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ATENE CITTA' LEADER DELLA GRECIA

QUALI I MOTIVI DI TALE EGEMONIA?

CAUSE DI ORDINE..............

MILITARE Atene era stata in grado di organizzare una lega


delle più potenti città greche per opporsi
all'avanzata dei Persiani. Aveva dato il maggior
contributo militare alla loro sconfitta battendoli
nella battaglia navale di Salamina. Era così
diventata la città militarmente più forte della
Grecia grazie alla sua potente flotta navale.
Solo Sparta era in grado di contrastarla.

ECONOMICO Atene aveva un'economia sviluppata su più


settori: una ricca agricoltura, una elevata
produzione artigianale e un fiorente commercio
con tutti i popoli del Mediterraneo. Terre fertili
circondavano la città, tante botteghe artigianali
occupavano le sue strade, molte navi facevano
parte della sua flotta mercantile ormeggiata nel
Pireo, il porto della città. Atene era la polis più
ricca ed economicamente sviluppata della
Grecia

SOCIALE Atene aveva una società variegata della quale


facevano parte più ceti sociali. Vi era la classe
aristocratica, la nobiltà, ricca proprietaria di
terre; vi era una numerosa classe borghese,
costituita da artigiani, commercianti, armatori,
negozianti; vi erano i contadini e i semplici
garzoni di bottega; vi erano gli schiavi. La
molteplicità di ceti assicurava alla città maggiori
opportunità in campo economico, militare,
culturale, favorendo il progresso e lo sviluppo.

CULTURALE Atene era il centro culturale della Grecia. La sua


estrema vivacità culturale derivava in primo
luogo dal fatto che era una città aperta:
ospitava facilmente gli stranieri (i meteci) sia
che giungessero in città per affari, sia che
fossero intellettuali, artisti, filosofi, poeti. I suoi
cittadini, grazie ai commerci, si confrontavano
continuamente con popoli di diverse civiltà. Il
centro della vita cittadina era rappresentato dal
teatro nel quale si rappresentavano le opere
dei più illustri poeti tragici (Eschilo, Sofocle,
Euripide) e del più famoso poeta comico
(Aristofane). Scultori e architetti del calibro di
Fidia abbellirono la città con le loro opere.

POLITICO Atene aveva la forma di governo più moderna e


più giusta dell'Ellade: la democrazia.

Si trattava di una forma di democrazia diretta


che consentiva a tutti i cittadini di partecipare
alla vita politica della città recandosi alle
assemblee che si tenevano nell'agorà. Qui i
cittadini potevano discutere dei problemi della
città, avendo tutti diritto alla parola; potevano
prendere decisioni; potevano votare per le più
alte cariche dello Stato. Erano esclusi dalla vita
politica le donne, gli schiavi, i meteci. A fondare
la democrazia ateniese fu Pericle che per
trent'anni (dal 460 al 429) rivestì la carica più
alta dello Stato, quella di stratego, e fece votare
una serie di riforme che garantirono una
sempre maggiore partecipazione dei cittadini
alla vita pubblica: tra le altre un compenso in
danaro per i Teti, la classe lavoratrice della
città, per favorire la loro partecipazione
all'assemblea, partecipazione che avrebbe
impedito loro di lavorare e di guadagnare il
salario della giornata.
L'ELOGIO DI ATENE DEMOCRATICA
TUCIDIDE : DAL DISCORSO DI PERICLE

“ Il nostro sistema politico non compete con istituzioni che sono vigenti altrove. Noi
non capiamo i nostri vicini ma cerchiamo di essere un esempio. Il nostro governo
favorisce i molti invece dei pochi: per questo è detto una democrazia. Le leggi
assicurano una giustizia uguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non
ignoriamo i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue sarà, a preferenza
di altri, chiamato a servire lo Stato, non come un atto di privilegio, ma come una
ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo
sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo il nostro prossimo se preferisce vivere a
suo modo. Ma questa libertà non ci rende anarchici. Ci è stato insegnato di rispettare i
magistrati e le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che
ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte la cui
sanzione risiede solo nell’universale sentimento di ciò che è giusto.

La nostra città è aperta al mondo; noi non cacciamo mai uno straniero. Noi siamo
liberi di vivere proprio come ci piace, e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare
qualsiasi pericolo. Noi amiamo la bellezza senza indulgere tuttavia a fantasticherie e
benché cerchiamo di migliorare il nostro intelletto, non ne risulta tuttavia indebolita la
nostra volontà.

Riconoscere la propria povertà non è una disgrazia presso di noi: ma riteniamo


deplorevole non fare alcuno sforzo per evitarla. Un cittadino ateniese non trascura i
propri affari quando attende alle proprie faccende private. Un uomo che non si
interessa dello Stato non lo consideriamo innocuo ma inutile; e, benché soltanto pochi
siano in grado di dar vita a una politica, noi siamo tutti in grado di giudicarla. Noi non
consideriamo la discussione come un ostacolo sulla strada dell’azione politica, ma
come indispensabile premessa ad agire saggiamente.

Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà e la libertà il frutto del valore e
non ci tiriamo indietro di fronte ai pericoli di guerra.

Insomma io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce
sviluppando in sé una felice versatilità, la prontezza a fronteggiare le situazioni e la
fiducia in se stesso”.

(Tucidide, II, 37-41)

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