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Contenuti e obiettivi di questo libro:

una breve visita guidata

Le istituzioni finanziarie attive nei principali Paesi sviluppati sono state esposte, a
partire dagli anni Settanta, a quattro significativi elementi di cambiamento collegati
tra loro, che hanno finito per rafforzarsi a vicenda.
Il primo la maggiore integrazione tra mercati finanziari nazionali (per esempio,
i mercati azionari, obbligazionari e valutari), che ha reso pi facile, per gli shock
economici, propagarsi oltre le frontiere nazionali. Una simile, maggiore integrazione ha reso alcune istituzioni finanziarie pi vulnerabili alle crisi, talvolta anche al
default, visto che il loro management non stato capace di migliorare i propri tempi di risposta implementando adeguati sistemi per la misura e il controllo dei rischi.
Un secondo trend di cambiamento la disintermediazione, che ha visto i risparmiatori spostarsi dai depositi bancari a opportunit di investimento pi redditizie, e
le imprese non finanziarie rivolgersi direttamente ai mercati dei capitali per raccogliere nuovi prestiti e nuovo patrimonio. Ci ha indotto le banche a spostare la propria attenzione dalla tradizionale attivit basata su depositi e prestiti a nuove forme
di intermediazione finanziaria, dove sussistono rischi diversi dal passato che
necessario comprendere e fronteggiare. Un simile spostamento, cos come svariati
cambiamenti nel quadro regolamentare, ha indubbiamente reso pi confusi i tradizionali confini tra banche e altre classi di istituzioni finanziarie. In altri termini,
accade che intermediari finanziari apparentemente diversi investano oggi nelle
medesime tipologie di attivit, esponendosi a fonti di rischio simili.
Un terzo, significativo fattore di cambiamento rappresentato dal crescente
orientamento delle autorit di vigilanza verso schemi di adeguatezza patrimoniale,
ossia verso strumenti di supervisione prudenziale tesi a verificare che ogni banca
disponga di capitale sufficiente ad assorbire i propri rischi, cos da garantire la stabilit dellintero sistema finanziario. Gli schemi di adeguatezza patrimoniale hanno
ormai sostituito, in misura pressoch completa, i tradizionali strumenti di vigilanza
incentrati su controlli diretti sui mercati e sugli intermediari (per esempio, su vincoli di tipo geografico o funzionale) e richiedono alle banche di maturare una piena e
totale comprensione di tutti i rischi cui esse sono esposte.
Infine, la liberalizzazione dei flussi internazionali di capitale ha condotto a una
competizione pi accesa tra istituzioni di Paesi diversi, volta ad attrarre clientela e

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Rischio e valore nelle banche

investitori, come pure a un aumento nel costo medio del capitale, divenuto un fattore chiave nella gestione bancaria. Gli azionisti bancari sono divenuti pi consapevoli e attenti anche per effetto del processo di privatizzazione avvenuto in diversi Paesi dellEuropa continentale. Tale processo, ancorch dettato in molti casi
dalla necessit di riequilibrare le finanze pubbliche, ha condotto a una nuova
generazione di azionisti, pi sensibili al valore del proprio investimento, e per
questa via ha accresciuto lefficienza della gestione. Ci ha reso il settore bancario pi simile ad altri settori produttivi, dove il management agisce da tempo con
lobiettivo di creare valore per gli azionisti. Mercati bancari antiquati e protetti,
dove gli amministratori potevano perseguire obiettivi meramente dimensionali e
privati, hanno lasciato spazio a unarena competitiva pi internazionale e aperta, dove il capitale azionario deve essere adeguatamente remunerato creando valore per la propriet.
I quattro elementi ora ricordati appaiono significativamente interconnessi, tanto
nelle cause quanto negli effetti. La maggiore integrazione finanziaria, la disintermediazione e la convergenza tra i diversi modelli di intermediazione, gli schemi di
vigilanza basati sulladeguatezza patrimoniale e la maggiore mobilit/consapevolezza degli investitori in azioni bancarie: tutti questi fatti hanno reso assai pi
significativa la rilevanza del rischio e di uno stile di gestione capace di remunerare
gli azionisti.
Di conseguenza, il management bancario come accade per qualsiasi altro tipo
di impresa ha avvertito la necessit di accrescere la redditivit per non deludere le
aspettative degli azionisti, divenuti pi attenti e tecnicamente preparati nel valutare
la performance del proprio investimento. E gli amministratori delle banche si sono
ritrovati vittime di una sorta di dilemma degli obiettivi: accrescere la redditivit
del capitale investito comporta un aumento dei profitti, che a sua volta richiede di
abbracciare nuovi settori di attivit e nuovi rischi. E tuttavia, una simile espansione,
scandita da obiettivi economici e favorita da una maggiore flessibilit del quadro
regolamentare, richiede di accrescere il capitale e, per questa via, produce ulteriori
pressioni sugli obiettivi di redditivit.
Nel breve termine, un simile dilemma pu essere risolto accrescendo i profitti
unitari attraverso unazione di controllo dei costi operativi, volta al miglioramento
dellefficienza. Nel lungo periodo, tuttavia, necessario valutare e ottimizzare la
redditivit corretta per il rischio delle diverse aree di attivit in cui la banca impegnata; questultima strategia comporta lutilizzo di tre strumenti-chiave.
Il primo strumento un efficace sistema di misura e gestione dei rischi. La banca
deve quindi essere in grado di identificare, misurare, controllare e, soprattutto,
prezzare tutti i rischi assunti, in modo pi o meno consapevole, attraverso le proprie attivit per cassa e fuori bilancio. Questo primo strumento cruciale per garantire non solo la redditivit della banca, ma anche la sua solidit e la sua sopravvivenza futura, atteso che le crisi bancarie nascono proprio da unimpropria identificazione, misura, valutazione o controllo dei rischi.
Il secondo strumento un efficace processo di allocazione del capitale, attraverso
il quale il patrimonio fornito dagli azionisti assegnato alle diverse unit operative

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allinterno della banca in proporzione al volume di rischi che ognuna di esse autorizzata a generare, e di conseguenza tenuta a remunerare. Si noti che, in questa
prospettiva, il capitale bancario svolge un ruolo centrale non solo a fini di vigilanza
(come cuscinetto che protegge i creditori e garantisce la stabilit sistemica), ma
anche in unottica pi prettamente gestionale: esso, infatti, in quanto risorsa scarsa,
va allocato nel modo migliore alle unit operative capaci di massimizzarne il rendimento. Idealmente, ci dovrebbe avvenire per mezzo di una sorta di mercato del
capitale interno alla banca, dove le diverse aree strategiche di affari competono per
ottenere una maggiore dotazione patrimoniale, cio per accrescere la propria capacit di assumere rischi, impegnandosi in cambio a conseguire obiettivi di rendimento pi elevati.
Il terzo strumento, direttamente connesso ai precedenti due, lorganizzazione:
un insieme di processi, misure, meccanismi che consentano alle diverse unit della
banca di condividere la stessa logica di creazione di valore. Ci implica che le regole a presidio dellattivit di risk management e di allocazione del capitale devono
essere chiare, trasparenti, totalmente comprese e condivise dal management della
banca e dal consiglio di amministrazione. Unefficace struttura organizzativa dunque una condizione necessaria affinch una determinata strategia di creazione di
valore consegua i risultati attesi.
Coerentemente con la logica ora delineata e con i quattro elementi di cambiamento richiamati in apertura di questa introduzione, questo libro offre una cornice
integrata per la misura del rischio, la gestione del capitale e la creazione di valore.
Partendo dalle definizione di un insieme di metodologie per misurare le principali
tipologie di rischio a cui esposta una banca, si articoleranno i criteri-guida di un
efficace processo di allocazione del capitale e le regole di gestione che dovrebbero
guidare una politica aziendale orientata alla massimizzazione del valore per gli
azionisti.
A tal fine, il volume si snoda lungo tre passaggi logici:
1. nel primo passaggio (Parti prima-quarta), i singoli rischi vengono definiti e misurati. Ci rende possibile quantificare lammontare di capitale assorbito dai rischi
generati dalle varie unit di business interne a una banca e consente di prezzare
in maniera corretta i prodotti (qualora la banca agisca in qualit di price-maker) o
di stimare il livello di redditivit corretta per il rischio sulla base di un vettore di
prezzi fissati dal mercato. Si noti che, anche se il rischio pu essere definito, in
termini molto generali, come un cambiamento inatteso nel valore della banca o
dei suoi profitti, esistono svariate classi di rischi riconducibili a differenti fonti
dincertezza (i cosiddetti fattori di rischio); pertanto, sono necessari modelli e
approcci differenziati per assemblare un quadro esauriente dei vari rischi a cui la
banca esposta;
2. nel secondo passaggio (Parte quinta) necessario analizzare i vincoli regolamentari esterni, che assumono la forma di un insieme di requisiti patrimoniali minimi, cos da valutarne le implicazioni per il processo complessivo di gestione del
rischio e del capitale;

Rischio e valore nelle banche

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Figura 1

Struttura del libro

3. il terzo e ultimo passaggio (Parte sesta) richiede di quantificare lammontare


complessivo di capitale necessario alla banca in funzione dei rischi da essa fronteggiati, di calibrarne con attenzione la composizione traendo profitto anche da
strumenti patrimoniali ibridi, come il debito subordinato, di stimare il rendimento equo atteso dagli azionisti sul proprio investimento e di metterlo a confronto con i profitti effettivamente prodotti dalla banca, verificando quanto valore viene realmente creato o distrutto dalla gestione.
Pi in dettaglio, le sei parti in cui si articola questo libro coprono i seguenti argomenti (cfr. Fig. 1).
Le Parti prima-quarta trattano le principali classi di rischi che incidono sulla redditivit e sulla solvibilit di una banca. La prima il rischio di tasso dinteresse (Parte
prima, Capitoli 1-4), che scaturisce dalla diversa struttura per scadenza delle attivit e
passivit bancarie (il cosiddetto banking book). I modelli sviluppati dagli studiosi e
gli approcci utilizzati dagli operativi per affrontare questa tipologia di rischi hanno
conosciuto una significativa evoluzione, e possono oggi essere utilizzati per maturare
una stima relativamente accurata ed esaustiva degli effetti che una variazione inattesa
nel livello dei tassi dinteresse di mercato pu produrre sul valore netto della banca e/o

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dei suoi profitti. Dalla struttura per scadenza di attivi e passivi bancari scaturisce inoltre
anche il rischio di liquidit (Parte prima, Capitolo 5), ovvero il rischio che la banca sia
chiamata a fare fronte a deflussi di cassa superiori alle attese, e non sia in grado di
provvedervi in maniera efficiente, senza pregiudizio per la sua normale operativit.
La seconda parte del volume (Parte seconda, Capitoli 6-10) incentrata sul
rischio di mercato, ovvero il rischio di una riduzione nel valore degli investimenti
netti della banca dovuta a un mutamento inatteso nei prezzi di mercato (per esempio, nei prezzi delle azioni e delle materie prime, o nei tassi di cambio). Diversamente dai modelli per il rischio di tasso descritti nella prima parte, che si applicano
allintero spettro di attivit e passivit della banca, la misura e la gestione del rischio
di mercato si concentrano di norma su una porzione limitata del bilancio bancario, il
portafoglio di negoziazione (trading book), ovvero linsieme degli investimenti
(incluse le posizioni corte e i derivati) volti a produrre utili da negoziazione nel breve termine. Si noti che, tra i fattori che danno origine al rischio di mercato, vanno
ricordati anche i prezzi dei titoli obbligazionari quotati, che a loro volta dipendono
dal livello dei tassi dinteresse. Per questo motivo il rischio di tasso, nel momento in
cui produce effetti sul valore del trading book della banca, pu anche essere considerato parte del rischio di mercato. Analogamente, se la banca investe anche in
obbligazioni societarie, il cui valore dipende dagli spread creditizi quotati sul mercato secondario, allora anche il rischio di un rialzo negli spread creditizi che pure
rappresenta una manifestazione del rischio di credito, trattato nella Parte III di questo volume pu essere considerato parte del rischio di mercato.
Come detto, la Parte terza (Capitoli 11-17) si occupa del rischio di credito, che
probabilmente costituisce la tipologia di rischio pi significativa per la maggior parte delle banche tradizionali. Si tratta del rischio che il valore equo degli attivi della banca (incluse le poste sotto la linea) si riduca a causa di variazioni inattese dellaffidabilit creditizia dei debitori. Il rischio di credito include il rischio di insolvenza (default), di migrazione, di recupero, il rischio-Paese, il rischio di regolamento (settlement) e di pre-regolamento; esso riguarda non soltanto i prestiti bancari
tradizionali, ma anche gli investimenti in titoli di debito (obbligazioni) e in ogni
altro contratto (per esempio, i derivati over the counter) rispetto al quale lincapacit/indisponibilit a pagare della controparte potrebbe causare perdite alla banca.
La quarta categoria di rischio il rischio operativo. Si tratta di un rischio pi difficile da definire rispetto ai precedenti, dato che include svariati tipi di rischio: il rischio
di danni causati dalle risorse umane e tecnologiche della banca (per esempio, da infedelt del personale o da guasti informatici); il rischio di perdite causate da errori (errori umani, o difetti del software); il rischio di frodi e furti elettronici; il rischio di rapine o eventi naturali avversi; tutti i rischi legati allinadeguatezza delle procedure, dei
sistemi di controllo e dei processi organizzativi della banca. Una simile classe di
rischi, nonostante la sua ampiezza, stata in qualche misura trascurata nel passato e
ha iniziato a essere oggetto di studio sistematico solo negli ultimi dieci anni. La sua
definizione, misura e gestione formano loggetto della Parte quarta (Capitolo 18).
Al termine di questa analisi dei principali tipi di rischio fronteggiati da una banca, la Parte quinta (Capitoli 19-22) presenta i vincoli esogeni imposti, sotto forma di

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Rischio e valore nelle banche

schemi di misura del rischio e di requisiti patrimoniali minimi, dalla regolamentazione e dalle autorit di vigilanza. Una particolare enfasi data allAccordo di Basilea
sul capitale approvato nel 1988 e successivamente rivisto nel 1996 e nel 2004, nonch
alle disposizioni (europee e italiane) che lo hanno tradotto in norme di legge. In particolare, i presupposti e le implicazioni della riforma del 2004 (nota come Basilea II)
verranno accuratamente discussi nei Capitoli 21 e 22, mostrando come le nuove regole, nellimporre vincoli normativi alle banche, forniscano anche un robusto schema
concettuale che pu aiutare a capire, misurare e gestire le principali tipologie di rischi.
La Parte sesta riguarda infine la gestione del capitale e la creazione del valore. Il
Capitolo 23 mostra come sia possibile quantificare lammontare ottimo di capitale
della banca, tenendo conto tanto del capitale economico (cio del capitale necessario a
coprire i rischi discussi nelle Parti prima-quarta) quanto del capitale regolamentare
(ovvero, del capitale minimo imposto dalle regole di Basilea). Il Capitolo 24 tratta delle tecniche per allocare il capitale alle diverse unit di business interne alla banca (per
esempio, il servizio crediti, lunit di asset management, la tesoreria ecc.) tenendo conto dei benefici della diversificazione, e di come sia possibile calcolare misure di performance corrette per il rischio, per valutare il reale livello di redditivit delle diverse unit
operative. Infine, il Capitolo 25, dopo aver mostrato come stimare il tasso di rendimento equo che gli azionisti possono attendersi sul proprio capitale, illustra alcune
misure (come il Raroc e lEVA) con cui il top management pu stimare i margini di
valore creati (o distrutti) dalla banca, in unottica di breve e di lungo termine.
Anche se alcuni dei modelli, degli algoritmi e degli schemi regolamentari descritti nelle Parti prima-quinta di questo libro possono sembrare, a prima vista, molto tecnici, una corretta comprensione di tali passaggi necessaria per apprezzare fino in
fondo quanto esatte e affidabili siano le misure di creazione di valore discusse nella
Parte sesta. In una parola, il risk management e la regolamentazione sono argomenti
troppo seri perch possano essere lasciati esclusivamente nelle mani di risk manager e regolatori. invece necessario che lalta direzione delle banche maturi una
consapevolezza piena e critica di tali strumenti, ed eserciti un impegno costante e
tenace per implementarli lungo lintera piramide aziendale, affinch il paradigma
della creazione di valore venga tradotto in pratica in modo coerente e affidabile.
Proprio per aiutare tutti i lettori a comprendere meglio anche i concetti pi tecnici presentati nel libro, abbiamo incluso in ogni capitolo numerosi esempi ed esercizi. La maggior parte di essi (quando indicato da un simbolo uguale a quello riportato a lato di questo paragrafo) riprodotta e risolta in una collezione di file per
Microsoft Excel, disponibili sul sito delleditore allindirizzo www.egeaonline.com,
nella sezione riservata Egeacampus. Al medesimo indirizzo sono disponibili le
risposte alle domande a risposta multipla presenti alla fine dei singoli capitoli, lerrata corrige e altri eventuali materiali.
Vorremmo infine ringraziare le nostre mogli per il paziente e affettuoso supporto
durante i mesi trascorsi lavorando a questo libro. Ringraziare i tanti colleghi, amici,
studenti, esponenti di banche e autorit da cui, negli anni, abbiamo imparato le cose
che in questo volume proviamo, immodestamente, a insegnare. E ringraziare i lettori che vorranno farci avere commenti, segnalazioni e consigli.

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