tu i vari cos
di transizione al bilancio dell’ul mo esercizio.
Svalutazione: Il valore derivante dall'applicazione del metodo del costo ammor zzato o del costo semplice
può dover essere rido o per svalutazioni. Ciò avviene in presenza di PERDITA DUREVOLE; la durevolezza della
perdita emerge da indizi di deterioramento duraturo della situazione di solvibilità dell’emi ente. Gli
indicatori di una situazione di deterioramento duraturo sono: ristru urazione del debito; default
(insolvenza); ammissione a procedure concorsuali; principali indici economico- nanziari nega vi.
La svalutazione va rilevata a CE con contestuale riduzione di valore del tolo nello SP.

PARTECIPAZIONI (x4)= Sono inves men nel capitale di altre imprese, rappresentate sia da azioni sia da
quote, che a ribuiscono diri patrimoniali (come diri o ai dividendi) e diri non patrimoniali (come il
diri o di voto in assemblea). Non si ammor zzano.
Iscrizione= Il codice civile prevede due possibili collocazioni bilancio di tali elemen :
Una prima possibilità, nel caso si voglia mantenerle durevolmente nel patrimonio aziendale, è di collocarle
nell’a vo dello SP classe B.3 (immobilizzazioni nanziarie);
Una seconda possibilità, nel caso lo scopo sia scambiarle sul mercato, è di collocarle nell’a vo dello SP
classe C.3 (a vità nanziarie che non cos tuiscono immobilizzazioni).
C’è da so olineare che, indipendentemente da che siano immobilizzate o non, la plusvalenza/minusvalenza
da alienazione nirà sempre in C15 (plusvalenza) o C17 (minusvalenza) nel CE.

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Valutazione= La rilevazione iniziale sia per le partecipazioni immobilizzate, sia per quelle circolan , è al
costo comprensivo anche degli oneri accessori (spese notarili). L’OIC 21 a erma che per le partecipazioni, si
deve preferire, per quanto ammesso, l’u lizzo di valori medi quali il LIFO, il FIFO o il CMP (questo perché
sono beni fungibili, che si comportano proprio come le rimanenze).
• Per e e uare le valutazioni successive si deve dis nguere la valutazione delle partecipazioni circolan da
quelle immobilizzate:
PARTECIPAZIONI CIRCOLANTI= Per le partecipazioni non immobilizzate valgono le stesse regole dei toli non
immobilizza (si valutano al minore tra costo di acquisto e valore di realizzazione desumibile
dall’andamento del mercato). È diversa solo la collocazione delle svalutazioni nel CE delle partecipazioni
circolan che avviene per e e o della di erenza nega va tra costo d’acquisto e valore di realizzo
desumibile dall'andamento di mercato.
PARTECIPAZIONI IMMOBILIZZATE= le partecipazioni immobilizzate in imprese controllate e collegate possono
essere valutate sia con il metodo del costo sia con quello del patrimonio ne o (o equity Method), dato che
il codice civile consente entrambe le possibilità. In imprese che non sono né controllate né collegate
possono essere valutate al costo comprensivo di oneri accessori.
METODO DEL COSTO: Si applica quando la partecipante ha dei limi sul controllo della ges one della
partecipata dovu a fa ori poli ci o stato di liquidazione della partecipata; si iscrive la partecipazione al
costo e il valore può essere modi cato solo successivamente a svalutazioni per perdita durevole che
portano il valore recuperabile della partecipazione al di so o del valore contabile o per rivalutazioni da
ripris no.
METODO DEL PATRIMONIO NETTO (EQUITY METHOD) : È un metodo di valutazione delle partecipazioni
iscri e come immobilizzazioni nanziarie oppure nell’a vo circolante. L’OIC17 lo de nisce il criterio di
valutazione di una partecipazione con il quale il costo originario della partecipazione si modi ca nei periodi
successivi all’acquisizione per tener conto delle variazioni del patrimonio ne o della partecipata. Si applica
nel caso in cui la partecipante abbia una notevole in uenza sulla ges one della partecipata e consiste nel
valutare le partecipazioni per un importo pari alla corrispondente frazione del patrimonio ne o risultante
dall'ul mo bilancio della partecipata detra i dividendi e operate le re che del caso.
Di erenza da annullamento = quando il costo d’acquisto della partecipazione è diverso dalla
corrispondente quota di patrimonio ne o alla data di acquisizione si determina una di erenza iniziale che
può essere sia posi va che nega va.
POSITIVA: costo di acquisto della partecipazione maggiore della quota di patrimonio ne o della partecipata
1) Deriva da MAGGIORI VALORI DELL’ATTIVO PATRIMONIALE DELLA PARTECIPATA o dalla presenza di AVVIAMENTO DELLA
SOCIETÀ PARTECIPATA, che hanno origine dalle a ese di sovrareddi futuri in relazione al contesto in cui la
partecipata opera. La partecipazione è iscri a al costo di acquisto senza rilevare a sé l'avviamento che poi
deve essere ammor zzato insieme agli altri beni ammor zzabili per re care l'u le o perdita dei successivi
bilanci della partecipata;
2) PERDITA, qualora non vi siano le sudde e aspe a ve di sovrareddi . In tal caso si ha un ca vo a are
poiché si paga la partecipazione ad un prezzo superiore alla quota corrispondente del patrimonio ne o.
Bisogna svalutare addebitando un costo in CE voce D19 “Svalutazione delle partecipazioni”.
NEGATIVA: costo di acquisto della partecipazione minore della quota di patrimonio ne o della partecipata
1) ESISTENZA DI UN BADWILL (si prevede perdita futura), ossia un avviamento nega vo inteso come aspe a va
di risulta economici sfavorevoli per la partecipata. In tal caso la partecipazione sarà iscri a per un valore
pari al costo sostenuto e la di erenza con il costo darà origine ad un fondo per rischi ed oneri nel passivo
patrimoniale della partecipante da u lizzare quando la partecipata manifesta tali perdite. (es. azienda che
andava bene prima del COVID e che ora fa presagire risulta economici sfavorevoli).
2) ESISTENZA DI UNO SCONTO SUL PREZZO D'ACQUISTO (si è pagato meno del prezzo reale), la partecipazione sarà
iscri a al maggior valore del patrimonio ne o re cato della partecipata rispe o al prezzo di costo,
iscrivendo quale contropar ta, all’interno della voce “Altre Riserve”, una “riserva per plusvalori di
partecipazioni acquisite”, non distribuibile.

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Svalutazione (per perdita durevole) va inserita in voce D19 “svalutazioni delle partecipazioni” come costo a
fronte di un “fondo svalutazioni“. Per individuare il cara ere durevole della perdita l’OIC 21 richiede la
veri ca di perdite d’esercizio stru urali della partecipata tali da intaccare la sua consistenza patrimoniale
provocata da situazioni nega ve frequen . La perdita deve considerarsi durevole se non è dimostrabile che
nel breve periodo la partecipata possa sovver rla con risulta economici posi vi. Nel caso in cui venga
Rivalutata, per ques oni di prudenza, si potrà rivalutare entro i limi di quello che è il costo storico e va
inserita in D18 “rivalutazioni di partecipazione”.
Contabilizzazione azioni proprie dell’impresa= il D. Lgs. del 2015 ha eliminato l’iscrizione delle azioni
proprie nell’a vo patrimoniale, per cui la società acquista azioni proprie, l’operazione è contabilizzata come
una riduzione di patrimonio ne o, dal momento che in sostanza l’operazione è un rimborso di capitale ai
soci. In contropar ta all’uscita di liquidità si dovrà movimentare un’apposita riserva chiamata “RISERVA
NEGATIVA PER AZIONI PROPRIE” (nega va proprio perché è una riduzione di patrimonio ne o). Le azioni
proprie sono poi eliminate dal bilancio a seguito di vendita o di annullamento. Lo scopo di questa riserva è
proprio quello di fornire al le ore terzo del bilancio una visione del capitale dell’azienda in quel determinato
momento: perme e di re care il valore del capitale aziendale e capirne il reale valore.

STOCK OPTIONS = Le Stock Op on sono contra di incen vazione che vengono solitamente concessi al top
management e ai membri del CDA di un'azienda. Tali piani assegnano al dipendente la facoltà di acquistare,
nel caso si u lizzino azioni emesse in precedenza, o di so oscrivere, nel caso si u lizzino azioni di nuova
emissione, toli rappresenta vi del capitale di rischio della società. Le stock op on sono tecnicamente
assimilabili alle opzioni call di po americano: Il manager avrà diri o ad acquistare un determinato tolo ad
un determinato prezzo entro un determinato periodo di tempo.
VANTAGGI PIANI STOCK OPTIONS
1. Comportano cos contenu per l'impresa che li pone in a o;
2. Se le azioni in opzione ai dipenden derivano da un aumento di capitale, il piano di stock op on
garan sce all'impresa un ulteriore canale di raccolta del capitale proprio;
3. I piani di stock op on cos tuiscono un modo per rendere variabili i cos del personale;
4. I piani di stock op on vengono valuta posi vamente dagli analis nanziari
SVANTAGGI PIANI STOCK OPTION
1. Possibilità che il prezzo delle azioni diminuisca notevolmente riducendo così la convenienza del diri o di
opzione per il dipendente;
2. Possibilità che il prezzo delle azioni salga notevolmente per il corso del periodo di esercizio, rendendo
estremamente gravoso per l'impresa il costo del piano.

CAPITOLO 9
LA CASSA PUO’ ESSERE NEGATIVA? la cassa può essere posi va o uguale a zero. Nel caso in cui sia nega va
o c’è stato un errore di registrazione, mancata registrazione o ricavi irregolari. (es. entrate per ricavi in nero
oppure assenza di emissione di scontrino scale).
RATEI E RISCONTI
Ratei= Quote di entrate o uscite future che misurano ricavi o cos , già matura , ma non ancora rileva ,
poiché la loro manifestazione nanziaria si veri cherà in futuro.
Riscon = Quote di costo o di ricavo non ancora maturate, ma hanno già avuto la loro manifestazione
nanziaria nell’esercizio di competenza.

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CAPITOLO 10
PATRIMONIO NETTO x6 = rappresenta il capitale proprio dell’azienda: il capitale di conferimento (ovvero il
capitale cos tuito da soci all’a o della cos tuzione), ma anche quel capitale generato internamente
dall’azienda mediante l’auto nanziamento che è des nato a rimanere in azienda e non viene distribuito ai
soci sogge terzi. Esso ha principalmente 3 funzioni: rappresenta il capitale di rischio, il capitale conferito
dai soci e il capitale a garanzia dei creditori sociali.
La de nizione dice che il patrimonio ne o è la di erenza tra a vità e passività patrimoniali, che si risolve in
sostanza nella parte della ricchezza riconducibile ai proprietari e che da ques può essere disposta,
rispe ando i vincoli norma vi.
Variazione di patrimonio ne o= rappresenta l’importo complessivo degli u li e delle perdite genera dalle
a vità d’impresa nell’esercizio, con l’esclusione dei movimen derivan da operazioni con gli azionis . Tale
variazione ri e e, dunque, l’incremento o il decremento delle a vità ne e dell’impresa nell’esercizio o
della ricchezza prodo a. È un prospe o che va anche in nota integra va e deve evidenziare:
1) i valori dei singoli con all’inizio dell’esercizio
2) il de aglio dei movimen delle singole voci
3) i valori dei singoli con a ne esercizio
RISERVE x2 + classi cazione= Sono asset, generalmente liquidi, che le aziende me ono da parte per uso
futuro e vanno iscri e nel passivo SP nella voce A2 patrimonio ne o, cos tuiscono i mezzi propri insieme al
reddito d’esercizio e al capitale sociale. Possono dis nguersi Per des nazione: distribuibili (dividendi) e
disponibili (per copertura perdite o per aumen di capitale). Per origine: sono riserve di u li le riserve che
traggono origine dal risparmio di u li dell'esercizio, queste riserve sorgono in quanto, al momento del
riparto dell'u le ne o risultante dal bilancio approvato, si decide di des nare una parte di esso a riserve. Le
riserve di capitale, invece, hanno un’origine più variegata e derivano da elemen patrimoniali diversi dagli
u li ne .
Riserva legale= accoglie u li accantona , in essa devono con uire almeno il 5% degli u li ne di bilancio
nché il suo saldo non ha raggiunto il 20% del capitale sociale, no a questo limite la riserva può essere
u lizzata solo per copertura di perdite. Oltre tale limite anche per distribuzione ai soci o aumen di capitale.
Riserva sovrapprezzo azioni= È una riserva che nasce quando si eme ono dei toli che vengono vendu sul
mercato ad un prezzo più alto rispe o al loro valore e e vo; essa non può essere distribuita nché la
riserva legale non ha raggiunto il 20% del capitale sociale.
Riserva di rivalutazione= Si tra a di una rivalutazione di beni che sono completamente ammor zza
nell’a vo dello stato patrimoniale. Essa segue le leggi di mercato che riguardano la rivalutazione monetaria
di determina beni; dà una rappresentazione dell’esterno reale della consistenza patrimoniale, poiché si
esprime il bene al valore di mercato, ma non si iscrive un ricavo poiché non si tra a di un ricavo conseguito,
ma si iscrive una riserva del patrimonio ne o di pari importo.
Riserva statutaria= è una riserva che nasce quando richiesta dallo statuto della società che può avere un
ammontare massimo predeterminato che può variare da società a società (es 30% del capitale);
Altre riserve= Sono riserve facolta ve, bisogna fornirne indicazioni in nota integra va sia in merito alla
consistenza che in merito alle mo vazioni dell’evoluzione (es. Riserva straordinaria);
Riserva per operazioni di copertura dei ussi nanziari a esi= accoglie tu e le variazioni di Fair value
derivan da strumen deriva e dei rischi connessi ai ussi nanziari;
Riserva nega va per acquisto azioni proprie in portafoglio= Nasce quando un’azienda per una qualsiasi
mo vazione si trova ad acquistare azioni proprie e viene interpretato dal nuovo codice come un rimborso di
capitale ne o generando un’uscita di liquidità che quindi fa diminuire il patrimonio ne o. Lo scopo di
questa riserva è proprio quello di fornire al le ore terzo del bilancio una visione del capitale dell’azienda in
quel determinato momento: perme e di re care il valore del capitale aziendale e capirne il reale valore.

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CAPITALE SOCIALE= valore nominale dei conferimen so oscri dai soci e delle riserve girate a capitale nel
corso del tempo. Nelle S.p.A il valore minimo del capitale sociale è di 50000€; nelle S.R.L. il valore minimo
del capitale sociale è di 10000€, il valore nominale minimo per le azioni di entrambe è di 1€.
Nell’a o cos tu vo è speci cato l’ammontare del capitale sociale so oscri o e versato, il numero e il valore
delle azioni. Tu e le variazioni successive rappresentano una modi ca dell’a o cos tu vo e quindi
richiedono l’approvazione dell’assemblea straordinaria.
UTILE = é il reddito che emerge dal conto economico dell’esercizio, da riportare nello stato patrimoniale. Se
durante l’esercizio è stato distribuito un acconto o è già stata coperta an cipatamente una parte della
perdita in corso di formazione, tali impor vanno porta dis ntamente a detrazione del risultato di esercizio
per evitare compensi di par te.

CAPITOLO 11
FONDO RISCHI E ONERI x2 = Nascono per l’esigenza, de ata dal principio di prudenza, di scrivere nel conto
economico e di riportare nello stato patrimoniale i cos per alcuni accadimen di ges one che sono
soltanto presun . Quando si accende un fondo rischi ed oneri si prevede un costo la cui manifestazione è
probabile che si cerca di quan carlo accantonandone una parte per evitare che questo costo cada su
esercizi successivi. Da iscrivere nello SP in voce B “fondi per rischi e oneri”.
FONDI ONERI sono des na a coprire uscite future di competenza economica dell’esercizio di esistenza certa
ma che sono ancora indeterminate nell’ammontare (es. fondo TFR); (non si sa QUANDO e QUANTO)
FONDI RISCHI sono des na a coprire le passività potenziali, ossia spese o perdite che probabilmente si
veri cheranno in futuro che traggono origine da even speci ci; tali voci sono indeterminate
nell’ammontare, vengono iscri e in bilancio solo se sono di natura determinata, ovvero sorgono per una
speci ca ragione. (es. un prodo o che ha probabilità di essere dife oso)(non si sa QUANDO, QUANTO e SE).
TFR e FONDO TFR= Il fondo TFR è un fondo a sé stante e non fa parte dei fondi rischi e oneri.
Esso è un elemento della retribuzione del lavoro che viene riconosciuto cumula vamente al termine del
rapporto di lavoro. Consiste nello stanziare, al termine di ogni esercizio una quota pari ad una frazione degli
s pendi matura (totale s pendi/13,5) e aggiungere ad essa la rivalutazione del fondo già esistente ad
inizio esercizio. Questo fondo viene u lizzato al momento dell’uscita del dipendente dall’azienda ed è
l’unico fondo compreso nella voce C del passivo patrimoniale.
Dal 2007 in poi è obbligatorio, per le imprese che hanno più di 50 dipenden , versare le somme dovute per
TFR o all’INPS o a fondi pensione scel dai dipenden . Queste aziende quindi invece di accantonare le
quote nel fondo TFR dovranno pagarle mensilmente ad uno di ques sogge esterni che si occuperà poi di
erogarle al momento di uscita del dipendente dall’azienda. In ques casi il fondo TFR che non viene più
alimentato dal 2007 tenderà ad esaurirsi man mano che i dipenden assun prima del 2007 lasceranno
l’azienda.
Talvolta le aziende s pulano polizze a fronte del TFR maturato, per non doversi preoccupare dell’esborso al
momento di uscita dall’azienda del dipendente, in modo che l’esborso sia a carico della compagnia di
assicurazione. In questo caso oltre all’accantonamento nel fondo TFR iscrivo un credito immobilizzato
nell’a vo patrimoniale (voce B)

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CAPITOLO 12
DEBITI= I debi sono passività di natura determinata ed esistenza certa, con scadenza e ammontare
determina . I debi rappresentano obbligazioni a pagare un ammontare determinato di disponibilità liquida
ad una scadenza determinata ovvero obbligazioni a consegnare beni o rendere servizi.
Iscrizione= Al momento della prima iscrizione in bilancio, i debi devono essere iscri nel bilancio
d’esercizio al rela vo valore nominale. In base all’origine muta il momento in cui iscrivere il debito: • DEBITI
COMMERCIALI, iscri quando i rischi bene ci sono e e vamente trasferi ; • DEBITI PER SERVIZI, iscri quando è
stata e e uata la prestazione; • ALTRI DEBITI, iscri quando sorge giuridicamente l’obbligazione verso la
controparte.
Contabilizzazione= Sono riepiloga in bilancio nella classe D dello stato patrimoniale. Vengono contabilizza
nel momento in cui sorgono (cioè quando si riceve la prestazione).
Valutazione (METODO DEL COSTO AMMORTIZZATO)= I debi si devono valutare secondo il criterio del
costo ammor zzato, secondo cui la loro rilevazione iniziale viene modi cata nel tempo per ammor zzare,
con un criterio sistema co e nanziario, gli oneri e i proven iniziali sostenu , tenendo conto del fa ore
temporale. Si classi cano tu i debi e per ciascuna pologia di debito si stabilirà il costo ammor zzato
(cioè il valore che e e vamente ci si aspe a di incassare non incassare nel tempo). Il criterio del costo
ammor zzato NON può essere applicato ai debi se gli e e sono irrilevan , ovvero se sono a breve
termine (ossia con scadenza inferiore ai 12 mesi), poiché un’applicazione del costo ammor zzato andrebbe
a generare un valore pra camente nullo. In pra ca, un costo ammor zzato è un guadagno o una spesa che
viene “spalmata” in un determinato periodo di tempo. Rappresenta quel valore a cui l’a vità o passività
nanziaria è stata valutata alla rilevazione iniziale. Applicando questo criterio, si ripar scono i cos o i ricavi
derivan dallo strumento nanziario per tu a la durata dell’a vità o della passività. Il criterio di valutazione
del costo ammor zzato prende in considerazione le di erenze esisten fra i tassi d’interesse nominali e i
tassi di interesse e e vi: si tra a di un valore applicabile ai debi nei quali il tasso d’interesse e e vo
di erisce dal tasso di interesse nominale.
I debi dovranno essere inizialmente iscri al valore nominale, al ne o dei cos di transazione, premi,
scon e abbuoni. Quando il valore di iscrizione e il valore di rimborso coincidono e gli interessi sono costan
per tu o il periodo, il criterio del costo ammor zzato coincide con quello del valore nominale (costo
storico), in quanto il tasso di interesse nominale (incassato o pagato) è iden co a quello e e vo.
Ristru urazione del debito (collegamento con la con nuità)= Sono operazioni mediante cui il creditore
e e ua una concessione dal debitore in considerazione delle di coltà nanziarie dello stesso (OIC19). Tale
operazione implica dunque un vantaggio immediato per il debitore ed uno svantaggio per il creditore.
Secondo l’OIC 6 tale situazione si con gura laddove:
a) Il debitore si trova in una situazione di di coltà nanziaria tale da non perme ere il regolare
adempimento delle proprie obbligazioni;
b) Il creditore e e ua una concessione al debitore rispe o alle condizioni originarie del contra o che
gli causa una perdita.

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CAPITOLO 13
La scalità ha degli e e sul bilancio d’esercizio. Ques e e nascono proprio perché le imprese pagano le
imposte che vanno inserite nel CE a riduzione dell’u le, e nello SP come debi v/erario.
TASSE= Tributo che il singolo sogge o è tenuto a versare in relazione ad un’u lità che egli trae dallo
svolgimento di un’a vità statale o dalla prestazione di un servizio pubblico. È un contributo del singolo
rispe o ad un’a vità che la pubblica amministrazione sede per l’o enimento di un bene cio della
colle vità.
IMPOSTE = somme di denaro da versare nelle casse dello Stato che sorgono semplicemente quando vi è un
presupposto: conseguimento del reddito da parte di un contribuente. Le imposte possono essere di tre
pologie: dire e, indire e, sos tu ve.
— DIRETTE: • IRES, Imposta sui reddi pagata dalle persone giuridiche (SpA o Società di Capitali, colpisce il
reddito in egual misura 24% per tu ); • IRPEF, Imposta sul reddito delle persone siche; • IRAP, Imposta sul
reddito delle a vità produ ve.
— INDIRETTE: il cui presupposto è lo scambio, non il reddito (IVA).
— SOSTITUTIVE: da pagare all’a o delle rivalutazioni di immobili o di riorganizzazione aziendale.

Come si calcolano le imposte? Prima di tu o bisogna calcolare il reddito imponibile, dopodiché bisognerà
applicare (mol plicare) un’aliquota (stabilita dallo Stato) a tale reddito. Parto dal REDDITO NETTO (civile);
apporto una serie di VARIAZIONI (+/-) richieste dal legislatore (dando luogo a scalità an cipate o di erite);
so raggo altre RETTIFICHE DI VALORE (ammortamen , accantonamen ); o enendo il REDDITO IMPONIBILE.
In seguito mol plico il REDDITO IMPONIBILE x l’ALIQUOTA ; o enendo così il valore dell’IMPOSTA DI
COMPETENZA DELL’ESERCIZIO (IRES, IRAP).
L’imposta di competenza va inserita nel CE a fronte di un debito verso l’Erario.

Tra il REDDITO CIVILISTICO e il REDDITO FISCALE (TUIR) possono esserci delle di erenze de ni ve o di erenze
temporanee:
DIFFERENZE DEFINITIVE= Quando i ricavi non sono imponibili e cos non sono deducibili scalmente né
nell’esercizio di competenza, né in quelli successivi. Sorgono in un determinato esercizio e NON SONO
RECUPERABILI IN FUTURO. Esse comportano una di erenza tra il risultato di bilancio e reddito imponibile
non più recuperabile in futuro. E non danno luogo mai ad imposte di erite o an cipate.
DIFFERENZE TEMPORANEE=consistono in di erenze tra il valore di un'a vità o una passività di competenza
dell’esercizio e sono des nate ad assorbirsi negli esercizi successivi. Per esse in futuro vi sarà dunque una
compensazione che farà riconciliare reddito imponibile e il risultato in bilancio. Possono essere TASSABILI se
generano un aumento del reddito e DEDUCIBILI se generano una riduzione del reddito.
• TASSABILI= Danno luogo a un reddito scale più basso rispe o al reddito civile e dunque alle IMPOSTE
DIFFERITE. Queste di erenze sono riconducibili a due fa specie:
a) RICAVI TASSABILI IN ESERCIZI SUCCESSIVI rispe o all’esercizio di competenza economica. (Rinvia al futuro).
b) COSTI DEDUCIBILI IN ESERCIZI PRECEDENTI rispe o a quelli nei quali sono imputa per competenza economica.
(cos rinvia al futuro o recupera in esercizi passa ).
IMPOSTE DIFFERITE x7 saranno dovute negli esercizi successivi (pago meno imposte oggi ma ne pagherò di
più domani); i passaggi sono:
1) inizialmente il carico scale dell’esercizio è minore rispe o a quello che dovrebbe gravare secondo
competenza poiché il ricavo di competenza è stato rinviato al futuro e il costo non di competenza è stato
an cipato per poterlo dedurre. (REDDITO IMPONIBILE < REDDITO CIVILISTICO);
2) rileviamo un costo per imposte di erite nella voce 20 del CE che accoglie le imposte che comportano un
debito verso Erario, a fronte di un fondo imposte di erite a SP;

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3) negli esercizi successivi quando il ricavo già imputato a CE sarà imponibile e il costo sarà già stato dedo o
in precedenza avremo: reddito imponibile maggiore di quello determinato secondo competenza (REDDITO
IMPONIBILE > REDDITO CIVILISTICO);
4) dunque, in questo esercizio (successivo) si dovrà versare all’Erario imposte maggiori di quelle di
competenza, questo maggior versamento sarà compensato dal fondo che abbiamo stanziato in precedenza.

• DEDUCIBILI= Danno luogo a un reddito scale più alto rispe o al reddito civile e dunque alle IMPOSTE
ANTICIPATE. Queste di erenze sono riconducibili a 3 fa specie:
1) RICAVI TASSABILI in esercizi preceden rispe o a quello di competenza;
2) COSTI DEDUCIBILI in esercizi successivi rispe o a quello di competenza;
3) RIPORTO A NUOVO DI PERDITE FISCALI.
IMPOSTE ANTICIPATE = L’OIC 25 stabilisce come condizioni basilari per lo stanziamento di imposte
an cipate che:
• le di erenze tra reddito imponibile e il reddito determinato siano temporanee, ossia des nate a
compensarsi in esercizi successivi e quindi non de ni ve;
• Vi sia ragionevole certezza del loro futuro recupero, comprovata da elemen ogge vi di supporto quali
piani previsionali a endibili. Il futuro recupero è subordinato all'esistenza di risulta economici posi vi in
esercizio a venire. Tra le fa specie generan imposte an cipate vi sono:
— i cos di manutenzione;
— le perdite pregresse
Sono imposte che pago su un carico scale maggiore rispe o a quello di competenza (pago più imposte
oggi per pagarne di meno domani); i passaggi sono:
1) inizialmente an cipo scalmente il ricavo non di competenza (non imputato a CE) e il costo di
competenza (imputato a CE) lo deduco solo in futuro. (REDDITO IMPONIBILE > REDDITO CIVILISTICO);
2) iscrivo un credito per imposte an cipate nell’a vo circolante e a CE un costo per imposte an cipate alla
voce C 20;
3) negli esercizi successivi, quando il costo già iscri o in precedenza diverrà deducibile, avverrà l’e e o
opposto quindi il reddito imponibile risulterà inferiore rispe o a quello di competenza (REDDITO
IMPONIBILE < REDDITO CIVILISTICO);
4) l’azienda verserà all’Erario imposte minori che però non daranno origine ad un costo ma allo storno della
voce cos tuita precedentemente.

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CAPITOLO 14
STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI x3 (OIC 32): Gli strumen nanziari deriva sono dei contra in cui una
parte si impegna a ricevere o a consegnare (ovvero assume la facoltà di acquistare o di vendere) una
speci ca a vità (de nita so ostante) verso il pagamento di un prezzo predeterminato in un tempo
successivo a quella della s pulazione di un contra o. Tecnicamente i contra deriva sono considera
strumen nanziari il cui valore varia in funzione del prezzo o del valore dell'a vità so ostante. I deriva
sono contra a termine, questo perché vi è una data di so oscrizione che generà e e nel futuro ovvero
entro una certa data futura. Alla data di so oscrizione non vi è alcuna manifestazione nanziaria. Alla
scadenza del contra o nella maggior parte dei casi verrà liquidato il di erenziale tra il valore riportato nel
contra o e il valore del so ostante alla scadenza del contra o.
Esempio: so oscrivo con zio un contra o per la vendita di toli, dove mi impegno a vendere toli della
società Alfa che oggi hanno un valore di 10 € al valore di 12 €. Al 31/12 dello stesso anno il valore dei toli è
11 €. Alla prima iscrizione NON faccio niente, al 31/12 iscrivo il guadagno di 1 € (11 € -10 €) mediante una
riserva, che poi si libererà nel momento in cui si andrà a prendere il tolo.

Cara eris che:


- È un contra o sinallagma co ovvero prevede la presenza di 2 sogge , un emi ente e un proprietario, ed
è a prestazioni corrispe ve;
- Ha l’obie vo di speculare sull’andamento di mercato del so ostante (cercare di guadagnare sfru ando
l’evoluzione del mercato del so ostante, fare delle vere e proprie scommesse) Speculare: sfru are l’e e o
leva nanziaria;
- Crea vola lità di reddito: nel corso degli anni, il suo valore oscilla facendo registrare ricavi e cos
altalenan creando delle movimentazioni non sempre eviden in bilancio;
- Non richiede un inves mento iniziale;
- Ė regolato a data futura.
Tipi di deriva =
• Deriva reali= i contra sono scri su grandezze reali (merci, materie prime, eccetera) sono nalizzate
alla acquisizione/vendita a termine delle speci che a vità so ostan piche della combinazione
produ va. Le conseguenze tecniche sono: il contra o ha un de nito contenuto reale che l'obbligazione si
es ngue con il compimento dell'a o di scambio.
• Deriva nanziari= I contra sono scri su grandezze nanziarie (azioni, valute, tassi di interesse,
eccetera) sono nalizzate alla realizzazione di un pro o ovvero di un usso di cassa posi vo. Le
conseguenze tecniche sono: la transazione si conclude con la liquidazione di un usso di cassa
rappresentato in via di erenziale del “DELTA’’ tra:
1. il valore del derivato al momento della s pulazione del contra o.
2. il valore del derivato al momento della chiusura della posizione.

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Tipologie di deriva (riferito ai contra )=
• Contra deriva con obbligo di acquistare o vendere a termine (future, swap)
• Contra deriva con facoltà di acquistare o vendere a termine (call op on, put op on)
FUTURE: sono contra deriva standardizza (ossia negozia in borsa) con le quali le par si impegnano a
scambiare ad una data prestabilita determinate a vità ovvero a versare o a riscuotere un importo
determinato in base all'andamento di una variabile di riferimento.
SWAP: sono contra deriva che prevedono lo scambio a termine (o a scadenze prestabilite) di una serie di
ussi monetari in base l'andamento di par colari indicatori di riferimento
CALL OPTION: rappresentano contra deriva con cui un contraente acquisisce la facoltà di acquistare
determinate a vità ad una certa data (opzione europea) o entro una certa data (opzione americana) ad un
prezzo pre ssato.
PUT OPTION: rappresentano contra deriva con cui un contraente acquisisce la facoltà di vendere
determinate a vità ad una certa data (opzione europea) o entro una certa data (opzione americana) ad un
prezzo pre ssato.
Modalità di impiego degli Strumen Finanziari Deriva =
OPERAZIONI DI SPECULAZIONE: i contra deriva sono negozia al ne di realizzare un provento dalla
transazione;
OPERAZIONI DI COPERTURA (hedging): I contra deriva sono disegna alla "copertura" di speci ci rischi
aziendali al ne di contemperare gli e e nega vi genera in seguito all’abba ersi di de ni even aleatori
(esterni). Ai ni contabili, la copertura è de nita come il processo di designazione di uno o più strumen di
cui i cambiamen di valore determinano una compensazione per intero o in parte del cambiamento di
valore o dei ussi nanziari di un'altra en tà. L'en tà coperta è intesa come a vità, passività e transazioni
future che espongono l'impresa al rischio di cambiamento di valore o di ussi nanziari. Di fa o, de o in
parole povere, io azienda so oscrivo un contra o derivato perché intendo coprirmi dai rischi nanziari.
- esempio: nel caso in cui si posseggano dei toli, ci si rende conto che il mercato di quei toli non sta
andando bene, piu osto che registrare la perdita su quei toli, si può so oscrivere un contra o derivato di
segno opposto con cui ci si impegna a vendere quei toli al termine ad un prezzo pre ssato. Quindi
guadagnare con il derivato, perdere i sui toli, compensando così la perdita grazie allo strumento.
Iscrizione Contabilizzazione e Variazioni di fair value= A bilancio vanno inseri tanto i deriva di copertura
quanto i deriva specula vi, misura al loro fair value. Il derivato sarà da inserire nell’a vo patrimoniale se
il suo fair value e alla data di valutazione è posi vo, e nel passivo patrimoniale se il suo fair value e alla data
di valutazione è nega vo.
— VARIAZIONE POSITIVA DI FAIR VALUE (DERIVATI SPECULATIVI): i deriva rappresentano a vità nanziarie
e vanno iscri in SP tra le immobilizzazioni o nell’a vo circolante a seconda della des nazione, a fronte
dell’iscrizione in CE, voce D.18.c “rivalutazioni per re che di valore“, a meno che sia un’operazione di
copertura;
— VARIAZIONE NEGATIVA DI FAIR VALUE (DERIVATI DI COPERTURA): i deriva rappresentano un costo per la
società e vanno iscri in SP Come un fondo per rischi e oneri, a fronte di un costo in CE alla voce D.19.d
“svalutazioni per re che di valore”, a meno che si tra di un’operazione di copertura.
Di erenze contabili deriva di copertura/specula vi:
DERIVATI SPECULATIVI (NON DI COPERTURA): rilevazione iniziale a Fair Value, misurazione successiva a Fair Value,
variazione a CE;
DERIVATI DI COPERTURA DI FAIR VALUE: rilevazione iniziale a Fair Value, misurazione successiva a Fair Value,
variazione a CE;
DERIVATI DI COPERTURA DI FLUSSI FINANZIARI: rilevazione iniziale a Fair Value; la misurazione successiva sarà a Fair
Value, variazioni a Riserva di Patrimonio Ne o; rigiro della riserva con imputazione a CE quando si veri cano
o modi cano i ussi nanziari a esi.

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TEODORI
CAPITOLO 1
l’analisi di bilancio (x2) = serve a comprendere la ges one economica, nanziaria e patrimoniale di
un'azienda. Si basa sul bilancio di esercizio e ne riporta i da . Vi sono contenu i pro e le perdite di
un'azienda e serve quindi a ricavare l'andamento generale dell'impresa. In sintesi in questo documento si
analizzano gli aspe importan della ges one aziendale, confrontando i bilanci della stessa azienda, così da
poter valutare la situazione a uale dell'azienda, ma anche quella futura. L'analisi di bilancio risulta perciò
u le anche per convincere futuri inves tori della validità del proprio proge o.
CAPITOLO 3
RICLASSIFICAZIONE DEL CONTO ECONOMICO = serve a far emergere risulta intermedi diversi o degli
e e diversi, che portano poi a comprendere la performance dell'azienda in un determinato momento
della vita dell’impresa. Riclassi care non signi ca cambiare la realtà dell'azienda ma signi ca rappresentare
la realtà aziendale in maniera di erente.
- A COSTO DEL VENDUTO (prima riclassi cazione) x2= È un metodo di riclassi cazione del conto
economico. La sua cara eris ca è quella di dis nguere i cos per aree funzionali (produzione,
proge azione, commerciale, eccetera). Risponde al bisogno di misurare quanto pensano i cos delle
di eren aree rispe o al costo complessivo.
Questo metodo è u lizzato per le analisi delle imprese produ ve. Queste ul me hanno la necessità di
monitorare i cos sostenu nelle di eren aree ges onali:
— GESTIONE CARATTERISTICA, cioè il reddito opera vo in questo caso è un reddito vero ed epurato da tu e le
quelle componen posi ve o nega ve di reddito che però non riguardano l’a vità cara eris ca;
— GESTIONE EXTRA-CARATTERISTICA, dove si aggiunge (o so rae) la somma di tu e quelle componen posi ve e
nega ve di reddito che so endono alla ges one extra-cara eris ca, cioè ad una situazione che non è pica
dell’a vità dell’impresa.
— GESTIONE STRAORDINARIA, ovvero la di erenza o la somma tra i ricavi straordinari e i cos straordinari;
— GESTIONE FINANZIARIA, cioè oneri o proven ;

— REDDITO LORDO, rappresenta la di erenza A(Val. Prod) — B(Costo Prod.) +/— C(On. e Prov) +/—
D(Re che) dell’impresa;
— GESTIONE TRIBUTARIA, cioè si so raggono gli oneri tributari e si o ene il reddito.
- A VALORE AGGIUNTO (più usata) = È il metodo di riclassi cazione del conto economico più u lizzato; la
logica si basa sulla suddivisione dei cos tra: • cos interni, ovvero rela vi alle risorse interne e sostenu al
momento dell’avvio della produzione(quote di ammortamento, spese di personale); • cos esterni, ovvero
acquisi da terze economie (spese di u lizzo materie, altre spese opera ve).
Il CE a valore aggiunto prevede che l’area opera va contenga tre margini intermedi:
1. il VALORE AGGIUNTO (di erenza tra ricavi opera vi e cos esterni), me e in evidenza il valore che
l’impresa, con i propri fa ori (interni), aggiunge a quello delle risorse periodicamente o enute
dall’esterno. Si può a ermare che un elevato valore aggiunto e la sua costante crescita sono sintomi di
o mali scelte poste in essere dall’impresa e di soddisfacente grado di originalità dei prodo vendu ;
2. EBITDA (margine opera vo lordo), è la ricchezza che residua dopo aver retribuito il personale e
rappresenta una prima misura dell’auto nanziamento opera vo. È il risultato intermedio al lordo di
ammortamen e accantonamen opera vi. Ha valenza nanziaria. Si può de nire come la variazione di
circolante prodo a dalla ges one cara eris ca nel periodo: se posi vo vuol dire che tale ges one ha
prodo o risorse nanziarie, se nega vo vuol dire che le ha assorbite;

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3. EBIT, è il margine epurato dei cos non monetari (ammortamen e accantonamen ), quindi dopo aver
remunerato tu e le componen che hanno partecipato al ciclo produ vo. Esprime il reddito che
l'azienda è in grado di generare prima della remunerazione del capitale, comprendendo con questo
termine sia il capitale di terzi (indebitamento) sia il capitale proprio (patrimonio ne o). L'EBIT
ricomprende gli oneri e i proven derivan da ges oni accessorie, nonché i proven nanziari derivan
dalla cosidde a ges one nanziaria a va.
In aziende che non hanno né ges oni accessorie né una ges one nanziaria a va, l'EBIT coincide con il
reddito opera vo o margine opera vo ne o (MON); in questo caso consente di poter valutare, sulla base
di un riferimento non in uenzato da imposte o altri even straordinari, concentrandosi esclusivamente
sulla capacità di generare pro dalle operazioni cara eris che.
So raendo i cos esterni si o ene il valore aggiunto, so raendo i cos interni si o ene il reddito
opera vo.
CAPITOLO 4
RICLASSIFICAZIONE STATO PATRIMONIALE X3: la riclassi cazione si presenta principalmente per rispondere
ad una serie di cri cità e problema che, per cui il bilancio ordinario non è esaus vo. La riclassi cazione
dello stato patrimoniale si pone come obie vo quello di analizzare la stru ura patrimoniale e nanziaria
dell'impresa in termini di composizione. Per raggiungere tali nalità è necessario individuare un criterio
a raverso il quale esaminare e aggregare i singoli valori patrimoniali e nanziari. Riclassi care lo SP
signi ca dunque aggregare le a vità e le passività dis nguendole in base: alla loro a tudine ad essere
trasformata in denaro liquido (corrente o non corrente); all’area ges onale alla quale appartengono
(opera va o nanziaria).
- RICLASSIFICAZIONE FINANZIARIA (LIQUIDITA/ESIGIBILITÀ)= È un’analisi che avviene accorpando le varie classi
di valore (voci di bilancio) secondo la loro scadenza. La durata u lizzata per suddividere il breve dal medio-
lungo termine è individuata nei 12 mesi. Lo scopo di questa classi cazione e confrontare le poste in base
alla durata temporale, e dunque di coprire le passività a breve con le a vità a breve e allo stesso modo le
passività a medio-lungo termine con le a vità a lungo termine. I valori di SE sono ricondo hai macro-
aggrega seguen :

➢ ATTIVO A BREVE: tu quei beni che si trasformeranno in liquidità nell'esercizio (esempio materie prime,
prodo ni , credi a breve ecc..);

➢ ATTIVO A LUNGO: tu e le immobilizzazioni materiali, immateriali e nanziarie e tu gli altri beni che non
si trasformeranno in denaro nel breve periodo;

➢ PASSIVO A BREVE: tu i debi che si trasformeranno in uscita di denaro nel prossimo esercizio (tu e le
obbligazioni des nate ad essere pagate a breve);

➢ PASSIVO A MEDIO-LUNGO TERMINE: tu e le obbligazioni che scadono oltre il prossimo esercizio;

➢ MEZZI PROPRI: tu o il patrimonio ne o apportato dei soci, capitale permanente senza scadenza.

Composizione dell’ATTIVO A BREVE=


1) Liquidità immediate: l'insieme degli inves men liquidi o prontamente liquidabili (in tempi brevissimi e
cos limita ), senza vincoli o restrizioni all’u lizzo (cassa, banca, toli); pertanto ci si chiede quali siano i
toli assimilabili alle liquidità immediate, in quanto la loro classi cazione genere alcuni dubbi, per
appartenere a questa categoria si devono possedere due cara eris che:
- la pronta conver bilità in denaro a cos assai modes ;
- il limitato rischio di variazione nel prezzo dovuto a modi cazioni dei tassi di interesse.
2) Liquidità di erite: credi di funzionamento (impieghi, ges one opera va) credi nanziari e toli
(impieghi ges one patrimoniale) altri credi , a vità nanziaria, poli che commerciali e scelte nanziarie;
3) Disponibilità: rimanenze, riscon a vi ; poli che delle scorte.

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Di erenza mezzi propri e mezzi di terzi= i MEZZI PROPRI sono i mezzi conferi dai soci al momento della
cos tuzione dell’impresa; i MEZZI DI TERZI rappresentano il valore della porzione di ricchezza a disposizione
riconducibile ai terzi esterni all’impresa.
-RICLASSIFICAZIONE FUNZIONALE (PERTINENZA GESTIONALE)= Trae origine dall’esigenza di approfondire l’analisi
della ges one cara eris ca che risulta essere più rilevante. A tale scopo, essa viene suddivisa in due par :

➢ GESTIONE CARATTERISTICA CORRENTE, rela va al ciclo economico-tecnico, cioè alle operazioni nalizzate
all’u lizzo della stru ura aziendale (approvvigionamento, trasformazione e vendita);

➢ GESTIONE CARATTERISTICA NON CORRENTE, connessa alle scelte di inves mento e disinves mento, cioè alle
decisioni di predisposizione e modi cazione della stru ura.
Il capitale inves to è suddiviso in base alla ges one di per nenza: pertanto, è possibile conoscere quali
sono gli inves men della ges one cara eris ca (a vità opera ve corren e non corren ) e qual è il loro
valore. Confrontando tale dato con il reddito opera vo della ges one cara eris ca si o ene la reddi vità di
quest’ul ma. L’analisi avviene riaccorpando le varie classi di valore (voci di bilancio) secondo la loro ges one
di riferimento. La di erenza tra a vità opera ve di ges one corrente e passività correlate alle a vità
opera ve ci darà come risultato il capitale di esercizio.

CAPITOLO 8
SOLIDITÀ x2 = la solidità è intesa come la capacità di assorbire tensioni di vario po e di conseguenza la
capacità di sopportare e sostenere le perdite. Gli obie vi principali dell'analisi della solidità patrimoniale
sono: • analizzare la capacità della con gurazione del patrimonio aziendale e tenere in equilibrio entrate ed
uscite monetarie nel medio lungo termine; • il mantenimento tendenziale dell'equilibrio nanziario del
medio lungo termine, resistendo agli even nega vi, interni o esterni.
Un'impresa è considerata tanto più solida quanto più il suo asse o patrimoniale le consente di assorbire gli
e e nega vi genera in seguito a temporanee situazioni di disequilibrio.
Oppure la solidità esprime la capacità dell'azienda di nanziarsi principalmente con mezzi propri e di
nanziare gli inves men pluriennali con capitale permanente (mezzi propri più debi a lunga scadenza). La
solidità è misurata dal grado di indebitamento e dal grado di copertura delle immobilizzazioni
Eccesso di solidità x3= si ha un eccesso di solidità quando un'azienda maggiori mezzi propri rispe o al
capitale inves to E ciò comporta che l'azienda potrebbe nanziare inves men sfru ando la leva nanziaria
ma non lo fa.
Indici di solidità x2= La capacità di sostenere gli e e nega vi dipende da due ordini di condizioni:
RIMBORSO DEI FINANZIAMENTI;
GRADO DI INDEBITAMENTO.

Le immobilizzazioni possono essere nanziate (coperte) secondo tre di eren modalità:


1. MEZZI PROPRI: capitale apportato dei soci, forma di nanziamento permanente in quanto rappresentano il
reinves mento del “cash ow da ammortamento”. + autonomia; - rischio di insolvenza; + solidità;
2. PASSIVITÀ CONSOLIDATE: debi a lungo termine (mutui), si tra a di “cash ow da ammortamento” des nato
al rimborso del nanziamento. - autonomia, + rischio di insolvenza, - solidità;
3. PASSIVITÀ CORRENTI: debi a breve termine (max 12 mesi), incapacità del “cash ow da ammortamento“ a
fronteggiare i debi in scadenza. no autonomia, insolvenza, no solidità.
IL TEMPO DI SCADENZA DELLE FONTI DEVE ESSERE SINCRONIZZATO CON IL TEMPO DI RECUPERO DEGLI IMPIEGHI

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La solidità di un’impresa è analizzabile u lizzando i seguen indicatori primari:


1. rapporto di indebitamento;
2. grado di copertura dell’a vo sso ne o;
3. margine di stru ura;
4. quoziente di rigidità degli impieghi;
5. grado di ammortamento;
6. tasso di variazione del capitale inves to;
7. tasso di auto nanziamento.
1. RAPPORTO/GRADO DI INDEBITAMENTO (LEVERAGE) x3= Sappiamo che è un'impresa è tanto più
solida quanto più la sua stru ura dei nanziamen è composta da fon che non accrescono il rischio
nanziario e che non generano dipendenza da terzi nelle decisioni ges onali. Conoscere la stru ura dei
debi , dunque, è fondamentale per esprimere un giudizio sul grado di insolvenza dell’impresa e sulla sua
autonomia. Il rapporto di indebitamento può essere calcolato in molteplici modi ma principalmente si
presentano due con gurazioni ritenute più espressive che esprimono la dipendente complessiva e
nanziaria di un'azienda. L’analisi del grado di indebitamento viene in genere svolta mediante gli INDICI DI
COMPOSIZIONE DEL PASSIVO, che si o engono rapportando ciascuna categoria di fronte al capitale di
nanziamento. Si o engono quindi due categorie di indici:
- indice di autonomia nanziaria: mezzi propri/ capitale nanziato (totale passivo)
- indice di indebitamento: (passivo consolidato + passivo corrente)/ capitale nanziato.
il QUOZIENTE DI INDEBITAMENTO comprende debi commerciali che non creano problemi in termini di solidità.
Rappresenta un altro modo di leggere gli indici di composizione del passivo. È l’indicatore più u lizzato se
non il più semplice.
- che valori deve assumere per essere posi vo= Questo rapporto può assumere diverse valori: se ad
esempio l’indice di indebitamento di un’azienda è pari a 1 starà ad indicare che l’azienda copre le
esigenze nanziarie u lizzando il proprio capitale, senza aver quindi la necessità di indebitarsi con
is tu di credito o altre forme di nanziamento. Quindi sarà POSITIVO. Se il rapporto dovesse essere
maggiore di 2 si starebbe indicando che i debi sono maggiori del capitale proprio dell'azienda.
Quindi sarà NEGATIVO.
- perché conviene indebitarsi= Il rapporto/grado di indebitamento è un indicatore molto u lizzato
dalle banche, che misura la qualità dell’indebitamento aziendale. Molte aziende, come fonte di
nanziamento, invece di nanziare la propria impresa con i soldi dei soci o dell’imprenditore,
preferiscono u lizzare l’indebitamento (capitale concesso da banche e nanziatori esterni).
Questo perché in economia aziendale l’indebitamento ha un costo inferiore, specialmente per i
debi a lungo termine, rispe o al capitale di rischio (capitale sociale) e dona all’azienda anche dei
vantaggi scali. Infa , gli interessi passivi essendo deducibili dal reddito d’impresa, abba ono il
reddito imponibile dell’impresa, in modo tale che pagherà meno tasse.

2. GRADO DI COPERTURA DELL’ATTIVO FISSO NETTO x4= tale indicatore è analizzato congiuntamente
con il margine di stru ura poiché entrambi sono espressivi del grado di equilibrio esistente tra pun di
nanziamento e stru ura degli inves men . Inoltre, si u lizzano i medesimi aggrega di Stato patrimoniale
per la loro costruzione.

GRADO DI COPERTURA DELL’ATTIVO FISSO NETTO = MEZZI PROPRI/ ATTIVO FISSO NETTO.

Il grado di copertura segnala le modalità a raverso le quali l'azienda nanzia gli inves men durevoli, cioè
vincola per periodi non brevi: in par colare, ne evidenzia il grado di copertura interna (auto copertura).
Risulta indiscu bile che data la durata di tali inves men e l'impossibilità di un loro tempes vo ed
economico smobilizzo è necessario che vengano nanzia da fon con cara eris che analoghe. In
par colare, la situazione o male si avrebbe nel caso in cui fosse il capitale di rischio a nanziare gli
inves men ssi.
GRADO DI COPERTURA DELL’ATTIVO FISSO NETTO (2 LIVELLO): MEZZI PROPRI + PASSIVO A MEDIO LUNGO TERMINE/ AFN

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3. MARGINE DI STRUTTURA= De niamo il margine di stru ura come la modalità per cui inves men
riescono a remunerare le fon di nanziamento e viceversa come le fon di nanziamento vengono
remunerate dagli inves men .
MARGINE DI STRUTTURA PRIMARIO = Mezzi Propri – A vo Fisso (Immobilizzazioni)
GRADO DI STRUTTURA PRIMARIO = Mezzi Propri / A vo Fisso

Serve a chiederci se i nostri inves men riusciranno a remunerare le fon di nanziamento. Se l'a vo
supera i mezzi propri vuol dire che l'azienda è solida, ciò lo si evince dal fa o che se gli inves men
venissero totalmente dismessi nell’immediato, potrebbero comunque in qualche maniera remunerare la
proprietà.

MARGINE DI STRUTTURA SECONDARIO= (mezzi propri + passivo consolidato) - A vo sso


GRADO DI STRUTTURA SECONDARIO= (mezzi propri+ Passivo consolidato) / A vo sso

Serve a chiederci se gli inves men ssi (a vo immobilizzato) sono coper dalle fon di capitale
permanente e quindi se la stru ura patrimoniale e nanziaria dell'impresa è equilibrata.

4. INDICE (QUOZIENTE) DI RIGIDITÀ= Analizza la capacità dell’impresa di fare fronte a un fabbisogno di


liquidità imprevisto. Questo indice me e in evidenza la rigidità della stru ura patrimoniale. Quanto più
questo indice è elevato, quanto più l'azienda ha una stru ura rigida. Una stru ura rigida rende l'impresa
incapace ad ada arsi con velocità ai cambiamen opera vi interni o richies dal mercato.
QUOZIENTE DI RIGIDITÀ DEGLI IMPIEGHI = ATTIVO FISSO / CAPITALE INVESTITO

5. GRADO DI AMMORTAMENTO DELLE IMMOBILIZZAZIONI= Ci propone un’informazione che non leggiamo


nei prospe ma in nota integra va; se è pari al 10% signi ca che le nostre immobilizzazioni sono
abbastanza nuove; se è pari al 90% sta per nire il nostro processo di ammortamento.
GRADO DI AMMORTAMENTO IMMOBILIZZAZIONI = F.DO AMMORTAMENTO / COSTO STORICO IMMOBILIZZAZIONE
6. TASSO DI VARIAZIONE DEL CAPITALE INVESTITO= Consente di analizzare “dinamicamente“ la solidità
collegandola allo sviluppo aziendale. È uguale a: (CAP. INVESTITO FINALE — CAP. INV. INIZ.) / CAPITALE INV. INIZ.
7. TASSO DI AUTOFINANZIAMENTO= Iden ca il tasso di sviluppo dei mezzi propri per il duplice e e o:
a. della ges one, cioè della capacità di produrre reddito;
b. delle scelte di distribuzione degli u li, cioè delle poli che di auto nanziamento.

TDA = UTILE RITENUTO (non distribuibile) / MEZZI PROPRI

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CAPITOLO 9
REDDITIVITÀ= consiste nell’analisi della capacità dell’impresa ad operare in condizioni di equilibrio
economico nel medio-lungo termine.
indici reddituali:
1. ROE= (return On equity) misura la reddi vità dei mezzi propri:
REDDITO NETTO (u le) / MEZZI PROPRI (patrimonio ne o)
È in grado di far comprendere per ogni euro inves to nell’azienda (in termini di mezzi propri) quale è stato il
ritorno in termini di reddito: è un indice di estrema sintesi in quanto esprime l’impa o della ges one
aziendale nel suo complesso.
- Limite del ROE= è un indice bugiardo, perché la divisione matema ca se venisse fa a con cifre nega ve
(quindi perdita di esercizio), si potrebbe o enere comunque un ROE posi vo, ma di fa o non è così.
Il ROE può essere calcolato anche in altri modi, facendo derivare altri indici:
ROE = TAF + TD
- TAF = tasso di auto nanziamento: UTILE RITENUTO (non distribuibile) / MEZZI PROPRI.
Serve ad un inves tore per capire rispe o alla reddi vità totale dell’impresa, quanta parte degli u li
vengono distribui e quanta parte degli u li vengono ritenu . Un TAF che tende verso l’alto signi ca che,
l’azienda ha maggiore propensione al risparmio, rispe o alla totalità dell’u le.
- TD = tasso di dividendo: UTILE DISTRIBUITO / MEZZI PROPRI
Misura la propensione della ges one alla distribuzione di dividendi
Così facendo è come se si scomponesse il ROE in : parte del ROE e che sarà e e vamente distribuita e
parte del ROE è che se invece sarà ritenuta all’interno dell’impresa.
Il ROE risente dire amente del ROI, in quanto un’impresa con ROI nega vi o modes nel lungo termine
produrrà ROE insoddisfacen . Esso, oltre che dal ROI, è in uenzato anche da altre tre variabili: il grado di
indebitamento, il costo medio dell’indebitamento (tasso di interesse medio sul capitale preso a pres to),
aliquota di imposta sul reddito “a”.
I qua ro elemen che in uenzano la reddi vità ne a si collegano nella seguente scomposizione:
ROE = [ROI + (ROI - i) x D/Cn] x (1 - r)

i = OF/MT* = COSTO MEDIO DELL’INDEBITAMENTO (FINANZIARIO);


OF = oneri nanziari; MT = mezzi di terzi

D/Cn = MT*/MP = GRADO DI INDEBITAMENTO;


D = debi ; Cn = capitale ne o; MP = mezzi propri

1 - r = RN/RC = ALIQUOTA DI IMPOSTA SUL REDDITO “r”;


RN = reddito ne o; RC = reddito di competenza;
—> LA FORMULA TRA PARENTESI QUADRE ESPRIME L’EFFETTO LEVA FINANZIARIA.
LEVA FINANZIARIA = Nella scelta delle fon di nanziamento da u lizzare per realizzare un inves mento,
ossia nella scelta tra capitale proprio o capitale di debito, uno degli elemen da considerare è la Leva
Finanziaria. Conviene nanziarsi con capitale proprio o indebitarsi? Qual è il mix o male tra fon interne e
fon esterne di nanziamento? Per calcolare l’e e o leva nanziaria si ricorre alla seguente formula:

CAPITALE PROPRIO + CAPITALE DI TERZI / CAPITALE PROPRIO = TOTALE PASSIVITÀ (FONTI) / CAPITALE PROPRIO.

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La stru ura nanziaria incide sul ROE a raverso: il COSTO DELL’INDEBITAMENTO (i) (Oneri Finanziari / Debi
Finanziari); e il QUOZIENTE DI INDEBITAMENTO FINANZIARIO (Q) (Debi Finanziari / Mezzi Propri).
Analizzando pertanto la relazione tra ROI e costo dell’indebitamento (i) è possibile determinare l’e e o,
posi vo, nega vo o nullo, che un maggior indebitamento determina sulla reddi vità del capitale proprio
(ROE).
• in caso di ROI pari al costo dell’indebitamento (i), la scelta tra fon esterne ed interne non produce alcun
e e o sul ROE;
• nel caso in cui il rendimento dell’inves mento sia inferiore al costo dell’indebitamento, conviene limitare
il ricorso al capitale di terzi perché il suo aumento provoca un e e o mol plicatore nega vo sul ROE.
• se invece il ROI è maggiore del costo sopportato per o enere capitale da terzi, l’e e o leva è posi vo (ROI
> i): conviene ricorrere al capitale di terzi per nanziare l’inves mento perché ciò determina un e e o
mol plica vo sul ROE, tenendo conto che il rapporto debi nanziari/capitale proprio aumenta. E tanto
più elevato è lo spread tra ROI ed i, tanto maggiore è l’e e o posi vo sul ROE

2. ROI (x4) = ‘’return on investment’’ REDDITO OPERATIVO / CAPITALE INVESTITO


Esprime il rendimento del capitale inves to in azienda, indipendentemente dalle scelte di nanziamento
a uate. L’indicatore palesa il grado di e cienza ed e cacia della ges one aziendale e rappresenta il
presupposto fondamentale della globale reddi vità: solamente un’impresa cara erizzata da elevato e
stabile ROI è in grado di garan re costantemente la remunerazione dei nanziamen ricevu .
Il ROI è scomponibile in due indicatori anali ci (da mol plicare tra di loro per o enere il ROI):
• ROS (x3) = reddi vità delle vendite (return On Sales), REDDITO OPERATIVO / VENDITE.
Esprime la marginalità ne a generata dall’a vità cara eris ca, grandezza determinante per la
remunerazione del capitale inves to. In altro modo, iden ca il reddito disponibile all’azienda, per
euro di fa urato, dopo la copertura di tu i cos della ges one pica
• TURNOVER = rotazione del capitale inves to, VENDITE / IMPIEGHI OPERATIVI NETTI.
Esso rileva la velocità di disinves mento delle risorse aziendali, cioè quante volte nel periodo
esaminato il capitale inves to ruota, trasformandosi in fa urato: per tale ragione è interpretabile
come dimensione nanziaria dell’e cienza e come misura in dire a di “produ vità“. In altri
termini, perme e di comprendere se il volume di a vità e adeguato alla stru ura disponibile o,
analogamente, indica le modalità di impiego degli inves men .
3. LEVA OPERATIVA=

- ALTO GRADO DI LEVA OPERATIVA: l’impresa a prevalenza di cos ssi, il reddito opera vo è molto
sensibile alle variazioni delle vendite;

- BASSO GRADO DI LEVA OPERATIVA: l’impresa ha una prevalenza di cos variabili; il reddito opera vo è
poco sensibile alle variazioni delle vendite ma molto sensibile alle variazioni dei prezzi e dei cos
variabili.
4. CAPITAL TURNOVER = spiegato sopra
5. ROA = (Return On assets) , REDDITO OPERATIVO + REDDITO EXTRA OPERATIVO / IMPIEGHI OPERATIVI
NETTI + IMPIEGHI EXTRA OPERATIVI.
Misura il rendimento degli impieghi complessivi. È una media ponderata tra il Roi e la reddi vità extra
opera va.
ROA / ROI > 1—> la reddi vità della ges one extra opera va è maggiore di quella opera va.
ROA / ROI = 1 —> o non c’è ges one extra opera va, oppure questa ha lo stesso rendimento di quella
opera va.
Il ROA dipende quindi sia dal ROI (reddito opera vo e impieghi opera vi ne ), sia dalla reddi vità degli
impieghi extra opera vi.

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CAPITOLO 10
LIQUIDITÀ (SOLVIBILITÀ) x4= ha come obie vo l’analisi della capacità della con gurazione del patrimonio
aziendale a tenere in equilibrio entrate ed uscite monetarie nel breve termine, capacità dell’impresa di
adempiere agli impegni di pagamento di breve periodo tramite la liquidità esistente e le entrate a ese a
breve. La liquidità si collega all’equilibrio nanziario e monetario di breve periodo. Un’azienda con adeguata
liquidità alla capacità di generare ussi nanziari e monetari tali da mantenere un costante bilanciamento
tra a vo e passivo a breve, ovvero l’a tudine a far fronte tempes vamente ed economicamente ai propri
impegni verso i nanziatori. In parole semplici, un’azienda è solvibile quando con le disponibilità di cassa e/
o banca riesce a far fronte agli impegni ordinari di ges one.
- limi : orizzonte limitato all’intero prossimo esercizio, durante il quale entrate ed uscite monetarie possono
non essere sincronizza ; non fornisce un adeguato giudizio nale sulla liquidità in quanto non considera i
ussi di cassa futuri.
INDICI DI LIQUIDITÀ x3= Sono u lizza per indagare sulle condizioni di liquidità dell’impresa. In sostanza
sono dei rappor calcola tra varie grandezze del bilancio riclassi cato dell’impresa, il cui scopo è quello di
evidenziare qual è la capacità dell’impresa di far fronte in modo tempes vo ed economico agli impegni
assun :

A) MARGINE DI DISPONIBILITÀ (o ATTIVO CIRCOLANTE NETTO) (o CAPITALE CIRCOLANTE NETTO)= pone


l’a enzione sulla ges one cara eris ca corrente dell’impresa, rappresenta la capacità dell’impresa a far
fronte autonomamente alla passività di breve periodo facendo leva sulle liquidità e sulla disponibilità di
magazzino.

MARGINE DI DISPONIBILITÀ = ATTIVO CORRENTE - PASSIVO CORRENTE;


QUOZIENTE DI DISPONIBILITÀ (CURRENT RATIO) = a vo corrente / passivo corrente.
Esprime la capacità dell'impresa di far fronte alle uscite corren generate dalle passività a breve, con le
entrate corren generate dalle a vità breve.
Quando è maggiore di 1 : a vità corren > passività corren , e quindi vuol dire che l’impresa è in grado di
far fronte alle uscite future con le entrate future provenien delle a vità corren ;
Quando è uguale di 1 : a vità corren = passività corren , e quindi vuol dire che la situazione di liquidità
dell’impresa è cri ca poiché le entrate future provenien dalle a vità corren sono appena su cien a
coprire le uscite future;
Quando è minore di 1 : a vità corren < passività corren , e quindi vuol dire che la situazione dell’impresa
è grave poiché le entrate future provenien dalle a vità corren non sono su cien a coprire le uscite
future.

B) MARGINE DI TESORERIA x3= Fornisce in valore assoluto il divario tra inves men prontamente
liquidabili e nanziamen esigibili nel breve termine. Corrisponde al margine di disponibilità (capitale
circolante ne o) escludendo le rimanenze. Analizza la disponibilità monetaria dell’azienda.

MARGINE DI TESORERIA = (LIQUIDITÀ DIFFERITE + LIQUIDITÀ IMMEDIATE) - PASSIVO CORRENTE;


QUOZIENTE DI TESORERIA (QUICK RATIO)(ACID TEST) = (liquidità di erite + liquidità immediate) / passivo
corrente = a vo corrente - rimanenze / passivo corrente.
De o anche indice di liquidità primaria: Esprime la quota di impegni a breve che può fronteggiare l’azienda
a ngendo dalle risorse liquide. Si avvicina raramente a 1 perché non è conveniente detenere liquidità per
un’impresa, infa si potrebbe pensare che delle riserve che perdurano nel tempo sono simbolo di
incapacità di crescere e inves re nel business oppure nel non saper diversi care.
Qualora il margine di tesoreria fosse NEGATIVO ci potrebbero essere diverse mo vazioni: sono presen in
magazzino troppe rimanenze che non sono state trasformate in liquidità; è stato nanziato l’acquisto di
magazzino con il passivo consolidato; ciò che è stato prodo o è rimasto invenduto; ci si trova in fase di
crescita di una start-up; la liquidità immediata è stata impiegata per nuovi inves men .

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DURATA MEDIA DEL CICLO DEL CIRCOLANTE= è il tempo che intercorre dal momento del pagamento dei
fa ori produ vi al momento dell’incasso dei ricavi o enu con la vendita del prodo o. La formula della
durata media del ciclo del circolante :

gg. medi di giacenza delle scorte Un ciclo del circolante POSITIVO comporta un
fabbisogno da nanziare, in quanto l’incasso dei
+ gg. medi di incasso dei credi credi successivo al pagamento dei debi .
— gg. medi di pagamento dei debi Un ciclo del circolante NEGATIVO comporta
un’eccedenza da inves re, in quanto l’incasso di
= durata media del ciclo del circolante. credi è precedente al pagamento dei debi .

Liquidità ne a = liquidità immediate - liquidità nega ve


esprime la posizione ne a nei confron delle banche confrontando le forme più liquide di a vità e
passività a breve

POTITO
CAPITOLO 7
EQUILIBRIO FINANZIARIO= Esprime la capacità costante dell’azienda di disporre del capitale monetario
necessario per far fronte agli obblighi di pagamento (inves men , rimborsi, remunerazione del capitale) con
la liquidità generata da realizzi o con nuovi nanziamen economicamente sostenibili dai ricavi della
ges one —> FAR FRONTE AL FABBISOGNO FINANZIARIO. Questa è la condizione che si realizza quando l’impresa
è in grado di mantenere sempre in equilibrio le entrate e le uscite monetarie senza comprome ere
l’equilibrio economico (capacità costante di copertura dei cos da parte dei ricavi, residuando un u le
soddisfacente). Il principale equilibrio nell’azienda è quello economico, rispe o al quale l’equilibrio
nanziario ricopre un ruolo strumentale. In realtà i due equilibri sono interdipenden ovvero che ogni
azione posta in essere in uno, avrà e e sull’altro. L’equilibrio nanziario necessita anche che le risorse
a nte dall’esterno non eccedano le e e ve necessità dell’azienda. L’equilibrio nanziario è dinamico in
quanto ene in considerazione, momento per momento, entrate e uscite di risorse nanziarie; ed è anche
armonico in quanto ene conto dell’aspe o temporale(quando si veri ca il usso) e dell’aspe o
quan ta vo(en tà del usso). Inoltre un’ul ma osservazione sul circuito della produzione, infa il circuito
in ques one è la causa siologica di disarmonie tra ussi in entrata e in uscita dell’equilibrio nanziario,
quindi il circuito della produzione agisce in maniera indire a sull’equilibrio nanziario e questo fa par re
altri circui per ripris nare la condizione di equilibrio nanziario ormai disturbato.
fabbisogno nanziario X4= L’equilibrio nanziario è il risultato di un’a vità di programmazione aziendale
che armonizza i fabbisogni nanziari genera dalle a vità di inves mento e le forme di copertura
procacciate mediante le a vità di nanziamento. Risulta pertanto necessario quan care e quali care i
fabbisogni nanziari rispe o all’esigenza di individuare le modalità di riferimento delle rela ve forme di
copertura meglio coeren con la loro natura. Le dimensioni che de niscono fabbisogno nanziario sono
due: quan ta va e temporale: La dimensione quan ta va a ene all‘en tà dell’inves mento da realizzare,
la dimensione temporale riguarda il tempi necessari al ne di recuperare le risorse nanziarie con la
chiusura del processo. Tra le numerose alterna ve tecniche per la copertura nanziaria di un fabbisogno
determinato, occorrerà ricorrere a quella che procura le risorse nanziarie nella misura e per i tempi
opportuni, in coerenza con la necessità dell'azienda. Rispe o a questo problema di individuazione
dell’en tà e della durata del fabbisogno nanziario si impone una fondamentale opzione di metodo:
decidere se, già nella determinazione dell’en tà e, sopra u o, della durata di un determinato fabbisogno
nanziario, si voglia tener conto dell’impa o dei credi e debi di regolamento o, viceversa, se sia più
corre o e opportuno isolare questo aspe o e considerarlo in un momento logico successivo. Nel caso in cui
si scelga di valutare gli e e di debi e credi di dilazione in un secondo momento, quindi a valle, tali
e e dovranno poi essere considera in unico insieme con la decisione nanziaria di copertura del
fabbisogno.

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AUTOFINANZIAMENTO x14 = L’auto nanziamento, nella sua più ampia accezione, è inteso come la
capacità dell’impresa di coprire il fabbisogno nanziario generato dalla dilatazione degli inves men
richies dalla ges one, senza ricorrere a fon di nanziamento. È UN CONCETTO DI NATURA ECONOMICA
—> non ci dice di quanto è aumentato il nostro conto corrente (questo ce lo dice il rendiconto nanziario),
ma ci dice quanto è variato il nostro patrimonio senza ricorrere a fon di nanziamento esterne.
CALCOLO DELL’AUTOFINANZIAMENTO (METODO REDDITUALE): calcolo l’auto nanziamento guardando
semplicemente il CE. Le formule per calcolare l’auto nanziamento sono:
• ricavi di vendita - cos monetari (FORMULA DIRETTA)
• u le + cos non monetari (FORMULA INDIRETTA).
Possono essere u lizzate entrambe le formule, il risultato non cambia.
cosa sono i CNM? I CNM (cos non monetari) rappresentano gli ammortamen , che sono fru o di una
ripar zione di un costo pluriennale che non ha corrispondente uscita monetaria. Il ricavo deve remunerare
tu i cos che hanno partecipato alla combinazione produ va, e non solo i cos della ges one corrente
che partecipano in maniera dire a alla combinazione produ va. Questo meccanismo racchiude il conce o
di Auto nanziamento.

AUTOFINANZIAMENTO IN SENSO STRETTO= L’u le in generale è una forma di auto nanziamento:


dis nzione sta ca: Solo risparmi di u li ne , a uato sia in modo palese che occulto;
in senso dinamico: Il usso degli u li
consegui , sia ria ui all’esterno per
remunerare il capitale di proprietà che
mantenu nell’impresa.

AUTOFINANZIAMENTO IN SENSO
AMPIO= rappresenta un CE senza tu e
quelle grandezze non monetarie che hanno
un impa o sull’a vo patrimoniale.
Fenomeno nanziario capace di produrre
un miglioramento del preesistente rapporto
tra inves men e mezzi nanziari a n ai terzi o conferi dalla proprietà; questa de nizione include:
• Auto nanziamento da Reintegro degli Inves men : Riporta in forma monetaria una parte dei mezzi
monetari inves per l’acquisto degli FFR, parzialmente u lizza per dar corso all’a vità di produzione.
Rappresenta il fenomeno del reintegro della
ricchezza inves ta
“CAPITALE RIGENERATO”, Vediamo aumentare
la nostra liquidità, i nostri credi e le nostre
rimanenze, e corrispondentemente vediamo
diminuire le immobilizzazioni che partecipano
alla combinazione produ va
• Auto nanziamento da U li: Produce la
disponibilità di nuovi mezzi monetari
corrisponden alla nuova ricchezza acquistata
dalla vendita dei prodo .
“CAPITALE AUTOGENERATO”, è la quota parte di auto nanziamento che corrisponde al reddito di
esercizio. Il capitale autogenerato lo accos amo immediatamente al reddito, ma in realtà c’è una voce in
più: i cos futuri presun . I cos futuri presun sono quelli che danno luogo a fondi oneri o fondi rischi,
cioè cos di competenza che ancora non hanno avuto un’uscita monetaria, perché si tra a di uscite che
saranno sostenute nel futuro. Il capitale autogenerato può essere dis nto in due componen :

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- Prima componente è la copertura dei cos futuri presun . Le risorse nanziarie che coprono tali
cos restano a disposizione dell’impresa no al momento in cui eventualmente si veri cano tali
even . Ha natura temporanea
- Seconda componente è l’u le di periodo. Cos tuita dagli u li consegui che sono des na ad
essere distribui ai soci o ad essere accantona a riserva. Ha in parte natura temporanea
(corrisponde alla quota di u le des nare a dividendo) ed in parte permanente (quota di u le
des nata a riserva).

Auto nanziamento durevole e


temporaneo x3=
Durevole: È durevole solo l’u le non
distribuito, des nato a riserva.
Temporaneo: La parte di u le des nata a
dividendo più i cos non monetari.
L’auto nanziamento autogenerato sarà
pari a reddito + costo futuro presunto.
Il capitale rigenerato sarà invece pari a c.n.m. (cos non monetari), quali perdite future presunte e
ammortamento.
In caso di perdita: La presenza di una perdita non esclude la formazione di auto nanziamento.
La perdita implica che i ricavi non coprono la totalità dei cos , ma perché vi sia auto nanziamento è
su ciente che i ricavi monetari siano superiori ai cos non monetari.

CALCOLO DELL’AUTOFINANZIAMENTO (METODO PATRIMONIALE)= Calcola l’auto nanziamento guardando


semplicemente lo SP:

METODO DIRETTO: Confron amo lo stato patrimoniale iniziale con lo stato patrimoniale nale.
Ipotesi 1) quando c’è auto nanziamento i nostri inves men aumentano, il nostro totale a vo al ne o
degli ammortamen aumenta, senza aver o enuto nuove fon di nanziamento dall’esterno;
Ipotesi 2) quando c’è auto nanziamento non cresce il nostro totale a vo, ma diminuiscono le nostre
passività;
Ipotesi 3) l’auto nanziamento in parte supporta nuovi inves men , in parte supporta la diminuzione delle
passività.
A = Δi - (ΔB+ΔNe)= variazioni inves men meno variazioni di debi sommate alle variazioni di capitale ne o
di origine extra-ges onale
METODO INDIRETTO: (non lo chiederà mai)

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CAPITOLO 8
BILANCIO CONSOLIDATO= Nel cercare di raggiungere, mantenere o migliorare le proprie condizioni di
economicità e/o di contenere, in una certa misura, le diverse pologie di rischio abitualmente sopportate, le
aziende ricorrono a forme di aggregazione a raverso le quali instaurano e regolano determinate relazioni,
allo scopo di condividere lo svolgimento di alcune a vità, funzioni o rappor . Una par colare forma di
aggregazione è cos tuita dai gruppi economici che si con gurano quando una pluralità di aziende condivide
lo stesso sogge o economico:

METODI DI
CONTROLLO
AZIENDALE

La rappresentazione dei risulta dell’unitario governo economico di un gruppo avviene a raverso uno
strumento di informazione del tu o autonomo e dis nto dai bilanci delle singole realtà forman il gruppo: il
bilancio consolidato, che espone la situazione patrimoniale, nanziaria e il risultato economico delle
imprese che lo formano, viste come unica en tà. Nel bilancio consolidato le singole imprese vengono
assimilate a liali di un’unica grande società. Da ciò derivano due importan cara eris che:
a) le singole a vità e passività e i singoli componen del conto economico della controllante vanno
somma alle corrisponden a vità e passività e ai corrisponden componen del conto economico delle
controllate;
b) gli elemen patrimoniali ed economici che hanno natura di reciprocità, ossia non hanno alcuna rilevanza
quando le società vengono considerate come un’unica impresa, vanno elimina dal bilancio consolidato

METODI DI CONSOLIDAMENTO E LE INTERESSENZE (partecipazioni) DI TERZI

• metodo di consolidamento integrale nella TEORIA DELL’ENTITÀ (en ty theory) = Secondo questa teoria,
come già visto, il gruppo cos tuisce un’unica en tà economica e contabile e pertanto patrimonio e reddito
appartengono al gruppo nel suo complesso, senza dis nzione alcuna delle interessenze di terzi in termini
economici e patrimoniali. Conseguentemente, anche a vità e passività, cos e ricavi, risultato d’esercizio e
patrimonio, devono essere consolida integralmente, al ne di mostrare la complessiva stru ura
patrimoniale e reddituale del gruppo quale unicum indivisibile.

• metodo di consolidamento integrale nella TEORIA DELLA “CAPOGRUPPO” (parent company theory) = La
teoria della capogruppo contempera (concilia, armonizza) l’esigenza di fornire una completa informazione
della realtà economico-patrimoniale del gruppo con quella di evidenziare il risultato economico e il
patrimonio ne o di stre a per nenza della capogruppo.
Il metodo di consolidamento è pertanto quello della integrale a razione di a vità, passività ecc., che al
contrario di quanto previsto nell’applicazione connessa con la teoria dell’en tà, deve evidenziare la quota di
patrimonio ne o e di risultato economico di per nenza di terzi. Le quote di patrimonio ne o di per nenza
di terzi possono essere evidenziate nel contesto del patrimonio ne o o nelle passività.

• metodo di consolidamento proporzionale nella TEORIA DELLA PROPRIETÀ (proprietary theory) = Secondo
la teoria della proprietà, dato che le controllate appartengono alla capogruppo proporzionalmente alle
quote di partecipazione che essa possiede, devono entrare nel processo di consolidamento nella medesima
proporzione. In questa teoria l’unità contabile di riferimento non è il gruppo nel suo complesso bensì il
bilancio della capogruppo e il consolidato altro non è che un’estensione di quello, per tenere conto delle
quote detenute nelle società controllate. Il patrimonio ne o e il risultato d’esercizio consolidato dovranno
rappresentare pertanto quanto di per nenza della capogruppo e il metodo di consolidamento consisterà
nella a ribuzione proporzionale di a vità, passività, cos , ricavi, u le e patrimonio. Le interessenze di terzi
sono pertanto eliminate nel processo di consolidamento.

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• metodo del patrimonio ne o (equity method) = È il metodo con il quale la partecipazione è inizialmente
rilevata al costo e successivamente all’acquisizione re cata in conseguenza delle variazioni nella quota di
per nenza della partecipante nel patrimonio ne o della partecipata. Non può considerarsi sos tu vo di un
vero e proprio procedimento di
consolidamento in quanto non
a rae nel bilancio della
capogruppo le a vità, le passività
e i componen del risultato
economico.

CAPITOLO 9
con gurazioni di capitale x4
• CAPITALE ECONOMICO x6 = È la con gurazione di capitale che massimamente esalta il pro lo
quan ta vo-sinte co dell’impresa. È un valore unico. Esprime il valore di un’impresa in funzionamento,
serve per quan care il capitale di un’azienda, non per determinare il reddito, ma per cedere l’azienda
funzionante. È il valore massimo che si può a ribuire all’azienda, espressivo delle potenzialità future, quindi
valuta quanto vale l’azienda se si decidesse di venderla ad un inves tore. I beni acquista nel passato e
iscri in bilancio al prezzo d’acquisto (costo storico), quando si vende l’azienda, vengono vendu ad un
prezzo maggiore rispe o a quello d’acquisto. Il prezzo che il generico inves tore è disposto a pagare per
acquisire un'impresa è legato dire amente alla corrente dei ussi reddituali a esi e legato inversamente ai
rischi. L’inves tore sarà indo o a impiegare le proprie risorse economiche so o forma di capitale di rischio
se il capitale economico o re rendimen almeno pari al costo opportunità del capitale inves to in
operazioni a rischio più basso. Per determinare il capitale economico bisogna calcolare il valore a uale di
una rendita temporanea di durata pari al reddito medio a eso:
CE = R / i
- CE = CAPITALE ECONOMICO;
- R = REDDITO MEDIO ANNUO ATTESO= Consente di prevedere una misura dei risulta reddituali che è
un’impresa sarà in grado di produrre per tempi anche lontani;
- i = TASSO DI ATTUALIZZAZIONE= è il tasso di riferimento u lizzato per calcolare la variazione di
valore nel tempo di una determinata grandezza economica. Esso consente di sommare le grandezze
economiche riferibili a periodi di tempo di eren che altrimen non sarebbero dire amente
comparabili. Il tasso di a ualizzazione consente di dare evidenza oggi a valori che verranno rileva
in futuro. Maggiore è il tasso di a ualizzazione, minore sarà il valore a uale dei ussi futuri, ovvero
valore a uale e tasso di a ualizzazione sono inversamente proporzionali. Il tasso di a ualizzazione
(i), si compone in generale di due elemen :
1) un compenso per il puro inves mento, simboleggiato dalla le era r;
2) un componente per il rischio da valutare caso per caso, indicato con s.
Il CALCOLO del tasso di a ualizzazione avviene quindi sommando queste due componen : i = r + s
Prospe ve di calcolo = il capitale economico può cambiare in base alla metodologia per il calcolo del
valore:

PROSPETTIVA REDDITUALISTA: l’azienda ha tanto più valore quanto maggiore è la capacità di creare reddito;
PROSPETTIVA FINANZIARIA : basata sui ussi nanziari, secondo cui il valore aziendale dipende dalla capacità di
generare ussi di cassa;
PROSPETTIVA PATRIMONTALE: per cui il valore aziendale dipende dei beni che possiede l’azienda.

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• CAPITALE DI FUNZIONAMENTO = Il capitale di funzionamento è un fondo di valori, rappresenta le fon
di nanziamento, ovvero i ussi che raggiungono l’azienda per alimentare la propria a vità, che sono da
dal capitale proprio e dal capitale di nanziamento. Esso rappresenta quindi il SISTEMA DI VALORI POSITIVI O
NEGATIVI CHE ESPRIMONO IL VALORE DELLE CONDIZIONI PATRIMONIALI DI UN’AZIENDA. È determinato secondo i principi
di ragionevolezza e prudenza. Le a vità sono potenzialità posi ve: quelle economiche sono u lità
connesse a fa ori produ vi già disponibili, quelle nanziarie sono potenzialità che possono a loro volta
trasformarsi in fa ori produ vi; le passività, che possono anche essere chiamate capitale di terzi o di
nanziamento, rappresentano invece potenzialità nega ve: quelle economiche sono prospe ve di
generazione dei futuri i cos , quelle nanziarie si tradurranno nell’assorbimento di risorse che avrebbero
potuto altrimen generare ussi di ricavi.
— DIFFERENZA C. FUNZIONAMENTO E ECONOMICO= Ciò che di erenzia principalmente queste due
con gurazioni di capitale è che il CAPITALE ECONOMICO viene determinato partendo dire amente dalle
corren reddituali prospe che che, a ualizzate, consentono di pervenire a un valore unico; il CAPITALE DI
FUNZIONAMENTO, invece, secondo un approccio più anali co, focalizza l’a enzione sulle singole determinan
dei medesimi reddi a esi, traducendole in suoi elemen a vi e passivi.
Mentre il capitale economico guarda a tu i ussi reddituali a esi, il capitale di funzionamento restringe
volutamente l’a enzione ai soli i processi in corso al momento della sua s ma. Si può pertanto a ermare
che il capitale di funzionamento rappresenta una misura convenzionalmente rido a rispe o a quello del
capitale economico: il CAPITALE DI FUNZIONAMENTO NON PUÒ ASSUMERE UN VALORE SUPERIORE AL CAPITALE
ECONOMICO: se ciò accadesse, signi cherebbe che si è data alla somma algebrica delle singole potenzialità
di reddito una misura che eccede quella di massima sintesi delle stesse.
- RISERVA POTENZIALE= La distanza tra ques due capitali esprime il valore a uale dei reddi a esi
che, in quanto non ancora de ni vamente acquisi , cos tuiscono solo delle potenzialità che si
sceglie di escludere dal calcolo del capitale di funzionamento. “Potenziale” poiché si tra a di un
valore la cui de ni va acquisizione dipende da dinamiche future e, pertanto, aleatorie.

• CAPITALE DI LIQUIDAZIONE = Il capitale di liquidazione rappresenta il valore del capitale aziendale nel
caso di cessazione dell’a vità, viene a cessare la prospe va di con nuazione e il patrimonio aziendale
diviene un semplice aggregato di beni da realizzare in maniera dire a sul mercato, credi da incassare e
obbligazioni da adempiere. Il valore del capitale di liquidazione è pari alla DIFFERENZA TRA IL VALORE DELLE
ATTIVITÀ E QUELLO DELLE PASSIVITÀ. Un’azienda in liquidazione non è neanche un’azienda in senso stre o,
dal momento che viene a mancare il cara ere della coordinazione sistemica, ovvero quell’EFFETTO-SISTEMA
che a ribuisce al tu o un valore maggiore della somma delle par , pico di un’azienda in funzionamento.
— DIFFERENZA C. LIQUIDAZIONE e FUNZIONAMENTO/ECONOMICO= rispe o al capitale di funzionamento
(e, ancor di più, rispe o al capitale economico), il capitale di liquidazione si dimostra quan ta vamente
inferiore; questo perché le a vità a ribuite al capitale di funzionamento presentano un valore maggiore in
funzione del fa o che queste partecipano alla creazione dei reddi futuri mentre per quanto riguarda le
a vità del capitale di liquidazione queste non sono sogge e a valutazioni che dipendono dalla prospe va
di con nuità nell’azienda. Infa :

PER LE ATTIVITÀ: mancheranno tu quegli elemen a vi che trovano la ragione del proprio valore nel fa o
di far parte di un’azienda in normale funzionamento; e quelli rimanen presenteranno un valore di realizzo
dire o inferiore a quello che potrebbero esprimere in un’azienda in normale funzionamento.

PER LE PASSIVITÀ: quanto alla loro individuazione, non paiono esserci di erenze apprezzabili tra capitale di
funzionamento e di liquidazione: in entrambi i casi occorre tenere conto di tu e le obbligazioni in essere in
un dato momento; sul piano valuta vo, qualche di erenza può derivare dall’orientamento prudenziale delle
determinazioni del capitale di funzionamento, che potrebbe condurre a sovras me.

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• CAPITALE DI BILANCIO = È la rappresentazione del capitale che viene espressa in quel documento u ciale
che è il bilancio di esercizio. È determinato secondo i documen contabili; presenta un valore de nito e
preciso. Condivide con il capitale di funzionamento nalità logica di base, ma non esiste tu avia una
perfe a sovrapposizione tra il capitale di funzionamento il capitale di bilancio.
- RISERVA PALESE: u li consegui e non distribui , è la di erenza tra il capitale ne o di bilancio e il
capitale di conferimento (ovvero quello conferito dai soci all’inizio dell’a vità);
— RELAZIONI TRA CAPITALE DI FUNZIONAMENTO E CAPITALE DI BILANCIO = la ragione principale che può
generare diversità tra capitale di funzionamento capitale di bilancio è la sogge vità nelle s me dei valori di
a vità e passività future, i quali sono sogge a s me sogge ve, dunque colui che redige il bilancio può
essere indo o ad allontanarsi deliberatamente dal rispe o dei criteri della determinazione del capitale di
funzionamento. Di conseguenza si possono generare:
- RISERVA OCCULTA x8= CAPITALE DI BILANCIO < CAPITALE DI FUNZIONAMENTO: signi ca che in bilancio
c'è un insu ciente rappresentazione delle a vità e/o una valutazione eccessiva delle passività
rispe o a quello che sarebbe stato presente dall'applicazione dei criteri di funzionamento. Si parla
di riserve occulte quando il capitale viene so os mato, cioè ad esso si a ribuisce un valore
inferiore rispe o a quello reale. Le riserve occulte possono essere considerate come degli
accantonamen occul di u li poiché diminuendo il valore delle a vità, o aumentando il valore
delle passività, l'u le rilevato è inferiore rispe o a quello realmente conseguito. Si può ricorrere alla
cos tuzione di riserve occulte nei periodi nei quali l'azienda realizza degli u li eleva , per
occultarne una parte, mentre nei periodi meno favorevoli si può cercare di ridurre tali riserve al ne
di diminuire le perdite o aumentare gli scarsi u li rileva . Le riserve occulte, quindi, possono essere
impiegate per stabilizzare i reddi nel corso dei vari esercizi. Tu avia la riserva occulta viene anche
is tuita come cuscine o per even straordinari nega vi dunque giuridicamente potrebbe essere
considerata favorevole anche se non lo è. In un'impresa ges ta so o forma di società si determina
un danno in capo ai soci temporanei mentre sono indi eren i soci de ni stabili in quanto gli u li
prodo non saranno des na al socio temporaneo ma rimandate ad esercizi futuri.
- ANNACQUAMENTO DI CAPITALE x4= CAPITALE DI BILANCIO > CAPITALE DI FUNZIONAMENTO: signi ca
che in bilancio c'è un‘eccessiva rappresentazione delle a vità e/o una valutazione insu ciente
delle passività rispe o a quello che sarebbe stato presente dall'applicazione dei criteri di
funzionamento. Si parla di annacquamen di capitale quando il capitale viene sovras mato, cioè ad
esso si a ribuisce un valore superiore rispe o a quello reale. L'annacquamento di capitale può
essere considerato come una riserva occulta nega va. Essi sono più pericolosi della cos tuzione
delle riserve occulte poiché nascono dalle perdite subite dall'azienda e possono portare alla
distribuzione di u li zi, cosa che danneggia, oltre l'azienda, anche i creditori.
- Esempi: si ipo zzi che, al termine dell'esercizio, il deprezzamento subito da un impianto ammon a
10.000 euro. Se l'ammortamento viene iscri o in bilancio per un valore notevolmente superiore a
10.000 euro si ha un annacquamento del capitale, mentre se viene iscri o per un valore
notevolmente inferiore si ha una riserva occulta.

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DISPENSA E APPUNTI
PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI= I principi contabili internazionali stanno signi ca vamente
in uenzando in via dire a e indire a, la regolamentazione italiana in tema di bilancio.
Gli IFRS si dispongono in questo modo:
1. Prefazione
2. Conceptual Framework for Financial Repor ng
3. 17 IFRS
4. 28 IAS (già a vi da prima)
5. Prac ce Statement 1 e 2 , spiegazioni e approfondimen sul resoconto di ges one e sulla materiality

Nascita di un principio contabile - due process


Uno standard nasce con una procedura che parte dallo IASB e che pone in a enzione la problema ca
tramite discussion paper. “Explosure dra ”
Lo IASB valuta il tu o. Alla ne della valutazione del principio quest'ul mo viene emanato insieme ad un
lateral conclusion in cui si spiegano le logiche e le mo vazioni che hanno portato a tali decisioni.
L'Unione Europea avvia un processo di endorsement, ossia la messa appunto da parte di un comitato
tecnico del principio emanato, per portarlo alla commissione europea; alla sua approvazione lo standard
diventa un documento u ciale obbligatorio.
L’OIC può porre delle interpretazioni ai principi emana dall'organo internazionale per applicarli a livello
nazionale. Difa l’UE (EFRAG), quando vengono emana nuovi principi dallo IASB, li esamina ed è libera di
applicarli anche con alcune modi che.

FRAMEWORK= Il Conceptual Framework è uno schema conce uale il cui obie vo è quello di aiutare lo
IASB (il Board in par colare) nello sviluppare i principi contabili, assistere i reda ori dei bilanci dei vari Paesi
nello sviluppare coeren poli che di bilancio e di assistere tu e le altre par interessate nella
comprensione e interpretazione dei principi contabili. Questo quadro teorico di riferimento o re conce e
guide che supportano lo IASB nello sviluppo dei principi.

Questo modello di riferimento ha un’impostazione patrimonialista, perché predilige l’importanza dello Stato
Patrimoniale e dunque qualsiasi movimento transita sempre per quest’ul mo prospe o.
Lo IASB ha recentemente pubblicato una nuova versione del Conceptual Framework (2018) con signi ca ve
innovazioni riguardan l’obie vo del bilancio e i principi generali. Si propone di colmare alcune lacune ed è
stata organizzata in 8 capitoli:
1. The Objec ve of Financial Repor ng
2. Qualita ve Characteris cs of Useful Financial Informa on
3. Financial Statements and the Repor ng En ty (Conceptual Framework Revised)
4. The Elements of Financial Statements
5. Recogna on and Derecogni on
6. Measurement
7. Presenta on and Disclosure (Conceptual Framework revised)
8. Concepts of Capital and Capital Maintenance

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Per analizzare brevemente quali sono le modi che apportate con la nuova versione del 2018 analizziamo
alcuni capitoli :

1. Chapter One : The Objec ve of General Purpose Financial Repor ng Introduc on


Il primo capitolo fornisce a inves tori esisten e potenziali, nanziatori e altri creditori informazioni
nanziarie u li per prendere decisioni quali:
• l'acquisto, la vendita o la detenzione di capitale di rischio e di pres to
• la fornitura o la res tuzione di pres o di altre forme di nanziamento
• l'esercizio del diri o di voto
Dunque, si de niscono i des natari che deve avere il bilancio (inves tori a uali e potenziali, nanziatori,
banche) e gli ogge della valutazione di ques ul mi, ossia la capacità di generare ussi di cassa in entrata
“cash genera ng ability” (con l'osservazione dello Stato Patrimoniale) e la stewardship, cioè la capacità
ges onale del management delle risorse economiche dell’en tà.
Per compiere queste valutazioni, gli users considerano le risorse economiche dell’en tà e i claims al ne di
iden care i pun di forza e di debolezza dell’en tà e quanto e cientemente ed e cacemente la ges one
ha u lizzato le risorse economiche dell’en tà.

2. Chapter Two : Qualita ve Characteris cs of Useful Financial Informa on - Relevance


Un'informazione per essere u le deve essere rilevante e fornire una rappresentazione fedele di ciò che si
intende presentare, dunque in questo capitolo vengono rappresentate le cara eris che qualita ve e
principi da seguire per la redazione del bilancio, primaria tra tu e la rilevanza (intesa come capacità di
in uenzare le decisioni degli users). La rilevanza può avere funzione predi va, funzione di controllo oppure
entrambe, e un'informazione si de nisce rilevante quando una sua omissione o errata rappresentazione
in uenza le decisioni dei primary
users.

Vengono poi
de ni i principi
per una corre a
e veri era
rappresentazione

3. Chapter Three : Financial Statements and the Repor ng En ty


In questo capitolo sono de ni i prospe di bilancio e la loro modalità di redazione. I prospe indica
sono:
1. Statement of Financial Posi on (Stato Patrimoniale)
2. Statement of Pro t and Loss (Conto Economico)
3. Other Comprehensive Income (Conto Economico 2)
4. Statement of Changes in Equity (Prospe o sul Patrimonio Ne o)
5. Statement of Cash Flow (Rendiconto Finanziario)
6. Notes (Nota Integra va)
7. Eventuale altro prospe o di descrizione (Prospe o di raccordo tra gli Sta Patrimoniali esisten
oggi e quelli che sarebbero esis senza la correzione dell’errore)

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CAPITAL MAINTENANCE= Esistono aziende che hanno l'obbligo di impiegare i principi internazionali
(come le quotate, le banche ecc) e ciò crea di ormità, per questo esiste il conceptual framework, secondo
cui il bilancio ha scopo informa vo in merito alla situazione patrimoniale, nanziaria e reddituale verso gli
u lizzatori (azionis , imprenditori, inves tori; chiunque abbia a che fare con il capitale di rischio).
Il Conceptual Framework individua due conce di capitale a seguito della problema ca sorta riguardante la
conservazione e la distribuibilità del capitale:

A) CONCETTO DI CAPITALE FINANZIARIO B) CONCETTO DI CAPITALE FISICO


Il conce o nanziario presuppone che il capitale Si basa sulla nozione di capacità produ va o
di un’azienda possa essere inteso sia come opera va dell’impresa; il capitale viene
denaro inves to e sia come potere d’acquisto considerato come una serie di inves men che
inves to. L’u le viene conseguito solo se ampliano la capacità produ va dell’impresa.
l’importo nanziario dell’a vo ne o alla chiusura L’u le viene conseguito solo se la capacità
dell’esercizio è superiore all’importo nanziario produ va sica alla chiusura dell’esercizio è
(monetario) dell’a vo ne o all’inizio maggiore di quella iniziale.
dell’esercizio.

Il Conceptual Framework dunque lascia libertà alle imprese di scelta tra le due concezioni di capitali da
ado are come riferimento per la redazione del bilancio. La scelta della concezione di capitale è
stre amente correlata alla concezione di mantenimento del capitale (capital maintenance) più signi ca va
per l'impresa.
Il mantenimento del capitale serve per :
• Misurare la performance
• Esigenze informa ve degli users di bilancio.

A1) MANTENIMENTO DEL CAPITALE NOMINALE (NOMINAL FINANCIAL CAPITAL MAINTENANCE)

Si considerano le ogge ve unità monetarie NOMINALI (in euro).


Dopo aver escluso le variazioni intervenute nel periodo rela ve alle distribuzioni ai proprietari e ai
contribu dai proprietari.
Solitamente un tale approccio prescinde dall'applicazione di speci ci CRITERI DI VALUTAZIONE.

A2) MANTENIMENTO DEL CAPITALE REALE (REAL FINANCIAL CAPITAL MAINTENANCE)

Si considerano unità monetarie aven COSTANZA DEL POTERE DI ACQUISTO, considerando l’e e o in a vo (l’euro
può acquisire o perdere potere d’acquisto).
Dopo aver escluso le variazioni intervenute nel periodo rela ve alle distribuzioni ai proprietari e ai
contribu dai proprietari.

Il Maintenance of Financial Capital nasce dalla Teoria della Proprietà, secondo la quale l’azienda è vista
come la proprietà di una pluralità di azionis e dunque un INVESTIMENTO.
Di conseguenza la conservazione (mantenimento) del capitale è garan ta quando l’importo nanziario/monetario
(potere d’acquisto) del patrimonio ne o resta costante durante l’esercizio considerato.

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So olineiamo ora la di erenza tra remunerazione e rientro del capitale inves to
REMUNERAZIONE-> è il reddito prodo o dall’u le (o perdita) dell’esercizio. (incremento o meno dell’u le).
RIENTRO-> è il reddito al ne o di quanto, rispe o ai ricavi, viene assorbito dai cos (il ritorno dei cos
sostenu .

B) MANTENIMENTO DEL CAPITALE FISICO (PHYSICAL CAPITAL MAINTENANCE)

(Ovviamente, dopo aver escluso le variazioni intervenute nel periodo rela ve alle distribuzioni ai proprietari
o ai contribu dai proprietari.)
Solitamente un tale approccio implica la misurazione dei COSTI CORRENTI (ENTRY VALUES)
Il conce o di Capitale Fisico richiama la Teoria dell’En tà, secondo la quale l’azienda rappresenta,
indipendentemente dal suo proprietario, un AUTONOMO CENTRO DI PRODUZIONE DI RICCHEZZA SVINCOLATO DAGLI
INTERESSI PARTICOLARI di determinate categorie di sogge .
Di conseguenza la conservazione del capitale è garan ta quando la capacità produ va dell’en tà resta costante
durante l'esercizio considerato.

A seconda della pologia di capitale che intendo misurare e a seconda della base di misurazione che vado
ad ado are cambia dunque la pologia e la modalità di informazioni che andrò ad esporre all’interno del
mio bilancio d’esercizio:

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FAIR VALUE E COSTO x3=


Costo Storico – Entry Value: le misure fondate sul costo storico forniscono valutazioni monetarie su a vità,
passività, ricavi e cos u lizzando le informazioni derivan dalla transazione o dall’evento che li ha crea . Le
misure storiche di costo di a vità o passività non ri e ono i cambiamen nei prezzi. Tu avia, le misure
ri e ono i cambiamen derivan dal consumo o dalle svalutazioni di a vità e dell’adempimento delle
passività. Si tra a della valutazione storica del bene, il valore al momento dell’acquisto.
Fair Value – Exit Value: Le misure fondate sul Fair Value forniscono valutazioni monetarie su a vità,
passività, cos e ricavi u lizzando le informazioni aggiornate per ri e ere le condizioni alla data di
valutazione. A causa dell’aggiornamento le valutazioni a valori corren ca urano eventuali variazioni
posi ve o nega ve rispe o alla precedente data di valutazione, nelle s me dei ussi di cassa e di altri fa ori
inclusi in quei valori corren

qual è il più vantaggioso e quale più a endibile=


Se il ne principale del bilancio è l’Informa veness, nei confron anzitu o degli inves tori a uali e ancor di
più potenziali, il Fair Value, cos tuendo un’espressione del valore corrente dell’inves mento, è sicuramente
un criterio più u le del metodo del costo.
Se, al contrario, il ne principale è la Stewarship, ossia fare in modo che tramite il bilancio si possa valutare
l’operato dei manager, allora il modello del costo, ancorato alle operazioni e e vamente realizzate,
porterebbe più informazioni u li per l’accountability di quanto non possa fare il fair value, che esprime
valori potenziali in stato patrimoniale e un reddito anche esso intriso di elemen di potenzialità, peraltro
parzialmente indipenden dal comportamento manageriale.
Lo scenario ideale di applicazione del Fair Value è cara erizzato da merca e cien , ed in par colare
merca nanziari, che incorporano nei prezzi le informazioni riferite all’evoluzione futura delle aziende, e
dove inves tori razionali cercano di massimizzare il valore dei loro inves men , spostandoli secondo
convenienza da un impiego all’altro.

La gerarchia del Fair Value = Per aumentare la coerenza e la comparabilità delle valutazioni del Fair Value
e delle rela ve informazioni integra ve, IFRS 13 stabilisce una gerarchia che classi ca in tre livelli gli input
delle tecniche di valutazione ado ate per valutare il Fair Value. La gerarchia del Fair Value a ribuisce la
massima priorità ai prezzi quota (non re ca ) in merca a vi per a vità o passività iden che e la
priorità minima agli input non osservabili.
LIVELLO 1) Prezzi espressi da merca a vi per a vità (passività) iden che, un prezzo quotato in un mercato
a vo fornisce la prova più a endibile del Fair Value e, quando disponibile, deve essere u lizzato senza
alcuna re ca per valutare il Fair Value;
LIVELLO 2) Il Fair Value è determinato in base a da di input diversi dei prezzi di mercato previs al Livello 1
ma che sono comunque osservabili, dire amente (come prezzi) o indire amente (deriva dai prezzi). Gli
input di Livello 2 possono essere per esempio: prezzi quota per a vità o passività similari in merca a vi;
prezzi quota per a vità o passività iden che o similari in merca non a vi..ecc;
LIVELLO 3) il Fair Value è determinato in base a input non osservabili, che ri e ono le s me dell’impresa
sulle ipotesi che i partecipan al mercato u lizzerebbero nel determinare il prezzo delle a vità o passività
ogge o di misurazione. Ad esempio se è quotata l’azienda.

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COMPREHENSIVE INCOME (conto economico secondo iasb)=
L'approccio al reddito All Inclusive, o Comprehensive Income, nasce negli Sta Uni da una pluralità di
istanze della pra ca legate, sopra u o, al progressivo riconoscimento dei valori di mercato in bilancio.
Si creò quindi una nuova do rina che posava su:
• l'adozione di valori di mercato
• la costruzione di un nuovo prospe o di Comprehensive Income che veniva costruito sommando al
risultato ne o del conto economico, le variazioni del patrimonio ne o derivan dalle oscillazioni del
valore di mercato delle a vità e delle passività facen parte del capitale.

Nel 2007 lo IASB ha richiesto la redazione del prospe o del Comprehensive Income al ne di accogliere sia i
componen posi vi e nega vi del reddito dell'esercizio, sia tu e le altre variazioni di patrimonio ne o,
diverse da quelle legate alle operazioni con i soci.

Con l’approccio All Inclusive dunque cambia la


formazione del reddito nel Conto Economico, e lo IASB
impiega ques valori che rientrano dire amente nello
Stato Patrimoniale. Mentre l’approccio tradizionale
esclude che ci siano operazioni iscri e dire amente
nello Stato Patrimoniale.
I due schemi sono di eren e hanno un diverso
impa o informa vo, infa l’inves tore è interessato a
comprendere velocemente informazioni e, di
conseguenza, per aumentare il valore delle azioni in
borsa, predilige l’asse o All Inclusive.
Dunque, si passa alla formazione del prospe o
Comprehensive Income con l’adozione di nuove regole:
- Creazione di due con economici (in tal modo
aumenta il potere informa vo)
- Due linee di reddito
- Componen straordinari a re che dire amente
nello Stato Patrimoniale

Formazione del Comprehensive Income


Tale prospe o si compone in due par :
I. una prima sezione comprende il contenuto
tradizionale del vecchio conto economico, dal quale deriva l'u le o la perdita dell'esercizio (Pro t or
Loss)
II. una seconda sezione che riguarda i cos ricavi invia dire amente a patrimonio ne o è riconducibile
nel complesso a plus/minus valenze potenziali maturate, ma non realizzate, su speci che a vità e
passività. Deve par re dal saldo della prima sezione, l'u le o perdita dell'esercizio e aggiungere le
eventuali poste inviate dire amente a stato patrimoniale. (Other Comprehensive Income)

Il proge o del comprehensive income nasce dalla necessità di appostare risulta economici che taluni
principi contabili facevano emergere, ma che non potevano essere epiloga nel conto economico. E nasce
dal tenta vo di ripris nare la dis nzione tra il reddito e del capitale. (perché il patrimonio ne o era arrivato
a comprendere voci che non erano ineren alla sua composizione.

operazione recycling= si intende un processo contabile secondo cui, per talune operazioni, le grandezze
rappresentate in other comprehensive income transi no a pro t and Loss quando realizzate.

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EARNINGS MANAGEMENT x2 = Signi ca reddi vità, manipolazione degli u li. L’Earnings management è un
insieme di decisioni dei manager che consiste nel non riportare "consapevolmente" la reale situazione e
performance aziendale dell'azienda nel breve periodo, massimizzando il valore degli u li a loro discrezione.
Può essere:
- CONTABILE: si manipola solo la contabilità;

- REALE: si manipolano le operazioni aziendali, come ad esempio le aziende che applicano il servizio di
res tuzione del bene dopo un tot. di giorni e rendono questo servizio estremamente complicato
per il cliente, che nella maggioranza dei casi preferisce tenere il bene piu osto che a res tuirlo;
questo altera gli Earnings con una manovra commerciale rilevandola in maniera scorre a.
Invece, i ussi di cassa sono valori ogge vi, sono più cer e meno manipolabili.
La discrezionalità è di solito adoperata nell’adozione di STIME e CONGETTURE. Gli approcci che fanno
riferimento alla misurazione del grado di discrezionalità rappresentano l’unico indicatore di valutazione
degli earnings.
- STIME: sono approssimazioni di valori che prima o poi si manifestano con certezza essendo valori
che si veri cheranno, essi sono assogge abili a veri ca.
- CONGETTURE: sono basate su ipotesi di nzione e consistono nella scissione di valori comuni a due o
più esercizi. Esse non sono assogge abili ad accertamento e possono essere giudicate solo
valutando l’a endibilità delle ipotesi sulla base delle quali vengono determinate. Sono quindi
ipotesi ogge ve e non veri cabili.

BUSINESS MODEL = Il business model è il modello secondo cui l’impresa opera, e deve ovviamente
rispe are una rappresentazione veri era e corre a. Secondo l’EFRAG il business model è la modalità con cui
l’azienda genera ussi di cassa. Rappresenta Il sistema scelto di input, a vità di business, output e risulta
che mirano a creare valore nel breve, medio e lungo termine. Il modello di business ri e e: il po di
impresa, l’a vità dell’azienda, in che modo l’azienda aggiunge valore, i clien dei prodo o dei servizi
dell’en tà
VANTAGGI: nell’a vità di standard se ng contribuisce a fornire informazioni rilevan perché fornisce
approfondimen su come vengono ges te le a vità commerciali dell’en tà. Aiuta gli uten di bilancio a
valutare le risorse dell’en tà e come il consiglio di amministrazione e il management dell’en tà hanno
adempiuto alle loro responsabilità sull’u lizzo delle risorse dell’en tà.
SVANTAGGI: riduce la comparabilità: avere un approccio basato sul modello di business potrebbe portare a
risulta diversi in termini di classi cazione, valutazione o informa va dello stesso fenomeno o della stessa
transazione fornisce una rendicontazione meno neutrale perché potrebbe incoraggiare reda ori a
presentare un risultato più favorevole. É di cile da de nire e applicare in modo coerente.
Par amo dal business model (cioè un’analisi del modello di business) per o enere un’analisi della
generazione di ussi di cassa (per capire quali sono le modalità che li generano), e al ne di o enere quella
che è una vera e propria rappresentazione di quella che l’a vità d’impresa, cioè per rappresentare l’a vità
economica in maniera veri era e corre a a cui il determinato bilancio si riferisce. Questa rappresentazione
è necessaria agli stakeholder (cioè gli azionis ).

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BILANCIO INFRANNUALE / INTERMEDIO x5 = ha l’obie vo di informare il pubblico circa l’evoluzione della
ges one aziendale in corso d’esercizio, sia per gli aspe patrimoniali sia per quelli reddituali, e risponde
all’esigenza dei merca nanziari di avere a disposizione informazioni contabili con frequenza maggiore
rispe o al tradizionale periodo annuale. Nell’applicazione del patrimonio ne o, quando il bilancio della
partecipante e della partecipata divergono a livello temporale, esso va applicato al bilancio intermedio della
partecipata. OIC 17.

Abbiamo 3 diversi approcci:

1) APPROCCIO SEPARATO:
• Gli esercizi amministra vi inferiori all’anno sono unità economiche rela ve in quanto è
possibile determinare il reddito e il capitale considerando i soli accadimen di ges one
veri catesi nella frazione dell’anno considerata.
• Ragionata assegnazione del reddito alla successione dei periodi amministra vi infraannuali,
a raverso l’applicazione di opportuni criteri di riconoscimento di cos e ricavi funzionali alla
nalità informa va a ribuita al bilancio.
In tal caso la determinazione del corrispondente reddito di periodo si ar cola in due momen :
1. Rilevazione delle operazioni di ges one e e uate sulla base del tempo sico,
provvedendo a una valutazione atomis ca dei beni che cos tuiscono il patrimonio
aziendale
2. Valutazione sistemica, cercando di recuperare i nessi di complementarietà spazio temporali
che avvincono le operazioni di ges one.
Tale approccio non comporta grosse di coltà di applicazione rispe o all’esercizio annuale.

2) APPROCCIO INTEGRALE
L’approccio integrale, invece, considera il periodo infrannuale come parte integrante dell’esercizio
annuale. L’unità economica rela va deve essere individuata nell’anno solare e qualsiasi
osservazione riferita a una frazione dello stesso non è autonoma, ma assume signi cato compiuto
solo se considerata in relazione ai risulta dell’esercizio in corso di formazione.
• L’obie vo, quindi, non è informare sulla ges one prodo asi nel più breve periodo, ma
sull'andamento annuale della ges one.
• Si procede a integrare i risulta del periodo infrannuale con quelli in corso di formazione
nella rimanente parte del periodo, a raverso delle previsioni, per poi distribuire il dato
complessivo tra le varie frazioni in cui è scomposto l’esercizio.

3) DISCLOSURE APPROACH
Non evidenzia un par colare modo di intendere il bilancio intermedio, ma propone solo la
comunicazione di da riassun vi. Tu avia, si acuisce il problema dell’a endibilità dei da
infrannuali, rispe o a quelli annuali, a causa delminor tempo a disposizione per la loro
formazione.
Questo metodo consente una visione parziale con da sparsi.

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Bilancio di liquidazione= La procedura di liquidazione, volta a realizzare le risorse aziendali e ad es nguere


le posizioni debitorie della società, si conclude con la redazione obbligatoria del bilancio nale di
liquidazione, che ha il compito di rendicontare sinte camente sui risulta economici, nanziari e
patrimoniali raggiun dall’a vità svolta dai liquidatori e di indicare le quote di riparto nale spe an a
ciascun socio.
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DISCUSSION PAPER= Lo scopo dei discussion paper è di raccogliere contribu da parte degli stakeholder su
ques oni contabili di portata generale su cui sono state ricevute segnalazioni da parte degli operatori stessi.
Hanno una nalità consul va e non contengono posizione o orientamen assun dall’OIC. L’OIC valuterà
eventuali futuri interven sui principi contabili. In par colare, potrà:
A) Elaborare un nuovo principio contabile
B) Intervenire in modo mirato sull’a uale set di principi contabili
C) Soprassedere da qualunque a vità di standard se ng in quanto non ritenuta necessaria
Perché un discussion paper sui ricavi?
Nel 2016 è stato segnalato all’OIC che le a uali guidance sui ricavi, contenute nei principi contabili,
dovessero essere migliorate in quanto non sempre sono ritenute su cien per rappresentare le diverse
pologie di transazioni poste in essere dalle varie società. Tale carenza di regole contabili più ar colate
potrebbe comportare la di usione di comportamen di ormi tra le società e potrebbe anche indurre a non
appropriate interpretazioni delle a uali previsioni contabili. L’OIC ha promosso una SURVEY nalizzata a
raccogliere input e a individuare i problemi e le di coltà. Tale necessità sembrerebbe avver ta
principalmente dalle imprese di maggiori dimensioni che pongono in essere transazioni più complesse e
necessitano quindi di regole contabili maggiormente elaborate. I principali problemi iden ca sono:
• iden cazione dell’unità elementare di contabilizzazione
(es. in presenza di vendita di beni e servizi con un unico corrispe vo, si tra a di stabilire se i beni e i servizi
vadano dis n e rappresenta separatamente, individuando due unità di contabilizzazione, o insieme,
considerando l’intera operazione come un’unica unità di contabilizzazione).
Entrambi i casi sono acce a dall’OIC è da ciò quindi si può evidenziare la sostanziale di erenza di
contabilizzazione tra il primo e il secondo caso: questa mancanza di una declinazione più ar colata
a raverso regole contabili più speci che sta comportando l’adozione di comportamen di ormi tra le varie
società; ciò mina il principio della comparabilità tra le aziende.
• dis nzione tra ricavi e fondi rischi e oneri
(es. in presenza di premi, occorre stabilire se procedere ad un accantonamento o al rinvio al futuro della
quota di ricavo a ribuibile alla copertura dei premi).
Gli a uali principi contabili prevedono l’iscrizione di un fondo rischi ed oneri nei casi in cui la società abbia
già rilevato per intero il ricavo, ma non abbia ancora completato tu e le a vità promesse al cliente. Al
contrario in un sistema contabile in cui le singole prestazioni sono separate contabilmente, i ricavi rileva in
bilancio sono limita a quelli rela vi alle prestazioni completate, mentre per le altre a vità promesse al
cliente, e non completate, il ricavo non è iscri o o rilevato solo parzialmente. Quindi l’eventuale rilevazione
di un fondo rischi ed oneri duplicherebbe gli e e derivan dal di erimento del ricavo. Queste due diverse
impostazioni contabili producono e e di eren nel conto economico per via del diverso momento in cui
si rileva il margine di competenza dell’operazione.
• rilevazione dei ricavi
(es. individuare le condizioni e/o i criteri - trasferimento di rischi o del controllo - che determinano
l’imputazione dei ricavi).
Non è del tu o chiaro come ges re situazioni in cui il venditore trasferisce i bene ci ma non i rischi oppure
il venditore trasferisce solo parte dei rischi. Si pensi al caso di vendita di un bene che dà al cliente il diri o di
disporne già al momento della consegna al trasportatore. Tu avia il venditore garan sce la piena
funzionalità del bene no al momento della consegna al cliente. In questa circostanza i bene ci connessi
alla disponibilità del bene sono sta trasferi al momento della consegna al trasportatore, mentre alcuni
rischi sono trasferi solo al momento della consegna nale. In merito a queste problema che l’OIC non ha
ancora trovato una soluzione, ma illustra due possibili approcci da poter seguire:
• Approccio A, consiste nella separazione del contra o in singole unità elementari di contabilizzazione da
determinare dis ntamente nell’ambito del principio tra le cessioni dei beni, le prestazioni di servizi e i
lavori in corso su ordinazione (all’interno del contra o ci sono 6 prestazioni diverse? il reda ore fa 6
contabilizzazioni diverse che fanno riferimento tu e allo stesso documento).
• Approccio B, consiste nella declinazione dell’approccio A, facendo unicamente riferimento all’esistenza di
un’obbligazione contra uale (viene quindi considerata un’unica contabilizzazione dell’intero contra o).

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FALSO IN BILANCIO= È la compilazione di “false comunicazioni sociali”, ovvero una rendicontazione non
veri era e corre a dei fa accadu e degli indicatori di rilievo che dovrebbero essere espressi nel bilancio
di esercizio di un’azienda. Quando le informazioni rilevate non sono veri ere e corre e si crea
un’asimmetria informa va errata che genera problemi interni ed esterni per chi legge il bilancio. Il problema
sorge quando il cambiamento delle informazioni è volontario (può essere anche involontario). Le
mo vazioni che possono spingere i soci ad avere ques comportamen sono molteplici:
- l’esigenza di o enere nanziamen ;
- l’eliminazione di un socio.
Gli amministratori, i dire ori generali, i dirigen , al ne di conseguire, per sé o per altri, un pro o nei
bilanci, CONSAPEVOLMENTE ESPONGONO FATTI MATERIALI RILEVANTI NON RISPONDENTI AL VERO o
OMETTONO FATTI MATERIALI RILEVANTI la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione
economica, reddituale o nanziaria della società, in modo CONCRETAMENTE INTENZIONALE AD INDURRE
ALTRI IN ERRORE. In ques casi vengono puni con la pena della reclusione da 1 a 5 anni.
Si di erenzia il falso in bilancio nelle società quotate e non quotate:
• SOCIETÀ NON QUOTATE, la condo a può essere:
- CONDOTTA ILLECITA “COMMISSIVA”, si espongono consapevolmente fa materiali rilevan non risponden al
vero;
- CONDOTTA ILLECITA “OMISSIVA”, si ome ono i fa materiali rilevan la cui comunicazione è imposta dalla
legge.
• Nelle SOCIETÀ QUOTATE, invece, il falso in bilancio è più pericoloso, in quanto rappresenta un REATO DI
PERICOLO, ciò vuol dire che il reato deve essere imputato quando anche solo potenzialmente può creare un
danno. Qui la reclusione, indipendentemente dalla gravità del reato, è da 3 a 8 anni. Per quanto riguarda la
condo a, basta anche la sola concreta idoneità ad indurre altri in errore.

FRODI IN BILANCIO= La frode è a tu gli e e uno dei rea più ingegnosi. Nel lessico il termine frode
indica un a o compiuto per ledere un altrui diri o a raverso l’ingegno. Il processo di realizzazione della
frode è un processo lineare: l’a ore, a raverso una serie di ar ci e raggiri, induce la vi ma in errore e
procura a se stesso o ad altri un vantaggio ingiusto a scapito della vi ma. Avviene nel momento in cui
l’a ore altera/falsi ca il bilancio d’esercizio facendolo diventare uno strumento di raggiro, uno strumento
bugiardo.
L’errore della vi ma può essere indo o da ar ci o raggiri:
• ARTIFICI:
- simulare circostanze inesisten ,
- dissimulare un ascondere circostanze esisten ,
- rappresentare la realtà in maniera distorta;
• RAGGIRI: a vità di persuasione a raverso un’ingegnoso avvolgimento di parole ed argomentazioni.
Si può parlare di frode quando ques due comportamen sono messi in a o indipendentemente da se la
vi ma cada in errore (danno potenziale).

Esempio: Caso Volkswagen : falsi carono i da sulle emissioni e, come danno DIRETTO l’azienda ebbe una
multa; come e e o INDIRETTO l’azienda subì un tremendo calo dell’immagine e ovviamente perdita di ducia
del consumatore.

Possiamo a ermare quindi che le frodi si hanno quando:


- il bilancio dife a di requisi di chiarezza, corre ezza, veridicità.
- i des natari fanno a damento sulla veridicità dello stesso.

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