cavalleresco, cioè una fusione tra le canzoni di gesta e il romanzo cavalleresco, scritto da Ludovico Ariosto in tre edizioni, di cui quella definitiva risale al 1532. In quest’opera vengono fusi insieme argomenti che riguardano il ciclo bretone e il ciclo carolingi, che appartengono entrambi al mondo cavalleresco. Viene infatti preso come uno dei filoni principali dell’opera l’argomento della guerra combattutasi tra i Cristiani di Carlo Magno e i Saraceni comandati da Agramante, argomento caratteristico del ciclo carolingio e come secondo filone principale l’argomento degli amori dei paladini nei confronti di una dama, Angelica. In quest’opera l’Ariosto presenta però una visione rinascimentale di due aspetti fondamentali per la cultura del tempo, la figura rinascimentale dell’uomo e della vita. Innanzitutto Ariosto, all’interno dell’opera, descrive quello che è il suo rapporto con il mondo cavalleresco. Da parte dell’autore c’è ammirazione nei confronti di un sistema di valori che però non esiste più e che quindi non è più presente nella vita degli uomini. Per questo all’interno dell’opera l’autore interviene spesso per evitare che il lettore si immedesimi totalmente in questo sistema di valori che non è più esistente. Un’altra tecnica che viene utilizzata dall’Ariosto per sottolineare l’ormai inesistenza di questi valori è l’utilizzo dell’ironia; infatti l’Ariosto presenta i fatti con una leggera ironia, creando un effetto di straniamento che evita l’immedesimazione del lettore. Possiamo notare anche degli esempi in cui Ariosto dimostra la sua ammirazione nei confronti dei valori cavallereschi, per esempio nel I canto, durante il duello tra Ferraù e Rinaldo, i due cavalieri, avendo visto la loro ricompensa per questo duello, ovvero Angelica, scappare, decidono di collaborare salendo entrambi sullo stesso cavallo per andare ad inseguire la donna. Questo atteggiamento dei due cavalieri è rappresentativo di uno dei grandi valori della società cavalleresca, ovvero il valore di lealtà. All’interno dell’opera presenta poi quella che è la sua visione della figura dell’uomo nell’età rinascimentale. Ariosto sostiene l’ideologia dell’homo faber, cioè della capacità dell’uomo di poter fare delle scelte per il proprio futuro e quindi idealizza l’uomo come artefice del proprio destino. All’interno dell’opera infatti possiamo notare come i personaggi siano in grado di compiere delle scelte che possano sancire il proseguo della storia; per esempio nel I canto Angelica approfitta di un momento di caos all’interno dell’accampamento cristiano per rubare un cavallo e fuggire da questo; un altro esempio si può notare nel XII canto, dove Orlando, in un’allucinazione causata dal Mago Atlante, vede Angelica rapita da un cavaliere e portata all’interno di un palazzo; Orlando si precipita all’interno di questo palazzo per salvare la donna che ama. In entrambi questi esempi possiamo vedere come è il personaggio che ha la facoltà di scegliere se compiere una scelta piuttosto che un’altra e viene quindi rimarcato l’ideologia dell’homo faber. L’Ariosto presenta anche quella che è per lui la concezione della vita nel mondo rinascimentale. Per l’autore la vita è comandata dalla fortuna, ovvero dalla sorte che può favorire la vita di una persona o la può ostacolare. All’interno dell’opera notiamo degli esempi quali possono essere, nel I canto il casuale incontro tra Angelica, che stava scappando da Ferraù e Rinaldo, e Sacripante, che, nonostante aveva perso le sue tracce seguendola, si imbatte lo stesso in lei. Un altro esempio può essere quello dell’incontro tra Bradamante e Sacripante: mentre il cavaliere si stava preparando al dolce assalto nei confronti di Angelica, Bradamante arriva senza un’apparente motivo e lo sfida a duello. In questi due episodi si può vedere come per Ariosto la vita è governata da una forza superiore all’intelletto umano, che Ariosto identifica con la sorte. Per l’autore poi la vita è caratterizzata da una continua ricerca di qualcosa che per noi è importante, una ricerca fallimentare e frustrante dato che non porta ad alcun risultato, ripetitiva e circolare perché spesso riporta al punto di partenza e non ti permette di arrivare alla meta. Anche per queste considerazioni possiamo prendere alcuni episodi dell’opera come esempi; per esempio nel I canto i personaggi ricercano continuamente un qualcosa che per loro è importante: Rinaldo cerca il suo destriero che aveva perso in precedenza, Ferraù il suo elmo, Orlando cerca Angelica e quest’ultima cerca la libertà. Per quanti riguarda la circolarità di questa ricerca invece possiamo prendere in considerazione l’episodio di Ferraù che, dopo essere stato interrotto nella sua ricerca dell’elmo da Rinaldo e dopo aver intrapreso la ricerca di Angelica, ritorna nel luogo in cui stava cercando il suo elmo ed abbandona la ricerca di Angelica per tornare a quella dell’elmo. Possiamo quindi confermare che l’Ariosto presenta nella sua opera quelle che si possono identificare come concezioni rinascimentali della figura dell’uomo e della vita, attribuendo queste caratteristiche direttamente ai personaggi dell’opera.