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Agrigento

Fondata intorno al 581 a. C., Agrigento sorge in un territorio in cui si insediarono i vari popoli che lasciarono
traccia nell'isola. Già sede di popoli indigeni che mantenevano rapporti commerciali con egei e micenei, il
territorio agrigentino vide sorgere la polis di Akragas (Ἀκράγας), fondata da geloi di origine rodio-cretese.

Raggiunse il massimo splendore nel V secolo a.C., prima del declino avviato dalla guerra con Cartagine. Nel
corso delle guerre puniche venne conquistata dai Romani, che latinizzarono il nome in Agrigentum.

Successivamente cadde sotto il dominio arabo, con il nome di Kerkent, e nel 1089 fu conquistata
dai Normanni, che la ribattezzarono Girgenti, nome che mantenne sino al 1927 quando fu rinominata con il
toponimo attuale.

Fino al 1853 il suo territorio comprendeva anche l'odierno comune di Porto Empedocle.

È nota come Città dei templi per la sua distesa di templi dorici dell'antica città greca posti nella
cosiddetta valle dei Templi, inserita, nel 1997, tra i patrimoni dell'umanità dall'UNESCO.

Il territorio sotto il controllo di Acragas si espanse fino a comprendere l'intera area compresa tra il Platani e
il Salso, arrivando in profondità nell'entroterra siciliano. Fonti letterarie greche collegano questa espansione
a campagne militari, ma l'evidenza archeologica indica che fu piuttosto un lungo processo che raggiunse il
suo apice solo all'inizio del V secolo a.C.[10]. La maggior parte degli altri insediamenti greci in Sicilia
sperimentò un'espansione territoriale simile in questo periodo[11]. Scavi in una serie di siti in questa regione
abitata dalle popolazioni indigene Sicani, come Sabucina, Gibil Gabib, Vassallaggi, Sant'Angelo
Muxaro e Mussomeli, mostrano segni di adozione della cultura greca[12]. È controverso quanto di questa
espansione sia avvenuta ricorrendo alla violenza e quanto grazie al commercio e l'acculturazione[12].
L'espansione territoriale diede ai coloni greci nuove terre, e il controllo della via terrestre da Acragas alla città
di Himera sulla costa settentrionale della Sicilia[13]. Questa era la principale via terrestre dallo Stretto di
Sicilia al Mar Tirreno, e il suo controllo fu un fattore chiave per la prosperità economica della città nel VI e V
secolo a.C., divenuta proverbiale. Si racconta che Platone, vedendo il tenore di vita degli abitanti, avesse
osservato che "costruiscono come se volessero vivere per sempre, eppure mangiano come se fosse il loro
ultimo giorno"[14]. Forse a causa di questa ricchezza, Acragas fu una delle prime città in Sicilia a battere
moneta, intorno al 520 a.C.
Intorno al 570 a.C., la città passò sotto il controllo di Falaride, una figura semi-leggendaria, ricordata come
l'archetipo del tiranno, che si dice uccidesse i suoi nemici facendoli bruciare vivi all'interno di un toro di
bronzo. Nelle fonti letterarie antiche è legato alle campagne militari di espansione, ma questo è
probabilmente anacronistico. Governò fino al 550 a.C. circa[10][15]. La storia di Acragas nella seconda metà
del VI secolo è sconosciuta, fatta eccezione per i nomi di due leader, Alcamenes e Alcander[16]. Acragas si
espanse anche verso ovest nel corso del sesto secolo, rivaleggiando con Selinunte, la città greca a ovest più
vicina. I Selinuntini fondarono la città di Eraclea Minoa presso la foce del fiume Platani, a metà strada tra i
due insediamenti, verso la metà del VI secolo a.C. Gli Acragantini la conquistarono intorno al 500 a.C.[17]
Terone, un membro della famiglia Emmenide, divenne tiranno di Acragas intorno al 488 a.C. Strinse
un'alleanza con Gelone, tiranno di Gela e Siracusa. Intorno al 483 a.C., Terone invase e conquistò Himera,
vicino. Il tiranno di Himera, Terillo si unì a suo genero, Anassila di Reggio, e i Selinuntini invitarono i
cartaginesi a intervenire per restaurare il potere di Terillo. I Cartaginesi intervennero nel 480 a.C., dando
inizio la prima delle Guerre greco-puniche, ma furono sconfitti dalle forze congiunte di Terone e Gelone
nella Battaglia di Himera.

In questo periodo furono realizzati numerosi enormi progetti di costruzione nella Valle dei Templi, tra cui il
Tempio di Zeus Olimpio, uno dei più grandi templi greci mai costruiti, e la costruzione dell’imponente bacino
idrico della Kolymbethra. Secondo Diodoro Siculo, furono costruiti per celebrare la vittoriosa battaglia di
Imera, utilizzando come schiavi i prigionieri catturati in guerra. L'evidenza archeologica indica che il boom
delle costruzioni monumentali iniziò effettivamente prima della battaglia, ma continuò nel periodo successivo.
In questo periodo ebbe inizio anche l'importante ricostruzione della cinta muraria su scala monumentale[18].
Terone inviò atleti ai giochi olimpici e alle altre competizioni panelleniche della Grecia continentale. Diverse
poesie di Pindaro e Simonide celebrano le vittorie di Terone e di altri Acragantini, fornendo approfondimenti
sull'identità e l'ideologia di Acragas in questo momento[19]. Le fonti letterarie greche generalmente lodano
Terone come un buon tiranno, ma accusano suo figlio Trasideo, che gli successe nel 472 a.C., di violenza e
oppressione. Poco dopo la morte di Terone, Ierone I di Siracusa (fratello e successore di Gelone) invase
Acragas e rovesciò Trasideo. Le fonti letterarie affermano che Acragas divenne poi una democrazia, ma in
pratica sembra essere stata dominata dall'aristocrazia cittadina[20]

Il periodo successivo alla caduta degli Emmenidi non è ben documentato. Un collegio oligarchico, chiamato
"i mille", fu al potere per alcuni anni a metà del V secolo a.C., ma fu rovesciato. La tradizione letteraria
ascrive al filosofo Empedocle un ruolo decisivo in questa rivoluzione, ma alcuni studiosi moderni ne
dubitano[21]. Nel 451 a.C., Ducezio, capo di uno stato siculo ostile all'espansione dei greci nell'interno della
Sicilia, invase il territorio di Acragas, conquistando un avamposto chiamato Motyum. Ducezio fu sconfitto nel
450 a.C., ma la decisione siracusana di lasciar andare Ducezio indignò gli Acragantini, che entrarono in
guerra con Siracusa. Furono sconfitti in una battaglia sul fiume Salso, che lasciò a Siracusa l’egemonia sulla
Sicilia orientale. La sconfitta fu talmente grave che Acragas cessò di coniare monete per diversi anni[22].
Le fonti antiche consideravano Acragas una città molto grande in questo momento. Diodoro Siculo dice che
la popolazione era di 200.000 persone, di cui 20.000 erano cittadini. Diogene Laerzio fornì l’incredibile cifra
di 800.000 abitanti. Alcuni studiosi moderni hanno accettato i numeri di Diodoro,[23][24] ma sembrano
essere troppi. Jos de Waele suggerisce una popolazione di 16.000-18.000 cittadini,[25] mentre Franco De
Angelis stima una popolazione totale di circa 30.000-40.000[26].
Quando Atene intraprese la spedizione siciliana contro Siracusa, tra il 415 e il 413 a.C., Akragas rimase
neutrale.

Dopo la conquista e il saccheggio dei cartaginesi nel 406 a.C. Acragas non recuperò mai più il suo potere.

Fu ripopolata in seguito all'invasione di Timoleonte e nel periodo ellenistico ebbe luogo la costruzione di molti
edifici imponenti. All'inizio del III secolo a.C., un tiranno di nome Finzia si proclamò re di Akragas, e giunse a
controllare altre città. Il suo regno tuttavia fu di breve durata.

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