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Risk

05/10

L’ RWA non si riferisce ai rischi complessivi della banca. Il PN contabile negli aggregati individuati
nel concetto di fondi propri corrisponde al common equity.
I buffer aggiuntivi di capitale possono essere 3 ma nella pratica esiste l’obbligo di rispettare la
riserva di conservazione del capitale (per tutte le banche), è pari al 2,5% del RWA.
Gli altri 2 buffer non sono ancora stati utilizzati dalle banche italiane perché non c’è stata
un’andatura favorevole del ciclo economico. C’è il buffer anticiclico (che può arrivare al 2,5%
dell’RWA) perché nelle fasi positive ciclo economico vuole che la stessa si esaurisca dopo un tot di
anni e tale riserva serve nella fase di inversione del ciclo per far fronte al maggior rischio di credito
accumulato in bilancio.
C’ è un altro buffer per le banche di rilevanza sistemica che ne hanno bisogno perché si
presuppone che il loro fallimento avrebbe un effetto domino.
Tutti questi buffer devono essere obbligatoriamente soddisfatti con capitale di qualità primaria.
Il Total capital ratio ammonta al 10,5% del RWA. L’OCR ammonta invece a 10.5%(P2R) + P2G.

Esistono diversi concetti di patrimonio:


• Patrimonio netto contabile che emerge dall’ applicazione della
• Patrimonio di vigilanza fondi propri
• Patrimonio/ capitale a rischio, metriche Var- esprime la misura di capitale di cui
un’impresa dovrebbe disporre per fronteggiare tutti i rischi mantenendo molto bassa la
probabilità che si trovi in default. Si determina attraverso un dato livello di confidenza
rispetto ad un certo orizzonte temporale, dipende inoltre dal risk appetite della banca
(propensione della banca ad assumere rischio)
• Valore di mercato del patrimonio = quotazione azionaria odierna x numero delle azioni
• Capitale interno (ICAAP)- determinato nell’assestement numero 3 – è l’ammontare di cui
la banca necessita per determinare gli accantonamenti obbligatori a fronte del rischio di
mercato, operativo (50:00)
• Capitale interno complessivo (ICAAP) – contiene il primo a cui si aggiunge altro patrimonio
che serve per lo sviluppo degli obiettivi strategici. Avere questo capitale in più significa
avere free capital, libero da buffer aggiuntivi, p2r e p2g

L’ EBA produce i principi guida ispirata al principio del ????


Il portafoglio di banking di una banca comprende le poste dell’attivo riconducibili alle attività più
tradizionali della banca stessa (crediti, HTC).
Il Risk appetite è definito in sede di pianificazione strategica, più precisamente la definizione è
statuita nel risk appetite framework (Raf), è un quadro di riferimento per la gestione e definizione
del rischio nell’ ambito di riferimento bancario. Dettaglia tutti i limiti di rischio assumibili dalla
banca, è quindi relegato ai soli rischi quantificabili. Il raf fissa anche altri risk capacity,tolerance e
profile e appetite. Questi ultimi sono risk limits. Una volta prodotti i limits,
L’ appetite individua direttamente l’ intervallo di confidenza delle metriche VAR. L a capacity è il
livello massimo di rischio assumibile nel ripsetto dei limiti regolamentari in materia di adeguatezza
patriomoniale tra capacity e appetite(rischio obiettivo), c’ è un livello di tolerance, intermedio,
permette alla banca di avere un margine di patrimonio sufficiente ad operare anche a livelli di
stress nel livello della capacity.
Per valutare sostenibilità viene messo a confronto
Risk
07/10

Al livello di rating c per moodys corrisponde già ad una situazione di junk.


Dal business plan emergem innanzitutto che la sustainability del b.m. ( slide 13: punto 1,2,3)
Per quanto rihuarda modificare il cost to income, per abbassarlo l’ income è rigido, ciò che è da
modificare sono i costi, quindi le nuove leve, assunzione di nuove leve e incoraggiamento alla
pensione dei più anziani a causa degli scatti di anzianità.
Il funding lo troviamo al passivo della banca.
Il coverage dal punto di vista economico è la svalutazione messa a conto economico.
La vigilanza auspica copertura crescente degli NPE in quanto è preferito un approccio prudenziale,
ma anche per evitare annacquamenti di patrimonio, se cresce svalutazione prestito la vigilanza è
sicura che la valutazione del patrimonio non sia annacquata.
Roate=
Relativa= delta
Tabella sotto stato patrimoniale a lezione.

Risk
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Il P2R è calibrato in relazione agli RWA. Altro indicatore sintetico assimilabile agli rwa è il TREA SRM

TREA=Total risk exposures amount

SSM

 ICAAP----- è uno dei momenti di autovalutazione dello srep ma per il risk, o board è un
obbligo da soddisfare con frequenza annuale. Dal 2018 deve essere prodotto un
assestement integrato insieme all’ ILAAP. Prima di tale data non esisteva ILAAP (governo
liquidity). Tali processi sono da intendere come continui da inserire nel processo di
pianificazione, sono espressione di un lavoro integrato tra le diverse funzioni di controllo
della banca. Sono anche 2 processi che il risk deve governare nel rispetto degli obiettivi
strategici ma anche nel rispetto degli altri strumenti di risk governance (es. RAS). Tutti
questi strumenti devono essere gestiti in maniera integrata, altrimenti diverrebbero solo
strumenti di compliance regolamentare. Adeguacy deve essere analizzata su base attuale
(12 mesi) e prospettica e in ottica di stress e di vigilanza prudenziale. La misurazione dei
rischi anche se non è il momento principale del risk management è il momento più critico,
perché richiede capacità di sviluppare assieme l’analisi sui diversi livelli. In ottica
prospettica deve proiettare i rischi su un orizzonte di 2/3/4 anni. È un momento critico
anche perché….
 Fasi operative principali ICAAP:
1) mappatura dei rischi della banca: tale fase è la prima della funzione di risk management
2) misurazione dei rischi: in base prospettica, di stress e attuale
3) determinazione capitale interno complessivo, è ammontare massimo di cui la banca
dispone per coprire obblighi accantonamento patrimoniale di tutti i rischi
regolamentati,
4) mette a confronto CIC con i fondi propri per individuare patrimonio dal punto di vista
Il CIC è maggiore
La mappatura dei rischi deve avere due: coerente all’ imprenditorialità della banca e
contemporaneamente completa. La completezza è definita rispetto al CRR. la lista deve contenere
i rischi regolamentari (rischio paese) rischio residuo, dovuto a possibili perdite a motivo
dell’inadeguatezza o inefficienza degli strumenti di mitigazione di rischio posti in atto (come ad es.
garanzie reali personali) rischio di cartolarizzazione dovuto al fatto che essa ha dei risultati
economico-finanziari che non corrispondono a quelli sperati (con la cart. Si riduce il rischio di
credito legato…???) il rischio reputazione al livello strategico che è il rischio di immagine sul
mercato che è implicato relativamente a solvency e liquidity ( se danno d’ immagine è grave può
verificarsi corsa agli sportelli, difficoltà a reperire fondi di funding, sul valore economico del PN),
stesso è l’impatto del rischio strategico.
Le partecipazioni di una banca si trovano nell’attivo della banca.

 I soggetti del processo ICAAP:


Il resoconto ICAAP/ILAAP redatto entro il 30 aprile contiene:

2 prospettive: economico interna e normativa


Il processo ICAAP deve mettere insieme visione interna ed economica. Quella di vigilanza (o
normativa) è relativa al fatto che le fasi devono rispettare regole di vigilanza prudenziale
Visione economica interna volta a fare misurazione interne dei rischi.

Quali sono gli obblighi di vigilanza prudenziale che incidono sulla banca:
-sulla composizione quali quantitative sulla liability della banca grava: capital ratio e l’indice di leva
finanziaria ossia ha un obiettivo banalissimo, è l’unico indice non proporzionato agli RWA.
A questo punto dobbiamo chiederci come devono essere condotte il rischio di stress:
sul tema della misura di stress richiede una complessità metodologica che non è alla portata di
tutti; Una misura di stress alla banche si sta imponendo un salto metodologico dal lato .. dall’altro
lato le stesse hanno deciso di condurre esercizi di stress a livello europeo. Quindi possiamo
affermare che esistono stress test interni alle banche che sono esercizi condotti dal risk della
banca secondo proprie metodologie.
Il supervisore conduce però anche stress test macroprudenziali

Risk
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Al fine della produzione ICAAP è necessario lo stress test


Differenza tra stressed e idiosincratica: la prima è di carattere macroenomico rispetto ai quali si
devono fare analisi di stress, idiosincratiche devono riguardare la banca stessa: finisce in default o
c’è crisi specifica della banca stessa.
Gli stress test possono essere interni alla banca condotti con metodologie diverse e funzionali alla
produzione degli strumenti di risk goverance, quelli funzionale sono effettuati al livello
macroprudenziale.
Nello stress test può essere condotto sia dalla banca che al livello macroprudenziale.
 Caratteristiche metodologiche stress test
Ipotesi da adottare circa le grandezze di bilancio sottoposta a stress test:
 O si conducono ipotizzando static balance sheet (grandezze di bilancio costanti: non
intervengono azioni manageriali che portino a modifica di attivo o passivo), questa ipotesi è
inverosimile ma viene adottata perché semplifica il momento computistico
 Bilancio dinamico: che ipotizza che le grandezze non sono costanti ma subiscono variazioni
rispetto a. possibili azioni manageriali condotte dall’alta dirigenza della banca
 Altra scelta metodologica riguarda la tipologia di stress test da condurre:
 Sensitivity analisys: si valuta il possibile e potenziale impatto che la variazione stressata di un
solo fattore di rischio ha su una grandezza di bilancio es. duration, convexity. Sono la modalità
tecnica d condurre stress test più semplice, chiesta quindi alle less significant
 Analisi dello scenario: Per le banche più complesse (significant) sono richieste analisi di
scenario a fronte di variazioni simultanee di variazioni di rischio
Reverse stress test: metodologia complessa in cui si ha l’obiettivo di aumentare la
consapevolezza dell’intermediario delle proprie vulnerabilità tramite processo inverso di analisi di
stress con cui il risk fa i focus sulle situazioni di stress aziendale, quindi sulle possibili default del
portafoglio crediti, sulle difficoltà solitamente riscontrate, quindi si deve risalire alla catena logica
che ha prodotto quella situazione fino ad arrivare allo scenario che ha prodotto quella perdita o
vulnerabilità. Si parte quindi dall’impatto in maniera induttiva si arriva ai fattori scatenanti. Si
allinea poi a questi fattori scatenanti il risk appetite.

Scegliendo una delle prime due metodologie, si deve innanzitutto stabilire il tipo di scenario
avverso e soprattutto si deve valutare la gravità dello scenario avverso che può essere molto,
medio o scarso.
Le ipotesi di scenario possono essere condotte o su variabili macroeconomiche o variabili
funzionali.
A parità di RWA le analisi di stress test sono diverse

 Il Supervisory stress test ha delle caratteristiche e ha la finalità di capire se c’è tenuta


patrimoniale in caso di shock avversi macroeconomici e della situazione di liquidità. Vengono
iniziati a gennaio di ogni anno e i risultati sono pubblicati a novembre, condotti quindi con
frequenza annuale. Viene portato avanti dall’Eba (produce un tool unico al livello europeo) sotto le
indicazioni di BCE che sviluppa insieme al systemic risk board gli scenari avversi. IL tool prevede
analisi di stress su due macrocategorie di scenari macroeconomici: baseline e adverse.
In condizioni di bilancio statico il risultato dello stress test potrebbe essere peggiore rispetto al
dinamico.
 NON vengono somministrati a tutte le banche ma solo con 100 mld di totale attivo, quindi solo
le significant.
Sono considerati nell’impianto metodologico sulla solvibilità della banca: il rischio di credito che
comprende cartolarizzazione e controparte, rischio di mercato, di interesse (IRBB) e operativo +
rischio sovrano.
Solvency e liquidity sono strettamente interdipendenti, illiquidità reiterata inevitabilmente ha
impatto su solvency oppure problema di inadeguatezza patrimoniale ha impatto su liquidity. La
stessa interconnessione la troviamo tra ICAAP e ILAAP. Il risk deve quindi strutturare analisi di
stress che colgano tali interdipendenze.
LIQUIDITY
-Le banche non sono liquide per definizione come si pensava prima, lo si pensava perché la banca
raccoglie liquidità dai depositanti e con ciò alimenta la sua attività di intermediazione creditizia,
nel tempo ci si è resi conto che la sua liquidità non è illimitata né facilmente reperibile. La liquidità
è scarsa, strategica e costosa. I vari rischi detti di liquidità (erroneamente) distinguono: funding
liquidity risk e market liquidity risk e il contingency liquidity risk. Sul primo gravano i vincoli
imposti dal supervisor, tali rischi però non si scaricano direttamente a patrimonio ma riguardano le
fonti di funding.
Funding Liquidity Risk: è definito come il rischio della banca di non essere in grado di far fronte
in maniera efficiente agli obblighi contrattuali nei confronti della clientela, es. non adempie
all’obbligo di rimborso delle forme contrattuali del correntista o in genere alle richieste di uscite di
cassa per soddisfare i contraenti.
Contingency Liquidity Risk: rischio di incorrere in improvvisi deflussi di cassa a motivo di
situazioni di stress di mercato o idiosincratiche.
Market Liquidity Risk: è la dimensione del rischio di liquidità su cui apparentemente non ci sono
regole di vigilanza prudenziale. È il rischio legato alla market ability degli asset di carattere
finanziario delle banche quindi liquidità o liquidabilità. Market ability è legata a fattori esogeni e
contrattuali, come la scadenza (più è breve più è liquidabile), il rendimento (più alto, più
liquidabile) e la tipologia di strumento finanziario (azioni più vendibili dei derivati) e la dimensione.

--Sul secondo rischio (contingency) grava un obbligo di vigilanza denominato contingency funding
plan, con frequenza annuale si ha l’obbligo di predisporre il piano, esso viene scritto in sede di
pianificazione strategica che individua le situazioni contingenti avversi macroeconomici e
idiosincratici rispetto ai quali si può avere deflusso di liquidità improvviso. Es. sale lo spread, corsa
agli sportelli. Il risk deve valutare il deflusso di liquidità e quantificarlo nel piano e rispetto a ciò
individuare a priori le procedure da attivare per contenere e ripianare tali uscite improvvise, deve
inoltre scrivere i ruoli organizzativi coinvolti. Richiede revisione ogni volte che ci sono modifiche
nello scenario economico di appartenenza. È una sorta di protocollo da seguire in caso di
emergenza. Così come il RAF tale piano è uno strumento di risk governance, ma il RAF ragiona in
condizioni di mercato “as is” , il contingency ragiona in situazioni di mercato stressate e
idiosincratiche.

Risk
25/10

La maturity ladder supera la visione dicotomica alla base delle poste attive di bilancio, ha inoltre il
vantaggio di essere suddivisa in fasce di scadenza in cui si inseriscono. Non ci sono attività e
passività ma flussi di cassa in entrata e uscita e fuori bilancio, mostra inoltre il gap di liquidità,
delta positivo o negativo tra flussi in entrata e in uscita. La maggiore criticità è legata alla
granularità delle fasce di scadenza, più granulari sono più difficile è determinare i flussi di cassa per
scadenza e maggiore è il grado di sofisticazione. Il liquidity Var è un indicatore di value at risk che è
utile e duttile ( perché facilmente apllicato alla quantificazione delle perdite inattese e dei rischi
quabtificabili)per il risk management. Solo nella teoria si può applicare al liquidity funding risk
perche oer poterlo applicare c’è bisogno di un fattore di partenza: distribuzione di èrobabilità delle
perdite su questo rsicvhio. In tal caso esso è la distribuzione di probabilita della èosizione
finanziaria netta (cash capitalposition), che non si può avere se non con delle astrazioni teoriche.
 Rischio Credito
È il rischio che pesa di più sui capital requirement delle banche e che quindi costruisce rwa
complessivo, proprio perché Legato all’attività di intermediazione creditizia. È inversamente
correlata alla complessità e dimensione media della banca perché banche significant hanno come
loro business anche una buona attività di trading , mentre le less significant e bcc il peso
preponderante dei capital requirement complessivi è assunto
Il credit risk management ha subito evoluzione spinta dalle regole di vigilanza prudenziale che
hanno arricchito di contenuti la funzione in oggetto.
Parlando di rischio di credito: è un rischio quantificabile e di primo pilastro. Di primo pilastro
poiché sono previste regole di vigilanza prudenziale peer l’accontentamento obbligatorio.
Esso è legato ad un concetto di inadempimento della controparte che può consistere in una
situazione di default assoluto in cui la controparte non può più entrare in bonis, o può esserci un
peggioramento del merito creditizio; in entrambi i casi ci sono per la banca perdita di quota
capitale o rischio interesse. L’event risk che produce la perdita è legata al concetto di
inadempimento, che può essere particolarmente grave(default) o meno grave (peggioramento).
I rischi sono legati a degli event risk, il risk manager deve quindi mappare i rischi nell’oggetto di
riferimento. Ci sono due momenti di manifestazione quantitativa (solo per i rischi quantificabili),
da un lato la perdita attesa e altro perdita inattesa. L’ attesa non è il vero rischio in quanto
statisticamente possibile e per questo facilmente calcolabile col valore medio delle perdite
(expected value), per tale motivo si contabilizza come perdita da esercizio a conto economico. Il
vero rischio è rappresentato dalla perdita inattesa, che ha diverse implicazioni: innanzitutto è la.
Vera insidia del rischio misurato in quanto non attesa e quindi deve trovare capienza non tra i costi
di esercizio, come la perdita attesa, ma nella dimensione del patrimonio di cui dispone la banca.

Le ponderazioni sono articolate per controparte


Il rating esterno
L’RWA del portafoglio crediti è dato dal prodotto delle singole esposizioni per il rischio

Risk
26/10

I sistemi di rating advanced sono propri delle banche singificant, che producono
contemporaneamente il rating della controparte e quindi la sua variabile, ma al contempo produce
il rating della facility e le corrispondenti variabili e il loss given default.
La possibiltà di calcolare i rating interni …..
Tutte le banche hanno sistemi di rating oggettivo e dovuto alla pratica della concessione dei
prestiti che deve essere automatizzata. Essi possono produrre o solo PD o altre variabili, non tutte
le banche hanno però avuto la validazione dei sistemi di rating interni.
1) Differenza tra rating e sistema di rating:
rating è l’l’etichetta numerica rappresenta il merito di credito e quindi la rischiosità della
controparte/ operazione
-La rischiosità dell’operazione è sicuramente catturabile guardando alla presenza o meno di
garanzie
-La rischiosità della controparte dipende invece dalla sua affidabilità, ovvero la sua situazione
economico-finanziaria-patrimoniale del richiedente prestito
il sistema di rating comprende il motore di calcolo del rating procedure e tutti i processi per fare
le valutazioni del merito creditizio

2) Differenza tra rating interno ed esterno:


 interno= è prodotto internamente dalla banca nell’ambito dei suoi processi di gestione e
misurazione della controparte, con un modello che è costruito della banca rispetto alle specificità
della banca stessa e non ha validità all’esterno. Fa parte della modellistica interna di cui la banca
dispone e producono le variabili del rischio di credito.
esterno= è un’etichetta di mercato che ha una validità omnibus perché comparabile con quelli
dei similari, prodotto dll’ ecai.

Il rischio di credito non è una variabile dicotomica ma può assumere diverse determinazioni, che
significa che può configurarsi come scaduto, come sconfino etc…
Esiste una ratio che vuole il rischio di credito come un fenomeno multinomiale che vuole calcolarlo
con dei sistemi di rating.
Nell’ambito dell’approccio dei rating interni….
Ai fini della validazione del sistema di rating interno al di là dell’esame fatto sulla modellistica, è
rappresentato dall’utilizzo gestionale dei rating o use test. Ciò significa che il risk manager è in
grado di utilizzare le stime interne relative alle variabili del rischio di credito non solo le info
relative alle concessioni del prestito ma le usa anche nella gestione interna del rischio di credito,
nel pricing at risk e capital management e capital allocation relativo all’area credito. Dove la capital
allocation consiste non nello spostamento fisico di capitale, ma virtuale alle unità di business in
sede di pianificazione strategica a potenziale copertura del rischio di quell’area di attività.
La perdita inattesa sull’area credito è misurata con rating interno o se non ne dispongo può essere
approssimata attraverso il capital requirement.

Il forborne exposure è uno status ulteriore che può riguardare tutte le classi di credito deteriorate.
È qui di un criterio ulteriore con cui viene fatto monitoraggio del portafoglio credito. Si qualifica
quando nel portafoglio della banca si ha una controparte che si trovi in una situazione che richiede
modifica condizioni contrattuali del prestito (forborne= da sottoporre a modifiche delle condizioni
contrattuali e qui di delle concessioni al cliente).NON definisce nuove classi di credito, ma è un
attributo.

Fare staging del portafoglio prestiti in ottica frs9 significa classificare i prestiti in relazione alla
dimensione e profondità.

La nuova DoD, nuova definizione di default, non ha cambiato il concetto di inadempimento (che si
qualifica qualora l’ente=intermediario finanziario, giudica introvabile….), ma con esso l’EBA ha
emanato standard tecnici che hanno definito la soglia di materialità rispetto alla quale si qualifica il
concetto di morosità pari a 90 giorni

08/11
Pricing at risk modalità attraverso la quale si va di indi
Porta il risk ad individuare dei tassi parecchio e levati ma la misura del tasso da applicare al cliente
non può seguire solo le logiche commerciali.
Stima della correlazione tra prestiti
Modelli utilizzabili per costruire PD:
il framework di vigilanza chiarisce gli approcci, tra cui Shadow rating model o modelli statistici di
previsione del default.
Il framework non indica con esattezza il modello da utilizzare ne da uno di contorno, ma le banche
devono costruirli sulle principale tipologie di controparti.
 shadow- basato su una comparazione tra scala di rating della banca e quello di un’agenzia di
rating esterno, quindi si procede assegnando al mio grade.
Le agenzie di rating esterno utilizzano base dati di mercato e in genere non assimilabile per
dimensione e contenuto a quelli che usano le banche che possono utilizzare andamentale interno
a base dati dl comparto interbancario. Per costruzione e bacino informativo utilizzato, i rating
interni ed esterni dono diversi.
 modelli statistici di previsione del default si basa su un concetto della regressione lineare o logit
per arrivare a stimare la probabilità di default. Tali modelli statistici possono portare
Non è fondamentale la sofisticazione del modello matematico ma serve che vengano minimizzate
le variabili utilizzate mantenendo comunque il loro potere esplicativo. È importante soprattutto il
fitting e che sia facilmente spiegabile agli addetti ai lavori. Per quanto riguarda la regressione
lineare, il suo costrutto logico ha fatto da contorno alle funzioni di arkman. Parte dal. Presupposto
che prova a spiegare attraverso un punteggio che è la messa a sistema delle variabili discriminati
ciascuna pesata con un apposito peso che rappresenta, chiamato score il merito creditizio della
controparte da affidare.

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