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Burlesque Story

(Una ricerca con considerazioni di Claudio Gnomus)

ANTEFATTO
In primis l’etimologia…

La parola “Burlesque” di origine francese deriva dall’italiano “Burla” che a sua volta viene molto
probabilmente dal latino (2):

burla s. f. [prob. lat. *burrŭla, dim. di burrae «scherzi»]. In italiano con due significati principali:

1. Scherzo a gesti o a parole fatto ad altri senza cattiva intenzione, con lo scopo di ridere alle sue
spalle. Talora si usa a significare cosa da poco, inezia.
2. Nome con cui fu talvolta indicata nel Settecento l’opera comica italiana (detta anche burletta,
burlettina), e in qualche caso, come titolo, lo scherzo. Con tale nome è anche designata, dal 19°
sec., la burlesca, composizione musicale di carattere scherzoso e vivace, nata nel 18° sec. come
movimento di danza della suite e sviluppatasi poi come brano di forma libera ma sempre brillante e
capricciosa, di solito per pianoforte o per pianoforte e orchestra.

Partiamo dall’antico…
Nell’antica Roma le donne avevano la possibilità di calcare il palcoscenico nei mimi, durante i quali
recitavano, cantavano e ballavano. Il mimo era uno spettacolo senza trama, in cui veniva imitata la
vita quotidiana nei suoi aspetti più grotteschi a suon di musica. Ben presto la presenza femminile
sul palco degenerò nell’esibizione del nudo (nudatio mimarum)… e fu il principium!

Ai tempi di Cesare alcuni parlarono del carattere corruttore del teatro per donne: Ovidio infatti
racconta che a teatro le donne si affollavano per “vedere e farsi vedere”, offrendosi alle tresche
amorose, Giovenale invece nelle Satire scrisse che le fanciulle andavano in estasi per mimi e
danzatori, compravano i favori sessuali dei comici ed a volte si improvvisavano attrici.
Nell’Impero Romano d’Oriente le donne potevano intraprendere la carriera della recitazione, come
fece l’imperatrice Teodora prima di sposare Giustiniano, ma spesso tale attività era considerata
alla stregua della prostituzione.
Nel Medioevo il teatro venne bandito dalla Chiesa e, nelle rare rappresentazioni di carattere in
prevalenza religioso, i ruoli femminili erano interpretati da uomini.
A Firenze, tra il 1515 e il 1530, vennero rappresentati i drammi di Giovanni Ruccellai, Alessandro
De’ Medici e Ludovico Martelli; le loro opere avevano attinto agli exempla medioevali e alla storia
longobarda, a Virgilio e a Livio. Le nuove protagoniste femminili erano trasgressive nel tentativo di
affermare la propria individualità (qui infatti ingannano, disobbediscono, tradiscono e talvolta
uccidono).
Con la Commedia dell’Arte le donne calcarono il palcoscenico, anche se in qualità di “meretrici
oneste” (come abbiamo già detto, le attrici erano considerate donne di facili costumi) e poterono
dedicarsi alla recitazione, alla musica e al canto in pubblico. Nel Rinascimento scrissero dei
drammi alcune famose cortigiane, ma solo nella Commedia dell’Arte poterono scrivere i canovacci
e addirittura diventare capocomiche di professione.
Mentre in Francia e Italia le donne iniziavano conquistare il palcoscenico, in Inghilterra la prima
attrice recitò nel 1660. Si trattava di Margaret Hughes, che interpretò Desdemona nell’Otello, ma fu
un’eccezione. Ai tempi di Shakespeare invece le parti femminili erano affidate a giovani apprendisti
quasi sempre figli d’arte, che compivano il loro tirocinio sotto la guida di attori più anziani.
L’assenza di donne nelle compagnie teatrali era dettata da motivi pratici: senza attrici nel gruppo,
gli attori potevano spostarsi più rapidamente e economicamente, alloggiando tutti insieme negli
stanzoni delle locande.
Nel Settecento i ruoli femminili diventarono il perno dell’azione scenica e Goldoni fu il primo grande
ritrattista del femminile nel teatro italiano. Con 51 commedie con titoli al femminile e numerose
fanciulle anche nelle opere che hanno per protagonisti dei personaggi maschili, Goldoni creò
donne moderne: civette, schiette, furbe, generose, bugiarde, interessate, fedeli, spregiudicate,
innamorate, lavoratrici, sofferenti. (7)

Arriviamo al 1800 e in Inghilterra Lydia Thompson fu un’audace showgirl e si comincia a parlare di


Burlesque. La sua compagnia, chiamata Le British Blondes, trasferitasi in America, fu
l'intrattenimento più popolare a New York durante la stagione teatrale 1868-1869: le eccentricità di
pantomime con una curiosa combinazione di commedia, parodia, satira, improvvisazione, canto e
danza, cross-dressing, effetti scenici stravaganti, barzellette osé e costumi impertinenti nel giro di
sei mesi si trasformò in un tour di grande successo ed attirò folle enormi nei teatri più importanti
degli Stati Uniti. Questo genere però ha anche richiamato feroci critiche da parte di chi sentiva
superati i confini della decenza. Gli show di Burlesque, conosciuti come “spettacoli di gambe”,
erano comunque intelligenti e sofisticati e piacevano a tanti tipi di persone, soprattutto donne.
Purtroppo il pubblico femminile per Burlesque non durò a lungo. Nell'estate del 1869 l'ondata di
'isteria anti-burlesque' nella stampa di New York fece sparire il pubblico della classe media che era
stato inizialmente attratto e la troupe Thompson andò incontro a una chiusura prematura mentre
l'odio verso burlesque in America continuò a crescere. Lidya Thompson e la sua troupe, infine,
tornarono in Inghilterra nel 1874. (1) (4)
Bibliografia:

(1) John Kenrick, A History of The Musical Burlesque


(2) Francesco Bonomi, Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana
(3) Robert G. Allen, Horrible Prettiness: Burlesque and American Culture (Univ. of North
Carolina Press, Chapel Hill, 1991)
(4) John Kenrick, History of the musical stage
(5) Attilio Reinhardt, Curve assassine, sorrisi di fuoco e piume di struzzo
(6) Roland Barthes, Mythologies
(7) Maria Rosaria Grifone, Il teatro e il femminile
(8) Alfredo Polacci, Il teatro di Rivista

Burlesque Story
La doppia faccia del Burlesque
(Una ricerca con considerazioni di Claudio Gnomus)

Il burlesque della preistoria inizia in Inghilterra appunto nell’800 e si affidava all'esibizione di donne
formose e poco vestite per mantenere il pubblico interessato. In età vittoriana, quando le donne
corrette facevano di tutto per nascondere la loro forma fisica sotto lunghe vesti, cerchi e fronzoli,
l'idea di giovani donne che apparivano sul palco in calzamaglia era una grande sfida. Quando il
Black Crook di Broadway divenne un enorme successo nel 1866, con le ballerine in calzamaglia
color carne si notò che il pubblico americano rispettabile era pronto a sborsare grossi dollari per
l'intrattenimento sessualmente stimolante. Bastava un audace produttore per portare le cose al
livello successivo. (1)

La maggior parte delle persone pensa che "burlesque" significhi spogliarelliste che camminano su
un palco sculettando. Ma questo è solo negli anni di declino. Nei momenti d’oro il burlesque era
una ricca fonte di musica e comicità. Comportava commedie e canzoni trasgressive, ma
l'attrazione principale del burlesque era il sesso... sotto forma di umorismo licenzioso e donne
poco vestite. Senza dubbio, l'eredità principale del burlesque come forma culturale fu la creazione
di modelli che cambiarono per sempre il ruolo della donna sul palcoscenico americano e in seguito
influenzarono anche i ruoli femminili sullo schermo... La stessa vista di un corpo femminile non
coperto dal costume accettato della rispettabilità borghese, richiamava l'attenzione sull'intera
questione del "posto" della donna nella società americana. (3)

Il burlesque ha subito un cambiamento cruciale quando Michael Leavitt ha prodotto spettacoli di


varietà burlesque usando un format a tre atti:
ATTO UNO: L'ensemble si diverte con canti e gag, vestito con abiti da sera formali.
ATTO DUE: Atti vari (cantanti, scenette, ecc.).
ATTO TRE: Un completo burlesque musicale in un atto. Questo poteva spaziare da Shakespeare
a parodie varie anche contemporanee. (1)
Con il tempo, gli spettacoli iniziarono e finirono con "burlettas", scenette estese che prendevano in
giro spettacoli di successo e argomenti popolari.

Contemporaneamente era di moda il genere Vaudeville (un genere teatrale nato in Francia a fine
Settecento dove il termine indica le commedie leggere in cui alla prosa vengono alternate strofe
cantate su arie conosciute) che veniva considerato più artisticamente rilevante del Burlesque.
Mentre era comune che le stelle burlesche si diplomassero in vaudeville, i vaudevilliani
consideravano una fatale disgrazia apparire in burlesque, ma anche se questi guardavano dall'alto
in basso gli artisti burleschi, molti, quando erano senza ingaggio, vi prendevano parte con dei nomi
diversi dai propri. Forsa da qui l’uso del nome d’arte oggi così in voga.(1)
A partire dal 1880 in poi, la commedia burlesque è stata costruita attorno a contesti e situazioni
familiari al pubblico della classe inferiore e operaia. Le aule di tribunale, gli angoli delle strade e le
aule del centro città erano le preferite, così come lo erano gli ambulatori governati da medici
ciarlatani. L'insinuazione sessuale era sempre presente, ma l'attenzione si concentrava sul
prendere in giro il sesso e ciò che le persone erano disposte a fare per perseguirlo.

Nel 1905, i proprietari di teatri burleschi formarono circuiti in stile vaudeville di teatri di piccole,
medie e grandi dimensioni. Una tra le più grandi stelle del burlesque dell'inizio del XX secolo era la
ballerina Millie De Leon, un'attraente bruna che gettava le sue giarrettiere nel pubblico e ogni tanto
trascurava di indossare la calzamaglia. Questo era considerato disonesto ed i suoi arresti in alcune
di queste occasioni hanno contribuito a dare una reputazione volgare al burlesque.

Negli anni '20, i vecchi circuiti burleschi si chiusero, lasciando i singoli proprietari di teatri a
cavarsela da soli. Lo Strip Tease è stata introdotto come un'offerta disperata di offrire qualcosa
che vaudeville, film e radio non potevano. Ci sono una dozzina o più leggende popolari su come è
nato lo strip: come si è rotta la spallina del reggiseno di una ballerina o qualche assurdità simile. In
effetti lo strip era in circolazione da quando Little Egypt aveva introdotto lo "hootchie-kooch" alla
Fiera mondiale di Chicago del 1893, ed era sempre rimasto un pilastro delle feste di addio al
celibato. I promotori del Burlesque hanno preso lo Strip Tease dalle stanze sul retro e l'hanno
messo sul palco.
Mentre lo spogliarsi attirava orde di uomini, conferiva al burlesque una reputazione squallida.
Mentre i moralisti esprimevano ancora una volta l'indignazione, il pubblico maschile ha mantenuto
proficuo il burlesque per gran parte della Grande Depressione. Le spogliarelliste dovevano
percorrere una linea sottile tra stuzzicamenti e correttezza: andare troppo lontano (figuriamoci "fino
in fondo") poteva portarli in prigione per corruzione della morale pubblica. In realtà questo funziona
perché la vera seduzione risiede non tanto nella nudità in quanto tale ma piuttosto nel movimento
che porta alla nudità; un movimento che forse si vorrebbe infinito, e che fa leva sul feticismo e sul
narcisismo, non su altro. (6)

Per evitare la nudità totale ma dare comunque al pubblico ciò che voleva, le donne si coprivano
l'inguine con sottili perizoma e usavano "i puntini" (dischetti di stoffa incollati) per coprire i loro
capezzoli. Questo di solito era abbastanza per tenere a bada i poliziotti. (1)

Le repressioni legali iniziarono a metà degli anni 1920 ma i produttori del Burlesque si affidarono ai
loro avvocati, che continuarono a trovare scappatoie legali per più di un decennio. Il sindaco
Fiorello La Guardia (padre pugliese cattolico e madre triestina ebrea fu cristiano protestante per
tutta la vita) chiuse le residue case burlesche di New York nel 1937. A questo punto, la maggior
parte degli spettacoli di burlesque era degenerata in una serie di routine di spogliarelli e basta, ma
i gestori di burlesque erano così resistenti che La Guardia vietò perfino l'uso della parola
"burlesque” nella pubblicità!

Nel periodo tra gli anni '60 e i ‘70 la pornografia hard core era nei cinema di tutti gli Stati Uniti. Gli
uomini non avevano più bisogno di spogliarelliste per alimentare le loro fantasie sessuali. I pochi
spettacoli burleschi rimasti si sono trasformati in soft-porno.

All'inizio degli anni 2000, su entrambi i lati dell'Atlantico spunta un'ondata di spettacoli "new
burlesque", con “Act” speciali che offrono una nuova visuale sul vecchio miscuglio di generi. È
troppo presto per valutare pienamente questa tendenza, ma il fatto che tali spettacoli siano nati
spontaneamente in luoghi diversi come Manhattan, Montreal, Oslo, Parigi e perché no Roma
suggerisce che c'è un diffuso interesse che attraversa ogni sorta di barriere fisiche e generazionali.

In certi casi il burlesque non è niente di molto diverso dai nostri vecchi varietà e avanspettacoli:
accanto ad artiste poco vestite, ci sono i comici, i musicisti, magari gli illusionisti. Ingredienti simili a
quelli degli intrattenimenti che hanno accompagnato il pubblico popolare italiano fin fuori dalla
Seconda Guerra Mondiale. (5)

Le riviste avanspettacolo del dopoguerra contavano nei “teatrali” dodici “girls”, quattro
“soubrettine”, cinque tra attori e comici e nella buca un’orchestra di almeno dodici elementi. (8) I
nomi delle ragazze (spesso in puntino e perizoma) erano tipo Maresa Horn, Miriam Loy, Wally
D’Oro. Non sembrano simili a quelli delle nuove leve del burlesque?

Ma nel burlesque contemporaneo la caratteristica ironica si è fatta sì più forte che nel passato
(recente n.d.a.), ma non è più rivolta all’ambito sociale, bensì a sé stessa, finendo per essere
totalmente autoreferenziale. (5)

Perché questa ripresa nel terzo millennio? Magari perché c’è un naturale bisogno umano
dell'audace sfida comica che il burlesque fa allo status quo sociale, culturale e sessuale. (1) La
parola "burlesque" ora, in una nuova generazione, si rivaluta sia nel significato che nel format. Nel
nuovo millennio, il burlesque è ancora vivo e diverte.

Ma questa forse è un’altra storia.


Bibliografia:

(9) John Kenrick, A History of The Musical Burlesque


(10) Francesco Bonomi, Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana
(11) Robert G. Allen, Horrible Prettiness: Burlesque and American Culture (Univ. of
North Carolina Press, Chapel Hill, 1991)
(12) John Kenrick, History of the musical stage
(13) Attilio Reinhardt, Curve assassine, sorrisi di fuoco e piume di struzzo
(14) Roland Barthes, Mythologies
(15) Maria Rosaria Grifone, Il teatro e il femminile
(16) Alfredo Polacci, Il teatro di Rivista

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