Edizione chiusa in redazione alle 22
Sped. in A.P. - D.L.
€ 2,50 in Italia — Domenica 26 Febbraio 2023 — Anno 159˚, Numero 56 — ilsole24ore.com
Fondato nel 1865
Quotidiano Politico Economico Finanziario Normativo
Domenica
copertina
nell’officina
dei «promessi
sposi»
di Salvatore Silvano Nigro
—a pagina I
Parte la riforma del processo civile
Come cambiano le regole del divorzio
Giustizia
Nuove misure in vigore da
martedì: obiettivo ridurre
del 40% la durata delle liti
Aggiornati il rito ordinario
e quello del lavoro. Più
spazio per i giudici di pace
meglio di francia e germania
Auto elettriche, raddoppiati
in due anni i punti di ricarica
Mutui, la corsa dei tassi
ha già bruciato il 25%
del potere di acquisto
Immobiliare
La corsa dei tassi d’interesse, inne-
scata dalle mosse anti inflazione
delle Banche centrali, ri riflette sulle
capacità di investimento delle fami-
Ottomila collegati. Gli utenti
collegati online all’evento di San
Francisco sono stati ottomila,
dal sito o dai social Sole 24 Ore
l’evento del sole
Il Festival
di Trento
sale in cattedra
anche
nella Silicon
Valley
Marco Valsania
—a pag. 7
Poste italiane
cinema
a berlino
trionfa
il francese
nicolas
philibert
di Andrea Martini —
a pagina XIV
Partirà tra poche ore, il 28 febbra-
io, uno degli interventi architrave
del Pnrr, la riforma del processo
civile. Ambiziosi gli obiettivi, sia in
termini di riduzione della durata
delle cause, il 40% in meno, sia di
abbattimento dell’arretrato, il 90%
di quello a rischio risarcimento per
lo Stato. Tra gli elementi chiave, la
concentrazione dei tempi, la sem-
plificazione delle procedure per
separazioni e divorzi, le correzioni
al rito del lavoro, l’aumento delle
competenze dei giudici di pace.
Landolfi, Negri e Nuti —a pag. 2-3
Simonluca Pini —a pag. 14
glie italiane. In particolare sui mu-
tui per l’acquisto delle casa. Se un
anno fa una rata da 527 euro era suf-
ficiente per acquistare un immobile
da 200mila euro, oggi a parità di ra-
ta il valore della transazione scende
a 148mila. La perdita di valore del-
l’immobile acquistabile è di circa il
25 per cento. Vito Lops —a pag. 5
La settimana milanese. La
fashion week femminile prose-
gue oggi con la sfilata di Giorgio
Armani. Domani la chiusura
le sfilate
La purezza
sottolineata
di Ferragamo
Da D&G
il fascino
dei materiali
Crivelli e Flaccavento
—a pag. 15
353/2003
conv. L. 46/2004,
art. 1, comma 1,
DCB Milano
A tavola con
Vittoria Gozzi
«Lo sport è business
e anche spettacolo
Ma in Italia A D VA N C E D
è in mano
PAC K AG I N G
a circuiti chiusi»
SOLUTIONS
di Paolo Bricco —a pagina 11
Vittoria Gozzi.
Presidente di Wylab
Mercoledì Lunedì
con il sole L’esperto risponde
bonus casa, Pensioni di vecchiaia
la guida Tutte le regole
alle novitÀ
L’inserto. A 1,00 euro oltre
al prezzo del quotidiano
—domani con Il Sole 24 Ore
l’invasione dell’ucraina
nel nuovo
disordine
mondiale la ue
deve cambiare
di Sergio Fabbrini
il confronto sulle nomine europee
lapresse
L a guerra russa all’Ucraina
ha innescato una miccia che
si chiama “disordine
mondiale”. Non conosciamo le
caratteristiche di quest’ultimo,
ma sappiamo che l’ordine
mondiale del dopo-Guerra
fredda è finito. Siamo entrati in
una terra incognita, in
particolare per l’Europa.
Vediamo meglio.
La guerra russa all’Ucraina
sembra non avere vie di uscita.
La Russia e l’Ucraina hanno i
mezzi per non perdere, non
hanno quelli per vincere. Ogni
atto, dell’uno o dell’altro Paese,
produce controreazioni,
equivalenti e contrarie. Se Putin
decidesse di usare l’arma
atomica, tale decisione
innescherebbe una reazione
militare così forte da parte della
Nato che lo annienterebbe. La
Russia controlla l’11% del
territorio ucraino ma il suo
controllo è minacciato dai
continui sabotaggi ucraini. Le
sanzioni economiche alla Russia
stanno conducendo alla
recessione di quel Paese, ma la
Russia ha trovato modi e Paesi
per passare attraverso la loro
rete. —continua a pagina 8
Istituzioni europee. Le scalinate dell’Europarlamento a Strasburgo
un anno di guerra
Ue, scattata la partita per le poltrone L’economia
russa appesa
che contano (e l’Italia deve giocarla bene) al filo cinese
Beda Romano —a pag. 6
di Marcello Minenna
A un anno dall'invasione
dell'Ucraina, gli effetti
del conflitto cominciano
a pesare sull'economia russa.
Dopo il rimbalzo post Covid,
dal 2° trimestre 2022 il Pil ha
iniziato ad arretrare. Per
l'intero anno l'Istituto di
statistica russo ha rilasciato
una stima preliminare di -2,1%.
Più severa è la stima dell'Ocse
(-3,6%) che peraltro prevede
una contrazione più intensa (-
5,6%) per il 2023. Diversi
indicatori confermano il
recente deterioramento del
clima economico come il calo
delle vendite al dettaglio e
dell'output industriale, con la
produzione di veicoli che il
mese scorso è crollata del
77,6% su base annua.
—Continua a pagina 18
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2 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023 – N. 56
Primo Piano
Giustizia e Pnrr
Dalla famiglia al lavoro,
parte il nuovo processo civile
Il debutto. In vigore da martedì la riforma del Codice di procedura, intervento chiave per il Pnrr
In tre anni riduzione del 40% della durata dei procedimenti e del 90% delle cause a rischio risarcimento
Giovanni Negri
È una delle riforme chiave per il ri-
spetto degli obiettivi concordati con
l’Europa. Ed è destinata a cambiare
in maniera assolutamente non ba-
nale l’amministrazione del servizio
giustizia nel contesto meno attraen-
te sul piano mediatico, ma di più di-
retto impatto per la vita dei cittadini,
della giustizia civile.
Tra poche ore, da martedì 28 feb-
braio, sarà infatti in vigore la nuova
disciplina processuale. Un intervento
di ampio respiro, del quale già nel
medio periodo si dovranno misurare
i risultati, sia per quanto riguarda
l’abbattimento dell’arretrato più de-
licato, quello esposto al rischio risar-
cimento, sia per quanto riguarda la
diminuzione della durata delle con-
troversie. Dove a essere stato concor-
dato è un abbattimento dell’arretrato
civile del 65% in primo grado e del
55% in appello, entro la fine del 2024
e del 90%, in tutti i gradi di giudizio,
entro la metà del 2026; inoltre dovrà
essere raggiunta una riduzione del
40% della durata dei procedimenti ci-
vili entro la metà del 2026.
Il tutto potendo contare su un
pacchetto di novità che da martedì
cambierà in maniera non banale
abitudini anche consolidate di tutti
gli operatori della giustizia. In pri-
mo luogo a venire ampiamente li-
Separazione e divorzio in un unico atto
La semplificazione
Un solo rito per tagliare
i tempi delle procedure
Domanda con ricorso
Flavia Landolfi
Vittorio Nuti
Un unico atto per ottenere separazio-
ne e divorzio e non più due riti distin-
ti. Cambia così il diritto di famiglia se-
condo Marta Cartabia, guardasigilli
del governo Draghi che ha impresso
una rivoluzione copernicana al rito
civile dell'addio tra coniugi. Ora, dal
1° marzo 2023, separarsi e divorziare
si otterrà con un unico rito, senza
udienza presidenziale. E insomma, in
soldoni, preparando tutte le carte ne-
cessarie in anticipo sulla prima
udienza, anche quelle relative ai figli,
tra le quali è previsto anche un detta-
gliato piano genitoriale.
Per spingere sull’acceleratore la
mitata è l’oralità del processo, a fa-
vore di un modello di rito ordinario
tendenzialmente a udienza unica.
Già nella fase più acuta dell’emer-
genza sanitaria la tradizionale mo-
dalità orale era stata fortemente sa-
crificata; adesso la riforma prevede
che alla prima udienza la controver-
sia possa arrivare già vicina a essere
decisa da parte del giudice.
Prima di arrivare davanti all’auto-
rità giudiziaria, infatti, il nuovo Codi-
ce prevede un triplice scambio di me-
morie tra le parti per favorire un cor-
retto svolgimento dell’udienza e li-
mitare la necessità di procedere a una
consistente attività istruttoria.
‘ Limitata l’oralità del
processo. Triplice
scambio di memorie
tra le parti in vista
della prima udienza
riforma prevede un’attesa massima
di 90 giorni per fissare la prima
udienza, e guarda, poi, al 2024 quan-
do il nuovo Tribunale della famiglia
manderà in pensione gran parte delle
funzioni affidate al Tribunale dei mi-
nori e a quello civile.
Il riassetto dei procedimenti di se-
parazione e divorzio è una delle mag-
giori novità del restyling, disegnato ai
tempi del governo Draghi nel solco
delle previsioni del Pnrr. Il cuore della
riforma è il rito unico, ma il traguardo
si chiama giudice specializzato: entro
ottobre del 2024 nascerà il nuovo Tri-
bunale unico per le persone, i mino-
renni e le famiglie, organismo ad hoc
con sezioni distrettuali (presso le
Corti d'appello), e circondariali (pres-
so i Tribunali ordinari) che concen-
trerà le competenze e le risorse dei
Tribunali per i minorenni e delle se-
‘ Abbandonate
le due fasi tradizionali:
da indicare subito tutti
gli elementi utili per
le decisioni del giudice
Spazio poi, nelle cause dove i fatti
non sono controversi o dove non oc-
corre procedere ad attività istrutto-
ria, a un rito sommario con termini
più brevi di quelli previsti per il rito
ordinario. Una significativa funzione
di accelerazione potranno, poi, avere
misure come l’introduzione del prin-
cipio di non contestazione in caso di
mancata costituzione del convenuto
(doverosamente avvisato delle con-
seguenze della propria inerzia). A ve-
nire ridotta è poi la tipologia delle
cause a trattazione collegiale, econo-
mizzando su quella risorsa scarsa
che sono attualmente i magistrati.
Non è imposta la pronuncia della
sentenza in udienza , ma è piuttosto
consentito al giudice di riservare il
deposito della decisione entro 30
giorni dalla discussione.
Quanto al giudizio di appello è ri-
levante la previsione della modifica
del filtro in appello, che consente al
giudice di dichiarare, con sentenza
sinteticamente motivata, pronuncia-
ta dopo una breve trattazione orale,
manifestamente infondata l’impu-
gnazione che non ha una ragionevole
probabilità di essere accolta.
Una medesima urgenza di con-
centrazione dei tempi e di semplifi-
cazione processuale investe anche il
diritto di famiglia (si veda l’appro-
fondimento pubblicato sotto) e il
processo del lavoro, con la sottoline-
zioni specializzate. La lentezza dei
procedimenti è il tallone d’Achille del
sistema: se per le consensuali si im-
piegano di media più di 4 mesi, per
separazioni e divorzi giudiziali i tem-
pi lievitano a dismisura arrivando a
sfiorare, secondo i dati del ministero
della Giustizia riferiti al 2021, 663
giorni per una separazione senza ac-
cordo e 682 giorni per un divorzio. In
tutto parliamo di una valanga di carte
che supera i 145mila procedimenti
sopravvenuti tra consensuali e giudi-
ziali e altri 159mila circa definiti dal
giudice. Un esercito di coppie che at-
tendono gli effetti dello scioglimento
del matrimonio prima con la separa-
zione, e solo in seconda battuta con
un addio per sempre.Toccherà ades-
so al rito unico velocizzare i procedi-
menti, ma dalla teoria alla pratica, si
sa, il passo è lungo. «La riforma mira
a dare risposta all'esigenza di una
maggiore celerità nella definizione
dei giudizi in materia di famiglia -
spiega Marco Meliti, avvocato divor-
zista del foro romano -. In realtà, se la
riforma avrà il successo sperato, mol-
to dipenderà se sarà accompagnata
4
Il prossimo passaggio
Fra 4 mesi, il 30 giugno, entrerà in
vigore la parte della riforma dedicata
agli incentivi per mediazione e nego-
ziazione assistita
adobestock
Il quadro attuale su arretrato e durata
QUANTO DURANO I PROCESSI
Durata media in giorni dei procedimenti presso
gli uffici giudiziari - disposition time (*)
Anni giudiziari 2019/2020, 2020/2021,
2021/2022
CORTE TRIBUNALE
DI APPELLO ORDINARIO
800
Il tandem. –19,0%
La riforma del 742
processo civile va
letta insieme agli
658
altri due interventi 600 601
concordati in sede
di Pnrr, la nuova –24,4%
disciplina del 436
processo penale e 400
il Codice della crisi 353 330
d’impresa,
entrambi già
operativi 200
0
A.G. A.G. A.G. A.G. A.G. A.G.
2019 2020 2021 2019 2020 2021
2020 2021 2022 2020 2021 2022
GIUDICE
DI PACE
800
TRIBUNALE PER
I MINORENNI
–8,0%
651
600 610 599
–11,1%
400
387 362
344
atura della corsia preferenziale che
dovrà essere riservata alla trattazio- 200
ne delle controversie sui licenzia-
menti. Inasprite, poi, le sanzioni pe-
cuniarie (sino a un massimo di 5.000
euro) che possono essere inflitte alle 0
parti che hanno agito o resistito in A.G. A.G. A.G. A.G. A.G. A.G.
L’attuazione
giudizio con malafede o colpa grave. Il nuovo ministro 2019 2020 2021 2019 2020 2021
Aumenta, inoltre, il numero dei della Giustizia 2020 2021 2022 2020 2021 2022
giudizi che sono affidati ai giudici di Carlo Nordio ha
pace per effetto della nuova compe- (*) Durata espressa in giorni, calcolata sulla base della formula
decisio
Cepej denominata “disposition time” (i.e. Pendenti finali/Definiti).
tenza per valore , la cui soglia è eleva- l’anticipazione dal Fonte: Ministero della Giustizia
ta per le cause relative a beni mobili 30 giugno al 28
fino a 10.000 euro e per le cause di ri- febbraio
sarcimento del danno prodotto dalla dell’entrata in
circolazione di veicoli e di natanti fi- vigore della Le principali novità
riforma
no a 25.000 euro.
Quanto agli strumenti alternativi La cognizione ordinaria
di soluzione delle controversie, la ri-
forma irrobustisce in maniera assai
significativa il circuito alternativo al- Ping pong di scritti
la normale giurisdizione, incenti-
vando l’utilizzo sia della mediazione prima del giudizio
sia della negoziazione assistita. Per
misurarne l’efficacia, però, bisogne-
rà attendere il debutto, il prossimo Il nuovo modello processuale punta in maniera
30 giugno (data inizialmente fissata La redazione decisa sulla concentrazione dei tempi e, in una sorta
per la partenza di tutta la riforma), di Sotto di riedizione del rito societario, peraltro
una larga parte delle novità. Dalla l’amministrazione abbandonato anni fa dopo non brillantissime prove,
prossima settimana saranno, però, di Marta Cartabia è valorizza la fase antecedente alla prima udienza,
stato predisposto
in vigore le disposizioni sulle san- stabilendo un triplice scambio di memorie tra le
il testo sia della
zioni per la mancata partecipazione
al tentativo di mediazione e le age-
delega sia del
decreto delegato
parti, in maniera di arrivare con la controversia già
sufficientemente definita davanti all’autorità
volazioni per la partecipazione della sulla nuova giudiziaria. In questo modo, a essere fortemente
pubblica amministrazione. disciplina limitata dovrebbe essere la fase istruttoria, rendendo
© RIPRODUZIONE RISERVATA processuale possibile una forte concentrazione dei tempi.
Si tratta di uno dei punti più controversi della
riforma, contestato a più riprese soprattutto
dall’avvocatura che lamenta la compressione dei
tempi e dei modi della difesa tecnica. Tanto più
che si aggiunge l’anticipazione dell’entrata in
vigore inizialmente fissata a fine giugno e un
pacchetto di misure già operative da gennaio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
da un incremento del numero dei
magistrati togati e del personale am-
ministrativo, anche per compensare
il diminuito apporto dei giudici ono- Procedimenti di famiglia
rari, a cui sono stati sottratti molti dei
compiti prima loro demandati».
Le novità partono dalla forma del- Debutta il rito unico:
la domanda di separazione o di di-
vorzio, che andrà proposta con ricor- nel ricorso fatti e prove
so. Per accelerare i tempi della giusti-
zia, la riforma del processo delle crisi
familiari abbandona l'organizzazio- Una delle principali novità della riforma per
ne in due fasi (la prima, davanti al quanto riguarda la giustizia della famiglia
presidente, in cui si sollecitano al riguarderà la possibilità di presentare
giudice i provvedimenti provvisori e contestualmente la domanda di separazione
urgenti a tutela delle parti deboli, e la giudiziale e di cessazione degli effetti civili del
seconda, davanti al giudice istrutto- matrimonio (divorzio) o di riunirle in un solo
re, dedicata agli approfondimenti procedimento. Entro tre giorni dalla presentazione
istruttori) a favore di un giudizio del ricorso il presidente deve designare il relatore e
concentrato in cui il ricorrente deve poi fissare l'udienza di prima comparizione delle
indicare da subito fatti, mezzi di pro- parti entro il termine massimo di 90 giorni (120 se
va, elementi di diritto e documenti il convenuto risiede all'estero). Due i requisiti per la
utili a definire il ricorso stesso. Infi- procedibilità della domanda di divorzio: passaggio
ne, tra le novità del nuovo rito va se- in giudicato della sentenza parziale di separazione
gnalata la “corsia preferenziale” pre-
vista nei giudizi in cui ci siano allega-
e cessazione ininterrotta della convivenza. Per
snellire le procedure il ricorrente deve indicare da
zioni di violenza domestica e abusi subito fatti, mezzi di prova, elementi di diritto e
nei confronti delle donne. documenti utili a definire il ricorso stesso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023 – N. 56 3

L’anticipazione
Lo scorso 1° gennaio era già stata
disposta l’entrata in vigore di una
serie di novità su deposito telematico
degli atti e impugnazioni

L’intervista. Alberto Rizzo. Capo di gabinetto

I numeri chiave
del ministero della Giustizia
LO STOCK ARRETRATO
Dato nazionale dei procedimenti civili pendenti a fine periodo. Valori in milioni
6

5,7
120 «Anticipo necessario
La fase introduttiva
5,4 5,4 5,4

5,1
5,3
5,1
Passano da 90 a 120, senza
poter più chiedere
l’abbreviazione fino alla metà,
per avere subito risultati
5
4,7
4,8
4,7
i giorni liberi che devono
passare dalla notificazione
della citazione all’udienza di
Ora 5mila assunzioni»
4,6
4,3 comparizione in essa indicata
dall’attore. Un periodo di
4 3,9 tempo che costituisce il
3,7 termine individuato dal Giovanni Negri
3,5 legislatore in astratto, perché

3
3,4
3,3 3,2
3,1
le parti, come gli eventuali
terzi chiamati in causa,
possano precisare con
sufficiente grado di
approssimazione l’oggetto
I l nuovo capo di Gabinetto del
ministero della Giustizia
Alberto Rizzo, 63 anni, è stato
nel recente passato e per 8 anni
alla guida del tribunale di
2,9 della controversia e il Vicenza, dove si è distinto per la
materiale probatorio particolare attenzione ai temi
dell’efficienza del sistema

30
2 giudiziario, anche nel periodo più
acuto della pandemia; ora ha
2003 ’04 ’05 ’06 ’07 ’08 ’09 ’10 ’11 ’12 ’13 ’14 ’15 ’16 ’17 ’18 ’19 ’20 ’21 ’22 seguito sul campo la fase che ha
III trim.
condotto all’entrata in vigore
Le motivazioni della riforma del processo civile
LE CAUSE A RISCHIO RISARCIMENTO Non più imposta la pronuncia nel confronto anche con Nello staff. Il capo di gabinetto
Numero di procedimenti civili a rischio risarcimento per superamento dei termini previsti per ciascun grado della sentenza in udienza, magistrati e avvocati. Alberto Rizzo
processuale. Valori in migliaia permettendo un più esteso Il cambiamento normativo,
ULTRA-ANNUALI ULTRA-BIENNALI ULTRA-TRIENNALI utilizzo del deposito della per potere essere efficace su una
700
IN CASSAZIONE IN CORTE DI APPELLO IN TRIBUNALE(*) sentenza entro 30 giorni scala così sfidante, dovrà essere cambiamenti significativi – una
646,1 dalla discussione accompagnato da adeguati fase di assestamento. Posso però
600 516,1
investimenti innanzitutto sul assicurare che il Dipartimento

40
piano delle strutture e del per la transizione digitale sta
500 personale. Come si sta lavorando con i motori al
407,0
muovendo l’amministrazione massimo per assicurare un
400 337,7 della giustizia? corredo tecnologico adeguato a
315,9 Il rito semplificato Col massimo degli sforzi e degli garantire la piena funzionalità del
300 II giudice, nel contesto del investimenti possibili, per un sistema.
rito semplificato di obiettivo che è ambizioso ma che Ormai come c'è una sanità del
200 198,8 cognizione, entro cinque non può essere mancato pur a Nord con prestazioni non più
175,8
127,2 giorni dalla designazione, fronte delle criticità. Le comparabili con quelle del Sud,
100 98,3 fissa con decreto l’udienza di conosciamo molto bene e proprio così rischia anche di aversi nei
70,0 74,8 77,1 78,6 76,6 73,1
comparizione delle parti per questo io, su mandato del fatti una giurisdizione di serie A
0 assegnando il termine per la ministro, sto visitando molti e di serie B. Come intendete
costituzione del convenuto, uffici giudiziari. Far fronte alla lavorare per arginare questa
2013 ’15 ’17 ’19 ’22 2013 ’15 ’17 ’19 ’22 2013 ’15 ’17 ’19 ’22
III trim. III trim. III trim. che deve avvenire non oltre grave carenza di personale situazione?
dieci giorni prima amministrativo – la cui Non farei una distinzione
(*) Il dato sull’arretrato civile "patologico" esclude l'attività del giudice tutelare, dell'ATP, della verbalizzazione di dichiarazioni giurate, dell’udienza. Tra il giorno scopertura media nazionale si geografica. Dati alla mano, ci
delle esecuzioni mobiliari ed immobiliari e dei fallimenti.
Fonte: Ministero della Giustizia della notificazione del ricorso attesta intorno al 26% - sono infatti uffici del Sud che
e quello dell’udienza di rappresenta una delle maggiori mostrano indici di produttività
comparizione devono priorità: da qui passa gran parte molto positivi e ci sono uffici
comunque passare non meno della funzionalità dei nostri anche in altre aree del Paese
di 40 giorni Tribunali. Ebbene, nel 2023 è caratterizzati invece da indicatori
prevista l’assunzione di circa negativi. Le ragioni della
Il rito semplificato Giudici di pace e lavoro
90
5.000 unita di personale difficoltà di definire in tempi
amministrativo e la ragionevoli i procedimenti e di
Istruzione più snella Aumenta la competenza stabilizzazione per 1.000
operatori, senza contare le future
smaltire l’arretrato sono
complesse, a volte molto
I giorni in appello
con prove documentali per valore sulle liti L’appello si propone con
assunzioni Pnrr. Sull’edilizia
giudiziaria, 326 sono i cantieri
specifiche, spesso da cercare
nell’ottimizzazione delle risorse e
citazione, con riferimento al aperti in tutt’Italia per un in certi casi anche nella
capo della decisione di primo investimento di oltre 50 milioni inadeguatezza delle piante
Spazio a una forma processuale semplificata sul La competenza dei giudici di pace è elevata: grado che viene impugnata, le di euro: ci sono interventi di organiche.
fronte dell’istruttoria e della trattazione. Anzi, il rito - da 5 a 10mila euro il limite per le cause censure sulla ricostruzione ampliamento e costruzione, Più volte dallo stesso ministro
semplificato viene ad assumere piena centralità nel relative a beni mobili; dei fatti compiuta dal giudice acquisto di nuovi immobili, ma della Giustizia è stata
giudizio di cognizione di primo grado, diventando la - da 20 a 25mila quello per le controversie che in primo grado, le violazioni di anche doverose opere di sottolineata la necessità che i
forma processuale obbligatoria per ogni riguardano il risarcimento dei danni da incidenti legge e la loro rilevanza. Tra il manutenzione. Episodi come il primi interventi della nuova
controversia, comprese quelle in cui il tribunale stradali o nautici. giorno della citazione e quello crollo di un controsoffitto a amministrazione siano
giudica in composizione collegiale (in precedenza di Le cause relative a beni mobili possono della prima udienza di Catania o casi analoghi sono concentrati su misure
forme semplificate era possibile l’utilizzo solo per le riguardare soprattutto somme di denaro con trattazione devono passare inaccettabili. Quanto alle suscettibili di avere un impatto
cause di competenza del giudice unico), quando i l’opposizione a decreti ingiuntivi. Nel 2021 i almeno 90 giorni scoperture nella pianta organica virtuoso sul sistema economico.
fatti di causa non sono controversi, quando la procedimenti in queste materie sono stati circa dei magistrati, il ministero Può anticipare alcuni punti

60
domanda è fondata su prova documentale o è di 183mila, mentre per l’ambito del risarcimento prevede per quest’anno tre dell'agenda dei prossimi mesi?
pronta soluzione oppure richiede un'attività danni ha contato circa 108mila cause. concorsi, due dei quali verranno Spetta al ministro Nordio
istruttoria non complessa. Sul versante del processo del lavoro, la riforma effettuati con modalità digitale. E illustrare i punti del
A utilizzarlo può essere l’attore, ma è possibile rafforza soprattutto la corsia preferenziale di cui ciò consentirà di accelerare i cronoprogramma messo a punto.
anche l’intervento diretto del giudice. La devono potere usufruire le controversie che La nuova causa di revoca tempi di correzione delle prove, Posso dire che l’obiettivo
conclusione del procedimento comunque è hanno per oggetto i licenziamenti. Modificata Le decisioni passate in per immettere prima i nuovi principale dell’amministrazione
destinata ad avvenire con sentenza e non più con anche la fase introduttiva delle azioni di nullità giudicato il cui contenuto è vincitori negli uffici. è arrivare ad un funzionamento
ordinanza. contro i licenziamenti discriminatori. stato dichiarato illegittimo Anche sul versante della efficace del servizio giustizia,
© RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA dalla Corte europea dei diritti necessaria infrastruttura importante per l’impatto
possono essere impugnate digitale, ancora più necessaria economico, ma ancor prima per
per ottenerne la revoca nel visto l'ulteriore impulso che la rispondere ai bisogni dei
termine di 60 giorni dalla riforma intende dare al processo cittadini. Stiamo lavorando
Cambia la giurisdizione Esecuzioni comunicazione o, in telematico, si lamentano ritardi secondo tre direttrici: la completa
mancanza, dalla e inefficienza. Non sarebbe stato digitalizzazione, più efficienza e
Tribunale della famiglia, Sì alla vendita diretta pubblicazione della sentenza
della Corte
meglio considerare un rinvio per
assicurare una migliore
la piena attuazione del principio
costituzionale della ragionevole
restyling nel 2024 del bene pignorato partenza? durata dei processi, per garantire

5mila
È stata una scelta quasi obbligata, così una giustizia rapida e di
per poter avere entro giugno qualità. Qualche esempio: un
2023 i primi effetti e rispettare le nuovo canale privilegiato di
Annunciata da anni e al centro del dibattito intorno Introdotto l’istituto della vendita diretta per scadenze Pnrr. La riforma comunicazione tra uffici e
al diritto di famiglia ecco prendere corpo la tanto favorire una liquidazione rapida del bene La sanzione alle parti approvata dal precedente ministero, Filo Diretto, avviato a
invocata specializzazione del giudice. Nella pignorato. Su istanza del debitore, da presentarsi Per scoraggiare cause senza Governo stabiliva l’entrata in dicembre per assicurare riscontri
riforma l'orizzonte temporale è quello di ottobre prima che la vendita sia delegata ad un fondamento oppure la vigore al 30 giugno. La tempestivi ai quesiti dei
2024: entro questa data nascerà il Tribunale per le professionista, il giudice dell’esecuzione può resistenza a pretese Commissione ci ha invece Tribunali; una giustizia sempre
persone, per i minorenni e per le famiglie. Le sedi disporre la vendita diretta a un prezzo non manifestamente fondate, la ricordato come l’obiettivo più di prossimità attraverso
giurisdizionali saranno sia circondariali (nelle città inferiore a quello stabilito dall’esperto nominato riforma prevede una sostanziale fosse proprio progetti come Polis, insieme a
più piccole) che distrettuali. per la stima del compendio pignorato. Insieme sanzione alle parti da un l’attuazione della riforma più che Poste italiane; o Tribunale online,
La riforma risponde così all'esigenza di alla domanda, deve essere depositata anche minimo di 500 a un massimo la sua formale approvazione. E in una piattaforma per servizi a cui
accorpare sotto il medesimo giudice tutte le l’offerta irrevocabile di acquisto e deve essere di 5.000 euro da versare alla tale scenario la scelta di il cittadino potrà accedere in
controversie relative al diritto di famiglia. versato, a titolo di cauzione, un importo non cassa delle ammende. anticiparne al 28 febbraio autonomia. In totale, sono oltre
Resteranno in piedi i Tribunali dei minori ai quali inferiore ad un decimo del prezzo offerto. Il Rafforzato poi anche l’entrata in vigore è apparsa come 200 i progetti di digitalizzazione
però saranno affidate competenze più tecniche debitore può presentare la suddetta istanza una l’apparato sanzionatorio a l’unica alternativa possibile per che nei prossimi quattro anni
come le adozioni e il penale minorile. Gli effetti di sola volta. Il giudice, in assenza di opposizione dei carico di chi rifiuta le avere a giugno già i primi saranno destinati agli uffici
questa nuova organizzazione giurisdizionale creditori, aggiudica il bene all’acquirente che si ispezioni ritenute dal giudice cambiamenti, in linea con i tempi giudiziari, con effetti positivi su
scatteranno per tutti i nuovi giudizi incardinati a era proposto e stabilisce il versamento integrale indispensabili per la concordati. Si tratta di tutto. Quindi anche
decorrere dal 30 ottobre 2024. del prezzo entro 90 giorni a pena di decadenza. conoscenza dei fatti di causa un’autentica sfida, che avrà – sull’economia.
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4 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
Primo Piano
Politica economica
Contratti aziendali
in ripresa, il governo
studia un rinforzo
L’Osservatorio. A gennaio con 667 accordi il ritorno ai livelli pre pandemia
Durigon: «Allo studio aumenti dei premi e della quota di welfare esentasse»
Giorgio Pogliotti
Claudio Tucci
La contrattazione aziendale (e terri-
toriale) con l’erogazione di premi di
risultato e misure di welfare si sta ri-
prendendo, dopo la frenata legata al-
l’emergenza pandemica. A gennaio,
secondo gli ultimi dati diffusi a metà
febbraio dal ministero del Lavoro, so-
no stati depositati 667 accordi. Un an-
no prima, i depositi sono stati 494, a
gennaio 2021 erano 547, a gennaio
2020, quindi appena prima dell’arri-
vo della pandemia, ci si attestava a
606 contratti inoltrati. Siamo quindi
tornati sui livelli pre Covid.
Al 15 febbraio, il totale dei con-
tratti depositati ha superato quota
80mila, 80.028 per la precisione. Di
questi, i rapporti ancora attivi sono
7.650, la stragrande maggioranza
dei quali sono contratti aziendali
(6.937), i restanti 713 sono contratti
territoriali. Dei 7.650 contratti attivi,
5.865 si propongono di raggiungere
obiettivi di produttività, 4.546 di
redditività, 3.986 di qualità, mentre
870 prevedono un piano di parteci-
pazione e 4.667 prevedono misure di
welfare aziendale. Sono forti gli
squilibri territoriali: il 71% dei con-
tratti è al Nord, il 18% al Centro, solo
l’11% al Sud. Complessivamente, il
numero di lavoratori beneficiari di
welfare o premi di risultato è di poco
superiore a 2,5 milioni, di cui quasi
1,7 milioni riferiti a contratti azien-
dali, 893.570 a contratti territoriali.
Il valore annuo medio del premio ri-
sulta pari a 1.507 euro, di cui 1.643,88
euro riferiti a contratti aziendali e
578 euro a contratti territoriali.
La leva della contrattazione di
prossimità è stata rilanciata su que-
sto giornale dal ministro del Lavoro,
Marina Calderone: «Dobbiamo la-
vorare sulla buona contrattazione -
Pnrr, la regia a Palazzo Chigi
Saltano i fondi per le Prefetture
La nuova governance
Il decreto arriva in Gazzetta
dopo alcune limature
sulle risorse stanziate
Celestina Dominelli
ROMA
Approda in Gazzetta Ufficiale il decre-
to che accentra a Palazzo Chigi i poteri
di controllo del Pnrr attraverso una
nuova struttura di missione che avrà
le «funzioni di indirizzo e coordina-
mento dell’azione strategica» del go-
verno sull’attuazione del Pnrr e che
ingloba quella del Mef. Alle cui dipen-
denze sorgerà invece un ispettorato
generale con il compito di vigilare
sulla spesa. Il nuovo provvedimento
sulla governance, il primo firmato
dall’esecutivo Meloni, introduce poi
una serie di semplificazioni per velo-
cizzare gli appalti, con l’estensione
della corsia super-veloce, prima ri-
servata solo a 10 grandi opere priori-
tarie, e prevede uno snellimento delle
procedure sia in materia di reti inter-
net ad alta velocità sia per il capitolo
della transizione green, con iter sem-
plificati per mini-eolico e idrogeno
verde. In zona Cesarini, invece, salta-
ha detto -, valorizzando la contratta-
zione di secondo livello, insieme ai
percorsi di welfare aziendale». Un
primo segnale, in questa direzione,
si è avuto con la manovra 2023 che
ha rafforzato la detassazione: per
quest’anno l’aliquota sostitutiva è
scesa dal 10 al 5% su premi di am-
montare variabile fino a 3mila euro
per lavoratori che hanno fino a
80mila euro di reddito. Resta la con-
dizione che la corresponsione sia le-
gata ad incrementi di produttività,
redditività, qualità, efficienza ed in-
novazione misurabili e verificabili.
L’Agenzia delle Entrate ha chiari-
to che al termine di maturazione del
premio deve essere verificato un in-
cremento di uno degli obiettivi indi-
cati, come presupposto per l’applica-
zione del regime fiscale agevolato.
Dunque non è sufficiente che l’obiet-
tivo prefissato dalla contrattazione
di secondo livello sia raggiunto, per-
I numeri DEL WELFARE
Attivi 7.650 contratti
Sono attivi 7.650 contratti
di secondo livello; di questi,
6.937 sono contratti
aziendali e 713 territoriali. In
particolare 4.667 prevedono
misure di welfare aziendale
Valore medio: 1.507 euro
I lavoratori beneficiari sono
2,542 milioni, di cui
1,648 milioni per contratti
aziendali e quasi 894mila
per quelli territoriali. Il valore
annuo medio del premio è
1.507 euro, di cui 1.643 euro
per i contratti aziendali e 578
euro per quelli territoriali.
no i 20 milioni di euro stanziati da qui
al 2026 per le Prefetture e destinati a
supportare gli enti locali beneficiari di
fondi Pnrr presso società a prevalente
partecipazione pubblica nell’acquisi-
zione di «assistenza specialistica».
Il decreto sancisce ufficialmente il
passaggio della regia del Piano al Pnrr
dove nasce nuova task force che ri-
sponderà direttamente al ministro per
gli Affari Europei, Raffaele Fitto, oltre
che alla premier Giorgia Meloni. La
struttura sarà anche l’interlocutore
della commissione Ue sulle verifiche di
coerenza tra risultati e obiettivi del Pia-
no e sulle proposte di revisione dello
stesso. Il provvedimento interviene poi
anche sulle Unità di missione del Pnrr
nei vari ministeri che potranno essere
riorganizzate e, per rafforzarle, è previ-
sta la stabilizzazione dei contratti a ter-
mine di ogni singolo dicastero collegati
all’attuazione del Recovery.
Per velocizzare le opere del Piano
arrivano poi una serie di interventi per
potenziare la commissione tecnica
Pnrr-Pniec (Piano nazionale integrato
energia e clima) e la commissione tec-
nica di verifica dell’impatto ambienta-
‘ Al via la task force
sotto la Presidenza
del Consiglio
che ingloba
la struttura del Mef
80mila
ché è necessario che il risultato con-
seguito dall’azienda risulti «incre-
mentale rispetto al risultato antece-
dente l’inizio del periodo di matura-
zione del premio». Imprese e sinda-
cati hanno chiesto di modificare
questo criterio facendo notare che,
soprattutto in fasi di crisi e di diffi-
coltà eccezionali (vedi i rincari record
di prezzi energetici), il rispetto del
principio di incrementalità rappre-
senti un ostacolo per molte aziende
che hanno comunque migliorato le
performance in linea con le intese,
nonostante il contesto negativo.
La Fim-Cisl ha evidenziato come
ci sono grandi aziende in settori co-
me la metalmeccanica, dove è stabili-
to un massimale o addirittura viene
erogato un premio superiore al tetto
di 3mila euro, che dunque per la quo-
ta eccedente la soglia non beneficia
della detassazione.
Tra i lavoratori, inoltre, cresce la
richiesta di convertire in tutto o in
parte il Pdr in prestazioni di welfare
aziendale, esentasse, utilizzando le
piattaforme messe a disposizione
dalle imprese, d’intesa con le rappre-
sentanze sindacali. Con il decreto
Aiuti-quater si era intervenuto sui
fringe benefit portando da 600 euro
a 3mila euro la soglia di esenzione fi-
scale e contributiva fino a dicembre
2022. Ma la misura non è stata proro-
gata e quest’anno si è tornati al tetto
di 258 euro. «Vogliamo estendere e
rafforzare la contrattazione di secon-
do livello - spiega il sottosegretario al
Lavoro, Claudio Durigon -, è aperta
una riflessione sull’innalzamento del
tetto di 3mila euro per il Pdr, e per in-
crementare la quota di welfare azien-
dale esentasse, ma su queste propo-
ste sono in corso verifiche, perché
dobbiamo fare i conti con il nodo co-
perture economiche».
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le Via e Vas. Vengono inoltre estese a
tutti gli appalti, incluse le infrastruttu-
re connesse, le procedure “supersem-
plificate” già previste in materia di
conferenza dei servizi, Via e acquisi-
zione degli assensi dei Beni Culturali.
Su quest’ultimo fronte, si introduce
una maggiore rapidità nella valuta-
zione degli interventi relativi alle nor-
me di tutela con l’accentramento di
tutti i pareri in capo alla Sovrinten-
denza speciale. Iter più rapido, poi, per
la messa in campo dei poteri sostituti-
vi in caso di inadempienza di un ente
locale con gli obblighi del piano.
Consistente è anche il pacchetto di
semplificazioni “energetiche” finaliz-
zato a imprimere uno sprint allo svi-
luppo di nuova capacità rinnovabile,
a partire dagli impianti eolici con po-
tenza prodotta fino a 20 kilowatt e da
quelli di produzione di idrogeno ver-
de e rinnovabile, per i quali viene in-
trodotto il fast track autorizzativo con
l’istruttoria affidata alla Commissio-
ne tecnica Pniec-Pnrr.
Per la scuola, infine, arrivano i ri-
bassi d’asta non solo per i nuovi pro-
getti Pnrr ma anche per quelli in es-
sere, con l’obiettivo di sbloccare ol-
tre 350 milioni di fondi, e si accelera-
no i tempi degli appalti. E per
l’università è previsto uno sgravio
per le imprese che assumono dottori
di ricerca e ricercatori.
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i contratti depositati
È il totale dei contratti depositati al
15 febbraio: di questi i rapporti
ancora attivi sono 7.650 (di cui 6.937
sono contratti aziendali).
Bonus e cantieri. Lavori di ristrutturazione
L’Ance: attivare gli F24,
aiuto dalle grandi aziende
A rischio 115mila cantieri
Bonus edilizi
I costruttori inviano
al Mef le proposte
per salvare i crediti
Flavia Landolfi
«Soluzioni certe e di immediata
attuazione». Torna alla carica
l’Ance, l’associazione confindu-
striale che rappresenta le aziende
dell’edilizia, dopo l’incontro a Pa-
lazzo Chigi del 20 febbraio per
sciogliere il nodo dei crediti super-
bonus incagliati. E lo fa con un do-
cumento programmatico inviato
al Mef che individua 2 priorità arti-
colate in 7 interventi. Due di questi
urgenti e improrogabili: sul piatto
ci sono 19 miliardi di euro maturati
dalle imprese e mai riscossi e che
se non troveranno un canale di pa-
gamento metteranno a rischio
115mila cantieri, oltre 32mila im-
prese e 170mila lavoratori.
La paralisi provocata dalle incer-
tezze normative di un superbonus
oggetto di revisioni continue ha
fatto sì che oggi, a rubinetti chiusi,
la matassa da sciogliere guardi in-
nanzitutto a come gestire la bolla
dei crediti maturati dalle imprese e
mai riscossi per incapienza fiscale.
È qui che l’Ance chiede risposte cer-
te e soprattutto immediate: la stra-
da maestra sono gli F24 dei corren-
tisti di banche e Poste, gli unici in
questo momento in grado di creare
la capienza necessaria per compen-
sare i crediti 2021 e 2022 che impre-
se e contribuenti non sono riusciti
a cedere. Sempre questo meccani-
smo dovrebbe poi regolare tutti i
crediti maturati per effetto di inter-
venti già avviati alla data del 17 feb-
braio. Ma il tempo morde, non c’è
tempo di aspettare l’iter normativo.
E dunque nelle more dell’attivazio-
ne degli F24 - che dovrebbe trovare
spazio nel decreto di conversione
del decreto 11/2023 - l’Ance chiede
l’intervento tampone delle grandi
aziende partecipate (Cdp, Rfi, Enel,
Eni, Snam, Fincantieri solo per ci-
tarne alcune) come soggetti acqui-
renti. «L’attività di acquisto di que-
sti crediti - scrive l’associazione
guidata da Federica Brancaccio -
ha un rischio estremamente conte-
nuto perché tutti i bonus fiscali
hanno superato gli accurati con-
trolli previsti dalla due diligence
delle piattaforme specializzate in-
caricate dalle banche».
Queste le priorità, quelle per le
quali l’associazione chiede risposte
immediate, fulminee. Poi però c’è
l’ordinaria amministrazione e so-
prattutto la disciplina transitoria
prevista dalla nuova normativa che
reclama miglioramenti. Cinque le
mosse indicate da Ance: innanzi-
tutto la questione del “prelimina-
re” indicato nella norma come
spartiacque tra cessione del credito
e non per le operazioni di demoli-
zioni, ricostruzioni o di ristruttu-
SiccitÀ: Gava, commissario
È fallimento della politica
«Il commissariamento per l’emergenza
idrica è il fallimento della politica». L’ha
detto ieri la viceministra Vannia Gava.
ADOBESTOCK
I conteggi messi a punto dal
razione integrale. L’associazione
chiede di rivedere questa formula-
zione sostenendo che «la possibili-
tà di utilizzare la cessione del cre-
dito o lo sconto in fattura dovebbe
essere previsto per tutte le opera-
zioni per le quali al 16 febbraio
2023 risulti presentata l’istanza per
l’acquisizione del titolo abilitativo
relativo agli interventi di demoli-
zione e ricostruzione o agli inter-
venti di integrale ristrutturazione
effettuati da imprese».
Tra le altre proposte, il ripristino
della cessione del credito o dello
sconto in fattura per gli interventi
nel cratere sismico del Centro Ita-
lia, per gli Iacp ma senza aggravi
burocratici, così come per gli inter-
venti con molteplici titoli abilitati-
vi. Infine l’Ance reclama un occhio
particolare anche per i lavori di edi-
lizia libera per i quali «la norma at-
tuale rischia di escludere dalla de-
roga del blocco numerosi interven-
ti». Ora la palla passa al governo:
spetterà al Mef e ai tavoli tecnici an-
nunciati a Palazzo Chigi dare rispo-
ste al nodo superbonus.
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le iniziative del sole
1
domani il videoforum
Sotto esame il decreto
Domani, lunedì 27 febbraio,
sarà proposta sul sito
internet del Sole 24 Ore una
nuova puntata del
videoforum «Sportello
superbonus». Dalle ore 13.15
giornalisti ed esperti
esamineranno i dubbi dei
lettori e forniranno
indicazioni utili dopo le scelte
del legislatore sulla cessione
crediti. Altre due puntate di
«Sportello superbonus»
sono previste mercoledì 1°
marzo e venerdì 3 marzo,
sempre alle 12.30.
www.ilsole24ore.com
2
mercoledì IN EDICOLA
Bonus casa 2023
L’instant book che analizza le
regole applicabili ai bonus
casa e la cessione dei crediti
d’imposta dopo il decreto
11/2023.
—A 1,00 euro oltre
al prezzo del quotidiano
L’analisi
PIÙ MARGINI
CON UNA VERA
SPENDING
REVIEW
di Dino Pesole
ministero dell’Economia non
lasciano molti margini di
azione. Il decreto che ha
bloccato il superbonus è servito
in primis a non aggravare il
deficit di quest'anno (nel 2022 si
stima ora un deficit del 9-10%,
circa il doppio rispetto alla
precedente previsione). Si
sarebbero azzerati di fatto tutti
gli spazi di bilancio per gli
interventi in agenda: dal
finanziamento delle nuove
misure sul versante del caro
energia alla copertura delle
prime tranche della riforma
fiscale cui sta lavorando il
Governo. Le modifiche che
verranno introdotte in sede
parlamentare in particolare sul
versante della cessione dei
crediti fiscali pregressi
richiederanno anch’esse
un’analisi accurata degli effetti
sui saldi di finanza pubblica,
stimati in 19 miliardi. Più in
generale, d’ora in poi si porrà
per il Governo la necessità di
individuare nuove fonti di
copertura, che non potranno
prevedere il ricorso a maggior
deficit (l’asticella per il 2023 è
ferma al momento al 4,5%).
Potrà venire in soccorso un
intervento più massiccio sul
fronte della spending review?
Il percorso strutturale di
riqualificazione della spesa
pubblica rientra tra gli obiettivi
strategici del PNRR, ma i
risultati attesi paiono al
momento modesti: 800 milioni
nel 2023, 1,2 miliardi nel 2024,
1,5 miliardi nel 2023 (3,5
miliardi nel triennio). Ogni
ministero è chiamato a fare la
sua parte, a partire dallo stesso
ministero dell'Economia con 1,8
miliardi nel triennio. L’analisi
della composizione della spesa
pubblica mostra tuttavia che
margini ulteriori vi sarebbero,
anche in previsione delle nuove
regole di bilancio europee che
puntano (almeno nel progetto
messo a punto dalla
Commissione) proprio sul
parametro della spesa corrente
primaria, e non più su indicatori
quali il deficit strutturale. In
particolare si potrebbe agire sul
versante dei consumi intermedi
che ammontano a 165,5
miliardi, sui trasferimenti e le
altre spese correnti (89,3
miliardi), cui si potrebbe
aggiungere il più volte
annunciato e mai realizzato
intervento di razionalizzazione
delle cosiddette spese fiscali. Si
tratta di 626 voci di spesa,
secondo l’ultimo rapporto
messo a punto dal Mef. L’entità
della perdita di gettito
complessiva nel periodo 2017-
2023 registra un aumento del
43,9% passando da 87,3 miliardi
di minori entrate nel 2017 a
125,6 miliardi nel 2023. Si può
intervenire per recuperare
gettito da destinare ai
programmi di spesa e di
riduzione del carico fiscale?
Per l’intero versante della
spending review – come mostra
il bilancio non esaltante della
stagione dei commissari – il
problema è unicamente politico.
L’esperienza condotta sul
campo da altri paesi e le
indicazioni che giungono a
livello internazionale
convergono: un’azione incisiva
di riqualificazione della spesa
deve essere avviata a inizio
legislatura, con effetti tangibili
al termine del quinquennio. Il
timing vi sarebbe. Non
altrettanto chiaro è se l’attuale
coalizione di governo riuscirà a
convergere su misure condivise.
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Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
Primo Piano
Finanza personale
Case, la corsa dei mutui
ha già divorato il 25%
del potere d’acquisto
La simulazione. Un anno fa una rata da 527 euro era sufficiente per avere
un immobile da 200mila euro, oggi da 148mila. L’effetto sui prezzi
Vito Lops
Il potere di “mutuo acquisto” degli
italiani continua a deteriorarsi. Co-
me effetto inesorabile del percorso
di strette monetarie avviato dalla
Bce lo scorso 27 luglio. Da allora
Francoforte ha alzato il costo del de-
naro all’ingrosso di 300 punti base,
che diventeranno 350 dal prossimo
marzo quando ormai tutti gli inve-
stitori danno per scontata un’altra
mossa da 50 punti base. E non sarà
l’ultima, come confermano le di-
chiarazioni delle ultime ore.
Il mercato dei future sconta Euri-
bor 3 mesi al 3,7% a fine dicembre e
quindi un tasso di rifinanziamento
principale (che oggi viaggia 50 punti
base più in alto dell’Euribor) al 4,2%.
Non sarebbe una soglia casuale per-
ché la stessa Bce ipotizza che l’infla-
zione core (quella depurata per il
costo dei beni energetici e alimenta-
ri) possa scendere dall’attuale 5,3%
al 4,2% entro fine anno. Per contra-
stare questa forma di inflazione
meno volatile e di conseguenza più
appiccicosa il team guidato da Chri-
stine Lagarde potrebbe quindi esse-
re costretto a pareggiare i conti tra
inflazione core attesa e livello del
costo del denaro, in modo da prova-
re a rendere la manovra più incisiva.
I mutuatari osservano da vicino
questo duello macroeconomico tra
banche centrali e inflazione. Duello
dal quale dipendono le proprie scel-
te che in questo momento si posso-
no sintetizzare nell’amletico dub-
bio: meglio ripiegare su un tasso fis-
so già molto più alto che in passato
(3,5% su durate a 30 anni e intorno
al 4% per durate più brevi) oppure
armarsi di coraggio e agganciarsi
proprio ora a un Euribor che proba-
bilmente salirà ancora ma (stando a
quanto indicano i contratti futures)
dal 2024 potrebbe fermarsi e inizia-
re lentamente a ridiscendere la chi-
na (le previsioni sono per Euribor al
‘ IL BIVIO
Oggi la scelta è tra
un tasso fisso intorno
al 3,5% su durate
a 30 anni o un variabile
agganciato all’Euribor
3% a fine 2024 e al 2,6% a fine 2025)?
Di certo chi opta per il fisso si as-
sicura dal rischio che arrivi una se-
conda ondata di inflazione e che la
Bce debba alzare i tassi oltremisura.
Chi opta per il variabile si aggancia
al ciclo economico, confidando sul
fatto che qualora la Bce dovesse es-
sere costretta a tirare troppo la leva
sui tassi potrebbe innescare una du-
ra recessione (hard landing) che, a
quel punto e manuali alla mano, do-
vrebbe portare giù inflazione e, a
ruota, tassi. Quello dei mutuatari a
tasso variabile (una netta minoran-
za stando alle ultime rilevazioni di
MutuiSupermarket.it secondo cui il
90% delle ultime richieste sono ap-
pannaggio del fisso) è in fin dei con-
ti, traslato nel mondo degli investi-
menti attivi, lo stesso dubbio che
hanno gli investitori se si chiedono
se questi livelli siano interessanti
per tornare ad acquistare obbliga-
zioni, dopo la violenta caduta (dei
prezzi) con conseguente impennata
dei rendimenti nell'orribile 2022.
Mutui (a tasso variabile) e obbliga-
zioni (a tasso fisso) si muovono be-
ne in un ambiente di rallentamento
economico e disinflazione.
Quel che è certo è questi 300
punti base messi già in cantiere dal-
la Bce di danni ne hanno già causati
10%
L’evoluzione
Andamento della media dei 3 migliori tassi fissi (scala sinistra) e valore
della casa acquistabile con una rata mensile fissa di € 527 (scala destra)
TASSI FISSI
In percentuale
4,0
3,5 200.000
3,0
2,5
2,0
1,5
1,17
1,0
G F M A M G L A S O N D G F M A M G L A S O N D G F
2021
Nota: Ipotesi di mutuo a tasso fisso di durata di 30 anni che finanzia l’80% del valore della
casa acquistata. Fonte: elaborazione MutuiSupermarket.it
l’inflazione morde ancora
Anche per Visco la strada resta lunga:
«Saremo restrittivi quanto serve»
La Bce alzerà i tassi nella misura
necessaria ad assicurare un
ritorno dell’inflazione: «Non
possiamo indicare adesso quale
sarà il tasso finale, se il 3,5%, il
3,25% o il 3,75%, perché dipende
davvero dai dati». Lo ha detto il
governatore della Banca d’Italia
Ignazio Visco in un’intervista a
Bloomberg Tv a margine del G20
di Bangalore. «Il nostro obiettivo è
tornare a un’inflazione del 2% nel
medio termine. Se dobbiamo
essere più restrittivi, saremo più
restrittivi». Le parole di Visco, che
ha anche definito «necessaria» la
sceglie il tasso variabile
Stando alle ultime rilevazioni di
MutuiSupermarket.it il 90% delle
ultime richieste di mutuo sono ap-
pannaggio del fisso, dunque è una
IMMOBILI ACQUISTABILI
Valori in euro
220.000
3,45
205.000
190.000
175.000
147.580
160.000
145.000
130.000
2022 ‘23
«graduale riduzione» dei bond in
portafoglio che inizia a marzo,
sono arrivate dopo che il presi-
dente della Bundesbank, Joachim
Nagel aveva invocato «diversi
rialzi significativi». Il governatore
di Bankitalia è anche entrato nel
merito dell’inflazione di fondo
(senza alimentari ed energia) a
livelli record nel mese di febbraio:
«Dobbiamo assicurarci che l’infla-
zione di fondo non rimanga questi
livelli elevati», ha detto accennan-
do ai rialzi salariali in alcuni Paesi
membri dell’area euro.
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5
netta minoranza quella di chi sceglie
il variabile parametrato all’Euribor,
atteso comunque - futures alla mano
- in ribasso al 3% a fine 2024 e al
2,6% a fine 2025
alla domanda aggregata, proprio in
termini di potere di “mutuo acqui-
sto”. Un debitore che a gennaio
2021, ma anche a gennaio 2022, po-
teva permettersi (a fronte di un red-
dito medio mensile di circa 1.750
euro) un rata tra i 500 e i 550 euro
riusciva ad accedere a un immobile
dal valore di 200mila euro (a fronte
di mutuo a 30 anni corrispondente
all’80% del valore della casa). Lo
stesso aspirante mutuatario (consi-
derando che i migliori tassi fissi so-
no lievitati nel frattempo dall’1,17%
al 3,5%) ora può permettersi un im-
mobile di 148mila euro. Ergo, il po-
tere di acquistare un immobile è
sceso in qualche trimestre del 26%.
E il trend, considerato che le strette
non sono finite e non si prevede un
aumento dei salari corrispondente
all'inflazione, è destinato a prose-
guire almeno fino a fine anno.
«Questo dovrebbe impattare a
cascata sulle compravendite immo-
biliari, dove si prevede una contra-
zione di almeno il 10% nel 2023, con
successivo impatto anche sui prezzi
degli immobili – spiega Stefano
Rossini, ad di MutuiSupermarket.it
che ha realizzato i calcoli per Il Sole
24 Ore -. Non è quindi da escludersi
una metamorfosi della domanda di
immobili. I richiedenti, di fronte alla
verifica di cosa possano oggi acqui-
stare sul mercato in base ai nuovi
tassi, potrebbero decidere di com-
prare casa in zone più periferiche/
secondarie, comprare case più pic-
cole o, non contenti delle possibilità
di acquisto, potrebbero semplice-
mente rinviare la scelta, aspettare
condizioni più favorevoli sul fronte
delle prospettive economiche e del-
le offerte di mercato». Insomma, i
prossimi trimestri non saranno
semplici per chi sta valutando di ac-
quistare un immobile a leva finan-
ziaria. Gli anni delle vacche grasse
sono alle spalle. Per tornare a dor-
mire sonni tranquilli bisognerà ave-
re la sensazione che la Bce abbia
compiuto il suo lavoro su quel male
oscuro dell’economia che chiamia-
mo inflazione.
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6 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
Primo Piano
Eurocrazia
Già iniziata a Bruxelles
la partita dei governi
sulle nomine nella Ue
Equilibri difficili. Diplomazie nazionali al lavoro sui ruoli che contano:
la concorrenza è agguerrita e l’Italia dovrà evitare di perdere posizioni
Beda Romano
Dal nostro corrispondente
BRUXELLES
Mancano ancora 15 mesi alle prossi-
me elezioni europee, previste nella
primavera dell’anno prossimo. Ma
serpeggia già un certo nervosismo
negli ambienti comunitari e nelle ca-
pitali europee. Dai prossimi equilibri
elettorali dipenderanno scelte sia in
termini politici che di nomine al ver-
tice delle istituzioni comunitarie.
Per i singoli Paesi membri si tratterà
di posizionarsi al meglio per gestire
i più importanti dossier della prossi-
ma legislatura, a iniziare dalla nuova
politica industriale.
L’esito del voto del 2024 rimane
drammaticamente incerto: gli elet-
tori premieranno i partiti più mode-
rati che hanno consentito all’Unione
europea di reagire alla pandemia da
Covid-19 con il NextGenerationEU
o invece appoggeranno i partiti più
radicali dinanzi alle crescenti dise-
guaglianze sociali e al rischio di
guerra? Secondo gli ultimi sondaggi
informali, circolati a Bruxelles, il
Partito popolare europeo dovrebbe
rimanere il primo partito anche nel-
la prossima legislatura.
«Per certi versi, la guerra in Ucrai-
na, e l’aumento delle incertezze poli-
tiche, ha rafforzato la ragion d’esse-
re dell’Unione europea – sostiene
Susi Dennison, direttrice a Parigi
dello European Council on Foreign
Relations –. Non credo che i partiti
euroscettici vinceranno le elezioni.
Credo piuttosto che i partiti più radi-
cali tenteranno di europeizzare temi
a loro cari, tentando di rivedere al ri-
basso gli standard europei in campi
quali la migrazione o l’ambiente. Il
dibattito potrebbe rivelarsi tossico».
Peraltro, c’è da capire come si
svolgerà la prossima campagna
elettorale. Il principio dello Spit-
zenkandidat, del capolista, non ha
avuto grande successo, almeno tra
i Paesi membri. Fu utilizzato nel
2014 perché il candidato vincente, il
popolare lussemburghese Jean-
Claude Juncker, era anche un ex pri-
mo ministro. Il Consiglio europeo, a
cui spetta la nomina del presidente
della Commissione europea, ebbe
gioco facile ad assecondare i deside-
ri del Parlamento.
Nel 2019, lo Spitzenkandidat del
Partito popolare, il tedesco Manfred
Weber, dovette farsi da parte e la-
sciare il campo libero alla scelta dei
capi di Stato e di governo, che nomi-
narono Ursula von der Leyen, anche
lei tedesca. Cosa farà ora quest’ulti-
ma? Ammesso che ambisca a un rin-
novo del suo mandato, vorrà correre
pubblicamente in quanto capolista
del Ppe o preferirà invece agire in
sordina, assicurandosi prima di tut-
to l’appoggio del Consiglio?
Dalla selezione del presidente
della Commissione, che dovrà otte-
nere peraltro l’appoggio del Parla-
mento europeo, discenderanno una
serie di nomine. Prima di tutto quel-
le dei commissari, uno per Paese. Il
portafoglio - adattato su misura -
viene attribuito dallo stesso presi-
dente in un delicato esercizio di
equilibrismo politico tra Paesi
membri e forze politiche. Nel 2019,
von der Leyen decise all’ultimo di at-
tribuire una vicepresidenza a cia-
scun dei tre partiti che la sosteneva-
no in Parlamento.
Ferdinando Nelli Feroci è oggi
presidente dell’Istituto Affari Inter-
nazionali (Iai) a Roma, ma in passato
è stato rappresentante permanente
dell’Italia presso l’Unione europea e
anche commissario europeo: «Pun-
tare su un particolare portafoglio è
comprensibile – osserva l’ex diplo-
matico –, ma bisogna assicurarsi,
prima di tutto, di presentare la per-
sona giusta, vale a dire un candidato
con le competenze e l’autorevolezza
riconosciute in Europa».
Il negoziato sul portafoglio è
complicato: si svolge direttamente
tra il presidente designato alla testa
della Commissione e lo stesso go-
verno nazionale. Roma dovrà essere
consapevole che l’importanza del
portafoglio attribuito al suo com-
missario dipenderà in ultima analisi
dalla serietà del candidato e da una
trattativa a monte condotta in anti-
cipo e sottotraccia. «Un rapporto di-
‘ al voto nel 2024
Per i Paesi si tratta
di posizionarsi sui
dossier della prossima
legislatura, a partire
dalla politica industriale
‘ L’EX DIPLOMATICO
Per Ferdinando Nelli
Feroci «l’Italia deve
sforzarsi di presentare
candidature autorevoli
e riconosciute in Europa»
retto con il presidente designato della
Commissione è importante», ag-
giunge Nelli Feroci.
L’Italia vorrà evitare quanto av-
venne nel 2019. Ai tempi, al governo
c’erano la Lega e il M5S. In un primo
momento, il commissario italiano
doveva essere attribuito alla Lega,
ma nessuno si candidò per paura di
essere bocciato nel successivo voto
di fiducia al Parlamento europeo. Il
cambio repentino di governo, con la
nascita di una maggioranza M5S-
Pd-Leu, tirò il Paese fuori dall’imba-
razzo. Il nuovo esecutivo nominò al-
lora Paolo Gentiloni, un ex premier,
a cui furono affidati gli Affari econo-
mici della Ue.
I portafogli più importanti sono
noti: Concorrenza, Mercato unico,
Affari economici, e anche gli Affari
esteri (tenuto conto della guerra in
Ucraina e del fatto che l’Alto rappre-
sentante per la Politica estera e di Si-
curezza siede di diritto nel Consiglio
europeo). Particolare importanza ha
assunto negli ultimi anni la Politica
industriale. I progetti d’interesse co-
mune (Ipcei in inglese), nel campo
dei microprocessori o delle batterie,
stanno assumendo una valenza
strutturale sempre più evidente.
Nel contempo, durante la for-
mazione della nuova Commissio-
ne, le diplomazie nazionali vorran-
no assicurarsi una propria presen-
za nei gabinetti dei commissari.
L’obiettivo è avere un orecchio at-
tento alle esigenze nazionali quan-
do si tratta di preparare un testo le-
gislativo o prendere una decisione.
Si tratterà di trovare con il dovuto
anticipo la persona più competente
nell’amministrazione comunitaria,
promuovendone le capacità presso
il commissario.
Secondo le più recenti statisti-
che, l’esecutivo comunitario conta
4.239 dipendenti italiani. La loro
presenza ai vertici è in fondo pro-
porzionata alla taglia del Paese. At-
tualmente, i capi di gabinetto italia-
ni sono due su 27. Al tempo stesso
funzionari italiani siedono in 18 ga-
binetti su 27. Infine, posizioni im-
portanti sono anche i direttori ge-
nerali, nominati per trafila interna,
ma su pressione anche dei Paesi di
provenienza. Attualmente gli italia-
ni sono tre su 40. Lo stesso segreta-
rio generale del Servizio europeo di
azione esterna (Seae) è italiano, il
diplomatico Stefano Sannino.
Nella prospettiva della prossima
4.239
Foto di gruppo. Il leader europei mentre accolgono Volodymyr Zelensky a Bruxelles
il vertice della nato
Stoltenberg
a fine mandato
La guerra in Ucraina sta compli-
cando la successione al vertice
della Nato. Il norvegese Jens
Stoltenberg ha già nove anni
alle spalle come segretario
generale dell’Alleanza atlantica,
ma alcuni Paesi membri, consi-
derando la fase politica e
militare, hanno sondato la
possibilità di un’estensione del
mandato in scadenza il prossi-
mo ottobre. Il segretario gene-
rale è sempre stato un europeo,
anche se sono gli Stati Uniti ad
avere il voto decisivo sulla sua
nomina. Tra i nomi di spicco che
circolano ci sono quelli dell’ex
premier britannico, Boris
Johnson, del presidente rume-
no Klaus Iohannis e anche
quello di Mario Draghi.
La scelta dei governi determi-
nerà la linea della Nato nel
conflitto ucraino e nei prossimi
anni: l’attenzione strategica
dell’Alleanza si è spostata sul
fianco orientale e il prossimo
segretario generale potrebbe
venire da un Paese dell’Europa
centro-orientale o dai Baltici.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gli italiani presenti
nell’esecutivo comunitario
La presenza degli italiani è proporzio-
nata alla taglia del Paese. Attualmente, i
capi di gabinetto italiani sono due su
ANSA
legislatura, la diplomazia italiana
vorrà rafforzare la presenza dei fun-
zionari italiani in alcune direzioni
generali diventate con il tempo par-
ticolarmente importanti (Allarga-
mento, Difesa, Immigrazione, Cli-
ma). Si tratterà di vincere l’agguerri-
ta concorrenza dei partner, ma an-
che la tendenza nazionale – dannosa
in termini di influenza a Bruxelles -
di giocare la carta delle amicizie
clientelari piuttosto che quella del-
l’interesse generale.
Tornando al rinnovo parlamen-
tare del 2024, in un libro appena
pubblicato dal Mulino l’eurodeputa-
ta e professoressa dell’Università di
Bologna Elisabetta Gualmini (Pd) di-
fende i risultati della legislatura in
procinto di terminare – il titolo
Mamma Europa si oppone al-
l’espressione Europa Matrigna. Tut-
tavia, la ricercatrice Dennison, del-
l’Ecfr, sottolinea «il rischio di una
bassa partecipazione al voto per via
dello scandalo Qatargate», scoppia-
to alla fine dell’anno scorso.
Le ricadute del voto riguarderan-
no anche altre istituzioni comunita-
rie. Innanzitutto, il Parlamento e il
Consiglio, che dovranno scegliere
un nuovo presidente, sulla base di
un accordo tra le forze politiche. In-
tanto, già quest’anno, giungeranno
alla loro conclusione i mandati di
Andrea Enria (alla guida della vigi-
lanza bancaria europea), di Jens
Stoltenberg (alla testa della Nato) e
di Werner Hoyer (al vertice della
Banca europea degli investimenti).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
27. I funzionari italiani siedono in 18
gabinetti su 27.Tra i direttori generali,
nominati per trafila interna, ma su
pressione anche dei Paesi di prove-
nienza gli italiani sono tre su quaranta
Le posizioni chiave
LA COMMISSIONE
La poltrona più ambita
La tedesca Ursula von der
Leyen (nella foto) è alla guida
della Commissione dal 2019.
Tocca al Consiglio Ue
nominare il presidente
dell’Esecutivo comunitario,
con l’appoggio del Parlamento
I PORTAFOGLI DI PESO
La partita degli italiani
I portafogli più importanti
sono Concorrenza, Mercato
unico, Affari economici, oggi
affidati a Paolo Gentiloni (nella
foto) e Politica industriale, che
negli ultimi anni ha acquisito
sempre più peso
i RUOLI ISTITUZIONALI
Consiglio e Parlamento
Dopo il voto del prossimo anno
saranno rinnovati i vertici delle
istituzioni Ue: del Parlamento,
oggi presieduto dalla maltese
Roberta Metsola; e del
Consiglio, guidato dal belga
Charles Michel (nella foto)
da rinnovare
In scadenza quest’anno
L’italiano Andrea Enria (nella
foto) è presidente del
Consiglio di sorveglianza
della Banca centrale europea.
Il tedesco Werner Hoyer è
invece al vertice della Banca
europea degli investimenti
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56 7

8mila
IL FESTIVAL A FINE MAGGIO L’AUDIENCE online
Primo Piano Il XVIII Festival dell’economia di Trento Oltre 8mila gli utenti unici collegati
si svolgerà dal 25 al 28 maggio 2023 e online e dai social del Sole 24 Ore
I grandi eventi del Sole 24 Ore sarà dedicata al tema «Il futuro del al convegno svoltosi ieri a San
futuro. Le sfide di un mondo nuovo». Francisco nelle sede Innovit

Il Festival dell’economia sale I protagonisti L’hub Innovit

porta start up
MARIANGELA
e Pmi tricolori
in cattedra nella Silicon Valley ZAPPIA
Ambasciatrice
d’Italia
a Washington
nella Bay area

L’evento. La tappa di San Francisco di Road to Trento 2023 è stata dedicata alla cooperazione Italia-Usa
sull’innovazione, riconosciuta strategica dall’ambasciatrice Zappia, dai manager e dai ricercatori presenti
Pagina a cura di
Marco Valsania
L’intelligenza artificiale (Ia) rap-
presenta un forte volano dell’inno-
vazione e quindi dello sviluppo
economico. È una grande “porta”
sul futuro per imprese, economia e
Paesi. È questo uno dei messaggi
più forti emersi nell’evento orga-
nizzato ieri a San Francisco dal Sole
24 Ore, assieme all’Ambasciata ne-
gli Stati Uniti, al Consolato italiano
nella città e a Innovit. Un evento
che rappresenta la seconda tappa
del roadshow internazionale del
Festival dell’economia di Trento. E
che, nella patria dell’hi-tech, la Sili-
con valley, ha messo a confronto
accademici, dirigenti e imprendi-
tori, nell’hub Innovit diretto da Al-
berto Acito e in streaming online.
Con risultati notevoli: oltre 8mila
gli utenti unici collegati online e dai
social del Sole 24 Ore. Segno di
grande interesse per i temi trattati,
a artire dall’innovazione.
«C’è concorrenza e cooperazio-
ne attorno all’intelligenza artificia-
le – ha affermato Keith Strier, vice-
presidente del colosso Nvidia e a
capo della task force di esperti sul
tema voluta dall’Ocse- . Ma quello
che ne ha accelerato il progresso è
il diffuso riconoscimento da parte
degli Stati che gestire la Ia è sia un
imperativo economico sia di sicu-
rezza. Bisogna cooperare: non esi-
ste un singolo vincitore in questa
gara». Strier ha calcolato che alme-
no 80 Paesi si siano dotati di una
strategia nazionale sulla Ia. «L’Ita-
lia ha cominciato a pianificare una
strategia Ia prima di altri, dal 2019
- ha raccontato -. Se la completa re-
alizzazione è lenta, ci sono pro-
gressi in settori chiave, come mani-
fatturiero, agrifood e Sanità». Non
solo: nel nostro Paese grandi azien-
de e Pmi adottano soluzioni di Ia e
nuova spinta può giungere «dalla
transizione in Europa verso econo-
mia digitale e verde».
L’impatto dei cambiamenti tec-
nologici in atto si fa sentire anche in
un settore cruciale quale quello dei
media. Le aziende del settore han-
no avviato un «percorso di trasfor-
mazione», dove «la combinazione
di qualità e credibilità diventa an-
cora più importante», ha affermato
l’amministratrice delegata del
Gruppo 24 Ore, Mirja Cartia d’Ase-
ro. «Grazie alle nuove tecnologie -
ha aggiunto - al nostro gruppo è
stato possibile operare non solo co-
me media company leader nell’in-
formazione economico finanziaria,
ma divenire una piattaforma di ri-
ferimento al servizio dei mercati,
composta da informazione, forma-
zione, software e banche dati, svi-
luppo di community relazionali,
progettazione di nuovi format ed
eventi, come questo prestigioso
convegno di San Francisco e come
il Festival dell’economia di Trento».
La Ad ha spiegato che il Sole 24 Ore
ha due obiettivi: «internamente,
essere sempre più digital first,
usando l’intelligenza artificiale per
personalizzarne la fruizione; ester-
namente diventare partner dei
clienti, accompagnandoli lungo la
catena informazione-formazione-
nuove connessioni per diventare
sempre più competitivi».
L’ambasciatrice d’Italia a
Washington, Mariangela Zappia, ha
da parta sua sottolineato che le tec-
nologie emergenti «assumono di-
mensione trasversale», investendo
cioè sia la sfera economica che poli-
tica, di sicurezza e difesa, sino agli
«aspetti etici» sollevati dall’intelli-
genza artificiale. In questo scenario,
per l’Italia la cooperazione con
l’America è «pilastro di un’alleanza
strategica». Ed è «fondamentale per
valorizzare la ricerca e il sistema in-
dustriale italiano», perché gli Stati
Uniti restano protagonista indi-
scusso: «Sono il Paese con il mag-
gior numero di premi Nobel, le uni-
versità che guidano i ranking inter-
nazionali e dove viene investita la
metà del venture capital mondiale».
Ma anche l’Italia ha le sue eccel-
lenze tecnologiche. «Il nostro Pae-
se, per quanto piccolo nel contesto
internazionale, esprime un livello
di innovazione all’avanguardia
mondiale, in particolare nel settore
industriale: bisogna far conoscere
di più all’estero queste eccellenze,
in particolare negli Stati Uniti che
rappresentano un terreno perfetto
di crescita e di sviluppo delle impre-
se italiane», ha rilevato il direttore
del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini,
collegato da Milano. Al convegno di
San Francisco sono intervenuti an-
che Sean Randolph, direttore del
Bay Area Council Economic Institu-
te, Alberto Sangiovanni Vincentelli,
docente alla California University a
Berkeley, Alessandro Ratti, diretto-
re di divisione all’acceleratore Slac
della Stanford University, Giulia
Baccarin, Ceo di Mipu, Assia Gra-
zioli Venier, cofondatrice del fondo
Muse Capital e Gionata Tedeschi,
direttore generale innovazione e
sostenibilità del Gruppo 24 Ore.
Alleanza vincente. Il Console a San Francisco Sergio Strozzi (a sinistra), la Ad del
Gruppo 24 Ore Mirja Cartia d’Asero e il direttore di Innovit Alberto Acito.
IL PROGRAMMA DI ROAD TO TRENTO
Quattro appuntamenti esteri di rilievo
Prima della tappa americana di
ieri, gli incontri esteri del Festival
dell’economia di Trento, organiz-
zati dal Sole 24 Ore sempre in
diretta streaming oltre che in
presenza, hanno debuttato il 6
febbraio a Lugano, con un even-
to in collaborazione con l'Amba-
sciata di Berna sul tema «Transi-
zione ecologica tra Fintech e
sfida energetica. Italia e Svizzera
a confronto». Dopo l’incontro di
San Francisco, tappa ad Abu
Dhabi, il 15 marzo 2023, per un
incontro con l’Ambasciata sul
tema «Italia ed Emirati arabi uniti
‘ Strier (Vp Nvidia):
l’Italia è molto avanti
sull’intelligenza
artificiale in diversi
ambiti pubblici e privati
(Eau) verso la Cop 28»: un even-
to che rientra nel percorso di
avvicinamento alla Cop 28, che
si terrà negli Eau a novembre
2023. Il 29 marzo ci sarà l’incon-
tro di Johannesburg, in collabo-
razione con l’Ambasciata a
Pretoria, intitolato «Cooperazio-
ne scientifica e sviluppo. Nuove
frontiere per le relazioni tra Italia
e Sud Africa». Questo palinsesto
di eventi tirerà la volata alla
18esima edizione del Festival
dell'Economia di Trento, in pro-
gramma dal 25 al 28 maggio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Randolph ha posto l’accento sulla
«collaborazione tra Usa e altre de-
mocrazie nelle tecnologie critiche»
in risposta alle mire della Cina. Rat-
ti ha raccontato « la simbiosi ame-
ricana tra la ricerca nei laboratori
nazionali e quella nell’accademia e
nell’industria». Baccarin ha rac-
contato il ruolo di tecnologie Ia nel-
la fabbrica predittiva, «efficiente,
sostenibile, inclusiva» e Grazioli
Venier ha detto che «diversità e
qualità del capitale possono stimo-
lare l’innovazione». Per Tedeschi
l’innovazione è oggi «al centro di
ogni strategia di crescita».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
‘‘ Al debutto in California
alleanza strategica
Per l’Italia la cooperazione
anche sul fronte R&S L’obiettivo è metterle a
con gli Usa è il pilastro contatto con gli investitori
di un’alleanza strategica
fondamentale per
e gli innovatori americani
valorizzare il sistema
economico italiano «Uno strumento in più per dare
alle aziende italiane maggiore vi-
sibilità nella Silicon valley e per
raccontare un’eccellenza poco
SERGIO
conosciuta del nostro Paese: l’in-
STROZZI
Console
novazione». Così il direttore Al-
generale a berto Acito racconta Innovit,
San Francisco l’Italian cultural and innovation
hub di San Francisco dove si è
svolto ieri il convegno del Sole 24
Ore di avvicinamento al Festival
‘‘ dell’economia di Trento. Una
piattaforma operativa di suppor-
DIALOGO UTILE to a start up e Pmi innovative che
Grazie al Sole 24 Ore per guardano con interesse alla Bay
avere aperto con questo area (senza escludere grandi
evento un filo diretto tra gruppi in cerca di un affaccio nel-
le imprese e gli ecosistemi la patria dell’hi-tech).
più innovativi dell’Italia Innovit è adesso al debutto
e quelli della West coast operativo: a marzo arriva la pri-
ma pattuglia di 30 aziende, 15
start up e altrettante Pmi, sele-
zionate per un programma in-
ALBERTO tensivo di due settimane dedica-
ACITO to a intelligenza artificiale, meta-
Direttore
Innovit a San
verso, cultura e creatività. Le
prescelte appartengono a settori
Francisco
diversi, da piattaforme B2B di e-
learning allo sviluppo di nuovi
materiali. Entro l’anno le start up
e Pmi coinvolte saranno almeno
‘‘ un centinaio, in quattro sessioni
a cadenza trimestrale. I prossimi
OBIETTIVI AMBIZIOSI appuntamenti saranno incentra-
Entro l’anno oltre ti su robotica, blockchain, cyber-
un centinaio di imprese security e IoT, sostenibilità, food,
saranno coinvolte agrotech e aerospazio. Le sele-
nel programma formativo zioni avvengono attraverso do-
e di sostegno al business
portato avanti da Innovit
‘ Il direttore Acito:
sosteniamo
il made in Italy
MIRJA
CARTIA nel suo percorso di
D’ASERO internazionalizzazione
Ad Gruppo
24 Ore mande online vagliate da esperti.
«Per le startup è un program-
ma di accelerazione – spiega Aci-
to -. Potranno entrare in contatto
con investitori, presentare i loro
‘‘ progetti e rientrare in Italia dopo
essersi confrontate con la cultura
SVOLTA EPOCALE
imprenditoriale trasformativa
L’industria dei media è in un
della Silicon valley». Forte atten-
percorso di trasformazione
zione viene rivolta anche alle
tecnologica in cui
Pmi innovative a caccia di inter-
la combinazione di digitale,
nazionalizzazione: «Il program-
qualità e credibilità è ancora
più importante di prima
ma può aiutarle a migliorare l’ac-
cesso al mercato Usa». L’attività
è strutturata con una componen-
te comune e una parte mirata ai
KEITH singoli partecipanti, con a dispo-
STRIER sizione mentor ed esperti. Di re-
Vp Nvidia cente, poi, Innovit ha facilitato il
e presidente primo roadshow di Cdp negli
della Task

Alleanza vincente tra Milano e Berkeley force Ocse

sulla Ia
Usa: tre giorni di incontri con fo-
cus sul venture capital.
L’hub è uno spazio all’avan-
guardia: 1.200 metri quadrati su

Una storia di successo
Procede nei tempi lo sbarco
nel distretto Mind
dell’acceleratore SkyDeck
È stato co-fondatore di due società
che hanno rivoluzionato la produ-
zione dei microprocessori, Cadence
e Synopsys, tuttora leader nel-
l’electronic design automation con
miliardi di dollari di fatturato an-
nuale e valutazioni da decine di mi-
liardi di dollari ciascuna. Ed è stato
appena insignito del prestigioso
BBVA Foundation frontiers of
knowledge award nelle tecnologie
informatiche e di comunicazione,
proprio per aver «trasformato radi-
calmente» la progettazione dei chip
e dato vita alla «moderna industria
dei semiconduttori». Alberto San-
giovanni Vincentelli, docente del-
l’Università della California a Be-
rkeley, è di casa sia negli Usa sia in
Italia. Nel nostro Paese è impegna-
to al far crescere un nuovo progetto
ambizioso: lo sbarco a Milano, nel
distretto Mind, di SkyDeck, il gran-
de acceleratore di startup di Berke-
ley «Sono convinto che una più
stretta collaborazione con l’ecosi-
stema statunitense potrebbe aiuta-
re enormemente l’economia e l’in-
novazione italiane e sto quindi cer-
cando di aiutare il più possibile a
stendere ponti», ha affermato al-
l’evento di San Francisco organiz-
zato dal Sole 24 Ore con l’Amba-
sciata, il Consolato e Innovit (se-
conda tappa estera del percorso di
avvicinamento al Festival dell’eco-
nomia di Trento).
Uno sforzo che oggi ha preso la
forma di SkyDeck Europe, con base
a Milano, dove sono in arrivo sele-
zionate startup internazionali.
Creato in collaborazione con Fon-
dazione Cariplo, l’australiana Len-
dlease e la Regione Lombardia, ha
sede nel nuovo Mind - il Milano In-
novation District nell’ex area Expo.
Il pedigree è d’eccezione: SkyDeck
di Berkeley è considerato uno dei
principali hub per l’innovazione
Usa. Le startup che ha sostenuto,
grazie ad una rete di 415 advisor e
70 partner industriali, hanno rac-
colto complessivamente oltre 1,5
miliardi di dollari.
Sangiovanni Vincentelli ha sot-
tolineato che «il processo di tra-
durre la ricerca in business stabile
è spesso fortuito, con molti fattori
‘ Sangiovanni Vincentelli:
stretta collaborazione
tra l’ecosistema
dell’innovazione Usa
e quello italiano
che entrano in gioco». Ma esistono
terreni fertili che possono favorire
esiti positivi. «L’ecosistema della
ricerca negli Stati Uniti è ricco e
conta su risorse private, pubbli-
che, universitarie. «Il rispetto reci-
proco e la forte collaborazione tra
l’accademia e l’industria si tradu-
cono in un buon modello di svilup-
po dell’innovazione».
In Italia i finanziamenti per la ri-
cerca gli appaiono invece ancora
inadeguati ad «ottenere risultati
consistenti, in grado di creare un
ecosistema necessario a incorag-
giare l’innovazione».
A pesare, ha detto, sono l’insuffi-
ciente numero di società di grandi
dimensioni e di venture capital e la
carenza di imprenditori in grado di
offrire non solo il necessario soste-
gno e i capitali ma anche la “guidan-
ce” degli startupper.
Tempo di rimboccarsi le mani-
che, dunque, e di lavorare insieme
a costruire ponti tra Italia e Usa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
‘‘
LA PRIORITÀ: COLLABORARE
Nell’arena dell’intelligenza
artificiale non ci sarà un solo
vincitore: bisogna cooperare
per gestire al meglio i profili
economici e quelli relativi alla
sicurezza nazionale
ALBERTO
SANGIOVANNI
VINCENTELLI
Docente
a Berkeley
e imprenditore
‘‘
FORTE IMPEGNO
Sto cercando in prima
persona di aiutare
il più possibile a stendere
ponti di collaborazione
tra America ed Europa
due piani di sale e spazi di co-
working vicino a North Beach,
storico quartiere di San Franci-
sco caro agli italiani. Nato su im-
pulso della Presidenza della Re-
pubblica e del ministero degli Af-
fari esteri e della Cooperazione
internazionale, è decollato come
partnership pubblico-privato: la
gestione dei servizi è stata vinta
dall’associazione temporanea di
imprese, guidata dalla Fondazio-
ne Giacomo Brodolini ed Ento-
pan Innovation. «Innovit è una
straordinaria opportunità per i
tanti innovatori del nostro Pae-
se», dice Fabio Sgaragli, respon-
sabile del progetto per il gestore.
L’hub racchiude il meglio del-
l’hi-tech, del business e della
cultura italiana sotto lo stesso
tetto: ospita infatti anche l’Isti-
tuto italiano di cultura e il desk
dell’Ice-Italian trade agency.
L’ambizione, per l’Italia, è di am-
pliarlo al mondo accademico e
riprodurlo fuori dagli Usa.
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8 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56

Curcio indagato a torino
Politica per una sparatoria del ’75
Renato Curcio, uno dei fondatori
delle Br, è stato iscritto nel registro
degli indagati dalla Procura di Torino
per la sparatoria davanti alla cascina La scomparsa di COSTANZO: omaggio a Maurizio Costanzo nella
Spiotta, nell’Alessandrino, che il 5 MELONI ALLA CAMERA ARDENTE camera ardente allestita in Campido-
giugno 1975 mise fine al sequestro «Ci lascia l’eredità di un grande giornali- glio. Meloni è stata accolta dal sindaco
dell’imprenditore piemontese Vitto- smo capace di dialogare con tutti». La di Roma, Roberto Gualtieri, e dalla
rio Vallarino Gancia. premier Giorgia Meloni ha reso così ieri moglie di Costanzo, Maria De Filippi.

ANSA
L’invasione dell’ucraina Brevi
ANARCHICI

Nel nuovo disordinE Cospito avanti ma salvini frena

mondiale La ue con il digiuno Zangrillo: possibile

A Milano stop a TikTok
deve cambiare pelle
striscioni solidali
Dopo che venerdì la Cassazione
ha confermato per lui il 41bis,
di Sergio l’anarchico Alfredo Cospito,
Fabbrini detenuto nel reparto di medicina
penitenziaria del San Paolo di
Milano, ha deciso di continuare il
—Continua da pagina 1 digiuno senza vitamine o integra-
tori. Striscioni di solidarietà per lui Dopo la decisione della

L’ uccisione di civili ucraini (probabilmente tra i 7 e

i 10mila, per non parlare degli eccidi di cui si sta
venendo a conoscenza) o la distruzione di circa il
40% della capacità energetica ucraina, per via dei
bombardamenti indiscriminati russi, hanno
ieri al corteo di Milano promosso
da Cobas e da altre sigle per
protestare contro governo, caro
vita e morti sul lavoro.
Commissione europea, anche il
governo italiano valuta un
possibile blocco di TikTok per i
dipendenti pubblici. Lo ha
annunciato ieri il ministro della
aumentato e non fiaccato la determinazione ucraina a Pa, Paolo Zangrillo (nella foto), a
combattere. Ben 13,4 milioni di ucraini sono stati Repubblica: «Il tema è
costretti a lasciare il loro Paese, ma ciò ha esteso la rete all’attenzione da qualche giorno»,
di solidarietà europea nei confronti di quest’ultimo. ha spiegato Zangrillo. «Su questo

Di fronte a questa situazione, non sono mancati i
tentativi per trovare una soluzione. Tre giorni fa
all’Assemblea generale delle Nazioni Unite è stata
votata da 141 Paesi una mozione che chiede alla
Russia «di ritirare immediatamente le proprie
truppe dal territorio dell’Ucraina» come condizione
per aprire un negoziato di pace, ma sette Paesi
(Russia, Bielorussia, Corea del Nord, Eritrea,
Nicaragua, Siria, Mali) hanno votato contro e 32 si
sono astenuti (tra cui Cina, India e Pakistan). Il
giorno dopo la Cina ha presentato una proposta di
Risoluzione della crisi ucraina, ma è difficile che
venga accettata. La Risoluzione chiede che venga
rispettata la «sovranità, l’indipendenza e l’integrità
territoriale di tutti i Paesi» (come se la Russia e
l’Ucraina avessero entrambe violato tale principio)
oppure chiede di «abbandonare la mentalità della
Guerra fredda» in base alla quale «la sicurezza di una
regione si ottiene rafforzando o espandendo i
blocchi militari» (come se fosse stata la Nato ad
invadere o a minacciare la
Russia, come recita la più banale
‘ narrativa antiamericana). In
realtà, ciò che interessa alla Cina
la ricetta è la stabilità dei commerci
Necessario internazionali, non la risoluzione
sovra- della guerra in Ucraina. C’è una
nazionalizzare esigenza diffusa che la guerra
debba essere fermata, ma
le politiche
nessuno sa come farlo.
di sicurezza e
nazionalizzare Non sa come farlo l’Europa,
quelle che pure la guerra ce l’ha in casa.
di interesse L’Europa (Unione europea e
domestico Regno Unito) si è dimostrata
unita nella “reazione”
(all’aggressione russa), assai di meno nella “azione”
(per una soluzione all’aggressione russa). Sarebbe un
errore sottovalutare il ruolo da essa avuto nella difesa
dell’integrità territoriale ucraina e della sua sovranità
democratica, sarebbe però un errore sopravalutare
quel ruolo. In particolare, l’Ue è giunta impreparata al
“ritorno della storia”, perché a lungo convinta che
quest’ultima fosse finita. Di qui, le divisioni su come
uscire dalla guerra. L’asse franco-tedesco persegue la
prospettiva del dialogo con la Russia di Putin, una
prospettiva ragionevole nel medio periodo (visto che
la Russia è vicina di casa nostra) ma assai di meno nel
Sfida Bonaccini-Schlein,
i due Pd alla conta finale
Primarie. Il governatore ha avuto il 54% tra gli iscritti: deve mantenere il distacco, o rischio
paralisi. La candidata della sinistra punta su giovani e outsider. L’incognita dell’affluenza
Emilia Patta
ROMA
Lei punta sul voto dei giovani, delle
donne e di chi negli ultimi anni è stato
un elettore intermittente del Pd oltre
che sul voto delle città, che da Milano
a Napoli passando per Roma la hanno
premiata nel voto tra gli iscritti. Lui
punta sui milianti e sugli elettori più
fedeli ed affezionati oltre che sul voto
popolare, fuori dalle esecrate Ztl delle
grandi città. Entrambi puntano su
una forte partecipazione al voto nei
gazebo nonostante il mal tempo an-
nunciato in gran parte d’Italia: lui
perché non vuole essere il primo se-
gretario del Pd eletto da meno di un
milione di persone, lei perché spera
che una larga partecipazione possa
essere indice di allargamento portan-
do ai gazebo chi finora non c’è mai an-
dato o ci è andato solo qualche volta.
Quel che è certo è che stasera si sa-
prà, dopo molti mesi di interregno e
un confronto congressuale durato fin
troppo, chi sarà il segretario (o la se-
gretaria) del Pd che succederà ad En-
rico Letta. Stefano Bonaccini, con il
54% dei voti degli iscritti nei circoli, è
il favorito. Elly Schlein , con il 35%, la
possibile sorpresa dei gazebo. Due
storie molto diverse per due visioni
del Pd molto diverse, nonostante la
campagna elettorale sotto tono e al-
l’insegna del fair play e del garbo reci-
proco. L’outsider Schlein - appoggia-
Stefano
Bonaccini
ta da molti dirigenti di sinistra quali
i bersanian-dalemiani di Articolo 1
Con lui anche gli ex guidati da Roberto Speranza e in fase
renziani e molti di rientro nel partito, Andrea Orlan-
amministratori do, Giuseppe Provenzano, Francesco
locali. Vuole un Pd Boccia, Nicola Zingaretti, Goffredo
che parli anche Bettini - vuole un Pd più schietta-
a imprese mente di sinistra ed ecologista e
e autonomi
guarda all’alleanza con il M5s di Giu-
seppe Conte come sbocco naturale.
Mentre il governatore dell’Emilia Ro-
magna - appoggiato da Base riformi-
sta, la corrente degli ex renziani che
ha in Lorenzo Guerini il suo riferi-
mento, e da molti sindaci e ammini-
stratori locali - punta a riportare in
auge la vocazione maggioritaria di
veltroniana memoria: un Pd che parli
Elly a tutto il Paese e non solo ad alcuni
Schlein
segmenti sociali e rappresenti quindi
Sostenuta anche
dai bersanian- anche il mondo delle imprese, delle
dalemiani, vuole partite Iva e degli autonomi «colpe-
un Pd di sinistra volmente lasciati alla destra».
ed ecologista, Un ribaltamento del voto degli
alleato con il M5S iscritti, mai accaduto nella storia del
Pd, è sempre possibile. Ma anche i so-
stenitori di Schlein ci sperano poco:
tutti i pronostici danno Bonaccini in
testa. Il vero dato sarà di quanto. Sch-
lein punta proprio sul voto degli “out-
sider” e dei giovani per ottenere una
percentuale superiore al 40% costrin-
gendo così Bonaccini poco sopra il
50%: con una forbice così stretta la sua
segreteria inizierebbe in salita. Una si-
nistra molto forte (e rumorosa, visti i
big che sostengono Schlein) avrebbe
infatti tutto l’interesse a logorare il
leader per puntare alla rivincita al
prossimo congresso, e di conseguen-
za la libertà di azione politica di Bo-
naccini sarebbe limitata. Il governato-
re dell’Emilia Romagna spera di con-
tro in una forbice ampia (alcuni son-
daggi dei giorni scorsi lo davano in
vantaggio di 30 punti): solo così
avrebbe la legittimazione popolare
per portare avanti politiche riformi-
ste. E anche per sedersi al tavolo delle
riforme costituzionali che la premier
Giorgia Meloni ha intenzione di istitu-
ire, probabilmente con una Bicamera-
le, per arrivare a una revisione costi-
tuzionale per introdurre il premierato
forte il più possibile condivisa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
argomento si sta già impegnando
il Copasir, ma è evidente che il mio
ministero, avendo 3,2 milioni di
dipendenti, è fortemente
coinvolto - spiega -. Le opzioni
possono essere di muoversi come
si è mossa la Commissione Ue o
assumere una decisione diversa. È
una scelta che non posso compiere
in solitaria, mi devo confrontare
con le altre istituzioni e insieme
concorderemo una linea». I tempi,
spiega il ministro, saranno stretti,
con un possibile vertice dopo il
weekend: «Decideremo in fretta,
ma dobbiamo comprendere bene
quale è effettivamente la
profondità dei rischi legati alla
sicurezza nazionale». Ma arriva
già la frenata della Lega. «Bloccare
TikTok? È un interrogativo che
coinvolge sicurezza e democrazia.
Sono perplesso e sono contrario
ad ogni tipo di censura, in una
società liberale prima di arrivare a
“blocchi” radicali bisogna
riflettere bene», scrive il segretario
leghista e ministro delle
Infrastrutture Matteo Salvini su
Twitter.
MERITO DELLA REPUBBLICA
Mattarella conferisce
30 onorificenze

breve periodo (visto che la Russia non vuole “ballare il

tango con noi”). Il blocco dei nove di Bucarest Il presidente della Repubblica,
(Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Sergio Mattarella (nella foto), ha
Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia), che
si è riunito pochi giorni fa senza l’Ungheria, persegue
la prospettiva della umiliazione militare della Russia
di Putin, una prospettiva comprensibile nel breve
Balneari, il governo prende tempo conferito ieri 30 onorificenze al
Merito della Repubblica italiana a
cittadine e cittadini che si sono
distinti per l’impegno a favore dei
periodo (vista l’aggressività di quest’ultima) ma assai
di meno nel medio periodo (dato che una Russia
umiliata costituirebbe una fonte costante di instabilità
Zucconi (Fdi): ipotesi doppio binario detenuti, per la solidarietà, per il
volontariato, per attività in favore
dell’inclusione sociale, della
per l’intero continente). Il punto è che queste due legalità, del diritto alla salute e per
prospettive, entrambe parziali, non hanno un luogo atti di eroismo. Il presidente della
dove ricomporsi democraticamente. Il potere di veto con il diritto europeo» e dunque locuzione con Bruxelles, alla quale Repubblica ha individuato, fra i
paralizza il Consiglio europeo dei capi di governo, il Dopo il richiamo del Colle sono «indispensabili modifiche a il governo sembra orientato a of- tanti esempi presenti nella società
Parlamento europeo è escluso dalle politiche di breve», la patata bollente è di nuo- frire un ventaglio di soluzioni. Ce e nelle istituzioni, alcuni casi
sicurezza, l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la vo sul tavolo di Palazzo Chigi e non le illustra il deputato di Fratelli significativi di impegno civile,
politica di sicurezza è privo di un potere effettivo. Il può continuare ad essere ignorata. d’Italia e segretario di presidenza anche nel settore imprenditoriale,
blocco di Bucarest non ha le risorse (economiche, A gara le concessioni nate Che Lega e Forza Italia, erettisi a della Camera Riccardo Zucconi: si di dedizione al bene comune e di
politiche, culturali) per esercitare un ruolo di dopo la Bolkestein, proroga difensori dei balneari fin dal go- va all’asta solo se c’è scarsità di ri- testimonianza dei valori
leadership all’interno dell’Ue, ma l’asse franco- verno Draghi, vogliano o meno. La sorse è una possibile proposta; poi repubblicani. Tra i premiati,
tedesco (che quelle risorse ce le ha) non può esercitare
per quelle antecedenti direttiva Bolkestein è del 2010, c’è la possibilità, anche se più figurano Caterina Bellandi, 57
quel ruolo per via dei suoi egoismi nazionali e delle l’Italia ha un contenzioso aperto complicata, degli “atti formali” in anni, insignita dell’onorificenza
sue pretese egemoniche. Di conseguenza, la politica di ROMA con Bruxelles fin dal 20220, quan- base a una legge del ’93 mai appli- «per la generosità nel donare
sicurezza continua ad essere decisa all’interno della do è stata aperta una procedura di cata (in sostanza, in base a investi- serenità ai bambini malati e alle
Nato dove «chi contribuisce di più, conta di più». Per «Sulla proroga delle concessioni infrazione contro il nostro Paese menti che ci si impegna a fare la loro famiglie accompagnandoli
nostra fortuna, il presidente Biden è un leader balneari il governo si è incartato e, per il mancato rispetto delle diret- concessione è prorogata per ven- gratuitamente con il suo taxi ad
democratico che agisce come il capo di un’alleanza dopo la missiva del Quirinale, è tive sulla concorrenza, e il 9 no- t’anni); infine la strada del cosid- effettuare le cure». E ancora,
delle democrazie, tuttavia la sua prospettiva sulla costretto a rivedere la norma. Nel- vembre del 2021 è pure intervenu- detto doppio binario. Proprio Zuc- Alberto Maria Antonio Bonfanti,
sicurezza europea riflette necessariamente la visione la maggioranza si fa lo scaricaba- ta una sentenza del Consiglio di coni aveva già depositato una pro- 61 anni, insignito «per il costante
di Washington . Così, pochi giorni fa, è volato a Kiev e a rile, ma intanto l’Italia rischia di Stato a sottolineare che ulteriori posta di legge in tal senso, seconda impegno profuso
Varsavia, senza fermarsi a Bruxelles (o a Londra). perdere credibilità in Europa e di proroghe sono contrarie al diritto firma Giorgia Meloni, nel 2018: nell’accompagnare i ragazzi nello
Insomma, di fronte ad una guerra che è destinata non portare a casa le risorse del Ue. Giorgia Meloni, dopo la lettera mandare a gara le concessioni na- studio attraverso una rete di
a durare, l’Ue avrebbe bisogno di superare le sue
parzialità. Ci vuole un nuovo balancing act, per
Pnrr». Ha buon gioco l’opposizio-
ne, in questo caso per bocca dell’ex
‘ di Mattarella, ha subito fatto sape-
re che il governo rispetterà le indi-
te dopo la Bolkestein, quindi dopo
il 2010, e prorogare quelle prece-
volontari composta da
insegnanti, anche in pensione, e
sovra-nazionalizzare le politiche della sicurezza e azzurra Maria Stella Gelmini ora ALTERNATIVE cazioni del Quirinale. Ma come? denti. «Sarebbe un modo di intro- giovani universitari». Questi due
rinazionalizzare quelle di interesse domestico. portavoce della calendiana Azio- Silenzio di Lega Intanto, secondo il testo del de- durre la Bolkestein adattandola cittadini, come gli altri 28
Bruxelles deve fare ciò che le capitali nazionali non ne, a gettare benzina sul fuoco. Ma e Fi, Meloni creto firmato dal Capo dello Stato, alla nostra storia imprenditoriale insigniti, hanno ispirato la scelta
possono fare. E viceversa. Per attraversare la terra non c’è dubbio che dopo i rilievi di intenzionata c’è tempo fino a fine luglio per fare - dice Zucconi -. Certo non si può del Quirinale. La cerimonia
incognita del nuovo disordine mondiale occorre Sergio Mattarella, che pur firman- a trattare i decreti attuativi in base ai quali proseguire con le proroghe, ridi- pubblica di consegna delle
sperimentare nuove strade e non già ripercorrere do il decreto Milleproroghe ha sot- con la Ue avviare le gare e procedere alla cole e fini a se stesse». onorificenze si svolgerà presso il
quelle vecchie. tolineato che la proroga delle con- su un ventaglio mappatura di tutte le concessioni. —Em. Pa. Palazzo del Quirinale il prossimo
© RIPRODUZIONE RISERVATA cessioni balneari «è incompatibile di soluzioni Nel frattempo andrà avanti l’inter- © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 marzo.
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56 9

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10 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56

Giorgetti: no a passi indietro arretramento inaccettabile», lo ha

Economia e politica internazionale sul sostegno all’ucraina detto ieri il ministro delle Finanze
«Non possiamo mettere in discussione italiano, Giancarlo Giorgetti, al G20 di
ciò che è stato approvato al G20 di Bali Bangalore, segnato dalle divisioni
e qualsiasi altra soluzione sarebbe un sulla condanna dell’invasione russa

REUTERS

Biden boccia il piano cinese:

«Porta vantaggi solo a Putin»
La guerra in Ucraina. Pechino si oppone alla condanna dell’invasione e spacca il G20 delle Finanze
Giorgetti avvisa: «La corsa alla sicurezza energetica e alimentare sta dividendo il mondo»

Gianluca Di Donfrancesco nanze e delle banche centrali, che si l’uso delle armi nucleari», in uno guerra in Ucraina e ne è stato fago-
è tenuto a Bangalore. dei due paragrafi «non sottoscritti citato. Sul tavolo c’era un dossier di

S
ul piano di pace proposto
venerdì dalla Cina arriva
la bocciatura della Casa
Bianca: se piace a Vladi-
mir Putin «che utilità
può avere? Nel piano non ho visto
nulla di vantaggioso per nessuno al
di fuori della Russia», ha detto il
presidente Usa, Joe Biden, in un’in-
tervista ad Abc News. Aggiungendo
di trovare «irrazionale» che a ne-
goziare la conclusione della guerra
in Ucraina possa essere Pechino. Il
giorno dopo aver formulato la pro-
posta, la Cina (insieme alla Russia)
si è opposta a includere la condan-
na dell’invasione nel comunicato
finale del G20 dei ministri delle Fi-
Il meeting si è quindi concluso ie-
ri senza una dichiarazione congiun-
ta, ma con una nota della presidenza
indiana, che si limita a fare il punto
delle discussioni tra i Venti e a regi-
strare le divergenze. Temendo que-
sto esito, New Delhi, che a sua volta
tiene una posizione neutrale e non
partecipa alle sanzioni contro Mo-
sca, ha provato a opporsi alla propo-
sta di inserire nel documento con-
clusivo la condanna della Russia. Ma
la gran parte degli altri Paesi non ha
accettato di fare passi indietro, gui-
dati da una combattiva ministra del
Tesoro Usa, Janet Yellen.
Il testo della presidenza indiana
dichiara anche «inammissibile
da Russia e Cina».
Il ministro dell’Economia italia-
no, Giancarlo Giorgetti, ha affer-
mato che «le contorsioni sul-
l’Ucraina e soprattutto la sfida cli-
matica complicano e aumentano le
divergenze. La sicurezza energeti-
ca e l’insicurezza alimentare stan-
no spaccando il mondo». La corsa
alla transizione ecologica, con l’ag-
giunta del controllo delle materie
prime critiche, «sta provocando
una frattura anche sul fronte occi-
dentale tra Stati Uniti ed Europa, a
sua volta molto frammentata al suo
interno», ha aggiunto.
Il G20 di Bangalore è caduto in
concomitanza con il primo anno di
grande importanza, la ristruttura-
zione del debito dei Paesi a basso
reddito e a maggior rischio di de-
fault. Anche su questo fronte han-
no prevalso le divergenze. Fmi,
Banca Mondiale, Cina, India, Ara-
bia Saudita e Paesi del G7 hanno te-
nuto un incontro ieri, senza però
raggiungere risultati concreti. E
aumenta la pressione perché le na-
zioni creditrici, a partire dalla Cina
che è la più grande, accettino un
ampio haircut sui prestiti concessi
ai Paesi poveri. Grande supporto
ha invece trovato la proposta in-
diana di adottare regole più severe
sulle criptovalute private. Salta il comunicato finale. La ministra delle Finanze indiana, Nirmala Sithara-
© RIPRODUZIONE RISERVATA man, illustra l’esito del G20 di Bangalore, chiuso senza documento congiunto

Sanzioni, la Ue vara
il decimo pacchetto
contro la Russia
Bruxelles
Consenso difficile
Beda Romano
Dal nostro corrispondente
BRUXELLES
Con una decisione sofferta, i
Ventisette hanno approvato uf-
ficialmente ieri mattina l’atteso
decimo pacchetto di sanzioni
contro il Cremlino, sulla scia
dell’invasione dell’Ucraina or-
mai un anno fa. Le misure colpi-
scono export europeo verso la
Russia per più di 11 miliardi di
euro. Nel contempo, questa
nuova tornata sanzionatoria va
a colpire nuove entità e persone
(anche iraniane), oltre a tre isti-
tuzioni finanziarie russe che
non potranno più godere di fi-
nanziamenti europei.
Il divieto di esportazione di
beni industriali dall’Unione eu-
ropea alla Russia è esteso a beni
a duplice uso come l’elettronica,
i veicoli specializzati, le parti
meccaniche, i ricambi per motori
di camion e aerei, le antenne, le
gru, i droni, i materiali di terre
rare, i circuiti elettronici e le co-
siddette termocamere. «Queste
nuove restrizioni riguardano
esportazioni europee per un va-
lore di 11,4 miliardi di euro, se-
condo i dati del 2021», spiegava
ieri la Commissione europea.
In buona sostanza, sempre
secondo l’esecutivo comunita-
rio, le misure appena elencate si
aggiungono ai 32,5 miliardi di
euro di esportazioni europee già
sanzionate nei pacchetti prece-
denti. Con la nuova tornata san-
zionatoria, l’Unione europea
può affermare di colpire in totale
quasi la metà (per la precisione
il 49%) delle sue esportazioni
verso la Russia relative al 2021.
Le misure si aggiungono a quelle
annunciate venerdì dagli Stati
Uniti e dal Regno Unito.
Inoltre, sono state inserite
nell’elenco delle società colpite
da sanzioni europee altre 96 en-
tità associate al complesso mili-
tare-industriale russo, portan-
do a 506 il totale degli utenti fi-
nali militari inseriti nell’elenco
comunitario. Questo elenco
comprende entità russe asso-
ciate all’organizzazione para-
militare Wagner, controllata dal
regime di Vladimir Putin. Infi-
ne, le misure annunciate ieri a
Bruxelles colpiscono anche bi-
tume e materiali correlati come
l’asfalto, così come la gomma
sintetica e il nerofumo.
Quest’ultimissimo capitolo
ha complicato la trattativa tra
i Ventisette. La Polonia ha
chiesto misure ancora più re-
strittive, ma poiché era isolata
ha dovuto arrendersi dopo una
giornata, quella di venerdì, di
tira-e-molla (lo stesso avvenne
in dicembre con il nono pac-
chetto di sanzioni).
Interpellato ieri, un diploma-
tico polacco ha spiegato che Var-
savia ha già elencato ai partner i
suoi desiderata in vista di nuove
‘ Colpito export Ue
verso la Russia
per 11 miliardi di euro.
Misure anche contro
società iraniane
misure sanzionatorie (citando
tra le altre cose i diamanti, finora
preservati dalle sanzioni).
Secondo l’Alto rappresentan-
te Ue per la Politica estera e di Si-
curezza Josep Borrell, le nuove
sanzioni vanno a colpire anche
«i responsabili della deportazio-
ne e dell’adozione forzata di al-
meno 6mila bambini ucraini» in
violazione del diritto internazio-
nale. «Continueremo ad aumen-
tare la pressione sulla Russia e lo
faremo per tutto il tempo neces-
sario, finché l’Ucraina non sarà
liberata dalla brutale aggressio-
ne russa», ha dichiarato l’ex mi-
nistro degli Esteri spagnolo.
Infine, è da notare che il nuo-
vo pacchetto di sanzioni va a
colpire l’export europeo verso
sette entità iraniane, accusate di
rifornire la Russia di droni. La
scelta è significativa perché
giunge mentre vi sono dubbi se
la Cina voglia sostenere lo sfor-
zo militare russo in Ucraina. Nel
frattempo, i Ventisette stanno
studiando la possibilità di ac-
quisti in comune di armi e mu-
nizioni da inviare per sostenere
Kiev. Novità dovrebbero esserci
entro inizio marzo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
Economia e politica internazionale
Le vite spaccate di Kherson,
dove la guerra è impantanata
Reportage. Le forze ucraine, dopo avere riconquistato la città, sono ferme sulla sponda occidentale
del Dnipro. Dalla sponda Est le granate russe continuano a colpire: un conflitto senza via d’uscita
Roberto Bongiorni
Dal nostro inviato
KHERSON
Igor K. non vuole più avvicinarsi alle
sponde del fiume. Non solo perché è
uno dei luoghi più pericolosi di tutta
la città. Dove i cecchini russi sono a
meno di un chilometro. Ai suoi occhi
le acque indolenti del grande Dnipro
rappresentano l’ostacolo che lo divi-
dono dalla moglie. Sulla sponda
orientale c’è la sua Olga, arrestata
dalle forze russe lo scorso agosto e
portata di là dal fiume. Su quella occi-
dentale c’è lui, uscito dal carcere rus-
so di Kherson da tre mesi, e oggi im-
pegnato a ricostruire la città nell’Am-
ministrazione comunale. «Ho cerca-
to di farle arrivare tre lettere. Chi ha
diviso la cella con mia moglie mi ha
detto che ne ha ricevuta una. Sono
preoccupato. Le torture con i cavi
elettrici le hanno provocato degli
scompensi cardiaci. Non ho più noti-
zie di lei da tre mesi», racconta.
Sono ancora tante le famiglie di
Kherson divise dalle acque del Dni-
pro. Tanti i bambini di questa città
portati via dai genitori con l’inganno.
Tanti gli orfani finiti di là, e poi chissà
dove, in Crimea, in Russia.
La città meridionale di Kherson,
conquistata dai russi nei primi giorni
dell’invasione, è il paradigma di come
questa guerra possa impantanarsi. I
russi l’anno perduta in novembre. Ed
è stata la peggior sconfitta dall’inizio
del conflitto. Per gli ucraini è stata la
vittoria più grande. I russi sfogano la
loro rabbia colpendo alla cieca. Gli
ucraini rispondono, ma non avanza-
no. Il fronte acqueo del Dnipro è un
ostacolo quasi insormontabile. Per
entrambi gli eserciti. Chiunque voles-
se tentare una sortita subirebbe per-
dite devastanti. Per Mosca è vitale
controllare la sponda orientale. Se
Kiev sfondasse arriverebbe con più
facilità a quell’istmo di terra che colle-
ga la Crimea alla terra ferma.
«In verità speravamo che dopo ot-
to mesi di occupazione le cose andas-
sero meglio. Ma sono convinta che
vinceremo la guerra e torneremo a vi-
vere». La seconda parte della risposta
di Svetlana, insegnante di matemati-
ca in pensione, rispecchia un copione
che gli ucraini ripetono spesso. La
prima parte, invece, racconta la meta-
morfosi di questa città portuale, un
tempo il fiore all’occhiello dei cantieri
navali sovietici. Il 12 novembre le for-
ze ucraine entravano in città accolte
dalla folla in festa, dai fiori, dalle spe-
ranze. Le strade si erano ripopolate, la
gente cominciava a riaprire le attività.
Il salto dall’entusiasmo all’amarezza
è stato breve. Il tempo necessario alle
forza russe per di riorganizzarsi e
vendicarsi contro quella città che Mo-
sca aveva annesso in settembre.
A Kherson la gente è in parte tor-
nata. Ma solo per poi fuggire un’altra
volta. Ora sono 30mila. Prima della
guerra erano 350mila. In questa città
spettrale si aggirano quasi soltanto
persone anziane, con i loro sacchetti
della spesa. Camminano a testa bassa,
incuranti del boato dei tiri di artiglie-
ria che in questi giorni è ancora più
intenso. Un suono ormai familiare.
Nell’ospedale Tropinka ci riceve
Leonid Remiga, il direttore del reparto
Ostetricia: «Ci sono abbastanza medi-
ci per assistere chi è rimaste a Kher-
son. Certo, ci mancano diverse attrez-
zature. Ma abbiamo stanze chirurgi-
che e cliniche. Kherson non è morta».
Eppure tra le corsie vuote del nosoco-
mio si vieni pervasi dalla stessa sensa-
zione che si ha percorrendo in auto le
nuovi attacchi
Mosca: più navi
nel Mar Nero
Le truppe russe continuano a
bombardare l’Ucraina. Ieri gli
attacchi hanno colpito la città di
Kramatorsk, nel Donetsk, e poi
Nikopol e Marhanets: danneg-
giando rete elettrica, strade, case
e scuole. I colpi di artiglieria
pesante non cessano di bom-
bardare Kherson, nel sud del
Paese. Secondo Kiev, intanto, la
Russia ha raddoppiato a otto il
numero di navi nel Mar Nero in
preparazioni di nuovi attacchi.
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11
IL CAPO DELLA WAGNER media ufficiali russi. Vladimir Putin -
OSCURATO SUI MEDIA RUSSI secondo il media indipendente russo
Evgeny Prigozhin (nella foto), capo dei Verstka - lo avrebbe punito per il
mercenari russi della compagnia dissenso nei confronti dei vertici
Wagner, sarebbe stato bandito dai militari di Mosca sulla guerra ucraina
REUTERS
strade deserte. Dove i semafori sono
spenti di giorno, e i lampioni non si il-
luminano quando scende la sera.
Non è una città come le altre, Kher-
son. Qui le scuole sono chiuse da tre
anni, da quando è scoppiata l’epide-
mia di Covid «Dio sa quando riapri-
ranno», spiega Volodymyr Samaidar,
61 anni, volontario di una Ong che si
occupa degli orfani. «Abbiamo cerca-
to di nascondere gli orfani ai russi. Ri-
correndo a tutti i sotterfugi, anche fal-
sificando i documenti in modo che al-
tre persone risultassero i loro genito-
ri. I Russi non se ne sono accorti. Ma
circola voce che quando sono fuggiti
abbiamo portato con loro 2mila nostri
bambini. Non sono però in grado di
confermare queste cifre». Fuori tre
cani randagi leccano una pozzanghe-
MANIFESTAZIONi in tutta europa
ra ghiacciata. La piazza centrale pare
ancora più grande, tanto è vuota.
Kherson è stata liberata. Ma non Oltre 10mila persone
è libera dalla presenza del nemico.
È ancora troppo vicino. E in parte in strada per la pace a Berlino
tra la gente. «In città ci sono ancora
diversi collaborazionisti. La polizia
se ne sta occupando», spiega Natal- Una manifestazione per la fine nizzata, tra gli altri, da Sahra
ya Havrilenko. Lei, 51, anni, ha con- della guerra in Ucraina è andata Wagenknecht, membro del
diviso la cella con Olga. Lei, dal fiu- in scena ieri a Berlino (nella foto): partito di sinistra Die Linke. La
me ha fatto ritorno. oltre diecimila persone hanno Germania, insieme agli Usa, è
Kherson è una città ferita. Che in sfilato in corteo per le vie della stata uno dei maggiori fornitori di
modo ostinato vuole tornare a vivere. capitale tedesca, per protestare armi all’Ucraina e ha appena
Ma che difficilmente riuscirà a farlo. contro la consegna di armi a Kiev sbloccato la consegna dei carri
Almeno fino a quando le acque del e a sostegno dei negoziati di armati Leopard. Altre manifesta-
Dnipro divideranno l’esercito russo pace, dopo oltre un anno dall’ini- zioni per la pace si sono svolte in
da quello ucraino, i genitori dai figli. zio dell’invasione russa. La «Ri- Italia e in tutta Europa.
Ed i mariti dalle mogli. volta per la pace» è stata orga- © RIPRODUZIONE RISERVATA
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12 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56

Commenti Vittoria Gozzi. Nata in una famiglia di imprenditori, studi alla Bocconi e all’estero, presiede
A tavola con Wylab, incubatore per investimenti sportivi a Chiavari, punto nodale di una nuova geografia

«Lo sport ‘‘
in italia, senza
la mano pubblica,
è business la struttura
industriale
del venture
e spettacolo capital
funziona poco

Ma in Italia tecnologico a Tel Aviv e il suo quartier generale negli

Stati Uniti a San Francisco. Zone 7 ha elaborato un
algoritmo di intelligenza artificiale che calcola la

è in mano
probabilità degli infortuni degli atleti partendo dal
monitoraggio dei biomarcatori e dei dati biometrici,
della saliva e della qualità del sonno. Lo usano in
Europa il Liverpool, il Leeds United, il Ranger
Glasgow, il Celtic Glasgow, il Queens Park Rangers.

a circuiti Negli Stati Uniti la Major League Soccer. In Italia

soltanto l’Entella e il Napoli. In pochi fra preparatori
atletici, allenatori e direttori sportivi accettano l’idea
che si possa predire il rischio di infortunio di un

chiusi»
calciatore partendo dai big data e dalle reti neurali:
diverse volte mi sono sentita dire che “è meglio
l’occhiometro della macchina”. Che vuoi farci?».
L’industria del venture capital nello sport tech del
nostro Paese ha un problema di contesto ambientale
in cui svilupparsi: negli ultimi cinque anni, secondo i
dati di SportsTechX, il valore degli investimenti nello
sport tech è ammontato a 33,5 miliardi di dollari.
Di questi, 16 miliardi di dollari negli Stati Uniti e 3,1
miliardi fra Francia, Germania, e Gran Bretagna. Solo
37 milioni di dollari da noi. «Nel mondo – nota Gozzi –
il mercato è esploso. Due anni fa c’erano 19 unicorni,
aziende che da zero hanno generato un valore
riconosciuto dal mercato maggiore di un miliardo di
dollari. Adesso gli unicorni sono il doppio: 38».
In tavola viene portato il secondo. E, di nuovo,
secondo l’abitudine ligure, abbondiamo di verdure
bollite e saltate. In più prendiamo una fetta di torta
alle patate. Da bere, giusto un dito di vermentino per
entrambi. Vittoria trascorre parte della settimana
nell’incubatore di Chiavari e parte nel gruppo di
Illustrazione di IvaN Canu
famiglia. I Gozzi hanno – fra il Nord Italia, la Svizzera
e il Belgio – investimenti nella siderurgia, nell’energia
e nello shipping. In famiglia, si è sempre creduto più
Paolo Bricco ovunque «si sentiva odore di lentisco e di assenzio e, a Internazionale. all’impresa concreta che non al mercato astratto: «Ho
folate, il mare che smemorava». Il Gran Caffè Defilla Vittoria Gozzi è Presidente di Wylab, Sportech Incuba- frequentato con interesse e soddisfazione la Bocconi.
conserva le vetrate e i lampadari, gli specchi e gli ori del tor and Digital Coworking, dal 2016 dopo aver ricoper- Per me è stato fondamentale il semestre alla
primo Novecento. to il ruolo di General Manager. Si è laureata in Econo- Singapore Management University. Ho stretto
mia alla Bocconi, e ha svolto un periodo di perfeziona-
Vittoria è nata nel 1990. Ha un fratello di nome amicizie e legami professionali duraturi con due
mento alla Singapore Management University
Augusto. Il padre, Antonio, è presidente di Federacciai. gruppi di miei coetanei. Il primo della Idc Herzliya
La madre, Sabina, è medico. Il compagno Orazio è il della Reichman University, vicino a Tel Aviv. Il

«L
responsabile della scuola calcio dell’Entella, la squadra secondo, formato da americani di origini ebraiche, del
o sport è un grande di Chiavari che partecipa al campionato di serie C. La Babson College di Boston, il primo per
affare e un grande loro figlia si chiama Nora: «Ha un anno, è la mia Prima di scegliere che cosa mangiare e che cosa bere l’imprenditorialità negli Stati Uniti. A Milano ho però
spettacolo. Negli Stati appendice», dice Vittoria mostrandomi le foto sul Vittoria descrive il piccolo perno tecno-industriale mantenuto un distacco culturale e psicologico rispetto
Uniti la Nba e la Nfl sono telefonino con la vibrazione emotiva totale delle costruito con Wylab, il veicolo che – nella nuova al mainstream insegnato nelle aule di Via Sarfatti.
gestite con eccellente giovani madri. geografia dello sviluppo e nelle nuove forme Probabilmente, questo è avvenuto anche grazie
spirito imprenditoriale e Nella geografia del nuovo sviluppo, i luoghi contano societarie – investe in equity attraverso e in parallelo all’influsso di mio padre Antonio e di mia madre Sabina,
con accurata oculatezza. in maniera diversa da quanto non abbiano contato alla Tigullio Digital e alla Virtual, posseduta al 75% che hanno sempre avuto grande passione politica e che
Sono profittevoli e sane. in passato. dalla famiglia Gozzi. negli anni Ottanta aderivano al Partito Socialista».
Ciascuna ha il suo modello di business. Il basket è Con la concentrazione di abilità imprenditoriale e di «Dal 2016 – racconta – qui a Chiavari abbiamo Anche per questa ragione Vittoria non teme di usare
incentrato sui personaggi. Il football sulle squadre. Le fortuna anche una piccola cittadina della provincia analizzato seicento start up. Alla fine, fra Wylab e l’espressione “fallimento del mercato” per il venture
leghe e le società hanno pianificazioni, marketing e italiana ed europea come Chiavari può generare nuove Virtual, abbiamo puntato su dieci aziende, per un capital italiano. Non solo nello sport tech. «Fino al 2019
finanza. Sviluppano un pensiero strategico di lungo imprese. investimento totale di due milioni di euro. – nota Gozzi – tutte le start up italiane hanno avuto un
periodo. Lo sport in Italia è appannaggio di circuiti La sede dell’incubatore è un esempio – architettonico e L’operazione migliore è stata con Wyscout, una banca valore di investimento pari a cento milioni di euro.
chiusi. Il calcio è segnato da meccanismi di protezione simbolico – di dialogo fra il passato e il presente della dati del calcio basata su immagini e statistiche dei Nulla in confronto agli Stati Uniti, alla Germania e a
e di endogamia: i dirigenti sono selezionati fra gli ex nostra storia: nel palazzo di metà Ottocento, che per calciatori di duecento campionati di tutto il mondo. Israele. Per questo penso sia stato corretto istituire il
calciatori. Che, di solito, hanno avuto percorsi un secolo e mezzo aveva ospitato il liceo classico Uno strumento utile a chiunque operi a livello globale fondo nazionale dell’innovazione, dotarlo di un
scolastici meno strutturati e esperienze manageriali Federico Delpino, ci sono al piano terra un asilo nido e nel pallone: direttori sportivi, talent scout, agenti, miliardo di euro iniziale e affidarlo a Cassa Depositi e
meno qualificate rispetto allo standard dello sport al secondo piano, appunto, Wylab. giornalisti. Avevamo la metà del capitale. Il resto era Prestiti. Ci sono dieci fondi. E sono stati creati venti
business internazionale. Per questo ogni nuova «Il nostro affitto permette alla fondazione proprietaria del management. Due anni fa l’abbiamo venduta a acceleratori specializzati. Noi siamo partner tecnici di
impresa italiana nelle tecnologie applicate allo sport dell’immobile di mantenere l’asilo, che per la Hudl, una società di Lincoln, in Nebraska. Il gruppo We Sport Up, che nel suo primo round ha favorito la
ha un mercato nazionale di riferimento piccolo e poco comunità di Chiavari è molto importante. La mia americano ha aperto una nuova sede sul mare e ne ha fondazione di nove start up nell’ex sede del Totocalcio,
recettivo. Al contrario di quanto accaduto al fintech famiglia mi ha portato, piccola piccola, in questo asilo. fatto il suo quartier generale europeo». al Foro Italico, di fronte alle piscine olimpiche. Ora
italiano, che è cresciuto bene grazie al sottostante Da adolescente ho frequentato i cinque anni di liceo In tavola viene portato un minestrone alla genovese: vedremo se il meccanismo funzionerà. Ma, senza la
delle grandi banche commerciali. Ecco perché ogni classico, prima che si spostasse in un altro punto della verdure con poca pasta e, sopra, una abbondante mano pubblica, la struttura industriale del venture
start up deve operare su un mercato globale». città. E, ora, sono qui al Wylab da sette. Posso dire che, aggiunta di pesto. «La strutturazione del calcio capital nazionale sarebbe stata poca cosa».
Vittoria Gozzi è presidente di Wylab, l’incubatore dei miei trentadue anni di vita, ne ho trascorsi quindici italiano – continua Gozzi – è per sua natura poco Arrivano i due caffè, accompagnati da pasticceria
specializzato nello sport tech di Chiavari, in qui dentro», sorride Vittoria. Che aggiunge: «Io e il ricettiva ai cambiamenti. Dal punto di vista dell’equity secca. Alle tre del pomeriggio, fuori, la temperatura si è
provincia di Genova. mio compagno Orazio stiamo valutando di affidare la e delle strategie, un elemento di potenziale disinnesco all’improvviso alzata. Vittoria Gozzi cammina veloce
Chiavari è una città risorgimentale e modernista, nostra Nora a queste maestre, che sono molto brave. delle sue endogamie e delle sue chiusure è sotto i portici verso gli uffici di Wylab. Nella nuova
sospesa fra la memoria e il futuro. Siamo all’Enoteca Tanti e tante startupper, prima di raggiungere con una rappresentato dal blocco di squadre con proprietà geografia dei luoghi e delle persone, anche la
del Gran Caffè Defilla, in Corso Giuseppe Garibaldi, a rampa di scale i loro uffici e i loro laboratori, lasciano anglo-americane: Roma, Milan, Fiorentina, Venezia, minuscola Chiavari e la piccola Italia – con le loro
poche centinaia di metri dal mare, mentre fuori la al mattino i figli e le figlie nell’asilo al piano terra». Pisa, Genoa. È difficile anche mutare mentalità giovani donne e i loro giovani uomini – possono essere
Liguria è accecante di luce tardo invernale e fredda di La cucina ligure, nell’illustrazione dei gestori sull’adozione delle nuove tecnologie. Noi abbiamo snodi della rete che forma l’intelligenza delle cose e la
vento che arriva dalle Alpi. Francesco Biamonti, in Le dell’enoteca, è ben rappresentata con tutti i suoi una piccola quota del capitale di Zone 7, una società concretezza del pensiero di domani.
parole e la notte, scriveva a proposito della sua terra che grandi classici. fondata da ex militari israeliani che ha il suo cuore © RIPRODUZIONE RISERVATA

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La tiratura del Sole 24 Ore di oggi, 26 Febbraio 2023 è stata di 77.737 copie rilasciato il 6-04-2022
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56 13

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14
Imprese & Territori
Auto elettriche,
punti ricarica
raddoppiati
in due anni
Mobilità. In Italia si è arrivati a quota 36.772 unità
con l’installazione nel 2022 di 10.748 ricariche
In percentuale sono aumentate del 41% sul 2021
Simonluca Pini
G
li automobilisti italiani
non comprano le auto
elettriche perché man-
cano i punti di ricarica.
Vero o falso? Per avere
una risposta a questa domanda è
necessario conoscere la reale si-
tuazione delle “prese” presenti su
tutto il territorio nazionale, divise
regione per regione e in base alla
potenza. Perché, al contrario di
quanto succede per la rete distri-
butiva di benzina o gasolio, la faci-
lità di ricarica può cambiare note-
volmente se si abita in Lombardia
o in Sardegna. Altro punto fonda-
mentale è la potenza erogata, dato
capace di far variare di molte ore la
sosta della propria vettura.
Prima di scoprire la situazione
aggiornata dei punti di ricarica in
Italia, è importante fare un breve ri-
passo sulla terminologia e sulla dif-
ferenza tra le varie prese. Il chi-
lowatt (kW), una misura della po-
‘ In Italia si contano 21,5
colonnine ogni 100
veicoli elettrici contro
gli 11,5 della Francia
e gli 8,2 della Germania
tenza pari a 1000 watt, indica la po-
tenza delle auto elettriche e la
potenza erogata dalle colonnine di
ricarica, partendo dalle meno po-
tenti da 3,7 kW fino alle stazioni ad
alta capacità. Per quanto riguarda la
differenza tra corrente continua e
alternata, nel primo caso ha una
forma stabile nel tempo mentre
nella seconda forma mantiene un
andamento di tipo sinusoidale. La
corrente alternata (AC) è quella pre-
sente nella maggior parte degli im-
pianti, dai più lenti con potenza pari
o inferiore a 3.7 e 7 kW, prese “Qui-
ck” tra oltre i 7 ed entro i 22 kWh e
fino a 43 kW. La corrente continua
(DC) è presente nelle prese Fast con
potenze oltre i 43 kW ed entro i 99
kW e Ultra Fast o HPC (High power
charges) oltre i 99 kW e fino a 350
kW, quest’ultimi con tempi di rifor-
nimento non troppo distanti da un
tradizionale pieno di carburante.
Entrando nel dettaglio dei punti
di ricarica presenti in Italia, grazie
ai dati forniti da Motus-E con la
quarta edizione del report “Le in-
il numero
496
Le prese in autostrada
Sul fronte ricarica in
autostrada, al 31 dicembre
2022 si contavano 496
prese (di cui l'85% in DC con
potenza oltre i 43 kW)
rispetto ai 118 di fine 2021.
Ovviamente il paragone con
i distributori di carburante
tradizionale resta
impietoso, come
sottolineato dalle 477
stazioni attive sulla rete
autostradale contro le 32
dedicate alle auto elettriche.
frastrutture di ricarica a uso pubblico
in Italia”, si è arrivati a quota 36.772
unità con l'installazione nel 2022 di
ben 10.748 nuovi punti. In termini
percentuali, nel 2022 i punti di rica-
rica installati sul territorio naziona-
le sono aumentati del 41%, dopo il
+36% messo a segno nel 2021. Per-
centuali ancora maggiori se si torna
indietro di due anni, quando a di-
cembre 2020 il contatore dei punti
di ricarica si fermava a 16.704.
Tornando all'attualità, oltre al
numero delle installazioni è au-
mentata la disponibilità di infra-
strutture ad alta potenza sul totale.
In aggiunta al raddoppio della quo-
ta dei punti in corrente continua
DC, passati dal 6% del 2021 al 12%
del 2022, è triplicata quella dei punti
ultraveloci con potenza oltre i 150
kW, passata dall'1% del 2021 al 3,1%
del 2022 grazie alle 1.136 prese HPC.
Per quanto riguarda invece i punti
di ricarica in corrente alternata, la
maggior parte (73,3%) è rappresen-
tata dai punti Quick con potenza
superiore ai 7 kW ed entro i 22 kW.
Da sottolineare, invece, i 4.183 punti
(11,5% del totale) con potenza pari o
inferiore a 3.7 kW e praticamente
inutili per ricaricare un'auto elettri-
ca in tempi ragionevoli.
Notizie in via di miglioramento
anche sul fronte ricarica in auto-
strada, che al 31 dicembre 2022 con-
tava 496 prese (di cui l’85% in DC
con potenza oltre i 43 kW) rispetto
ai 118 di fine 2021. Ovviamente il pa-
ragone con i distributori di carbu-
rante tradizionale resta impietoso,
come sottolineato dalle 477 stazioni
attive sulla rete autostradale contro
le 32 dedicate alle auto elettriche.
Ritornando al totale delle infra-
strutture, e guardando alla distri-
buzione per macroaree, si osserva
che il 58% circa delle colonnine è si-
tuato nel Nord Italia, il 22% al Cen-
tro e il 20% nel Sud e nelle Isole.
Con 5.971 punti di ricarica, e il
16% del totale nazionale, la Lombar-
dia si conferma la regione migliore
dove utilizzare un'auto elettrica.
Seguono in ordine Piemonte e Ve-
neto (con l'11% del totale ciascuna),
Lazio ed Emilia-Romagna (con il
10% a testa) e infine la Toscana (8%).
Queste Regioni coprono complessi-
vamente il 66% del totale dei punti
di ricarica a uso pubblico in Italia. Se
il Sud rimane ancora fanalino di co-
da nella transizione verso una mo-
bilità a zero emissioni, i numeri ri-
spetto al 2020 sono confortanti; In
Sicilia si è passati da 620 a 1.618
punti, in Sardegna da 530 a 1.275 e
in Campania da 430 a 1.184.
Facendo invece un confronto con
i principali paesi europei, ogni 100
veicoli elettrici circolanti in Italia si
contano 21,5 punti di ricarica a uso
pubblico, a fronte degli 11,5 della
Francia, degli 8,2 della Germania e
degli 8,9 del Regno Unito.
Tornando quindi alla domanda
iniziale, la risposta pare essere fal-
sa. Certamente il numero di punti
di ricarica dovrà continuare a cre-
scere per diventare una vera alter-
nativa ai distributori di benzina,
ma molto probabilmente le vendi-
te delle vetture a zero emissioni
non decollano a causa dei maggio-
ri costi di acquisto e di una mag-
giore complessità d’utilizzo ri-
spetto alle rivali termiche.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La rete del paese
LA MAPPA
Colonnine di ricarica in Italia per Regioni
Valle
1.351
d’Aosta
537
Lombardia
5.971 3.840
3.848
1.078
3.460
Piemonte
Liguria
2.726
Toscana
Umbria
Sardegna 1.275
TOTALE ITALIA
36.772
PUNTI DI RICARICA
La ripartizione per potenza. Dati in percentuale
REGIONE AC ≤ 43 43< P ≤ 99
Abruzzo
Basilicata
Calabria
Campania
Emilia Romagna
Friuli V. G.
Lazio
Liguria
Lombardia
Marche
Fonte: elaborazione dati Motus-e
Milano-Napoli, due ore in più
e 110 euro, contro i 76 del gasolio
Il tragitto
Prova su strada
S ono 786 chilometri. È la di-
stanza tra la redazione de il
Sole 24 Ore a Milano fino al
centro di Napoli, in un ipotetico
tragitto per raccontare un viaggio
a bordo di un’auto elettrica e relati-
ve soste e costi per affrontare l’in-
tero percorso. Protagonista della
nostra prova simulata, una
Volkswagen ID.3 Pro Performance
con pacco batterie da 58 kWh netti
e un’autonomia dichiarata di 420
chilometri. Se con una vettura a
benzina o gasolio è più semplice
fare il conto di quanto costerà il
viaggio, dato che il prezzo alla
pompa è uguale per tutti, quando
si parla di auto elettriche la situa-
zione cambia drasticamente. Per-
ché anche usando solo la ricarica
pubblica, esistono abbonamenti e
pacchetti che consentono di ab-
bassare il prezzo unitario al kWh
rispetto a quello, spesso molto più
alto, di chi fa il “pieno” in maniera
occasionale. Altra differenza so-
stanziale arriva dalla necessità di
pianificare l’intero viaggio. Ormai
sempre più auto elettriche hanno
software di navigazione in grado
di consigliare all’automobilista
dove e quando fermarsi. Il motivo
è legato al fatto che la ricarica della
batteria di un’auto elettrica non è
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
Urso: un’alleanza sull’auto re a una revisione dei tempi con cui
Il ministro delle Imprese e del made in l’Unione europea mira a ridurre le
Italy, Adolfo Russo, ha detto che l’Italia emissioni inquinanti delle auto: «Tre
intende costruire un fronte comune grandi Paesi industriali possono
con la Francia e la Germania per lavora- influenzare le normative Ue»
Terna: online
le richieste
di connessione
1.292
Trentino A. A.
delle fonti verdi
Friuli v.G.
Veneto
Rinnovabili
La piattaforma digitale
Emilia Romagna
Celestina Dominelli
712
1.046
Marche
Abruzzo
A fine gennaio, secondo i dati di
Terna, le richieste di connes-
sioneallareteelettricadinuovi
impiantidigenerazionedafonterin-
novabile hanno raggiunto i 340 gi-
gawatt di potenza cumulata, di cui il
832 Molise 37% da fonte solare e il 54% da fonte
eolico,unvaloreparia5voltegliobiet-
175
3.584 tivi che l’Italia si è data al 2030 (vale a
dire70gigawattdicapacitàinstallata).
1.332 Puglia Una mole consistente di informa-
zioni, dunque, ora consultabili onli-
259 ne. Il gruppo guidato da Stefano
Lazio 1.184 Donnarumma ha infatti realizzato,
in collaborazione con il ministero
dell’Ambiente e della sicurezza ener-
Campania Basilicata
getica, una piattaforma digitale che,
per la prima volta, centralizza tutti i
dati in Italia. Si chiama Econnextion
652 e consentirà a stakeholder e operato-
ri del settore elettrico di visualizzare
Calabria
le informazioni, con cadenza trime-
Sicilia strale, sulla localizzazione geografi-
ca e sullo stato autorizzativo delle
nuove iniziative fotovoltaiche ed eo-
1.618 liche, onshore e offshore, su tutto il
territorio nazionale.
«La nuova piattaforma digitale
Econnextion, che abbiamo messo a
punto attraverso un innovativo si-
stema di geolocalizzazione delle ri-
chieste di connessione di impianti
P > 100 REGIONE rinnovabili alla rete di trasmissione
90,6 3,7 5,6 Molise 93,7 4,0 2,3 nazionale, rappresenta un impor-
92,7 2,7 4,6 Piemonte 88,9 4,3 6,8 tante passo in avanti nell’evoluzio-
ne green a beneficio di tutti gli ope-
91,1 1,8 7,1 Puglia 87,3 3,9 8,8 ratori del settore elettrico - spiega
87,5 4,5 8,0 Sardegna 90,5 4,5 5,0 Francesco Del Pizzo, responsabile
83,4 Sicilia 6,2
Strategie di sviluppo rete e dispac-
6,9 9,6 90,1 3,7
ciamento di Terna -. Uno strumento
94,5 2,6 2,9 Toscana 88,5 5,0 6,6 efficace per individuare i trend, le
88,1
84,7
6,4
3,3
5,5
12,0
Trentino A. A.
Umbria
77,6 10,8 11,6
91,9 1,5 6,6
85,3 5,4 9,3 Valle d’Aosta 86,6 8,0 5,4 ‘ A fine gennaio
le domande di allaccio
89,1 3,7 7,2 Veneto 93,2 2,5 4,3 hanno raggiunto
i 340 gigawatt
di potenza cumulata
aree di maggiore concentrazione
degli impianti e, di conseguenza,
per pianificare in maniera coordi-
nata lo sviluppo di tutte le infra-
strutture necessarie al raggiungi-
mento degli ambiziosi target inter-
nazionali per la decarbonizzazione
del sistema elettrico».
L’iniziativa di Terna, è il com-
mento del Mase, «rappresenta un
elemento di trasparenza molto utile
per gestire efficacemente ed effi-
lineare. Più è scarica e più tempo ci ricarica sull’autostrada A1 all’altezza cientemente gli obiettivi che ci ven-
metterà a ricaricarsi. di Firenze. Qui sosta più lunga per- gono posti dalle sfide per la transi-
Tornando al nostro viaggio, la ché passiamo dal 10 al 72% di carica, zione energetica. Obiettivi ambizio-
pianificazione può partire ancor pri- spendiamo poco più di 30 euro e la- si, che produrranno benefici enormi
ma di entrare in auto grazie ad appli- sciamo la vettura collegata 32 mi- per il Paese in termini ambientali,
cazioni come Nextchange o A Better
Routeplanner. Dopo aver seleziona-
to tragitto e tipologia di vettura, si
andranno ad aggiungere imposta-
zioni come la velocità media, il nu-
nuti. Terza tappa presso l’area di
servizio Giove Ovest in provincia di
Terni. Colleghiamo la ID.3 alla pre-
sa con il 10% di energia all'interno
del pacco batterie da 58 kWh. In 26
economici e di sicurezza ed indi-
pendenza energetica. È fondamen-
tale tuttavia che questi obiettivi di
decarbonizzazione siano raggiunti
in modo efficiente, con un uso otti-
mero di persone a bordo o il peso tra- minuti ricarichiamo 29.4 kWh ad male delle risorse. Uno sviluppo co-
sportato, raggio chilometrico di ri- un costo di 26.22 euro. Scollegata ordinato di reti, rinnovabili e accu-
cerca delle stazioni, e l’orario deside- l'auto, con il 63% di carica, puntia- muli è quindi fondamentale».
rato di partenza o arrivo. Nel nostro mo ad Anagni dove faremo l'ultimo Nel dettaglio, la sezione “Richie-
rifornimento prima dell'arrivo a ste di connessione” consente di
Napoli. La quarta ricarica ci costa 32 consultare le istanze per tipologia di
euro per 36 kWh, 34 minuti di rica- fonte (fotovoltaico, eolico onshore,
‘ Per compiere
il percorso servono rica e ci permetterà di arrivare a Na- eolico offshore) in forma aggregata
tre fermate: la prima poli con il 20% di autonomia resi- (numero, potenza e distribuzione
a Bologna, poi Firenze dua. Costo del nostro viaggio da Mi- percentuale). Attraverso la mappa
e infine Anagni lano a Napoli a bordo di una vettura interattiva è possibile visualizzare il
elettrica? Poco meno di 110 euro di dettaglio a livello regionale, provin-
caso viaggeremo in due persone, con ricarica e oltre due ore di soste ag- ciale o comunale e, mediante appo-
una velocità media di 102 km/h e ri- giuntive contando i vari collega- siti filtri di ricerca, selezionare, ad
caricheremo solo in autostrada uti- menti e i tempi tecnici necessari. esempio, tutte le richieste attive in
lizzando prese ad alta potenza. Per fare un confronto con una vet- un determinato comune, lo stato del
Partiti da Milano con la batteria tura termica paragonabile alla prota- loro iter autorizzativo e, ancora,
completamente carica, prendiamo gonista della prova, ad esempio una confrontare le iniziative di sviluppo
l’autostrada A1 e arriviamo alle por- Volkswagen Golf 8 2.0 Tdi, avremmo di impianti rinnovabili di diverse
te di Bologna dopo aver percorso consumato circa 40 litri di gasolio per province o regioni in base alla cosid-
209 chilometri dove ci riforniamo un costo indicativo di 76 euro pagan- detta soluzione tecnica minima ge-
presso i punti di ricarica ad alta po- do la nafta 1.9 euro al litro. Se però nerale (Stmg) redatta da Terna.
tenza forniti da Free to X. Il nostro avessimo attivato uno dei tanti abbo- La sezione “Target Fit for 55” ri-
stato di carica è pari al 23% e in poco namenti disponibili per chi usa l'auto porta, invece, i dati più significati re-
meno di 20 minuti inseriamo 21,4 elettrica quotidianamente, il costo al lativi alle iniziative di fotovoltaico ed
kWh, per un costo complessivo di kWh sarebbe sceso sotto la soglia dei eolico (onshore e offshore) suddivise
19.04 euro considerati i 0.89 euro/ 0.40 euro/kWh. per zone di mercato, con il riferimen-
kWh. Ripartiamo con il 62% di cari- —Si. Pi. to al target fissato dal pacchetto Ue.
ca e puntiamo alla seconda tappa di © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
Moda 24
Sfilate donna
Missoni. Dna da non dimenticare
MSGM. Vertigine cpntemporanea
Ferragamo traccia una via
di essenzialità e purezza
In passerella. Jil Sander conferma il graduale abbandono al minimalismo
delle origini, Ermanno Scervino firma un rinnovato omaggio alla femminilità
Angelo Flaccavento
P dall’amore per il denim
recisione: una vena ingegne-
ristica attraversa questa sta-
gione di sfilate milanesi, con-
cretizzandosi in visioni che
vanno dal sensuale all’algido.
Nonostante la giovane età e la limi-
tata esperienza, al direttore creativo di
Ferragamo, Maximilian Davis, vanno
riconosciute esattezza e calibro: la con-
centrazione su pochi argomenti – abiti
corti, militarismi al femminile, cappot-
ti esatti, un po’ di flou, tailoring per gli
uomini – è evidente, e di grande giova-
mento. Il viaggio stilistico origina negli
anni 500 del marchio, per sempre as-
sociati alle star del momento d’oro di
Hollywood: di quel glamour voluttuo-
so e luccicante, dopo il passaggio di un
bisturi inesorabile, rimane un’ombra
netta e grafica e un paio di abitini drap-
peggiati. Ben venga il lavoro in purezza
e in sottrazione, a patto che l’energia sia
vitale e non, come in questo caso, trat-
tenuta. Gli accessori migliorano. Rima-
ne incerto, invece, il lavoro sul colore,
perché il rainbow del dna suggerisce
una libertà di associazioni che la mo-
nocromia castiga. Ciò detto, è una pro-
va tesa, elegante, che traccia un segno
sicuro nella definizione di ciò che Fer-
ragamo può essere oggi. Rassicura la
scelta di puntare sul modernismo sen-
za tempo invece di logomanie e mes-
saggi garruli. A lungo sinonimo di mi-
nimalismo come efficienza e marcato-
re di alto status sociale e professionale,
Jil Sander ha ormai preso, comprensi-
bilmente, altre strade, infilandosi nello
spazio che sta tra Loewe e il vecchio Ce-
line. La formula funziona, però a que-
Scervino. Omaggio alla femminilità
Ferrari. Progetto di lifestyle
sto giro i coniugi Meier accelerano sulle
forzature concettuali e stilistiche, e il ri-
sultato è incerto. Manca la chiarezza,
sicché il valore dei singoli pezzi si per-
de. Giunto alla quarta puntata, il pro-
getto Ferrari Style continua ad
oscillare tra il desiderio di fare la
moda seria, di ricerca e i limiti auto-
mobilistici del nome, con quel che
ne consegue. Però estetica e
punto di vista si affinano in
una proposta coerente, forie-
ra di più chiari sviluppi.
Da Bally, Rhuigi Villa-
señor ha le idee chiarissime.
Lavora di linee pulite, colori
pastosi e materie preziose
mentre continua ad alzare
la temperatura a colpi di
scosciature e scollature,
guardando insieme ad
Halston e a Tom Ford sen-
za risultare citazionista.
C’è poca chiarezza da
MSGM, ma la scelta è deli-
berata, o forse semplice-
mente furba. Massimo Gior-
getti, infatti, dichiara di voler ri-
portare sulla passerella, così co-
me è, la confusione distorta e la
vertigine del contemporaneo, e
questo si traduce in un pastiche
nel quale il suo usuale metodo
sampling - si campiona di tutto,
dal Celine di Phoebe Philo al vec-
chio Marc Jacobs al nuovo Alaïa - è
messa sotto un implacabile riflettore
che ne evidenzia la debolezza stilisti-
ca. Ermanno Scervino prosegue il pe-
ana appassionato alla bellezza fem-
minile che attraversa da sempre la sua
opera. Questa volta l’esaltazione delle
Jil Sander. Meno minimalista del solito
Benetton. Il tocco di Andrea Incontri
forme muliebri è particolarmente vo-
luttuosa negli abiti con sapienti imbot-
titure che seguono ed evidenziano ogni
curva. Dopo l’inizio claudican-
te della scorsa stagione, da
Missoni Filippo Grazioli ac-
cantona le remore e si met-
te in gioco come autore. È un
primo passo, da tarate ulte-
riormente, ma si av-
verte una certa sicu-
rezza. La collezione è
materica e seducen-
te: se i mismatch di
stampe ricordano il
passato, le velature
sono fresche, e de-
finiscono uno stile
bodyconscious
che convince. Da
Benetton, prose-
gue il reboot ad
opera del diretto-
re creativo An-
drea Incontri. In-
tercettando la
spiccata intergene-
razionalità di Benet-
ton per metterla in
un acceleratore pop,
Incontri inventa un
iperprodotto trasver-
sale e coloratissimo.
Anche questa è preci-
sione, con qualche guccismo
di troppo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ferragamo. Silhouette precise
create dal giovane direttore
creativo Maximilian Davis
fanny ardant sul red carpet
In occasione della premiazione dei
Cesar – i più importanti riconosci-
menti del cinema francese – Fanny
Ardant, nominata come miglior attri-
Brevi
nuovi marchi
La freschezza portata
da Sa Su Phi
Il marchio creato poco più di un
anno fa è arrivato alla sua terza
collezione e ha un nome che è
tutto un programma, si
potrebbe immaginare leggendo
le sette lettere e pensando al “ça
suffit” (quanto basta) del
francese. In realtà Sa e Su sono
le prime due lettere dei nomi
delle stiliste-imprenditrici che
hanno creato il marchio, Sara
Ferrero (ex ceo di Valextra) e la
creativa Susanna Cucco. Phi è
la lettera greca che indica anche
la sezione aurea, quell’ideale
geometrico che, perché no, si
può cercare anche
nella moda. La
collezione per il
prossimo autunno-
inverno è un
inedito mix di
forme quasi
architettoniche
e materiali
morbidi e
avvolgenti, che
caratterizzano
in psrtiuolsre la
maglieria.
Obiettivo è avere
capi versartili,
che si presitno a
essere portati in
modi,
combinazione e
occasione
diverse.
inclusività
Anna Wintour ai
Black Carpet Awards
C’era anche la direttrice di
Vogue alla nuova iniziativa
della Afro Fashion Association
(Afa), che a Milano ha voluto
celebrare i successi di voci
inascoltate e
sottorappresentate
nella nostra società nei settori
moda, design, arte, cibo,
musica, business, sport e
cinema (qui sopra,
da sinistra, Francesca Ragazzi,
Michelle F. Ngonmo,
presidente dell’Afa, e Anna
Wintour).
sostenibilità
Furla presenta la
borsa biodegradabile
Si chiama Unica Earth Limited
Edition ed è la prima borsa
made in Italy in pelle
biodegradabile realizzata
in collaborazione con Cyclica.
La presentazione
dell’innovativa borsa si
è svolta presso la Triennale,
a testimoniare una volta
di più il legame tra Furla
e l’arte contemporanea
in tutte le sue forme. Moda
compresa, si potrebbe
dire, che sta compiendo, c
on grande creatività
e impegno, il suo percorso
verso una maggiore
sostenibilità ambientale
e sociale.
ce, ha scelto un total look Dol-
ce&Gabbana: un abito nero di tulle
con dettagli che richiamano una
camicia bianca abbinato a pump in
tulle e una borsa a mano in pelle nera
Dolce&Gabbana riscopre
il fascino di materiali
naturali e forme essenziali
Non solo nero
Viaggio nella sensualità
Giulia Crivelli
«A miamo cambiare e non
abbiamo mai avuto pa-
ura di smarrire l’ispira-
zione, collezione dopo collezione.
Temiamo semmai il contrario, la ri-
petizione e, non sia mai, la noia. Ma
dopo quasi 40 anni di lavoro insie-
me abbiamo capito che possiamo
andare avanti e indietro nel tempo,
autocitarci, per così dire, se ci viene
naturale farlo, come è accaduto con
questa collezione». Domenico Dolce
e Stefano Gabbana ci tengono a
spiegare le scelte per il prossimo au-
tunno-inverno, quasi a prevenire
chi trovasse analogie con collezioni
o singoli capi del passato. In realtà il
pericolo non esiste: le 70 uscite della
sfilata di ieri sono allo stesso tempo
sorprendenti per dettagli e accosta-
menti di materiali e profondamente
Dolce&Gabbana. «Forse non
dovremmo essere noi a dirlo,
ma non siamo più “solo” un
marchio molto conosciuto,
abbiamo una storia, decenni
di esperienza e crescita. E
maggiore consapevolezza
della differenza tra un valore
da non tradire e un’intuizio-
ne stagionale da seguire –
aggiungono Domenico Dol-
ce e Stefano Gabbana –. La
cosa più bella di questo con-
tinuo processo creativo è
che ci viene con grande na-
turalezza. Viviamo molto
bene il momento presente e
non temiamo il futuro per-
ché sappiamo qual è il no-
stro passato».
La collezione è domina-
ta dal nero – come lo era quel-
la dell’uomo che ha sfilato in gen-
naio – ma illuminata da tocchi di
rosso, bianco, oro e argento. «Il nero
è una nostra passione, non ce ne li-
bereremo mai – scherzano i due sti-
listi –. È il colore più adatto per cer-
care l’essenzialità, come abbiamo
voluto fare, ma anche la sensualità,
che non corrisponde a nudità, ero-
tismo o sfrontata civetteria, anche se
i diversi aspetti si possono combi-
John Richmond riparte
Presentazioni
J ohn Richmond ha presentato
la collezione per l’autunno-in-
verno 23-24 con uno speciale
allestimento immerso nel blu e sce-
gliendo il claim «Destroyed, Diso-
rientated, in Disorder, Denim». Lo
stilista ha confermato la passione
per il jeanswear in tutte le sue for-
me, in quella che ha chiamato “sar-
torialità post streetwear”. Dopo la
presentazione si è tenuto un party,
al quale hanno partecipato celeb e
lo staff di Arav, la società guidata da
Mena Marano che controlla, produ-
ce e distribuisce il marchio.
John Richmond ha confermato
Applicazioni.
Tra le tante
varianti dei jeans,
i modelli con
patch e glitter,
a formare scritte
o semplicemente
per decorazione
15
nare». Domenico Dolce e Stefano
Gabbana si sono divertiti a reinven-
tare i capispalla, alternando versioni
coprenti, quasi protettive, a modelli
in tulle, trasparenti. «Nelle ultime
stagioni abbiamo sperimentato an-
che con i materiali, usandone di in-
novativi e tecnologici, ma questa
volta abbiamo scelto la purezza delle
materie prime più legate alla natura
e con più storia, potremmo dire: le
lane più sofisticate, la seta più legge-
ra, il cotone più morbido».
Alla sfilata hanno assistito in-
fluencer e vere e proprie celebrità, a
partire da Kim Kardashian, che in
settembre aveva anche dato un con-
tributo creativo alla collezione per la
primavera-estate 2023, avendo uno
dei più grandi archivi privati di abiti
e accessori Dolce&Gabbana. Ma sul-
la parte più effimera del tam tam so-
cial pre o post sfilata
Domenico Dolce e
Stefano Gabbana
iniziano ad avere
qualche dubbio:
«Una piccola foto su
Instagram non può e
speriamo non so-
stituisca mai il
racconto che si
può fare su una
rivista di moda
o guardando
online l’intera
sfilata».
© RIPRODUZIONE
RISERVATA
Oro che protegge.
Il colore dominante
della collezione
Dolce&Gabbana per il
prossimo autunno-in-
verno è il nero, ma con
tocchi dorati e note di
rosso e bianco
la versatilità del denim come ma-
teriale da cui partire, affiancando-
lo a nylon, seta e jersey. I capi era-
no a volte tagliati, rammendati,
schiariti o laserati, con un’ispira-
zione anni 80 o forse Duemila (pe-
riodi che in genere si identificano
come anni d’oro per i jeans), ma
immersa nella contemporaneità.
Singolare la scelta fatta da John
Richmond per presentare la colle-
zione, i Dazi di piazza Sempione,
in uno dei luoghi simboli di Mila-
no, considerato nel Medioevo o
forse già in epoca romana uno dei
varchi ricavati nel perimetro mu-
rario cittadino. Quasi come se il
denim fosse la chiave per entrare
nel nuovo millennio (o nel nuovo
corso del marchio).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
16 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
Finanza & Mercati
L’ascesa dei fondi sovrani arabi:
la dote dei top 10 è di 3.800 miliardi
Nuovi investitori. Secondo le ultime previsioni, nel 2026 i capitali sono destinati a salire a 5.600 miliardi
Nel 2022 investimenti raddoppiati a 52 miliardi. Bain: crescono le acquisizioni con obiettivi industriali
Alessandro Graziani
I
capitali dei fondi sovrani arabi sono
appena stati decisivi per il salvatag-
gio del Credit Suisse ed erano anche
gli unici disponibili per il colloca-
mento azionario del pericolante
gruppo indiano Adani Group. A loro si
era rivolto, inutilmente forse perché
troppo tardi, anche Sam Bankman-
Fried nel disperato tentativo di evitare
in extremis il default di Ftx. Quelli dei
fondi sovrani arabi però non sono solo
capitali che servono per risolvere casi
di emergenza, ma sempre più spesso
affluiscono in Europa, in America e in
Asia per investimenti di lungo termine
in vari settori: dalle infrastrutture alle
energie rinnovabili fino all'immobi-
liare. A cui si aggiungono ingenti par-
tecipazioni azionarie e investimenti in
titoli di Stato, prevalentemente sul
mercato Usa. E poi le puntate più note
in Europa, ovvero quelle orientate al
marketing “politico” come gli investi-
menti nelle società di calcio (Paris Sa-
int Germain e Manchester City) e nelle
auto di lusso (Aston Martin e Mc La-
ren) che spesso però non sono effet-
tuate direttamente dai fondi sovrani
ma tramite i patrimoni privati di uno
dei membri della famiglia reale.
Ma a quanto ammonta la potenza
di fuoco dei capitali arabi? Secondo
gli ultimi dati aggiornati al 2022 del
Sovereign Wealth Fund Institute
(Swift), la dote delle risorse finanzia-
rie dei 10 maggiori fondi sovrani del
Middle East ha raggiunto i 3.800 mi-
liardi di dollari. Il più ricco tra i ricchi
è Adia, ovvero l’Abu Dhabi Invest-
ment Authority, con 708,75 miliardi
di dollari, seguito dalla Kuwait Inve-
stment Authority (Kia) con 708 mi-
liardi e dal Public Investment Fund
dell'Arabia Saudita (a fianco è pub-
blicata la lista completa dei primi die-
ci fondi sovrani arabi).
La loro dotazione di capitali è de-
stinata ad aumentare. Secondo il
rapporto Middle East Outlook 2023
elaborato dalla banca giapponese
MUFG, che ipotizza una media dei
prezzi petroliferi di 94 dollari al bari-
le nei prossimi 4 anni, le risorse dei
primi 10 fondi sovrani arabi sono de-
stinate ad aumentare dagli attuali
3.800 miliardi di dollari a 5.600 mi-
liardi di dollari nel 2026, livello che
equivarrà al 247% del Pil dell'area.
«Una quantità così elevata di surplus
fortificherà i bilanci degli Stati - com-
mentano gli analisti di MUFG - e ne
rafforzerà il ruolo di fornitore strate-
gico di capitali per l'economia globa-
le». E guardando a un orizzonte di
tempo più ampio, viene citata l'Ara-
bia Saudita che ha annunciato una
strategia per far crescere il proprio
Public Investment Fund (PIF)dagli
attuali 607 miliardi di dollari ai 1.800
miliardi previsti per il 2030.
I dati relativi al 2022 mostrano
che i fondi sovrani arabi hanno più
che raddoppiato i loro investimenti
rispetto al 2021 passando da 22 a 52
miliardi di dollari. E che sono entrati
in quasi la metà dei grandi mega-de-
al, ovvero quelli del valore superiore
al miliardo, partecipando a 26 ope-
razioni su 60.
Nel dibattito pubblico l'approccio
occidentale verso i capitali fondi ara-
bi è quantomeno altalenante. Se e
quando il mondo arabo diventa epi-
centro di tensioni geopolitiche globa-
li, l'Europa si mostra diffidente verso
capitali che originano da Stati non
democratici. In altre fasi, soprattutto
quando è l'Europa a versare in fase di
crisi economica, quelle risorse ven-
gono invece sollecitate dai Governi
del Vecchio Continente. Ultimo
esempio: dopo la visita in Qatar del
settembre 2022 del cancelliere tede-
sco Olaf Scholz, il fondo sovrano Qia
ha acquistato per 2,4 miliardi di euro
il 10% del colosso energetico tedesco
Rwe. Poche settimane prima il presi-
dente francese Emanuel Macron ave-
17
buffett difende i buyback nomia o un demagogo», così Warrenn
«Quando si sente dire che i buyback Buffett nella lettera ai soci inviata ieri.
sono nocivi per la società o fanno bene Nel 2022 la sua holding, Berkshire
solo ai ceo a parlare è chiaramente una Hathaway, ha riacquistato azioni per 8
persone che non capisce nulla di eco- miliardi di dollari, dopo i 27 del 2021.
I personaggi
La classifica dei fondi arabi una partnership per un fondo di pri- Mohamed bin Zayed Al Nahyan
vate equity da 2 miliardi con Muba-
Valore degli asset. In miliardi di dollari dala. A far visita a Bin Salam in di- Il sovrano di Abu Dhabi e il n° 1 Adia
cembre è arrivato poi il presidente ci-
8.
Abu Dhabi Develop. Holding 2. nese Xi, con cui sono state firmate
Company PJSC Kuwait Investment collaborazioni per 30 miliardi. La Abu Dhabi Investment 708,75 miliardi di dollari.
Authority È bene ricordare che i capitali dei fon- Authority (Adia) è stato fonda- L’origine principale delle risor-
159
7.
Mubadala Inv.
Company
708 di sovrani, proprio perchè statali, non
effettuano mai investimenti strategici
to nel 1976 e investe fondi per
conto del Governo dell’emira-
se di Adia deriva dai ricavi
generati dalle esportazioni di
Abu Dhabi ostili ma solo dopo i necessari via libera to. Si tratta del più grande petrolio. Il patrimonio è investi-
284 1.
governativi dei Paesi in cui investono. E
negli ultimi anni, da quando gli Usa non
fondo sovrano del Medio
Oriente con un totale attivo di
to in azioni, bond, immobiliare,
infrastrutture e private equity.
Abu Dhabi
6. Investment Authority 3. sono più il partner finanziario quasi
Investment Public Investment Fund
708,75
esclusivo, i vertici dei fondi sovrani arabi
Corporation Arabia Saudita
of Dubai stanno intessendo dialoghi sempre più
299 607 fitti con i Paesi europei e asiatici. E in Ita-
lia? Gli investimenti arabi si sono per ora
concentrati soprattutto nel settore im-
5. 4.
Qatar Investment SAMA Foreign mobiliare: 5 miliardi solo dal Qatar, a cui
10.
Oman Inv.
Authority Holdings
Arabia Saudita
87 9. negli ultimi anni si sono aggiunte le ri-
Authority 461 490
Emirates Inv.
Authority
sorse del fondo Kia del Kuwait in part-
nership con Hines. Ma le partecipazioni
17 Abu Dhabi
azionarie in società quotate latitano e ri-
Fonte: Sovereign Wealth Fund Institute salgono all'investimento ormai ultrade-
cennale in UniCredit.
va ricevuto con tutti gli onori a Parigi Ma con che logica vengono inve-
il presidente saudita Mohamed Bin stiti questi capitali in Medio Oriente
Salman e di lì a poco sono partiti i dia- e nel resto del mondo? Accanto alle
loghi di collaborazione per coinvesti- tante partecipazioni finanziarie di
menti tra il fondo arabo Pif e Bfi Fran- minoranza, negli ultimi anni sta Nawaf Al-Ahmad Al-Jaber Al Sabah
ce, braccio operativo di Caisse des emergendo anche un profilo da inve-
Depots, e poi con il private equity Ar- stitore industriale. Secondo un report L’emiro del Kuwait e il fondo Kia
dian con cui, stando alle cronache, è di Bain & Company, i fondi sovrani
‘ Investimenti strategici
solo con l’ok dei Governi
stato valutato l'acquisto del 25%
dell'aeroporto londinese di Heatrow
del Middle East stanno effettuando
acquisizioni «puntando in verticale La Kuwait Investment Autho- le partecipazioni europee più
partner: dal Qatar 2,5 (di cui è già azionista con il 20% il fon- su alcuni settori per realizzare econo- rity (KIA) è stato costituito nel note c’è quella del 7% del
miliardi alla tedesca Rwe do sovrano del Qatar). Peraltro i fran- mie di scala e campioni locali». 1953. Le sue risorse ammon- gruppo tedesco Daimler.
dopo l’incontro con Scholz cesi di Ardian hanno anche siglato © RIPRODUZIONE RISERVATA tano a 708 miliardi di dollari. Proprio in questi giorni il
Nell’ultimo anno, Kia ha ridot- Governo del Kuwait ha in
to di crica il 20% l’esposizione corso un’indagine sulla gover-
alle azioni cinesi e indiane. Tra nance di Kia.
AVVISO DI RETTIFICA
La Regione Autonoma Sardegna, Direzione
Generale della Centrale Regionale di Com-
mittenza, Servizio Spesa comune, Cagliari,
e-mail pres.crc.ras@pec.regione.sardegna.it, URL
AVVISO DI AGGIUDICAZIONE GARA
www.regione.sardegna.it - www.sardegnacat.it,
ha rettificato i requisiti di capacità tecnico-profes-
sionale previsti negli atti di gara ed ha disposto
N. 8800004044/MTO una proroga dei termini per la presentazione del-
le offerte della procedura aperta finalizzata alla
stipula di un Accordo Quadro per l’affidamento
del servizio di supporto tecnico operativo per
Con riferimento alla procedura aperta per l’affidamento dell'accordo quadro l’organizzazione e la gestione delle prove relative
alle procedure concorsuali indette dalla Regione
avente ad oggetto il servizio di confezionamento, ritiro, trasporto, smaltimento Autonoma della Sardegna da svolgersi in presen-
za e da remoto, mediante piattaforma digitale e
e recupero rifiuti pericolosi e non pericolosi - CIG 9096652AB2 indetta servizio di proctoring. CIG n. 9597718F6F. Termi-
ne ricevimento offerte: nuova data 20.03.2023
da ACEA S.p.A., in nome e per conto di Acea Ato 2 S.p.A., con bando ore 13:00. Termine ricevimento richieste dei chia-
rimenti: nuova data 9.03.2023 ore 23:59. Spedi-
pubblicato sul Supplemento alla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea zione alla GUUE: 15/02/2023.
IL DIRETTORE DEL SERVIZIO Gabriella Mariani
n. 2022/S 031-080696 e sulla 5ª Serie speciale della Gazzetta Ufficiale della
Mohammad bin Salman Al Sa’ud
Repubblica Italiana n. 22 del 21/02/2022, si comunica che sul Supplemento
alla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea n. 2023/S 033-096826 Il principe arabo Bin Salman e PIF
e sulla 5° Serie speciale della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana
n. 21 del 20/02/2023 è stato pubblicato l'esito della gara. Top24 Lavoro,
Koan moltimedia
Copia dell'Avviso di Aggiudicazione gara è disponibile sul sito l’innovativa soluzione Il Public Investment Fund (PIF) sport, c’è l’acquisto della squa-
https://procurement-gruppoacea.app.jaggaer.com per il consulente dell’Arabia Saudita gestisce dra di calcio inglese Newcastle
del lavoro circa 607 miliardi di dollari. Ha
investimenti miliardari in Black-
(in attesa di possibili acquisti di
altre squadre). Ha siglato coin-
Acea Ato 2 SpA - P.le Ostiense, 2 - 00154 Roma e le imprese. stone Infrastructure Fund e nel vestimenti col il fondo francese
www.gruppo.acea.it Softbank Vision Fund. Tra le Ardian. E di recente ha rilevato il
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gazzini Harrods a Londra, la le della tedesca Rwe (energia).
18 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56

19,3%
profitti e prodotti
Finanza & Mercati Al 31/12/2022 le società in portafo-
glio di BB Biotech che sono profittevoli
Lettera al risparmiatore rappresentano il 34,5% del portafoglio
stesso. Quelle finanziate (sempre in
portafoglio) che hanno il capitale
sufficiente per finanziarie la realizza-
zione dei farmaci sono il 45,6%. Le
realtà, infine, “early stage”, ma con
una forte pipeline di prodotti, costitu-
iscono il 19,3% di tutti gli investimenti
del fondo chiuso. Tra le aziende che
appartengono al secondo gruppo
troviamo la prima e seconda posizio-
ne in portafoglio: Ionis e Argenx.

BB Biotech va a caccia
va. Il comparto, a detta degli esperti,
Il fondo chiuso BB Biotech in numeri è contraddistinto da modelli di busi-
ness e fattori economici (è cinico dir-
LA STORIA DELLA REDDITIVITÀ NETTA lo) favorevoli. Vero! I rischi aziendali
sono importanti. Eppure, dapprima,

di occasioni in Borsa
Dati in milioni di franchi svizzeri
UTILE/ -600 -300 0 300 600 900
visto che si tratta di malattie gravi
PERDITA non di rado le authority di vigilanza
hanno un’occhio di riguardo per
2018 –471,3
questi farmaci. Inoltre il numero li-

Obiettivo le Pmi avanzate 2019 677,4 mitato di pazienti, da una parte, fa si

che ci sia una bassa concorrenza per
2020 691,2 il non grande numero di società im-
pegnate; e, dall’altra, consente un
2021 –404,8 elevato prezzo per le medicine (il che
2022 –357,8 crea dure, e giuste, polemiche). In ge-
nerale, quindi, si tratta di un mix di
fattori che rendono il settore interes-
sante a chi, ovviamente, è realmente
LE PRIME 10 POSIZIONI IN PORTAFOGLIO capace di comprenderne ed analiz-
Strategie. Il fondo: le basse quotazioni sono un’opportunità tra le società zarne le tecnologie.
Il peso della partecipazione sul portafoglio in % al 31/12/2022
a piccola e media capitalizzazione. Focus sull’oncologia. Il nodo rialzo dei tassi 0 3 6 9 12
Rischi ed opportunità
Ionis Pharmaceuticals 11,0 Sennonché, il risparmiatore fa il se-
guente ragionamento: la tradizionale
di Vittorio Carlini una questione di multipli. Ci sono precisare BB Biotech, il venire meno Argenx SE 10,2 strategia di BB Biotech prevede l’in-
anche i graficisti. «Dall’angolo visua- dei brevetti di diversi farmaci indur- vestimento in società medio-piccole

D
a una parte (unitamente
al mantenimento di una
forte posizione sulle ma-
lattie rare) l’incremento
dell’esposizione a società
attive nel settore dell’oncologia.
Dall’altra, anche a fronte delle at-
tuali basse valutazioni di Borsa, il
proseguire nella strategia di cercare,
e trovare, le piccole e medie capita-
lizzazioni caratterizzate dalle tec-
nologie più solide e promettenti.
Sono tra i focus di BB Biotech, di cui
la Lettera al risparmiatore ha sentito
i vertici del team di gestione, a so-
stegno del business.
Dinamiche di mercato
Già, il business. La società è un fondo
chiuso - quotato a Piazza Affari, Zu-
rigo e Francoforte - che investe nel
settore delle biotecnologie. Quest’ul-
timo è un comparto, ad elevata cre-
scita ed innovazione tecnologica, il
quale, nella nuova era dei tassi in
rialzo, ha subito diversi scossoni. Il
Nasdaq biotechnology index (Nbi),
da inizio anno (chiusura al
24/2/2023) è in calo del 3,9% mentre,
ad esempio, l’S&P 500 è in rialzo di
circa il 3,4%. Negli ultimi 12 mesi il pa-
niere, che costituisce l’indicatore di
riferimento a livello globale per l’in-
tero settore, è di fatto piatto. Rispetto
invece all’arco di tempo dei due anni,
che comprende maggiormente gli ef-
fetti della stretta sulle politiche mo-
netarie, il saldo della performance è
negativo del 13,8%. Più sul lungo pe-
riodo, infine, torna il sereno. Nel re-
cente triennio l’Nbi sale di circa il 22%
mentre sugli ultimi 10 anni il rendi-
mento semplice (vele a dire senza il
reinvestimento dei -pochi - dividen-
di) si assesta oltre il 186%.
Multipli e graficisti
Insomma: è chiaro come negli ultimi
periodi il settore, in Borsa, sia entrato
in una fase difficile e ad alta volatilità.
Un andamento che, peraltro, si riflet-
te sugli indicatori finanziari dello
stesso indice. Il rapporto tra prezzo e
le dell’analisi tecnica -spiega l’anali-
sta tecnico indipendente Silvio Bona
- il Nasdaq Biotechnology index, sul
medio periodo, è impostato al rial-
zo». Il paniere, infatti, «viaggia sopra
il supporto dinamico (livello in cui le
pressioni rialziste sono maggiori di
quelle ribassiste, ndr), costituito dalla
linea che unisce i vari minimi ascen-
denti realizzati dal 2016 in poi». At-
tualmente, «questa trend line passa
per l’area 3.480 punti. Solamente se
venisse rotto all’ingiù il livello indi-
cato» e, poi, l’indice rotolasse anche
«sotto il supporto statico intorno a
3.380 punti, si avrebbe la modifica
dell’impostazione di medio perio-
do». Più sull’immediato, invece, «il
Nasdaq biotechonology index -dice
sempre Bona - si muove in maniera
laterale. Un andamento compreso tra
i massimi intorno a 4.450 e il suppor-
to di circa 3.900 punti».
Prospettive future
A fronte di un simile contesto quali,
allora le prospettive? BB Biotech si
dice comunque ottimista. In primis,
viene spiegato, il driver dell’M&A re-
sta presente. Certo: il numero delle
operazioni straordinarie è calato.
Nello scorso esercizio ne sono state
realizzate 71 (con un controvalore di
60 miliardi di dollari) a fronte delle
90 portare a termine nel 2021 (104
miliardi). Inoltre, in avvio del 2023,
non si è concretizzato lo shopping
atteso. Ciò detto però, afferma sem-
pre il fondo chiuso, da un lato il calo
delle valutazioni, e quindi del prezzo
dei deal, incentiva le acquisizioni; e,
dall’altro, le esigenze di finanzia-
mento spingono le aziende più pic-
cole verso l’M&A. Peraltro, tiene a
focus
Esercizio 2022
Nel 2022 il Nav del
portafoglio di BB Biotech è
sceso, in euro, del 6,7%. I dati
rà, come già annunciato in diverse
occasioni, le big pharma a fare shop-
ping anche, e soprattutto, nelle bio-
tecnologie. Non solo. Il fondo chiuso
sottolinea come, in generale, i fonda-
mentali economici e le pipeline dei
prodotti siano solidi. La riprova? È
fornita dai numeri. BB Biotech ri-
marca come, nel 2017-2021, la per-
centuale di farmaci provenienti da
aziende biotech abbia superato il
40% (era meno del 20% nel 2012-
2016). Una condizione che induce gli
esperti a prevedere come il peso delle
vendite di farmaci biotecnologici, sul
totale del giro d’affari mondiale del
pharma, possa salire intorno al 37%
nel 2026. In conclusione: le incognite
del rialzo dei tassi e della geo politica
restano sul tavolo, ma le prospettive,
soprattutto sul medio lungo periodo,
per BB Biotech sono positive.
L’oncologia
Fin qui alcune considerazioni rispet-
to a dinamiche di mercato e previ-
sioni sul futuro. Quali, invece,i setto-
ri cui il fondo chiuso guarda con
maggiore attenzione? Uno di questi
è certamente l’oncologia la quale, sul
portafoglio al 31/12/2022, vale il 26%
del totale. Di recente BB Biotech, che
nel quarto trimestre dello scorso
esercizio non ha aggiunto alcuna
nuova posizione, ha incrementato
quelle dell’oncology. In tal senso ci
sono stati, tra gli altri, gli ulteriori ac-
quisti su: Revolution Medicines,
Black Diamond, Essa Pharma e Fate
Therapeutics. Quest’ultima, ad
esempio, scommette sull’uso delle
cellule staminali generate artificial-
mente, di solito da una cellula soma-
tica adulta, per delle applicazioni
proprio nell’oncologia.
In generale il focus sul settore,
purtroppo, può essere ben compreso.
Le malattie oncologiche, in una so-
cietà Occidentale contraddistinta
dall’invecchiamento della popola-
zione (oltre che dal crescente tasso
d’inquinamento), assumono sempre
di più un’incidenza maggiore.
Neurocrine Biosciences 9,9 che hanno importanti potenzialità di
Moderna
crescita. Un approccio il quale però -
8,2
a fronte del rialzo dei tassi, dei più alti
Vertex Pharmaceuticals 8,1 costi di finanziamenti e dell’incertez-
za in Borsa - può rendere eccessiva-
Incyte 7,0 mente rischioso il suo portafoglio. BB
Biotech rigetta il timore. L’attuale
Alnylam Pharmaceuticals 6,4
contesto - è l’indicazione - rappre-
Intra-Cellular Therapies 5,3 senta, anche e soprattutto in funzio-
ne dei prezzi più bassi, un’opportu-
Myovant Sciences 4,8 nità per chi (per l’appunto) ha reali
competenze e opportuni mezzi (ad
Revolution Medicines 3,4 esempio, algoritmi per analizzare i
flussi di dati). Inoltre il fondo chiuso
rimarca come molte delle società
TIPOLOGIE DI SOCIETÀ IN PORTAFOGLIO “early stage” in portafoglio abbiano
In % il peso delle diverse realtà al 31/12/2022 comunque capitale sufficiente per
2-3 anni. Con il che, da un lato, il rial-
SOCIETÀ FINANZIATE SOCIETÀ PROFITTEVOLI zo dei tassi non le riguarda; e, dall’al-
AL BREAK EVEN
CON PRODOTTO AL MERCATO 34,5% tro, non necessitano di aumenti di
capitale. Di più. Una parte rilevante
45,6% dello stesso portafoglio - viene sotto-
lineato- è investita su large cap che
non devono affrontare il problema in
oggetto. Una diversificazione, con-
SOCIETÀ “EARLY STAGE”
clude BB Biotech, che limita il rischio
MA CON FORTE PIPELINE della sua asset alocation.
19,3% Un portafoglio il cui il Net asset
value (Nav), va ricordato, rimane
sempre inferiore al prezzo del fondo
chiuso quotato. Alla fine 2022 il pre-
mio medio annuale del Nav sulla
RAPPORTO TRA TITOLO E NAV quotazione del titolo è del 20,5% (era
In % il premio/sconto annuo medio tra il titolo BB Biotech e il Nav stato del 19,5% nel 2021 e del 9,2% nel
2020). Si tratta di un numero che fa
0 7 14 21
storcere un po’ il naso al risparmiato-
re in quanto può ipotizzarsi che il
2018 9,7%
portafoglio di BB Biotech non sia così
2019 11,8% efficiente. La società respinge la con-
siderazione. In primis perché, sottoli-
2020 9,2% neando le potenzialità inespresse sul
medio lungo periodo dello stesso
2021 19,5% portafoglio, il premio - è l’indicazio-
2022 20,5% ne- segnala in realtà l’apprezzamen-
to del mercato per BB Biotech e la sua
gestione. Inoltre perché la differenza
mutua nel tempo e di recente è dimi-
nuita, arrivando all’attuale circa 12%.
Ultime nuove acquisizioni delle cure contro l’obesità.
Nel quarto trimestre del Un altro nuovo ingresso, Infine perché , afferma sempre BB
2022 BB Biotech non ha invece, si è avuto nel secondo Biotech, sia il rendimento annualiz-
aggiunto nuove posizioni al trimestre (sempre dello zato del Nav che quello del titolo, dal
portafoglio. Per cogliere scorso esercizio) con Celldex 1993, è superiore al quello del Nbi.
nuovi ingressi bisogna risalire Therapeutix. © RIPRODUZIONE RISERVATA

utili positivo (cioè considerando so-
lamente le società profittevoli) del
Nbi, sul 2023, è previsto da FacSet a
15,5 volte. Un valore che, in linea di
massima, è inferiore al quello dei cin-
que anni precedenti. Ma non è solo
consolidati per l’intero
esercizio presentano una
perdita netta di 358 milioni di
franchi svizzeri (- 405 milioni
nel 2021).
Ma non è solamente una questio-
ne di cure anti cancro. Altro focus ri-
mane quello sulle malattie rare. Que-
ste, sempre al 31/12/2022, rappre-
sentano il 33% di tutto il portafoglio.
C’è da stupirsi? La risposta è negati-
al terzo quarter. Qui è stata
effettuata l’operazioni su
Rivus Pharmaceuticals. Si
tratta di una società, non
quotata attiva, nel settore
Una realtà, appartenente al
settore “early stage/ strong Il DOSSIER
pipeline” che svolge attività Tutte le “Lettera al
nell’ambito delle malattie Rispamiatore” sul sito del Sole
auto immuni. nella sezione Finanza & Mercati
ilsole24ore.com

l’impatto di un anno di guerra

Approvvigionamenti di petrolio in Europa to al Brent e, quasi certamente, per

economia russa appesa al filo della cina
surplus delle partite correnti è
sceso di 30 miliardi di $ rispetto al
di Marcello trimestre precedente. Le restrizioni
all'export di commodities energeti-
Minenna che verso l'Occidente, Ue in primis,
hanno un ruolo chiave in queste
dinamiche. Nei primi mesi del
—Continua da pagina 1 conflitto Mosca ha beneficiato
dell'effetto sorpresa per continuare
Milioni di tonnellate
controbilanciando la tendenza
90
opposta derivante dall'aumento dei
prezzi che peraltro, nel frattempo,
80
hanno iniziato a sgonfiarsi. Per
scudarsi dal ricatto russo sul gas
70
naturale, i Paesi Europei hanno
riempito gli stoccaggi prima
60
dell'arrivo della stagione fredda
ricalibrando in parallelo il mix
50
fare cassa la Russia dovrà fare
molto più debito e attingere al
tesoretto del proprio fondo sovra-
EXTRA UE* RUSSIA CONTRIBUTO % DELLA RUSSIA no, già sceso di 26 miliardi di $
(SCALA SX) (SCALA SX) (SCALA DX) dall'inizio della guerra. Una risorsa
35%
preziosa per Mosca è senza dubbio
la rapida intensificazione degli
30% scambi con paesi “amici” come
Turchia e Cina. Nel 2022 l'export
verso la Turchia è salito del 103% e
25%
l'import del 60% mentre il com-
mercio bilaterale sino-russo ha
20% raggiunto i 190 miliardi di $ (+34%

L e difficoltà sono evidenti

anche sui conti pubblici e sui
conti con l'estero. Nel 2022 il
deficit pubblico è stato di circa 45
miliardi di $ (il secondo dato peg-
a vendere massicci quantitativi di
petrolio e gas naturale ai Paesi
europei a prezzi record. Col passare
del tempo l'Europa ha però abbat-
tuto la dipendenza dagli idrocarbu-
geografico dei loro fornitori. Com-
plice il clima particolarmente mite
dei mesi invernali, questa strategia
si è rivelata vincente e ha permesso
una rapida discesa dei prezzi.
40

giore dell'ultimo decennio) e a
gennaio 2023 ha raggiunto i 24
miliardi di $. Pesano il progressivo
assottigliamento delle entrate
fiscali da gas e petrolio e il boom
della spesa (+75% nel 2022) neces-
sario a finanziare la difesa. Intanto,
dopo 4 trimestri di crescita conse-
cutiva, nel 3° trimestre 2022 il
ri russi. In termini di volumi im-
portati, tra febbraio e novembre
2022, il peso della Russia sugli
acquisti Ue di combustibili fossili
da partner extra unionali è sceso
dal 30% al 13%. Il calo dei volumi,
specie nella seconda metà dell'an-
no, si è riverberato anche sul valore
monetario delle importazioni,
Altrettanto decisa è stata l'emanci-
pazione dal petrolio russo (Ural oil)
culminata nell'embargo Ue sulle
importazioni via mare di greggio e,
da questo mese, anche di prodotti
petroliferi. Per via di questa sanzio-
ne (e del price cap di 60 $/bbl
imposto dai Paesi del G7), ora l'Ural
costa circa 30 $/bbl in meno rispet-
30
15%
sul 2021). Ma rispetto ai numeri
complessivi del commercio tra la
Cina e il resto del mondo, il peso
della Russia resta esiguo e pone
Pechino in una posizione di netto
10%
vantaggio negoziale. La schiera di
20
coloro che si chiedono se per l'eco-
5% nomia russa la vera eredità della
10
guerra sarà quella di diventare un
satellite del colosso cinese si va
0 0% rapidamente ingrossando.
2020 2021 2022 Economista
@MarcelloMinenna
(*) Esclusa Russia. Fonte: Eurostat © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023 – N. 56
Sport 24
Stadi, diritti tv e fondi:
per la Lega Serie A
è tempo di riforme
Calcio e business. Nei prossimi tre mesi i club del massimo campionato
sono attesi a decisioni fondamentali su governance e modello industriale
Marco Bellinazzo
D
iritti tv, stadi, riforma
della governance,
scelte sui fondi di in-
vestimento, rilancio
del progetto sui giova-
ni della Primavera.
I prossimi tre mesi per la Lega
Serie A saranno particolarmente
intensi, anche perchè per i presi-
denti dei 20 club del massimo
campionato tricolore lo spazio di
manovra per invertire la rotta ed
evitare il declino è sempre più ri-
dotto. Il presidente della Lega, Lo-
renzo Casini, e l’ad Luigi De Sier-
vo, dovranno svolgere un lavoro
di sintesi e di indirizzo tutt’altro
che semplice.
Infrastrutture
Tra la fine di marzo e la prima
metà di aprile, il presidente Casi-
ni intende promuovere un incon-
tro con istitutioni e sponsor per
presentare i risultati del lavoro
svolto dal “laboratorio” guidato
da Andrea Cardinaletti, che in
collaborazione con l’Anci, i club e
i comuni ha raccolto dati e ri-
scontri sulla lentezza burocratica
e gli intoppi che finora hannno
impedito al sistema italiano di
dotarsi di impianti moderni, sal-
vo poche eccezioni. L’obiettivo è
quello di creare, invece, una cabi-
na di regia nazionale per accele-
rare gli iter amministrativi, a par-
tire dalle grandi città.
L’Italia calcistica e non solo tra
qualche mese si giocherà una delle
ultime chance di poter far leva su
un grande evento per rigenerare il
proprio patrimonio infrastruttu-
rale. Il presidente della Figc, Ga-
briele Gravina, ha da tempo avvia-
to il dialogo con la Uefa per ottene-
re l’organizzazione degli Europei
il «white paper»
Nuova Authority
sul calcio inglese
Il governo del Regno Unito ha
approvato il “White Paper” sul
calcio. Tra le novità da rimarca-
re la previsione di un ente
regolatore indipendente che
avrà il compito di supervisiona-
re i conti dei club inglesi dalla
Premier League alla National
League, la quinta serie calcisti-
ca del Paese. I club dovranno
dimostrare di essere in pos-
sesso di un modello finanziario
sostenibile. Ma lo scopo della
riforma è anche quello di ripor-
tare al centro i tifosi. A questi
ultimi viene riconosciuto il
diritto di partecipare alle deci-
sioni che riguarderanno la
storia del club, come cambi di
stadio, di stemma o dei colori
sociali. Verranno introdotte
verifiche più stringenti sui
conti dei nuovi proprietari che
si apprestano ad acquisire i
club inglesi. Questi non po-
tranno partecipare a tornei
extra-Uefa come la Superlega.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
19
927,5 milioni
I ricavi tv della Serie A
Volley: finale coppa Italia
Oggi al Palazzetto dello Sport
Nel triennio 2021/24 per trasmettere dieci gare a
di Roma si chiude la Final Four
giornata Dazn versa 840 milioni a stagione, mentre
di Coppa Italia maschile. Piacenza
Sky paga 87,5 milioni per tre match a giornata
ieri in semifinale ha sconfitto la
in condivisione
favorita Perugia
IPP
nella governance; il finanziamento
puro; un modello ibrido che però
non prevede equity.
I discorsi sono ancora allo sta-
to embrionale. Ma nelle prossi-
me settimane saranno approfon-
diti per poter offrire all’assem-
blea un ventaglio di proposte più
circostanziate.
Market company e Primavera
Altre riforme su cui i presidenti sa-
ranno presto chiamati a pronun-
ciarsi, potrebbero riguardare l’op-
zione per un ammodernamento
della governance sull’esempio
della Bundesliga con una market
company da affiancare alla strut-
tura associativa. Rispetto al pac-
chetto di modifiche approvato
dalla Lega a fine dicembre la Lega
intende poi procedere sull’unica
che può realizzare autonomamen-
te vale a dire la revisione del for-
del 2032. L’altra candidata è la
Turchia che a differenza dell’Italia, ‘ Sono allo studio
le proposte di banche
mat Primavera 1/Primavera 2 e
sull’introduzione di un numero
in questi anni, ha investito molto e fondi di investimento obbligatorio di calciatori formati
e possiede impianti sportivi mi- per media company (24 mesi, secondo i parametri per
gliori. Per convincere Nyon a pre- e finanziamenti la Youth League) nelle liste delle
ferire l’Italia serve, dunque, un squadre primavera, anche con ri-
piano straodinario, appoggiato guardo agli 11 schierati in campo.
dal Governo e dalle istituzioni, che Milan-Napoli 1-2. La sfida tra i campioni d’Italia in carica e l’attuale capolista © RIPRODUZIONE RISERVATA
veda tutte le componenti lavorare
nelle stessa direzione.
Diritti tv
Ottenuta la possibilità di mettere
sul mercato anche i diritti tv na-
zionali per cinque anni anziché
tre, la Lega di Serie A sta predi-
sponendo il bando 2024/27 con
l’obiettivo di pubblicarlo entro la
fine della stagione e possibilmen-
te tra aprile e maggio. La boccia-
tura dell’emendamento al decreto
milleproroghe che concedeva, a
determinate condizioni, la possi-
bilità di prolungare gli attuali
contratti con Dazn (che versa 840
milioni a stagione) e Sky (che pa-
ga 87,5 milioni per tre match a
giornata in condivisione) dà ai
club un’arma in meno, in una
congiuntura peraltro poco favo-
revole. La Uefa intanto ha già
piazzato a Sky e Amazon Prime il
pacchetto 2024/27. Sky ha punta-
to una fiche importante sui diritti
europei (anche perchè nel frat-
tempo è venuto meno il divieto
imposto dall’Antitrust di acquisi-
re esclusive per lo streaming).
Dall’Antitrust con l’approvazio-
ne lo scorso gennaio delle linee
guida sui diritti tv nazionali, è ar-
rivata poi un’indicazione chiara a
favore del superamento delle
esclusive e della condivisione dei
diritti su più piattaforme.
Media company
Su questo fronte la Lega potrebbe
essere così incentivata a scom-
mettere sulla vendita senza più
esclusive a tutti i soggetti poten-
zialmente interessati (dagli ott ai
classici broadcaster), in modo da
massimizzare l’audience. Una
scommessa che potrebbe essere
vinta economicamente se oltre
agli attuali operatori (Dazn, Sky,
Amazon e Mediaset) decidessero
di investire sul prodotto Serie A le
grandi piattaformi streaming Usa
che stanno entrando nel mercato
europeo, da Warner Bros. Disco-
very a Disney ad Apple, senza di-
menticare Netflix (per ora più pro-
pensa a lavorare sulla fiction di
ambientazione sportiva).
La risacca dello streaming glo-
bale dopo il boom del biennio pan-
demico rende però questo scena-
rio molto più complicato.
Fondi di investimento
Per realizzare questa operazione
potrebbe rivelarsi utile per la Lega
creare una media company e otte-
nere un sostegno finanziario di
base. In questa direzione vanno in
effetti le manifestazioni di inte-
resse fatte pervenire in via Roselli-
ni da sette soggetti tra banche e
fondi - JP Morgan, Carlyle (in cor-
data con Apax e The Three Hills),
Apollo, Searchlight, Citibank,
Deutche Bank e Goldman Sachs -
nei mesi scorsi. Le soluzioni alter-
native prospettate sono tre: la me-
dia company, con partecipazione
azionaria del fondo e ingerenza
20
Nòva 24
Frontiere
L’intelligenza
artificiale farà
scoperte
scientifiche?
Ricerca. Un team della Columbia University
ha sviluppato un programma per osservare
fenomeni fisici. Questo ci interroga sul futuro
Roberto Manzocco
E
=mc². Tutti riconoscono
l'iconica equazione svi-
luppata da Albert Ein-
stein. Energia uguale a
massa per velocità della
luce (c) al quadrato. Tre sono le va-
riabili che essa include, tre concetti
fondamentali che però il fisico te-
desco non si è inventato, ma ha ere-
ditato dalla tradizione scientifica
che lo ha preceduto. Senza variabi-
li, la scienza moderna non sarebbe
possibile. E se ci fossero altre varia-
bili, ancora da scoprire? E se poi
fosse possibile automatizzare la
scoperta di variabili nuove, affi-
dando tale operazione all'intelli-
genza artificiale? A chiederselo è
stato un team di studiosi della Co-
lumbia University (New York), che
ha sviluppato un programma di Ai
in grado di osservare fenomeni fi-
sici, identificando un set minimo di
variabili che li descrivono. Con una
sorpresa: spesso le variabili – con-
sistenti in numeri precisi, ma per il
resto non identificate in altro modo
– non corrispondevano a quelle
della fisica conosciuta.
E così ad esempio Boyuan Chen
e il suo team, analizzando tramite
‘ Il machine learning
conferisce alle
macchine la capacità
di apprendere con o
senza supervisione
‘ Per ora l’Ia può
identificare pattern
ma non è in grado
di formulare ipotesi o
organizzare esperimenti
la loro intelligenza artificiale il
moto di un pendolo, hanno otte-
nuto variabili corrispondenti a
quelle dell'angolo e della velocità
angolare. Nel caso di altri fenome-
ni, le variabili ottenute non solo
erano diverse da quelle classiche,
ma l’inttelligenza artificiale era in
grado di proporre set di variabili
alternativi, a indicare che lo stesso
fenomeno potrebbe essere descrit-
to in modi diversi.
Al di là di queste specifiche sco-
perte, lo studio in questione ci
spinge a interrogarci sul ruolo del-
l’intelligenza artificiale nel campo
della ricerca scientifica, e a chie-
derci: proprio come l'intelligenza
artificiale sta sviluppando la capa-
cità di creare opere d'arte, sarà an-
che in grado di effettuare scoperte
scientifiche in autonomia? La sco-
perta scientifica è una procedura, e
la filosofia della scienza lavora da
tempo alla sua formalizzazione,
dunque perché non pensare alla
possibilità di automatizzarla, cre-
ando così veri e propri computer-
scienziati? È proprio l'idea di par-
tenza dei creatori dei primi “pro-
grammi di scoperta” software ba-
sati non su algoritmi, cioè
programmi di calcolo rigidi, ma su
euristiche, cioè regole empiriche
vaghe, che consentono di trovare
soluzioni creative. E così, nel corso
degli anni, diversi gruppi di ricerca
hanno sviluppato programmi si-
mili, attribuendo a essi nomi di noti
scienziati, come Bacon, Galileo,
Huygens, Fahrenheit e Dalton.
Non è un caso: spesso tali sof-
tware si basano su euristiche ispi-
rate ai modi di operare degli scien-
ziati dai quali hanno preso il no-
me. E così, proprio come Francis
Bacon nel suo «Novum Organum»
(1620) sottolinea la centralità
dell'induzione nella scoperta
scientifica, Bacon si è basato sui
dati fornitigli per indurre la terza
legge del moto planetario di Ke-
plero. Si badi però: Bacon non ha
scoperto la legge in questione, ma
l'ha solo riscoperta, e lo stesso vale
per gli altri programmi.
In anni recenti l’intelligenza ar-
tificiale si è sviluppata ulterior-
mente, ed è entrato in gioco il Deep
Learning, un metodo che conferi-
sce alle macchine la capacità di ap-
prendere con o senza supervisione.
Esso si basa su un network stratifi-
cato, che consente alla macchina di
“generalizzare” in modo progressi-
vo, ossia di estrarre aspetti di livello
sempre più astratto. Per esempio:
se analizziamo un'immagine, co-
minceremo con l'estrarre aspetti
più “di base” come i contorni
dell'immagine in questione, poi
mano a mano arriveremo a estrarre
aspetti più rilevanti per gli osserva-
tori umani – numeri, lettere, volti,
e così via. Le applicazioni del Deep
Learning sono moltissime. Citiamo
il Neural Style Transfer, cioè la ca-
pacità di capire lo stile di una certa
opera d'arte e trasferirlo, applican-
dolo a foto o video; la traduzione
linguistica; la scoperta di nuovi far-
maci, tramite la simulazione e la
predizione degli effetti di una certa
molecola molecola; l'informatica
medica, ad esempio per studiare la
salute di un paziente a partire dai
dati forniti dagli strumenti; l'anali-
si di immagini mediche a scopo
diagnostico; l'addestramento di
robot militari a compiere compiti
nuovi; e altro ancora.
Dal canto suo, il programma di
Boyuan Chen potrà essere usato
per aiutare lo studio di fenomeni di
tipo cosmologico, biologico e legati
alla fisica delle alte energie, per i
quali i dati disponibili sono nume-
rosissimi ma l'apparato teorico è
ancora insufficiente. A questo pun-
to urge fare un'osservazione.
Per ora l'Ai può identificare pat-
tern, una capacità utilizzata in
campo astronomico, medico, ge-
nomico e farmaceutico, ma non è in
grado di formulare ipotesi, orga-
nizzare esperimenti, interpretare
risultati, insomma, riprodurre in
toto il percorso cognitivo seguito
dagli esseri umani. Essa risolve sì
problemi, ma in realtà uno scien-
ziato umano di genio si distingue
anche e soprattutto per la sua capa-
cità di porre le domande giuste.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Biologia. Il programma di Ia di Boyuan Chen potrà essere usato per lo studio di fenomeni di tipo cosmologico e biologico
L’analisi
Etica e competenze
per trasformazioni compresse
di Mauro Macchi
L’ intelligenza artificiale
rappresenta la tecnologia a
maggior potenziale futuro. È
un dato di fatto già oggi e
prevediamo nei prossimi due anni
un salto in avanti della sua
adozione in azienda, trainato
principalmente dalle applicazioni
dell’AI “generativa”. Rispondendo
alla lettera indirizzata ai Ceo
pubblicata di recente, provo a
consolidare un primo concetto:
portare l’intelligenza artificiale
dentro il cuore e il cervello di
un’organizzazione, e dell’intera
società, è una sfida più difficile da
vincere rispetto ad altre
rivoluzioni del passato, perché
occorre affrontarla considerando
un accorciamento progressivo dei
cicli temporali e dei tempi
decisionali che caratterizzano il
contesto odierno. Se prima
avevamo a disposizione diversi
anni per adattare processi e
persone alle nuove tecnologie e
alle relative applicazioni, ora c’è
pochissimo margine per agire,
formare i talenti e aggiornare le
competenze dei leader che devono
guidare il cambiamento. È il
concetto di “trasformazione
compressa”.
La vera complessità, ma anche la
grande opportunità di
cambiamento, è dunque il timing:
siamo in una fase di crescita
esponenziale dello sviluppo dell’AI
e la società post digitale impone di
prendere decisioni più
velocemente e sulla base di dati che
derivano da modelli previsionali
statisticamente rilevanti. Non c’è
alcun dubbio che questa sia oggi
una priorità sul tavolo dei Ceo e di
tutti i membri del board. L’AI è
l’elemento differenziante della
trasformazione, ma è consecutivo e
dipendente dal cloud computing e
dai dati, che ne sono abilitatore e
driver. Per questo i leader chiamati
a dare visione strategica alle
proprie organizzazioni devono
essere i primi a comprendere
l’impatto della transizione
tecnologica e il potenziale
trasformativo dell'intelligenza
artificiale per applicarla
e scalarla nel modo migliore nei
processi. Ed è un compito che non
possono più delegare.
L’AI non è in competizione con
l’ingegno umano e non ne
costituisce un’estensione, bensì è
un elemento ad esso
complementare: sarà
fondamentale gestirne al meglio
gli aspetti etici, di compliance e di
trasparenza come richiede ogni
ciclo di innovazione tecnologica.
Dobbiamo prendere coscienza e
convinzione che dalla
combinazione delle facoltà
dell’essere umano e di quelle della
tecnologia può uscire qualcosa che
sia maggiore della somma delle
parti. L’AI è un vero collaboratore
esperto, che non si sovrappone
alla creatività e al giudizio critico
di una persona ma, anzi, è in grado
di stimolarla per raggiungere
il precedente
IL SOLE 24 ORE,
12 febbraio 2023, P. 14
Massimo Chiriatti ha scritto una
lettera ai Ceo sull’intelligenza
artificiale, aprendo il dibattito
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023 – N. 56
galassie in crisi
Il telescopio spaziale James
Webb ha rilevato sei enormi
galassie antiche. Esistevano
tra 500 milioni e 700 milioni
di anni dopo il big bang e gli
astronomi le chiamano
adobestock
nuovi standard di eccellenza. La
dobbiamo intendere come una
sorta di “co-pilota” della
trasformazione compressa, uno
strumento che aiuta chiunque a
imparare più in fretta e di cui
occorre riconoscerne l’importanza
strategica. È un tema che va
indirizzato e questo indirizzo lo
devono dare i Ceo e il top
management, identificando le
funzioni e i ruoli aziendali con cui
condividerne la governance.
Vi è infine un ultimo tema
chiave, quello delle competenze, e
più precisamene delle mansioni che
potranno essere “sostituibili” dagli
algoritmi e, soprattutto, delle
professionalità che avremo bisogno
nell'immediato futuro. È la stessa
tecnologia che ci può venire in aiuto
per imparare più velocemente
rispetto al passato, facendo da
motore di upskilling e reskilling per
scalare verso l’alto il quoziente
tecnologico di molte figure
aziendali, superando il concetto che
vede la macchina un elemento
“sostitutivo” dell’essere umano.
Garantire alle persone maggiori
opportunità per riqualificarsi e
aspirare a funzioni più gratificanti è
un obiettivo irrinunciabile e da
perseguire attraverso una
progettualità condivisa a livello di
ecosistema. Orientare la
formazione, allargandone i confini,
è possibile, ma occorre andare
oltre le ortodossie investendo
nella creazione e nell’ibridazione
delle competenze.
Se ci prepariamo in modo
adeguato anche a questa
tecnologia, facendone una
missione nazionale che coinvolge
tutti gli stakeholder, l’AI
contribuirà al miglioramento
non solo delle aziende ma
dell’intero sistema Paese.
Amministratore delegato Accenture Italia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
“distruttori di universi” per-
ché la loro esistenza potreb-
be ribaltare le attuali teorie
della cosmologia su come si
sono formate ed evolute le
galassie, come afferma uno
studio su Nature.
contaminazioni
formazione
per aziende
in modalità
«as-a-service»
di Pierangelo Soldavini
N on è un mistero: il
mismatch tra domanda e
offerta di professioni
tecnologiche continua a
crescere. La difficoltà di
reperimento di professionisti
con le adeguate competenze
riguarda quasi la metà dei profili
ricercati, il 46,4% secondo
UnionCamere, in crescita di
quasi otto punti percentuali in
un anno. Insomma, la situazione
peggiora, anche perché, come
sottolineato nell’articolo a
fianco, i tempi di maturazione
delle tecnologie si stanno
accorciando drasticamente, in
una condizione di
“trasformazione compressa” che
rende l’idea di un’emergenza
crescente per il sistema
industriale.
In questo scenario le Pmi
dimostrano una maggiore
resilienza che deriva dalla loro
flessibilità tradizionale, ma
accusano la pressione dei costi
per tenere il passo della
trasformazione. Che si gioca
principalmente sul fronte della
tecnologia. Ma non solo, dal
momento che la digitalizzazione
comporta un cambio di passo
culturale che attraverso l’intera
organizzazione del lavoro e dei
processi richiede un continuo
adeguamento delle competenze.
Ecco perché continuano a
nascere proposte che vanno nel
senso dell’accompagnamento
delle aziende nella formazione e
nella messa a disposizione delle
nuove competenze. Solo negli
ultimi giorni ne abbiamo
registrate tre, ma è solo la punta
di un mondo che sta crescendo
velocemente. Secondo
l’Osservatorio Edtech del
Politecnico di Milano il giro
d’affari dei provider di
educational technology vale circa
19,5 miliardi di euro, calcolando
il totale di tecnologie e di
contenuti innovativi. All’interno
di questo mondo si vanno
specializzando modalità di
fornitura di servizi e
competenze sul modello “as-a-
service”.
Così la business school del
Politecnico di Milano ha
investito (insieme a Cassa
Depositi e Prestiti con il fondo
Acceleratori e a Supercharger
Ventures) in Beyond The Box,
start up che offre una
piattaforma di competenze in
abbonamento per le imprese
che, partendo da un problema
specifico, trova l’esperto più
adatto per risolverlo. Il servizio
viene erogato sotto forma di
micro-learning, con
videochiamata di 20-40 minuti
per non interrompere il flusso
lavorativo. Con tematiche che
vanno dall’amministrazione alla
finanza al marketing fino alle
tecnologie emergenti. A Imola
Crif, con il supporto di
Fondazione Golinelli, ha lanciato
con il progetto Boom un’idea di
“ecosistema
dell’apprendimento” che si
muove dalla formazione delle
nuove competenze fino al
reskilling di professionisti. A
Roma apre Frontiere, che si
candida per la formazione di
profili innovativi da utilizzare
per la consulenza tech di aziende
non in grado di formarle al loro
interno. A cui si affiancherà un
“design center” pensato apposta
per non dimenticare l’aspetto
umanistico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023 – N. 56
Viaggi 24
Weekend
Colline di ulivi, borghi e arte:
viaggio nell’Umbria del Perugino
Sulle tracce del divin pittore. La mostra che aprirà il 4 marzo a Perugia per i 500 anni dalla morte
dell’artista è una occasione per scoprire le sue opere ed esplorare storie ed eccellenze della Regione
Mariateresa Montaruli
L
e guance arrossate, i capelli
spettinati, i tratti sanguigni:
l’autoritratto che Pietro
Vannucci, detto il Perugino,
lascia nel Collegio del Cam-
bio a Perugia contrasta in modo de-
ciso con le diafane raffigurazioni de-
gli affreschi della Sala delle Udienze,
etichettati dalla scrittrice Edith
Wharton come «uno dei tre soffitti
perfetti del mondo». Alla perfezione
prospettica e delle proporzioni, alla
dolcezza del colore, alle pose traso-
gnate e lievemente malinconiche
aspirò tutta la pittura del Perugino,
nato nel 1446 a Città della Pieve e
compagno di Leonardo e Botticelli
nella bottega del Verrocchio. Nutrito
dalla naturale spiritualità della terra
umbra, il suo linguaggio pittorico è
protagonista di una ventina di ini-
‘ La mostra «Il meglio
maestro d’Italia», fino
all’11 giugno, raccoglie
70 opere provenienti
da tutto il mondo
ziative promosse dal Comitato Na-
zionale che celebra quest’anno il
quinto centenario della morte, avve-
nuta a Fontignano nel 1523.
Ad aprire l’anno è la grande mostra
“Il meglio maestro d’Italia. Perugino
nel suo tempo” alla Galleria Naziona-
le dell’Umbria di Perugia dal 4 marzo
all’11 giugno, con 70 opere, prove ca-
pitali della produzione antecedente il
1504, anno in cui creava straordinari
lavori come lo “Sposalizio della Ver-
gine” per il duomo di Perugia, oggi al
Musée des Beaux-Arts di Caen, in
Normandia. Il titolo della mostra si ri-
ferisce a una lettera del 1500 in cui il
mecenate Agostino Chigi lo definiva,
appunto, «il meglio maestro d’Italia».
Perugia è un buon punto di par-
tenza per tracciare un itinerario che
comprenda le sue maggiori opere an-
cora in Umbria. Oltre alle Sibille del
Collegio del Cambio, una delicata Ma-
donna con Bambino e i due cherubini,
su sfondo nero si trova all’interno di
Palazzo Baldeschi. La Cappella di San
Severo conserva un’opera di Raffaello
completata da Vannucci e il comples-
so benedettino di San Pietro custodi-
sce parti del Polittico di San Pietro
traslato poi a Rouen.
Fuori porta, ad Assisi, lo chef Lo-
renzo Cantoni del ristorante Il Fran-
toio di propone un menù ispirato allo
stile e ai colori del Divin Pittore, rein-
terpretando in chiave contempora-
nea piatti d'epoca. E a Deruta, citta-
della fortificata poco lontana dalla
sponda sinistra del Tevere, se la Pina-
coteca Comunale conserva l’affresco
del “Padre Eterno con i Santi Romano
e Rocco”, è da non perdere anche il
Museo della Ceramica, arte che nel
1500 contava una cinquantina di for-
naci. Le curiosità sono numerose: per
esempio, nel XV secolo, con l’arrivo di
nuovi pigmenti, a base minerale, la
gamma dei colori si ampliò notevol-
mente, e ai primi del Novecento le ce-
ramiche venivano imballate in botti
di legno, caricate su carretti trainati
da cavalli, per imbarcarsi da Livorno
verso gli Stati Uniti, come raccontano
le immagini del 1925 della Ubaldo
Grazia, tra le fabbriche più antiche
ancora operanti.
Più a ovest, il borgo di Panicale
ospita l’affresco del “Martirio di San
Sebastiano”, nell’ex convento dedi-
cato al santo fuori le mura. Riguada-
gnato il centro storico, un labirinto
di stradine a spirale con alte case-
torre, si dà volentieri un’occhiata al
piccolo e settecentesco Teatro Cesari
Caporali, con un sipario del 1859. Ec-
coci poi nella città natale del pittore,
Città della Pieve, interamente co-
struita in mattoni su un colle a 500
metri tra la Val di Chiana e il Lago
Trasimeno. Nel centro storico va da-
to il dovuto tributo al Perugino visi-
tando l’Oratorio di Santa Maria dei
Bianchi con la spettacolare “Adora-
zione dei Magi”, e passando dal sacro
al profano, vanno esplorate le botte-
ghe di prodotti tipici, dove si vende
zafferano locale. Presente in Umbria
sin dal 1537, il croco che donava il co-
lore giallo-oro alle stoffe dei tintori
della città (e probabilmente anche
alle opere del Perugino) ha ripreso a
essere coltivato dopo essere stato
reintrodotto dalla Spagna.
Un itinerario alternativo sulle
tracce del pittore porta verso Foligno,
dove l’Oratorio della Nunziatella con-
serva un notevole “Battesimo di Cri-
sto”. Montefalco è poco lontano, «uno
dei luoghi più pacifici della terra...
Ovunque si passi, tutto è antico, me-
dioevale, sassoso», scriveva Herman
Hesse, e che è culla delle uve Sagran-
tino e della produzione del tessuto ar-
tistico umbro. Spettacolare, nel rione
Colle Mora, la chiesa sconsacrata di
San Francesco, con affreschi di Be-
Panicale. Il Teatro Cesari Caporali
Trevi. Borgo lungo la “fascia olivata”
Si usano gli specchi
per guardarsi il viso,
e si usa l'arte
per guardarsi l'anima
_
GEORGE BERNARD SHAW
nozzo Gozzoli e l’ “Adorazione dei pa-
stori” del Perugino. Un’opera analoga
si trova nella chiesa della Madonna
delle Lacrime di Trevi, Città dell’Olio
adagiata su un contrafforte del Monte
Serano, con un cuore antico fatto di
viuzze, palazzi di sasso e tetti di coppi
e uno sfondo di 300mila piante, la fa-
scia olivata Assisi-Spoleto in odore di
candidatura Unesco. Chiome che
compaiono anche nei paesaggi del
“divin pittore”, un oceano verde che
si muove fra rocce, anse fluviali e de-
clivi e che si fonde con il cielo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foligno. Il duomo a Piazza della Repubblica
Deruta. Città simbolo della ceramica
21
Il salento di carmelo bene
Da Otranto a Santa Cesarea Terme
(nella foto) ripercorrendo i luoghi
più amati dal grande artista scom-
parso vent’anni fa
www.ilsole24ore.com/viaggi
PASSIONI
Tennis con vista
negli hotel con i campi
più belli d’Italia
Il presupposto di questo vademecum è che siate
anche voi tra quelli – come David Foster Wallace –
convinti che «il tennis è lo sport più bello che esista e
anche il più impegnativo». Quelli che, quando
scelgono un hotel, valutano come imprescindibile la
presenza di un campo, la tipologia di superficie, la
disponibilità di un maestro con cui migliorare la
rotazione del servizio in kick. Se con vista, e in
prossimità di una buona tavola dove recuperare le
energie, meglio ancora. Per celebrare il World
Tennis Day del prossimo 6 marzo, ecco la nostra
Colori selezione di alberghi per sportivi orgogliosi che non
del Cinquecento. si vogliono arrendere all’incedere del padel.
Una delle cappelle Durante la stagione invernale, le onde entrano
del Santuario della letteralmente in campo – tanto che prima della
Madonna delle riapertura il cemento viene sempre ridipinto – al
Lacrime di Trevi San Pietro di Positano: è uno dei luoghi più
custodisce affre- spettacolari al mondo dove competere, stretti tra le
schi che il Perugi- pareti di una scogliera terrazzata con orti e
no realizzò
nel 1521, raffigu-
limoneti, a pochi passi dall’acqua della caletta
ranti un’Adorazio- privata. Da vincitori, meritate di sedere ai tavolini
ne dei magi del ristorante Carlino per assaggiare i deliziosi
e, ai lati, i Santi spaghetti al limone. Una passeggiata tra i filari del
Pietro e Paolo Vitiarium – che custodisce centinaia di vitigni
autoctoni toscani – vi condurrà sul sintetico di
Borgo San Felice, a Castelnuovo Berardenga,
fascinoso wine resort nel Chianti Classico. Anche se
il vostro dritto non è esattamente una “possente
scudisciata liquida” à la Federer, non travisate:
prima la partita, poi la verticale di Vigorello, primo
supertuscan prodotto nel 1968.
Se amate invece la terra rossa dovete prenotare
uno dei campi del Rome Cavalieri, a Monte Mario,
dove riscaldarvi in vista degli Internazionali d’Italia
(che inizieranno l’8 maggio), sotto lo sguardo di Heinz
Beck dall’alto del suo tre stelle Michelin La Pergola.
Qualsiasi fatica troverà poi conforto nel Cavalieri
Grand Spa Club. Oppure, arrivare in Alto Adige, al
Quellenhof Luxury Resort di San Martino in Passiria:
qui i campi sono ben 8 e potete organizzare corsi
personalizzati di qualsiasi livello. Al Forte Village in
Sardegna i clay court sono addirittura 12 e c’è una vera
e propria Tennis Academy, un servizio di incordatura
e un negozio con tutti gli accessori. Tra i cento e uno
motivi per scegliere l’Hotel Cipriani di Venezia non
manca il romantico e impeccabile “centrale” (pure
questo in terra rossa) nascosto tra la vegetazione del
Giardino Casanova, con lo sguardo in direzione Lido,
su cui si sono esibiti anche Hugh Grant, John McEnroe
e Nicole Kidman. Sul campo siate creativi, ma con
tecnica solida, come Riccardo Canella in cucina,
grande acquisto alla guida del ristorante Oro. La
lo sposalizio
della vergine
collezione Belmond è decisamente tennis friendly, se
L’olio su tavola fu è vero che si gioca pure allo Splendido di Portofino, su
dipinto da Pietro un campo storico, già presente nelle fotografie in
Vannucci fra il bianco e nero d’inizio ‘900.
1501 e il 1504 Stessa grandeur sul curatissimo rettangolo in
per la cappella del terra rossa – illuminato: potete giocare in notturna
Santo Anello del – del celebre Grand Hotel Tremezzo, in posizione
Duomo di Perugia. panoramica tra le montagne e il lago di Como, nella
Fu portato in
parte più alta del parco sopra la piscina. Atmosfere
Francia da
Napoleone e oggi
d’antan e quasi atemporali nel giardino incantato di
si trova nel Musée Casa Maria Luigia, la country house di Massimo
des Beaux-Arts Bottura e Lara Gilmore immersa nella campagna
di Caen emiliana. Esiste un altro campo da tennis (in questo
caso in erba sintetica) che consenta, dopo l’incontro,
di assaggiare i piatti (gli stessi di Osteria
Francescana) di uno chef già numero uno al mondo?
Infine, in tutte e tre le strutture di Pellicano
Hotels (a Porto Ercole, Palo Laziale e Ischia) non è il
caso di presentarsi al match point con un dress code
sbagliato. Se avete dubbi, fate un salto nelle
boutique dei resort, con la raffinata selezione di
designer curata direttamente da Marie-Louise Sciò.
Ma in ogni caso, è bene ribadirlo: no gonnellino
pantalone bianco della zia ricca, no calza scozzese e
soprattutto no visiera verde con la scritta “Casinò
‘ Municipale di Saint Vincent” (cit.).
—Federico De Cesare Viola
La dolcezza © RIPRODUZIONE RISERVATA
e la luce
dei paesaggi
umbri sono
protagonisti
delle opere
del maestro,
morto
nel 1523
‘
Da Perugia
a Trevi,
un patrimonio
di teatri,
musei,
botteghe
artigiane
e cantine Sulla laguna. Il campo del Belmond Cipriani a Venezia
22
Arredo Design 24
Weekend
I particolari fanno la differenza:
il tocco magico dell’appendiabiti
Complementi. Un arredo solo in apparenza semplice: la sua doppia natura, funzionale e decorativa,
ha messo alla prova i maestri, dagli Eames a Du Pasquier, da Mari a Castiglioni fino ai Boroullec e Simons
Sara Deganello
U
na serie di ganci in legno:
niente di più, niente di
meno. Si può riassumere
così Hooks, la serie di ap-
pendiabiti che Nathalie
Du Pasquier ha disegnato per Rawii.
La collaborazione della designer
francese, già nel gruppo Memphis,
con i fondatori del giovane brand da-
nese Nicholai Wiig-Hansen e Bo
Raahauge Rasmussen «è nata in mo-
do giocoso attraverso discussioni
basate su punti di vista e interessi
condivisi, piuttosto che su una piani-
ficazione fatta in anticipo», raccon-
tano sulla genesi del progetto. Toc-
cando un tasto che, più che per altri
complementi d’arredo, per l’archeti-
po dell’appendiabiti – che pure rap-
presenta la funzione allo stato pri-
mario – torna più volte: il gioco, lega-
to a anche all’uso del colore e a un’at-
titudine divertita.
Il celebre “Hang it all” in filo d’ac-
ciaio e palline di legno, concepito da
Charles e Ray Eames nel 1953,
prodotto da Vitra, doveva
invitare i bambini ad appen-
derci di tutto. Proviene dalla
frequentazione del mondo del-
l’infanzia che i due designer han-
no sempre mantenuto nel corso
del loro lavoro. Le diverse palette
che Vitra ha proposto nel corso
degli anni, in particolare quelle di
Hella Jongerius, dimostrano inol-
tre la longevità del progetto.
Anche Song, progettato da
Lievore Altherr Molina per Arper
nel 2013, propone un’interazione
dinamica con l’utente, che crea
giochi geometrici (e funzionali)
con i bracci a forma di note musi-
cali. «Gli oggetti devono entrare
in un rapporto di simpatia con chi
li usa ed essere facili da usare»,
spiegava Paolo Lomazzi. Con Jo-
nathan De Pas e Donato D’Urbino
ha firmato tra i progetti più anti-
convenzionali e innovativi della
storia del design italiano. L’ap-
pendiabiti Sciangai, edito da Za-
notta, che quest’anno festeggia i
50 anni (e fu Compasso d’oro nel
1979), è uno di questi: ispirato al-
l’omonimo gioco da tavolo cine-
se, in legno massello, richiudi-
bile, è composto da otto li-
stelli che fungono da appog-
gio e gancio per i cappotti
I tappeti di Tai Ping raccontano «Legami»
Nuova collezione
Firmata Salmistraro
Antonella Galli
L a mano e le cinque dita, intese
come simbolo di relazione, ma
anche come tema grafico per
composizioni dalle forme sinuose e
dai colori vivaci: questa l’ispirazione
della designer Elena Salmistraro per
Legami, la nuova collezione di tappeti
firmata Tai Ping, prestigiosa mani-
fattura artigianale fondata a Hong
Kong nel 1956 e specializzata nella
tecnica della taftatura.
La collezione Legami è composta
da sei tappeti: uno per ciascun dito –
circolare quello intitolato al Pollice,
rettangolari quelli di Indice, Medio,
Anulare e Mignolo – più un sesto tap-
allo stesso tempo. Zanotta ha in ca-
talogo anche altri pezzi di storia de-
gli appendiabiti: Museo, un gancio
da muro in acciaio di Enzo Mari del
1991, e Servomanto, con piantana,
di Achille Castiglioni, del 1985.
Spesso l’attaccapanni è un pezzo
pensato per ampliare la gamma del-
l’offerta di un marchio per il living. È
il caso di Kvadrat che ha lanciato lo
scorso agosto una collaborazione
con Raf Simons: Shaker System, un
sistema di storage composto da una
barra ricoperta con il tessuto Vidar 4
di Kvadat, a cui appendere accessori
ideati per i diversi spazi della casa,
dal salotto al bagno. Kigi è invece co-
stituito da un appendiabiti in tubo di
alluminio rivestito da lastra in essen-
za a cui è fissato un massello curvato,
che funge da gancio, e da un elemen-
to svuota-tasche sempre in massello.
Disegnato da Junpei & Iori Tamaki
per Living Divani, è stato presentato
allo scorso Salone del Mobile.
L’appendiabiti Tupla, “doppio” in
finlandese, progettato da Ronan &
Erwan Bouroullec per Artek nel
2020, in zinco pressofuso, è
un gancio da muro: sembra
un disegno bidimensionale tra-
dotto nello spazio. Rappresenta be-
ne la doppia natura di questo pezzo:
funzionale e decorativo allo stesso
tempo. Come Waltz dei Gamfratesi
per Gebrüder Thonet Vienna: attac-
capanni modulare che celebra la
curvatura del legno tipica del mar-
chio e insieme il volteggiare leggero
di una coppia che balla il valzer.
Una libertà che si ritrova, anco-
ra più estrema, negli appendiabiti
di Marcantonio per Seletti del
2019: sculture funzio-
nali, in forma di fun-
ghi e lumache e ger-
mogli di piante, da appen-
dere alle pareti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
peto, dal profilo irregolare e articolato,
dedicato alla Mano. I primi due pezzi
(la collezione completa verrà svelata
durante la Design Week milanese del
prossimo aprile) i tappeti Pollice e
Anulare, sono stati svelati in antepri-
ma nello showroom milanese di Tai
Ping, a Brera, alla presenza della desi-
gner, che nel 2022 è stata eletta Desi-
gner of the Year dalla rivista interna-
zionale “Frame”.
«Ho inteso il legame come parte
attraente ed attrattiva – ha com-
mentato Salmistraro in merito al
processo creativo di Legami – come
vincolo e come concatenazione ed
armonia. Questo sicuramente è sta-
to l’input che mi ha portato a dise-
gnare intrecci, trame e orditi, ma an-
che mani e braccia, volti e simboli,
cercando di raccontare a mio modo,
quelli che sono i legami affettivi,
morali e sentimentali».
In ordine.
Dall’alto in senso
orario, Sciangai di De
Pas, D’Urbino, Lomazzi
(Zanotta); Hooks di
Nathalie Du Pasquier
(Rawii); Song di Lievo-
re Altherr Molina
(Arper); Waltz di
Gamfratesi (GTV);
Hang it all di Charles e
Ray Eames (Vitra); Kigi
di Junpei & Iori Tamaki
(Living Divani)
Sartoriale. La designer Elena Salmistra-
ro avvolta in uno dei tappeti disegnati
per la collezione Legami di Tai Ping
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023 – N. 56
una credenza eclettica
Il decorativismo eclettico di Jumbo
Collection si esprime nella credenza
Nénuphar, dove le forme geometri-
che dello stile déco sono alleggerite
dalla palette cromatica chiara.
Colori saturi, sullo sfondo di tinte
pastello, compongono i quadri dei
tappeti Pollice e Anulare, in cui le fi-
gure delle dita si intrecciano, secondo
la cifra originale di Salmistraro, con
dettagli di strumenti musicali e altri
grafismi. I disegni sono stati tradotti
dagli artigiani di Tai Ping in superfici
finemente taftate, realizzate in diffe-
renti filati (dalla lana New Zealand, la
migliore la mondo, alla seta) e texture
(feltro, bouclé), quindi rifinite a ma-
no, sia nelle diverse lunghezze del
vello, sia nei profili delle campiture.
«La cosa che mi affascina di più,
quando penso a una collezione di
tappeti – spiega Elena Salmistraro, –
sono le varie lavorazioni manuali che
si celano dietro. Nei tappeti di Legami
forma, colore e materia assumono un
valore primordiale, che evidenzia il
gesto, l’ abbraccio, il legame».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
specchi semplicemente tondi
Eleganti specchiere dalla forma
circolare di diversi diametri e colori
addolciscono magistralmente
il rigore formale delle composizioni
di Arbi Arredobagno.
brand familiare in brianza
Dove la storia intreccia
il midollino: Bonacina
inaugura il suo museo
Guardarsi indietro per guardare avanti. Con
questo spirito, il 16 febbraio, è stato inaugurato a
Lurago d’Erba (Como) il Museo Bonacina, un
racconto di una leggenda del mobile, ma anche di
una famiglia, quella che da quattro generazioni
porta avanti senza interruzione la tradizione
della lavorazione del giunco. L’idea, racconta
Maria Bonacina, vicepresidente del brand, è
germogliata piano piano: «Avendo quasi 135 anni
alle spalle si voleva cominciare a guardare a cosa
è stato fatto nel passato. Mio figlio Elia ha voluto
fortemente il museo per raccontare la storia della
nostra famiglia che è anche quella dell’azienda
passata di padre in figlio».
L’occasione si è presentata quando è stato
deciso di rinnovare quello che dal 1963 è lo
showroom Bonacina, un’architettura razionale
progettata dall’architetto Lorenzo Forges
Davanzati. «La scelta è stata di dedicare i primi
600 metri quadri del grande spazio su quattro
livelli alla nostra storia, una vera full immersion
nel mondo dell’azienda e dei suoi designer prima
di arrivare alla Galleria e al Giardino dove si
possono ammirare le nuove collezioni».
Partendo dal 1889, anno della fondazione, con
Giovanni Bonacina,
primo a importare e a
lavorare il giunco in
Italia, il racconto è
scandito dai prototipi e
dai pezzi di design
provenienti
dall’archivio storico
dell’azienda che conta
più di mille prodotti,
vicende che
s’intrecciano anche con
quelle dei celebri clienti
del brand, dalla regina
Margherita a Marella
Agnelli, che con Renzo
Mongiardino ha sdoganato l’uso del midollino
indoor, da Valentino Garavani alla famiglia
Mondadori, alla principessa Galitzine. Il percorso
cronologico passa per la Prima guerra mondiale
con un singolare porta piccioni viaggiatori, per
arrivare alle esposizioni universali, all’eleganza
degli anni 20, ed evolvere seguendo il
mutamento dei gusti che coincide con la seconda
generazione, quella di Vittorio Bonacina e
Pierantonio Bonacina che entrano in contatto al
Politecnico con il mondo del design. Così
nascono Gala e Margherita di Franco Albini,
Primavera di Franca Helg, Eureka, la prima
poltrona sospesa della storia del design firmata
come Palla ed Eva da Giovanni Travasa. C’è Disco
Volante, l’automobilina in canna d’India curvata
di Raffaella Crespi, pezzi iconici come la
Continuum di Gio Ponti fino ad arrivare alla
poltrona divano Nastro di Joe Colombo e alla
SuperElastica, la poltrona in giunco naturale
progettata nel 2002 da Marco Zanuso jr e
Giuseppe Raboni. Il percorso termina
naturalmente là dove una grande vetrata regala
la vista sul giardino, dove protagonista è la quarta
generazione Bonacina, quella di Elia, ceo
dell’azienda ad appena 32 anni, e della sorella
Margherita, che affianca il padre Mario sul
prodotto. Qui si può ammirare la nuova proposta
degli arredi storici in versione outdoor grazie
all’impiego del polycore, fibra sintetica
riciclabile, sempre intrecciato a mano e del tutto
simile alla vista al midollino, che regala una
nuova vita per tutti i pezzi della collezione. È lo
specchio della nuova visione di Bonacina, dove
l’età media degli 80 dipendenti è assestata sui 30
anni – «una start up dentro un’azienda storica» –
come si divertono a definirla in famiglia. Per
visitare il museo è necessario fissare un
appuntamento scrivendo a
museo@bonacina1889.it.
— Fabrizia Villa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In mostra. Una sala del Museo Bonacina; nella foto in alto,
Nastro Poltrona e Nastro Divano, design Joe Colombo,
collezione Grandi Maestri
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023 – N. 56
Tech 24
Weekend
La sfida dei telefonini pieghevoli
nell’anno peggiore di sempre
Mobile World Congress. Al via domani a Barcellona la fiera dedicata alla telefonia mobile più grande
del mondo. Sul banco il destino dei nuovi prodotti e le applicazioni dell’intelligenza artificiale generativa
Luca Salvioli
I
l 2022 per il mercato globale de-
gli smartphone è stato «catastro-
fico» a causa di «un forte declino
della domanda» spinto dal con-
testo economico, e in particolare
«l’inflazione». E se il 2021 aveva se-
gnato un rimbalzo, dopo il 2020
della pandemia, «ora l’unico segna-
le di vivacità si vede nel mercato
premium, e in particolare in alcune
tipologie di smartphone pieghevoli
che sembrano incontrare l’interes-
se di una fascia di consumatori».
Parliamo con Roberta Cozza,
analista di Gartner, alla vigilia del
Mobile World Congress che apre uf-
ficialmente domani a Barcellona,
anche se alcuni annunci sono stati
fatti in anticipo, in particolare da
Samsung e Oppo. Quest’ultimo non
a caso ha presentato un foldable
(pieghevole) che si chiama Find N2
Flip ed è in diretta concorrenza con
Samsung Galaxy Z Flip4.
«Durante questa edizione le
aziende cinesi lanceranno per la
prima volta in Europa i loro pieghe-
voli - commenta Roberta Cozza -.
Questo significa che nei mercati
maturi l’offerta sarà più ampia.
L’attenzione andrà posta sulla inte-
grazione del software. Per questa
categoria di modelli risulta partico-
larmente importante la cura dei
produttori nell’adattare le applica-
zioni al doppio schermo, lavorando
con gli sviluppatori».
Sarà un banco di prova impor-
tante per vedere se i pieghevoli da
nicchia si riveleranno capaci di
crescere. Il momento sembra pro-
pizio anche perché oltre alla mag-
giore disponibilità, i prezzi sep-
pure alti iniziano a scendere ver-
so i mille euro.
Honor, ormai ex Huawei da 2
anni e mezzo, e dunque libera di
usare i servizi Google, stando alle
indiscrezioni porterà per la prima
volta in Europa e in Italia un pie-
ghevole, Honor Magic VS, dopo
l’esperienza con questo tipo di pro-
dotti maturata in Cina.
«Sono convinto che i foldable nei
prossimi anni rappresenteranno
l’elemento di novità che è mancata»
ci spiega Stefano Grianti, vice sales
president di Honor Italia, anche
perché «è nella fascia medio-alta
che il ritorno per i produttori è più
importante. La nostra strategia di
crescita punta sulla sostenibilità.
Non cerchiamo il ribasso dei prezzi
per fare volumi, ma costruiamo una
strategia che guardi al medio e lun-
go periodo, che in questo momento
è quello di cui sentono la necessità
anche i clienti e i distributori».
Anche perché nel mercato si è
creato un solco dopo l’uscita, di
fatto, di Huawei che era arrivata a
tallonare Samsung con una quota
superiore al 30% del mercato
smartphone in Italia. E in quello
spazio concorrono diversi pro-
duttori cinesi.
Nel 2022 per quota di mercato
nel nostro paese, come risulta al So-
le 24 Ore, in testa c’è Samsung, 35%,
seguita da Xiaomi, 18%, Apple, 18%,
Oppo, 7% e gli altri. Solo che il 40%
dei telefoni venduti costa meno di
200 euro, il 30% tra 200 e 400 euro
, il 10% tra 400 e 800 euro e il 20%
più di 800. Ed il mercato “basic”,
come lo chiama Gartner, è quello
che nella crisi di vendite di questo
2022 ha sofferto di più. Secondo le
stime dell’analista entro la fine del
2023 i consumatori prolungheran-
no il ciclo di sostituzione dei telefo-
ni cellulari di sei-nove mesi.
Mobile World Congress 2023.
L’Mwc di Barcellona parte domani. Da
tempo è la principale manifestazione
fieristica nel settore delle telecomunica-
zioni a livello globale. L'edizione 2023 si
prospetta più grande della 2022, che
non era ancora a livelli pre-pandemia
Playstation VR2 alza il il livello
di gioco della realtà virtuale
Innovazione
Videogiochi
Luca Tremolada
È il primo visore consumer a offri-
re il tracciamento oculare e il pri-
mo a offrire senza dubbio una
realtà virtuale di qualità senza Pc. In
sintesi Playstation Vr2 lanciato il 22
febbraio a 599 euro non è un game
changer, un dispositivo che agggiun-
ge qualcosa di nuovo a quanto cono-
sciamo della realtà virtuale o del meta-
verso ma è il migliore dispositivo per
giocare e divertirsi nei mondi sinten-
tetici videoludici. Lo abbiamo provato
per una settimana e per chi era abitua-
to al vecchio caschetto del 2016 antici-
piamo subito che è tutto un altro mon-
do, anzi siamo su un nuovo pianeta.
UUna volta acceso e collegato la
prima cosa che ci ha colpito è stata l'at-
tenzione all'esperienza utente. Gli in-
gegneri di Playstation sette anni dopo
Psvr hanno fatto tesore degli errori e
imparato dalla concorrenza rendendo
la realtà virtuale più accessibile anche
per chi soffre di chinetosi (motion si-
ckness). Si disegna l'area di gioco, puoi
usare la periferica in piedi o seduto e
alcuni giochi tra cui Horizon Call of the
Mountain ti permette di muoverti te-
letrasportandoti in un punto a tua
scelta, il che può impedire al tuo cer-
vello di confondersi quando ti muovi
nel gioco generando giramenti di testi
Sempre Gartner per il 2023 stima
ancora un calo del mercato globale
degli smartphone nell’ordine di un
-4%, meglio rispetto al calo a doppia
cifra del 2022 (era -12 nel terzo tri-
mestre) ma comunque in calo.
Per l’Italia «mi aspetto un primo
semestre stabile, e un secondo di
crescita - commenta Grianti -.
L’Italia è il paese su cui Honor pun-
ta di più in Europa. Un banco di
prova importante per nuovi pro-
dotti e nuovi design».
Per fare margini i produttori
e nausea. Può perché – ricordiamo - fi-
nora nessun caschetto in commercio
è stato in grado di escludere sintomi
anche perché molto dipende da chi
progetta l'esperienza in Vr.
Ciò detto Psvr2 è straordinariamen-
te comoda e leggera (solo 550 grammi
di peso). Permette di regolare la distan-
za tra le lenti così da avere una messa a
fuoco perfetta in funzione della propria
distanza inter-pupillare
Facile da installare. Il cavo c'è è ve-
ro, è di cinque metri e pure pesante ma
appena inizia l'esperinza in Vr è come
se sparisse. Non è in assoluto il mi-
gliore visore in circolazione quanto a
qualità visiva ma offre una risoluzione
4K di 2000x2040 per occhio superiore
a Meta Quest 2. Ma ci è sembrata mi-
gliore persino del Pico 4 anche se la ri-
soluzione è superiore.
Merito anche del pannello Oled a 12
MhZ più luminoso e colorato e del cam-
Nei negozi. Il visore per Playstation 5 è disponibile a 599 euro dal 22 febbraio
23
I bambini dovrebbero
avere il telefono in
mano a cena? Non lo so. Antitrust e videogame
Per me è una scelta dei
genitori
Microsoft ha annunciato un accor-
do decennale per portare i giochi
per PC Xbox nel servizio di cloud di
_ Nvidia GeForce Now. Solo se l’ac-
Sundar PICHAI quisizione di Activision va in porto.
Panorama
Frontiere
I computer quantistici
si autocorreggono
I computer quantistici hanno imparato a
correggere i loro errori. Lo sostengono in un
articolo pubblicato sulla rivista Nature i
ricercatori di Google Quantum. Nel 2019 il
computer quantistico Sycamore di Google, grazie
a un nuovo processore, aveva risolto in tre minuti
reuters
un’operazione che a un computer tradizionale
‘ avrebbe richiesto 10.000 anni. Quella era stata
una dimostrazione accademica, mentre il
cozza risultato appena pubblicato sembra più pratico,
(Gartner) nel senso che la correzione dell’errore, pur
I produttori essendo un problema tecnico, è un passaggio
devono indispensabile per rendere i computer quantistici
lavorare sulle utilizzabili nella pratica.
app per —L.Tre.
migliorare © RIPRODUZIONE RISERVATA
l’esperienza
con i display
Su Nature. Lo schema del Sycamore a 72 qubit
smartphone
Samsung S23 Ultra
puntano molto sugli accessori.
Horizon Call è l’Android migliore
of the
«Tutti ormai vendono i loro aurico- Mountain
lari wireless, però i dati ci dicono che Galaxy S23 Ultra è lo smartphone più bello di
(Psvr2)
nel 2022 sono calati anche i weara- Samsung che è il più grande produttore di telefonini
È uno dei
ble» sottolinea Roberta Cozza. Nel principali giochi del mondo. Diciamo anche che fin dall’inizio
momento di ChatGPT sarà interes- di lancio per inseguono iPhone da sempre il numero uno in
sante vedere cosa succederà in am- il nuovo visore assoluto. Ecco questa volta sono davvero vicini
bito smarpthone. «L’intelligenza ar- di Playstation. È vicini. Secondo le riviste di settore il top di gamma
il modo migliore
tificiale generativa avrà implicazio- del produttore coreano è il migliore smartphone
per apprezzarne
ni nell’evoluzione degli assistenti le potenzialità
Android in circolazione. Il comparto fotografico da
virtuali, quindi mi aspetto uno svi- prima della classe con il nuovo processore
luppo in chiave di conversazione» Snapdragon 8 Gen 2 offre prestazioni paragonabili
conclude l’analista di Gartner. all’iPhone più potente. Lo abbiamo provato per una
© RIPRODUZIONE RISERVATA settimana. È velocissimo, straordinario per
fotografia e gaming. L’unico vero difetto che gli
abbiamo trovato è il prezzo. Davvero alto se teniamo
conto della crisi dei consumi e dell’inflazione.
Star Wars in
Tales from the
—L.Tre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Galaxy’s Edge
Le atmosfere
e i personaggi
della saga di
Guerre Stellari.
Il gioco è del 2020
ma l’emozione di
incontrare Yoda
po visivo a 110 gradi che rende l’espe-
(quasi dal vivo)
rienza meno cloustrofobica.
Affrontiamo infine la questione
è notevole
Smartphone. Prezzi a partire da 1.479 €
prezzo. Questo accessorio costa più di
una Playstation 5 . E su questo non ci
sono dubbi. Il combinato disposto di elettrodomestici
una macchina da gioco che ha la po-
tenza di un pc medio con il visore offre
una esperienza visiva superiore per
esempio alla realtà virtuale mobile del
Quest 2 di Meta che ad oggi è il migliore
visore per la Vr casalinga. I giochi al
Moss: Book II
L’alternativa più valida
all’aspiratore Dyson
È un’avventura
lancio sono un trentina e oltre 100 so- d’azione a enigmi L’iPhone delle scope elettriche si chiama Dyson. Se
no in fase di sviluppo. Ricordiamo che a giocatore cercate una alternativa -e ce ne sono sopratutto se
sono state pubblicate anche le patch singolo per volete spendere sensibilmente meno - un candidato è il
gratuite per abilitare il VR in Gran Tu- PlayStation VR. nuovo aspirapolvere senza filo HF9 di Haier. Lo
rismo 7, Resident Evil Village e No Ma- Sei il topino con abbiamo provato per alcune settimane. Monta un
n’s Sky. Se sei un appassionato di la spada, in un motore elettrico da 350W alimentato da una batteria
esplorazioni in mondi sintetici e hai la coloratissimo agli ioni di litio in grado di fornire fino a 30 minuti di
mondo 3D.
Ps5 la spesa è giustificata. Ricordiamo autonomia. caratteristica principale della spazzola in
È la Vr più facile
però che la Vr non è una esperienza e più bella
dotazione è quella di possedere la tecnologia Anti-
consigliata ai minori di 12 anni. Twist che consente di evitare la formazione di grovigli
© RIPRODUZIONE RISERVATA di capelli o peli di animale. È leggera e maneggevole, e se
avete cani e gatti in casa e quindi la dovete usare spesso
va molto bene. Non costa poco: 579 euro (su Amazon).
—L.Tre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
No Man’s Sky
in Vr
Sta arrivando
l’aggiornamento
gratuito per
giocare in Vr su
Psvr2. Per gli
appassionati della
fantascienza di
Hello Games è la
patch più attesa Scopa elettrica. L’elettrodomestico di Haier costa 579 €
24 Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
Domenica
terza pagina
Giorgio de chirico,
un vero maestro
nel parlar
male di tutti
Mario Andreose
26/02 pag. III
2023
Viaggio nell’officina
dei «promessi sposi»
Alessandro Manzoni. A 150 anni dalla morte dello scrittore, nuovi studi illuminano il romanzo e le sue
varie versioni. Ma rivalutano anche la «Storia della colonna infame» come ultimo capitolo del capolavoro
di Salvatore Silvano Nigro
C
entocinquanta anni fa,
il 22 maggio 1873, mo-
riva Alessandro Man-
zoni. Prima che si ac-
cendano le luminarie
delle celebrazioni, va
preso atto di come, a dispetto dell’an-
gustia dei luoghi comuni e delle for-
mule abusate che si sono incistati nel-
la tradizione scolastica, sia da tempo
cambiata la narrazione critica intorno
all’opera più popolare dell’autore. Si
deve ad Alfredo Giuliani la migliore
definizione del miracolo stilistico del
romanzo manzoniano. «Il fatto lumi-
noso» è, diceva il critico, «la scrittura
naturale, splendida di toni, calma e
vivace, dei Promessi sposi, che alterna
cupezze e orrori a soavità edificanti;
che sa scivolare dalla malizia bonaria
al severo moralismo, dal comico al
metafisico». Giuliani si occupava di
Manzoni negli anni 1983-1985. Le sue
pagine sul capolavoro manzoniano
sono raccolte in quel superbo raccon-
to lungo, che ha per protagonisti le
opere di una legione di scrittori clas-
sici e moderni, intitolato La biblioteca
di Trimalcione. Il libro è pubblicato da
Adelphi. Dà spazio alla piccola storia
di «gente meccaniche», degli umili e
«perduti» anonimi promossi a pri-
mattori tra gli sconquassi della gran-
de storia di «Prencipi e Potentati» in
un romanzo per il quale viene evocata
da Giuliani la risentita definizione di
Leonardo Sciascia: «un’opera che è
anche un disperato, inquietante ri-
tratto dell’Italia». I promessi sposi «or-
mai fanno parte della nazione», ag-
giunge lapidariamente l’autore della
Biblioteca di Trimalcione.
«Il romanzo è nella coscienza
degli italiani». Esordisce così Roberto
Bizzocchi, storico di professione, nel
recente volume Romanzo popolare.
Come i «Promessi sposi» hanno fatto
l’Italia, edito da Laterza. Nelle pagine
conclusive, l’autore appunta: «È il
momento di ricordare che il romanzo
è un capolavoro letterario che ha an-
che il carattere di un manifesto politi-
co, pensato e realizzato per l’Italia in-
tera e per tutti gli italiani, nel quadro
di una nazione libera e unita e di una
società giusta». Alla riformulazione
del giudizio contribuisce non poco la
convinzione che l’anatomia di un cri-
mine giudiziario proposta da Manzo-
ni nella Storia della colonna infame va-
da definitivamente recuperata come
capitolo ultimo, e ineliminabile, del
romanzo: come chiave di lettura del-
l’intera opera, con tutta la forza della
sua terribilità che una luce nera, da
camera della tortura, riverbera sulle
vicende prima raccontate come fabu-
la di un matrimonio contrastato.
Purtroppo la pratica delle edi-
zioni scolastiche (e non solo scolasti-
che) per moltissimo tempo ha reseca-
to dal romanzo l’«infame» processo
contro i presunti untori. Significativo
è quanto accaduto con la ristampa nel
2021 dell’edizione dei Promessi sposi
magistralmente commentata da Ezio
Raimondi e Luciano Bottoni. La pri-
ma edizione era uscita nel 1987. Man-
cava della Storia della colonna infame,
Storia e storie
Andare
alle terme
in compagnia
di montaigne
Massimo Firpo
pag. VII
Per i ragazzi. «I promessi sposi» raccontato da Sara Marconi e illustrato da Desideria Guicciardini, Lapis Edizioni
come imponeva l’abitudine invalsa.
La casa editrice Carocci ha riproposto
il commento. E, per riparare alla
mancanza, ha aggiunto in coda un
magnifico saggio di Raimondi sulla
Colonna. Vi si legge: «se il percorso del
romanzo si snoda tra il chiaroscuro
degli eventi, nella Colonna infame ri-
mane soltanto il senso tetro della pri-
gione: non ci sono più spiragli, non c’è
cielo, rimane l’innocenza tradita e
condannata. Questa è la differenza
profonda: I promessi sposi possono
diventare il luogo del dramma, nel
senso ampio della parola, la Colonna
infame resta per sempre il luogo della
percezione della tragedia che a un
certo punto diventa silenzio... Il tema
torna a essere quello della battaglia
tra la verità e l’errore, l’innocenza e la
colpevolezza, la giustizia e il potere».
Arte Tempo liberato
Il recupero W il merluzzo!
della chiesa Il pesce
di san teonisto che ha cambiato
a TREVISO il mondo
Luciano Benetton Luca Cesari
pag. X pag. XVI
Desideria Guicciardini - Lapis Edizioni
morale offrono un alibi, allora, trovano
via libera, si disfrenano le peggiori
tendenze dell’uomo, si scatenano la
cattiveria, la crudeltà e la voluttà del
male altrui, si allentano e vengono
del tutto meno i ritegni della coscien-
za; lo stesso concetto insomma su cui
il Manzoni ha impostato il suo cele-
bre scritto». Si è portati a voler rive-
dere il film che nel 1973 Nelo Risi
trasse dalla sceneggiatura della Co-
lonna infame firmata da Vasco Prato-
lini: «una ballata popolare all’inse-
gna della morte», la definì il regista.
«La tragica ballata degli “sventura-
ti”» accusati di diffondere a Milano la
peste manufatta è rivissuta nel film
dentro la secentesca «realtà di allora,
senza quelle forzature e quelle ana-
logie col nostro tempo che sono già di
per sé trasparenti».
Ormai il romanzo manzoniano
viene pubblicato (anche nelle mi-
gliori edizioni destinate all’insegna-
mento) completo della Colonna e (fi-
nalmente, si aggiunga) con il corre-
do delle illustrazioni fortemente vo-
lute, predisposte e dettate a Gonin e
ai suoi collaboratori dall’esigentissi-
mo scrittore attento all’interazione
tra parole e immagini. «Il più grande
romanzo della letteratura italiana è
un libro con le figure», scrive Rober-
to Bizzocchi. È venuto meno il pre-
giudizio sulla collaborazione narra-
tiva delle vignette.
Quattro filologhe, Barbara Col-
li, Paola Italia, Giulia Raboni e Dona-
tella Martinelli, cresciute alla scuola
autorevole di Dante Isella, con un la-
voro meticoloso, e di alto valore
scientifico, hanno ricostruito l’offici-
na dalla quale sono uscite le varie re-
dazioni del romanzo manzoniano; e
hanno messo a disposizione degli
studiosi le edizioni critiche del Fermo
e Lucia, degli Sposi promessi, e dei Pro-
messi sposi del 1827, propiziando una
nuova stagione di studi critici fondati
su sicure ricostruzioni testuali.
I promessi sposi del 1827, la co-
siddetta Ventisettana che precede
l’edizione definitiva del romanzo, la
Quarantana, è il volume appena
uscito per la Casa del Manzoni, a cura
di Donatella Martinelli e con una ele-
gante e sapiente premessa a rivolge-
re di Angelo Stella. Molti lettori, nel-
Viene voglia di recuperare alla l’Ottocento, preferirono continuare
per approfondire rilettura della Colonna un lontano e a leggere la Ventisettana, anche dopo
del tutto dimenticato articolo di Dino l’edizione definitiva del romanzo ri-
Buzzati, apparso nell’ottobre del 1962 sciacquato nell’Arno, per quel suo
Alcuni suggerimenti sul «Corriere d’informazione»: proporsi in una fragrante lingua to-
di lettura sui Promessi «quanti... spunti fortissimi» il lettore scano-milanese. Il testo del 1827, re-
sposi: Alfredo Giuliani, può trarre dalla Colonna infame, «che, staurato e rimesso a nuovo dal rigo-
La biblioteca per impressionanti analogie, trovano roso lavoro filologico della Martinel-
di Trimalcione (Adelphi, un’eco precisa nella nostra vita, di ieri li, sarà un punto di riferimento sicu-
pagg. 392, € 35); e anche di oggi; l’incubo di una cala- ro per quanti vorranno concedersi la
Roberto Bizzocchi, mità comune; il conformismo, la ser- letizia di viaggiare dentro la sedu-
Romanzo popolare. vile acquiescenza all’ipse dixit, l’at- cente e variegata storia compositiva
Come i «Promessi sposi» mosfera di sospetto, il terrore delle dei Promessi sposi, dentro «i roman-
hanno fatto l’Italia delazioni, la sopraffazione dei forti, il zi» che portarono all’approdo ultimo
(Laterza, pagg. 186, € 20); vizio della tortura, l’agonia dei benin- della Quarantana. «I romanzi», si è
Alessandro Manzoni, tenzionati, il gusto della persecuzio- detto; e non «il romanzo». Il Fermo e
I promessi sposi (edizione ne, lo spirito del linciaggio. E, soprat- Lucia, la Ventisettana e la Quaranta-
critica della Ventisettana, tutto, uno dei più tristi sviluppi della na, hanno infatti configurazioni di-
a cura di Donatella vita civile: per cui, quando la lettera verse, sia narrative che linguistiche.
Martinelli, Casa del della legge, o il presunto interesse Tutte da scoprire.
Manzoni, pagg. 866, s.i.p.). collettivo, o un’ambigua motivazione © RIPRODUZIONE RISERVATA
BREVIARIO
#INVIDIA
di Gianfranco Ravasi
» Dicono che gli amici si vedono
nelle difficoltà. Io dico che gli
amici li vedi nella fortuna,
quando le cose ti vanno bene, e
l’amico rimane indietro e tu vai
avanti e ogni passo che fai è per
l’amico come un rimprovero o
addirittura un insulto. Allora lo
vedi l’amico. Se ti è veramente
amico, lui si rallegra della tua
fortuna, senza riserve.
Così Alberto Moravia in
uno dei Nuovi racconti romani
(1959). E aggiungeva: «Se non ti
è veramente amico, il tarlo
dell’invidia gli entra nel cuore e
glielo rode». Ecco la parola
decisiva: «invidia», uno dei sette
vizi capitali, molto praticato in
tutti gli ambienti. Infatti, come
si fa a restare indifferenti di
fronte a un amico o a un collega
che soffre o è in miseria? Ma
quando l’amico o il collega si
rivela più intelligente, più
simpatico e più fortunato di te e
sale sulla ribalta, tu in platea lo
guarderai con freddezza e forse
inizierai la pratica altrettanto
diffusa della demolizione, della
critica e persino della calunnia.
Il morso dell’invidia
attanaglia cuore e mente: non
per nulla a questo vizio è
associato spesso l’aggettivo
«livido» che denota una pelle
verdastra o violacea, segno di un
malessere persino fisico. La
gelosia è talora inestirpabile,
come continuava a dire Moravia
in quel racconto (intitolato
Quant’è caro) comparandola a
«una palla di gomma che più la
spingi sotto e più ti torna a
galla». Il vaccino contro questo
malanno esiste, ma purtroppo è
di difficile assunzione e si
chiama «umiltà», con la sua
variante della sincerità e della
generosità. Anche perché c’è il
rischio che, invece di essere
umili, si possa diventare
«umiliati».
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Mephisto
waltz
IF IT BLEEDS,
IT LEADS
Mephisto, che detesta
le troppe regole e i
divieti inutili, bazza
delle burocrazie (in
ispecie di Bruxelles), si chiede
pensieroso come mai la
pubblicità televisiva sia del tutto
libera di scegliere l’orario in cui
diffondere i messaggi in rete,
spesso senza alcun criterio,
logico o estetico. Lasciata alla
«clemenza della corte» - che è la
direzione della rete stessa -
succede che ogni santa sera, nel
momento in cui ci si mette a
tavola, eccola con uno spot
ripetuto che interrompe il
telegiornale, o prima o dopo.
Per imporci un signore di
mezza età in mutande, che con
aria compiaciuta se ne fa vanto:
spiega infatti che queste
trattengono le perdite urinarie
(sic!) mostrandoci quanto siano
catafratte. Per fortuna non
scende in dettagli: ci sarà dentro
una spugnetta? O un sacchetto
di morbida plastica che non fa
passare nemmeno l’aria,
mettendo in vista tutto assieme
un paccozzo non da poco? Che
schifo. Avanti, il palinsesto
prosegue e, tracchete, appaiono
nella successiva interruzione
una signora piacente o un paio
di sedicenni pruriginose per
assicurare gli ammutoliti
commensali che “in quei
giorni” non si rischia una
figuraccia, perché grazie a un
checché di miracoloso (da
mettere in loco) lei sarà libera e
bella. Evviva.
—Continua a pagina III
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II
Economia e società
C La voce riformista
i sono percorsi di vita
così sinuosi da finire
nella dispersione. E i
dispersi possono an-
che essere i più inte-
ressanti degli esseri
umani, ma chi ricorda i loro nomi?
Paolo Vita-Finzi è un caso da
manuale. Nato a Torino nel 1899, fa
in tempo a combattere da volontario
sul Carso. Smobilitato, torna a Tori-
no, e qui entra in rapporti con il qua-
si coetaneo Piero Gobetti (collabora
con un paio di traduzioni ai primi fa-
scicoli della «Rivoluzione liberale»)
e sfiora Gramsci, senza però mai ca-
dere sotto la fascinazione né del pri-
mo né tantomeno del secondo: «Se
- scrive nella bellissima autobiogra-
fia Giorni lontani - ammiravo l’intel-
ligenza e la vertiginosa attività di
Gobetti, le sue idee mi avevano sem-
pre lasciato perplesso: per quanto
sia elastica la parola “liberale” non
riuscivo a persuadermi che la rivo-
luzione russa fosse un atto di libera-
lismo». Laureatosi in Giurispruden-
za, nel 1924 vince il concorso diplo-
matico e comincia la sua carriera al-
l’estero: Düsseldorf, Sfax, poi più
lungamente Tbilisi. Nel 1938 le leggi
razziali lo costringono all’esilio. Si
stabilisce a Buenos Aires, dove scri-
ve, traduce, fonda una rivista cultu-
rale intitolata «Domani». Nel Dopo-
guerra rientra nei ranghi del mini-
stero. È ambasciatore a Oslo, quindi
a Budapest. Ma non fa la carriera che
si era auspicato e che probabilmente
meritava di fare. «Questi solerti col-
leghi - scrive sempre in Giorni lonta-
ni - avevano intuito che in Italia
l’amministrazione s’andava sempre
più intrecciando con la politica, e
promettendosi reciproco appoggio
avevano creato una specie d’ufficio
d’aggancio con […] la Democrazia
cristiana». A questo «ufficio d’ag-
gancio» il liberale Vita-Finzi era ri-
masto sempre estraneo.
Questo è il profilo di una car-
riera diplomatica di alto livello, ma
non eccezionale. Ma accanto alla
professione, Vita-Finzi svolge un’at-
tività di letterato e pubblicista di qua-
lità e respiro davvero straordinari. E,
soprattutto, di straordinaria varietà,
come se fosse sempre in dubbio circa
la vocazione a cui dedicare la sua in-
telligenza. Nel 1927, non ancora tren-
tenne, pubblica una Antologia apocri-
fa, cioè una raccolta di parodie di au-
tori contemporanei in prosa e in ver-
so. Il libro è un capolavoro
dell’intelligenza e del talento mime-
tico, memorabile soprattutto in quei
passaggi che castigano i vizi italiani
del bellettrismo e della retorica - non
a caso i pezzi più spiritosi sono quelli
attribuiti a un languoroso pseudo-
Ungaretti: «Rilievito / docilmente /
a questa brezza / fievole» (Convale-
scenza) e a uno pseudo-D’Annunzio
paradisiaco: «Vieni, sorella, il tacito
giardino…» (in esergo, un verso del-
l’ovviamente immaginario duecenti-
sta Maritozzo Maritozzi, «che ebbero
caro Bindo Bonichi e Folcacchiero
dei Folcacchieri»: «E colei che addor-
mento è mia sorella»).
Aveva dunque la stoffa del cri-
tico letterario (l’Antologia apocrifa
«conta - sono parole di Gianfranco
Contini - fra i prodotti eccellenti della
critica contemporanea»), ma il lavo-
ro di diplomatico lo portò a concen-
trarsi sulla cronaca e sulla storia dei
Paesi nei quali prestava servizio.
Aveva infatti, anche, la stoffa del sag-
gista-reporter al modo anglosasso-
ne, e ogni nuovo pezzo di mondo con
il quale entrava in contatto gli dava
un’occasione per scrivere: corri-
spondenze dalla Germania di Wei-
mar, reportage dall’Australia, un
pamphlet su Perón. In questo pere-
grinare, fu il soggiorno in Unione So-
vietica a dargli più di ogni altro mate-
ria di riflessione e scrittura. Quattro
anni dopo il rientro dall’Urss, pubbli-
ca il saggio Grandezza e servitù bol-
sceviche (Roma 1934). Muovendosi
nella regione del Caucaso, era stato
testimone diretto, uno dei pochi e dei
primi, della crudeltà della dekulakiz-
zazione. Anche alla luce di questa
esperienza, alla fine del libro predi-
ceva il probabile successo dell’«espe-
rimento sovietico».
Poliedrico. Paolo Vita-Finzi (1899 - 1986) ha scritto per «Il Mondo»
le responsabilità
dell’élite
Paolo Vita-Finzi. Il diplomatico e saggista, nel suo «Le delusioni
della libertà», mostra come gli intellettuali italiani e francesi tra fine
’800 e inizio ’900 abbiano tradito la causa della democrazia liberale
di Claudio Giunta
Laggiù, osservava, si stava af-
facciando alla vita politica una gene-
razione che non aveva mai conosciuto
un regime diverso da quello sovietico,
una generazione allevata nel culto
dello Stato e nell’odio per quell’entità
cangiante che è il nemico di classe. Era
davvero il sogno dell’uomo nuovo fat-
to realtà: «La rivoluzione sovietica è il
più grande tentativo di deviazione de-
gli istinti, di razionalizzazione della
storia, il più grande atto di violenza
che l’umanità sinora ricordi».
Negli anni Cinquanta Vita-Fin-
zi collabora al «Mondo», e scrive una
serie di brevi saggi che nel 1961 con-
fluiscono nel volume Le delusioni del-
la libertà, che torna adesso in libreria,
primo libro della serie «Liberalismi
eccentrici» varata dall’Istituto Bruno
Leoni. Il proposito di Vita-Finzi era
quello di mostrare come negli anni a
cavallo tra Otto e Novecento la causa
della democrazia liberale fosse stata
tradita da quegli intellettuali italiani
e francesi che si erano lasciati sedur-
re ora (a sinistra) dal mito del popolo
e della nazione, ora (a destra) da
quello dell’élite virtuosa e dell’uomo
forte: i diciotto capitoli del libro af-
frontano ciascuno, con ampiezza di
documentazione, il pensiero di uno
di questi intellettuali. S’intende che la
sintesi ha un costo: figure e problemi
su cui si sono scritte biblioteche inte-
re si trovano compendiati in meda-
glioni di poche pagine; e il pensiero di
uomini complessi come Croce, Pare-
to o Mosca viene considerato solo
nella prospettiva della loro affiliazio-
ne al club dei “precursori del totalita-
rismo”. C’è insomma una certa unila-
teralità: ma è quella che si trova sem-
pre là dove il saggista non si limita al-
la dossografia. Al di là però delle
il libro
In questo articolo Claudio Giunta
presenta Le delusioni della libertà,
il libro di Paolo Vita-Finzi di cui
è curatore (IBL Libri, con un saggio
di Francesco Perfetti, pagg. 288,
€ 18). Il volume verrà presentato
all’Istituto Bruno Leoni di Milano
domani alle 18. È possibile
partecipare all’evento anche su
Zoom cliccando sul link: bit.ly/
delusioni-ibl. La diretta streaming
verrà trasmessa sulla pagina
Facebook dell’IBL.
Domenica
DIRETTORE RESPONSABILE
Fabio Tamburini
RESPONSABILE DOMENICA
Marco Carminati
(caporedattore)
R icordare Giorgio Ruffo-
critiche che si possono muovere a
questa o a quella pagina, a questo o a
quel giudizio troppo perentorio, il li-
bro regge e parla ancora al nostro
presente. Sul Croce antidemocratico
e antiparlamentare, per fare solo uno
degli esempi possibili, ciò che scrive
Vita-Finzi precorre ciò che scriverà
più tardi Bobbio nel Profilo ideologico
del Novecento italiano. Ma più in ge-
nerale regge l’idea che riflettere sul
ruolo degli intellettuali nella forma-
zione e nella direzione dell’opinione
pubblica sia un ottimo modo per
spiegare certe pieghe del carattere
nazionale alla prova della Storia.
Vanno lette in questa prospettiva, la
prospettiva della formazione, se non
del consenso, di una Stimmung favo-
revole alla virata autoritaria del pri-
mo Dopoguerra, soprattutto i capitoli
sul Lemmonio Boreo di Soffici, su Pa-
reto, su Rensi, e le tante osservazioni
sull’ambiguità della «Voce». Chie-
dersi come certe opinioni, certi stati
d’animo, transitando dalle scrivanie
degli intellettuali alle coscienze delle
persone comuni, producano certe
azioni: ecco un modo intelligente di
fare storia delle idee, ed ecco un libro
in cui lo si fa in maniera esemplare.
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Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
Cristina Battocletti
(caposervizio)
Maria Luisa Colledani
(vicecaposervizio)
Eliana Di Caro
(vicecaposervizio)
Lara Ricci
(vicecaposervizio)
di un uomo
«rinascimentale»
Ricordo di Giorgio Ruffolo
di Mauro Campus
lo, scomparso la scorsa
settimana a 96 anni, si-
gnifica ripercorrere
l’impervio sentiero di un’Italia rifor-
mista che non ha mai raggiunto il
suo approdo. Ma farlo non significa
vestirsi di rimpianto e mestamente
inanellare lagnanze sul livello cultu-
rale ipogeo della classe politica a noi
contemporanea, vuol dire ricono-
scere a quella personalità il ruolo
che ebbe nel pensare e lavorare per
costruire un Paese migliore.
Ruffolo, punta di lancia del
socialismo riformista italiano, è
stato troppe cose per elencarle tutte
con precisione, e anche un freddo
inventario delle sue attività sarebbe
approssimato per difetto. Vale però
la pena ricordare la sua raffinata ca-
pacità di leggere le dinamiche eco-
nomiche, che da analisi seppe tra-
dursi a pratica, il suo risalire con
originalità alle genealogie storiche
dei processi politici, le sue sintesi di
campata lunga. Accanto a ciò, la vo-
lontà di sperimentarsi sul campo
considerando la politica come la
base di un impegno civile inderoga-
bile per un uomo della sua genera-
zione. E, in effetti, Ruffolo fu piena-
mente un intellettuale del suo tem-
po e il suo cursus dal primo impe-
gno all’ufficio studi di Bnl, all’Oece,
dall’Eni di Mattei fino a divenire
l’alter ego tecnico di Antonio Giolitti
al Bilancio, descrive la peculiarità di
un’epoca fuori dall’ordinario du-
rante la quale l’Italia appariva an-
cora una nave governabile e un luo-
go saldamente inserito in dinami-
che internazionali con un ruolo so-
lo latamente periferico.
Nel suo farsi uno dei pochi ri-
conosciuti grand commis dello Sta-
to, Ruffolo non smise mai di essere
l’ironico sognatore che dà il titolo
anche allo schizzo biografico uscito
nel 2007 (Il libro dei sogni. Una vita a
sinistra raccontata a Vanessa Roghi,
Donzelli). Quella definizione conte-
neva un consapevole sarcasmo, vo-
lendo alludere a come Amintore
Fanfani - mente ed esecutore di un
metodo che ridusse le aziende di
Stato a feudo dello Scudo crociato -
definì il programma riformistico
socialista che doveva innervare di
contenuti innovativi il primo cen-
trosinistra. Ma poiché quella enun-
ciazione descrive la fine di quell’av-
ventura, ciò cui non rende giustizia
è il modo e la tenacia con cui si svol-
se l’elaborazione del cosiddetto
“Progetto 80”: il documento sintesi
della “programmazione” che, se at-
tuato, avrebbe davvero reso l’Italia
assai più attrezzata a confrontarsi
con la forza scardinante della se-
conda globalizzazione.
Impossibile riassumere la la-
titudine politica di quel documento
e menzionarne tutti gli agguerriti
estensori; ciò che invece pare im-
portante è sottolinearne la portata
innovativa rispetto ai due modelli
che allora monopolizzavano il di-
scorso pubblico e la strategia eco-
nomica. Quella programmazione si
incuneava infatti nel labile spazio
lasciato libero dall’ispirazione pro-
grammatica sovietica e dal materno
mantenimento dello status quo de-
mocristiano. Stava insomma in uno
spazio politico che mai riuscì a usci-
re dall’adolescenza neanche quan-
do, qualche decennio dopo, al Par-
tito socialista fu affidata la respon-
sabilità di governo e con essa la
possibilità a Ruffolo di divenire mi-
Francesca Barbiero,
Stefano Biolchini
UFFICIO GRAFICO
Madda Paternoster
ART DIRECTOR
Francesco Narracci
(caporedattore)
nistro. L’esperienza della program-
mazione - aperta nel pieno di una
crisi politica che all’epoca fu pudi-
camente definita “la congiuntura”
- portò all’elaborazione del Piano
Giolitti (fondato sulla persuasione
che la crescita economica dovesse
accompagnarsi a un radicale rinno-
vamento dell’amministrazione e a
una razionalizzazione territoriale
e settoriale degli investimenti), che
ottenne un appoggio tiepido perfi-
no dai socialisti e fu presto supera-
ta. Ma ciò non scolorò la tensione di
chi in vario modo provò a spacchet-
tarne i contenuti e a portarli nella
propria attività pubblica.
Evidentemente quella para-
bola (che ha ancora la sua più ac-
cessibile descrizione nel volume
curato da Manin Carabba, Un ven-
tennio di Programmazione) fu cen-
trale nell’esperienza biografica di
Ruffolo: e dal punto di vista del ci-
mento non solo intellettuale, ma
anche umano, poiché il gruppo che
egli coordinò e che si installò nelle
imagoeconomica
Protagonista. Giorgio Ruffolo,
scomparso il 16 febbraio scorso, è
stato un esponente di punta del Psi
stanze di Via XX Settembre attorno
a Giolitti rimase il riferimento co-
stante di tutta l’attività di Ruffolo
anche dopo il tramonto di quella
stagione premonitrice.
Nello straniante vaniloquio
che sempre ha caratterizzato la po-
litica italiana, la capacità che Ruffo-
lo aveva di individuare il nucleo
concettuale dei problemi, di evisce-
rarli con acuta sintesi, si era raffi-
nata negli anni fino ad arrivare alla
penetrante analisi trasfusa in
un’intensa e poligrafa attività sag-
gistica che ha punteggiato la fase
finale della sua produzione. Del suo
proverbiale senso dell’ironia, sem-
pre velata di una profonda sagacia
ma mai cinica a dispetto della sua
romanità, si è detto molto, e chiun-
que abbia intrattenuto anche una
breve conversazione con lui ne
mantiene un ricordo indelebile: un
ricordo che condivide con i lettori
dei suoi lucidissimi articoli.
Spesso, per omaggiare la me-
moria di un intellettuale complesso
e dalle molte sfaccettature, si ricorre
all’usuratissima definizione di “uo-
mo rinascimentale”; nel caso di Ruf-
folo tale attributo è il più appropria-
to, e non solo perché il suo geniale
amico Luciano Cafagna paragonò
(certo immodestamente) il lavoro
della programmazione agli Orti Ori-
cellari, ma perché davvero egli tale è
stato per indole, applicazione, atti-
tudine. Altri dieci uomini come lui
nei suoi campi d’azione, e forse oggi
l’Italia sarebbe un Paese meno deva-
stato. Troppo chiedere.
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Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
Terza pagina
A LE DOTTRINE
l suo debutto parigino
al Salon d’Automne
(1913) De Chirico cono-
sce Picasso, che lo pre-
senta ad Apollinaire
come il «pittore dei tre-
ni». Dalla sua prima lettera all’autore di
Alcools veniamo a sapere che «Sciricò»,
ormai francese di adozione, l’ha
omaggiato di alcune sue opere, forse
intuendo quanto la casa del poeta fos-
se ben frequentata. In cambio gli chie-
de solo una poesia a lui dedicata. Apol-
linaire lo affida a Paul Guillaume che
gli assicura un lancio internazionale e
GdC lo ripaga con il leggendario ritrat-
to in forma di bersaglio.
L’attività di GdC scrittore parte e
prosegue in parallelo con quella dell’ar-
tista, nella scansione delle diverse sta-
gioni creative, a partire dai Manoscritti
parigini (1911-1914), le basi della Metafi-
sica, tra riflessioni e poesie, corredati da
una serie di schizzi, proiezione dell’im-
maginario metafisico. Il talento multi-
forme, la verve dialettica, il gusto del-
l’ironia, il successo crescente di critica
e mercato gli procurano l’attenzione e
la frequentazione dei protagonisti emi-
nenti della società culturale, come Bre-
ton, Eluard, Cocteau, Aragon, Max Er-
nst, eccetera. I più avvertiti tra loro gli
acquistano delle opere a prezzo di favo-
re. Lo scoppio della guerra costringe
GdC, assieme al fratello Alberto Savi-
nio, a tornare in Italia, a Ferrara, per il
servizio militare. Il racconto di quel-
l’esperienza è affidato soprattutto alle
pagine di Memorie della mia vita (1945 e
sgg.), forse l’autobiografia novecente-
sca di maggiore intrattenimento. I fra-
telli, che incontrano anche Carrà, mar-
cano spesso visita, al punto da farsi ri-
coverare per problemi psichici pur di
sottrarsi alla noia della naia. Qui il No-
stro dipinge solo capolavori consen-
tendo a Ferrara di fregiarsi in seguito
del titolo di «città della Metafisica».
Il Dopoguerra segna per GdC una
svolta, con l’adesione a «Valori plastici»
e un ritorno al figurativo classico che si
ispira ai maestri del Rinascimento e del
Siglo de Oro. Per questo deve affinare
ancor più il “mestiere” e la “tecnica”, re-
candosi nei musei per eseguire copie da
Lotto, Raffaello e Michelangelo. Gli ami-
ci francesi, e non solo, la prendono male
e gli voltano le spalle e gridano al “ripu-
dio” della Metafisica. La risposta sde-
gnata di «Sciricò» sfocia in una doman-
da: qualcuno ha mai parlato di ripudio
quando Picasso ha smesso di dipingere
Arlecchini e saltimbanchi?
Intanto il Surrealismo sta per im-
plodere, e le vie d’uscita per gli ex amici
sono due: il suicidio (tema dibattuto
sull’organo «La Révolution Surréaliste»
nel gennaio 1925) o l’iscrizione al partito
comunista: Breton, Eluard e Aragon
scelgono la seconda, René Crevel la pri-
ma. I pittori, meno vulnerabili dei poeti,
allievi elettivi di «Sciricò», come Magrit-
te, il più fedele, e Max Ernst, il più nobile,
proseguono per la strada da lui indicata,
e altri ne giungeranno, come il funereo
Delvaux e l’arrapato Bellmer. Il Surreali-
smo conosce comunque un clamoroso
colpo di coda letterario, grazie a GdC,
con la pubblicazione del romanzo Heb-
domeros. Le peintre et son génie chez
l’écrivain (1929), una proiezione narrati-
va della sua opera pittorica. Tutti gli ex
nemici si impadroniscono, per così dire,
di Hebdomeros come del capolavoro
tanto atteso e i cantori più eccitati sono
Breton, Aragon e Bataille. La prima edi-
zione italiana di Ebdòmero (1942) è di
Bompiani, su suggerimento di Savinio,
Mephisto
waltz
IF IT BLEEDS,
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Talento multiforme. L’attività di Giorgio de Chirico (1888-1978) scrittore inizia e prosegue in parallelo con quella del pittore
Lo scontroso «Sciricò»
Maestro del parlar male
Gli scritti di Giorgio de Chirico. La produzione letteraria dell’artista tra il 1910 e il 1978 documenta i difficili
rapporti con le avanguardie francesi, i taglienti giudizi su Van Gogh e Matisse e la disistima per Roberto Longhi
di Mario Andreose
che pubblica nello stesso anno Narrate
uomini la vostra storia, avviando con Va-
lentino un rapporto d’autore, amico e
collaboratore. Il secondo romanzo au-
tobiografico, Monsieur Dusdron, esce
subito dopo Ebdòmero. Il nome del pro-
tagonista è l’anagramma di Nord Sud,
a sottolineare l’integrazione tra la for-
mazione classica dell’adolescenza e
quella germanica, artistica e filosofica,
sotto l’egida dei tetrarchi Böcklin, Klin-
ger, Nietzsche e Schopenhauer. A parti-
re dal 1944, con gli Scritti critici e polemi-
ci, la Commedia dell’arte moderna e le ef-
fervescenti interviste, GdC va alla guerra
contro l’aborrita École de Paris e i “filo-
galli” e “francolatri” critici, soprinten-
denti, direttori di musei e occasionali
ministri inauguratori. In cima alla lista
è l’insigne Roberto Longhi, che per la
verità aveva scagliato la prima pietra, in
occasione di una delle prime mostre
metafisiche romane nel 1919, con una
recensione in una elegante quanto fero-
—Continua da pagina I
» Proseguiamo con un’altra sortita
pubblicitaria, ripetuta più volte, si sa
mai: «Ho sentito un rumore in
garage…», sussurra un marito
leggermente canuto alla moglie,
sorpresa perché lo vede sgusciare fuori
dal letto a notte fonda. Segue
spiegazione: niente ladri, il babbeo non
aveva preso la pozione contro gli
scherzi della prostata. Ma non finisce
qui. Su YouTube, ad esempio, ormai è
impossibile che l’ascolto di un
capolavoro, di un concerto interpretato
da un grande solista - certo, una gioia
poterne disporre così facilmente - non
venga interrotto da cinturini “promo”
ce chiave parodistica fin dal titolo: Al dio
ortopedico. Circa quarant’anni dopo,
Longhi aveva curato per la Biennale ve-
neziana una mostra dedicata alla Meta-
fisica con opere di De Chirico, Carrà e
Morandi. GdC scrisse e denunciò in tut-
te le sedi di non essere stato consultato
per la scelta delle opere, tra le quali c’era
un falso sfuggito ai curatori. Capitava
quindi che, quando i due si incrociasse-
ro per le strade di Roma o di Firenze, il
il libro
Il libro di Giorgio de Chirico Scritti
1910-1978. Romanzi, poesie,
scritti teorici, critici, tecnici e
interviste è stato curato da Andrea
Cortellessa, Sabina D’Angelosante
e Paolo Picozza (La nave di Teseo,
pagg. CVII+2.814, € 45).
pubblicitari, anche i più bizzarri: il circo
cinese o la merendina gustosa, piazzati
tra un tempo e l’altro di uno Chopin di
Rubinstein.
La pubblicità rompe ogni magia.
Vero che la si può interrompere
premendo la freccetta a destra, ma il
danno è fatto. Oppure liberarsene
sottoscrivendo un abbonamento
mensile di 11,99 €. Altrimenti è come se
Benigni quando legge un canto
dantesco fosse interrotto dalla
pubblicità di un deodorante, nel
momento clou della «selva oscura».
Sono atti di violenza inaccettabili,
rispetto all’aspettativa che usi e
consuetudini garantivano fino a ieri
l’altro. Ve lo immaginate un intervento
né capo né coda
Palindromi di Marco Buratti
Atti vandalici
in barba alla Giustizia
—
ASSALIRÒ
I DRONI
DI NORDIO:
RILASSA!
Longhi compisse strane acrobazie per
svicolare, magari temendo che l’avver-
sario potesse passare a vie di fatto.
Rapsodico cronista, forse invo-
lontario, del clima artistico e culturale
dell’Italia del secondo Dopoguerra, GdC
ci squaderna una sua controstoria del-
l’arte europea, tra fine Ottocento e pri-
mo Novecento, con il piglio di un giusti-
ziere western munito di lista di obiettivi
sensibili. Primo, il celebrato e da tutti co-
piato Cézanne, all’origine di tutto, com-
preso il Cubismo, la cui figurazione ap-
prossimativa deriva dalla scarsezza tec-
nica di cui è consapevole; bigotto, su-
bornato dai gesuiti, non si permette di
usare modelle nude nel suo studio così
che le sue Bagnanti appaiono come le-
gnosi manichini. Gauguin, gravato da
un’ossessiva sensualità tipica dei breto-
ni (ma anche i ferraresi non erano da
meno), quando vuole dipingere un cane
sembra un tapiro, ma almeno è un bra-
vo scrittore. Van Gogh, con i «suoi cro-
pubblicitario nel momento in cui
Maradona, o oggi Messi, il numero 10
migliore sulla scena, sta per calciare il
pallone del gol? I tifosi fracasserebbero
per la rabbia il televisore. Quirino
Principe si infurierebbe, staffilando
tutto e tutti, come fa nell’intervista
pubblicata su «La Verità» il 4 febbraio
scorso. Per non parlare di Vittorio
Sgarbi o di Giuliano Ferrara, che in
fatto di opinioni non si tengono,
com’era d’uso fare Indro Montanelli
(1909-2001). I protagonisti, siano
compositore, interprete, attore o
sportivo, che hanno speso la vita per
portare alla perfezione quello che
fanno, per offrire la loro creatività al
meglio, inorridirebbero.
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stoni giallo canarino», è un «disgraziato
schizofrenico». Matisse con la «sua
oscena mostra di scarabocchi» ha pro-
fanato Palazzo Barberini. Toulouse-
Lautrec, più che pittore, è un cartelloni-
sta. La lista di proscrizione è ben più
lunga, ma è preferibile concludere con
un esempio in positivo di un artista sti-
mato da GdC e dalla singolare persona-
lità, André Derain, agli inizi vicino ai
Fauves, e poi orientato a Corot. Al suo
successo, secondo GdC, più che le opere
contribuisce il suo carattere «scontroso
per eccellenza, non parla mai e se qual-
cuno gli rivolge la parola risponde con
un grugnito». Viene voglia di conoscer-
lo, di guardarlo in faccia. Abbiamo il ri-
tratto ora al MoMA, che gli ha fatto Bal-
thus: un omone ritto, in lunga vestaglia
da camera, espressione da orco, in se-
condo piano una giovanissima modella
discinta, molto balthusiana, in attesa di
rimettersi in posa.
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Il problema si pone identico per
ogni spettacolo: dal tennista, che non
può distrarsi tra un game e l’altro, allo
sciatore, che non può essere fermato
tra i pali dello slalom. Dopo un salto
nella discesa libera non ci può stare la
pubblicità di una cera per pavimenti.
La regola del giornalismo è «If it
bleeds, it leads». Se la notizia
«sanguina», attira. Deve andare
subito in onda, battendo le altre
notizie. È evidente che questo
principio vale anche per la pubblicità,
che non può disattendere questa
regola e mettersi da parte. Non c’è più
religione, esclama il Belzebù,
sgranando gli occhi.
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III
ERMETICHE
e il legame
coi fILOSOFI
GRECi
André-Jean Festugière
di Armando Torno
I n Egitto, ad Alessandria,
nel periodo ellenistico e
per alcuni decenni suc-
cessivi, si ritrovarono fi-
losofi testimoni di un sapere di-
sorientato, sovente inquieto. Le
ultime grandi scuole - epicurei,
stoici, scettici - stavano trasfor-
mandosi in cari ricordi. Si ricor-
reva a Platone ma il pensiero, or-
mai sincretista, non aveva più fi-
ducia in se stesso; si avvertì, tra
l’altro, un’esigenza: la salvezza
dell’anima. Le religioni orientali,
cui si aggiunse il cristianesimo,
inducevano a ripensare i riferi-
menti razionali ereditati dalla
Grecia classica.
Così come in quel tempo i
neopitagorici attribuivano i loro
scritti a Pitagora (o ai suoi disce-
poli immediati), quelli che poi si
chiameranno “ermetici” fecero
con la figura di Ermete Trismegi-
sto. Del resto, Platone aveva ri-
cordato, nel Fedro e nel Filebo, il
mito di Theuth inventore, tra
l’altro, dell’alfabeto e della scrit-
tura, oltre che di opere sacre. As-
sunse le sembianze di un anti-
chissimo e favoloso saggio, con
le caratteristiche della divinità
egizia: il dio Thoth venne identi-
ficato nel platonico Theuth e a lui
furono attribuiti gli scritti del
Corpus hermeticum.
Difficile segnalare in esso
fonti nate in riva al Nilo, tuttavia
vi si leggono motivi degni di ri-
flessione: Dio è Bene, Padre crea-
tore; è possibile considerare il
mondo figlio di Dio; l’uomo è un
essere con dignità e valore, com-
pendio di tutto l’universo, capace
di comunicare con le anime e Dio
stesso oltre che con il cosmo (il
Rinascimento ne farà buon uso).
André-Jean Festugière al
pensiero ermetico dedicò
un’opera magistrale e unica, che
uscì in quattro volumi tra il 1944
e il 1954 (poi, rivista, è stata rac-
colta in un grosso tomo nel 2014
presso Les Belles Lettres). Di es-
sa, ed è incredibile scriverlo data
l’aria editoriale che tira, termina
ora la traduzione italiana, a cura
di Moreno Neri. Offre un quadro
complessivo delle dottrine er-
metiche, con un’analisi dei rap-
porti tra queste e la filosofia gre-
ca, ma anche con le misteriosofie
ellenistiche e orientali.
Festugière, tra l’altro, so-
stiene che il Corpus sia parago-
nabile a una rivelazione e nel pri-
mo volume analizza le scienze
occulte dell’antichità (astrologia,
alchimia, magia e terapeutica) e
le loro verità trascendenti su Dio,
l’uomo e il mondo; nel secondo
affronta Il Dio cosmico. Il terzo è
consacrato alle dottrine dell’ani-
ma e il quarto a Il Dio ignoto e la
gnosi. Qui il sommo studioso ri-
corda che il Dio trascendente, in-
conoscibile e ineffabile, non
giunge dall’Oriente ma è presen-
te già nelle tradizioni pitagoriche
e platoniche. Che aggiungere?
Nel Corpus si legge: «Creando
tutte le cose Dio crea se stesso, e
non potrà cessare mai di creare».
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La rivelazione
di Ermete Trismegisto
André-Jean Festugière
Mimesis, pagg. 542
(IV volume), € 32
IV
Letteratura
r quella prigione
Nel finale dei Vitello-
ni il giovane Moral-
do si allontana in
treno dalla «cittadi-
na di provincia» per
non restarvi schiac-
ciato. In Avere tutto di Missiroli c’è
invece un ritorno per ragioni fami-
gliari: il padre sta morendo e il fi-
glio rientra da Milano a Rimini per
assisterlo negli ultimi mesi. Il ri-
cordo di Fellini è immediato, sug-
gerito anche dall’affettuoso monito
amaracmànd che rinvia per asso-
nanza non solo dialettale ad amar-
cord. Le suggestioni letterarie e fil-
miche sono tante; per Rimini (e an-
che per Bologna universitaria),
l’omonimo e generazionale ro-
manzo di Tondelli (1985); per il fi-
glio che porta il padre sulle spalle,
Enea e Anchise.
Il romanzo di Missiroli con-
tiene molti motivi di interesse. Ha
uno stile asciutto ed essenziale, a
sottrazione, fatto di tessere di mo-
saico che sviluppano più fili del
racconto: il ritorno a casa e il rap-
porto tra figlio e padre, la memoria
della madre morta di «crepacuore»
per il «vizio» del gioco d’azzardo
del figlio. Il poker, un altro degli as-
si portanti del libro: uno spazio
oscuro e chiuso, una allettante e al-
trettanto cupa tana che non per-
mette a nessuno di vedere la luce, di
respirare con serenità; una martel-
lante ossessione nutrita di dipen-
denza, scommesse e modelli lette-
rari. Con la conseguenza assillante
dei soldi e dei debiti.
Dal buio delle carte alla luce
festosa della passione del ballo dei
genitori, ballerini amatoriali che
gareggiano nelle sfide della riviera;
un mondo di entusiasmo, virtuosi-
smi, desiderio di esprimersi al
massimo in una competizione che
è anche quella della vita. Infine il
momento terminale della morte,
l’accompagnamento graduale ver-
so l’epilogo, la recisione definitiva
del cordone famigliare e quella del-
l’illusione «di poter avere tutto». E
naturalmente Rimini, con le pun-
tuali mappe stradali, le acque dolci
e salate, la collina e le stelle, il faro
e la nebbia, le ragazze.
Un’esemplare prova di stile
illuminata dall’emblema calcistico
del «salto-Scirea» e dall’obiettivo
della «densità»: la «concentrazio-
ne di più vita possibile nel tempo
minore possibile».
***
Nel 1832 Paolina Leopardi
pubblicò la traduzione del Viaggio
notturno intorno alla mia camera di
Xavier de Maistre (Chambéry 1763
– San Pietroburgo 1852), di cui nel
1794 era uscito Voyage autour de
ma chambre e nel 1825 Expédition
nocturne autour de ma chambre.
Successo europeo, stima di Sten-
dhal, sarcasmo di Manzoni, silen-
zio di Leopardi.
Suddito del Regno di Sarde-
gna, soldato, pittore, viaggiatore,
fratello minore del puntuto pole-
mista Joseph. Nel 1794 per un duel-
lo finì agli arresti domiciliari: da lì
nacque il Voyage, che per Pontiggia
mostra «che cosa può diventare un
soggiorno coatto per un personag-
gio romantico: un periplo di desi-
deri, attese, ricordi, speranze» (Al-
bum, «Il Sole 24 Ore», 4/4/1999).
Dieci anni prima, nel 1784 Xa-
vier aveva fatto una delle prime
ascensioni in mongolfiera con il
matematico Louis Brun. Lo stesso
anno in cui Monti compose l’ode Al
signor di Montgolfier, chiusa dal-
l’inno al progresso umano: «Che
più ti resta? Infrangere / anche alla
Morte il telo, / e della vita il nettare
/ libar con Giove in cielo».
Con elegante e partecipe pre-
cisione nel romanzo Per ogni paro-
la perduta Cibrario conduce alla
scoperta e all’interpretazione della
vita e delle opere di Xavier de Mai-
stre, iniziando proprio dalla mon-
golfiera. È un tour che tocca varie
tappe europee (Inghilterra, Italia,
Russia) e ha il cuore nella città na-
tale di Chambéry. Attraverso il ca-
pillare viaggio compiuto da Sofia,
restauratrice italiana di tessuti, Ci-
Dolce vita. «Rimini ritrovata. Immagini degli anni Cinquanta negli scatti inediti di Amedeo Montemaggi»,
Rimini, Galleria dell’Immagine, fino al 12 marzo
trittico romanzesco
in grande stile
Narrativa italiana. Tre nuove opere di Marco Missiroli,
Benedetta Cibrario e Francesco Permunian: dall’angoscia del poker
alla vita di Xavier de Maistre a un gioco grottesco intorno a Salò
di Gino Ruozzi
brario indaga, ricostruisce e “re-
staura” mondi diversi e affasci-
nanti, alcuni in modo diretto altri
attraverso l’esperienza mediata
dell’arte e della cultura, che si con-
cretizza nella libreria antiquaria di
Pauline a Chambéry. Realtà e fan-
tasia convivono in un universo in-
sieme reale e immaginario, pro-
prio come nel Voyage.
Le vicende
sono ambientate
a Rimini,
a Chambéry
e sulle rive
del lago di Garda
«Difficile descrivere lo stu-
pore che ho provato nell’accorger-
mi, una volta di più, che tutto
quello che crediamo di inventare
da qualche parte è esistito», pron-
to a prendere «il volo».
***
Mondo iperreale e surreale,
inferno contemporaneo sulle rive
del lago di Garda, è quello creato da
Permunian in Elogio dell’aberrazio-
ne, il cui centro concreto e fantasti-
co è Salò. Riferimento allo scanda-
loso film di Pasolini di cui si cerca-
no attori per realizzare il sequel. Ne
è narratore Tito Maria Imperiale,
giornalista dell’«Eco del Garda».
«Specialista di rovine uma-
ne», Permunian inventa un lin-
guaggio mimetico e caricaturale di
straordinaria forza dispregiativa
ed epigrammatica, un caustico
«gergo da taverna», risalendo a
Marziale e Petronio, alle facezie
umanistiche e ai romanzi libertini
barocchi, omaggiando Sade e Cio-
ran, Bianciardi e Zeichen. È raro
trovare tale battente forza espres-
siva, rivolta volutamente all’ecces-
so e indirizzata a esasperare quel
processo di rappresentazione della
società dello spettacolo immorta-
lato dalla Dolce vita di Fellini, Flaia-
no e Pinelli. Dichiara categorico il
cronista gardesano che «in questa
nostra società dello spettacolo»
non c’è differenza «tra un cesso e
un palcoscenico».
Le drastiche invettive di Per-
munian inscenano un teatro del
grottesco sul cui palco si esibiscono
erotomani incalliti, prelati insidio-
si, sacerdoti avari («parlare di cari-
tà a un prete è come parlare a un
sordo»), intellettuali voltagabbana,
nostalgici del ventennio, cocaino-
l’aforisma
Scelto da Alfonso Berardinelli
Chi ha vissuto soffrendo,
resta fatto
della sua sofferenza;
se pretendiamo di
togliergliela, non è più lui
—
Italo Calvino
(1923-1985)
mani depressi, ruffiani e fanfaroni
di varia genìa, «laici in ginocchio»
che vorrebbero «mangiare alla
mensa del clero». È un repertorio
carnevalesco di maschere e mostri
quotidiani, di deformità e devianze
che si specchiano e aggrediscono
nell’odierna arena mediatica. Il ro-
manzo gioca di punta, agonistico e
anticonsolatorio, voce di affilata e
adontata satira sociale.
Viviamo in «un universo arti-
ficiale pervaso da una solitudine
glaciale»; e un perentorio aforisma
sigla che «l’orrore non sopporta le
chiacchiere».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Avere tutto
Marco Missiroli
Einaudi, pagg. 164, € 18
Per ogni parola perduta
Benedetta Cibrario
Mondadori, pagg. 362, € 20
Elogio dell’aberrazione
Francesco Permunian
Ponte alle Grazie,
pagg. 208, € 16,80
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
che si impara
a chiamare «casa»
Cheluchi Onyemelukwe-Ounobia e Chinelo Okparanta
di Lara Ricci
E nugu, Nigeria sudorien-
tale, 2011. Mani e piedi
legati, due donne di suc-
cesso, sequestrate in
una stanzetta da una banda di rapi-
tori ragazzini, cominciano a raccon-
tarsi la loro vita per far passare il
tempo. E l’impressione che coglie il
lettore di Due vite, due donne, di Che-
luchi Onyemelukwe-Onuobia, è
quella che in una prigione - a cielo
aperto ma assai più pervasiva e ine-
sorabile - ci siano sempre state. Ci
siano nate e l’abbiano progressiva-
mente e involontariamente impara-
ta a chiamare «casa».
Inizia a narrare la sua storia la
più giovane, Nwabulu. Parte dal 1972,
da un villaggio di quello Stato seces-
sionista che sette anni prima si era
proclamato «Repubblica del Biafra»
e che capitolò dopo un triennio di
guerra civile e carestia in cui moriro-
no un milione di persone. Il padre,
sopravvissuto al conflitto, non era
potuto sopravvivere a una figlia che
aveva ucciso la madre nascendo - so-
steneva la matrigna della piccola
Nwabulu. Accusandola di essere una
strega e non volendo avere una bam-
bina in più da sfamare, la manda a fa-
re la domestica a Lagos, dove è ripe-
tutamente stuprata dal padrone di
casa - succube di una moglie che si
prende su di lui la rivincita contro
una società che la sottomette - e ac-
coltellata da quest’ultima, quando
coglie il marito sul fatto.
Rispedita a casa, la “sciupafa-
miglie” è inviata questa volta a Enugu
per occuparsi del figlio di un’altra
coppia, dove i rapporti di forza sono
invertiti: il marito perfezionista ti-
ranneggia la moglie, che sfoga la fru-
strazione su Nwabulu. A parte questi
episodi, seppur freddamente, non la
trattano male e le permettono di an-
dare a scuola. Divenuta adolescente,
l’affetto che le manca glielo promette
il figlio dei ricchi vicini della coppia,
di cui s’innamora. La metterà incinta
per poi giurare alla madre che con «la
domestica» non è stato. Licenziata
per lo scandalo procurato, Nwabulu
torna al villaggio dalla matrigna.
«L’opportunità migliore, per una
donna qual ero diventata, era sposa-
re un vecchio e diventarne la seconda
o terza moglie. Magari era un uomo
senza figli maschi e sperava che dessi
alla luce un bambino. Magari era ve-
dovo, con dei figli piccoli che avevano
bisogno di una madre. O era sempli-
cemente vecchio e voleva del sangue
giovane che avrebbe faticato a procu-
rarsi altrimenti, e non gli dispiaceva
farsi carico anche del bambino. In tal
modo il bambino avrebbe avuto un
nome e una certa protezione dal-
l’ignominia di essere un bastardo.
Una donna nella mia situazione non
avrebbe rifiutato un’offerta simile.
Anzi, la famiglia l’avrebbe accettata
in sua vece, con gratitudine e sollievo,
senza nemmeno dare al vecchio il
tempo di finire di parlare. Era come
vendere dei pomodori mezzi marci al
mercato, al calare della sera. Si accet-
ta subito e senza contrattare troppo
l’offerta di uno degli ultimi clienti ri-
masti, magari uno che aspettava in
disparte, prendendo tempo, in attesa
della fine della giornata».
La matrigna non trova di me-
glio che sposarla a forza a un morto:
l’unico figlio, deceduto, di una vedo-
va senza eredi che non voleva che
nome e proprietà della famiglia si
perdessero. Nwabulu partorisce un
bambino. Se ne innamora all’istan-
te: «Fu un’inondazione d’amore che
travolse l’indifferenza, l’amarezza,
la negatività. Tornai a essere viva».
Ma nella mente degli uomini e delle
donne del villaggio, come in tutto il
territorio igbo «non c’era alcun dub-
bio che i figli appartenessero al pa-
dre. Non importava in quali circo-
stanze fossero stati concepiti (...)
non importava se il marito era vio-
lento»: per Nwabulu si preparava la
più terribile delle sorprese...
Il racconto dell’altra donna, la
più anziana Julie, è solo apparente-
mente più gaio. Figlia di un inse-
gnante, era bravissima a scuola.
«Chi vorrà sposare una donna lau-
reata?» domandava la madre al pa-
dre. «“Tu ti sei fermata ai tempi di
tua madre” le rispondeva lui, agi-
tando la mano come se volesse scac-
ciare una zanzara fastidiosa che gli
ronzava attorno all’orecchio. Si
guardava la camicia immacolata,
stirata con il ferro a carbonella, e i
pantaloncini kaki con la piega, an-
nuendo per la soddisfazione di sa-
pere che lui capiva quel discorso
meglio di chi lo ascoltava», scrive
sardonica Onyemelukwe-Onuobia.
La guerra del Biafra sconvol-
gerà i progetti di ognuno, e la pro-
mettente ragazzina si troverà tren-
tenne istruita, indipendente e non
maritata. «Rimani una bambina e
una figlia finché non diventi una
moglie», protestava la madre: «Tro-
vati un uomo, un uomo qualunque,
e sposalo, fai figli. I figli. Sono la cosa
più importante. Per essere felice e
dare un senso alla tua vita». Per ti-
rarsi d’impiccio, e per paura che sua
madre avesse ragione, Julie escogita
una delle soluzioni ”creative” che le
donne s’arrabattano a trovare da
millenni. E poi altre a cascata.
Nwabulu e Julie si scopriranno
legate non solo dal destino comune
delle donne nelle società maschiliste,
ma anche da qualcosa di più imprevi-
sto e sconvolgente. E un senso di co-
munanza e condivisione, nonostante
una cultura (ma non una religione)
differente, si fa strada anche tra le let-
trici italiane, perché la Nigeria è l’Ita-
lia, sotto molti aspetti, e la penna affi-
lata di Onyemelukwe sa scavare sotto
le apparenze. L’aveva osservato
un’altra, più famosa, autrice igbo (di
Enugu): Chimamanda Ngozi Adi-
chie, cinque anni fa a Festivalettera-
tura, a Mantova, quando a una do-
manda sulla violenza che le donne
devono subire in Nigeria rispose cau-
stica che la quantità di femminicidi
perpetrati nello Stivale non fa pensa-
re che le italiane se la passino meglio.
Sempre col Biafra sullo sfon-
do, parla di donne, maternità, di-
scriminazione e di una religione di-
sumana anche un altro delicato ro-
manzo nigeriano in uscita l’8 marzo:
Sotto gli alberi di Udala, di Chinelo
Okparanta, dove all’insensatezza
della guerra segue l’insensatezza del
considerare l’amore saffico come un
abominio, nella mente della prota-
gonista, una ragazzina igbo che ama
una giovane hausa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Due vite, due donne
Cheluchi Onyemelukwe-Ounobia
Traduzione di Elisa Banfi
e/o, pagg. 288, € 19
Sotto gli alberi di Udala
Chinelo Okparanta
Traduzione di Tiziana Lo Porto
e/o, pagg. 400, € 19
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56 V

Letteratura Wolfram von Eschenbach

le avventure di parzival
E IL sacro graal

Vissuto tra il XII e il XIII secolo
Wolfram von Eschenbach,
considerato uno dei massimi
poeti tedeschi del Medioevo, è
ricordato soprattutto per
Parzival, romanzo cavalleresco e
filosofico-religioso che
testimonia una simbolica
edificazione personale.
Massimiliano Bampi, filologo
germanico, ha dedicato all’opera
il saggio Sui sentieri del Graal
(Meltemi, pagg. 206, € 18). Il
libro offre una sintesi dello stato
dell’arte sul Parzival e tiene conto
delle principali posizioni critiche
emerse negli ultimi decenni.
Dedica pagine di notevole
interesse ai contorni incerti della
biografia di Von Eschenbach e
alla trasmissione dei manoscritti
dell’opera; una parte è poi rivolta
al Graal, dalle radici mitiche alle
vicende che ne parlano.

L indagare
a definizione di Mi- Delio Tessa. «L’è el dì di mort - Allegher! Caporetto», 1917, pagina 7 del manoscritto autografo
freschi di stampa lano come capitale

a cura di Gino Ruozzi

Prospettiva Pasolini
S. Casini, C. Pulsoni, R. Rettori,
F. Tuscano
Frutto di una bella mostra a
Perugia, il libro approfondisce
il ricco e fecondo rapporto tra
Pasolini e l’Umbria, a iniziare
dai luoghi e dalle opere di
Giotto e di Sandro Penna,
dalla versione
cinematografica del
Decameron, dalle “lenti”
di Aldo Capitini.
Morlacchi
pagg. 234,
€ 35
Un ebreo in camicia nera
Paolo Salom
Vicenda autentica
e paradossale degli anni tragici
della persecuzione e dello
sterminio degli ebrei. In un’Italia
ancora incredula e frastornata
dalla brutalità nazifascista, virtù
e fortuna si intrecciano in un
personale e avventuroso
destino di salvezza.
Solferino
pagg. 208,
€ 16
Sanguemisto
morale d’Italia – at-
tribuita, pare indebi- la realtà
tamente, al napole-
tano Ruggiero Bon- con la
ghi – andava letta in origine in-
tendendo “morale” nel senso di «narrative
“spirituale”, “intellettuale” (in-
somma non ufficiale, formale), non-fiction»
piuttosto che in quello su cui iro-
nizzarono facilmente gli osserva- Joan Didion
tori di Tangentopoli e di altri in-
gloriosi episodî. Ma in quella defi-
nizione fu ben presto implicito il
richiamo a un tratto – oscillante di Elisabetta Rasy
fra sincera tensione etica e dete-
riore moralismo – ben tipico della
cultura lombarda nell’età più re-
cente. È un carattere che s’osserva
chiaramente leggendo i due tomi
della Letteratura dialettale milane-
I ndipendentemente dal
suo talento letterario e
dalla ricchezza della sua
produzione, Joan Di-
se editi dal Centro Pio Rajna pei ti- dion, morta a ottantasette anni
pi di Salerno. nel 2021, incarna una certa Ame-
Diciamolo subito: è un’opera rica – e una certa idea di America
monumentale, di quelle che quasi – che non esiste più, o almeno
non t’aspetteresti in un’epoca at- non dà molti segnali della sua
traversata dall’idea che i grandi esistenza. Aveva cominciato a
cantieri filologici e le imprese scrivere negli anni Sessanta nel-
groundbreaking (è il già frusto les- l’ambito di quello che è stato
sico della ricerca duemillesca) chiamato il New Journalism, un
debbano erigersi lontano dalle tipo di giornalismo in cui alla og-
stamperie, nello spazio virtuale gettività della cronaca si intreccia
della rete. Siamo di fronte a due la soggettività di chi scrive. Lo di-
volumi maestosi e finemente con- ce espressamente: «Tengo in
fezionati, opera d’un ampio comi- gran conto l’obiettività, ma non
tato di studiosi che ha raccolto, in- riesco proprio a capire come pos-
trodotto e commentato una scelta sa essere conseguita se il lettore
significativa (se non proprio esau- non capisce la parzialità di chi
stiva quanto alla definizione del scrive». È una posizione, prima
canone) della produzione milane- ancora che stilistica, morale: Di-
se. Si parte da Bonvesin da la Riva, dion incarna quella cultura d’Ol-
patriarca della letteratura didatti- treoceano che reagisce agli stere-
co-morale nella Milano duecente- otipi dell’american way of life e a
sca (a cura di Raymund Wilhelm), tutti i suoi falsi idealismi, un nu-
s’arriva ai poeti dialettali contem- cleo intellettuale legato alla real-
poranei (Giancarlo Consonni, pre- tà da un pensiero critico che si fa
sentato da Clelia Martignoni) e agli poi racconto qualcosa di diverso
autori di canzoni per musica in dalla letteratura impegnata o di
milanese, tra cui spiccano i nomi denuncia, una sorta di sguardo
di Strehler, Fo e Jannacci (curati da non necessariamente impietoso
Giacomo della Ferrera). ma vigile fino al sospetto.
Da due secoli, cioè dai tempi Come dice giustamente
di Francesco Cherubini, non si Hilton Als nella prefazione al-
metteva insieme una simile anto- l’antologia di testi della scrittrice
logia (si trattava allora di una Col- raccolti ora con il titolo Perché
milano - archivio elisabetta keller
lezione delle migliori opere scritte in scrivo: «La sua narrative non-fic-
dialetto milanese, 1816-17). Ma una tion è un’indagine sulla verità»,

Gabriela Wiener
decina d’anni fa il catalogo di una
mostra braidense («Rezipe i rimm
del Porta», a cura di Luca Danzi e
Felice Milani) aveva definito il
«allegher», e si può aggiungere che lo è an-
che la sua narrativa fiction, valga
per tutti l’esempio di Democracy,
uno dei suoi più celebrati ro-

Scrittrice e giornalista
peruviana, Wiener ricostruisce
la propria mobile identità
attraverso il confronto con la
storia e un passato fatto di
incontri e derive di continenti,
scavi e furti archeologici, linee
e forme di corpi. Traduzione di
Elisa Tramontin.
La Nuova
Frontiera
pagg. 192,
€ 17,90
Rimedi contro
il mal d’amore
Andrea Franceschetti
«Manuale curativo per
innamorati delusi, disillusi,
ingannati, traditi, non
corrisposti». Nel nome e con la
collaborazione dell’Ars amatoria
dello straordinario e sventurato
Ovidio. Consigli e precetti di
divertente e pungente ironia:
per sorridere di noi.
tracciato di una strada già segnata,
nelle sue tappe fondamentali, dal
magistero di Dante Isella sulla let-
teratura lombarda dell’età moder-
na. I presupposti, insomma, erano
chiari: ed è toccato all’autrice di
una recente Storia linguistica di
Milano, Silvia Morgana, dirigere la
trentina di firme reclutate per ren-
der conto, in circa novanta ritratti,
della galleria letteraria in cui il mi-
lanese si dispone dai tempi in cui
è il volgare locale alternativo al la-
tino della tradizione medievale fi-
no a quelli in cui è il rovescio, talo-
ra polemico, dell’italiano lettera-
rio. Il percorso ha una fondamen-
tale stazione intermedia
nell’incontro fra milanese e tosca-
no, fecondo nell’età di Ludovico il
Moro (1480-1499), che è anche
quella di Leonardo da Vinci mila-
nese e degli altri protagonisti del
rapporto tra la città amica dei Me-
dici e quella amica degli Sforza.
Furono del resto due fiorentini,
Benedetto Dei e Luigi Pulci (li leg-
ge Fabio Marri), a sperimentare a
quell’epoca l’uso letterario e gio-
coso della parlata milanese. Altri
snodi cruciali sono l’elaborazione
di una grafia in qualche modo
standardizzata e uniforme (inizia-
ta dal secentista Carlo Maria Maggi
e completata di fatto dal Cherubi-
ni); e ancora, la moderna matura-
zione di un “italiano di Milano”,
responsabile certo del declino del
dialetto in città, ma anche – indi-
rettamente – di forme inedite di
riscoperta letteraria.
ecco i «Rimm»!
La letteratura dialettale milanese. Una monumentale antologia
riunisce quanto di meglio sia stato scritto nell’idioma meneghino
Da Bonvesin de la Riva a Carlo Porta, da Dario Fo a Franco Loi
di Lorenzo Tomasin
per lui lingua adulta, scoperta ed
esplorata (se ne occupa Mauro Bi-
gnamini; e i lettori della «Domeni-
ca» ricorderanno le righe che gli
ha dedicato il 29 gennaio scorso
Paolo Senna, custode del suo pre-
zioso archivio).
Tra le oltre millecinquecento
pagine di questo museo poetico c’è
anche della prosa (ad esempio c’è
l’Adalgisa di Gadda) e c’è anche del
teatro (fino al capitale Ambleto del
Testori, curato da Luca D’Onghia).
Vi si potrebbero scavare chissà
quanti percorsi e tracciare varie li-
nee. Provo a indicarne un paio,
partendo dal lungo rapporto fra
letteratura dialettale e arti figura-
tive, che si fa intenso soprattutto
nel tardo Cinquecento di Giovan
Paolo Lomazzo (commentato da
Giuseppe Polimeni), poeta dialet-
tale e insieme fine trattatista d’ar-
te. Ma di «pittura della realtà» Isel-
sylvia plath
«Lady Lazarus
e altre poesie»
A sessant’anni dalla tragica
scomparsa dell’autrice, la
raccolta Lady Lazarus e
altre poesie di Sylvia Plath
(Mondadori, pagg. 168, €
18, traduzione di Giovanni
Giudici) documenta, con
febbrile intensità, il dolore
che trova nella forza della
parola la sua più
coinvolgente possibilità di
espressione. Nella
versione italiana di
Giovanni Giudici i versi
della poetessa americana
milanese riesce meglio che altre
lingue a farsi strumento precipuo
di scavo nella realtà dei poveri, de-
gli oppressi, degli emarginati. Un
potente afflato etico è già negl’il-
luministi lombardi, e più ancora
nei romantici (soccorrono inevita-
bilmente i nomi di Parini, che fu
anche poeta dialettale, e di Porta –
letti qui da Pietro De Marchi e
Mauro Novelli). Ma è anche in au-
tori veristi come Luigi Illica, e an-
cora, sotto forma di vera militanza
sociale, nei poeti e negli chanson-
niers novecenteschi di cui diceva-
mo: pochi dialetti come il milanese
hanno dato voce con tanta serietà
e fermezza a temi e a personaggi
così rari in una letteratura, quella
italiana, che a lungo è stata scritta
più nelle corti che nei crocicchi.
@lorenzotomasin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
manzi. Dal 1968 (data del primo
degli articoli del volume) al 2000
(ultimo articolo) è chiaro che la
verità che Didion cerca di mette-
re a fuoco – in primo luogo nelle
parole che usa: come si può cer-
care la verità con un lessico fatto
di luoghi comuni, modi di dire
corrivi o parole approssimative?
Non va indagata nei massimi si-
stemi delle dichiarazioni istitu-
zionali o nei discorsi presiden-
ziali. Il luogo privilegiato dove
stanarla è rappresentato da quei
santuari della quotidianità dove
la verità stessa sfoggia i suoi tra-
vestimenti migliori, per esempio
in una riunione di ludopatici in
cerca di riscatto, oppure nelle
mitologie del mercato, come
svela un lungo saggio sulle ma-
nipolazioni della figura di He-
mingway dopo la sua morte.
Acuta, attenta e riflessiva
Joan Didion non ha nulla del-
l’enfasi degli eroi della contro-
cultura che si esprimevano in
quegli stessi anni Sessanta e Set-
tanta del Novecento in cui lei si
afferma: il suo è uno sguardo
critico non ideologico, che ap-
partiene alla più vivace tradizio-
ne culturale degli Stati Uniti. Co-
me funziona lo spiega in poche
parole nel saggio che dà il titolo
al volume: «Scrivo solo per sco-
prire che cosa penso, che cosa
guardo, che cosa vedo e che cosa
questo significa. Che cosa voglio
e che cosa temo».
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È difficile, ad esempio, pen-
sare fuori dalla Milano novecente-
sca il percorso del grande Franco
Fuori/onda Loi: un sardo (per parte di padre)
pagg. 80, cresciuto parlando italiano e poe-
€7 tando, appunto, in milanese, che è
la parlò anche per Maggi. E poi
quel filone morale donde eravamo
partiti, che percorre costantemen-
te la produzione in milanese dai
tempi dei predicatori medievali in
versi fino all’Ottocento, quando il
conservano intera la sua
impronta, il tono e
l’emozione interna. E la
traduzione di Giudici segna
una svolta nella ricezione
italiana di Sylvia Plath.
La letteratura dialettale
milanese. Autori e testi Perché scrivo
A cura di Silvia Morgana Joan Didion
Salerno editrice (2 tomi), Traduzione di Sara Sullam
pagg. LXXXIV+1512, € 250 il Saggiatore, pagg. 146, € 17
VI
Libri e persone
Nel lussureggiante
giardino delle PagINE
Bibliomania. Le letture sono frammenti di una biografia personale e collettiva
allo stesso tempo, sono una mappa di luoghi e tempi diversi in cui ritrovare,
accanto ai grandi classici, viaggiatori, predicatori e poetesse a lungo dimenticate
di Lina Bolzoni
L
eggere non è una attività
qualsiasi, un libro non è
(solo) un oggetto che si
può prendere e lasciare a
nostro piacimento. Leg-
gere vuol dire entrare in
contatto con qualcun altro, dargli
ospitalità dentro di noi. Leggere è
qualcosa che ci segna, che lascia in noi
una traccia. Leggere è evocare un
mondo di fantasmi, che si installano
nel teatro della nostra mente, che abi-
tano la nostra memoria, che plasmano
le nostre emozioni. Leggere è spec-
chiarsi in un altro, o in un’altra.
Ma il gioco di specchi si moltipli-
ca se ripercorriamo le letture che ab-
biamo fatto in passato, se abbiamo
scritto di libri e rileggiamo quel che i li-
bri ci avevano suggerito. È quello che
Valerio Magrelli e Andrea Montanino
mi hanno invitato a fare, a scegliere
cioè alcuni degli articoli che nel corso
degli anni ho scritto per il supplemento
culturale «Domenica», de «Il Sole 24
Ore». Ed è così che, a distanza di tempo,
mi sono ritrovata a vedere come via via
avevo reagito di fronte ai libri e agli in-
contri con diverse persone con cui i li-
bri sono legati. Del resto ripercorrere
anche in parte le proprie letture vuole
dire ricostruire frammenti di una bio-
grafia personale e collettiva, vuol dire
ripercorrere una mappa di luoghi e di
tempi diversi. A questo gioco di spec-
chi, a giocarvi un proprio personale
ruolo invitiamo ora chi ci legge.
L’idea del libro come giardino è
antica e diffusa: basti pensare che anto-
logia significa una raccolta, un mazzo di
fiori, come del resto florilegio. È interes-
sante pensare a come nel Duecento Ric-
cardo di Fournival, canonico della catte-
drale di Amiens, poeta, autore del Be-
stiaire d’amour, appassionato di libri e di
tutte le scienze, estenda questa idea al-
l’intera biblioteca. Nella sua Biblionomia
i libri, classificati secondo lo schema
delle arti liberali, sono “piantati” nelle
diverse aiole. E pare che la biblioteca da
lui raccolta costituisca il nucleo più anti-
co della attuale biblioteca della Sorbona.
A mia volta mi sono divertita a
pensare le parti di questo libro come
delle aiole del giardino, di uno dei molti
giardini possibili che le mie letture nel
corso degli anni hanno costruito.
Come si può vedere dalla prima
aiola del nostro giardino dei libri, che
abbiamo dedicato alle biblioteche, una
biblioteca è anche in un certo senso la
biografia di chi l’ha costruita attraverso
il tempo, come ben sapeva Bernard Be-
renson, che lascia alla Università di Har-
vard in eredità Villa I Tatti, con la sua bi-
blioteca, i suoi giardini e la sua collezio-
ne d’arte, e come ben sa Alberto Man-
guel, che tanto ha scritto sulla biblioteca
e sul piacere della lettura e dirige ora a
Lisbona, dove hanno trovato sede i suoi
libri, il Centro de Estudos da História da
Leitura, che di recente è stato ribattez-
zato come Espaço Atlântida, a indicare
che forse oggi costruire una biblioteca
corrisponde a un progetto utopico.
C’è una antica tradizione che per-
corre per secoli la cultura europea e in-
segna a rafforzare la memoria, a usarla
in modo creativo, a costruire nella men-
te palazzi, giardini, intere biblioteche: è
la tradizione dell’arte della memoria. Ad
editoria per l’inFanzia
LA «Bologna
Children’s Book Fair»
Dal 6 al 9 marzo, si svolge la
sessantesima edizione della
«Bologna Children’s Book Fair»
(quartiere fieristico, padiglioni 25,
26, 29, 30), dedicata all’editoria
per l’infanzia. Forte dei risultati
della passata edizione (22mila
visitatori, 1.070 espositori da 90
Maria Surducan. «Tales of the Danube», dal Virtual Illustrators Wall della BCBF 2023
essa è dedicata la seconda aiola del no-
stro giardino. Troviamo qui alcuni
esempi europei, come Giulio Camillo, o
Opicinus de Canistris, autore di mo-
struose mappe profetiche del mondo, o
i francescani che nel Seicento pubblica-
no straordinari libri illustrati che deline-
ano le architetture del sapere. Ma vedia-
mo anche come l’arte della memoria
operi ben al di là dei confini europei, ad
esempio tra gli sciamani, e in forme di-
verse anche ai nostri giorni, nell’espe-
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
Paesi, oltre 250 eventi), la
rassegna vuole diventare ancor di
più punto di riferimento per editori,
autori, illustratori, agenti letterari,
distributori, insegnanti, traduttori
e per tutte le figure che operano
nel settore. In contemporanea con
Bologna Children’s Book Fair, si
Maria Surducan
rienza dei mnemonisti, nei progetti
utopici dei palazzi enciclopedici, o nelle
sperimentazioni artistiche.
Al di là della tradizionale divisione
tra parole e immagini l’arte della me-
moria insegnava a tradurre le parole in
immagini, e le immagini in parole. Ci
può dunque fare da tramite alla nostra
terza aiola, dedicata appunto a parole e
immagini. Si tratta, come si vede dagli
esempi scelti, di un mondo vastissimo,
in cui incontriamo le più diverse tipolo-
svolgono anche BolognaBookPlus,
estensione fieristica per l’editoria
generalista organizzata con Aie, e
Bologna Licensing Trade Fair/Kids,
il salone che riunisce i protagonisti
dell’intrattenimento e del licensing
internazionale nel settore ragazzi.
bolognachildrensbookfair.com
gie: dai ritratti, alle imprese, al gioco delle
sorti che diventa anche un “giardino di
pensieri”, all’iconologia, ai bestiari, alle
storie e ai personaggi della letteratura
medievale dipinti sui muri. E ancora in-
contriamo il gusto collezionistico di un
grande letterato come Pietro Bembo, la
fortuna figurativa di Dante e di Ariosto,
le misteriose immagini alchemiche, la
loro storia, le loro trasformazioni. E ve-
diamo come i poeti creano il mito di Raf-
faello nella Roma di Leone X.
Nello stesso tempo leggiamo co-
me questo mondo in fermento gioca
gran parte nella autobiografia di un
grande storico dell’arte come Michael
Baxandall, e nella storia londinese del
mitico istituto Warburg. Parole e imma-
gini entrano poi in gioco nella riflessione
sulla anachronic Renaissance, sui com-
plessi rapporti con le diverse facce del
tempo che un’opera può testimoniare.
Un invito a varcare i tradizionali
confini ci viene proposto anche dal per-
corso della nostra ultima aiola, dove, ac-
canto ai classici, alle grandi figure con-
sacrate dal canone, troviamo viaggiato-
ri, predicatori, mistiche, poetesse a lun-
go dimenticate, scritti dalla linea del
fronte della Prima guerra mondiale, e
tanto altro ancora che lasciamo scoprire
a chi si avventurerà nella lettura.
Abbiamo provato a delineare un
giardino con le sue aiole, ma natural-
mente le aiole non segnano confini rigi-
di, si aprono piuttosto su molti sentieri
che le legano fra di loro costruendo una
rete che via via affiora.
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Nel giardino dei libri
Lina Bolzoni
Mauvais Livres, pagg. 270, € 26
Questo articolo è tratto
dall’introduzione del volume che
sarà in libreria dal 28 febbraio
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
Storia e storie
Hans Bock. «Bagno a Leukerbad», 1597, Basilea, Kunstmuseum
Curarsi nei «Balnea»
Insieme a Montaigne
Storia delle terme. Nell’Europa del Cinquecento i bagni termali divennero luogo prediletto
della società aristocratica, che qui codificò comportamenti, usi e pratiche sanitarie
di Massimo Firpo
N
el 1553 la tipografia
dei Giunti di Venezia
pubblicò un’antologia
di scritti De balneis
che, oltre ad attestare
il grande interesse
scientifico e medico della questione, ri-
spondeva a una diffusa esigenza socia-
le e ai molteplici bisogni che vi si riflet-
tevano, nella convinzione del notevole
valore terapeutico delle cure termali. Si
riteneva infatti che i loro benefici effetti
si prolungassero nei mesi successivi, fi-
no alla prossima sosta nello stesso luo-
go o altrove per un altro periodo di cura.
Occorre tener conto, natural-
mente, del fatto che la farmacopea del
tempo era pressoché inesistente, ba-
sata su uno statuto teorico che recepi-
va principi medici e fisiologici risalenti
all’antichità, come per esempio la teo-
ria dei quattro umori corporei dal cui
equilibrio dipende la salute, che si
concretava in un uso smodato di pur-
ganti e salassi, quasi sempre capaci
soltanto di aggravare la situazione cui
avrebbero inteso porre rimedio. Non
stupisce dunque come nell’ambito di
tale cornice teorica i medici fossero in-
teressati e favorevoli alle cure termali,
ne studiassero la natura, ne distin-
guessero le caratteristiche, ne illu-
strassero i benefici, ne incoraggiasse-
ro l’uso da parte di quanti potevano
permettersene le ingenti spese.
In particolare, si riteneva che be-
re in abbondanza le acque termali po-
tesse curare quella diffusissima gotta
che affliggeva i ceti nobiliari, adusi alla
caccia e a un’alimentazione a base di
carni che aveva poi come conseguenza
i lancinanti dolori che non di rado tor-
mentavano le estremità degli arti, i pie-
di (la podagra) o le mani (la chiragra),
e impedivano di camminare e di scri-
vere, del che spesso si lamentavano
principi e cardinali, scusandosi di do-
ver affidare la stesura delle loro lettere
a qualche segretario.
Anche nel Medioevo si era fatto
uso curativo delle acque termali, ma
nel Cinquecento esse diventarono una
specie di must delle classi superiori e
dei potenti della terra a partire dal-
l’Italia e poi in tutta Europa, conside-
rate come una sorta di panacea. Lucca,
anzitutto, ma anche Abano, Pisa, Ac-
qui, Pozzuoli e in futuro Plombières,
Vichy, Baden-Baden, Evian diventa-
rono mete pressoché obbligate per
chiunque avesse le possibilità econo-
miche di usufruire dei loro benefici ef-
fetti sulle proprie malattie.
Si trattava in fondo di un’antica
eredità romana destinata a evolvere fi-
no alle moderne Spa (acronimo di salus
per aquam), di cui al giorno d’oggi sem-
bra che nessun albergo di lusso possa
fare a meno, affiancando alle acque e
alle piscine massaggi d’ogni tipo, po-
lucca e abano,
pisa e pozzuoli, acqui
e poi Plombières,
vichy, baden-baden,
evian divennero
le mete obbligate
mate rivitalizzanti, fragranze orientali,
saune nordiche, innovative tecniche di
meditazione. Per tornare al Cinque-
cento, ne fecero uso papi e cardinali,
principi e principesse, potenti aristo-
cratici e illustri letterati, uomini d’arme
e marescialli di Francia, ambasciatori e
gentiluomini, che abitualmente si reca-
vano «alli bagni» per curare i loro ac-
ciacchi e malanni, uscendone in genere
soddisfatti e irrobustiti. Nel suo viaggio
in Italia Montaigne ne fu un convinto
fruitore. Non stupisce dunque che le lo-
calità più celebri traessero notevoli be-
nefici economici dalla presenza delle
acque termali, di cui si faceva anche
commercio, che attiravano tanti ricchi
signori con le loro corti di segretari, cor-
tigiani, stallieri, servitori.
Celeberrimi furono i bagni della
Villa di Lucca, molto apprezzati e fre-
quentati dai prelati romani, a comin-
ciare dai Farnese, e in particolare dal
“gran cardinale” Alessandro Farnese,
che potevano trovare ospitalità nelle
sontuose case di grandi mercanti e
banchieri come i Buonvisi, gli Arnolfini
o i Guidiccioni e, nonostante la città non
avesse uno Studium universitario, im-
pararono a servirsi di medici lucchesi,
tra i quali spicca la figura di Agostino
Ricchi. Già studente a Padova ed edito-
re delle opere di Galeno, fu chiamato a
Roma dai successori di Paolo III, e per
tutti gli anni Cinquanta fu l’archiatra
pontificio di Giulio II, Marcello II e Paolo
IV, che curò ripetutamente con le acque
lucchesi, e poi medico ufficiale del con-
clave del 1559, dove gli immancabili
versi satirici lo accusarono di aver fatto
morire uno dopo l’altro in cinque anni
i papi affidati alle sue cure.
Recarsi a Lucca o ad Abano per
un periodo più o meno lungo fu quindi
per molti una specie di imperdibile ap-
puntamento, che poteva diventare
un’occasione di incontri in cui si svi-
luppavano i riti della socialità aristo-
cratica che coinvolgevano anche le
donne, altrettanto fiduciose nel valore
terapeutico delle acque termali che
contribuivano ad alleviare la routine.
Parallelamente alle cure, al passare le
acque, ai bagni in acque solforose, si
svolgeva infatti una vita mondana fatta
di feste, banchetti, balli, «giostre» e tor-
nei, che aveva tra i suoi protagonisti il-
lustri dame aristocratiche coinvolte
nella fitta trama delle inesauribili trat-
tative matrimoniali dell’universo nobi-
liare o desiderose di combattere il loro
«humor malinconico».
Secondo Margherita di Navarra
tra i vantaggi di quei periodi trascorsi
alle terme c’era quello di poter vivere al-
legri e sereni come bambini, «senza
preoccupazione alcuna». Le cure ter-
mali diventano così lo specchio di una
società che veniva via via accentuando
la sua aristocratizzazione, con i com-
portamenti, i consumi, gli usi e le prati-
che sanitarie che contribuivano a defi-
nirne i caratteri. Non solo, ma nell’am-
Federico II di Svevia
la vita dell’imperatore
tra fasti e conflitti
La biografia scritta da Paolo Grillo,
Federico II (Mondadori, pagg. 348,
€ 24) è dedicata al re di Sicilia e
imperatore del Sacro Romano
Impero, una delle più celebri figure
del Medioevo, su cui tanto si è
scritto. L’autore qui si sofferma in
particolare sulle incertezze, gli
Kunstmuseum
bito di quella che l’autrice definisce effi-
cacemente come «la rappresentazione
pubblica di una “sanità cagionevole”»,
potevano svolgersi colloqui riservati
che potevano assumere carattere poli-
tico, sottraendosi ai canoni dell’ufficia-
lità, oppure offrire l’occasione di cono-
scenze destinate a durare nel tempo o
ancora fornire il pretesto per vivere
complicità religiose di natura eterodos-
sa, come per esempio nel caso di Vitto-
ria Colonna o Pietro Carnesecchi. Ed è
su questi inattesi e talora sorprendenti
aspetti politici e sociali che insiste il li-
bro di Rita Mazzei, gettando nuova luce
sui molteplici significati di una pratica
medica sempre più largamente diffusa.
A prescindere dal valore stretta-
mente terapeutico delle «fontaines
chaudes», infatti, quella «cultura delle
acque» si affermò anzitutto come un
fenomeno alla moda diffuso in tutta
Europa, come un consumo di lusso che
accompagnò la cosiddetta «medicaliz-
zazione» di un’alta società afflitta da
mali spesso incurabili, anche i meno
gravi, e alla costante ricerca di una mi-
tica «sanità» del corpo, alle quali le ac-
que parevano apportare un contributo
decisivo. In pagine sempre chiare e do-
cumentate, per esempio, l’autrice si
sofferma in particolar modo sui Gon-
zaga, la famiglia ducale di Mantova, as-
sidua frequentatrice dei bagni di Luc-
ca: da don Ferrante, viceré di Napoli e
poi governatore di Milano, plenipoten-
ziario di Carlo V in Italia negli anni
Quaranta, ai cardinali Federico e Fran-
cesco Gonzaga una generazione più
tardi, ai quali i mitici balnea non impe-
dirono però di morire prima di aver
raggiunto i trent’anni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La cura di sé al tempo
di Montaigne. I bagni termali
nell’Europa del Cinquecento
Rita Mazzei
Edizioni di Storia e Letteratura,
pagg. XXV-420, € 28
eroismi, gli orrori e le miserie di
uno dei più importanti, poco
conosciuti e spietati conflitti del
tempo: la guerra condotta
dall’imperatore per ristabilire il suo
primato sui Comuni ribelli
dell’Italia settentrionale, guidati da
Milano, supportati dal papa e
Partigiane
in nome
DELLa democrazia
Joyce Lussu e Laura Bianchini
di Eliana Di Caro
C he cosa hanno in comu-
ne Joyce Salvadori Lus-
su, fiorentina di nascita
e militante di Giustizia e
Libertà, e Laura Bianchini, brescia-
na ed esponente della Dc? Non mol-
to, apparentemente: provengono
da due ambienti diversi, la prima
dalla piccola aristocrazia terriera, la
seconda da una famiglia umile.
L’una parla quattro lingue e gira
l’Europa dopo un’esperienza in
Africa, l’altra costruisce il proprio
percorso in Italia. Joyce affida i pro-
pri pensieri alla scrittura, Laura -
dopo il giornalismo clandestino - li
trasmette insegnando. Eppure que-
ste due donne che hanno attraver-
sato il Novecento, incarnandone i
tormenti, condividono la battaglia
totalizzante che unisce molti della
loro generazione: la lotta per la cau-
sa democratica nell’Italia fascista.
Di Joyce Lussu, nata nel 1912 da
genitori marchigiani (e a quel territo-
rio si àncora anche lei), ha scritto Sil-
via Ballestra, che da anni ne studia la
figura e ora l’ha raccontata in La Sibil-
la. Vita di Joyce Lussu. Il libro esplora le
vicende della protagonista, in un in-
treccio tra i diversi côté familiare, poli-
tico, sentimentale, editoriale ben ar-
chitettato e sviluppato, grazie anche
a una narrazione appassionata. Joyce
respira in casa sin da piccola i valori di
un antifascismo che costringe i Salva-
dori all’esilio in Svizzera, dopo il pe-
staggio subìto dal papà Guglielmo,
docente universitario. Una condizio-
ne che le impedisce un’istruzione tra-
dizionale e che, in modo quasi natu-
rale, imprime alla sua vita una di-
mensione cosmopolita. Si iscrive al-
l’università di Heidelberg (lavorando
per pagarsi gli studi di filosofia, dopo
un’esperienza a Bengasi), dove l’om-
bra di Hitler non è più tale: nel 1932 ar-
riva in città colui che sarebbe diventa-
to di lì a poco il Führer. Con il precipi-
tare degli eventi, si definisce e conso-
lida la militanza di Joyce. La
seguiamo, accanto a Emilio Lussu -
sul quale non c’è bisogno di spendere
parole, qui - sui fronti e tra i confini
dell’Europa piegata dalla dittatura:
Parigi e Lisbona, Londra e Marsiglia,
quindi l’Italia, prima a Roma e poi nel
Sud dove sono arrivati gli Alleati.
La immaginiamo mentre ap-
pronta documenti falsi per i compagni
di lotta, si sottopone allo sfiancante
addestramento alla guerriglia in In-
ghilterra, porta in salvo combattenti e
amici in pericolo (tra gli altri Emanuele
e Vera Modigliani), si muove con de-
strezza nelle missioni segrete. Ne ap-
prezziamo il coraggio e la determina-
zione, accanto al marito e agli altri di
GL, durante la Resistenza. Ci sembra di
ascoltarla nel Dopoguerra, in Sarde-
gna, al fianco delle donne con Nadia
Gallico Spano. Bello e interessante, in-
fine, il lato di Joyce poeta, traduttrice,
scrittrice. La Sibilla è disseminato di ci-
tazioni e riferimenti (anche fotografi-
ci), inclusi quelli delle traduzioni di au-
tori come Nazim Hikmet e Agostinho
Neto, o dei canti dei guerriglieri africa-
ni di Amílcar Cabral. Una personalità
e una donna, dunque, fuori dall’ordi-
nario (morirà nel 1998).
LauraBianchinihaunavitaforse
menoavvincente,mailsuocontributo
èugualmenteimportante,ebenissimo
ha fatto Daria Gabusi a sintetizzarlo in
Bianchini.L’educazionenellaResistenza
e nella Costituzione, perché sulla prota-
gonistasièscrittodavveropoco.Illibro
contiene una prima parte biografica a
cura dell’autrice e una sezione che rac-
cogliealcuniinterventidellapartigiana.
VII
fermamente decisi a difendere
l’autonomia strappata nel 1183,
con la pace di Costanza, a Federico
Barbarossa. Un conflitto feroce,
durato dal 1236 al 1250,
che ha assorbito le energie
dell’imperatore, ricostruito con
una narrazione «in presa diretta».
Il sottotitolo indica le parole essenziali
nel percorso della bresciana nata nel
1903, indicata alla Consulta dalla Dc ed
eletta all’Assemblea Costituente.
Laura nasce in una famiglia
modesta, sin da ragazzina ha la con-
sapevolezza che solo studiando ci si
può realmente emancipare. Prende il
diploma magistrale e poi si laurea, nel
1932, in Filosofia e pedagogia alla Cat-
tolica di Milano. All’attività cui consa-
crerà una vita - è maestra a Brescia,
poi docente di storia e filosofia, quin-
di preside - si affianca l’impegno nel
cristianesimo sociale, avendo in
Monsignor Montini (futuro Paolo VI)
il proprio punto di riferimento. Negli
anni universitari aveva aderito alla
Fuci, divenendo poi presidente del
ramo femminile. In quel contesto
matura il suo antifascismo: l’approdo
Cosmopolita. Joyce Lussu (1912-1998)
Pedagoga. Laura Bianchini (1903 -1983)
alla Resistenza è nelle cose. La sua ca-
sa, sede delle prime riunioni clande-
stine, ospita una tipografia che stam-
pa il giornale «Brescia libera», della
quale è una colonna. Farà parte, a Mi-
lano, delle Fiamme Verdi e dirigerà il
foglio «Il ribelle», diffuso in oltre
15mila copie, nel quale riflette sulla li-
bertà, la solidarietà, la brutalità della
guerra («Riusciremo ancora a distin-
guere l’atto criminale del brigante da
quello eroico del soldato; la prepo-
tenza del tiranno dalla rivendicazione
dell’insorto; la violenza dell’aggres-
sore dalla difesa dell’aggredito?») in-
vitando a «disarmare gli spiriti» per
costruire una pace vera e duratura.
Non risparmia gli intellettuali e
le loro responsabilità, così come in
precedenza aveva criticato i profes-
sori colpevoli «di averci illusi, voi che
tacevate, che sopportavate, che non
avete mai trovato il coraggio di dire a
noi, giovani inesperti, la parola della
verità». Una lezione, come quelle im-
partite al liceo Tito Livio di Roma, do-
ve insegna dal ’53 alla pensione, ama-
tissima dai suoi studenti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La Sibilla. Vita di Joyce Lussu
Silvia Ballestra
Laterza, pagg. 230, € 18
Bianchini. L’educazione
nella Resistenza
e nella Costituzione
A cura di Daria Gabusi
Scholé, pagg. 252, € 18
VIII
Scienza e filosofia
Jago e Cassio. Illustrazione di H. C. Selous tratta da «The Plays of William Shakespeare» di Charles e Mary Cowden Clarke, 1864 circa
se il testo comico
non vuole far ridere
Leon Battista Alberti. Le «Intercenales» sono un capolavoro di umorismo del Rinascimento
eppure rappresentano una delle riflessioni più profonde e amare sulla condizione umana
di Michele Ciliberto
L’
immagine del Rinasci-
mento è profondamen-
te cambiata negli ultimi
decenni: il vecchio mito
di un mondo armonico,
sereno, si è definitiva-
mente incrinato, e si è imposta una
nuova visione che sottolinea i caratteri
drammatici, anche tragici, di quel-
l’epoca straordinaria.
Questo non vuol dire che non vi
siano stati personaggi di prima gran-
dezza che hanno insistito sulla dignitas
hominis, sulla possibilità per l’uomo di
farsi quasi deus, ma oggi sarebbe diffi-
cile assumere, come è stato fatto per
molti secoli, l’Oratio di Giovanni Pico
della Mirandola come il manifesto del-
l’umanesimo. Certo, la sua voce conti-
nua ad arrivare fino a noi, ma è solo una
fra molte altre che sottolineano in mo-
do tenace i confini della condizione
umana, l’impossibilità di uscire dal
proprio limite, il carattere dell’uomo
come piccolo «uccello di rapina», in
grado di incidere sul proprio tempo so-
lo quando ci sia un riscontro tra la pro-
pria virtù e la fortuna, cioè il tempo, che
muta senza sosta, mentre la natura
umana resta ferma, statica.
Sono, queste, le posizioni di Ma-
chiavelli; ma quelle di Guicciardini so-
no perfino più gravi e drammatiche.
Al suo sguardo, totalmente disincan-
tato, il mondo appare privo di un si-
gnificato visibile, senza alcuna traccia
della presenza di Dio. Nella Storia
d’Italia, di fronte al sacco di Roma e al-
la violenza dei lanzichenecchi sulle
matrone romane, Guicciardini affer-
ma che i «giudizi di Dio» sono troppo
misteriosi per essere compresi con gli
strumenti umani. Tema, questo, pre-
sente anche nei Ricordi, ma esso attra-
versa tutta la sua meditazione sulla
condizione umana osservata con un
giudizio nel quale vibra una nota che
si potrebbe definire di tipo nichilisti-
co. Guicciardini pensa, e non è il solo,
di vivere in un’età del caos, disordina-
ta, in cui tutti i princìpi del vecchio
mondo sono incrinati e prossimi a fi-
nire. Il che non vuole dire che l’uomo
non debba battersi contro il potere
della Fortuna, della «necessità» che
incombe sul destino umano.
Ma una visione drammatica del-
la condizione umana, per quanto intri-
sa di sarcasmo e di umorismo, era già
presente in un protagonista dell’uma-
nesimo, Leon Battista Alberti, e attra-
verso la traduzione dei suoi Opuscoli
morali, fra cui il Momus, pubblicata a
Venezia nel 1568, si era imposta in Eu-
ropa presso autori di prima grandezza.
È difficile, infatti, che Shakespeare de-
lineando i tratti di Jago non avesse pre-
nella figura di jago
shakespeare
delinea i tratti tipici
della cultura
umanistica come
simulare-dissimulare
sente appunto il Momus, cui lo avvici-
nano motivi tipici della cultura umani-
stica a cominciare da quello, centrale,
del simulare e del dissimulare, oltre al
grande tema, che aveva origine in Pin-
daro, dell’uomo «ombra di sogno».
Anche l’immagine di Alberti è
profondamente mutata negli ultimi
decenni rispetto alle antiche interpre-
tazioni che hanno visto a lungo in lui il
rappresentante del Rinascimento tra-
dizionalmente inteso. Né c’è dubbio
che alla base di questa nuova immagi-
ne ci sia stata la scoperta di «venticin-
que intercenali sconosciute». Fu Euge-
nio Garin a individuarle, come ha rac-
contato lui stesso. Garin pubblicò nel
1964 su «Rinascimento» le Intercenali
ritrovate, ristampandole poi, l’anno
Michael John Goodman, The Victorian Illustrated Shakespeare Archive
successivo, in un «Quaderno di “Rina-
scimento”», e le commentò in una serie
di saggi raccolti poi nel volume Rinasci-
te e rivoluzioni. Movimenti culturali dal
XIV al XVIII secolo pubblicato nel 1975.
Sono saggi in cui elaborò un “ritratto”
assai diverso dalle interpretazioni che
egli stesso aveva dato in scritti prece-
denti, e che è alle origini – insieme ai la-
vori di Manfredo Tafuri – dell’immagi-
ne di Alberti che si è ormai affermata,
distanziandosi da antiche visioni sia di
Alberti che del Rinascimento.
Di fatto, la scoperta di quelle ven-
ticinque Intercenali ha contribuito ad
aprire una nuova stagione degli studi
sul Rinascimento, che si distanzia net-
tamente dalla tradizione critica costru-
ita in primo luogo dalla grande storio-
grafia illuministica di d’Alembert e
Voltaire e ripresa e sviluppata nell’Ot-
tocento da Michelet e da Burckhardt.
Quella lunga tradizione, che aveva le
sue radici nella storiografia del Rina-
scimento, a sua volta perno centrale
dell’autobiografia degli intellettuali
europei moderni, è entrata in crisi an-
che grazie a quella scoperta, fino a con-
figurarsi per quello che essa era: un ca-
pitolo di alta riflessione storiografica
trasformatasi, poi, in un evento di ca-
rattere propriamente storico rove-
sciando il rapporto tra storia e storio-
grafia. Quella scoperta ha contribuito
a ristabilire la distanza fra storia e sto-
riografia, senza più considerare, come
si è fatto a lungo, realtà storica ciò che
era invece una peculiare, e fortunata,
valutazione di tipo storiografico.
È dunque molto importante che
in questi ultimi decenni siano state ap-
prontate varie traduzioni e nuove edi-
zioni delle Intercenali albertiane, che
hanno il merito di mettere in circola-
zione un tesoro così importante.
Nell’ambito delle edizioni, è da
segnalare ora la editio minor delle Inter-
cenales a cura di Roberto Cardini, che
giambattista vico
Ritratto
del pensatore erudito
Raffaele Ruggiero in Jean-
Baptiste Vico (Les Belles Lettres,
pagg. 160, € 26) ricostruisce una
storia diversa del filosofo
napoletano. Dà piena autonomia
alle esperienze intellettuali del
pensatore erudito: la formazione,
gli studi giuridici, l’impegno
oltre al testo critico presenta anche la
traduzione di Maria Letizia Bracciali
Magnini. Editio minor perché essa «ri-
produce, ma ulteriormente rivisto, il
testo critico dell’editio maior», cioè del
testo delle Opere latine di Alberti uscite
nel 2010. Iniziativa assai utile per gli
studiosi interessati a un autore così im-
portante e a testi così suggestivi.
Come dice giustamente Cardini,
«a partire dalle Intercenales fino al Mo-
mus, i suoi scritti comici non sono, per
l’Alberti, vacanza e evasione dalla mor-
te, non sono roba da carnevale, e nep-
pure sono un “rilassamento”, una “di-
stensione fisica e psichica”: sono una
terapia e un’autoterapia, ma anzitutto
sono conoscenza, sono un “genus
quoddam philosophandi”». Sono una
delle riflessioni più profonde e più
amare sulla condizione umana, fino, si
è detto, a Shakespeare, che riprende
nelle sue tragedie temi tipicamente al-
bertiani – dalle Intercenali fino, soprat-
tutto, al Momus.
Si potrebbe osservare che Alberti
non è un “filosofo”, e che i suoi interessi
sono di natura diversa. Non per nulla
nella sua figura, per la complessità e la
varietà degli interessi, si è visto a lungo
l’uomo tipico del Rinascimento. Ma
non esiste un concetto unico della filo-
sofia che attraversi, indifferente, tutte
le epoche. È vero il contrario: se l’ogget-
to della filosofia è in primo luogo l’ana-
lisi della condizione umana, essa si svi-
luppa in modi differenti in diversi con-
testi. E si connette, volta per volta, a di-
scipline che in ogni epoca sono al
centro della riflessione sul destino del-
l’uomo. Questo vale, naturalmente,
anche per Alberti.
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Intercenales. Editio minor
Leon Battista Alberti
Polistampa, pagg. 784, € 38
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
letterario, l’invenzione di una
nuova retorica della scienza. Rivela
la molteplicità delle ispirazioni
culturali che ne hanno plasmato la
fisionomia e poi la complessa
articolazione dei suoi interessi
scientifici, destinati a ridisegnare
l’enciclopedia del sapere.
quell’invisibile
giuria che giudica
le nostre vite
Orizzonti contemporanei
di Pietro Del Soldà
N ei primi nove mesi del
2022, 1,6 milioni di ita-
liani hanno lasciato il
lavoro: una cifra supe-
riore del 22% rispetto allo stesso peri-
odo del 2021. È un aumento che coin-
volge in particolare alcune categorie
sino ad oggi meno interessate dal fe-
nomeno come gli adulti, i laureati e,
più in generale, i lavoratori qualifica-
ti. Forse non è abbastanza per parlare
di Great Resignation all’italiana, in
grado di replicare nel nostro Paese il
boom di dimissioni volontarie regi-
strato negli Usa durante la pandemia
e che ha portato a coniare il neologi-
smo quitting economy.
Tuttavia, è lecito ipotizzare che
dietro i numeri odierni, in così rapido
aumento dopo l’improvvisa sospen-
sione dei ritmi di vita negli anni pan-
demici, ci sia in gioco qualcosa di più
dell’insoddisfazione per i bassi salari.
Ha cioè perso un po’ di smalto quella
dimensione competitiva e performa-
tiva dell’esistenza che, per decenni, ci
ha spinti a investire le nostre energie
in uno sforzo di affermazione indivi-
duale che ha spesso ridotto gli altri
(colleghi, compagni di scuola, contat-
ti sui social network) ad avversari in
una gara senza fine, a strumenti utili
per perseguire i nostri obiettivi oppu-
re a spettatori, online e offline, delle
nostre performance (pubbliche o pri-
vate, professionali o economiche,
sportive o sentimentali). «Chi l’ha
detto che lo studio è una gara?» ha af-
fermato la rappresentante degli stu-
denti dell’Università di Padova, Em-
ma Ruzzon commentando lo stress
da competizione che sembra dilagare
tra i suoi coetanei.
Dalla scuola all’università al
mercato del lavoro, cresce insomma
la frustrazione in quella larga mag-
gioranza di persone che da questa ga-
ra ne esce a pezzi, sentendosi inade-
guata e perdente. A ciò va aggiunta
l’azione spesso deleteria di una
«trappola delle aspettative» che, so-
prattutto da quando la socialità digi-
tale ha indotto i giovani (quasi tutti) e
i meno giovani (la maggior parte) ad
esporre continuamente la propria vi-
ta alla valutazione altrui, ci rende
schiavi di una «giuria invisibile» che
pare inseguirci in ogni anfratto della
nostra vita per esprimere un voto fat-
to di like e condivisioni. Voto che ser-
ve solo per misurare la distanza ine-
sorabile tra come stiamo e gli stan-
dard irraggiungibili che definiscono
una certa idea di felicità.
Un’esigenza, la sua, di recente
emersa anche nei casi clamorosi di
donne (ma non di uomini) che hanno
raggiunto i vertici del potere politico
ed economico (le dimissioni delle
premier di Nuova Zelanda e Scozia e
della Ceo di YouTube).
Ma l’idea della vita presa come
una gara non è una novità, e neppure
i suoi inevitabili corollari: la felicità in-
tesa come il successo personale sopra
e contro gli altri, la ricerca di un piace-
re illimitato evitando ad ogni costo il
sapore amaro della rinuncia, l’accet-
tazione di limiti e leggi sofferte quali
mali necessari per rendere possibile la
vita associata, a sua volta strumentale
alla sopravvivenza individuale e certo
non vissuta come un bene in sé. Que-
sti sono anche i pilastri del modus vi-
vendi degli ateniesi al tempo di Socra-
te, magnificamente sintetizzati da
Platone nelle figure (alquanto carica-
turali, certo) dei sofisti presenti nei
suoi Dialoghi: Gorgia, Protagora, Ippia
e l’immaginario Callicle erano i mo-
delli di successo da imitare. Il dialogo
che ha per protagonista il celebre Pro-
tagora di Abdera è disegnato da Plato-
ne come un dispositivo per smontare
l’atroce meccanismo narcisistico in-
carnato dal sofista. Protagora lo dice
esplicitamente che la vita è una gara e
invita i giovani a impadronirsi degli
strumenti utili per primeggiare, rele-
gando la giustizia, nel suo celebre mi-
to sull’origine della civiltà, alla dimen-
sione dell’apparenza (l’importante è
apparire giusti di fronte ai tribunali,
certo non essere giusti) e liquidando
l’insegnamento a una trasmissione di
nozioni oggettive nella più totale in-
differenza reciproca tra chi sa e chi
apprende: ciascuno, infatti, vive chiu-
so nel suo guscio, protetto nella sua
intimità dallo sguardo degli altri. I
quali del resto non sono affatto inte-
ressati a conoscersi tra loro.
Ma proprio qui si nasconde
l’inciampo, la crepa invisibile in gra-
do di far vacillare l’intero edificio e
aprire orizzonti diversi. Infatti, que-
sti individui lanciati in una corsa soli-
taria e desiderosi di dominare il
mondo ma non di aprirsi al mondo,
pur senza rendersene conto soffrono
lacerati da una ferita della quale solo
il giovane Ippocrate, nel prologo del
Protagora, intuisce per un istante la
portata: è la ferita che separa ciò che
ciascuno di noi
si nasconde
dietro
un’impalcatura
di maschere, ruoli
e identità fittizie
sono da ciò che faccio, il muro invisi-
bile che preserva il mio io dalla sua
messa in discussione nel contatto re-
ale con l’esterno e che, di conseguen-
za, trasforma le mie azioni in una
questione superficiale, in una recita
a soggetto. Una recita che non espri-
me chi sono davvero bensì, al contra-
rio, mi nasconde dietro un’impalca-
tura di maschere, di ruoli professio-
nali e sociali, di identità fittizie digi-
tali e analogiche, personali e
collettive (l’individualismo esacer-
bato conosce oggi nuovi intrecci, per
lo più a destra, con i sovranismi che
avanzano sulla scena politica).
Ecco, forse è proprio quest’im-
palcatura che oggi vacilla, come au-
spicava 2.500 anni fa il grande allievo
di Socrate, e le dimissioni volontarie,
questa la mia ipotesi, sono almeno in
parte una spia di questo grande cam-
biamento. La percezione della di-
stanza deleteria tra quel che sentiamo
di essere e le cose che dobbiamo fare
al lavoro non genera più solo insoddi-
sfazione, e magari il bisogno di ane-
stetizzarci in qualche modo. Si insi-
nua infatti un desiderio nuovo e più
forte: quello di coincidere, nei limiti
del possibile, con le azioni che com-
piamo, rifiutando l’autosacrificio sul-
l’altare di un’idea di successo perso-
nale che ha fatto il suo tempo e che in
realtà riesce solo ad alimentare un
diffuso conformismo.
È un desiderio che va insieme
ad una maggior apertura al mondo,
depotenziando l’istinto di possedere
e di dominare ciò che ci circonda a
partire dall’ambiente naturale, che è
non a caso in cima ai pensieri di tante
ragazze e ragazzi. Le incognite legate
a questo nuovo modo di vedere la vita
sono tante, certo, ma il suo graduale
affermarsi tra le nuove generazioni è
senz’altro una buona notizia.
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Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
Scienza e filosofia
«L
a Terra è bel-
lissima, ma
soffre di una
malattia chia-
mata Uomo».
Così si espri-
meva Nietzsche, e molta gente la
pensa così anche oggi. Quello che il
filosofo tedesco non poteva però
immaginare, è che adesso sarem-
mo stati così preoccupati per le
conseguenze delle nostre azioni.
C’è chi nega il cambiamento
climatico, quasi fosse una semplice
opinione, qualcosa che può entrare
nel gioco delle discussioni politiche
e delle dispute mediatiche, un ar-
gomento utile agli editorialisti per
scrivere le loro colonne. Ma il clima
non c’entra niente con l’ideologia;
è legato alle leggi della natura e può
essere studiato e misurato, tanto
che ogni discussione è superflua
perché disponiamo di lunghe e det-
tagliate registrazioni della tempe-
ratura e delle precipitazioni in gran
parte del mondo.
È anche possibile sapere se i
ghiacciai delle montagne e delle
grandi calotte dell’Antartide e del-
la Groenlandia avanzano o si riti-
rano, quanto resta della banchina
artica in estate e se sulle coste il li-
vello del mare sale o no. Tutti que-
sti dati indicano, senza la minima
discrepanza, che a partire da un
secolo fa, e soprattutto negli ultimi
vent’anni, il pianeta si sta riscal-
dando molto in fretta. Se questa
tendenza prosegue, cioè se la tem-
peratura continua ad aumentare
allo stesso ritmo, ci saranno gravi
problemi per grandi masse di po-
polazione umana in questo stesso
XXI secolo. Vale a dire per i nostri
figli e i nostri nipoti.
Dal termine dell’ultima gla-
ciazione, circa 11.300 anni fa, vivia-
mo un periodo di temperature più
miti caratterizzato da notevoli flut-
tuazioni del clima, che da allora è
variato quel tanto che basta a dan-
neggiare le popolazioni umane e
persino le civiltà. Tra i fattori che
possono aver influito su queste
oscillazioni troviamo i cambia-
menti ciclici dell’attività del sole e
la quantità di radiazioni emesse (le
cosiddette macchie solari), o le eru-
zioni vulcaniche, che possono rila-
sciare grandi quantitativi di gas e
particelle solide nell’atmosfera.
Dunque la domanda chiave è:
ci troviamo semplicemente davanti
a uno dei tanti sbandamenti del cli-
ma o stiamo alterando gravemente
il funzionamento del pianeta – di
Gaia, direbbe Lovelock – con le no-
stre emissioni di CO2?
Riassumendo, un conto è l’in-
negabile cambiamento climatico in
corso e un’altra questione, molto
diversa, è la causa di tale riscalda-
mento e se trae origine, almeno in
parte, dalle attività umane. E nean-
che qui c’è spazio per le arguzie.
Ebbene, abbiamo un dato im-
portante, «il dato», per affrontare
il problema. Si dà il caso che il
ghiaccio delle calotte groenlandesi
e antartiche è ghiaccio fossile, e i
suoi strati più antichi corrispondo-
no a nevicate avvenute centinaia di
migliaia di anni fa. Malgrado il
ghiaccio sia neve compressa dal
peso di altra neve, al suo interno ri-
mangono sempre intrappolate del-
le bollicine d’aria, che ci permetto-
no di scoprire quale sia stata la
composizione delle varie atmosfe-
re che si sono susseguite. Dalle
analisi vediamo che è oggi in circo-
lo una quantità di CO2 maggiore
che nei precedenti periodi caldi in-
terglaciali, e l’aumento di questo
gas coincide con l’industrializza-
zione di fine XIX secolo e con la sua
accelerazione negli ultimi decenni.
Dato che la CO2 causa l’effetto serra
e l’emissione di gas industriali non
smette di aumentare, è prevedibile
che le temperature del pianeta con-
tinuino a crescere, con conseguen-
ze molto deleterie per l’umanità.
L’emissione di gas industriali
non è l’unico grave squilibrio che
abbiamo prodotto nel sistema Ter-
ra. A parte contaminare pratica-
mente tutte le masse d’acqua siamo
Le Van Vinh. «Dry Season», Vietnam, è la fotografia prima classificata al GLF Climate 2022 Photo Competition
piccoli gesti
di salvezza
Il futuro della Terra/1. Per arrestare desertificazione e distruzione
non ci sono soluzioni magiche ma si può cominciare ad agire subito
individualmente invece di aspettare le grandi decisioni politiche
di Juan Arsuaga e Milagros Albaga
responsabili della scomparsa di in-
numerevoli specie, tanto in manie-
ra diretta quanto attraverso la di-
struzione dei loro habitat. Adesso
stiamo eliminando molte specie
marine, comprese quelle che ci for-
niscono nutrimento. La portata
della distruzione è tale che si è par-
lato della sesta grande crisi della
biosfera, vale a dire l’ultima delle
estinzioni di massa.
Cosa faremo? Il presuntuoso
il motto
del movimento
conservazionista
è Pensare
globalmente
ma agire localmente
Homo sapiens non può controllare
il movimento dei continenti (che
pure subiamo sotto forma di terre-
moti e maremoti), né i movimenti
del pianeta e la sua esposizione al
sole, l’innalzamento delle catene
montuose, la circolazione atmosfe-
rica (che produce localmente feno-
meni catastrofici) o i vulcani (altra
fonte di tragedie), ma influiamo
sulla quantità di CO2 presente nel-
l’atmosfera e in due modi diversi, i
cui effetti tuttavia si sommano: di-
rettamente, bruciando grandi
quantità di combustibili fossili, e
indirettamente, distruggendo gli
assorbitori generali di CO2, che so-
no i boschi e altri ecosistemi. Tutto
ciò che facciamo in quanto umani
industrializzati ci allontana da una
nuova glaciazione – ottima notizia
– ma ci avvicina anche a una deser-
tificazione delle regioni calde e
temperate del pianeta, che sono
quelle in cui vive la maggior parte
de- gli esseri umani e dove produ-
ciamo il nostro cibo.
Sia che la nostra civiltà influi-
sca molto sul clima, bruciando e ta-
gliando, sia che influisca poco, cosa
faremo se questo trend dovesse
continuare? (Stiamo pensando a li-
vello di specie, cioè con lo sguardo
rivolto alle prossime generazioni.)
Migreremo a milioni verso il Nord?
Non abbiamo soluzioni ma-
giche per le sfide che l’umanità
deve affrontare rispetto alle risor-
se naturali offerte dal pianeta su
cui ci siamo evoluti. Non ci pre-
sentiamo a voi come dei guru con
la verità in tasca, ma come scien-
ziati umili e tormentati. Ci vengo-
no in mente almeno due osserva-
zioni finali, che forse potranno es-
sere di qualche aiuto.
La prima è che la dimensione
del problema, confrontata alla
piccolezza di ciascuno di noi, non
deve portarci alla paralisi, alla
tentazione di non fare nulla. A co-
sa serve piantare un albero – o non
malattie medioevali
quando la peste
devastò l’italia
Nell’autunno del 1347 l’Italia fu la
porta d’ingresso di una pandemia
devastante: la peste nera. Nel
volgere di poche settimane il
morbo colpì città e campagne e
mutò gli equilibri del mondo di
allora. Alberto Luongo ne
ricostruisce la storia, analizzando il
Le Van Vinh/GLF Climate 2022 Photo Competition
abbatterlo – depurare le acque re-
flue di un piccolo villaggio o salva-
re dall’estinzione un’umile specie
vegetale? Non dovremmo concen-
trarci sulle «grandi decisioni»? E
cosa possiamo fare noi riguardo a
queste? La nostra risposta è il
motto del movimento conserva-
zionista: «Pensa globalmente,
agisci localmente».
La seconda osservazione è
più sentimentale. Gli inni guerrieri
descrivono spesso la patria come la
terra dei nostri padri, la casa che
abbiamo ereditato e che abbiamo
l’obbligo di difendere dai nemici
determinati a sottrarcela ecc. Una
patria meravigliosa come quella ri-
cevuta in eredità, che è l’invidia di
tutti e non ha eguali. Quanto siamo
stati fortunati a nascere proprio lì.
Ma non sembra che trattiamo
questa sacra culla con il rispetto
che meriterebbe. Forse sarebbe
meglio se, oltre a vederla come la
terra dei nostri genitori, comin-
ciassimo a pensare all’intero pia-
neta come alla terra dei nostri figli.
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Breve storia della Terra
(con noi dentro)
Juan Arsuaga e Milagros Albaga
La nave di Teseo, pagg. 224, € 19
Questo articolo è tratto dal volume
che sarà in libreria dal 3 marzo
contagio insieme alle malattie
medievali, al percorso che ebbe nel
nostro Paese e ai provvedimenti
dei governi, alle cure. Il libro è
intitolato La peste nera (il Mulino,
pagg. 244, € 22). Due brevi capitoli
parlano dell’influenza avuta su arte
e letteratura.
antropocene
«quasi» al punto
di non ritorno
Il futuro della Terra/2
di Anna Li Vigni
C’ è un libro che andrebbe
immediatamente adot-
tato in tutte le scuole. Si
tratta de Il giro del mon-
do nell’Antropocene di Telmo Pievani
e Mauro Varotto, con un corredo di
carte realizzato da Francesco Ferrare-
se. Insieme al suo “prequel”, Viaggio
nell’Italia dell’Antropocene, dei mede-
simi autori, il volume risulterebbe as-
solutamente indispensabile all’inse-
gnamento della geografia, spesso
considerata un fanalino di coda del
curricolo scolastico e che invece do-
vrebbe rappresentare il nuovo punto
di partenza per una pedagogia il cui
fine sia quello di formare individui ca-
paci di immaginare un futuro soste-
nibile per il nostro pianeta. Alla geo-
grafia spetta il compito di diffondere
una visione critica della realtà nella
quale siamo immersi e, in una pro-
spettiva evoluzionistica, anche di
comprendere le nostre responsabili-
tà. Sin dagli albori, la nostra presenza
sulla Terra ha significato una trasfor-
mazione costante dell’ambiente, fino
al punto di quasi non ritorno in cui ci
troviamo: l’Antropocene.
Il libro si articola in varie narra-
zioni. C’è l’avvincente e ironico rac-
conto fantageografico di Pievani, am-
bientato in un futuro 2872 e ispirato al
Giro del mondo in 80 giorni di Jules
Verne, il cui protagonista è lo scien-
ziato evoluzionista, Ian Fogg. Egli vi
inviterà a salire su un aereo alimenta-
to a idrogeno verde, per compiere un
viaggio intorno alla Terra in soli 8
giorni, insieme a una strampalata
compagnia di turisti. L’obiettivo è vin-
cere una scommessa, battendo sul
tempo un nugolo di terrapiattisti in
crociera capitanati dal perfido ex pre-
sidente Usa Tronald Duck. Insieme a
Fogg sorvolerete tutti i continenti, se-
guendo le tracce del percorso che Sa-
piens e altre specie a lui coeve ma poi
estintesi – fra cui Neanderthal e Deni-
soviani - hanno compiuto per diffon-
dersi sul pianeta: a partire dalle grotte
del Sud Africa e dalle vallate dell’Etio-
pia fino a Ushuaia nella Terra del Fuo-
co. Vi troverete catapultati nel 2872,
quando i cambiamenti climatici
avranno radicalmente modificato
l’aspetto dei continenti per via dell’in-
nalzamento dei mari di circa 65 m., se-
condo le previsioni degli esperti.
Come è possibile osservare nel-
le mappe ridisegnate da Ferrarese, in-
tere nazioni come il Bangladesh o il
Senegal saranno totalmente som-
merse; e se da un lato vi sarà lo spa-
ventoso avanzamento dei deserti,
dall’altro lato vi sarà il completo scio-
glimento delle calotte artica e antarti-
ca, che saranno tra le uniche regioni
della Terra caratterizzate da un clima
temperato. Dall’alto del velivolo po-
trete assistere alle vicissitudini di
mondo distopico: mammut fatti re-
suscitare, pollosauri geneticamente
manipolati, comunità di cyber terrori-
sti negazionisti che vivono sottoterra,
intere città costruite su palafitte, i
grattacieli di Manhattan abbandonati
sul bagnasciuga. E poi c’è la solita
umanità, egoista e guerrafondaia.
Ma si può leggere un altro libro
nel libro, che consiste in una assai re-
alistica rappresentazione della situa-
zione attuale. C’è il consumo spropo-
sitato di combustibili fossili, che an-
cora oggi è in atto soprattutto in Cina
e in Russia, ma non solo, visto che an-
che nella civilissima e politicamente
“verde” Germania, si è ancora dispo-
sti a sgomberare un intero villaggio
per espandere una miniera di carbo-
ne. C’è lo spropositato consumo di
IX
carne pro capite nei Paesi occidentali,
fenomeno che alimenta la crudeltà
degli allevamenti intensivi e dei ma-
celli – è il caso del Brasile - e che rap-
presenta una delle principali cause
del rilascio di CO2 nell’atmosfera, per
via dell’inarrestabile deforestazione.
Ci sono gli iceberg di plastica e le vere
proprie «montagne di rifiuti», come
quella di Bantar Gabang a Nord di
Jakarta. C’è l’inaridimento di ampie
zone geografiche a causa dell’inter-
vento umano: è il caso del lago d’Aral,
oggi ridotto al 25% della sua capacità
idrica per via della deviazione dei suoi
due grandi affluenti, al fine di incre-
mentare la produzione di cotone in
Kazakistan e Uzbekistan.
La lezione che ci proviene dalle
parole di Pievani e Varotto è che la ge-
ografia deve essere intesa quale scien-
za viva, che evidenzia analogie e rela-
zioni fra eventi e luoghi apparente-
mente lontani: quando acquistiamo
una t-shirt di cotone a basso costo in
un centro commerciale, dovremmo
pensare alle mostruose modifiche
ambientali e allo sfruttamento della
manodopera che la coltivazione di
quel cotone ha comportato.
al primo posto
ci sarà sempre
di più l’emergenza
migranti,
popoli in fuga da
condizioni invivibili
Al primo posto, però, c’è
l’emergenza dei migranti, che si con-
cretizza in realtà quali la «metropoli
dei rifugiati» di Bidi Bidi, in Uganda,
con i suoi 282mila sfollati. La situa-
zione non potrà che andare a peggio-
rare, perché nel futuro aumenterà
esponenzialmente il numero delle
persone in fuga dal proprio Paese per
via dei disastri ambientali.
Sin dalla sua comparsa su que-
sto pianeta, l’Homo sapiens ha utilizza-
to il nomadismo quale principale stra-
tegia di sopravvivenza per sfuggire a
condizioni invivibili: si tratta, quindi,
di un problema che ci riguarda tutti e
di fronte al quale la politica degli Stati
non può più distogliere lo sguardo.
Ovviamente vengono valoriz-
zati anche i moltissimi interventi vir-
tuosi attualmente in atto in vari Paesi
del mondo: dai progetti di massiccia
riforestazione quali quello della
onlus Terra di Sebastião Salgado in
Brasile, alla proposta di far subentra-
re gli insetti alle bistecche di manzo,
come fonte di proteine nobili in una
futura dieta sostenibile.
Pur prospettando una situa-
zione abbastanza catastrofica, le in-
tenzioni del libro sono improntate, in
realtà, a un ferreo ottimismo: è
un’esortazione a ingaggiare una sfida
contro problemi ecologici enormi,
che ancora per qualche tempo, però,
saranno affrontabili, grazie sì al con-
tributo individuale, ma soprattutto
ricorrendo all’intervento più che ne-
cessario del coordinamento delle for-
ze politiche a livello globale, perché i
problemi ambientali travalicano i
confini territoriali e alla fine ci riguar-
dano tutti allo stesso modo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giro del mondo
nell’Antropocene. Una mappa
dell’umanità del futuro
Telmo Pievani e Mauro Varotto
Raffaello Cortina, pagg. 200, € 22
X Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56

Arte
Reggia di Caserta
Le retrostanze
di luigi Vanvitelli

Luigi Vanvitelli morì il 1° marzo
1773 a Caserta senza poter
vedere terminato il grande
cantiere della Reggia che aveva
ideato e diretto per oltre due
decenni. Per celebrare i 250 anni
dalla sua scomparsa,
il 1° marzo prossimo verranno
inaugurate le retrostanze della
grande Sala delle Guardie negli
Appartamenti Reali. Gli spazi
allestiti consentiranno al
pubblico di comprendere la
personalità del maestro in
rapporto alla committenza, al
progetto, alla realizzazione e alle
suggestioni della complessa
opera. Il patrimonio esposto
(come i modelli lignei di Antonio
Rosz, i ritratti dell’architetto,
i disegni della Reggia) verrà
arricchito da un racconto digitale
di cui lo stesso Luigi Vanvitelli
sarà la voce narrante.

Storia millenaria. La chiesa di San Teonisto, oggi adibita a spazio per attività culturali, era stata affidata nel XV secolo dal vescovo di Treviso alle monache benedettine
incanti & gallerie

a cura di Marina Mojana

Brescia
Alla Galleria Massimo Minini
fino al 3 maggio Anish Kapoor-
Giulio Paolini; le opere bianche,
non invasive e mentali di Paolini
(1940) incontrano le opere nere
di Kapoor (1954) per festeggiare
i 50 anni della galleria e Brescia
capitale della cultura con
Bergamo.
Via Apollonio, 68
galleriaminini.it

Londra
Da Christie’s
il 28 febbraio asta serale Memory
of a surreal journey: property from
an important San Francisco Bay
Corrado Piccoli
Area, raccolta di 25 opere dedicate
alle interpretazioni magiche del

mondo da parte di artisti del
movimento surrealista in Europa
(foto, René Magritte, Souvenir de
voyage, 1958, stimato 2,5-3,5
milioni di sterline) e America
Latina. Costruita in più di due
decenni attorno a un viaggio
formativo in Messico, «il luogo
surrealista per eccellenza»,
secondo André Breton, la
collezione contempla molti lavori
di donne: Remedios Varo, Leonora
Carrington, Dorothea Tanning,
Leonor Fini e Stella Snead.
8, King Street
chrisities.com
Milano
Al Superstudio Maxi
dal 3 al 5 marzo torna la fiera
«(un)fair 2023»; la seconda
edizione si concentra sulla
necessità di includere l’arte nella
quotidianità con 60 gallerie
internazionali, installazioni, un
ricco programma collaterale di
arte, musica e performance.
Via Moncucco, 35;
un-fair.com
calendart
a cura di Marina Mojana
Firenze
Palazzo Strozzi
presenta dal 4 marzo al 18
giugno Reaching for the stars.
Da Maurizio Cattelan a Lynette
Yiadom-Boakye, con opere dei
più importanti artisti
contemporanei internazionali
della collezione Sandretto Re
Rebaudengo, che festeggia
trent’anni di vita: Maurizio
Cattelan, Sarah Lucas, Damien
Hirst, Lara Favaretto, Cindy
Sherman, William Kentridge,
Berlinde De Bruyckere, Josh
Kline, Lynette Yiadom-Boakye.
Piazza degli Strozzi
palazzostrozzi.org
Losanna
Alla Fondation
de l’Hermitage
fino al 29 maggio Léon Spilliaert.
Avec la mer du Nord. Il museo
ospita una retrospettiva del
pittore belga più importante di
inizio ’900, Léon Spilliaert
(1881-1946). La mostra
riunisce un centinaio di opere
provenienti dai musei europei e
ripercorre la carriera dell’artista.
Route du Signal, 2
fondation-hermitage.ch
San Teonisto, Q
ui seduto ammiro la
chiesa di San Teonisto
dopo il suo completo
restauro, appena con-
il miracolo cluso. Aver ridato vita
a questo luogo specia-
le è per me motivo di orgoglio. È una
della rinascita chiesa dalla storia antica e straordi-
naria che ha attraversato secoli di in-
credibili vicissitudini.
Dai documenti sulla sua origine,
Treviso. Restaurata dall’architetto Tobia Scarpa, riarredata con tele pare che il legame con San Teonisto sia
da ricondurre addirittura ad Attila;
originali del ’500 recuperate nei musei e con nuove opere dell’artista scrivono infatti che Teonisto fosse un
Safet Zec, la chiesa rivive come centro di attività culturali vescovo vissuto nel IV secolo, giunto
ad Altino in fuga dai persecutori e qui
martirizzato. Quando gli Unni nel 452
distrussero la città, la salma del santo
sarebbe stata trasportata in barca fino
a Treviso e i suoi resti deposti in questa
di Luciano Benetton chiesa vicino al fiume Sile, all’epoca
dedicata a San Giovanni Battista.
Nella sua storia millenaria non
mancano aneddoti anche divertenti.
Ad esempio, il vescovo di Treviso, nel
XV secolo, ordina alle monache bene-
dettine, a cui nel frattempo era stata
donata la chiesa, di stabilirsi nel mo-
nastero adiacente, in città, per porre fi-
ne alla “disciplina rilassata” della loro
condotta in campagna. D’altra parte
queste monache, secondo le consue-
tudini del tempo, provenivano da fa-
miglie facoltose ma, non figurando
nell’asse ereditario, venivano forzate
alla vita religiosa. Si trattava spesso di
donne colte e si deve a loro se la chiesa
di San Teonisto si arricchisce delle
opere di illustri maestri del tempo: nel
1580 Veronese dipinge per la chiesa Le
nozze di Cana e, nel secolo successivo,
si aggiungono Palma il Giovane, Pietro
della Vecchia, il Padovanino.
Dopo tanto splendore, arrivano
i tempi bui. Con Napoleone la chiesa
viene demanializzata e diventa pro-
prietà del Comune. Il 7 aprile 1944 un
bombardamento alleato colpisce la
città di Treviso, provocando il crollo
del soffitto della chiesa e la distruzione
di un affresco di grande valore, l’As-
sunzione della Vergine di Jacopo Guara-
na. Le opere sopravvissute sono tra-
sferite nei Musei Civici.
Il declino è inarrestabile, negli
anni 70 la chiesa viene sconsacrata, poi
MOSTRE COLLATERALI adibita per un certo periodo addirittu-
ra a palestra, per finire in uno stato di
totale abbandono.
FORTISSIMI. LA VITA COME UN RING Sono nato a Treviso e la vista di
in collabor az io ne con
questo luogo, così carico di storia e di
Massimo Cutò
grande valore simbolico per la città, ca-
duto in disgrazia e dimenticato, mi ha
ONDA SU ONDA: sempre addolorato. Era la testimo-
ALLE RADICI DELLA NAVIGAZIONE nianza di un nostro passato doloroso,
in collabor az io ne con
di una ferita nel tessuto urbano. Il re-
Museo Barca Lariana - Lake Como International Museum of Vintage Boats stauro di San Teonisto, così come
quello di altri edifici - penso ai palazzi
Bomben e Caotorta, anch’essi sventra-
Scopri il marketplace ti dai bombardamenti e oggi sede della
online di Mercanteinfiera Fondazione Benetton Studi Ricerche -,
per me rappresenta il guardare avanti,
restituire a tutti il patrimonio culturale
che fa parte del nostro vissuto comune
e che considero inestimabile.
Con il recupero di questa chiesa
abbiamo aumentato gli spazi per le
attività culturali a Treviso. Negli anni
del suo primo restauro, parlo del
2017, 2018, eravamo impegnati anche
con il recupero di un altro edificio
centrale nella storia cittadina, le car-
ceri asburgiche in piazza del Duomo,
convertite in Gallerie delle Prigioni,
oggi spazio espositivo dedicato al-
l’arte contemporanea.
Per questi importanti restauri
mi sono affidato a un grande architetto
e caro amico, Tobia Scarpa, con cui col-
laboro da sempre. Tobia è riuscito an-
che nel caso di San Teonisto a concilia-
re il rispetto per la storia e la tutela di
un luogo denso di memoria, con auda-
ci soluzioni innovative. Penso, ad
esempio, alla tribuna e alle sue sedute
reclinabili realizzate come struttura a
scomparsa nello stesso pavimento,
che nel caso di eventi arriva alla ca-
pienza di 300 posti, ma anche, all’oc-
correnza, presenta un’unica superficie
libera, utilizzabile in modo flessibile
per allestimenti espositivi, perfor-
mance artistiche, o incontri pubblici.
L’ultima fase del restauro ha ri-
guardato l’acustica. È stato applicato
uno speciale rivestimento sia sul sof-
fitto che in alcune pareti libere della
chiesa, che assorbe le onde generate
dagli strumenti musicali e dal parlato
e non le rimanda indietro, evitando
così lo spiacevole effetto del riverbe-
ro. Sulle pareti rivestite dai dipinti, in-
vece, all’altezza delle sedute della pla-
tea, è stata applicata una geometria di
tagli di legno di quercia, di recente
brevetto, che scompone le onde acu-
stiche del parlato e consente anche
qui di evitare il riverbero.
Da fine febbraio, San Teonisto
riapre dunque le sue porte in una veste
rinnovata. Ai dipinti restaurati “tornati
a casa” negli scorsi anni dai Musei Civi-
ci della città, si aggiungono tre nuove
opere dell’artista bosniaco contempo-
raneo Safet Zec, tra i principali espo-
nenti del Realismo poetico. Prendono
posto negli spazi lasciati vuoti dai di-
pinti trasferiti in epoca napoleonica,
quello di Palma il Giovane sul Martirio
di San Teonisto, oggi nella Pinacoteca
di Brera, quello di Carlo Caliari custo-
dito nel Castello Sforzesco, e Le nozze
di Cana del Veronese, attualmente a
Palazzo Montecitorio a Roma.
Abbiamo affidato a Safet Zec
questo delicato incarico perché i suoi
lavori hanno una potenza evocativa
quasi ancestrale. Avendo vissuto sulla
propria pelle gli orrori della guerra a
Sarajevo, i suoi lavori trattano temi
cruciali come quello della solidarietà
umana e del rapporto con la natura. In
uno dei tre dipinti realizzati per San
Teonisto ha reso con maestria una
Treviso, sì, ferita dai bombardamenti,
ma anche viva e integra sullo sfondo,
che guarda al futuro con la solidità
delle proprie mura antiche. L’abbrac-
cio è un’altra opera forte ed evocativa,
suscita suggestioni che fanno riflette-
re, soprattutto in un momento storico
come questo. Infine, per l’altare mag-
giore Safet Zec ha creato L’albero,
un’opera che pone il tema della natu-
ra in una posizione centrale, la natura
che ci aiuta a vivere meglio, la natura
a cui tutti dobbiamo pensare per un
benessere collettivo.
Ora tutto è pronto, tra breve ini-
zierà la nuova stagione musicale che
ospiterà concerti di musica classica
ma anche contemporanea, jazz, spet-
tacoli teatrali e conferenze.
Auguro a tutti buon diverti-
mento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
Arte
lee miller e man Ray,
scatti di vita e amore
Venezia. La mostra a Palazzo Franchetti dedicata all’attrice, fotoreporter di guerra e giornalista
evidenzia soprattutto il rapporto con l’artista, di cui fu amante, musa e collaboratrice
di Francesco Maria Colombo
Maestra della fotografia. Lee Miller, «Self-portrait», 1932
R
acconta Antony Pen-
rose, il figlio di Lee
Miller (1907-1977), di
aver scoperto chi fos-
se sua madre solo do-
po la morte di lei.
L’aveva conosciuta come persona
difficile e sgradevole, un’ubriacona
rabbiosa. Fu la moglie di Antony ad
aprire gli scatoloni nel solaio e ad
estrarre migliaia di foto: il racconto
non di una, ma di molte vite, il cui in-
sieme ha qualcosa di incredibile.
Quella sfatta, sciatta figura era stata,
in anni e in àmbiti di cui non aveva
mai parlato, una delle donne più bel-
le del ventesimo secolo, di una bel-
lezza tuttora sconvolgente; modella
dei fotografi più grandi dopo aver
posato adolescente per il padre (in
una serie di nudi che oggi gli sareb-
bero costati la galera), Steichen,
Genthe, Hoyningen-Huene; amante,
musa e collaboratrice di Man Ray
nella Francia degli anni Trenta; attri-
ce per Le Sang d’un poète di Cocteau;
fotografa davanti al cui obiettivo è
passata la cultura di mezzo Nove-
cento, oltreché l’alta moda; fotore-
porter di guerra, cui si devono i ser-
vizi più drammatici mai pubblicati
da «Vogue»; giornalista, epistolo-
grafa e diarista della quale, quando
si riuniranno gli scritti che compaio-
no in forma sparsa nei libri pubbli-
cati su di lei, si capirà l’autentica
grandezza, già presagibile; cuoca di
altissimo rango e vincitrice di con-
corsi (un delizioso libro uscito in In-
ghilterra nel 2019 contiene molte
delle sue ricette).
Ogni volta era come se Lee Mil-
ler ricominciasse da capo, imparan-
do velocemente sul campo, inve-
stendo di una formidabile energia
tutto ciò che affrontasse, irradiando
uno splendore, una sicurezza e
un’energia tali da esaurire le altrui
riserve (si saziava presto di ogni co-
sa; la sua impazienza fu la dispera-
zione di innumerevoli amanti). Re-
cava su di sé il marchio di cui ha
scritto Kay Redfield Jamison in Toc-
cato dal fuoco, le stìmite del genio e
della depressione, dell’esaltazione e
dell’auto-distruzione.
La mostra che Venezia dedica
ora a Lee Miller presso Palazzo Fran-
chetti, con un eccellente catalogo
Skira, è imperniata sul rapporto con
Man Ray, al quale Lee si propose (an-
zi, si impose) come allieva, incon-
trandolo al Bateau Ivre di Parigi nella
primavera del 1929. Man Ray era il fo-
tografo da cui imparare tutto, le ave-
va detto Steichen a New York. Lei fe-
DONNA BELLISSIMA,
HA IMMORTALATO GLI
ORRORI DI DACHAU E SI
è FATTA RITRARRE nuda
nella vasca
da bagno DI HITLER
ce di più: creò un sodalizio umano e
artistico senza eguali. Per tre anni
condivisero tutto, il trasporto erotico
e l’intesa intellettuale, la vita brillante
nella café society di quegli anni, la
sperimentazione e la scoperta di tec-
niche fotografiche, la felicità di una
libera vita sessuale che oggi, nel-
l’epoca del neopuritanesimo e dei
pixel di OnlyFans, appare autentica
in un modo impensabile. Così com’è
impensabile la fierezza con la quale
Lee posava nuda anche dopo aver
precocemente perso i suoi good looks.
Del corpo di Lee Miller, gli oc-
chi chiari e trafiggenti, l’oro dei ca-
pelli, il torso bianco e androgino con
la meravigliosa forma dei seni, stra-
bici come gli occhi di Sartre, Man
Ray si innamorò quanto del carisma
e del talento. Ne fece non soltanto
un oggetto di rappresentazione, ma
il tool della composizione, la sua
causa materiale: in un certo senso
superandone la dimensione fisica.
Come scrisse Robert Desnos, «Man
Ray, ritrattista di uomini e fantasmi,
contribuisce all’atroce conquista dei
misteri che ci circondano», e di tale
conquista il corpo di Lee è strumen-
to attivo. Contornato dalla solariz-
zazione come da un alone immate-
riale, smontato e rimontato nel gio-
co surrealista (l’occhio di Lee appeso
a un metronomo, ma anche le labbra
rosse e allungate nel più celebre dei
dipinti di Man Ray), catafratto da
strane reti metalliche, rovesciato su
se stesso e reso forma pura, striato
di bianche onde elettriche, quel cor-
po è insieme epifania della bellezza
e segnavìa di qualcosa che la eccede.
La fotografia di Lee Miller si
forgia nella fucina di Man Ray: alcu-
ni esiti del periodo vissuto con lui
sono sovrapponibili, tanto coerente
è il paradigma formale: ma nel mo-
mento in cui Lee imbocca la propria
strada, conquistando negli anni poi
trascorsi in Egitto un’originale in-
tuizione dello spazio, investigando
la psiche nei ritratti e negli autori-
tratti, infine inventandosi il mestie-
re di corrispondente sul fronte di
guerra, la direzione assunta è tut-
t’altra. Il suo occhio ha una presa
fulminea sul reale, stabilisce con la
realtà un rapporto così diretto da
eludere ogni paragone.
Il suo magistero è conquistato
quando fotografa la tragedia, le rovi-
ne di Londra (in cui riesce addirittura
a ambientare servizi di moda), i
bombardamenti su Saint-Malo, il
plotone d’esecuzione che carica le ar-
mi; e il lutto. Negli ultimi giorni di
guerra percorre la Germania, foto-
grafa i corpi dei nazisti suicidi, la fi-
MILANO/GAM
LE SCULTURE
DI Pompeo MARCHESI
Dal 1° marzo al 18 giugno, si
svolgerà alla Gam, Galleria d’arte
moderna di Milano, la rassegna
Neoclassico e Romantico.
Pompeo Marchesi, scultore
collezionista. La rassegna, curata
da Omar Cucciniello,
conservatore della Gam, rende
glia del vicesindaco di Lipsia riversa
su un divano capitonné dal quale si è
staccato un bottone (il punctum!), il
cadavere di un milite delle SS sotto il
pelo dell’acqua, in immagini che
sembrano galleggiare oltre il tempo
e la storia. Poi approda a Dachau e
conosce e fotografa l’orrore, i corpi
ammonticchiati, i volti senza più car-
ne, i grovigli di braccia e gambe indi-
stinguibili: è il 29 aprile 1945, Hitler si
ucciderà il giorno dopo. Nell’appar-
tamento monacense del Führer Lee
Miller arriva, coperta di fango e del
sangue dei cadaveri squarciati, e si
stende nuda nella vasca da bagno. Lei
stessa cura la composizione ed è un
altro grande fotografo, l’amico David
Scherman, a scattare.
Quella fotografia è un’icona del
Novecento ed è anche il confine
estremo dell’arte di Lee Miller. Scat-
terà ancora: di poco successiva è una
delle sue foto più belle, la sagoma del
soprano Irmgard Seefried che intona
un’Aria di Puccini tra le rovine del-
l’Opera di Vienna, un’immagine di
infinita commozione lirica. Ma senti-
rà il bisogno di chiudere il capitolo.
Nei tardi anni parlò pochissimo
delle atrocità di cui era stata testimo-
ne: le rivisse in solitudine, chiudendo
un cerchio di dolore che si era aperto
quando, a sette anni, venne stuprata
a New York e contrasse la gonorrea;
le respinse nell’alienazione dell’alco-
ol. Oggi permane ed è fortissimo il
mito di Lee Miller (è imminente
l’uscita di un biopic con Kate Win-
slet), ma non c’è mito che pareggi la
vita, anzi le vite, che Lee ha vissuto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lee Miller-Man Ray.
Fashion. Love. War
Venezia, Palazzo Franchetti
Fino al 10 aprile
omaggio a Pompeo Marchesi
(1783-1858), grande scultore
dell’Ottocento, allievo di Canova,
coetaneo e amico di Francesco
Hayez. Nell’ambiente della Milano
tra Impero napoleonico e
Restaurazione, Marchesi
rappresenta il passaggio dal
La bellezza
di andare
in bianco
Storia dei colori
di Marco Carminati
N ella brillante opera di
approfondimento di
arte, storia, simboli,
scienza e tecnica dei
colori, messa in campo in questi an-
ni da Michel Pastoureau, l’ultima
tappa in ordine di tempo è rappre-
sentata dal bianco.
Il libro a esso dedicato parte da
un preciso assunto: «il bianco è un co-
lore», anzi un colore di primo piano al
pari del rosso, del blu, del nero, del ver-
de e del giallo. Oggi è normale affer-
marlo, ma per secoli non è stato così.
Nel mondo antico il bianco eb-
be un ruolo importante. Intanto era
ben visibile in natura nelle ossa, nei
denti, nei velli e nei piumaggi degli
esseri viventi, nelle rocce, nelle terre,
nel latte, negli astri (luna e stelle), nel-
le nuvole, nelle nevi e nei ghiacci.
Nessuna lingua antica associò mai il
bianco a un «non colore». Anzi. Il
bianco era spesso uno degli attributi
degli Dei (Zeus in particolare), e Pla-
tone sottolineò che il bianco era il co-
lore più adatto al culto divino perché
era il più puro e il più bello. Tuttavia,
le statue e gli edifici di marmo dell’an-
tica Grecia non erano bianchi come si
potrebbe supporre, ma vivacemente
colorati. Fu la progressiva caduta e
sparizione delle fragili policromie a
far credere, soprattutto in età rinasci-
mentale e poi neoclassica, che l’arte
plastica del mondo antico fosse carat-
terizzata da un nitore accecante. Gli
antichi avevano però imparato bene
a tingere di bianco le stoffe (i cives ro-
mani di rango vestivano toghe candi-
dissime) e il bianco divenne un colore
decisivo anche nella cultura cristiana
dei primi secoli, quale simbolo di pu-
rezza, bellezza, giubilo e santità. Non
ultimo, il bianco divenne attributo
stesso di Cristo, e da qui deriva l’uso
come colore liturgico e tinta specifica
degli abiti del Papa e di alcuni ordini
monastici. Poi, specialmente in Fran-
cia, fu anche il colore della monar-
chia, che aveva mutuato dal bianco
giglio (simbolo di purezza) il marchio
araldico della sovranità.
A dare un colpo micidiale al
bianco quale colore a tutti gli effetti
fu, a metà Quattrocento, l’invenzio-
ne della stampa. Qui maturò l’equi-
valenza fra «bianco» e «incolore» e
il ruolo della carta sembra essere sta-
to determinante. La carta (che sop-
piantò la pergamena), contrapposta
al nero dei caratteri a stampa o delle
linee delle incisioni, finì col rappre-
sentare una sorta di «grado zero» del
colore. Il bianco divenne così un
«non colore». E a rincarare la dose
arrivò nel Seicento Isaac Newton
Matticchiate
XI
Neoclassicismo al Romanticismo.
A 240 anni dalla nascita, il “Fidia
meneghino”, definito da Stendhal
«le sculpteur à la mode de Milan»,
partecipò a vari cantieri cittadini,
dall’Arco della Pace al Duomo, ed
ebbe commissioni da Vienna a
Parigi, a San Pietroburgo.
che, scoprendo lo spettro dei colori,
propose al mondo un nuovo ordine
cromatico nel quale non vi era più
spazio né per il bianco né per il nero.
Per fortuna gli artisti non da-
ranno mai gran peso alle conclusio-
ni di Newton e continueranno a te-
nere sulla tavolozza i candidi pig-
menti del bianco e soprattutto a uti-
lizzare l’apprezzatissima biacca.
A fine Settecento il bianco tornò
alla ribalta su altri fronti: da simbolo
di purezza diventò sinonimo di puli-
zia e salute, grazie anche all’isola-
mento chimico del cloro (1774) e alla
messa a punto della candeggina
(1775-1777). Tele, biancheria, lenzuola
e altre stoffe messe a contatto con il
corpo dovevano essere adesso rigo-
rosamente bianche. Per analoghe ra-
gioni, ci si abbigliò di bianco in molti
e diversi contesti sociali, dai lavoranti
del cibo (cuochi, lattai, panettieri) alle
maestranze di cantiere (muratori,
stuccatori, imbianchini) agli addetti
alla sanità (i camici bianchi dei medi-
ci). Per non parlare dell’alta moda
femminile. Già Goethe, nel 1810, os-
servava: «Ai giorni nostri, le donne
vestono unicamente di bianco e gli
uomini di nero». Il bianco diviene il
colore femminile per eccellenza, ed è
ora che le spose cominciano a vestirsi
solo di bianco (soprattutto per sotto-
lineare lo stato virginale). Curioso sa-
pere che anche i primi sportivi indos-
sarono divise bianche, ma stavolta
per ragioni pratiche: insudiciandosi
molto durante le gare, le maglie dove-
vano essere lavate mediante bollitu-
ra; quelle di altri colori si sarebbe ve-
locemente sbiadite, le bianche rima-
nevano intatte.
Come sempre, Michel Pastou-
reau conclude i suoi affascinanti
viaggi nei colori soffermandosi su
simboli ed espressioni correnti, co-
me il «vino bianco» (che bianco non
è) o la «pelle bianca» (che non esiste,
ma veniva prodotta dai pesanti truc-
chi delle matrone romane o dei cici-
sbei del Settecento). E infine, l’idea di
bianco come vuoto o assenza si di-
mostra piuttosto dura a morire. So-
pravvive infatti in molti modi di dire
come «consegnare un foglio bian-
co», «firmare un assegno in bianco»,
«votare scheda bianca» e «passare la
notte in bianco». Ma ancor peggio è
vivere un «matrimonio in bianco».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Bianco. Storia di un colore
Michel Pastoureau
Ponte alle Grazie,
pagg. 238, € 35
Franco matticchio
XII
Religioni e società
«Évangiles»,
quattro TEATRi
DELLA PAROLA
Vangeli. Frédéric Boyer ha tradotto in francese
i testi sacri, considerandone soprattutto la qualità
letteraria e sottolineandone i tratti quasi da epopea
di Gianfranco Ravasi
C
ampeggia ancora nella
mia biblioteca, so-
pravvissuta a traslochi
e ad auto-alienazioni
di volumi: sembra un
Messale old style, in
carta india, e sorregge qualcosa come
3.186 pagine (più un fascicolo di fogli
bianchi). È La Bible. Nouvelle traduc-
tion che mi era stata inviata nel 2001
da Montréal dalla Médiaspaul, coedi-
trice del volume con la parigina Ba-
yard. Qual era l’originalità di questa
ennesima «nuova traduzione»? Lo
spiegava il curatore, lo scrittore
Frédéric Boyer, nato a Cannes nel
1961: «Ognuno dei 73 libri della Bib-
bia (Biblia in greco è un plurale, «i li-
bri») è stato affidato a un esegeta e a
uno scrittore, così che questa coppia
di traduttori ricreasse, attraverso
un’interazione reciproca di compe-
tenze, la duplicità di un testo che è re-
ligioso e letterario». Convocati erano
stati 20 scrittori e 27 esegeti.
Già nel 1936 il poeta Paul Clau-
del lamentava, da un lato, che «pur-
troppo le Bibbie in versione francese
ci danno solo trascrizioni povere e
piatte, senza risonanze e senza poe-
sia» e, d’altro lato, che «i cattolici di
conseguenza mostrano grande ri-
spetto verso la Bibbia standone il più
lontano possibile». Ho, così, ripreso
a sfogliare questo mastodontico to-
mo alla scoperta di alcune rese che si
prendessero carico della polifonia di
Scritture così diverse e antiche, non
di rado dal dettato misterioso, evoca-
tivo, simbolico, oppure oscuro e in-
ceppato. Ho provato talora autentici
godimenti, soprattutto nei testi poe-
tici anticotestamentari (Giobbe o i
Salmi o il Cantico dei cantici), altre
volte qualche sussulto su opzioni di-
scutibili, ma anche sorprese nell’eco
inattesa che lascia dietro di sé la tra-
duzione dei Vangeli.
Un’esperienza, comunque, af-
fascinante, verificabile anche nei
frammenti testuali celebri come
l’«in principio» assoluto della Gene-
si che affido ai lettori amanti di que-
sta lingua nostra sorella. Si tratta di
due versetti scanditi in versione con
gli «a capo» poetici: «Premiers /
Dieu crée ciel et terre / terre vide
solitude / noir au-dessus des fonds
/ souffle de Dieu / mouvements au-
dessus des eaux» (1,1-2). Opzioni
originali, eppure capaci di lasciar
balenare in filigrana la polimorfia
semantica della matrice ebraica. Mi
fermo qui, vincendo la tentazione di
altre trasparenze e stupendomi del-
lo scarso esito che ebbe questa
esperienza esegetico-letteraria,
forse ancora provocatrice per le
orecchie assuefatte agli standard
delle versioni liturgiche.
Qualche sporadico tentativo
analogo era apparso anche da noi: ad
esempio, penso al Vangelo di Gio-
vanni tradotto da Massimo Bontem-
pelli e anche da Salvatore Quasimo-
do. Ebbene, questa mia lunga evoca-
zione di quell’ormai lontana Bibbia
francese è stata sollecitata da un altro
volume da poco edito che vede pro-
tagonista lo stesso curatore di allora,
Frédéric Boyer. Egli si è cimentato in
solitaria nella traduzione dei Vange-
li, considerandone soprattutto la lo-
ro qualità letteraria. Vorrei lasciare la
parola a lui stesso quando nell’intro-
duzione delinea il suo programma.
«Mi sono interrogato, tradu-
cendo, sulla modalità espressiva di
questi testi fondatori, sul linguag-
gio e sulle forme letterarie che essi
mettevano in atto. Ho voluto far
comprendere la nascita di un lin-
guaggio, con le sue ripetizioni, le
sue variazioni di termini, le sue fi-
gure. Mostrare che la messa in scrit-
to degli insegnamenti e della vita
pubblica di un rabbì galileo del I se-
colo è divenuta una formidabile
questione di linguaggio». Anzi, egli
considera il racconto evangelico co-
me «un teatro della parola» e lo tra-
sfigura anche graficamente con gli
«a capo» destinati a scandire il rit-
mo delle frasi e a rendere i Vangeli
quasi una sorta di epopea.
A questo punto vorremmo al-
legare un’interessante, anche se un
po’ sovraccarica, proposta che ri-
manda intenzionalmente a un altro
genere che Piero Boitani ha definito
in modo creativo «Ri-Scritture». A
riproporcelo è una docente torinese
Maria Nisii, che ne individua la ge-
nesi già nelle stesse Scritture (si pen-
si alle riletture dell’esodo dall’Egitto
in Isaia, Sapienza, Apocalisse), nel
giudaismo e così via, ma che dilaga
nella successiva letteratura. Al ri-
guardo si potrebbe creare un vero e
proprio «canone» sterminato.
È facile evocare la famosa Mi-
mesis di Auerbach che identificava
negli archetipi di Ulisse e di Abramo
un modello incessantemente repli-
cato secondo iridescenze sempre
mutevoli e nuove. Il tentativo della
studiosa è quello di isolare una sorta
di grammatica generale della «Ri-
Scrittura», delineandone le regole, le
modalità, le finalità. Le pagine risul-
tano, perciò, tutte intarsiate di riferi-
menti concreti, in particolare alla let-
teratura contemporanea: tanto per
esemplificare, da Bacchelli e Berna-
nos, da Veronesi a Tournier, da Paso-
lini a Pomilio, da Carrère a De Luca,
da Calasso a Saramago e molti altri.
I fronti aperti sono molteplici e
forse si sarebbero potuti meglio or-
dinare, ma l’abbondanza dei mate-
riali non solo permette una panora-
mica sul tema, ma offre al lettore la
possibilità di ricomporre un suo
quadro con finalità anche catecheti-
co-pastorali. In esso, persino secon-
do tipologie critiche (si pensi, ad
esempio, alla rilettura di Giobbe da
parte di Jung o al Vangelo di Sarama-
go), si riuscirà a riscoprire il contrap-
punto fecondo tra l’orizzonte teolo-
gico e quello letterario. Si riconfer-
merà, comunque, l’instancabile pre-
senza della Bibbia (soprattutto dei
Vangeli) nel respiro spirituale e cul-
turale dell’Occidente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Évangiles
Traduction de Frédéric Boyer
Gallimard, pagg. 544, € 22,50
L’apocrifo necessario
Maria Nisii
Effatà, pagg. 237, € 15
Raffaello Sanzio. «Disputa del Sacramento» (particolare), 1509, Roma, Palazzo Apostolico, Stanza della Segnatura
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Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
DIZIONARIO INFERNALE
DA «SABBA» A «LEMURI»,
FINO A «STERCO»
Tra le opere di Jacques A. S. Collin “Cagliostro” o quei geni malefici dei
De Plancy (1794-1881) - “Lemuri”, ne riporta di singolari.
occultista, demonologo esoterista Qualche esempio: “Grasso delle
e scrittore - spicca il Dizionario streghe”, proprietà e virtù delle
infernale, che ora è riproposto nella diverse specie di “Sterco” o il
cura di Michele Olzi (Jouvence, generale infernale “Focalor”.
pagg. 246, € 18). Libro «del sapere Questi «ubbidisce di mala voglia
proibito», oltre voci come “Sabba”, all’esorcista».
abitare
le parole
IL FATTORE
CHE CREA
RELAZIONI
di Nunzio Galantino
gentilezza
» Gentilezza. C’è chi la riduce a
noioso manierismo. Per altri,
gentilezza è una parola da
invocare quando proprio non se
ne può più di assistere a scene
disgustose. Insomma, in tanti casi
si invoca la gentilezza come
ultima spiaggia.
Sì, forse la gentilezza è
anche questo, purtroppo. Ma, se
fosse solo questo, si darebbe
ragione a un sospetto diffuso
nella modernità, per il quale la
gentilezza sarebbe la virtù dei
perdenti. In un mondo, invece,
che ha eletto a sue virtù cardinali
l’autosufficienza e l’autonomia.
Niente a che vedere
ovviamente con la convinzione di
J. W. Goethe, per il quale «la
gentilezza è la catena che tiene
legati gli uomini». Di quel legame
che orienta lo sguardo e l’azione
dei «giusti», come li chiama J. L.
Borges in una sua poesia. I
«giusti»: uomini e donne che,
facendo propri i valori collegati
alla gentilezza, generano un
significativo e positivo impatto
sociale. Resistendo alla cattiva
politica e ponendo argine alla
cattiva cittadinanza. Convinzione
che attraversa i Racconti di
Sebastopoli di L. Tolstoj.
Protagonisti sono i gesti di
gentilezza che si scambiano
appartenenti a fazioni diverse, che
dovrebbero teoricamente odiarsi.
La gentilezza smette di
essere vuota utopia e diviene
fattore generativo di relazioni
significative solo quando vi è
accettazione reciproca e viene
rifiutata ogni forma di arroganza
27
Podcast Start o di presunta superiorità. «Il seme
FEBBRAIO
Tutti i giorni le notizie più utili raccontate
dalla redazione del Sole 24 ORE
della gentilezza autentica, come il
fior di loto, ha il potere di crescere
e sbocciare anche nel fango» (De
Vivo-Lumera, Biologia della
28
FEBBRAIO
Martedì
tenerezza).
In un mondo che mostra
sempre di più i segni di una
agguerrita conflittualità, la
Il Sole
LE GUIDE
1
Guida Bonus Casa 2023 gentilezza si propone come
MARZO
La guida con tutte le novità previste
dall’ultimo decreto
ingrediente essenziale per creare
interscambi positivi. Proprio
I LIBRI DEL SOLE 24 ORE
Pubblicazione settimanale con Il Sole 24 Ore
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Non vendibile separatamente:
solo ed esclusivamente per
gli abbonati in vendita separata
dal quotidiano a € 1,00
come suggeriscono l’etimologia e
la storia della parola. Gentilezza
MARZO
2 Giovedì
deriva dal latino gens, termine col
quale venivano indicate le
famiglie nobili. Come la Gens
Aemilia, la Gens Ulpia, la Gens Iulia.
3
Sportello Superbonus Avendo uno stesso
MARZO
Sul sito del Sole 24 ORE la diretta alle 12:30
sulle novità degli sconti fiscali sulla casa
capostipite, tutti i componenti
della Gens avevano doveri reciproci
di protezione e assistenza, la
possibilità di ereditare e utilizzare
MARZO
4 Sabato
il medesimo luogo di sepoltura.
L’appartenenza alla Gens
imponeva inoltre comportamenti
più fraterni/gentili rispetto a quelli
5
adottati nei confronti degli
MARZO
Tutte le domeniche
l’inserto culturale del Sole 24 ORE
estranei.
Nel tempo, allargandosi il
numero degli appartenenti alla
Gens fino a non conoscersi più
direttamente tra loro, la
24 ORE Professionale - Trust 2023 gentilezza ha acquisito il
in edicola dal 28 febbraio
Guida completa agli impieghi del Trust. significato più generale di rispetto
Novità ed effetti dopo la circolare 34/E. e cura nei confronti di tutti. Nel
24 ORE Eventi - Italia ed Emirati Arabi
Medioevo e nelle epoche
Uniti verso COP28 - 15 marzo
Impegno del settore privato per la successive si è stabilizzata l’idea
transizione energetica. che la vera «nobiltà» non è data
dalle origini. È l’ethos della
gentilezza a fare la differenza
nelle relazioni e a disegnare
l’identikit di una persona civile.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
Musica
settenote
a cura di Angelo Curtolo
Bolzano
Jeu de cartes
Il 28 febbraio all’Auditorium e
il 7 marzo al Comunale buona
occasione per ascoltare un
capolavoro come Jeu de cartes
di Stravinskij, non frequente in
Italia; con l’Orchestra Haydn,
dirige Mariotti. Anche il 1°
marzo a Trento e il 2 a Merano.
haydn.it
New York
Dancin’
Dal 2 marzo al Music Box
Theater le anteprime di questo
musical (foto) tutto danzato,
con le coreografie del grande
Bob Fosse.
Debuttò nel 1978, fece 4 anni
di repliche.
dancinbway.com
Roma
Rugantino
Al Sistina dal 2 al 26 marzo
la celebre commedia musicale
di Garinei e Giovannini,
musica di Trovajoli, con Serena
Autieri, Michele La Ginestra,
Edy Angelillo, Massimo
Wertmüller.
ilsistina.it
in palcoscenico
a cura di Antonio Audino
Firenze
Il soccombente
È Sandro Lombardi (foto),
insieme a Martino d’Amico e
Francesca Gabucci a proporre
una versione scenica del
racconto di Thomas Bernhard,
costruito intorno alla figura di
Glenn Gould. Oggi al teatro
Puccini di Firenze, il 1° e il 2
marzo all’Alighieri di Ravenna.
La regia è di Federico Tiezzi.
teatropuccini.it
Milano
Le relazioni pericolose
Al Teatro Elfo Puccini dal 28
febbraio al 5 marzo
la trasposizione teatrale del
romanzo di Choderlos de Laclos
curata da Carmelo Rifici, con
l’inserimento di frammenti
diversi, da Pasolini ad Artaud e a
Nietzsche.
Elfo.org
Napoli
Piccolo Bellini
Dal 28 febbraio al 5 marzo Peng
di Marius von Mayenburg per la
regia di Giacomo Bisordi,
riflessione su una nuova
generazione di leader forti per la
realtà politica italiana di oggi.
teatrobellini.it
Strumentista. Igor Levit, 35 anni, è un musicista russo, naturalizzato tedesco
sonate di beethoven
in punta di piedi
Milano/Società del Quartetto. Igor Levit esegue con grande lucidità
di pensiero e dominio del suono la terna pianistica per eccellenza
del compositore tedesco. Qualche imperfezione c’è stata, ma indolore
di Carla Moreni
A
veva buone ragioni,
ovviamente e come
sempre Glenn Gould,
quando faceva a pez-
zi le ultime tre Sonate
di Beethoven: il gran-
de fustigatore di retorica, banalità e
prevedibile non poteva sopportare
tutta la glassa lacrimevole incartoc-
ciata intorno a queste pagine estre-
me. Incoronate con il titolo di testa-
mento spirituale, erano diventate
l’emblema involontario delle estre-
me volontà del compositore. Via le
lacrime, niente fazzoletti. È innega-
bile tuttavia che la terna compatta di
op. 109, 110 e 111 funzioni perfetta in
concerto, emblematica nelle forme,
esaustiva nella narrazione. E non so-
lo perché consolidata da una grande
abitudine di ascolto.
Se ne è avuta l’ennesima con-
ferma alla Società del Quartetto di
Milano, e il giorno prima a Roma, per
l’Accademia di Santa Cecilia, dove il
trentacinquenne pianista Igor Levit
è tornato a proporle: compatte, in
unica campata, con la disinvoltura
sciolta tipica dei musicisti che non
temono niente. Un’ora di musica e
zero effettismi (zero “beatitudini ce-
lesti”, Glenn Gould avrebbe appro-
vato) sostituite da grande tenuta e
lucidità di pensiero.
Levit è oggi uno dei nomi più in
evidenza sugli scudi del pianismo
internazionale. Lucerna gli ha affi-
dato il rinnovamento del Festival
pianistico, che avrà luogo in maggio,
sotto la sua direzione artistica; la
Scala lo attende per un recital lisztia-
no, da virtuoso, il prossimo ottobre.
Ma sono queste solo alcune delle da-
te importanti che metteranno alla
prova personalità e fantasia del mu-
sicista, che attira proprio perché più
di testa che di dita. Suono raccolto,
nitido, senza particolare fascinazio-
ne. Per sedurre, il pianista russo di
nascita, naturalizzato tedesco, studi
alla scuola prestigiosa di Hannover
e medaglia d’argento a diciott’anni al
Premio Rubinstein, usa l’intelligen-
za. Suona a memoria, ovviamente,
ma è come se avesse i pentagrammi
di Beethoven davanti a sé e lo analiz-
zasse ad alta voce, per noi che ma-
gnetizzati non interrompiamo mai il
filo dell’ascolto. Entra ed esce dalle
tre Sonate in punta di piedi. Non è un
aggressivo, non vuole dimostrare
nulla. Con estrema concentrazione
costruisce una cornice perfetta e
unica, per il totem della triade piani-
stica per eccellenza. Come indicato
dal compositore: piano e dolce per
gli arabeschi impalpabili che aprono
la 109 e pianissimo metafisico per il
baluginio di trilli e notine ribattute
che chiudono in un mondo metafisi-
co la 111 (sorry, Glenn Gould, ma co-
me definirle diversamente?).
Fatta la cornice, tutto diventa
più compatto e profondo. A Igor Levit
non interessa il puntiglio della perfe-
zione immacolata. Nel discorso qual-
che svista scappa. Ma è indolore, pro-
prio perché non sta lì il centro. Alla
calligrafia Levit sostituisce il domi-
nio dall’alto. Che rende appunto il
suo pianoforte interessante, proprio
perché lineare e spianato. Mani rego-
lari, non grandi, busto curvato pe-
rennemente sulla tastiera, sempre in
dialogo e ascolto, questa esecuzione
appaga anche gli studi recenti, che
mirano a proposte storicamente
conformi rispetto a uno stile, un gu-
sto, una prassi d’epoca. Duecento an-
ni fa strumenti e orecchie erano altre.
Perciò ben marcate sono le ottave alla
sinistra, nel Prestissimo centrale del-
la prima delle tre Sonate, ma in equi-
librio con le capriole della destra, an-
cora anticate. Sono perfette così, per-
ché portano dritte a quel repentino
i dischi del sole
enrico caruso, voce
italiana per antonomasia
Centocinquant’anni fa nasceva a
Napoli Enrico Caruso, figlio povero
del quartiere di San Carlo all’Arena,
esploso in breve a mito universale,
voce italiana per antonomasia,
interprete di Puccini ma insieme
della canzone napoletana. A
quest’ultimo ricchissimo capitolo,
Peter Meisel
cambio di umore del Pieno di canto
che segue (Gesangvoll e con senti-
mento tutto interiore), davvero non
straziato o mieloso, pieno solo di una
sua autentica bellezza. Funzionale
alla cattedrale delle Variazioni, tenu-
te con matematica espressività.
Il momento centrale e più toc-
cante della 110 abita l’Arioso dolente,
filato come un nastro senza soluzio-
ne di continuità, con un legatissimo
della mano destra da virtuoso, una
vera lezione di canto. Ovviamente
letta in trasparenza, qui come una le-
zione di contrappunto, è la fuga che
segue. Ma di nuovo, ancora, il passo
che irretisce arriva al ritorno del-
l’Arioso: Levit non lo vuole troppo do-
lente e “perdendo le forze”, come in-
dica Beethoven (coerente, alla sua età
le forze sono ancora intatte, anche se
viene il dubbio che qui non sia solo
una questione di anagrafe) dunque le
minuscole pause sospirate vengono
tralasciate, quasi accessorie, inutili.
Perché bisogna camminare in
avanti e no stop arrivare alla Sonata
ultima, la numero 32, opus 111, che
chiede una tenuta di articolazione
totale, di dita e di mente. Qui casca
qualche fallo, nelle parti più mecca-
niche, delle quartine da vecchia
scuola. Ma è poca cosa, perché tutta
la grandiosità della costruzione che
sprigiona dall’Arietta viene sciori-
nata. Sempre facile, sciolta. Coeren-
te con la giacchetta e i jeans che il
pianista questa sera indossa perché
- racconta scusandosi con il pubbli-
co a inizio concerto - gli hanno
smarrito il bagaglio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sonate op. 109, 110, 111
Ludwig van Beethoven
Igor Levit, pianoforte
Milano, Società del Quartetto
sorprendente per varietà di
caratteri, lingue e soggetti, si
dedicano Mark Milhofer e Marco
Scolastra recuperando una
cinquantina di pagine scritte dal
tenore o per il tenore: His Songs (2
CD, Urania Records) è un’antologia
variegata, sia per la bellezza
bellezza
e gusto
al tempo
brulicante
dei lumi
Paolo Gozza
di Raffaele Mellace
N on si rivolge in prima
battuta agli speciali-
sti l’agile volumetto
che Paolo Gozza, già
docente di Filosofia ed estetica
musicale all’Università di Bolo-
gna, dedica al discorso sulla musi-
ca nel Settecento. Lo testimoniano
le prime due (e più avvincenti) se-
zioni delle tre in cui Musica e sensi-
bilità è organizzato. L’autore vi
prende per mano il lettore intro-
ducendolo nel meraviglioso mon-
do musicale del secolo dei Lumi.
Un paesaggio sonoro in cui il pub-
blico è agente attivo nella costru-
zione del gusto, mentre a nessuno
sfuggiva il nesso tra benessere
collettivo e qualità della musica:
quella che si ascoltava all’opera,
individuata sin dal Seicento fran-
cese come scuola di moralità per
popolo e sovrani, ma anche in
chiesa, tanto pervasiva da incidere
potentemente sul gusto stesso.
Per rinnovare a ragion vedu-
ta il discorso sull’estetica musicale
del Settecento, Gozza ripercorre
dapprima i sentieri d’una pratica
che in Italia aveva prodotto la mu-
sica «più delicata e raffinata» di
tutta Europa, come notava Charles
Burney nel 1770. Ci s’imbatte così
nell’appuntamento imperdibile
dei bolognesi con l’opera fuori
porta; nella cioccolata presa da
Dittersdorf con Gluck e l’anziano
padre Martini; nello spettacolo in-
consueto ed eccitante dell’orche-
stra tutta al femminile che si esibi-
sce all’Ospedale dei Mendicanti;
nel sacrificio (oggi ahimè impro-
babile) che Burney compie di gran
parte del pranzo offertogli dall’ari-
stocrazia milanese per precipitarsi
ad ascoltare un mottetto cantato
da una monaca nel convento della
Maddalena. Su questo sfondo bru-
licante, in cui risulta decisamente
minoritario, ancorché memorabi-
le, l’ammonimento del retrivo
conte di Chesterfield al figlio («Po-
che cose mi mortificherebbero di
più dal vederti prender parte a un
concerto, con un violino sotto il
mento o un flauto in bocca»),
prende forma un discorso rivolu-
zionario per cui soggetto dell’este-
tica diventa l’io «nella propria sen-
sibilità, calato nell’esperienza della
musica e delle arti, dei piaceri e
delle emozioni che le arti e la musi-
ca donano». S’intrecciano nel defi-
nire la nuova frontiera del pensie-
ro estetico il ruolo del giornalismo
musicale e quello dell’opera, «il
maggiore sforzo delle belle arti
congiunte», le voci di Brossard,
autore del primo lessico musicale,
il già citato Burney, Rameau, arti-
sta-filosofo, Montesquieu e Dide-
rot, fino allo snodo cruciale del Di-
zionario di Rousseau, interprete
perfetto della «filosofia del sogget-
to moderno, portatore dei valori
individuali della sensibilità».
Emerge dal dibattito il concetto
supremo di gusto, inteso, contro
qualsiasi relativismo, come som-
ma di conoscenze e sentimento.
Perché la bellezza in musica è pro-
porzione e profonda unitarietà.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Musica e sensibilità.
L’estetica musicale
del Settecento
Paolo Gozza
Accademia University Press,
pagg. 200, € 16
XIII
dell’esecuzione, smaliziata e con le
puntature giuste, sia per le piccole
storie che ciascun brano racconta,
con poesia nascosta, leggerezza e
malinconia. Registrazione
effettuata nella reggia di Villa
Caruso Bellosguardo, sulle colline
fiorentine di Lastra Signa. (C.M.)
una danza
di corpi
maturi
piena
di energia
Parigi/Théâtre Chaillot
di Roberto Giambrone
N ell’ultimo scorcio del
secolo scorso, e sem-
pre di più negli ultimi
anni, il mondo della
danza contemporanea ha messo in
discussione il canone della bellez-
za e della prestanza fisica. Il celebre
Kontakthof di Pina Bausch per
danzatori over 65 ha aperto la stra-
da a diverse sperimentazioni con
interpreti di una certa età. Con stili,
finalità e metodologie diverse,
queste esperienze partono dal pre-
supposto che i nuovi modelli este-
tici e performativi debbano tenere
conto di una società complessa e in
divenire, ma soprattutto del fatto
che i danzatori rimangono artisti
nell’arco di tutta la loro vita e che
ogni età può e deve manifestare
tanto la propria bellezza e poesia
quanto il travaglio esistenziale.
Su questi presupposti si fon-
da il progetto Over dance, che la
Fondazione Nazionale della Danza
Aterballetto, diretta da Gigi Cristo-
foretti, ha avviato in sinergia con
un partner scientifico come la Fon-
dazione Ravasi Garzanti, che si oc-
cupa della qualità della vita delle
persone anziane. Primo step del
progetto è un dittico di coreografie
per interpreti con più di 65 anni,
coprodotto insieme a ERT, i Teatri
di Reggio Emilia e il Centro Servizi
Culturali Santa Chiara, che ha de-
buttato in prima mondiale al
Théâtre Chaillot di Parigi. Intro-
dotto dall’accattivante Cha cha cha
di Sam Cooke, Un jour nouveau di
Rachid Ouramdane, affidato alla
bravura del poliedrico Darryl E.
Woods e della cantante, performer
ed ex modella Herma Vos, è una
meditazione sul tempo che sembra
annullarsi di fronte al qui e ora di
una coppia in gran forma, intenta
a giocare ironicamente con la pro-
pria identità e la propria fisicità.
Birthday party di Angelin
Preljocaj, interpretato da profes-
sionisti e non di età compresa tra i
67 e gli 80 anni può considerarsi il
manifesto del progetto Over dance.
Nella performance si alternano
emozioni diverse, che vanno dalla
malinconia all’euforia e che resti-
tuiscono l’universo variegato di
uomini e donne maturi, disposti a
mettersi in gioco per dimostrare
che, se la danza è espressione della
vita, non ci sono limiti temporali e
fisici che possano ostacolarla. E
dunque, senza pregiudizi e senza
stereotipi, ci si abbraccia, ci si di-
verte, ci si commuove, ci si sostiene
a vicenda seguendo il flusso della
musica e della memoria, tra canzo-
ni pop e sinfonie classiche, che si
intrecciano ad alcune riflessioni di
Simone de Beauvoir sulla “terza
età”. Emblematica la sequenza in
cui gli interpreti, incappucciati e
con una maschera di aculei che ne
occulta l’identità, si scoprono len-
tamente, fino a denudarsi e ad of-
frirsi senza timore allo sguardo e
all’abbraccio altrui. Una lezione di
vita e di teatro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Over dance
Un jour nouveau
Birthday party
Rachid Ouramdane
e Angelin Preljocaj
Aix-en-Provence, Pavillon
Noir, dal 2 al 4 marzo
Bologna, Arena del Sole,
12 marzo
XIV
In scena
riflessi
NEl grande
schermo
il silenzio
condanna
la vittima
di Roberto Escobar
» Quando un essere umano
diventa vittima? Quando,
avendo subito un torto, si
rivolge a un giudice che non lo
ascolta, essendo lo stesso che gli
ha inflitto il torto. Vittima è chi
non può dire, chi è ridotto al
silenzio. Di questo racconta
Argentina, 1985 (Argentina, Gran
Bretagna e Usa, 2022, 140’). Con i
cosceneggiatori Mariano Llinás
e Martín Mauregui, Santiago
Mitre torna all’Argentina di
quarant’anni fa. Siamo all’inizio
del 1983. Jorge Rafael Videla,
Emilio Eduardo Massera e altri
sette comandanti delle juntas
golpiste dovrebbero essere
processati dalla corte marziale
militare, che però rifiuta di farlo.
Al suo posto, il nuovo presidente
democratico Raúl Alfonsín
istituisce per decreto una corte
di sei giudici ordinari. La
pubblica accusa viene affidata a
Julio César Strassera (Ricardo
Darín), affiancato dal giovane
Luis Moreno-Ocampo (Peter
Lanzani). Non è un eroe, il
procuratore Strassera. Teme per
la vita dei suoi familiari, e per la
sua. Sa che gli si chiede quasi
l’impossibile, forse contando sul
suo fallimento. Per l’opinione
diffusa – per quella di chi conta,
a partire dai militari – i golpisti
«Argentina, 1985» di Santiago
Mitre. Da sinistra, Julio César
Strassera (Ricardo Darín) e Luis
Moreno-Ocampo (Peter Lanzani)
sono salvatori della patria,
costretti a intervenire con la
violenza per opporsi ai
Montoneros. Che speranza
hanno le decine di migliaia di
uomini, donne e bambini –
torturati, uccisi, fatti sparire – di
uscire da un silenzio durato per
sette lunghi anni?
Con l’onestà e l’intelligenza
di un funzionario – così ama
definirsi, orgoglioso –, e con
l’aiuto di Moreno-Ocampo, oltre
che di un gruppo di avvocati
giovanissimi, Strassera raccoglie
in tutto il Paese le prove
dell’orrore. E al fondo dell’orrore
ci porta la regìa. Non lo fa con le
molte immagini raccapriccianti
che avrebbe potuto usare, ma
dando voce alle vittime,
mostrandole agli argentini –
anche a quelli che contano –
mentre dicono di sé ai loro
giudici, che il “funzionario”
obbliga all’ascolto. Racconta
dell’Argentina di quarant’anni
fa, Santiago Mitre. Ed è come se
raccontasse dell’orrore di ogni
altra vittima, tra le innumerevoli
che i loro stessi “giudici” hanno
condannato al silenzio dal
Novecento a oggi.
SSSSS
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Trionfo. Il regista Nicolas Philibert appena premiato per il suo «Sur l’Adamant»
l’orso va ai folli
di «sur l’adamant»
Berlinale/1. Vince a sorpresa il documentario del francese Nicolas Philibert
dedicato ai malati mentali che trovano ricovero in una chiatta sulla Senna:
restituisce valore a persone spesso discriminate, con tocco leggero e umanissimo
di Andrea Martini
La sorpresa è stata
grande ma la scelta
della giuria è del tutto
condivisibile. Non è
la prima volta che un
documentario acce-
de al massimo rico-
noscimento è la pri-
ma volta che ciò ac-
cade senza che possano esservi delle
recriminazioni. Il settantenne Nicolas
Philibert, muovendosi sulle tracce di
Depardon e di Wiseman, senza troppi
clamori, ha rinnovato la tradizione del
documentario francese e Sur l’Adamant
merita il riconoscimento. La chiatta or-
meggiata sulla Senna, nel cuore di Pari-
gi, trasformata in amorevole clinica do-
ve si curano i malati di mente usciti dal-
l’internamento e in attesa di una vita
che li avvicini al resto del mondo, era di
per sé un soggetto straordinario, ma
averlo saputo raccontare con tocco leg-
gero e umanissimo, facendosi silenzio-
so interprete del disagio, è un pregio
che non poteva essere trascurato.
Ci voleva l’estro della dramma-
turga Celine Song per provocare al
Concorso (altra cosa è il Festival nella
sua interezza) un sussulto in grado di
farlo uscire dalle secche della noia in cui
s’era incagliato. Past Lives nella vicenda
di una scrittrice di successo coreano-
canadese, divisa tra l’amore palindro-
mo per un marito newyorkese e un an-
tico compagno di scuola di Seul, adom-
bra un’intima e dolorosa contempla-
zione del rimpianto. I sentimenti
contrapposti della protagonista sono
colti nella loro più profonda natura gra-
zie alla precisione di dialoghi essenziali,
tipica di chi scrive in una seconda lin-
gua, nonché alla sperimentata consa-
pevolezza di chi sa come le culture e i i
luoghi modifichino il personale sentire.
Intorno alla famiglia intesa non
come nucleo patriarcale o alienante ma
come luogo delle interrelazioni prima-
rie, griglia di disposizioni primigenie,
si sono dipanati i racconti di non poche
opere. Ne è un paradigmatico esempio
The Shadowless Tower di Zhang Lu, ro-
manziere approdato al cinema dove il
protagonista è colto in quell’età di
mezzo quando passato e futuro si
compensano ed è d’uopo decidere se
riflettersi nella vita dei genitori, di cui
sono assorbiti gesti e comportamenti,
o piuttosto allontanarsene alla ricerca
dei contorni di una propria ombra. Di
segno opposto Totem della messicana
Lila Avilés dove nello spazio-tempo di
24 ore un gruppo familiare femminile
s’appresta a festeggiare un anniversa-
rio particolare, quello del padre della
protagonista, una animosa ragazzina
di nove anni, affetto da tumore termi-
nale. Nella frenesia del dramma corale
si nasconde la riflessione di un’adole-
scente sulla morte così come la può
concepire solo una cultura mesoame-
ricama. La famiglia come somma di
abitudini che si perpetuano a dispetto
dell’urgenza di problemi esistenziali è
alla base del lusitano Mal Viver di Joao
Canijo (Orso speciale delle giuria) e del-
l’ispano-basco Ventimila specie di api di
Estibaliz Urresola Solaguren, accomu-
nati dalla declinazione al femminile.
Nel primo, cinque donne di generazio-
ni diverse, riunite nella gestione di un
hotel, danno vita a una matriosca di
amarezze, risentimenti e rancori am-
plificati nel teatro chiuso del trasanda-
to albergo; nel secondo una madre,
una nonna e una zia accompagnano
con divergenti attitudini il difficile
passaggio di genere di un ragazzino di
otto anni che si scopre femmina (pre-
mio alla miglior inerpretazione a Sofia
Otero di appena nove anni! ). Il film
portoghese manca di drammaturgia,
quello spagnolo ne eccede nel tentati-
vo di comunicare l’importanza della
tolleranza e dell’accettazione.
Al valore della tradizione familia-
firenze
una disperata vitalità
a «materia prima»
«Materia Prima», il festival
fiorentino ideato dalla compagnia
Murmuris, giunge alla sua decima
edizione con un cartellone che
prende il via il 2 marzo e prosegue
fino al 18 aprile, ospitato in vari
luoghi della città ma con un suo
fulcro al Teatro Cantiere Florida.
AP
re non come ideologia bensì come stru-
mento di conoscenza di sé fa riferimen-
to Le grand chariot: qui Philippe Garrel
(Orso per la miglior regia) continua a
mettersi in scena (affidando il ruolo a
Aurélien Recoing) nelle modalità per-
sonalissime di una post-nouvelle va-
gue di cui è da sempre unico esponente
e dove il vissuto familiare, nel quale
campeggiano i suoi stessi figli, è l’unico
territorio esplorabile. Una compagnia
di burattinai che preserva il valore arti-
gianale del mestiere è costretta a scio-
gliersi davanti a eventi imprevisti, ma
naturali, come la morte dei più vecchi e
le nuove passioni dei più giovani. La
metafora del cinema al tramonto tra-
spare senza il racconto dei sentimenti
che avanza al ritmo della vita vera senza
bisogno di trucchi o di esibizioni di stile.
A prendersi la responsabilità del-
l’esuberanza drammatica è Christian
Petzold, che in Roter Himmel (Orso del-
la giuria) abbandona l’enigma fiabesco
di Ondine e si tuffa nelle aspre dinami-
che di gruppo qui offerte da un quartet-
to (tre uomini e una donna) di giovani
riuniti in una casa di vacanze sul mar
Baltico. Protagonista assoluto uno
scrittore (genere: il successo è un mio
diritto) imprigionato nell’angoscia
della creazione, il racconto si dipana
tra attrazioni carnali e repulse caratte-
riali in maniera agile e singolare, rime-
scolando spesso il gioco delle parti.
Quando il tragico s’annuncia, l’umori-
smo e la malinconia prendono fortu-
natamente il sopravvento e trasmetto-
no uno strano senso di inquietudine:
finalmente Petzold trova qui l’equili-
brio altre volte fallito.
Unpremioharaggiuntoancheilci-
nemaitalianopresenteconDiscoboy(vedi
articolodiCristinaBattocletti,quiaccan-
to)attraversol’Orsoperlamigliorcontri-
buzioneartistica,attribuitoalladirettrice
della fotografia Hélène Louvart.
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Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
Il titolo di una celebre poesia di
Pasolini fa da motto alla rassegna,
Una disperata vitalità. Presenti
alcune delle formazioni italiane
collocate su quei territori creativi
in cui c’è sempre qualcosa da
scoprire, come Babilonia Teatri,
Deflorian/Tagliarini, Muta Imago
gli italiani
tra salti
visionari
e lucciole
perdute
Berlinale/2
di Cristina Battocletti
C erta parte della critica,
soprattutto straniera,
è stata feroce con Di-
sco boy di Giacomo
Abbruzzese, l’unico film italiano
in concorso alla Berlinale. Eppure,
anche se il film ha indubbiamente
qualche dissonanza tra la prima e
la seconda parte, è una pellicola
ruvida e coinvolgente, con i crismi
del cinema che piace ai giovani.
Disco boy surfa infatti tra il supe-
reroico, la favola, il fantasy e il
noir e si poggia molto sulle spalle
del bravo Franz Rogowski, credi-
bile ragazzo bielorusso che entra
nella Legione straniera in Francia
e poi capitola psicologicamente
davanti ai ribelli di una Nigeria
devastata. Rogowski interpreta
molto bene l’emarginazione dei
sans-papier, ma il film ha qualco-
sa di vero di per sé, tra salti visio-
nari, balli sciamanici e lotte ripre-
se con la termocamera ad infra-
rossi, tenendo assieme temi cari
alle nuove generazioni, come
l’ambiente, la sua devastazione e
la responsabilità occidentale nei
confronti del Terzo Mondo.
L’ultima notte d’amore, alla
Berlinale Special Gala, invece, ha
come atout solo Favino, che però
sembra essere rimasto sul set di
Nostalgia di Martone, visto che
parla come un italiano che vive da
troppo tempo all’estero. Andrea Di
Stefano, che ha anche scritto il
film, mette assieme una serie di
luoghi comuni macroscopici: la
mafia cinese e l’inciucio con la
’ndrangheta in un asse riso alla
cantonese-’nduja che ha pari solo
nell’iconico assemblaggio pizza-
mandolino per rappresentare
l’Italia. Ci aggiunge anche la polizia
corrotta e il manuale dello stereo-
tipo è compiuto. In concorso in En-
counters, la sezione più sperimen-
tale del festival, il film documenta-
rio Le mura di Bergamo di Stefano
Savona sulla pandemia. Dal regista
- di cui avevamo apprezzato La
strada dei Samouni (2018) - ci si
aspettava una visione non sconta-
ta sulla tragedia del Covid, che Sa-
vona ha vinto. Attraverso alcuni
medici, pazienti, volontari, prota-
gonisti della strage in una delle cit-
tà più colpite dal virus, il regista si-
ciliano mette in atto lo stato di ela-
borazione del lutto e del trauma. La
storia più originale, a mio avviso, è
quella della manager di un’azienda
di pompe funebri con il padre am-
malato di Covid. L’immagine della
figlia di lei che corre tra le bare per
seguire un uccellino che si è infila-
to nel magazzino, restituisce
l’anomalia della rimozione del
concetto di morte nella nostra so-
cietà. Corretto e un poco didascali-
co, infine, Le proprietà dei metalli di
Antonio Bigini, ficcato in una se-
zione laterale, Generation-Kplus.
Ma il film ha il pregio di ragionare
sulla “scomparsa delle lucciole”,
per dirla con Pasolini, ovvero sul-
l’abbandono delle radici contadine
del nostro Paese per abbracciare il
consumismo. Lo fa attraverso la
storia romanzata di un minigeller,
uno dei bambini che alla fine degli
anni Settanta era in grado di piega-
re metalli al solo tocco. Studiato da
professori universitari, il fenome-
no non è mai stato spiegato.
EastSideStories
cristinabattocletti.
blog.ilsole24ore.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA
e Kronoteatro, registi come Marco
Ceccotti o Samuele Boncompagni,
e una prestigiosa presenza
internazionale, il portoghese Tiago
Rodrigues con Entrelinhas
interpretato da Tónan Quito (foto).
materiaprimafestival.com
(A.Au.)
pinocchio
dorme
nelle
vesti
di cyrano
Milano
Teatro Elfo Puccini
di Antonio Audino
D avvero sorprendente
il Cyrano di Arturo Ci-
rillo, in senso lettera-
le, per la continua in-
ventiva, per le intersezioni fra
mondi poetici e figurativi distanti
tra loro, ma soprattutto per la ca-
pacità di tenere il pubblico in un
continuo stato di stupore rispetto
a una vicenda magari già nota ma
riproposta in modo del tutto fanta-
sioso e inconsueto. Lo spettacolo,
passato all’Elfo Puccini di Milano
fino al 12 febbraio, tappa di una
lunga tournée, corona un sogno in-
fantile dell’attore e regista napole-
tano, perché una delle prime espe-
rienze che lo hanno fatto innamo-
rare da bambino del teatro fu pro-
prio uno storico musical di
Domenico Modugno dedicato alle
vicissitudini del poeta spadaccino.
E allora Cirillo vuole in qual-
che modo rivivere e riproporre le
suggestioni assaporate da giovane
spettatore, adottando per questa
messa in scena i toni del varietà,
della rivista, o di certi show televi-
sivi degli anni Settanta, con un si-
pario tubolare d’argento disegna-
to da Dario Gessati e i costumi co-
me sempre ricchi di originalità e di
gusto di Gianluca Falaschi, tra tor-
reggianti copricapi di piume e un
profluvio di paillettes. Tutto si di-
spone, poi, intorno alle musiche e
alle canzoni che Federico Odling
ricava dalla commedia musicale di
tanti anni fa e anche dalla colonna
sonora scritta da Fiorenzo Carpi
per il Pinocchio televisivo di Co-
mencini. Già, perché, non pago di
questo salto figurativo rispetto al-
la commedia scritta nel 1897 da
Rostand, Cirillo inserisce costanti
riferimenti alla fiaba di Collodi,
trovando numerose analogie tra i
due racconti, a partire dal naso
spropositato dei due protagonisti.
Quindi il bel Cristiano al quale
Cyrano presta composizioni poe-
tiche e perfino la voce affinché
possa sedurre Rossana, da lui
stesso amata, è in fondo una crea-
tura di per sé inanimata alla quale
è lui a fornire l’alito vitale, ma è lo
stesso Cyrano ad essere in fondo
un essere legnoso che ritrova la
sua natura più profondamente
umana soltanto alla fine della sto-
ria. Artista meditativo e sensibile,
Cirillo, non vuole però soltanto
comporre un bizzarro meccani-
smo scenico, e, nello sviluppo del-
la turbinosa azione teatrale, defi-
nisce sempre di più il profilo inti-
mo dei personaggi, con momenti
di forte commozione suscitati da
quel triangolo di amori incompiu-
ti. E in questa infinita gamma di
variazioni tonali sono perfetta-
mente compartecipi i compagni di
avventura del protagonista e regi-
sta, in una moltiplicazione di ruo-
li, Rosario Giglio, Francesco Pe-
truzzelli Valentina Picello, Giulia
Trippetta, Giacomo Vigentini. Fi-
gure manovrate ad arte da quella
sorta di Mangiafuoco, che in scena
con loro dà vita a momenti di leg-
gera ironia e a profonde vibrazioni
di sentimento e di umanità.
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Cyrano de Bergerac
Arturo Cirillo
Genova, Teatro Modena, oggi
Napoli, Teatro Mercadante
Dall’1 al 12 marzo
Poi in tournée
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56 XV

Serie TV The good Mothers

una serie italiana vince
il Berlinale Series Award

Le buone notizie sono due:
la prima è che il festival di Berlino
ha inaugurato il Berlinale Series
Award. È da tempo che all’interno
dei prestigiosi festival europei
vengono presentate anche serie
tv, ma è la prima volta per un
premio apposito, assegnato
insieme a quelli cinematografici.
È un passo ulteriore verso il
riconoscimento del valore
artistico delle serie tv, o forse
verso la sparizione del confine tra
film e serie. L’altra buona notizia è
che il premio è stato vinto da una
serie italiana: The good mothers
(foto, su Disney+ dal 5 aprile)
parla di ’ndrangheta dal punto di
vista delle donne che hanno
osato ribellarsi per collaborare
con la polizia, a partire dalle storie
vere di Denise Garofalo, Maria
Concetta Cacciola e Giuseppina
Pesce. (G.R.)

Black comedy. Christoph Waltz è Regus Patoff in «The consultant»

tutto siamo serie!
bene a cura di Andrea Fornasiero
a scuola
FIN CHE
REGGE
Abbott elementary 2

di Chiara Checcaglini

C oerente con le aspetta-

tive di una prima sta-
gione apprezzatissima
(premiata con vari
Emmy e Golden Globe), Abbott ele-
mentary mantiene inalterato lo Western Crime
stile mockumentary e uno spirito
empatico che si manifesta nella fo-
Yellowstone Rapinatori 2
calizzazione sul gruppo affiatato
degli insegnanti protagonisti. Le
trame sentimentali si arricchisco-
Sky Atlantic Netflix
no ma l’incapacità sociale di Janine
prime video
e Gregory rallenta inesorabilmen-
te qualsiasi sviluppo. Soddisfa di Continua la battaglia tra i Dutton La banda di Mehdi è ridotta

l’intruso nel mondo più vedere approfonditi alternati-

vamente i difetti, le fissazioni, le
qualità nascoste, ma anche i pro-
blemi emotivi ora di un personag-
e gli investitori edilizi
che vogliono asfaltare il loro
ranch. Costner (foto grande)
è più che mai protagonista:
all’osso, ma grazie a Liana
l’uomo ha la possibilità di
organizzare un ultimo colpo per
poi fuggire con la ragazza in

della silicon valley gio ora di un altro, che si rivelano

spesso riconducibili a contesti fa-
miliari non sempre facili, in parte
accomunando questi insegnanti
The consultant. Christoph Waltz è diventato Ceo di un’azienda di videogiochi dall’indubbia vocazione ai loro
in modo sospetto e la dirige con crudeltà. La serie, ideata da Tony Basgallop, piccoli allievi.
Tra gli episodi più significa-
è una divertente commedia nera sull’ipocrisia del mondo fatato delle start up tivi, quelli dove emergono, con in-
cisiva semplicità, i problemi di di-
vario economico tra la scuola pub-
blica e le opzioni private, o le in-
comprensioni derivanti da
pregiudizi, pur nel contesto sotto-
privilegiato di una scuola a com-
di Gianluigi Rossini posizione prevalentemente nera e
working class. La praticamente
perfetta veterana Barb dovrà più di
il suo personaggio è diventato
governatore dello Stato
del Montana, con invidia del figlio
Jaime. Sopporta però a stento
la carica, proferendo lamentele
da antipolitica e gestendola
con piglio da cowboy, in linea con
le fantasie del pubblico
di riferimento della serie.
Fantascienza
The Mandalorian
Canada. Riparte in quarta, la
serie di Julien Leclercq tratta
dal suo omonimo film del 2015,
con una rapina, un regolamento
di conti e un inseguimento
automobilistico con sparatoria
già nei primi minuti. Come in
Gangs of London ci si muove in
un mondo spietato, ma qui alla
disillusione si affianca uno
scampolo di moralità e
soprattutto la vicenda, che pur
è adrenalinica, resta calata in un
contesto più realistico e non
perde mai di vista l’umanità dei
suoi personaggi.

N
on c’è dubbio che The
consultant (su Prime
Video) funziona in-
nanzitutto grazie a
Christoph Waltz, che
tutti ricordiamo co-
me l’Hans Landa di Inglourious baster-
ds, ma che ha in realtà costruito una
carriera eccezionale specializzandosi
nel dare corpo e volto ai cattivi.
Qui Waltz è Regus Patoff, il con-
sulente del titolo, che subentra al co-
mando della CompWare, un’azienda
specializzata in videogiochi per
smartphone, dopo la morte in circo-
stanze non del tutto chiare del CEO e
fondatore Sang. Poco chiaro è anche
in che modo Patoff abbia ottenuto
questo incarico, cosa sulla quale ini-
ziano a indagare i due impiegati del-
l’azienda Elaine (Brittany O’Grady) e
Craig (Nat Wolff). Il personaggio in-
terpretato da Waltz è totalmente nelle
sue corde: carismatico e demoniaco,
può terrorizzare con un solo sguardo,
aprirsi in ampi e convincenti sorrisi
quando deve manipolare qualcuno,
compiere crudeltà terribili con l’aria
indifferente di un burocrate.
Bianco di capelli, sempre in
giacca e cravatta, la sua presenza è to-
talmente incongrua nella CompWa-
re, azienda che ha i tratti tipici delle
start up californiane, con personale
da giovane a giovanissimo, tavoli da
biliardino e da ping pong nell’ufficio.
E nella satira portata avanti da The
consultant c’è sicuramente una certa
cattiveria verso la cultura della Sili-
con Valley, che si presenta come in-
formale e inclusiva ma nasconde
egoismi e carrierismi spietati, pun-
tualmente fatti emergere dai mind
games giocati in continuazione da
Patoff. Le numerose allusioni al furto
di dati personali, il letterale semin-
terrato in cui sono nascoste schede
cartacee sugli impiegati richiama,
inoltre, un altro degli argomenti
scottanti che riguardano molti dei
colossi tecnologici contemporanei.
Adattamento dell’omonimo ro-
manzo di Bentley Little, The consul-
tant è una creazione di Tony Basgal-
lop, conosciuto per l’altrettanto con-
torta e misteriosa Servant. In questo
caso lo schema funziona un po’ meno,
e molte delle stranezze del personag-
gio di Patoff non solo restano senza
spiegazione, ma sembrano proprio
buttate lì a casaccio. Nonostante i tan-
ti difetti, tuttavia, complice anche la
giudiziosa sintesi degli otto episodi
da mezz’ora, la serie sa essere una di-
vertente commedia nera, da non
prendere troppo sul serio.
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The consultant
Tony Basgallop
Prime Video
una volta rivedere i suoi giudizi af-
frettati su aspetti del presente che
non sempre comprende; Jacob
contestualizza le sue debolezze e il
ruolo di dura con un background
ambiguo dell’italoamericana Me-
lissa assume più sfumature, men-
tre la linea comica più tagliente ri-
mane nelle mani della preside Ava.
Le serie network come Abbott sono
per natura più generaliste e rassi-
curanti, ma quando scritte con cu-
ra hanno il vantaggio di poter in-
vestire sulla progressiva familiari-
tà con i personaggi. Per ora tutto
regge, anche se a lungo andare po-
trebbe sentirsi la mancanza di
qualche incursione più graffiante.
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Abbott elementary 2
Quinta Brunson
Disney+, dal 1° marzo
Disney+
Avevamo lasciato il
Mandaloriano e il piccolo
Grogu sulla loro malinconia
separazione. Ma l’irresistibile
“baby Yoda”, nel corso di The
book of Boba Fett, ha lasciato
l’apprendistato Jedi ed è
tornato dal mercenario che gli
ha fatto da padre. Li
ritroveremo così di nuovo
insieme, per un trionfale
ritorno.
Horror
Red rose
Netflix
Alcuni ragazzi della provincia
intorno a Manchester si
preparano all’estate prima del
college, ma Rochelle ha seri
problemi economici, inoltre la sua
amica del cuore Wren è distratta
da un ragazzo. A Rochelle giunge
in soccorso una misteriosa app,
che prima le realizza piccoli
desideri, ma poi si dimostra
inquietante e ricattatoria.
Coprodotta con BBC Three, una
serie tra teen drama e ghost story,
con in più l’elemento digitale caro
alle nuove generazioni.
XVI
Tempo liberato
quando
viaggiare
è una
piccola
poesia
Haiku
di Claudio Visentin
N el corso del Nove-
cento l’haiku, il raffi-
nato componimento
poetico in tre versi di
sole diciassette sillabe (secondo lo
schema 5-7-5), ha trovato un nu-
mero crescente di cultori al di fuo-
ri del Giappone, suo Paese d’origi-
ne: da Paul Éluard in Francia a Jor-
ge Luis Borges in Argentina, da
Jack Kerouac negli Stati Uniti a
Ungaretti e Saba in Italia. Nella
modernità l’haiku ha adottato for-
me sempre più libere e creative,
sia dal punto di vista formale (il
numero delle sillabe) che del-
l’ispirazione. E tuttavia, questo
più ampio respiro in qualche mi-
sura ha anche allontanato l’haiku
dalle sue radici.
Per esempio nel tempo delle
origini l’haiku era strettamente le-
gato alla strada e al cammino.
Esemplare il caso del maestro rico-
nosciuto, Bashō. Quando nel 1682
un violento incendio distrugge la
sua piccola casa appartata, Bashō
decide di trascorrere la maggior
parte della sua vita in viaggio
(viaggiatore / così mi chiameran-
no), convinto che i continui muta-
menti della condizione di chi vive
sulla strada - indifeso di fronte agli
uomini, ai pericoli e alle intempe-
rie - rispecchino perfettamente la
nostra quotidiana condizione
umana, anche quando ci culliamo
in un’ingannevole sicurezza. Molti
tra i suoi haiku più famosi furono
composti proprio a stretto contat-
to con la natura, mentre i sandali
sollevavano la polvere della via.
Anni dopo, la morte lo trova anco-
ra in viaggio, nei pressi di Osaka.
Pochi giorni prima aveva scritto il
suo ultimo haiku: «malato in viag-
gio / sui campi bianchi ancora /
vagano i sogni».
Due associazioni di viaggia-
tori (la Scuola del Viaggio e la Com-
pagnia del Cammini) hanno voluto
riallacciare i fili di questa tradizio-
ne di poesia in cammino, sia orga-
nizzando regolarmente viaggi a
piedi scanditi dalla composizione
di haiku (all’isola d’Elba e nella la-
guna di Venezia), sia proponendo
a uno dei migliori autori italiani,
nascosto dietro lo pseudonimo di
Glauco Saba, di scrivere un ma-
nuale che insegni a fissare sulla
carta le impressioni e le emozioni
del viaggio attraverso gli haiku.
Pagina dopo pagina, versi
classici e moderni si alternano a
quelli dell’autore e a proposte di
esercizi. Si attraversano sentieri,
montagne, fiumi, mari e città, ma
l’haiku sembra trovare il suo ap-
prodo naturale nello spazio ridot-
to del giardino, microcosmo dove
la finitezza dell’orizzonte rende lo
sguardo più attento, uno spazio
minimo dove coltivare la propria
consapevolezza, la sensibilità e la
ricerca interiore, questa volta ac-
compagnati da Shiki, viaggiatore
straordinario nonostante la for-
zata immobilità imposta dalla
malattia (a primavera / mi perdo
in un giardino / largo tre piedi), e
dalla poetessa monaca Fukuda
Chiyo-ni, che voleva insegnare al
cuore la purezza dell’acqua.
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Haiku in cammino. Manuale
per viandanti poeti
Glauco Saba
Ediciclo, pagg. 228, € 17
Dalla prospettiva del pesce. L’impatto della pesca sta esaurendo le riserve ittiche planetarie
le avventure
di un merluzzo
Storia dell’alimentazione. Già i vichinghi avevano imparato a conservare questo
pesce abbondante e prolifico per avere cibo sufficiente durante le traversate
Essiccato o salato, dall’Atlantico è arrivato in Europa, America e perfino in Africa
di Luca Cesari
Q
uando parliamo
dell’alimentazione
in epoca pre-indu-
striale, tendiamo a
pensare che la mag-
gior parte del cibo,
se non tutta, fosse procacciata a
corto raggio. Un chilometro zero
forzato a causa delle difficoltà dei
trasporti e della conservazione de-
gli alimenti. A questo aggiungia-
mo che le società più antiche ave-
vano un legame con il territorio
più profondo e serrato di quello at-
tuale e otteniamo un’idea un po’
stereotipata delle società che ci
hanno preceduto. Ovviamente
viaggiavano le merci rare e prezio-
se: oro, gemme, libri, opere d’arte
e, tra i cibi, le spezie, che hanno
rappresentato una spinta senza
pari nella scoperta di nuovi conti-
nenti. Ma ci sono anche casi di ali-
menti estremamente poveri che
percorrevano migliaia di chilome-
tri per arrivare sulle tavole di mez-
zo mondo. L’esempio più eclatante
è quello del merluzzo che veniva
pescato nelle acque gelide del
Nord Atlantico e poi sottoposto a
essiccatura o salatura per essere
trasportato in tutta Europa, in
America e perfino in Africa. Come
sappiamo bene arrivava anche in
Italia, dove le due qualità prendo-
no il nome di baccalà e stoccafisso.
A differenza del pesce pescato
nel Mediterraneo o lungo i corsi
d’acqua dolce, il merluzzo poteva
essere conservato per mesi e aveva
un costo estremamente contenuto.
Le condizioni di pesca disagevoli, il
lavoro di salatura o essiccazione e
i lunghi tragitti di trasporto, inci-
devano solo in parte sul prezzo fi-
nale che rimaneva alla portata di
tutte le tasche. La causa era molto
semplice: il merluzzo era estrema-
mente abbondante. Milioni di pesci
in enormi banchi riempivano i mari
dalle coste dell’Islanda fino alle
sponde americane e canadesi e
sembrava che la pesca miracolosa
non dovesse mai cessare. «Se non
intervenisse nessun incidente pri-
ma della schiusa delle uova, e cia-
scun uovo arrivasse all’età adulta,
ci vorrebbero solo tre anni per
riempire il mare, così che potreste
attraversare a piedi asciutti l’Atlan-
tico camminando sulle schiene dei
merluzzi» scriveva così Alexander
Dumas nel suo Grande dizionario
della cucina nel 1873. Non aveva
tutti i torti perché il merluzzo non
è solo un pesce molto resistente che
si nutre più o meno di ogni cosa, ma
è anche eccezionalmente prolifico.
Nessuno avrebbe mai immaginato
che, dopo poco più di un secolo, le
riserve si sarebbero quasi esaurite.
Quella della pesca al merluz-
zo è una parabola iniziata all’epoca
delle saghe vichinghe, quando le
imbarcazioni dalla prua affusolata
si spingevano verso ponente alla ri-
cerca di nuove terre da conquistare,
e dei pescatori baschi che sulle
stesse rotte andavano a caccia di
balene. Per avere cibo sufficiente
durante le traversate avevano im-
parato a conservare il merluzzo e
ciò gli ha permesso di raggiungere
le coste americane ben prima di
Cristoforo Colombo.
A Terranova sono stati rin-
venuti i resti del campo dei vichin-
ghi, mentre i baschi usavano quel-
le coste per pescare tra gli enormi
banchi di merluzzo che ne popo-
lavano i mari. A differenza di Gio-
vanni Caboto e di Jacques Cartier,
che reclamarono quelle terre in
nome della corona inglese e fran-
cese a cavallo tra il XV e XVI seco-
lo, i baschi avevano tenuto segreta
parco del gran paradiso
cento anni di storia
della riserva naturale
Il 3 dicembre 1922 il re Vittorio
Emanuele III firmava il decreto
legge che istituiva il Parco
nazionale del Gran Paradiso. A
distanza di cent’anni, il libro di
Paolo Paci L’alfabeto del
Paradiso (Corbaccio, pagg. 324,
€ 22) è una finestra aperta su
gettyimages
la loro scoperta per non rivelare
dove si trovava la loro inesauribile
riserva di pesce.
Il richiamo delle acque al lar-
go del Canada e del New England
spostò il teatro principale della pe-
sca al merluzzo, facendo la fortuna
di città come Boston dove il mer-
luzzo essiccato e salato veniva spe-
dito sui mercati del vecchio mon-
do. È stato calcolato che alla metà
del XVI secolo e per i due secoli
successivi, quasi il 60% di tutto il
pesce consumato in Europa era
merluzzo. I carichi partivano da
Boston in direzione di Bilbao per
essere scambiati con prodotti eu-
ropei, poi in direzione dei Caraibi
dove le navi si rifornivano di zuc-
chero, melassa e naturalmente il
prezioso sale per conservare il
merluzzo. In breve tempo le colo-
nie americane accumularono ric-
chezze tali che le resero indipen-
denti dall’Inghilterra, primo e in-
dispensabile presupposto per re-
clamare anche l’emancipazione
politica. Senza ombra di dubbio si
può affermare che una singola
specie di pesce ha cambiato le sorti
dell’America e del mondo come lo
conosciamo oggi.
Mark Kurlansky ci offre l’oc-
casione di scorrere le vicende
umane dell’ultimo millennio dalla
prospettiva di un pesce. Il raccon-
to non si esaurisce nel lontano
passato, ma arriva fino ai giorni
nostri e al devastante impatto del-
la pesca che sta esaurendo le riser-
ve ittiche planetarie.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Merluzzo. Storia del pesce
che ha cambiato il mondo
Mark Kurlansky
Nutrimenti, pagg. 432, € 18
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56
un mondo vegetale e animale
prezioso e su una storia unica.
Nella prima metà dell’Ottocento
Vittorio Emanuele II,
appassionato cacciatore, salva
lo stambecco, la specie simbolo
del Gran Paradiso, grazie alla
sua immensa riserva di caccia
mirabilia
la «borraccia» di coppi
e altre «cose» notevoli
di Stefano Salis
» Chiara Alessi ci ha abituati da
tempo a uno sguardo lucido e
ludico e a una narrazione amabile
ma non scontata degli oggetti
cosiddetti “di design”. E anche
quando, come in questo ultimo
libro, ritornano allo stato più
semplice di «cose», il racconto,
affascinante, preciso, e spesso
sorprendente di oggetti che hanno
fatto la nostra storia, personale e/o
collettiva, serve a collocarli in
pieno dentro un vissuto o talora un
immaginario. In Lo stato delle cose
(appunto, Longanesi, pagg. 174, €
17,60) i simboli di una narrazione
condivisa prendono vita e si
rifrangono sotto nuove luci anche
a chi pensa di sapere, di loro,
tuttomapropriotutto. Non è così. La
scelta è già interessante: borraccia,
penna a sfera, passamontagna,
schiscetta, il fiore nel logo
aziendale di Mediaset, la striscia
rossa sui pantaloni dei carabinieri,
prendono tutti un’esistenza densa
di rimandi e narrano un
“collettivo” che non smette di
funzionare e porre domande, oltre
che, forse, generare risposte. Il
caso più bello, per me, è quello
della “borraccia” che si passano
Bartali e Coppi (ma Coppi è in
maglia gialla, particolare non
piccolo per capire chi fa cosa) nel
luglio del 1952 nella tappa del
Galibier. Beffardo (o profetico?)
appare il titolo del pezzo della
a me mi piace
stracciare le cambiali
con un vino bianco swing
di Davide Paolini
» Il suo nome è talmente bizzarro
da far credere a uno scherzo:
Pagadebit. Così è battezzato un
vino bianco di Romagna (della
provincia Forlì-Cesena), bandiera,
assieme al Trebbiano e alla Ribolla,
della ripresa qualitativa della
viticoltura bianca della regione. A
dir il vero i vini, soprattutto i
bianchi, negli anni 60 e 70 non
avevano una grande fama a livello
nazionale, addirittura il Pagadebit
era prossimo alla scomparsa,
rimasto in unico filare con pochi
quintali di uve, dalle parti di
Trentola, nelle vicinanze di
Bertinoro. Negli ultimi anni, grazie
a questo trio (Trebbiano, Ribolla,
Pagadebit) e ad alcuni produttori
illuminati, la considerazione dei
consumatori è cresciuta.
Pagadebit, che tradotto in
italiano significa «paga i debiti»,
viene anche chiamato: «straccia
cambiali». Un significato molto
chiaro al punto che le bottiglie
vengono anche inviate, come
messaggio, quando si vuole
ricordare a qualcuno, un conto in
sospeso da incassare.
L’origine però è ben altra,
racchiusa nella natura stessa del
vitigno, il Bombino bianco, da cui si
ricava molta uva, con acini robusti e
resistenti alle intemperie, così che,
anche nelle annate peggiori, i
contadini possono trarre profitti
(cioè il futuro nucleo del parco).
Queste cime sono state casa
per poeti quali Carducci e
Giacosa, per alpinisti quali
Chabod e Crétier, per scienziati
ed ecologisti, fra cui Videsott. Il
parco è, allo stesso tempo,
storia naturale e sociale.
rivista «Lo Sport Illustrato»: «Le
tappe della verità». E che questa sia
una verità da conquistare a tappe,
Alessi lo ricostruisce con tenacia,
divertimento e partecipazione.
Anche perché, è evidente, i due
non si passano una borraccia ma
una bottiglia: eppure, forza delle
parole, del design, delle storie, sarà
d’ora in poi «borraccia». Cosa
conteneva? Acqua o – magari – la
mitica “bomba”? Rivelò Coppi una
volta al giornalista Sergio Giubilo:
«È composta da ingredienti
segreti, i principali dei quali sono
la simpamina e la fiducia che
funzioni». Ma non è, questa, una
risposta meravigliosa? Non è, poi,
questa, la base di tutte le storie?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
per pagare appunto i debiti.
Il Pagadebit non è un
vitigno, come molti pensano, ma
l’uvaggio è costituito da uve di
Bombino bianco, un vitigno
originario delle pianure pugliesi
che è giunto in Romagna al tempo
in cui i Bizantini governavano
Ravenna e vennero chiamati gli
scalpellini da Trani per lavorare il
marmo. Un altro bianco di
Romagna, la Rebola, porta un
nome che non è quello del vitigno,
in realtà si tratta di Pignoletto,
diffuso da secoli nel Bolognese.
Recentemente ho assaggiato
Strati, Pagadebit dop e Rebola,
colli di Rimini (bottiglia unica che
unisce 17 produttori) doc (oltre al
Sangiovese Caciara) della cantina
familiare Ennio Ottaviani di San
Clemente di Rimini, nel bel mezzo
della Valcamonica. Il primo non è
più un bianco per pagare i debiti,
bensì un vino swing, moderno che
sembra fatto su misura per il
territorio, ovvero per locali les
pieds dans l’eau e per le serate al
fresco in un dehor. Perfetto servito
con le canocchie crude, le sogliole
dell’Adriatico alla mugnaia, la
piadina e salumi.
La Rebola, vino fresco, sapido
e persistente, è assai adatto agli
sgombri alla griglia, grigliate e al
brodetto di pesce. Così è se mi piace
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Sole 24 Ore Domenica 26 Febbraio 2023– N.56 XVII

Classifiche cover story

racconto ed esempio
dei metodi di stampa

Se avete dei dubbi su cosa siano
le diverse tecniche di stampa
dall’incisione alla xilografia, il
bulino, l’acquaforte, l’acquatinta,
la mezzatinta, la puntasecca, vi
consiglio questo prezioso libro di
Umberto Giovannini. In
collaborazione con Fabriano e
con il suo atelier, Opificio della
Rosa, i suoi Printmaking Tales
sono il racconto dei metodi di
stampa delle immagini ma anche
nozioni tecniche, con difficoltà e
pregi di ciascuna. Ma non solo:
perché le diverse tecniche
esplorate in altrettanti capitoli
sono anche impreziosite da un
identico numero di opere d’arte
commissionate ad artisti e artiste
che esprimono le potenzialità di
quella specifica tecnica. Dunque
racconto, storia, esempio,
insegnamento e, in qualche caso,
meraviglia. Molto bravi. (S.Sa.)

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