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(Reindirizzamento da Storia della Sicilia romana) (LA) (IT) [Sicilia] prima docuit [La Sicilia] fu la prima a maiores nostros quam dimostrare ai nostri praeclarum esset exteris antenati quale nobile gentibus imperare [...] compito fosse dominare su popoli stranieri [...] (Marco Tullio Cicerone, In Verrem, II, 2,2. Traduzione di Laura Fiocchi e Nino Marinone) La Sicilia (Provincia Sicilia in latino) fu un'antica provincia romana con capitale Syracusae che comprendeva i territori dell'attuale Sicilia e di Malta. La dominazione romana in Sicilia inizi il 10 marzo 241 a.C. (con la vittoria di Torquato Attico e Catulo sulle truppe cartaginesi di Annone nella battaglia delle isole Egadi) e si concluse nel 440, con la spedizione del vandalo Genserico, che conquist l'isola.
Indice 1 Statuto 2 Storia 2.1 Periodo repubblicano (241 - 27 a.C.) 2.2 Alto Impero romano (27 a.C. - 284 d.C.) 2.3 Tardo Impero ed invasione vandala (284 - 440 d.C.) 3 Difesa ed esercito 4 Geografia politica ed economica 5 Note 6 Bibliografia 7 Voci correlate
Sicilia
Mappa di localizzazione
La provincia (in rosso cremisi) Informazioni generali Nome ufficiale (LA) Sicilia Capoluogo Syracusae (Siracusa) Dipendente da Repubblica romana, Impero romano Amministrazione Forma Provincia romana amministrativa Evoluzione storica Inizio 241 a.C. Causa fine della prima guerra punica Fine 440 d.C. Causa invasioni barbariche del V secolo
Statuto
Per approfondire, vedi Province romane e Governatori romani della Sicilia.
La regione divenne provincia romana nel 241 a.C., con vari mutamenti di ordinamento fino alla lex Rupilia del 131 a.C.. Era governata da un Propretore di rango pretorio e dell'ordine senatorio. La sua capitale era Syracusae (Siracusa). A partire da Augusto fu affidata ad un proconsole, sempre dell'ordine senatorio. Al tempo della riforma tetrarchica entr a far parte della diocesi Italiciana. Con Costantino I o pi probabilmente sotto i suoi eredi, era inclusa nella prefettura del pretorio d'Italia[1] e nella diocesi dell'Italia Suburbicaria.
Storia
Per approfondire, vedi Storia della Sicilia.
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Roma inizi a intervenire in Sicilia in Voci principali mostra occasione di un conflitto scoppiato tra i Mamertini di Messina e i Siracusani, Categoria:Storia della Sicilia durante la prima guerra punica. I Portale:Sicilia Mamertini, chiesero, ed ottennero, l'aiuto di Roma che intervenne militarmente nell'isola. La vera ragione sembra per che fosse il timore da parte dei Romani della crescente potenza cartaginese nell'isola. Siracusa e gli specchi ustori Probabilmente questo fu il fattore determinante. Forze cartaginesi troppo vicine al territorio romano e orientate al controllo totale della Sicilia che, a sua volta, controllava il passaggio fra le due parti, orientale e occidentale, del Mediterraneo. Roma form un'alleanza con i Mamertini e nel successivo 264 a.C. invi truppe in Sicilia. Era la prima volta che forze romane uscivano dalla penisola italiana. Gerone II, innaturalmente alleato a Cartagine, dovette fronteggiare le legioni di Valerio Messala. Perse, ottenne la pace versando 100 talenti, e divenne un fedele alleato di Roma fornendole aiuti, soprattutto grano e macchine da guerra. In breve tempo, cos, rimasero in campo solo i due eserciti romano e cartaginese. La posta era il possesso della Sicilia, grande produttrice di grano e testa di ponte di entrambe le potenze per il controllo commerciale e militare del Mediterraneo centrale. Al termine della guerra Roma aveva occupato la massima parte dell'isola, eccetto Siracusa che conserv un'ampia autonomia (pur dovendo accettare la supremazia romana nella regione) I superstiti dell'esercito romano di Canne furono relegati in Sicilia, con il divieto di allontanarsi da l prima che la guerra fosse finita.[2] Il tiranno Geronimo di Siracusa, durante la seconda guerra punica, cambiando le alleanze, attir nuove truppe romane alle porte di Siracusa. Anche i Cartaginesi mandarono truppe nell'isola e fra Palermo, Siracusa, Agrigento e Enna, Roma e Cartagine si affrontarono direttamente in battaglie e assedi alternandosi a tratti nel controllo dell'isola. La conclusione di questa parte della guerra avvenne con la presa di Siracusa da parte delle forze di Marco Claudio Marcello, con la morte di Archimede che aveva aiutato la sua citt con i suoi macchinari: gli specchi ustori (212 a.C.).[3] Siracusa, in seguito a questi eventi, fu inglobata nella provincia di Sicilia, diventandone la sua capitale. La Sicilia divenne cos la prima provincia territoriale di Roma e una delle pi prospere e tranquille, sebbene la sua storia sia stata turbata da due gravi episodi di rivolta servile, la prima nella Sicilia orientale dal 136 al 132 a.C.,[4] capeggiata da un certo Euno e soffocata dal console Publio Rupilio;[5] la seconda nella Sicilia occidentale dal 101 al 98 a.C.,[6] capeggiata da Salvio Trifone e soffocata da Manlio Aquillio: entrambe sono state trattate da Diodoro Siculo, con dovizia di particolari che consentono, fra l'altro, di avere un'idea della massiccia presenza di schiavi in Sicilia (200.000 circa), del loro sfruttamento e, conseguentemente, delle attivit economiche ivi praticate. Pi tardi (nell'82 a.C.), Pompeo, uomo molto ricco e generale di talento, ambizioso di gloria e potere, fu inviato in Sicilia dal dittatore Silla, per recuperare dai Mariani l'isola, di fondamentale importanza per i rifornimento di grano per Roma, senza cui la popolazione dell'Urbe avrebbe sofferto la fame e ci sarebbero certamente state delle sommosse. Pompeo si occup della resistenza con mano dura e quando i cittadini protestarono per i suoi metodi, rispose con una delle sue citazioni pi famose: "Smettete di citare leggi, noi portiamo armi". Cacci le forze avversarie dalla Sicilia, mettendo a morte Gneo Carbone.[7] Poi il governo isolano fu riorganizzato sotto la guida di un pretore, coadiuvato da due questori, uno a Siracusa e l'altro a Lilibeo e da un consiglio provinciale che per non aveva poteri effettivi.
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Nel 70 a.C. il pretore Cecilio Metello combatt con successo i pirati che infestavano i mari della Sicilia[8][9] e della Campania,[10] i quali si erano spinti a saccheggiare Gaeta, Ostia[11] (nel 69-68 a.C.) e rapito a Miseno la figlia di Marco Antonio Oratore. Nel corso della successiva guerra piratica di Pompeo, il settore di mare attorno alla Sicilia fu affidato a Plozio Varo.[12][13] Nel 61 a.C. fu questore Publio Clodio Pulcro, dove si rec attorno alla met di maggio per fare ritorno a Roma dopo un solo anno.[14] Nel 42 a.C. Sesto Pompeo, figlio del Magno, dopo aver raccolto proscritti e schiavi dall'Epiro ed aver compiuto diversi atti di pirateria, senza avere un suo proprio territorio, occup dapprima Messana e poi l'intera Sicilia.[15] Qui prima uccise il pretore Quinto Pompeo Bitinico e poi vinse il legatus di Ottaviano, Quinto Salvidieno Rufo Salvio (nel 40 a.C.).[15] Il successivo accordo fra i triumviri, Antonio, Ottaviano e Lepido riconobbe nel 39 a.C. a Sesto Pompeo, la giurisdizione sulla Sicilia (controllando i rifornimenti di grano), oltre che su Sardegna e Corsica. Pi tardi, per, Sesto Pompeo fu sconfitto da Agrippa poich impediva gli approvvigionamenti di grano.[16]
Difesa ed esercito
Essendo la provincia un'isola i confini erano delimitati dal Mare nostrum.
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Durante il governo repubblicano romano, tutte le citt godevano di una certa autonomia ed emettevano monete di piccolo taglio, ma si diversificavano tra loro per il tipo di organizzazione amministrativa. Ad esempio Messina Tauromenio e Netum (= Noto) erano civitates foederatae, in quanto gi alleate di Roma, Segesta e Palermo erano liberae ac immunes; altre erano civitates decumanae, cio pagavano la decima secondo il sistema gi in uso ai tempi di Gerone II fornendo cos a Roma un tributo annuo di circa 2 milioni di moggi di grano (un quinto del fabbisogno dell'Urbe). Altre citt ancora erano le civitates censoriae, comunit la cui terra era stata confiscata e resa ager publicus e per la quale dovevano pagare un affitto, oltre alla decima.
Con l'avvento del regime imperiale il latifondismo rimase la principale forma di conduzione fondiaria, ma nonostante il declino della coltura cerealicola continuarono a fiorire villaggi e piccoli possedimenti e non si ebbe alcuna diminuzione della popolazione. La situazione economica dell'isola cominci a decadere durante il governo degli Antonini e fu compromessa con le invasioni barbariche e il successivo dominio bizantino. Le principali citt erano: Catana o Catina (Catania), fu conquistata all'inizio della prima guerra punica (nel 263 a.C.), dal console Massimo Valerio Messalla.[17] Del bottino faceva parte un orologio solare che fu collocato nel Comitium a Roma.[18] Da allora la citt divenne soggetta al pagamento di un'imposta a Roma (civitas decumana). noto che il conquistatore di Siracusa, Marco Claudio Marcello, vi costru un ginnasio.[19] Intorno al 135 a.C., nel corso della prima guerra servile, fu conquistata dagli schiavi ribelli.[20] Unaltra rivolta capeggiata dal gladiatore Seleuro nel 35 a.C., fu domata probabilmente dopo la morte del condottiero.[21] Nel 122 a.C., a seguito dellattivit vulcanica dellEtna, fu fortemente danneggiata dalle ceneri vulcaniche stesse piovute sui tetti della citt che crollarono sotto il peso.[22] Il territorio di Catina, dopo essere stato nuovamente interessato dalle attivit eruttive del 50, del 44, del 36 e infine dalla disastrosa colata lavica del 32 a.C., che rovin campagne e citt etnee, nonch dai fatti della disastrosa guerra che aveva visto la Sicilia terreno di scontro fra Ottaviano e Sesto Pompeo, si avvi sulla lunga e faticosa strada della ripresa socio-economica gi in epoca augustea. Tutta la Sicilia alla fine della guerra viene descritta come gravemente danneggiata, impoverita e spopolata in diverse zone. Nel libro VI di Strabone in particolare si accenna alle rovine subite dalle citt di Syrakus, Katane e Kentoripa. Dopo la guerra contro Sesto Pompeo, Augusto vi dedusse una colonia. Plinio il Vecchio annovera la citt che i romani chiamano Catina fra quelle che Augusto dal 21 a.C. elev al rango di colonie romane assieme a Syracus e Therm (Sciacca). Solo nelle citt che avevano ricevuto il nuovo status di colonia furono insediati gruppi di veterani dellesercito romano. La nuova situazione demografica certamente contribu a cambiare quello che era stato, fino ad allora, lo stile di vita municipale a favore della nuova "classe media". Nonostante questi continui disastri, che costituiscono una delle costanti della sua storia, Catania conserv una notevole importanza e ricchezza nel corso della tarda repubblica e dell'impero: Cicerone la definisce ricchissima,[23] e tale dovette restare anche nel corso del tardo impero e nel periodo bizantino, come si deduce dalle fonti letterarie e dai numerosi monumenti contemporanei, che ne fanno un caso quasi unico in Sicilia. Le grandi citt costiere come Catina, nel corso del medio-impero, estesero il loro controllo, anche a fini esattoriali dello stipendium, su un vasto territorio nellentroterra dellisola che si andava spopolando a causa della conduzione latifondistica della produzione agricola. Il Cristianesimo vi si diffuse rapidamente; tra i suoi martiri, durante le persecuzioni di Decio e di Diocleziano, primeggia Sant'Agata, patrona della citt, e Sant'Euplio. La diocesi di Catania accertata fin dal VI secolo.
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Odeon romano.
Terme Achilliane.
Centuripe, si sottomise spontaneamente ai consoli romani Marco Valerio Flacco e Marco Ottacilio nel 263 a.C., tanto da venir dichiarata citt libera ed esentata da qualunque tassa, come dichiara Cicerone nelle sue Verrine. Da questo momento conobbe un grandissimo sviluppo e divenne una delle pi importanti citt romane della Sicilia. Lo attestano sia le dichiarazioni di Cicerone, sia la grande quantit di vasellame e gli imponenti resti monumentali. Interessante una iscrizione in greco del II secolo a.C. con il racconto di una missione diplomatica centuripina a Roma e a Lanuvio e una parte del trattato con Lanuvio con cui risulta gemellata per le comuni origini. Nel 39 a.C. Sesto Pompeo la prese d'assedio e la distrusse per la sua fedelt ad Ottaviano, ma questi la fece ricostruire e diede ai suoi abitanti la cittadinanza romana. La Centuripe di et romana imperiale quella che ha lasciato i resti monumentali pi imponenti. Oggi rimangono, il Tempio degli Augustali del I-II secolo che si affacciava, su una via colonnata e due tombe monumentali a torre, la Dogana, di cui visibile solo il piano elevato e il castello di Corradino. A nord-ovest del paese, in contrada Bagni, una strada lastricata conduce ai resti di un Ninfeo, sospeso sul vallone del torrente sottostante, di cui rimane una parete in mattoni con cinque nicchie, resti di una vasca di raccolta delle acque e parti dell'acquedotto. Notevoli, infine, sono le emissioni monetali di et romana repubblicana.
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Il mausoleo romano Moneta di Centuripe, presso la Villa raffigurante Giove, Comunale di Corradino databile al 240 a.C.. (Centuripe).
Messana (Messina), consegnata dai Mamertini ai Romani nel 264 a.C., ottenne dopo la fine della guerra lo status di civitas libera et foederata (citt libera ed alleata, formalmente indipendente), unica in Sicilia insieme a Tauromenium (Taormina). Il nome greco Messanion fu tradotto in latino con Messana. Durante l'et repubblicana sub ancora attacchi durante le guerre servili (102 a.C. Cicerone, nelle orazioni contro Verre, la defin civitas maxima et locupletissima (citt grandissima e ricchissima). Pompeo attacc nel 49 a.C. la flotta cesariana che si riparava nel porto della citt. Successivamente divenne una delle principali basi di Sesto Pompeo, che vi sconfisse la flotta di Ottaviano e venne in seguito saccheggiata dalle truppe di Lepido. In seguito divenne probabilmente municipio. Delle vicende della citt in epoca imperiale non sappiamo quasi nulla. Secondo la tradizione, San Paolo approd sulla costa ionica della citt e vi predic il Vangelo. Dopo la divisione dell'impero fece parte dell'Impero bizantino governata per da magistrati propri chiamati "Stratigoti". Nel 407, sotto l'Imperatore bizantino Arcadio, Messina fu costituita in "protometropoli" della Sicilia e della Magna Grecia. Panormo (Palermo), rimase sotto il controllo cartaginese fino alla Prima guerra punica (264-241 a.C.). In particolare Palermo fu al centro di uno dei principali scontri fra Cartaginesi e Romani, finch nel 254 a.C. la flotta romana assedi la citt, costringendola alla resa e rendendo schiava la popolazione che venne costretta al tributo di guerra per riscattare la libert. Asdrubale tent di recuperare la citt ma venne sconfitto dal console romano Metello. Un ennesimo tentativo per recuperarla venne fatto da Amilcare nel 247 a.C., tanto da riuscire ad insediarsi alle pendici di Monte Pellegrino (all'epoca chiamato Erecta) tentando in pi occasioni di riprenderne il comando, ma la citt era ormai fedele ai Romani, dalla quale ottenne i titoli di Pretura, l'Aquila d'oro e il diritto di battere moneta, restando una delle cinque citt libere dell'isola. Syracusae (Siracusa), divenne capitale della nuova provincia romana dopo il 212 a.C.. Dietro un arrogante malgoverno e le sistematiche spoliazioni del patrimonio artistico da parte del governatore Gaio Verre, Siracusa rimase la capitale della provincia siciliana e sede del pretore. Continu ad essere un porto di grandi ed importanti scambi commerciali tra Oriente e Occidente. Qui soggiornarono S. Paolo e S. Marziano (primo vescovo di Siracusa), che soffermandosi in citt per operare del proselitismo, vi radic la religione cristiana, facendo diventare la citt il primo avamposto d'Occidente. Con l'epoca delle persecuzioni cristiane, sino alleditto di Costantino nel 313, vengono costruite imponenti catacombe, seconde solo a quelle di Roma. Le successive scorrerie barbare, a partire da quelle dei Vandali nel 440, impoverirono ulteriormente la citt, sino al 535 fu conquistata dal generale bizantino, Belisario, divenendo dal 663 al 668, residenza dellImperatore Costante II, nonch metropoli di tutte le chiese della Sicilia.
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Bagni romani.
Tauromenion o Tauromenium (Taormina), che rimase sotto il dominio di Siracusa fino a quando Roma, nel 212 a.C., non dichiar tutta la Sicilia provincia romana. I suoi abitanti sono considerati foederati dei Romani e Cicerone, nella seconda orazione contro Verre, accenna che la citt fu una delle tre Civitates foederatae e la nomina "Civis Notabilis" (erroneamente tramandato, poi, come "Urbs notabilis"). In conseguenza di ci non tocca ai suoi abitanti pagare decime o armare navi e marinai in caso di necessit. Nel corso della guerra servile (134 132 a.C.) Tauromenium fu occupata dagli schiavi insorti, che la scelsero come loro caposaldo. Stretti d'assedio dal console Pompilio, resistettero a lungo, sopportando anche la fame e cedendo soltanto quando uno dei loro capi, Serapione, trad i compagni e permise ai Romani di prendere la roccaforte. Nel 36 a.C. nel corso della guerra fra Sesto Pompeo ed Ottaviano, le truppe di quest'ultimo, sbarcarono a Naxos e rioccuparono la citt. Pi tardi nel 21 a.C., per ripopolare la citt dopo anni della guerra subita, Augusto invi nuovi coloni romani a lui fedeli, espellendo quegli abitanti che a lui si erano dimostrati ostili. Strabone parla di Tauromenion come di una piccola citt, inferiore a Messana e a Catana. Plinio e Tolomeo ne ricordano le condizioni di colonia romana.
Teatro greco-romano
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Thermai Himeraai (Termini Imerese), nel corso della prima guerra punica, i Romani subirono presso la citt una durissima sconfitta ad opera di Amilcare (260 a.C.), ma successivamente riuscirono a conquistarla, nel 253 a.C.. Da allora rimase fedele a Roma, e fu tra quelle soggette a tributo. Dopo la conquista di Cartagine, nel 146 a.C., Scipione Emiliano restitu a Terme le opere darte sottratte dai Cartaginesi ad Imera: tra queste vi era una statua di Stesicoro, che vi aveva soggiornato. C pervenuta la base di una di queste statue, con parte delliscrizione. Nel corso delle guerre civili la citt parteggi per Gneo Pompeo Magno (forse in essa vivevano molti di quei commercianti italici che costituivano una parte importante del partito mariano): Pompeo, nell81 a.C., sapprestava a punire duramente Terme, quando ne fu distolto dallintervento del pi influente cittadino, Stenio, che, da partigiano di Gaio Mario, divenne allora sostenitore ed amico di Pompeo (cfr. Plutarco); il che non imped a Verre di spogliare la casa di Stenio delle sue opere darte e dintentargli un processo. Dopo la guerra contro Sesto Pompeo, Ottaviano vi dedusse una colonia: probabile che questo fatto costituisse una punizione per la citt, che, per legami clientelari, aveva abbracciato probabilmente il partito pompeiano. La radicalit delloperazione risulta dalle numerose iscrizioni latine che ci sono pervenute, e soprattutto dalla presenza massiccia in esse di nomi romani ed italici: il vecchio fondo della popolazione sembra praticamente scomparire allinizio dellet imperiale. Tindari, durante la prima guerra punica, si trovava sotto il controllo di Gerone II di Siracusa. Fu base navale cartaginese, e nelle sue acque si combatt nel 257 a.C. la battaglia di Tindari, nella quale la flotta romana, guidata dal console Gaio Atilio Calatino, mise in fuga quella cartaginese. Con Siracusa pass in seguito nell'orbita romana (dal 212 a.C.) e fu base navale di Sesto Pompeo. Presa da Augusto nel 36 a.C., che vi dedusse la colonia romana di Colonia Augusta Tyndaritanorum, una delle cinque della Sicilia, Cicerone la cit come nobilissima civitas. Nel I secolo d.C. sub le conseguenze di una grande frana, mentre nel IV secolo fu soggetta a due distruttivi terremoti. Sede vescovile, venne conquistata dai Bizantini nel 535 e cadde nel 836, nelle mani degli Arabi dai quali venne distrutta.
La basilica romana.
Note
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1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11.
^ Zosimo, Storia nuova, II, 33.2. ^ Livio, Periochae ab Urbe condita libri, 23.10. ^ Livio, Periochae ab Urbe condita libri, 24.3. ^ Livio, Periochae ab Urbe condita libri, 56.9 e 58.8. ^ Livio, Periochae ab Urbe condita libri, 59.2. ^ Livio, Periochae ab Urbe condita libri, 69.7. ^ Livio, Periochae ab Urbe condita libri, 89.2. ^ Appiano, Guerre mitridatiche, 93. ^ Livio, Periochae ab Urbe condita libri, 98.3. ^ Floro, Compendio di Tito Livio, I, 41, 6. ^ Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, XXXVI, 22.2.
12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23.
^ Floro, Compendio di Tito Livio, I, 41, 9-10. ^ Appiano, Guerre mitridatiche, 95. ^ Fezzi, Il tribuno Clodio, p. 44. ^ a b Livio, Periochae ab Urbe condita libri, 123.1. ^ Livio, Periochae ab Urbe condita libri, 127.5, 128.1 e 129.1-4. ^ Eutropio, II 19. ^ Plinio il Vecchio, Naturalis historia, VII 214. ^ Plutarco, Vita di Marcello, 30. ^ Strabone, VI 2, 6 ^ Strabone, Geografia. ^ Paolo Orosio, V 13, 3. ^ Verrine, II 3, 10.
Bibliografia
Cicerone, Il processo di Verre, BUR, Milano 2003 - ISBN 88-17-12973-9 (contiene numerose indicazioni sulle condizioni della Sicilia in epoca romana repubblicana) Arnaldo Momigliano, Arthur Geoffrey Woodhead. Sicilia, in Nicholas Hammond, Howard Scullard. Dizionario di antichit classiche. Milano, Edizioni San Paolo, 1995. ISBN 88-215-3024-8. Elisa Bonacini, Il territorio calatino nella Sicilia imperiale e tardoromana, British Archeological Reports, International Series BAR S1694, Oxford 2007; ISBN 978-14-0730-136-5 Elisa Bonacini, Una proposta di identificazione lungo la via a Catina-Agrigentum, in AITNA, Quaderni di Topografia Antica, 4, Catania 2010, pp. 79-92; ISBN 88-88683-58-5 Claire L. Lyons, Michael Bennett, Clemente Marconi (a cura di), Sicily: Art and Invention between Greece and Rome, Getty Publications, 2013. ISBN 978-1-60606-133-6
Voci correlate
Prima guerra servile Via Valeria Fornitura di grano per la citt di Roma
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