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★ Ludovico Ariosto e “Orlando furioso”

Il poema ariostesco è l'opera cardine attorno alla quale ruota tutta la produzione del Suo
autore, anche grazie al Platonismo di fondo: infatti, che si tratti di personaggi antichi, di
cavalieri medievali, di uomini contemporanei della corte o del popolo ferrarese, si sta
comunque e sempre descrivendo LA STESSA NATURA UMANA nonché la sintesi di quanto
l'autore ha sperimentato nelle altre opere, mostrando la capacità di mettere in versi il suo
stesso vissuto, vario e contraddittorio.
Cos'è il Platonismo in Ariosto? La costante che vede nell'uomo un essere diviso tra i suoi
desideri e la delusione dopo il soddisfacimento degli stessi.

Ariosto richiama così al modello classicistico toscano, proposto da Bembo, ma


introducendo una vivacità linguistica portata avanti con ironia e disincanto tematici.
Il senso della vita espresso da Ariosto risulterà, dunque, ispirato a misura e armonia, che gli
consentono di aprirsi alla molteplicità della natura umana, usando la fantasia come modo
per conoscere il mondo, trasferendo la bellezza dell'immaginazione sulla realtà. Costruisce,
così, mondi possibili in cui la leggerezza può esserci solo se si alleggerisce, appunto,
l'intreccio labirintico attraverso l'ironia.
Ma cos'è quest'ironia? Quell'atteggiamento mentale di chi guarda con distacco le cose e si
distanzia dalla realtà, quel tanto che basta per poterci amaramente sorridere sopra. Una
predisposizione che permette di parlare della miseria e delle grandezze umane senza
retorica.
La fantasia non è uno strumento di fuga usato dal Poeta, bensì di conoscenza di quello
che può la natura umana. I poeti - però - sono pochi, perché limitati spesso da un'avara
logica del potere

Bradamante di Calvino e Orlando di Ariosto sono personaggi che percorrono sottobraccio la


strada della “follia amorosa” con andamento differente: quello di Bradamante è sicuro e
deciso, mentre quello di Orlando è vacillante e insicuro. Bradamante, infatti, utilizza il proprio
ingegno per difendere la luminosità della sua ragione dall’oscurantismo della follia, mentre
Orlando, piegato dal suo desiderio, rimane accecato dalla furia della passione amorosa.
La passione che travolge Orlando, lo porterà alla perdita non solo del raziocinio ma anche
della sua umanità, trasformandolo in bestia. Orlando, infatti, nel momento in cui raggiunge
l’apice della sua bestialità, perde completamente il proprio titolo di cavaliere senza macchia
e fa divenire la sua spada uno strumento di disonore attraverso cui dar sfogo alla sua
pazzia. Così, si abbassa alla corruzione del mondo che si traduce in avvilente realtá
che, invece, viene destreggiata molto bene da Bradamante il quale mostra, sia nel Cavaliere
Inesistente (opera nota di Italo Calvino) sia nell’Orlando Furioso ariostesco, notevoli abilità di
guerriera ( sconfigge Sacripante nel Furioso e volge al meglio lo scontro tra Rimbaldo e i
guerrieri saraceni nell’opera di Calvino).
Come si sarebbe sentito Orlando a sapere che una donna, Bradamante, si è rivelata più
virile e più forte di lui? Ariosto diventa, così, un precursore dell’emancipazione femminile.
Concetto che appare evidente solo secoli dopo, nell’epoca di Calvino, quando si stava
finalmente combattendo un’importantissima lotta per i diritti sociali femminili).
In Ariosto l'amore era, poi, un inafferrabile oggetto del desiderio. Angelica è come il
senso della vita, ma dà senso a tutto il poema solo finché è irraggiungibile. Quando un
semplice palafreniere, un Medoro qualsiasi, la possiede, esce dal poema divenendo una
donna qualunque, la cui rosa è stata colta.
L'ideale, una volta conquistato, non è più tale: all'uomo, orfano del suo scopo, resta la
rabbia, la furia, la perdita della ragione (come per Orlando).

Gli uomini risultano prigionieri del desiderio, dell'amore come fine necessario a ognuno per
dare un senso alla vita, ma che perennemente sfugge.
Al centro della visione ariostesca non vi è la dantesca forza di volontà, né il petrarchesco
senso del peccato, vi è solo la fragilità umana.
Senza una meta da raggiungere l'uomo è perso. Nel palazzo di Atlante, si leggerà allora di
un magico e metaforico luogo in cui i destini dei cavalieri e degli uomini si incrociano,
perché tutti inseguono qualcosa ma nessuno riesce a raggiungerla e, per questo, tutti si
perdono.
L'ideale inseguito è qualcosa di vano e inattingibile, l'uomo è convinto di cercare il massimo
dei suoi desideri ma, in realtà, cerca sempre un'illusione.
La follia accompagna per tutta la vita la nostra avventura terrena, in quanto ogni uomo
insegue un suo sogno irraggiungibile e, per convivere con la mancata conquista dello
stesso, si autoinganna. Finché, quando scopre di aver perso l'oggetto del suo desiderio,
impazzisce. Se, da un lato, ogni uomo aspira a essere un microcosmo di valori, dall'altro
perde sistematicamente questi valori e se stesso, nella ricerca di un ideale irraggiungibile

“L’orlando furioso” è il continuo dell’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo.


La sua opera riprende i temi e i personaggi dei romanzi cortesi, ancora molto diffusi e
apprezzati a Ferrara e nell'Italia
centro-settentrionale, tanto presso il pubblico colto quanto presso il popolo. Introduce
l'innovazione di fondere i due principali filoni narrativi preesistenti, ossia il ciclo
carolingio (Carlo Magno e i suoi paladini) e il ciclo bretone (i cavalieri della Tavola
rotonda). Il poema è in ottave e rimase incompiuto a pochi mesi prima della morte del
poeta, avvenuta in un periodo assai grave per l'Italia, con la discesa dei francesi di
Carlo VIII, cui fa proprio riferimento l'ultima ottava.

Interpretava con sensibilità umanistica i valori cortesi dell'epoca feudale ormai al


tramonto. Ludovico Ariosto avrebbe ripreso la trama dell’Orlando innamorato per il
suo Orlando furioso proprio dal punto in cui il Boiardo s'era interrotto.
In Boiardo: la dignità come culto della vita terrena, il culto della bellezza, la liceità del
piacere e la rilettura - dunque - dei temi cavallereschi per cui l'amore è forza naturale
che sconvolge i cavalieri; la fede è affiancata dal senso di dignità della vita umana
che vale indipendentemente dalla fede stessa; il coraggio che viene affiancato dalla
cultura per creare uomini-modello (Orlando rappresenta la cavalleria umanistica).

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