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IL teatro medievale inglese

L'età d'oro del teatro classico. Cristianesimo e didatticismo.


Prime condanne (III secolo)
Lattanzio, institutiones Divinae
Tertulliano, De Spectaculis
Queste due figure condannavano le rappresentazioni di materia sacra, perché i primi cristiani utilizzavano
la forma teatrale per cercare di diffondere il messaggio di questa nuova religione ai popoli ancora pagani,
ma si resero conto che queste rappresentazioni potevano cozzare con il messaggio di Dio. Questi
personaggi credevano fosse disdicevole e che fosse una degradazione per le scene sacre, e credevano
che gli attori non fossero professionali e degni di rappresentare il signore. Preferirono mettere al bando gli
spettacoli teatrali.

Attori girovaghi medievali: compagnie non professionali che giravano per l'Europa, soprattutto in
campagna (non in centri urbani). Il teatro non viene più finanziato (né stimolato) dall'autorità politica in un
paese.

Il Teatro in Inghilterra (Elisabettiano):


"Interludium de clerico et puella" (1300-1325):
-testo teatrale più antico.
-Sono rimasti solo 84 versi in Middle English.

-È un testo drammatico ed è il più antico testo di natura comica.

È la storia notissima che altri autori trattarono all'epoca, ovvero di un giovane che cerca di sedurre la bella
e giovane moglie di un uomo anziano tradito, che in qualche modo scopre il tradimento della giovane
moglie.

Produzione drammatica di carattere religioso (XIV secolo, tardi rispetto al resto d'Europa):
-1311: anno in cui venne istituita la festa del Corpus Christi.

-All'inizio c'erano spettacoli in Chiesa, finanziati dal clero.

-In seguito nacquero le corporazioni (guilds). Si interessarono agli spettacoli, fornendo finanziamenti e
altri interventi sostanziali.

-Non c'erano teatri come costruzioni stabili, quindi le rappresentazioni teatrali medievali avvenivano in
carri mobili (detti pageants) dove sopra venivano rappresentati del Tableaux

Uno degli effetti della Riforma fu la soppressione del teatro religioso, giudicato incompatibile con la nuova
disciplina religiosa per il trattamento “blasfemo” di soggetti sacri. La sua estinzione fu lenta e fu
accompagnata dallo sviluppo di un genere teatrale che, possiamo considerare laico, l’interlude. Recitato
da attori professionisti o semiprofessionisti prevede l'illustrazione drammatica di un breve episodio
attraverso il confronto tra un numero limitato di personaggi, spesso allegorici. L'interlude comincia là dove
la morality svanisce, rivolgendosi a un pubblico colto e scelto, a corte, nei palazzi nobiliari, nei colleges.
In alcune occasioni prevale l'elemento comico, ma spesso l'intento è esplicitamente didattico.

Per opera soprattutto dei gesuiti, anche in Inghilterra il teatro fu nei primi anni della Riforma asservito alla
propaganda religiosa. John Bale (1495-1563), protetto dell'arcivescovo Cranmer, riu scí a utilizzare
l'interludio morale in chiave protestante e scrisse circa venti drammi tra il 1533 e il 1543, la maggior parte
dei quali contengono polemici argomenti anticattolici. King Johan (Re Giovanni, 1536), il primo dramma
con argomento storico, utilizza strumentalmente la storia per fini politici presentando il re Giovanni, vissuto
all'inizio del XIII secolo, come vittima della prepotenza delle forze cattoliche e come precursore di Enrico
VIII nel liberare l'Inghilterra dalla tirannia di Roma.

❖ Re Giovanni si ribellò anche al papa perché si fece carico di non voler pagare le tasse, il che
venne sfruttato per far valere il carattere inglese.

Sul fronte cattolico John Heywood (1497?-1579?), cantante e attore alla corte di Enrico VIII, rispose con
una serie di farse dove viene enfatizzata l'adesione di Heywood alla Chiesa cattolica.

Fu nelle università di Oxford e Cambridge (Oxbridge), e nelle scuole dove i drammi (teatro neolatino)
venivano rappresentati dagli stessi studenti, che si perfezionò la struttura del dramma inglese sulla scia
del modello latino e italiano.

⇨ Nel teatro di Seneca gli elisabettiani trovano argomenti che fanno presa sul pubblico, stimolando la
fantasia, che si ritrova sia nel teatro accademico, che in quello popolare.
❖ Sticomitia → tecnica stilistica ampiamente utilizzata che consiste in dei versi molto brevi, anche di
una parola che vanno a costituire un verso solo (da un punto di vista quantistico) e permette di
dare un carattere comico. William Gager è uno dei drammaturghi più importanti.

Quando Jasper Heywood (1535-1561), figlio di John, tradusse le prime tragedie di Seneca, seguendo la
moda del revival classico che si era instaurata all'università. Concesse così un accesso a uno dei
capisaldi della letteratura a un pubblico più vasto. Si aprì quindi in Inghilterra un nuovo capitolo per la
tragedia che pretendeva di competere con la drammaturgia cinquecentesca del continente europeo. Le
tragedie di Seneca furono il modello del piú notevole dei drammi della corte di Elisabetta scritto da
Thomas Norton (1532-1584) e Sackville (1536-1608).

→ “The Tragedie of Ferrex and Porrex” fu di nuovo messa in scena a corte per Elisabetta. A lei era
indirizzato l'argomento nazionalista e politico, la tragedia indaga sulle conseguenze politiche
dell'abdicazione di Gorboduc e sulla guerra civile che produce la mancanza di go verno. L'intenzione
didattica è esplicitamente dichiarata alla fine del primo atto. La morte di Gorboduc, privo di eredi, lascia la
nazione nel caos: il monito alla regina vergine è evidente. Ogni atto è preceduto da un dumb-show (una
scena mimata) che rappresenta in maniera efficace la paura o il disordine generati dalla guerra civile.
Gorboduc segna una svolta nella drammaturgia elisabettiana, ma non fu il teatro di corte ispirato ai
classici che si affermò negli anni successivi. E benché Seneca rimanesse un modello per i drammaturghi,
il grande teatro - che nacque nel regno di Elisabetta - non ebbe né modelli né rivali nel teatro, antico o
moderno, del continente europeo.
IL teatro Elisabettiano
Il teatro che si sviluppò in Inghilterra alla fine del XVI secolo fu certamente l'espressione culturale,
letteraria e linguistica piú dirompente d'Europa. Non lo fu solo perché il suo maggiore esponente fu
William Shakespeare, ma perché esso riuscì a coinvolgere praticamente tutta la popolazione inglese (fu
un fenomeno dirompente): aristocratici, artigiani, mercanti, la stessa Corona e naturalmente drammaturghi
e attori.
Andare a teatro fu, tuttavia, un'attività ricreativa vigo rosamente osteggiata e veementemente condannata
dalle autorità cittadine e da gruppi religiosi. Il teatro fu ostacolato in primo luogo dal sindaco di Londra.
Responsabile dell'ordine pubblico, egli vedeva negli assembramenti di folla che attiravano i teatri solo un
potenziale pericolo di sedizioni, di fronte alle quali non avrebbe avuto le forze di polizia necessarie per
sedarle. Gli altri grandi nemici del teatro furono i moralisti e i religiosi, specialmente i puritani (=degli
estremisti religiosi, l’ala più esigenti degli ambassador inglesi, che volevano che l'anglicanesimo si
sposasse verso Carlino), i quali attaccarono il teatro perché scandalosamente immorale.
I religiosi si lamentavano che le rappresentazioni che si tenevano nei giorni festivi sottraevano i fedeli alle
loro devozioni o alle funzioni religiose. Sia i riti cattolici (in particolare la messa) che le rappresentazioni
teatrali, dicevano, erano spettacolari finzioni che ingannavano gli astanti. Il sospetto per ogni forma di
finzione è alla base delle farneticanti invettive contro il travestimento degli attori che venivano associati ai
ladri e agli imbroglioni. Soprattutto la condanna colpiva il travestimento dei ragazzi che recitano ruoli
femminili (crossdressing), non solo perché esso violava una proibizione biblica, ma perché sollecita
licenziosi desideri erotici, sia eterosessuali che omosessuali.
Il fatto che lo ottenesse prima di tutto con la regina che amava assistere alle rappresentazioni durante le
feste di Natale fu fondamentale per il suo sviluppo. Per sottrarsi all'ostilità del governo cittadino, i primi
teatri stabili furono costruiti al di fuori della sua giurisdizione, alla periferia di Londra.
Le compagnie teatrali potevano infatti contare sulla protezione prima di Elisabetta e poi di Giacomo,
trasformandosi da compagnie itineranti in compagnie stabili. I Lord Chamberlain's Men (la compagnia di
Shakespeare), i Queen's Men, gli Admiral's Men, e in seguito i King's Men (la compagnia protetta da
Giacomo I, con la quale Shakespeare lavorò dopo il 1603) furono le compagnie piú importanti.

La struttura
In tutti gli anni Novanta la struttura fisica del teatro fu per lo piú quella di un grande anfiteatro di legno
all'aperto (generalmente poligonale) con al centro un drato (alto circa un metro e mezzo e lungo dodici
metri) che palcoscenico qua si protendeva in un'arena dove quasi metà del pubblico stava in piedi. Questi
spettatori, i piú poveri, perché il costo del biglietto era di un penny, avevano il vantaggio di vedere da
vicino gli attori e lo spettacolo dai tre lati della piattaforma, ma l'inconveniente di stare piedi per le due o
tre ore della rappresentazione e di essere esposti alle intemperie. Intorno all'arena, a cerchio, tre file
sovrapposte di gallerie coperte ospitavano gli spettatori piú abbienti, in grado di pagare due pence per un
posto a sedere. Il palcoscenico del Globe era coperto da un tetto che fungeva da «cielo» sorretto da due
colonne che servivano a proteggere i costosissimi costumi degli attori dalla pioggia. Sul retro un muro con
due porte laterali e uno spazio piú ampio coperto da una tenda. Sopra, una galleria, o balconata, veniva
usata per scene che richiedevano due livelli (ad esempio la scena in cui Giulietta parla d'amore con
Romeo dal suo balcone). oggi. Queste caratteristiche fisiche particolari e assolutamente nuove dei teatri
costituirono un elemento determinante per il modo in cui i drammi furono scritti. La scenografia di questi
primi teatri era dunque quasi inesistente e gli attori dovevano contare sugli sfarzosi e stravaganti costumi
(l'elemento piú prezioso e vitale del loro apparato scenico e anche quello piú attaccato dai moralisti
puritani).
Il teatro Shakespeariano
Molti attori principali o drammaturghi possedevano azioni. Shakespeare, per esempio, era socio dei King's
Men. Non appartenevano invece a lui, e a nessun altro drammaturgo, i «diritti d'autore» dei suoi drammi.
Il dramma aveva come scopo principale quello di piacere a un pubblico eccezionalmente eterogeneo che
comprendeva l'illetterato e l'erudito, il nobile e l'artigiano, mescolati insieme in un solo luogo sul quale in
quel momento non gravava il peso di alcun ordine giuridico o sociale.
Si devono creare opere capaci di attrarre un grande pubblico: è evidente in Shakespeare che le sue opere
siano molto complesse e colte, e però siano allo stesso tempo capaci di coinvolgere lo spettatore di ogni
classe sociale con un linguaggio comico, tragico.
❖ 1594 → nasce la compagnia Lord Chamberlain's Men, che nel 1603 diventa King's Men.
❖ Nel 1599 nasce il Globe, teatro di Shakespeare, dove vengono rappresentate le sue opere.
❖ Nel 1623 viene pubblicato il First Folio, volume fondamentale perché raccoglie 36 drammi tutti ad
eccezione di Pericles e the Two Noble Kinsmen. 18 drammi erano già presenti in un quarto
(formato più piccolo e meno pregiato del First Folio).
⇨ Tendenzialmente, i drammi di Shakespeare vengono divisi in 4 categorie:
1. Drammi storici (history plays) → Storie in Inghilterra.
2. Tragedie → Antonio e Cleopatra; Romeo e Giulietta.
3. Commedie → Caratterizzate dal lieto fine
4. Romances → Elementi favolistici, magici e romanzeschi.

History Plays
La cosiddetta prima tetralogia è composta dalle tre parti di Henry VI e Richard III.
Con l’intenzione di ricostruire la trama dinastica che si era dipanata fino al presente, Shakespeare
rielabora liberamente una notevole quantità di materiale storico derivato dalla Chronicles inglesi e mette in
scena con creatività e immaginazione i conflitti nobiliari del Quattrocento che avevano forgiato la storia
politica dell’Inghilterra. La storia è mostrata come una serie di eventi efferati e confusi, su cui non veglia
nessun confortante sguardo dall’alto. I personaggi che si stagliano sulle affollate scene della guerra delle
Due Rose sembrano emergere dall’essenza distillata del male; e di contro al debole e pacifico re Enrico
VI, vittima di complotti e tradimenti, prende rilievo la figura della moglie, la regina Margherita protagonista
delle scene più spietate di Henry VI.
Le cruente lotte civili tra la casa di York e quella di Lancaster porteranno per conseguenza la mostruosità
di Riccardo III, protagonista dell’history play Richard III, uno dei villains più micidiali dei drammi
shakespeariani. Il gobbo Riccardo, duca di Gloucester, figlio della duchessa di York, si fa strada
sanguinosamente verso la Corona tramando e uccidendo chiunque si frapponga sulla sua strada. Il ritratto
di tale profonda malignità non corrisponde alla realtà storica. Shakespeare sembra avere come fonte
principale The History of Richard III di Thomas More e le Cronicles di Raphael Holinshed dove a liberare il
regno del male interviene Enrico conte di Richmond, futuro Enrico VII. Quest’ultimo nello sposare la figlia
di Edoardo IV e riunendo così le due case di Lancaster e York, fondava trionfalmente la dinastia Tudor
(1485).
Della seconda tetralogia fanno parte King John, le due parti di Henry IV, Henry V e Henry VIII. Qui
Shakespeare ritorna indietro nel tempo, alla ricerca dell’origine degli eventi che porteranno alla guerra
delle Due Rose e poi all’unione delle due casate di York e Lancaster per opera di Enrico VII. Al centro del
dramma non ci sono più le feroci trame politiche o le guerre, ma la natura angosciata di un re complesso
e diviso. Non si concentra sulle cause della perdita della corona, ma sull’effetto che essa produce su
Riccardo, spogliato della sua regalità.
Le commedie
Protagoniste delle commedie sono le donne, le cui storie si svolgono in Sicilia, a Venezia, Verona, in
luoghi immaginari e boschi e foreste incantate. Il primo lavoro shakespeariano è forse “The Two
Gentlemen of Verona” che tratta la storia di due amici, Proteus e Valentine, innamorati di Silvia e di Julia,
che insegue Proteus vestita da ragazzo. Messi a confronto, i due amici, rappresentano la virtù della
costanza e il vizio della volubilità, oppure romanticismo e anti-romanticismo. Questa commedia sembra
mettere in chiaro che vizi e virtù sono facilmente ribaltabili e che spesso tocca proprio al vizio di rivelare
l’insipienza della virtù.

Le tragedie
Il tema prediletto è il regicidio → Julius Caesar e Macbeth esplorano la coscienza gravata del regicida.
Con “Julius Caesar” Shakespeare si rivolge a Le Vite parallele di Plutarco. La storia di Cesare, ucciso al
culmine del suo potere, rendeva possibile affrontare la dibattutissima questione della tirannia e della
legittimità del regicidio → i trattatisti dell’epoca dicevano: un re è tiranno quando segue il suo capriccio e
non la ragione, quando non agisce per il bene del popolo. Qui, il vero personaggio tragico è Bruto, il
quale, costretto dalla falsa convinzione di agire per il bene di Roma, si unisce all’assassinio del suo amato
Cesare. Il peso della colpa lo porterà al suicidio.
“Macbeth” dramma violento e sanguinario, narra la storia di un re scozzese del Medioevo che uccide nel
sonno il re Duncan allo scopo di prenderne il posto. La battaglia diventa l’incubo che perseguita le notti e i
giorni di Macbeth. A riportare l’ordine è il figlio del re, venuto a vendicare il padre.
Circa sei anni prima, Shakespeare, aveva affrontato il tema del regicidio in “Hamlet”, al centro del
dramma vi è l’impossibilità di Amleto di rimediare ai torti subiti. La vicenda si svolge in Danimarca. Il
principio dell’azione è il regicidio, i quale avviene prima che il testo abbia inizio. La storia e i dettagli del
crimine vengono raccontati dalla stessa vittima, il cui fantasma si mostra al figlio Amleto, chiedendo
vendetta afferma che Claudio, il fratello del re, è il colpevole, e Amleto ha appena assistito alle nozze di
quest’ultimo con sua madre, vedova del re. Al fine di portare al termine il compito di vendicare il padre,
Amleto si finge pazzo, mettendo a soqquadro l’intera corte e ripudia la sua amata Ofelia. Uccide
involontariamente il padre di quest’ultima e viene mandato in esilio in Inghilterra, dove riesce a salvarsi nel
tentativo di Claudio di farlo uccidere. Viene a sapere che Ofelia, impazzita, si è annegata, mentre suo
fratello, convinto da Claudio, sfida Amleto a un duello “truccato” → la punta della sua spada è intinta nel
veleno: avviene una carneficina, il duello finisce per essere una trappola per l’intera corte.

ROMEO AND JULIET (1591-1596)


Le pubblicazioni
Q1 (1597-pubblicata per prima): An EXCELLENT conceited Tragedy of Romeo and Juliet.
Q2 (1599): THE MOST Excellent and lamentable Tragedie, of Romeo and luliet. Newly corrected,
augmented, and amended → È una versione molto più lunga, in cui l'aspetto tragico prevale in modo
marcato su quello comico.
Q3 (1609)
Q4 (1622)
Q5 (1637)
In folio (1623)
Fonti della tragedia
Shakespeare non inventa le storie che porta sulla scena.
Le sue fonti possono essere più o meno numerose, ed essere seguite più o meno fedelmente.
❖ Due adattamenti inglesi: il poema di Arthur Brooke (del quale manterrà la trama) “The Tragicall
Historye of Romeus and Juliet” (1562) e la novella di William Painter “Romeo and Julietta” (1567)
(=racconto in prosa, apparso in Palace of Pleasure).
❖ Pierre Boaistuau: novella in Histoires Tragiques di François de Belleforest (1559), testo francese
che riadattava una novella italiana di Matteo Bandello, ed essa stessa riprendeva una novella di
Luigi da Porto (Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti - 1530).
→ L'origine della storia è quindi italiana, la storia è infatti ambientata a Verona.

È importante notare che nessuna di queste fonti è effettivamente un dramma.

L'archetipo di questi amanti sfortunati è universale, di origine classica: Piramo e Tisbe (dalle
Metamorfosi).
Piramo e Tisbe vivono un amore contrastato dalle famiglie che impedisce loro di incontrarsi, e cosí sono
costretti a parlarsi attraverso la fessura del muro che delimita le loro case. I due decidono, perciò, di
fuggire insieme e si danno appuntamento sotto un gelso. Tisbe arriva per prima, ma incontra un leone, e
nello scappare lascia dietro di sé un velo insanguinato. Sopraggiunge quindi Piramo e, trovato il velo, lo
interpreta come il segno certo della morte dell'amata, e, disperato, si suicida. Tornata sul luogo, Tisbe
riesce a scambiare solo poche parole con Piramo prima che que sti muoia, e poi si toglie lei stessa la vita.
Il loro sangue tinge di vermiglio il frutto del gelso per volere degli dèi, che mostrano, cosí, pietà nei
confronti dei due amanti, uniti infine in un'unica urna dai loro genitori.

→ A differenza della versione ovidiana, dopo la loro separazione Shakespeare non consentirà più alcun
dialogo fra i due amanti, neanche per un istante.

Elementi principali
❖ Ruolo delle Stelle (chiamate anche Fortuna o Fato) →"star crossed lover", ovvero "avversati
dalle stelle", da cui non ci si può salvare. La lotta però è destinata a fallire.
Il fato avverso è evidente nel finale, dove queste coincidenze (casuali o volute dal destino) portano
alla tragedia finale. Quella del destino e del fato è una responsabilità trascendente, ma anche una
responsabilità umana.
→ Fato e dalle stelle lo dice apertamente ancora il Coro, che definisce i natali e le vicende degli amanti
«fatali», condizionati da «stelle contrarie» e, quindi, «sventurati». Per parte loro, i protagonisti leggono nel
segno del Fato gli eventi luttuosi che si susseguono, sicché «fatale» sarà, ad esempio, nelle parole di
Benvolio, la lite in cui Mercuzio e Tebaldo trovano la morte (III, 1,145 e 168), e Romeo dirà di se stesso,
dopo avere ucciso Tebaldo, che è un «buffone della fortuna» (III, 1, 138. Romeo avrà anche due sogni
premonitori (in I, IV e in V, 1), e Giulietta divinerà nel volto pallido dell'amato disceso dal suo balcone i
segni della sua futura morte (III, v). Tutto questo rafforza la consapevolezza, nel testo, della natura
sventurata di questa vicenda, catastrofica per disegno superiore.

→ È proprio da questo orizzonte di corrispondenze fra mondano e trascendente che in alcune occasioni si
emancipano i due amanti. Giulietta, nel compiere la sua scelta del matrimonio segreto, semplicemente
ignora il motore celeste, e, al contrario, si limita a invocare la Fortuna incostante solo per implorare di
ridarle indietro Romeo bandito da Verona. Né, nel momento piú difficile, quando, sola in scena, si
appresta a bere la pozione di frate Lorenzo, si rivolge al cielo, alle stelle, o al Fato.
→ Romeo non ignora le stelle, ma, al contrario di Giulietta, per due brevi momenti si ribella apertamente a
quel disegno insensato che sembra avere condotto alla morte Mercuzio e, piú avanti, la sua amata.

❖ Conflitti civili → L’odio tra le due casate porta anche ad un disordine pubblico. Negli inglesi c'era
ancora la paura di possibili conflitti civili, poiché non erano passati troppi anni dagli ultimi scontri.
❖ Soggetto privato →identità sociale. L'individuo privato (quindi Romeo e Giulietta) con le sue
passioni e i suoi desideri, i suoi sentimenti, che si scontra con la loro identità sociale, cioè il loro far
parte della famiglia dei Montecchi e dei Capuleti, con tutti gli obblighi e le aspettative sociali.
❖ Amore e morte si scontrano, fino alla fine. Ci sono dei momenti in cui Giulietta ha una sorta di
premonizione, un senso di morte, anche se ancora non c'è nulla che giustifica questo sentimento.
→ Amore e morte si congiungono in un tragico ossimoro: l'eros è vissuto dai due giovani in un modo
totalizzante che non accetta i divieti imposti loro dalle famiglie, e quando decidono di sottrarsi al volere
parentale si espongono tragicamente all'imprevedibile azione degli dèi, o della Fortuna, che decreta la
loro morte.
❖ Nuovo concetto e linguaggio → il linguaggio di Giulietta è dirompente, mentre Romeo mantiene
questo linguaggio artificioso (della tradizione Petrarchista). È la donna che si appropria di questo
linguaggio diretto e d'amore.

Commistione di tragico e comico: Doppio registro


Registro comico
❖ Arguzia → battuta arguta
❖ Ironia → Mercuzio ha una comicità molto consapevole di sé.
❖ Giochi di parole, spesso a sfondo sessuale (doppio senso, oscenità). È il caso del linguaggio di
Mercuzio.

Tragedia lirica: Shakespeare traspone a teatro ciò che era relegato alla parola scritta e alla poesia
d'amore.
❖ Linguaggio lirico, soprattutto amoroso/Petrarchista. Troviamo sonetti, come la prima
presentazione che fa il coro, o come il dialogo iniziale tra Romeo e Giulietta, che si chiude con un
distico a rima baciata, che corrisponde al bacio tra i due innamorati.
❖ Epitalamio, cioè il canto di celebrazione delle nozze e di attesa della consumazione della prima
notte di nozze. Sarà Giulietta a esprimere il suo desiderio della prima notte d'amore con Romeo.
❖ Alba → genere che in poesia rappresenta la separazione degli amanti dopo la notte d'amore.
❖ Lamento funebre →si alterneranno le voci della madre, della balia e degli altri personaggi,
quando Giulietta apparirà morta nel giorno delle sue nozze.
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